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"142°: Novità"

Michele
Dopo un po' rientriamo. Vedo il dottor Riccardo fuori dalla stanza. La sua espressione è indecifrabile e lo sento posarmi dolcemente una mano sulla spalla sinistra.
"Michele... va' da lei! Non si è ancora svegliata... e per ora è meglio che non si risvegli, ma può comunque sentirti."
"Meglio che non si svegli? Per quale ragione?"
"Poi ti spiego. Va' da lei, ragazzo! Le farà piacere sentire la tua voce o che tu le prenda la mano" dice il medico.
Entro in quella stanza. La mia piccola è coperta da una tenda sottile e bianca. La sposto e vedo il suo piccolo viso pallido. Mi avvicino a lei e le bacio delicatamente la fronte.
"Povero tesoro! Sei ghiacciata, sai? È come se ti avessero plasmata con il ghiaccio del Polo Nord." le dico. "Ma che cosa mi combini, eh? Perché questo, perché?"
Le prendo la mano. È un po' fredda anche quella, quindi la sfrego tra le mie, delicatamente.
"Scusa... tu non hai nessuna colpa, tesoro... tu non c'entri. È stata colpa mia, purtroppo."
Sento la sua mano stringere forte la mia.
"Vuoi dirmi di no, vero? È il nostro codice segreto. Te lo ricordi ancora?"
Sorrido ricordando quello che mi ha detto mentre ero ancora in coma. Era il nostro modo di comunicare. Lei è una ragazza intelligente e molto dolce. Ci ha impiegato pochi istanti a trovare un modo per parlare con me e permettermi di farmi capire da lei e da chiunque mi vedesse stringere la sua mano.
"Certo... come potresti non ricordarlo, principessa? L'hai inventato tu, il codice!"
Continuo a tenerle la mano, perché non ho proprio la forza di staccarmi da lei.
"Ma dimmi, tesoro... sei in pericolo?" le chiedo.
Lei, sempre attraverso il linguaggio che ho usato io, mi risponde di no. Tiro un sospiro di sollievo. Se lei non si sente in pericolo sono più tranquillo.
"Posso fare una cosa?" le chiedo e lei me lo concede.
Metto la testa sul suo petto. Riesco a trovare un punto scoperto. Lo sento, il cuoricino tenero della mia piccola che ne ha passate di tutti i colori da quando la conosco. Non è stata un attimo tranquilla, poverina.
"Ti amo." le dico, baciandole con dolcezza la fronte. "Ti amo con tutto il cuore, tesoro."
Sento qualcuno entrare nella stanza e mi volto. Si tratta del dottor Riccardo.
"Michele... gli infermieri devono nutrirla. Potresti venire un momento con me?"
Annuisco, ma prima di alzarmi dal pavimento chiedo al medico di aspettare un secondo, mi avvicino di nuovo a lei e la bacio ancora una volta, ma in questo caso sulle labbra. "Ci vediamo dopo" le dico con il tono più dolce che mi riesce... anche se non mi risulta affatto difficile parlare con dolcezza, perché... insomma: si tratta di lei. Esco dalla stanza e vedo il dottore che mi aspetta sulla soglia con le braccia conserte e lo sguardo perso nel vuoto.
"Vieni, Michele." mi dice gentilmente il dottore per poi precedermi nello studio in cui sono stato parecchie volte.
Lo vedo spostare una sedia e farmi cenno di mettermi seduto.
"Dottore, non mi dica che è grave, la prego" dico, cercando di mantenere uno stato... non posso dire di calma, ma almeno di compostezza.
"No, assolutamente. Di questo non devi preoccuparti, non è niente di grave... però la notizia che sto per darti è comunque... piuttosto delicata, direi" mi spiega lui, tenendo gli occhi fissi su un plico di fogli bianchi sistemati di fronte a lui sulla scrivania.
"Dottore, mi sta spaventando. Cosa succede a Dora? Che cosa le succede? Perché ha perso i sensi in quel modo?" gli chiedo agitato.
"Tu e Dora, di recente... siete... ecco... stati vicini? Cioè, intendo: MOLTO vicini?"
"Nel senso... di rapporto fisico? Beh, in effetti... è successo... in cella... sì, in cella. Però non avevamo niente. Non avevamo... alcun tipo di protezione a disposizione..."
Parlo con imbarazzo, come un bambino colto in flagrante. Lo so, potrei aspettarmi di tutto, perché non avrei dovuto spingermi fino a quel punto in una situazione del genere.
"Ecco, vedi, il fatto è... è che probabilmente c'è un motivo per il quale Dora è in queste condizioni... e il motivo ha a che fare con quel famoso rapporto che c'è stato tra voi."
"Dottore, la prego, arrivi al sodo. Le giuro che non capisco nulla" gli dico passandomi nervosamente le mani tra i capelli. Un po' so cosa dovrei aspettarmi, ma quello che non capisco è... cos'ha a che fare questo con lo svenimento e lo stato vegetativo in cui è entrata la mia piccola? Cosa c'entra con quello che penso?
"Il fatto è che Dora potrebbe essere incinta."
La notizia in sé non mi sconvolge molto, perché dato che è successo quello che è successo non posso dire che questo sia stato un evento del tutto inatteso, ma non capisco perché adesso lei sia ridotta in quello stato.
"D'accordo, ma... perché questo? Voglio dire..." provo a spiegare, ma il medico capisce.
"Michele... il fatto è che il veleno ha sfiorato l'embrione che si sta formando, quindi... il corpo della tua ragazza ha reagito in modo un po' insolito per proteggerlo. Ora gli anticorpi stanno contrastando il veleno restante, che ha formato una specie di crosta attorno all'utero... per questo lei è in questo stato... è come se il suo corpo stesse conservando l'energia necessaria a questo scontro."
Resto sconvolto nel sentirgli dire queste cose. L'amore materno che si manifesta attraverso dati scientifici.
"Guarda... ti mostro una cosa" mi dice il dottore. Io mi alzo dalla sedia e lo seguo, con il cuore che batte fortissimo e la tensione che in pratica tocca le stelle.
Il dottore mi fa avvicinare ad un monitor e vedo quello che praticamente mi è stato spiegato due minuti fa. Dei puntini bianchi che cercano di perforare una placca di un color rosso vivo, che riveste interamente qualcosa che purtroppo non riesco a vedere.
"Ma non c'è un modo per toglierle quella roba dal corpo, dottore? Quella rossa, dico... insomma, potrebbe fare male a lei... e a quel bambino."
"Purtroppo non c'è modo, Michele. Dovrà guarire da sola... vedi, il fatto è che è molto compatta e se noi ci mettessimo le mani rischieremmo di provocare ancora più danni... o, nella peggiore delle ipotesi... saremmo costretti ad asportarle completamente l'utero" mi spiega il dottore. Mi vengono i brividi se penso che solo poco fa ero in cella, a scontrarmi verbalmente con la persona che ci ha provocato questi problemi.
Amore mio, quanto ancora dovrai soffrire?
Anzi... quanto ancora DOVRETE soffrire?

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