"145°: Le armi dei veri eroi"
Michele
Quando riapro gli occhi sono disteso su uno dei tanti letti delle camere d'ospedale. Mi scoppia la testa e mi fa male il petto. Respiro profondamente e porto le mani agli occhi per schermarli dalla luce, che è un po' troppo forte per i miei standard dell'ultimo periodo.
"Come ti senti, ragazzo?" mi chiede con gentilezza il dottor Riccardo, che è su una sedia posizionata vicino al letto.
"Un po' stordito, ma sto bene... e forse lei non dovrebbe nemmeno preoccuparsene" dico portando le mani al petto. "Io sono imparentato con una persona che ha rovinato la vita di sua figlia, dottore. Mi dispiace... mi dispiace..."
"Appunto. Sei suo fratello, ma non sei lui. Al contrario... io credo che tu possa aiutare moltissimo la mia Giulia... lei conosce la tua storia ed ha sempre creduto alla tua versione... forse aveva riconosciuto quel ragazzo..."
"Come potrei aiutarla?" chiedo esitante.
"Mi piacerebbe che tu andassi a farle visita, a casa mia, quando ti sentirai meglio. Oltre a lei io ho anche un bambino di cinque anni. Si chiama come te: Michele. Anche lui ha sofferto molto a causa di..." mi dice il medico, ma si blocca all'improvviso. "Scusami tanto, Michele... dimentico sempre che quell'uomo è tuo fratello."
Non sa quanto vorrei dimenticarlo io!
Non sa quanto mi piacerebbe poter dimenticare che mio fratello è un mostro e a quanto pare anche un criminale cbe sceglie sempre le stesse vittime e gli stessi sporchi metodi...
Sono passati tre giorni. Finalmente mi sento meglio e mi hanno dimesso dall'ospedale. Il dottore mi ha detto dove abita e dice che Giulia è disposta a conoscermi. Non lo credevo possibile... in fondo, poverina, ha sofferto a causa di un uomo senza scrupoli.
Vado a salutare Dora. Avrò bisogno di tutta la buona fortuna di questo mondo per essere utile a quella ragazza, che ne ha davvero bisogno.
"Ciao, amore mio." le dico lasciandole un bacio sulla fronte. "La sai una cosa? Sono felice che tu mi abbia salvato la vita, anche se mi dispiace vederti ancora in queste condizioni. Sai perché? Perché c'è una ragazza che capisce il tuo dolore e che sembra disposta a lasciare che io le tenda una mano, ma per farle del bene."
Le labbra della mia piccola si piegano in un sorriso stupendo e si muovono leggermente, come per formare una parola. Non capisco che cosa voglia dirmi, ma so che è qualcosa che mi farà piacere.
"Posso rubarti un bacio? Ne ho bisogno... ho bisogno di molta fortuna, tesoro mio." le dico e la sento stringermi due volte la mano, come per rispondermi affermativamente. Io faccio coincidere le nostre labbra e sento che le sue tremano leggermente. Lei le apre in una fessura e quel piccolo movimento mi riempie di gioia e di speranza. Mi stacco delicatamente da lei e le dico: "Ciao piccola."
Esco da quella stanza e mi dirigo verso la casa del medico.
Giulia
Ammetto che il contatto con un uomo mi spaventa terribilmente. Dopo quello che è successo ho paura praticamente di tutto, ma so che quel ragazzo è diverso, perché alla fine è stato chiaro che è rimasto in prigione solo per non farvi marcire quell'animale... il suo gemello.
Il mio fratellino Michele è seduto sul pavimento e gioca con delle macchinine di plastica. Sorrido guardandolo. Povero piccolo: anche lui ha dovuto subire le angherie del mostro che mi ha rovinato la vita per sempre.
Sento una scampanellata. Michele, il mio fratellino, raccoglie i suoi giochi e li ripone. Lo fa sempre quando arriva un ospite.
Apro la porta e vedo il ragazzo delle foto sul giornale. Ha un viso dolcissimo, i lineamenti di un angelo e due occhi verdi spettacolari. Mio fratello, però, nel vedere un ragazzo entrare in casa, si spaventa, inciampa e rompe un vaso. Mi si gela il sangue nel vedere che si sta ripetendo quello che è accaduto con Matteo, o Mattia, o come diavolo si chiama.
"Non mi fare male, non mi fare male! Non l'ho fatto apposta! Non lo faccio più!" lo supplica mio fratello e mi si spezza il cuore nel rivivere il ricordo del mio maledetto ragazzo che ferisce con colpi e parole cattive il suo corpicino e il suo cuore... mio fratello è un bambino talmente delicato!
"Che... che significa questo?" mi chiede il ragazzo, che sembra alquanto spiazzato.
