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"129°: Ti vorrei amare"

Angela
Le lacrime scorrono lungo le mie guance, ininterrottamente. Quando ho sentito la voce di Michele, tanto debole e stanca, mi si è spezzato il cuore, e la colpa è tutta di quel vigliacco!
Bruno prende il mio viso tra le mani. Non mi stringe forte. Non mi fa male.
Il mio viso, però, si contrae ugualmente. Lo guardo negli occhi e non vedo più il mio dolce e premuroso amico.
Divento letteralmente di ghiaccio. Sento Bruno avvicinarsi e il mio respiro diventa agitato, irregolare. Ho paura, perché davanti ai miei occhi, al posto del viso angelico di Bruno, vedo Mattia. Lui mi stringe il viso tra le mani, mi costringe a baciarlo... e sento delle labbra che entrano in contatto con le mie. Il movimento è delicato, ma io lo sento forte, violento e, terrorizzata come non mai, respingo Bruno.
"NON TOCCARMI!" gli urlo contro. Lui ritrae di scatto le mani e spalanca gli occhi, rendendosi conto di ciò che è appena successo.
Mi riprendo e realizzo anch'io quello che ho appena fatto. Me la sono presa con lui, che l'unica colpa che aveva è stata... ma che dico? Lui, che non aveva colpe!
"Scusami Angela, non volevo spaventarti... non volevo, davvero" mi dice lui, balbettando come un povero bimbo colto in fallo.
"Bruno, io..." singhiozzo. Mi volto e inizio a correre senza guardare dove vado. Urto una porta a sbarre e dato che non è del tutto chiusa, aggrappandomici per non finire a terra, la apro.
"Angela..." La voce di mio fratello, dall'altra parte della cella, mi giunge alle orecchie come un leggero soffio.
Forse mi farà bene parlare con lui... e poi sono venuta qui essenzialmente perché volevo vederlo.
"Oh, Michele!"
Singhiozzando mi appoggio di nuovo alla porta per alzarmi e raggiungo la branda. Lui guarda un punto fisso, nel vuoto, e mi si ghiaccia il sangue quando lo vedo in quelle condizioni... ma quello stato d'immobilità non dura per molto.
Mio fratello si volta nella mia direzione e mi afferra le mani.
"Piccola, che ti è successo?" mi chiede, senza lasciarmi le mani.
"Mi succede che sono una stupida!" esclamo, furiosa con me stessa.
"Perché dici questo?" chiede.
"Perché... qui fuori c'era Bruno. Mi ha vista in lacrime perché ero preoccupata per te... non so come sia successo, ma lui mi ha preso il viso tra le mani e mi ha baciata sulla bocca..."
Mi fermo perché non ho il coraggio di continuare, ma Michele non parla. Aspetta.
"Io... io avrei voluto che lo facesse, però... quando è successo... davanti a me non vedevo Bruno."
Michele stringe leggermente le mie mani, come se avesse capito chi ho visto al posto del povero Bruno. E ho la conferma del fatto che l'abbia capito quando chiede: "Vedevi Mattia, vero?"
Annuisco soltanto, perché il pianto, che si è intensificato, m'impedisce di parlare. Mi sbilancio in avanti. Michele lascia la presa dalle mie mani, mi afferra al volo e mi abbraccia. La presa non è molto forte, perché lui, fisicamente e moralmente, è molto provato, anche più di me, ma so per certo che se potesse mi stringerebbe.
"Tesoro, non permettergli di continuare a tormentarti. Hai visto anche tu cosa ci ho guadagnato io... almeno tu cerca di stare bene."
Annuisco di nuovo, sempre debolmente.
"Posso darti un bacio? Sulla fronte, da degno fratello maggiore." mi dice, strappandomi un piccolo sorriso.
Per la terza volta di fila gli rispondo con un semplicissimo cenno d'assenso.
Lui si sporge dalla branda e mi lascia un bacio sulla fronte. Un bacio leggerissimo, dolce, delicato.
