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"149°: I segnali di una nuova vita"

Dora
Mi sento sicura quando sono tra le braccia di Michele. Mi sento tranquilla perché lui ha sempre fatto di tutto per proteggermi, e non perché sono una donna... semplicemente perché ci tiene.
Anche se credo che si stia sforzando più di quanto il suo corpo e la sua anima potrebbero sopportare e mi dispiace tanto.
Lui, che si prodiga sempre per gli altri, non riesce mai a ricordarsi di se stesso ed io amo anche questo di lui, ma è proprio questo suo altruismo totalmente fuori dal comune ad averlo distrutto... no, forse esagero. È stato questo ad averlo... quasi distrutto!
"Michele, vai a casa" gli dico.
"Ne sei sicura, piccola?" mi chiede Michele.
"Ma certo, stai tranquillo. Io starò bene. Te lo prometto..."
"Va bene, ma se hai bisogno il mio numero ce l'hai. Contattami e io ti raggiungerò" mi dice lui con il suo classico tono gentile e accomodante. Si avvicina per darmi un bacio sulla fronte ed io glielo lascio fare. I suoi piccoli gesti mi calmano sempre.
"Va bene, Michele. Grazie" gli dico sorridendo.
Lui esce dalla stanza e chiude piano la porta. Mi piace notare piccole cose come questa, che mi lasciano intendere il fatto che lui è davvero una gran bella persona. Nessuno si preoccupa della delicatezza che può avere il suono di una porta chiusa piano. Nessuno sembra preoccuparsi di quanto siano importanti le parole, gli abbracci, i baci sulla fronte, sugli occhi, sulle guance e sulle labbra. E poi... quale ragazzo mi avrebbe permesso di prendere l'iniziativa nel durante del mio primo bacio? E poi... quale ragazzo potrebbe restare accanto a me, con i miei occhi non funzionanti, opachi e freddi?
E invece lui è qua, mi aiuta ed è addirittura disposto ad aiutarmi ad occuparmi di un eventuale bimbo.
Mi lascio scivolare il lenzuolo addosso e mi ci copro fino alla testa.
Lacrime silenziose iniziano a scendere lungo le mie guance. Quasi non mi accorgo del fatto che due mani fredde e morbide mi spostano dolcemente il lenzuolo dal viso.
"Piccolina, ma cosa ti prende?"
"Niente. Non è successo proprio niente."
Lei si avvicina a me e si siede sul letto. Mi prende delicatamente la mano destra e l'accarezza con il pollice.
"Ho visto uscire Michele. Mi ha detto di starti vicino."
"È uscito perché l'ho convinto ad andare a casa... sono sicura che fosse a pezzi!"
"Era un pochino pallido, in effetti. Hai fatto bene, tesoro. Quel ragazzo ti vuole molto bene, ma diciamo che pensa a se stesso soltanto se ne ha tempo."
"Ecco, vedi, mamma... il fatto è che..." cerco di dirle. "Io... Michele..."
"Piccola, se hai difficoltà a parlare, fai un gesto, va bene? Credo che questa volta saprai perfettamente cosa indicare." dice mia madre.
Porto una mano sul ventre per farle capire che cosa intendo.
"C'era da aspettarselo, tesoro mio" dice gentilmente, "è successo quello che doveva succedere. Ma in ogni caso non credo tu sia triste perché Michele potrebbe aver preferito abbandonarti..."
"Ma per niente, mamma! Michele non ha colpa di nulla, davvero. Anzi: lui era disposto ad aiutarmi a crescere questo bambino... ma io ho paura. Come posso crescere un bimbo se a stento so badare a me stessa? E poi... sono stata cattiva... ce l'avevo con me stessa e ho alzato la voce."
"Che sciocchina che sei! Michele non era arrabbiato. Ha capito che non ce l'avevi con lui e se ti ha lasciata tranquilla credo che l'abbia fatto più che altro per lasciarti il tempo di pensare a questa storia e capire se te la senti o no di crescere un figlio. Sei molto giovane e anche lui lo è."
