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"12°: Pensieri e confidenze"

Dora
Ieri sera sono praticamente crollata come un sasso, ma la cosa è durata soltanto per un paio d'ore. Lui è stato qui con me tutta la notte e mi ha assistita perché mi è salita anche la febbre.
"Ehi, buongiorno!" mi dice. "Come ti senti?"
"Beh... più o meno." rispondo.
"Tieni" mi dice mettendo tra le mie mani un termometro. "Appena finito il tempo il termometro inizierà a suonare."
"Okay, grazie!"
Lui lascia la stanza e dopo pochi minuti il termometro prende a suonare.
Sto per alzarmi e portarlo a Michele, perché non è stato ancora inventato niente per leggere il termometro, ma non faccio in tempo.
"Michele... cavolo, certo che sei veloce!"
"Tu devi startene qui tranquilla" dice, "hai la febbre, devi ristabilirti..."
"Posso dirti una cosa?" gli chiedo.
"Certo!"
"Ti voglio bene!"
Lui non dice niente. Resta un paio di secondi immobile, poi lo sento avvicinarsi a me e avvolgermi in un abbraccio.
"Anch'io ti voglio bene, piccola!" dice. "Per questo spero che tu ti rimetta presto!"
Gli sorrido. Con lui sembra tutto tanto semplice che quasi non mi sento come se qualcuno mi avesse sequestrata, anche perché lui fa di tutto per non farmi sentire come se fossi effettivamente una prigioniera.
L'unica cosa che permette di definire tale il mio rapimento è che non posso avere contatti con la mia famiglia e questo mi rattrista molto.
Questo, però, è un dettaglio che ometto, perché so benissimo che Michele si sente in colpa. Ricordo il giorno in cui ha ceduto alle lacrime e ricordo anche di esserci stata malissimo a mia volta, perché mi sentivo anch'io come lui, solo che la colpa che pensavo mi gravasse addosso è diversa dalla sua.
"Piccola, se vuoi il lavoro me lo faccio spedire e lo sbrigo a casa!" mi dice.
"Non preoccuparti! A volte restavo sola anche a casa mia." gli dico e faccio una fatica immensa per non scoppiare a piangere davanti a lui. Puoi farcela Dora... Michele non se lo merita. Devi resistere!
Michele
Quando mi ha detto quel: "Ti voglio bene" ho sentito il cuore schizzarmi quasi fuori dal petto, ma l'inflessione della sua voce e i suoi lineamenti contratti quando ha parlato dei suoi genitori mi hanno portato un gran peso sul cuore. So che le mancano loro, suo fratello e la sua casa... e so che le manca anche il cavallo che hanno in giardino e che, stranamente, quando mi ha visto, mi ha fatto una sorta di sorriso. Ma cosa posso fare per aiutare quella ragauza?
"Stai bene?" le chiedo, anche se so con certezza che non mi dirà che non sta bene moralmente.
"Non preoccuparti, va tutto bene." dice girando leggermente il viso da un lato.
Capisco che sta strizzando gli occhi... da quando è qui sto imparando a vederla senza doverla guardare e per questo le lascio un bacio sulla guancia, prendo le mie cose ed esco. Per sicurezza porto via le anche le chiavi.
Quando arrivo al negozio vedo la mia collega che appena mi vede mi corre incontro e mi abbraccia forte.
"Teresa, ho molto bisogno di un favore!" le dico.
"Di che si tratta?" chiede.
"Tu sapresti plasmare il tuo materiale per formare le lettere?" le chiedo.
"Certo... ma mi servirebbero degli stampi specifici... e poi perché ti servono le lettere? Che ci devi fare?"
"Vorrei insegnare a Dora a scrivere in nero." rispondo. "Temo sia il solo modo per permetterle di contattare i suoi familiari."
"Aspetta Michele: questa me la dovresti spiegare!" dice.
"Allora vieni e promettimi che non parlerai con nessuno di quello che ti dirò."
"Ma che...?"
"Teresa, per favore!"
"Va bene! Stai tranquillo, non dirò niente..."
Ci allontaniamo dal negozio, mi assicuro che in giro non ci sia nessuno e mi avvicino alla mia amica. Le spiego tutto e la vedo spalancare gli occhi. Si guarda intorno per poi portare entrambe le mani al viso senza proferire una parola.
Quando si riprende dalla sorpresa dice: "Michele, lo sai che ti sei messo in un bel guaio, vero?"
"Lo so... ma se avessi lasciato fare a Mattia lui avrebbe causato problemi a Dora e anche a se stesso..."
"Lo capisco, ed è bello che tu cerchi di proteggere entrambi, ma lui potrebbe girare la frittata e ribaltare le cose in futuro, in modo che vadano contro di te..."
"Cosa intendi?"
"Tu provi qualcosa di speciale per quella ragazza."
Le parole della mia collega mi fanno raggelare.
"Tuo fratello è venuto da te, o meglio: te lo sei trovato di fronte per strada, giusto?"
"Sì... giusto!"
"Lui potrebbe entrare in casa tua, farle del male e poi dire che sei stato tu a farlo, e se conosco abbastanza Mattia, le farà qualcosa di orribile, in grado di sconvolgerla..."
"E quindi questo qualcosa potrebbe sconvolgerla al punto tale da impedirle di reagire in qualsiasi modo."
"Ora sei in ballo e la sola cosa che puoi fare è continuare a ballare, giusto? Senti, facciamo una cosa: possiamo dire al signor Ciro che il lavoro potrebbe trasferirsi a casa tua e magari io potrei chiedere a Tommaso di occuparsi delle consegne." dice.
"Ma se fino a due giorni fa tu dicevi che..."
"Non importa! Sai, mia madre è malata ed io abito proprio accanto a te. Se vuoi saperlo lui mi ha detto che se volevo potevamo fare qualcosa di simile..."
Quando nomina sua madre vedo la stessa espressione che aveva Dora poco fa.
"Ehi! Ti senti male, Teresa?"
"Tranquillo, va tutto bene." mi risponde alzando il viso.
"Potresti evitare di fare la dura, per una volta?" le dico con calma attirandola a me per stringerla.
La mia amica ha un cuore tenero e dolce ed è sempre disposta ad aiutare gli altri, ma quando si tratta di lei diventa rigida e anche quando vorrebbe sfogarsi si proibisce di piangere.
"Stai attento a quello che dici, Genovesi! Quello che hai detto potrebbe ritorcertisi contro!" mi deride la bruna.
"Può darsi, ma intanto le mie parole sono per te, non per me!"
Lei scoppia a ridere e iniziamo a rincorrerci fino all'entrata del negozio.

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