"13°: Un pessimo fratello gemello"
Dora
È passata circa un'ora da quando Michele è andato via ed io sto cercando di stare tranquilla, ma ho una sensazione orribile e non riesco a spiegarmi perché mi sento in questo modo. Ma cosa mi prende?
Cerco di fare qualcosa in casa, perché non voglio che lui trovo tutto in disordine, anche se sono stanca.
Mi ritornano in mente i miei familiari, torno nella stanza in cui lui mi sta "ospitando", diciamo così, e crollo sul letto appoggiando il viso sul cuscino e passandomi le mani sul viso per attenuare il martellante mal di testa. Mi sento distrutta.
Improvvisamente, però, sento una serie di colpi battuti alla finestra e mi agito.
"Apri, ragazzina!" mi dice una voce che mi suona molto familiare.
"Che c'è? Non riconosci il tuo Mattia?"
MATTIA? Quel Mattia? No, ti prego Dio mio, non lui... non di nuovo, non in questo momento!
Sono troppo debole, non sarò in grado di difendermi! Accidenti a me!
"Apri, altrimenti ti assicuro che butto giù questa dannata finestra!" grida Mattia.
Sfioro la finestra e sento del legno sotto le dita. Non può certo romperla!
Eppure in questo momento ho la sensazione che lui sia in grado di fare di tutto. Tiro la coperta fin sopra la testa e trattengo perfino il respiro. Magari se non mi sente si convincerà del fatto che Michele mi ha portata con sé al negozio in cui lavora e andrà via da dove si trova. Ti prego, ti prego, va' via!
"Smettila di far finta di non sentire!"
Cosa? Come fa a sapere che sono qui? Non ho neanche parlato! Non ho fatto alcun rumore! Come fa a saperlo? Come?
"Sei una stupida cieca, non certo una sorda! Apri subito questa finestra!" mi grida lui, ma io continuo a rimanere immobile, stringendomi al cuscino e cercando di respirare facendo meno rumore possibile. Questo mi permette di sentire una chiave girare in una serratura. Mi volto lentamente, sdraiandomi sulla schiena, e aspetto, sperando che lui non abbia una copia delle chiavi, perché se ce l'avesse on mi servirebbe più restare in silenzio. Lui mi tloverebbe lo stesso.
Quando sento tre voci allegre mi rilasso: Michele e i suoi due colleghi: Tommaso e Teresa. Sento Mattia allontanarsi dalla finestra e mi sento più tranquilla. La porta della mia stanza viene aperta e sento entrare delle persone. Mi giro sulla schiena e cerco di calmarmi. Tiro un sospiro di sollievo, soprattutto quando Michele mi prende la mano e lo riconosco.
La cosa più rassicurante, però, è la sua voce.
"Ehi! Piccola, che ti prende?"
Michele
Per fortuna il signor Ciro ha accettato la mia richiesta e, mentre altri due colleghi lavorano al negozio, io, Tommaso e Teresa, lo facciamo da casa mia.
Loro sono i miei più cari amici insieme a Bruno e mi fa piacere averli vicino.
"Ehi, Michè, sei ancora sulla Terra?"
Tommaso mi riscuote dai miei pensieri.
"Certo!" rispondo facendogli un sorriso. "Spero solo che lei non sia peggiorata quando arriverò a casa!"
Affretto il passo per arrivare prima a casa. Quando arrivo, con il mio non tanto modesto carico sulle spalle, tiro fuori dalla tasca le chiavi di casa ed apro la porta.
Corro verso la stanza della mia piccola e quello che vedo mi fa rabbrividire: i suoi occhi sono spalancati e il viso è completamente arrossato, forse perché le è salata ancora di più la temperatura.
"Ehi! Piccola, che ti prende?"
Cerco di mantenere la calma mentre parlo, ma vederla in questo stato mi spaventa incredibibilmente.
"C'era qualcuno fuori da quella finestra!" dice indicandola. "Qualcuno che mi ha fatto del male, insieme a Gabriele... ed oggi voleva entrare! Batteva continuamente colpi alla finestra e voleva entrare!"
"Chi, piccola?"
Prendo la sua mano e la stringo forte.
"S-si chiama... Mattia... Genovesi!"
"Mattia come?"
Lei prova a ripeterlo, ma fa molta fatica a causa della febbre. Poso le labbra sulla sua fronte, ma faccio immediatamente un salto indietro.
"Michele! Michele!" Tommaso entra di corsa e credo abbia notato che sono sconvolto.
"Tommaso, è urgente! Ora ti scrivo un indirizzo... cerca il signor Bruno De Luca e digli di venire qui: è urgente!"
