"135°: Di nuovo insieme!"
Michele
Arrivo in ospedale e chiedo subito di Bruno. Sento che stanno letteralmente per scoppiarmi i polmoni, ma devo vederla e consegnarle quel medicinale il prima possibile.
Lei, la mia piccola, ne ha davvero bisogno.
"Michele! Ehi! Sono qui!" mi dice Bruno.
"Bruno... ti prego... portami da lei! Dove si trova?" chiedo, respirando a fatica.
"Michele, come pensi di poterci andare in queste condizioni?" mi chiede prendendo le mie mani per poi strofinarle delicatamente. "Guardami! Continua a guardarmi, capito? Non chiudere mai gli occhi!"
Mi sforzo. Lo guardo e respiro lentamente. Il dolore al petto diminuisce gradualmente, fino a sparire del tutto. Mi appoggio ad una balaustra per riacquistare l'equilibrio sufficiente, stringendo forte il flaconcino nella mano libera.
"Ecco, bravo! Ora va meglio?"
Annuisco debolmente. "Ti prego... dimmi dov'è tua sorella, Bruno! Per favore..."
"Va bene, va bene, ho capito. Stai tranquillo. Vieni, appoggiati a me" dice gentilmente. Io appoggio una mano sulla sua spalla per tenermi in piedi e lui mi aiuta a raggiungere la stanza di Dora. Quando la vedo capisco che quella che ho avuto non era affatto un'allucinazione, ma un segnale.
Le fanno male gli occhi. Lo so perché lei lo dice con voce flebile e li copre con entrambe le mani. Le sue braccia sono piene di macchie e lividi. Credo che i lividi dipendano dal fatto che il dolore l'ha portata a farsi male per non gridare. Il suo volto è congestionato dal dolore e i suoi occhi, quando li scopre, mi appaiono gonfi e rossi. Mi avvicino a lei e le appoggio una mano sulla fronte, ma mi trovo costretto a ritrarla immediatamente perché sta letteralmente andando a fuoco.
"Chi sei?" chiede con un filo di voce.
"Come, piccola? Non mi riconosci?" le chiedo, tornando a posarle le mani sul viso, anche se scotta.
Sento la porta aprirsi per poi richiudersi e mi ritrovo da solo con lei... con la mia piccola.
"Michele..." sussurra lei, cercando di non agitarsi. Le sfioro le guance e sembra che questo mio gesto l'aiuti, che la porti ad attenuare un po' il dolore.
"Sono io, tesoro! Sono il tuo Michele... come dici tu... Calmati... non piangere!"
"Sei qui... sei libero..." dice tra le lacrime.
"Sono qui... sono libero... e tutto questo è solo grazie a te. Hai capito? Il merito di tutto questo è tuo. Tu mi hai salvato la vita. Tu sei finita qui... al mio posto."
"Ma tu... come stai? Come ti senti, Michele? Sei venuto qui di corsa, non è vero? Sei venuto di corsa, Michele?"
"Non importa come sono venuto, piccola. L'importante è stare qui. Con te... vederti."
Continuo a tenere le mani sulle sue guance dato che sembra che questo faccia effetto, per dirla in modo semplice.
"Potresti farmi un favore?" mi chiede.
"Tutto. Tutto quello che vuoi, tesoro, tutto!"
"Posso abbracciarti? Vorrei capire se sto sognando" mi chiede.
La prendo in braccio e lei mi allaccia le braccia al collo. Il suo viso, adesso, è completamente disteso. È come se non sentisse più alcun dolore.
"Sono reale, piccola. Sono qui, con te. È tutto vero. Non stai sognando!"
Lei appoggia la testa sulla mia spalla ed io la lascio fare. Sembra talmente tranquilla in questo momento!
"Ho quello che può guarirti del tutto" le dico.
"Io... io credo che sia tardi."
"No, piccola... ti assicuro che non è tardi. Tu sei qui, sei ancora viva..."
"Michele... io credo che per me sia finita qui. Io..."
"No... no! Fintanto che potrai continuare a respirare, non devi arrenderti! Il tuo ultimo momento sarà quello in cui avrai smesso di respirare. Per me hai resistito... non ti sei mai arresa... adesso fallo per te: non arrenderti!"
Dora
Le sue parole... le sue braccia intorno al mio corpo... le sue carezze.
Tutto questo mi sembra un sogno e vorrei che non finisse mai.
Il fatto, però, è che mi sento male... davvero!
Per un po' stare con lui mi ha fatto bene. Ha portato via un po' del mio dolore. Ma ora quel dolore torna prepotente come non mai. Sto tanto male.
"Michele, io... mi sento male!"
"Di nuovo? Che cosa c'è? Dimmi" mi chiede con dolcezza.
"Gli occhi. Mi bruciano gli occhi" rispondo.
Scoppio a piangere, perché non è solo quello... non è soltanto quello.
"Ehi, tesoro... non piangere, altrimenti è peggio. Ti prego!" mi dice.
"Non ce la faccio. Non..."
Lui mi ferma, posando dolcemente le labbra sulle mie. È come se lui volesse togliermi il dolore... quello che mi sta distruggendo.
Si stacca quel tanto che basta per dirmi: "Non piangere, angioletto!", per poi continuare a baciarmi, sempre con dolcezza. Credo sia in una posizione scomoda. Gli faccio spazio e batto la mano sul materasso, per indicargli di sdraiarsi accanto a me, se vuole. Lui mi accontenta e mi abbraccia forte.
Dopo un po' si stacca di nuovo per chiedermi: "Non vuoi che vada a chiamare il dottore e gli chieda se posso darti quello che ho portato?"
"Ti prego... resta con me..."
Lui, per tutta risposta, mi stringe a sé e accarezza la mia schiena con una mano. Mi sento sicura qui, tra le sue braccia.
Talmente sicura da riuscire ad addormentarmi, anche se il dolore è piuttosto forte.
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