"Angela, ascolta: non preoccuparti per me. Io mi riprenderò... ma tu vai da Bruno, cerca di spiegargli cos'è successo."
"Tu credi che capirà?" chiedo.
"Bruno sa cosa ti ha fatto passare Mattia. Sono certo che ti capirà e che riuscirà ad avere la pazienza che gli occorre per aiutarti a stare meglio, vedrai. Bruno non è uno sprovveduto, te l'assicuro."
"Lo so... è che io... quando... quando sono con lui... sento il cuore scoppiare e mi tremano le gambe... mi sento come una ragazzina alla sua prima cotta. Però... quando mi sono trovata in quella situazione io... io... non sono riuscita a togliermi dalla testa il ricordo di quello che ho vissuto con Mattia... non sono riuscita ad evitarlo, sai?"
"A maggior ragione, tesoro. Cercalo, parla con lui... sono più che sicuro che ti capirà." dice dolcemente.
"Grazie Michele!" gli dico, stringendo il suo corpo al mio. Improvvisamente vedo il suo volto contrarsi.
"Ahi... ricordati che ho dovuto tenere le braccia tese e legate per un bel po' di tempo, Angela!"
"Perdonami... è vero" gli dico.
Mi stacco da lui, lentamente, e mentre lo faccio sento i nervi delle sue spalle, rigidi e contratti. Povero fratellino! Devi aver sofferto veramente molto.
Esco di corsa e vedo che Bruno è ancora là. Lo chiamo debolmente e lui si alza, ma non si avvicina, come se volesse evitare di mettermi paura.
"Vuoi parlarne, Angela?" mi chiede, come se avesse capito tutto.
"Vorrei... vorrei spiegarti perché ho reagito in modo tanto brusco e volevo chiederti scusa. Tu non hai fatto niente di male, Bruno... al contrario: io desideravo tanto quel bacio. Il fatto è che nel momento in cui è successo... davanti a me non c'eri più tu... c'era Mattia."
Lui è sconcertato. Lo vedo serrare la mascella e stringere i pugni. Prende un respiro profondo per calmarsi, poi si mette accanto a me e posa delicatamente le mani sulle mie spalle. Questo contatto mi fa trasalire e irrigidire le spalle. Bruno le sfrega con le mani, per farmi rilassare, poi mi dice: "Sono io, tranquilla."
"Perdonami... è che... quello che ho dovuto vivere... è un ricordo che proprio non riesco a cancellare... mi blocco e non... non ci riesco."
"Tesoro, non devi darmi spiegazioni. È più che ovvio che tu abbia reagito in questo modo. Anzi: ti chiedo scusa... perché non avrei dovuto baciarti. Non volevo che tu rivivessi un trauma di quel peso."
"Il fatto è che io... io vorrei tanto darti quello che ti darebbe una ragazza. Tu meriti una ragazza che ti ami e che ti dia tutto quello di cui hai bisogno... e io non so cosa provo per te. Quello che so è che desideravo tanto baciare le tue labbra, ma quando è successo... oh mio Dio, perché Mattia dev'essere una costante presenza nella mia vita, perché, perché?"
"Tu hai bisogno di tempo, tesoro. Hai bisogno di parlare con qualcuno, per sbloccarti. Non devi occuparti anche di me, delle mie, se vogliamo, pretese, e dei miei complessi!"
"Tu non hai preteso niente!"
"Angela... prenditi il tempo che ti occorre per capire cosa senti per me e per cercare di riprenderti. È questa la cosa che più mi preme per quanto ti riguarda. Poi, se tra di noi ci sarà un futuro, io sarò felice di viverlo... perché è una cosa che aspetto da molti anni."
La paura che mi aveva portata a bloccarmi pochi minuti fa sembra dissolversi nell'aria ed io, istintivamente, mi volto e lo abbraccio forte.
Lui è un po' sorpreso, ma ricambia lo stesso e questo suo gesto mi fa capire che, comunque vada, lui sarà sempre pronto a sorreggermi per impedirmi di cadere.

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