"114°: Una nuova energia"
Michele
Dopo l'entrata di mio fratello, Dora sembra diventare una statua di marmo.
La sua pelle diventa gelida e i suoi occhi, in maniera del tutto imprevista, si spalancano rivelando il più puro terrore, perché solo un moto di panico avrebbe potuto farle aprire gli occhi in modo tanto repentino.
"Lei non può stare qui! Deve uscire subito!"
"Non me ne voglio andare, Michele! Non ancora, ti prego!" sussurra lei, agitata, mentre si stringe al mio petto come se fosse un'ancora di salvezza.
"Smettila e vieni con me!" le dice Mattia.
"Non voglio..."
Io mi sposto verso un angolo, portandola con me, e le faccio appoggiare le spalle ad una parete. Lei è all'angolo ed io sono davanti a lei, come se volessi aggredirla, ma è l'unico modo che ho trovato per proteggerla.
Lei è spaventata da questa mia mossa e dato che non posso spostare le mani per accarezzare il suo viso e calmarla, le bacio la fronte.
"Non voglio farti del male."
Lei si rilassa, ma di poco, perché Mattia è ancora dall'altra parte della cella e lei sente che lui la sta osservando molto intensamente, in un modo che non mi convince.
Mattia ci raggiunge e allunga una mano oltre la mia spalla per poi sfiorare la sua.
"NON TOCCARMI!" urla lei, agitandosi come un'anguilla impazzita. Io alzo la mano e cerco di fermare mio fratello. Riesco a fermare la mano con la quale ha toccato la spalla di Dora, ma quando abbasso la guardia lui mi colpisce con l'altra mano. Io crollo a terra, ma cerco di non lasciargli il polso, perché se lo facessi temo che lui farebbe del male a lei.
Mattia finisce su di me e cerca di bloccarmi. Io provo a rotolare per terra e togliermelo di dosso, ma lui riesce a liberarsi e mi colpisce ancora.
"NO, LASCIALO STARE! SMETTILA!" grida Dora correndo verso di noi. I suoi occhi sono sbarrati e il suo viso è l'espressione più esplicativa per dare una definizione di terrore a livello grafico.
Mattia l'afferra per il braccio e lei grida più forte.
"Labbra gonfie. Viso rosso. L'hai baciato?"
"Non sono affari tuoi, verme! NON MI TOCCARE!"
Mattia cerca di spingerla e lei gli tira calci contro gli stinchi e continua a gridare. Io provo ad alzarmi da terra, ma mi ci vuole un po' visto che vengo assalito da un capogiro poiché mi sono alzato molto in fretta.
Riesco a raggiungere Mattia e lo tiro per il colletto, ma lui ha molta forza.
"LASCIALA! LASCIALA STARE O TI GIURO CHE T'INCATENO AL MIO POSTO!" urlo, afferrando le catene con le quali Romano aveva legato me.
"Cosa credete di fare tu e questa stupida?"
Lei ormai non reagisce più. È completamente sconvolta ed io mi sento malissimo. Per fortuna il commissario ci raggiunge e Mattia non fa in tempo a spostarsi da dove si trova, perché non se ne accorge.
"MATTIA, LASCIALA!" grida il commissario.
"La stavo solo portando fuori!"
"Primo: gli orari di visita li decido io, e se lei se ne va prima che l'orario finisca è una SUA scelta, non tua. Secondo: non devi permetterti di trascinarla. Terzo: fai solo un altro gesto avventato ed uscirai da quella porta nello stesso modo in cui ci sei entrato. Lasciala immediatamente!"
Mattia molla la presa e Dora, che restava in piedi praticamente soltanto perché lui la tratteneva, si sbilancia all'indietro. La prendo al volo e me la stringo forte al petto. Sento il suo cuore battere fortissimo sotto le mia dita e la sento tremare come se avesse le convulsioni. Io sono pur sempre un uomo e dopo il contatto fisico con Mattia lei è terrorizzata dal contatto con qualsiasi uomo.
"Piccola, tranquilla. Ti sto tenendo solo perché per il momento non ti reggi in piedi."
Lei sembra calmarsi, almeno a livello di frequenza respiratoria, perché continua a tremare come una foglia in balia del vento.
"Non lasciarmi, ti prego!" dice con un filo di voce.
Non posso dirle che non la lascerò, perché prima o poi mi separeranno da lei. È una promessa che purtroppo non posso mantenere.
Il commissario ci raggiunge, ma non la tocca. Capisce che lei è terrorizzata.
"Dora, ascoltami: tu potrai venire a trovare Michele ogni volta che entrambi vorrete vedervi. Ci penserò io a tenere lontano Mattia. Avete tutto il diritto di restare vicini."
Lui vorrebbe prenderla per mano, ma capisce che lei è tesa.
"Michele, credo che lei si farà accompagnare solo da te. Suo fratello l'aspetta fuori. Potresti venire con me?"
