"148°: Il mio angelo Michele"
Michele
"Tesoro... non posso crederci!"
Lei ride e il mio cuore si riempie di gioia nel sentire di nuovo la sua voce dopo tanto, troppo tempo in cui ne sono stato privato... la guardo e non posso crederci!
"Credici, invece, Michele! Sono qui con te" dice lei, stringendo la mia mano tra le sue. "Però non ricordo cosa sia successo... so solo che ero insieme a tua sorella quando sono svenuta, ma per il resto... non so, non ricordo niente."
Quest'affermazione mi riporta alla realtà. So che dovrei dirle che dentro di lei sta crescendo una nuova vita, ma come posso fare?
"Michele, tutto a posto?" mi chiede preoccupata, accarezzandomi il dorso della mano sinistra con il pollice. "Sembri agitato per qualcosa... vuoi parlarne?"
"Dovrò parlartene, ma non so se farlo. Ti sei ripresa praticamente da qualche secondo e ho paura di vederti svenire di nuovo." dico.
"Michele, dopo gli occhi bianchi... no, quella è una sciocchezza... dopo aver rischiato di perdere una ad una le persone che amo sono pronta a tutto!"
"Non lo è affatto, invece. Se per te è importante vuol dire che non è una sciocchezza. Comunque... va bene, ma dammi anche l'altra mano, d'accordo?" le dico sforzandomi di sorridere per rassicurarla un minimo.. o forse per tranquillizzarmi io stesso più che farlo a lei.
"Non capisco... però mi fa piacere che tu mi voglia tenere entrambe le mani." dice lei.
Lei tende la mano destra in cerca della mia.
Io prendo quella mano e la stringo forte nella mia, accarezzandola con delicatezza.
"Piccola, posso farti una domanda?" le chiedo.
"Naturalmente."
"Ti piacerebbe avere un figlio, Dora?" chiedo.
"Come? Perché mi chiedi questo, Michele?" mi chiede Dora.
"Veramente. Dopo ti spiegherò tutto, ma prima potresti dirmi se ti piacerebbe essere madre? Cioè... se ti va di dirmelo, è chiaro" le dico poiché la sento un po' tesa.
"Mi piacerebbe, in effetti... ma come faccio?"
"Perché dici questo, tesoro?"
"Perché... come potrei accudire un bimbo? Come potrei curarlo, allattarlo coprendomi a dovere, evitargli d'inciampare sui suoi stessi giocattoli... di tenergli la mano per accompagnarlo a scuola quando sarà cresciuto?"
"Con il tuo affetto, il tuo ingegno, la tua dolcezza... ecco come puoi fare, piccola." le rispondo. Non lo dico per fare l'oratore. Lo dico perché ci credo veramente.
"Cosa stai cercando di dirmi, Michele? Cosa succede?"
"Ricordi la notte prima di... di quello che ci è successo in piazza, tesoro?"
"Intendi quella prima della..."
Sta per dire: "Condanna", ma le parole le si fermano in gola.
"Scusami... non volevo dire..."
"Non preoccuparti. È passato, tesoro mio. Siamo vivi e stiamo insieme... e te lo ripeto: io sono libero solo grazie a te..."
Lei prende un profondo respiro. Credo abbia capito che sto continuando a deviare la questione, a girarci intorno.
"Michele, ti prego, dimmi quello che vuoi dirmi!" esclama.
"Ecco, vedi, il fatto è che quella notte siamo stati... come dire... un po' imprudenti."
"E...?" chiede.
"E il dottor Riccardo ha detto che aspettiamo un bambino" dico tutto d'un fiato, prima di potermi pentire di averlo fatto.
Dora
"E il dottor Riccardo ha detto che aspettiamo un bambino." mi dice Michele in un soffio, come se temesse di non riuscire a pronunciare con calma quella benedetta frase.
Per un attimo mi si blocca il respiro e credo di aver spalancato gli occhi come non avevo mai fatto.
"Io e te... cioè, certo, me lo dovevo aspettare perché non abbiamo usato precauzioni e tutto, ma... ma adesso... che cosa succederà?"
Non posso credere che sia vero! Non so se questo sia un bene o un male, ma quello che so con certezza è che ho veramente paura di non potercela fare. Sarò capace di accudire un bimbo che io e Michele abbiamo concepito in una fredda cella, durante la notte che precedeva quella maledetta e ingiusta condanna? Che cosa devo fare, adesso? Che cosa posso fare?
"Ti ho distrutto la vita definitivamente, Michele! Non volevo! Perdonami, perdonami, ti prego" gli dico.
"Ma io non ho nulla da perdonarti. Se tu decidessi di tenere questo bimbo sarei l'uomo più felice esistente sulla faccia della Terra..."
"Ma io ho paura di non riuscire a dare a questa creatura il bene che merita, Michele! Non riesco neanche a prendermi cura di me o delle persone che amo e che mi stanno intorno... come potrei aver cura di un bambino?"
"Piccola, se è questo quello che ti fa paura, ci sono io. Tu imparerai ad aver cura di te, di chi ami, e del tuo bambino, se te la senti. Però c'è il rovescio della medaglia... sei molto giovane e potresti non sentirti sicura di tenerlo. Stai tranquilla. Non ti metterò fretta. È una scelta che hai tutto il diritto di fare da te."
"Ho paura. Non sono capace di scegliere proprio niente!"
Il mio tono esce più duro di quanto io desideri. Povero Michele: lui non se lo merita! È così gentile e paziente con me!
"Oh, Michele!"
La mia voce si spezza mentre pronuncio il suo nome.
"Scusami, scusami tanto, Michele! Non ce l'ho con te, ma con me stessa!"
Lui mi accarezza il viso. Non sembra arrabbiato, ma io devo perdere questa brutta abitudine di scattare per qualsiasi cosa. È un vizio che ho preso da quando Michele è finito ingiustamente in carcere, ma qualunque sia la ragione prometto a me stessa di perdere questo vizio terribile.
"Va tutto bene, piccola! Ne verremo fuori insieme, vedrai" mi dice con il solito tono calmo e gentile.
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