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"144°: Io resto"

Dora
Dal posto in cui mi trovo si sentono moltissime cose.
Adesso, per esempio, ho sentito la conversazione tra Michele e il medico che si sta prendendo cura di me. Il fatto che Michele sia crollato a terra mi dispiace, ma almeno, visto che è svenuto, potrò parlargli.
Da qui posso anche vedere, ma non mi concentro troppo su questo, perché penso che vedendolo sarei in difficoltà... come il protagonista del film: "A prima vista" che dopo aver recuperato la vista, persa da bambino, non sapeva più come gestirsi. Lo sento trascinarsi tra i fiori e mi raggiunge. Prende delicatamente la mia mano e se la porta sul viso. Sta male, lo so perché è in lacrime, e mi si spezza il cuore a vederlo in questo stato.
"Ciao Michele" gli dico con il tono più tranquillo che mi è possibile... un tono molto tranquillo, perché sentirmi sicura con lui è più facile che bere un bicchiere d'acqua fresca.
"Piccola... non capisco... com'è possibile? Dove siamo?" chiede sorpreso.
"Non so bene dove siamo. Credo che ci troviamo in uno di quei posti in cui vanno le persone quando perdono i sensi" gli rispondo.
"Sono felice di vederti e parlare con te!"
"Allora fidati. Vieni con me!"
Michele
"Allora fidati! Vieni con me!"
Mi prende delicatamente la mano e mi guida tra i fiori. È lei a guidarmi, adesso. È lei a sorreggermi, e gliene sono infinitamente grato, perché in questo momento ho molto bisogno di lei e del suo appoggio. Stringo forte la sua mano e me la porto vicino alle labbra. La bacio con dolcezza, perché il contatto con lei, in qualsiasi modo avvenga, mi trasmette calma.
Mi porta sotto un albero e mi fa mettere seduto. Stringo la sua mano e lei si volta nella mia direzione e in questo momento è come se i suoi occhi mi stessero guardando veramente. Lei sorride e quel sorriso mi tranquillizza quel tanto che basta per permettermi di parlare di quello che è appena successo.
"Piccola... ho appena saputo che mio fratello è ancora peggio di quanto avessi immaginato" dico in un soffio. Ho bisogno di liberarmi subito di questo peso.
"Lo so, Michele. Da qui si sentono molte cose. Non sempre arrivano tutte le notizie e alcune dopo le dimentichi, però so che Mattia è un mostro, che ha fatto cose orribili!" dice.
"Perché non l'ho capito? Perché non ho cercato di capire che Mattia era un vero animale, che avrebbe fatto star male molte ragazze? Ha rovinato la vita di Angela, la tua e quella della figlia del dottor Ricardo. In modi differenti, ma l'ha fatto!"
"Non avresti potuto fare niente, anche volendo, Michele. Lui è fatto così, lo sai. Ricordi quello che hai dovuto patire tu per colpa sua?"
"Me lo ricordo, ma quando ho capito che era coinvolto anche in un'altra vita che si era trasformata in un inferno vero e proprio mi sono sentito in colpa... lui è il mio gemello!"
"È il tuo gemello, non è te, Michele..."
"Lo so, però... io... non riesco ad accettarlo! È come se ogni cosa che fa ricadesse su di me. Non so perché, ma ogni volta che lui combina un guaio ne rispondo io, perché ho il maledetto vizio di mettermi sempre in mezzo per salvargli la faccia! Quando imparerò a lasciare che lui si prenda le sue responsabilità?"
"Sei suo fratello e per com'è la tua indole non riusciresti mai a vivere tranquillamente pensando che lui sta soffrendo."
La guardo e i miei occhi traboccano in pochi secondi. Lei si alza, mi allaccia le braccia attorno alla vita e mi tiene stretto a sé, coccolandomi come si fa con i bambini. Solleva le mani e accarezza delicatamente le mie guance umide a causa del pianto. Lei c'è e sono più che sicuro che ci sarà sempre. Quello che mi spaventa è il fatto che lei potrebbe soffrire insieme a me per colpa di mio fratello.
"Io non vado da nessuna parte."
Mi soffia questa frase all'orecchio, con dolcezza, come se sapesse che la mia più grande paura, ora come ora, è proprio quella di perdere il mio angelo, che ha sofferto tantissimo insieme a me.
"Me lo prometti?" le chiedo per poi avvicinarmi a lei fin quasi a far toccare le nostre labbra. Lei annulla la distanza tra noi due e sussurra: "Lo prometto."
Dopo quella promessa scatta una vera e propria catena di baci. Sembriamo due calamite: non riusciamo a staccarci l'uno dall'altra. Ci teniamo stretti, ci sfreghiamo le mani sulla schiena a vicenda e continuiamo a scambiarci baci.
Mi sono mancati incredibilmente i suoi baci. Certo, ho potuto sfiorare le sue labbra nonostante lei fosse "addormentata", ma non ricevevo alcuna risposta.
In questo caso, invece, spesso è lei a prendere l'iniziativa. I nostri corpi si muovono come in una danza romantica... forse come Cenerentola e il suo principe.
Certo, omettendo i baci, perché ai bambini non vengono mostrati questi baci, ma dettagli. Iniziamo davvero a ballare e baciarci. Sembriamo due pazzi, o forse lo siamo davvero, ma è meglio essere dei pazzi che dei mostri, come il mio gemello.

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