Annuisco, senza spostare le mani dai fianchi della mia piccola. Lei non riesce a smettere di tremare e ho paura che, se la lasciassi per afferrare la sua mano, cadrebbe.
Arriviamo all'ingresso e il commissario spinge il suo bastone verso di lei. Vedo che non riesce ad abbassarsi per raccoglierlo, quindi lo faccio io e lo metto tra le sue mani.
"Io devo tornare in cella, piccola."
"No..." sussurra lei.
"Non mi faranno niente, tranquilla. Niente di peggio di quello che hanno fatto a te. Capito?"
"Non lasciarmi" mi ripete lei.
"Non posso restare, tesoro. Voltati alla tua destra, voglio salutarti." dico con il tono più dolce che mi è possibile. Lei si volta ed io catturo di nuovo le sue labbra. Hanno un sapore dolcissimo che non so definire.
"Mi mancherai."
"Anche tu, appena ti lascerò andare."
Lei si affida al suo bastone bianco ed io, essendomi assicurato del fatto che lei ora riesce a reggersi in piedi, la lascio andare.
Dora
Mio fratello Bruno mi raggiunge e mi dice: "Piccola, com'è andata?"
"Bruno, io... io..." sussurro, sentendo il cuore battere a mille. Tremo al pensiero di Mattia che mi ha appena messo le mani addosso.
"Coraggio, vieni con me, andiamo a casa."
Bruno mi precede. Raggiungiamo la sua macchina. Bruno apre la portiera e, come se avesse capito che in questo momento preferisco evitare il contatto fisico con un uomo che non sia Michele batte le mani per farmi capire dove dirigermi.
Io entro, mi siedo e allaccio la cintura di sicurezza.
"Che cosa ti succede, tesoro? Dimmi."
"Bruno, io... ho... ho baciato Michele!" dico tra le lacrime.
Mi aspetto una bella lavata di testa, ma lui si comporta in modo diametralmente ospposto a quello che immaginavo.
"Lo immaginavo. Prima o poi sarebbe successo... tu e Michele siete molto innamorati. Peccato che sia accaduto ora, perché lui... lui..."
"Ti prego, non lo dire!" gli dico portando la mano destra davanti al viso.
"Piccola, io non lo dico, ma tu... tu sai come funzionano queste cose. Io e gli altri stiamo facendo tutto quello che possiamo fare e speriamo di riuscire ad aiutarlo, ma non siamo più sicuri di farcela."
"No, no, no!" continuo a ripetere. Bruno circonda le mie spalle con le braccia dopo aver fermato la macchina, mi attira a sé e mi tiene stretta per confortarmi.
Non vorrei piangere, ma se dovesse accadere qualcosa al mio angelo, nonostante io lo sappia da molto tempo, molto probabilmente non potrei sopportarlo. Sarebbe troppo.
"Tesoro, andiamo in spiaggia. Sono sicuro che la vicinanza del Mare ti farà sentire meglio."
"Oh, Bruno! Io ero felice quando ero con lui! Certo, non era bello stare lontano da voi, ma lui riusciva sempre a farmi stare meglio, capisci? E anche quando l'ho baciato... io... io ero... davvero felice. Era come se potessi toccare il Cielo, prenderlo con entrambe le mani e sostenerne il peso... sentivo la presenza costante del carcere e della condanna, ma Michele, prolungando quel bacio e parlandomi, annullava tutto. Poi è entrato Mattia e mi ha distrutta. Mi ha fatto crollare il mondo addosso... io non ne posso più, capisci? Non riesco più a resistere, non ce la faccio più!"
"Ti prego, smettila di piangere, Dora. Ti si rovinano gli occhi, e... anche se non puoi vederli, ti assicuro che sarebbe un vero peccato farli diventare gonfi e rossi per quanto sono belli." mi dice.
"Le... le stesse... parole di Michele..."
"Michele sa quello che dice, piccola. Se ti dice certe cose non è per sedurti, ma semplicemente perché le pensa. Lui è riuscito a vedere quella che sei davvero superando le barriere che hai creato intorno a te, quelle che ti hanno permesso di non soffrire troppo. Se lui ti dice queste cose non avere dubbi che sono verissime, te l'assicuro!"
Bruno riprende a guidare. Io non riesco a smettere di piangere. Fa male pensare che una persona che ami e che, se fosse per lei, non ti farebbe mai soffrire, sta per andarsene per una condanna inflittale da altri esseri umani, come lui, con l'unica differenza che quelli sono davvero crudeli.
Mentre i pensieri sembrano saltarsi addosso tra di loro arriviamo a destinazione. Lo capisco dal rallentare di Bruno. Lascio il bastone bianco in macchina. So che mi sarà difficile usarlo sulla spiaggia, e poi mi sono calmata prima di quanto pensassi visto che ho lasciato che Bruno mi stringesse a sé.
Bruno mi prende la mano e me la stringe forte. Non mi fa male: è rassicurante.