"È... è una storia un po' lunga." ammetto.
"Va bene..." dice il ragazzo.
Mio fratello si copre il viso con le mani. Michele, il nostro ospite, resta fermo. I suoi grandi occhi verdi si spalancano in un'espressione di puro stupore.
"Non lo faccio più!" ripete il piccolo Michele per poi scoppiare a piangere. Il più grande è in difficoltà ed io tiro un sospiro di sollievo. Uno che si preoccupa tanto delle reazioni dei bambini non può fare male ai bambini stessi.
"Tu ti chiami Michele, tesoro?" chiede, rivolgendosi a mio fratello.
Lui non risponde. È spaventato. Io confermo e il ragazzo si avvicina, ma tiene le mani rivolte verso il basso, per non spaventarlo.
"Non è successo niente, tesoro. È solo caduto un vaso... non piangere, vieni... vieni."
Mio fratello si rifugia tra le braccia del ragazzo e mi si spezza il cuore nel vederlo piangere in quel modo.
"Visto? Non è successo niente, campione. I vetri si raccolgono... ma il cuore di un bambino è molto delicato e non si tocca... su, vieni. Siediti, che intanto io raccolgo i vetri, va bene?"
Michele, il ragazzo che ha attraversato l'inferno per colpa di suo fratello, adagia il mio fratellino sul divano e gli bacia la fronte.
Poi, con tutta la calma del mondo, prende un secchio e una scopa e pulisce il pavimento.
"Mi dispiace tanto. Non volevo spaventarlo." mi dice.
"Non è colpa tua, Michele... il fatto è che è accaduta una cosa simile, è solo che con Matteo o Mattia o come cavolo si chiama, Michele ha vissuto le pene dell'inferno..."
"Perché? Che è successo?" chiede il ragazzo, a bassa voce.
I ricordi di quel giorno mi piombano addosso come una valanga, travolgendomi e schiacciandomi, come lui ha fatto più volte.
"Giulia! Giulia, guardami! Sono io!" mi dice, prendendomi la mano destra tra le sue e accarezzandola con una delicatezza che non percepivo più da parecchio tempo.
"I miei non c'erano... mio padre era riluttante all'idea di andare via, di lasciare soli me e mio fratello con... lui... ma alla fine lui, che è sempre stato bravo a mentire, ha convinto mia madre, che ha cercato di rassicurare papà e fargli capire che non avremmo corso rischi insieme a lui... e papà si è più o meno convinto. Io ero tesa quel giorno. Da un po' lui non mi aveva più toccata... forse perché i miei erano venuti a farci visita o non so cosa, ma quel giorno non mi sentivo per niente tranquilla. Non mi piaceva l'idea di stare di nuovo da sola con lui. Era da un bel po' che avevo paura. Poi lui ha detto a mio fratello di andare a giocare e non disturbarci. Michele stava per andare a giocare, ma è caduto e ha rotto un vaso... come è successo poco fa... lui ha reagito malissimo. L'ha insultato e ha iniziato a rincorrerlo. Il povero Michele era spaventato, e poi... poi lui l'ha preso e l'ha fatto cadere per terra e poi... ha iniziato a... a colpirlo sul viso. Io mi sono messa in mezzo e per fare questo... sono finita nel suo mirino. Lui si è accontentato nel vedermi mezza svenuta... o meglio: non si è accontentato. Io avevo detto a mio fratello di scappare e di chiudersi a chiave in camera sua. Lui non voleva lasciarmi sola, ma non poteva fare niente... povero angioletto. Io gridavo... poi un ragazzo ha rotto una finestra, forse perché mi ha sentita gridare, è entrato in casa... ha colpito quella bestia... e... e mi ha salvata."
Un singhiozzo più forte degli altri mi spezza la voce e agito i pugni al vento come per colpire quel mostro.
"Giulia... ricordi com'è fatta la persona che ti ha aiutata?" mi chiede Michele.
So che è una domanda come un'altra, che gli serve per riportarmi alla realtà, per farmi capire che la persona che mi ha fatto del male non c'è e che posso parlare tranquillamente, e lo ringrazio.
"Non l'ho visto bene... sono riuscita a stento a vedergli un lato del viso. Aveva una cicatrice sulla guancia destra e mon sembrava un tipo raccomandabile... ma gli sarò grata a vita per avermi salvata da quel mostro!"
Racconto tutto questo senza smettere un attimo di piangere. Michele, il più grande dei due, allarga le braccia come per farmi capire che se voglio può abbracciarmi e consolarmi... ma non vuole agire d'impulso, per non mettermi paura. Io mi getto tra le sue braccia.