"Che succede, Michele?"
"Lei sta molto male! Ti prego, Tommaso, fa' presto!" gli dico agitato.
Lui annuisce, io gli scrivo l'indirizzo su un foglietto e glielo passo, poi lo vedo allontanarsi in fretta e furia. Preferisco lasciar stare la comunicazione al telefono, perché dopo quello che mi ha detto Dora ho paura che possa intercettare anche il mio cellulare e non ho il telefono di casa.
Dopo di lui faccio cenno anche a Teresa di entrare.
"Per favore Teresa... resta con lei e bagnale la fronte con dell'acqua fresca. Io devo fare una cosa."
"Che intenzioni hai, Michele?"
"Non posso spiegartelo, ma quella canaglia di mio fratello me la pagherà!"
Le dico soltanto questo, usando il labiale, perché Dora è già troppo agitata e non voglio correre il rischio che mi senta e si agiti ancora di più. Prendo un respiro profondo ed esco dalla stanza.
"Ma sei impazzito?" chiede la mia amica esitante.
"Non lo so! Se lo sono, ben venga" rispondo.
E poi, se il mio nome è associato ad una persona combattente e un po' folle a me sta bene!
Esco velocemente di casa, lasciando Dora in compagnia di Teresa, e mi dirigo verso la mia vecchia casa, quella in cui vivevo con i miei genitori e i miei fratelli fino a quattro anni fa.
Non ci metto molto ad arrivare, perché mi precipito a casa di gran carriera... ma quando suono il campanello e la porta mi viene aperta mi ritrovo davanti il volto completamente spiazzato di mia madre. Osservo meglio quel volto e vedo che ha un segno violaceo sulla guancia destra.
"Mamma!" esclamo correndole incontro per abbracciarla. "Chi è stato a farti questo?"
"Nessuno, Michele. Non è stato nessuno!"
"Come ti sei fatta quel livido sul viso, mamma?" chiedo.
Forse conosco già la risposta, ma spero di sbagliarmi. Mio fratello sarà una bestia, ma non può essere arrivato a questo! Ti prego mamma, dimmi che non si tratta di lui!
"Io ho scoperto quello che voi due state facendo!" dice. "So che tu stai proteggendo quella ragazza e che Mattia sta ricattando la sua famiglia..."
"E...?" chiedo.
Sento l'ansia salire alle stelle mentre guardo gli occhi di mia madre, che diventano sempre più lucidi ad ogni secondo che passa.
"Volevo fermare Mattia, volevo che ridesse la libertà a quella povera piccola, ma lui... l-lui ha iniziato ad urlarmi contro e poi... io mi sono arrabbiata, gli ho tirato uno schiaffo e lui me l'ha restituito con tatno di anello! Io volevo solo aiutarvi..."
Le lacrime che rigano il viso di mia madre mi spezzano il cuore. Mattia non può averlo fatto veramente!
Stringo forte a me mia madre, che si appoggia al mio petto e piange disperatamente. Non riesco a vederla piangere: lei è sempre stata una donna forte, ma anche molto dolce... era lei ad aiutarmi quando mi sbucciavo un ginocchio, quando da piccolo avevo gli incubi e mi vergognavo di parlare... quando Mattia era dispettoso, ma non malvagio.
"Mi sei rimasto solo tu, Michele! Angela è stata abbandonata dal suo ragazzo quando è rimasta incinta e per non farci vergognare, diceva, se n'è andata... Mattia è diventato così e non voglio perdere anche te!"
""Mi sei rimasto solo tu, Michele"!"
Quelle parole mi mettono i brividi. Non ha mai detto nulla di simile ed io non so come potrei evitare di farla soffrire. Mia sorella Angela se n'è andata con molta tristezza: lei ha dei valori quasi estremi per quanto riguarda la famiglia, ma li usa soltanto su se stessa. Si sentiva in colpa per essersi fidata della persona sbagliata, che le aveva fatto del male per poi scappare come il coniglio che è, ma non aveva voluto togliere alla sua creatura la possibilità di vivere, per questo aveva lasciato tutto e si era trasferita in Sicilia. Io stesso l'avevo accompagnata all'aeroporto... ricordo che lei piangeva disperatamente tra le mie braccia. Si era scusata mille volte con nostro padre, che le aveva dato un bacio sulla testa e le aveva detto: "Sarai sempre la mia piccolina! Quando avrai bisogno di me io ci sarò!"
Mattia, dal canto suo, si è rivelato per quello che è in questo momento.
"Questa storia deve finire!" dico rivolgendomi a mia madre. "Lui non può continuare a muovere tutti noi come se fossimo le sue stupide pedine!"
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