Scendiamo in fretta i gradini che conducono alla spiaggia e andiamo a sederci su due sedie di plastica che sono state lasciate qui. Quando ci sediamo il suono delle onde invade completamente il mio "campo uditivo", come lo chiamo io poiché mi è praticamente impossibile far riferimento a quello visivo. Tecnicamente su questo mi prendo sempre in giro, anche se ultimamente proprio non ci riesco, perché penso continuamente al fatto che anche con Michele ho fatto questo e l'idea di perderlo ritorna con prepotenza.
"Che ne dici di gettarci in acqua, sorellina?" mi chiede Bruno.
"Fermo, aspetta... non credo di aver capito... cosa?"
"Buttiamoci in acqua, Dora!" ripete lui. "Ci divertiremo un po'. Ne abbiamo bisogno... soprattutto tu."
"Vestiti?"
"Vestiti!"
"Tu sei pazzo!"
"Certo! Come il mio amico Michele, altrimenti forse non ci saremmo trovati! Allora che fai? Vieni con me?"
"Va bene, anche perché non penso che rimarrò in intimo davanti a te. Non dopo oggi!" dico.
"Ehi ehi ehi! Hai imparato a fare la simpatica anche su altro, a quanto vedo!" mi dice lui sfiorandomi una guancia con un gesto delicato.
"Veramente non era una battuta, ma se tu vuoi prenderla come tale mi va bene" gli rispondo per poi seguirlo fino all'acqua.
Sembra di essere tornati a quando eravamo piccoli. Beh, tecnicamente la piccola ero io, perché lui aveva dieci anni ed io ne avevo sei.
"Coraggio, salta!" mi dice, lasciandomi la mano e caricandomi sulle sue spalle. "Vai, riccioli d'oro!"
"Ah, e poi sono io quella che cerca di fare la simpatica!" dico, tenendomi stretta a lui dato che non vorrei che mi facesse lo scherzo idiota di buttarmi in acqua improvvisamente.
"Guarda che puoi mollarmi il collo, se vuoi, tanto non ti lancerò come una palla, riccioli d'oro!" mi dice per rassicurarmi. "Quando sarai pronta, salta! Capito?"
"Chiarissimo!" dico sorridendo.
Conto fino a tre, poi salto giù dalle sue spalle e m'immergo. Credo che lui mi abbia seguita. Sento la sua mano stringere la mia e mi tranquillizzo. Mio fratello ha sempre avuto un ottimo ascendente su di me. Non so come diavolo faccia, ma il suo istinto di protezione verso di me, tenero e per niente opprimente, mi fa sentire bene.
Lui ha sempre apprezzato la vena autoironica che ho acquisito con il tempo, solo che ultimamente non viene fuori, perché sono costantemente giù di morale. Lui sta male a sua volta, perché vede che io mi sforzo di fargli un sorriso, ma non ci riesco. Anche i miei genitori lo sanno e stanno male anche loro.
Mio padre è un tipo molto possessivo con "le sue donne", ma è stato molto felice del fatto che io fossi con Michele, che lui mi avesse protetta con tanta costanza e come Bruno sta smuovendo mari e monti per liberarlo, ma senza risultato.
E mia madre... lei dalla povertà ci è passata e si è accorta da molto prima di me che Michele mi aveva fatto scattare qualcosa dentro.
L'ultima ad averlo capito, probabilmente, sono proprio io.
Scuoto la testa e riemergo, per evitare di pensare. Il Mare mi ha sempre dato conforto e questo non deve cambiare adesso.
"Bruno! Bruno, dove sei? Non ti vedo!" dico senza pensarci. Non l'ho fatto apposta, ma sono contenta di averla messa in questo modo. Lui riemerge velocemente, mi prende le mani e le muove come per formare dei sorrisi enormi, gridando: "È TORNATA! MIA SORELLA È TORNATA, FINALMENTE!", facendomi ridere come non facevo da un'eternità.
"Tornata da dove... riccioli d'oro?" chiedo, giocando su quel soprannome che lui mi ha dato.
È tecnicamente scorretto poiché non sono bionda, ma lui dice che ho il cuore d'oro, più che i riccioli.
"Non da un posto, da uno stato. Il bacio che hai dato o ricevuto o non so cosa, questi sono affari vostri, sembra averti dato una carica nuova. Hai addirittura ripreso a scherzare come sei solita fare. Mi mancava la mia sorellina sempre con la battuta pronta!"
"Proprio sempre no. A volte mi vengono dopo... però su una cosa non posso che essere d'accordo. Quel bacio mi ha dato una carica nuova: diversa!"
"E tu questa carica l'hai trasmessa a me."
"In che senso?"
"Nel senso che non è tutto perduto. Faremo di tutto per far uscire di là il ragazzo che ha aiutato mia sorella a riprendersi da un dolore come questo... perché lui è speciale come lo sei tu e non merita di fare una fine di questo genere!"
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