"È tutto finito, Giulia. È tutto finito." mi dice dolcemente, accarezzandomi la schiena. "Il piccolo eroe è forte e sono sicuro che non te ne vorrà. Tu non potevi sapere quello che sarebbe successo. Sfogati pure... ti farà bene, vedrai."
"Quel mostro mi ha lasciato il suo marchio." dico alzando la testa dal suo petto per poi spostare una ciocca di capelli dal mio viso. Michele mi guarda, si stacca lentamente da me e accarezza la mia guancia, quella con la cicatrice, che si sta bagnando.
"Qualunque cosa lui ti abbia fatto adesso dovrà scontarla. È finito dentro e ci resterà per sempre. Io non posso farlo condannare... è mio fratello. Ma non lo aiuterò ad uscire di prigione... non dopo questo."
"Povere quelle donne che hanno avuto il dispiacere d'incontrarlo!" dico con rabbia.
Michele non risponde a quest'affermazione. Sembra che ogni cosa che viene detta a quell'uomo, ammesso che di uomo si possa parlare, lo tocchi in prima persona. È suo fratello e l'idea che abbia fatto tanto male lo ferisce.
Eppure mi dispiace... lui è talmente buono e gentile. Lui è diverso da quel tizio. Completamente diverso. L'ho visto dal modo in cui mio fratello si è sciolto nel giro di pochi secondi con lui.
"Non preoccuparti per me. Mattia è sempre stato la mia croce e questa realtà non potrà mai cambiare. Ha rovinato la vita di mia sorella e della ragazza della quale sono innamorato. Le ha tolto per sempre la possibilità di acquistare la vista e forse i suoi occhi perderanno completamente il loro colore..."
Ora sono io a restare in silenzio. Lo conosco da poco, eppure è come se fossimo amici da una vita.
"Sai... quando ho saputo di te all'inizio ero molto diffidente nei confronti degli uomini, ma poi mio padre ha detto che aveva avuto a che fare con te. Diceva che non sei un violento né tutte quelle stupidaggini che hanno detto sul tuo conto... e lui e mio fratello sono gli unici uomini dei quali continuo a fidarmi. Poi ho visto dalla mia finestra cos'era successo in piazza. Ho visto come reagivano quelli che ti hanno incontrato sulla loro strada alla notizia della tua imminente condanna e... ho visto quello che ha fatto per te quella ragazza e ho capito che per un uomo che usa violenza non si fa questo... anche perché spesso non si arriva a farlo."
"Che bello! Mi fa piacere che tu, nonostante tutto quello che hai sofferto, non abbia completamente dubitato di me."
Mi rivolge un sorriso dolcissimo, poi ci avviciniamo di nuovo a mio fratello.
"Ehi, campione! Su, vieni qui" dice Michele in tono allegro.
Mio fratello si avvicina, il nostro ospite lo prende di nuovo in braccio e gli sussurra all'orecchio, (non troppo piano, in modo che senta anch'io, ma senza stordirlo): "Lo sai che anch'io mi chiamo Michele?"
"Veramente?"
"Veramente! E anch'io ho una sorella... solo che lei è più piccola di me, e forse anche di tua sorella. Senti: ti va di farmi vedere i tuoi giochi?"
Gli occhi del piccolo Michele s'illuminano, e il più grandicello si lascia guidare. Mio fratello prende le sue macchine e i soldatini di plastica e si siede per terra.
"Ah... vedo che ti piacciono i soldatini, Michele! Vieni qui: ti svelo un piccolo segreto che tutti gli eroi devono conoscere... e io, che non sono un eroe, lo conosco per puro caso."
"Non è vero! Tu sei un eroe, perché hai aiutato Giulia a parlare dell'uomo cattivo che l'ha fatta piangere" dice mio fratello. Vedo il viso di Michele rattristarsi leggermente, ma nonostante il fatto che lo faccia soffrire molto ripensare al dolore che suo fratello ci ha arrecato, non perde quella dolcezza che si usa con i bambini e sorride leggermente... forse perché mio fratello l'ha chiamato eroe...
Il mio fratellino gli si avvicina e lui si abbassa alla sua altezza e gli dice: "Sai, Michele... le armi più potenti degli eroi non sono quelle che fanno male. I veri eroi hanno soltanto due armi: il coraggio e l'amore. Queste per loro sono sufficienti... anche se ci vuole più tempo perché ti permettano di ottenere quello che desideri. Ma credimi: sono le più efficaci. Lente... ma molto efficaci."
Li ascolto parlare, li guardo giocare insieme e mi viene da sorridere. Guardo gli occhi dolci di Michele Genovesi ed ho la conferma ufficiale del fatto che, come dicono tutti coloro che hanno potuto fare la sua comoscenza, è un ragazzo meraviglioso.
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