"147°: Ho bisogno di te, piccola"
Michele
Salvatore si scaglia violentemente contro mio fratello, lo spinge a terra e lo colpisce sul volto. Sembra in preda ad un raptus improvviso. Se non lo fermo finirà per ammazzarlo e ci sarà ben poco da fare per farlo uscire di qui in tempi brevi. Potrebbero condannarlo per aver aggredito un prigioniero.
"Fermo! Fermo, Salvatore!" lo blocmo, tirandolo indietro dal colletto della maglia. Me lo ritrovo addosso, si dibatte come un forsennato e sembra in preda ad una crisi di panico o non so che altro.
Lui crolla sul pavimento, in lacrime. Non so che fare: è troppo agitato.
"Davide, per favore... cerca un'alternativa a questa... mio fratello e Serramanico non possono restare nella stessa cella. Potrebbero scontrarsi, come è appena successo."
"Un'alternativa c'è" interviene una terza persona. Quando vedo che si tratta di una mia vecchia conoscenza, però, mi blocco.
Quello è Gabriele: la persona che insieme a Mattia ha fatto soffrire la mia piccola.
"Portate questo delinquente in cella d'isolamento!" esclama l'uomo.
"Cosa? No! Se Mattia resta qui con Antonio appena può lo distrugge!" dico.
"Michele, stai tranquillo. Lui è appena arrivato, non può farci stare alle sue condizioni. È meglio che Mattia torni da dove è venuto."
"No! Vi prego, di nuovo la camicia di forza no!" dice lui.
"Se starai buono non ce ne sarà la necessità." gli dice la poliziotta della quale non conosco il nome.
"Intanto adesso ti porteremo in infermeria per farti curare." gli dice gentilmente, ma con freddezza, Davide. "Ringrazia che hai un fratello come Michele, altrimenti il sangue te lo saresti dovuto asciugare da te per tutto quello che hai fatto!"
Mattia non risponde. Mi fa quasi tenerezza per lo stato in cui è... almeno fino a quando non ricordo che ha arrecato un immenso dolore a troppe persone.
"Salvatore, tu stai tranquillo, va bene? Non farti prendere dall'ira, altrimenti non sarà semplice farti uscire da qui. Ti prego."
Lui annuisce soltanto e crolla disteso a terra. Porta le mani davanti al volto e lo sento singhiozzare. Mi dispiace veramente tanto.
"Ora devo tornare in ospedale. Vi prego, in mia assenza non combinate guai!"
Entrambi i ragazzi annuiscono debolmente. Antonio è spaventato, mentre Salvatore è atterrito, sconvolto. Lui si comporta come un criminale qualsiasi, ma ha un cuore d'oro.
Esco da quel posto con i pensieri che sembrano fare letteralmente a pugni. Corro in ospedale. Lo so, avevo promesso di non raccontare nulla a Dora per non farla agitare, ma la verità è che non ce la faccio. Lei in coma, la ragazza che ho conosciuto e il suo fratellino in crisi a causa del mio gemello fuori di testa, Salvatore che scopre di aver salvato quelle stesse persone e ha l'ennesimo scontro con lui.
Quando arrivo nella sua stanza crollo in ginocchio vicino al letto e prendo le sue mani. Sono bianche, delicate... sono incantevoli. Me le porto sul viso, perché spero che il contatto con lei mi aiuti a non piangere. Ho un tremendo magone in gola e non so se resisterò.
"Non puoi neanche immaginare quanto io senta la tua mancanza, amore mio!" le dico. "Mi stanno accadendo moltissime cose e non so se ce la farò a sopportarle. In carcere ci riuscivo perché pensavo costantemente a te... ma ora che stai combattendo contro un veleno che potrebbe farti doppiamente male come posso fare a non crollare? Tu come hai fatto quando non potevi contare su nessuno? Come hai fatto, amore mio? Ti prego, dimmelo!"
Vedo i suoi occhi stringersi leggermente. È come se anche lei, come me, stesse cercando di non piangere.
"Dio mio! C'è ancora quella roba?" dico guardando il monitor. Vedo il suo utero, coperto per metà da quell'incrostazione che il veleno vi ha formato intorno.
Lei non può svegliarsi. Il suo corpo sta affrontando una lotta troppo grande per poterla combattere essendone anche coscienti. È più che naturale che non ci riesca, poverina. Chi potrebbe farlo? Eppure mi manca tantissimo e non so come mi devo comportare.
È come se lei mi avesse sentito, perché d'improvviso si scuote in maniera quasi impercettibile. La guardo e non so che pensare.
"Tesoro, puoi sentirmi? Ci riesci?" chiedo.
Un altro movimento, questa volta più forte e deciso.
"Allora mi senti veramente! Non vedo l'ora che tu riesca a rispondermi con la tua voce, tesoro" le dico accarezzando il dorso della sua mano. "Mi manca sentire la tua voce, sai?"
Lei inizia a compiere movimenti ancora più energici, con braccia e gambe. È come se fosse davvero sveglia.
La guardo e sento il mio cuore mancare un battito, o forse più di uno solo, non saprei dirlo. So solo che non ho più idea della speranza a cui dovrei aggrapparmi in questo momento. Continuo a guardarla, in attesa di qualche segnale.
E poi, finalmente, capisco a quale speranza attaccarmi e quella speranza, fortunatamente, non mi risulta per niente vana.
Continuo ad osservare la mia piccola e il mio cuore batte molto velocemente. Sono più che sicuro che a breve esploderà.
Chiudo gli occhi. Non voglio guardare.
Sento la mano della mia piccola stringere la mia e improvvisamente, come se la sua voce venisse da un altro mondo e fosse un'illusione, la sento pronunciare poche parole delle significato sembra cambiare dopo che lei le ha pronunciate: "Dopo quello che ho fatto per restare con te, non ti liberarai di me, capito?"
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