"Ma io non voglio fargli del male, mamma! È solo che... non so se posso..."
"Tesoro, esiste anche l'adozione. Puoi dare questa creatura in adozione e starle vicino ugualmente. Puoi spiegare alla famiglia chi sei, in modo che loro possano riferire tutto al bambino, una volta cresciuto. Vedrai che non te ne vorrà per aver agito in questa maniera."
"E se invece non mi volesse bene? Non c'è rimedio, mamma!"
Improvvisamente avverto un brivido, come se ci fosse un movimento dentro di me. La creatura che ho dentro è ancora piccola per fare movimenti che possano provocarmi dolore, ma in questo momento è come se mi avesse lanciato non so che tipo di segnale. Quel brivido si ferma dopo pochi istanti, ma la sensazione che provo è molto piacevole.
"Mamma... me lo faresti un favore enorme?" chiedo esitante.
"Certo, dimmi."
"Potresti dire tu a Michele di tornare domani? Ce la farò ad aspettare... ma lo farò per lasciarlo un po' tranquillo, povero Michele. Non credo che mi ci vorrà tanto per questo..." dico.
"Che cosa vuoi fare, tesoro?" chiede la mamma.
"Questo bambino ha tentato di dirmi qualcosa."
So che lei può capirmi. Anche lei è una mamma.
La MIA mamma.
"Sono fiera di te, tesoro mio!"
È tutto quello che mi dice prima di uscire.
E dopo tre quarti d'ora buoni Michele è di ritorno. Mi viene incontro ed io gli getto le braccia al collo.
"Come hai fatto a riconoscermi, piccola?" mi chiede Michele.
"Perché solo tu quando apri la porta sei tanto delicato!" dico.
"Cosa volevi dirmi, tesoro?" chiede sedendosi accanto a me sul letto.
"Dammi la mano" gli dico semplicemente.
"Cosa? Perché, scusa?" chiede.
"Per favore, Michele... Dammi la mano!"
Quel brivido m'invade di nuovo tutto il corpo.
"Eh, eh, tranquilla... va bene, ma non ti agitare!" dice, prendendomi in giro in un modo che un po' m'imbarazza, ma al tempo stesso mi fa sorridere.
Sollevo di poco la maglia e porto la sua mano sul mio ventre, lasciandola in modo che la sua pelle sia a stretto contatto con la mia.
"Magari ti riconoscerà e ti trasmetterà qualche segnale, come ha fatto con me poco fa."
"Segnale? Quale se..." inizia Michele.
La sua mano, a contatto con il mio ventre, s'irrigidisce.
Michele
Un formicolio m'invade completamente la mano, partendo dalla punta delle mie dita. Lei, contemporaneamente, trema un po'. La osservo e capisco che c'è un motivo se mi ha fatto toccare quel punto. Lei continua a tremare e io non riesco a tenere gli occhi aperti. Li chiudo, per godermi a dovere questo momento.
"Michele... l'hai sentito, vero? L'hai sentito come è successo a me?" mi chiede Dora.
"Certo, piccola. Vuole dirci qualcosa."
"Vuole restare con noi, Michele! Non vuole che lo abbandoniamo..."
Un singhiozzo le spezza la voce. Io resto con gli occhi chiusi, vago per un po' con la mano nel vuoto e trovo il suo viso.
"Ahi ahi... l'emotività tipica di una giovane donna incinta... a breve dovrò uscire a comprarti venti cornetti alle tre di notte!" le dico ridendo.
Lei diventa tutta rossa, ma non si arrabbia.
"Vorrei fermare questo momento. Come una ripresa. Vorrei vivere questo momento per sempre" mi dice.
"Perché no?"
"Perché non si può fare."
"Ti sbagli. Basta che tu mi dica di rimettermi in questa posizione... e magari dopo sarà meglio, perché sarà senza lacrime!"

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