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"113°: Ti amo"

Michele
La porta, che era socchiusa, viene spinta delicatamente... e poi entra lei: veloce come un soffio di vento. Entra e corre in un punto a caso della cella. Rischia d'inciampare su se stessa, ma io la prendo al volo e me la stringo forte al petto. Sento il suo cuore battere fortissimo e la sua testa piena di riccioli posarsi sul mio petto. I suoi singhiozzi sono fortissimi e mi spezzano il cuore. Non posso vederla in questo stato. Mi sento male solo al pensiero di quanto possa aver sofferto la mia piccola. Fa troppo male.
Lei mi chiede come mi sento, senza smettere di stringermi, e io le rispondo che sto bene, sfregando una mano sulla sua schiena e coccolandole la testa con l'altra per farla smettere di piangere. Dopo un po' lei si stacca lentamente da me e alza le mani per toccare il mio viso. Lo passa in rassegna, con delicatezza, ma di colto urta il bernoccolo che ho sulla fronte.
Lei ritrae di scatto la mano, come se si fosse scottata e sul suo viso vedo un'espressione di puro terrore.
"Oh mio Dio, Michele! Cosa ti hanno fatto?"
Ricordo che quando sono entrato qui Romano, come di sua abitudine, mi ha spinto a terra, facendomi battere la fronte contro il pavimento. Il bernoccolo dovrebbe dipendere da questo.
"Non spaventarti, piccola. È solo un bernoccolo."
"Dimmi che ti hanno fatto, Michele, ti prego!" insiste.
"Vedi... non tutti i poliziotti sono delicati come il commissario che ti ha accompagnata" le spiego. "Uno di loro, quando mi ha portato in cella d'isolamento, mi ha fatto cadere e mi sono procurato questo bernoccolo, ma stai tranquilla: non è niente di grave, tesoro."
Lei passa a toccarmi le braccia e quando si sofferma sui polsi sussulto.
"Ti hanno legato, Michele?" chiede, portando le mie mani vicino alle sue labbra e lasciando dei baci delicati sui segni che ho sulle braccia.
"Tesoro, lo sai che quelli come me non hanno diritti. Siamo fortunati se ci trattano almeno come animali, perché considerano la nostra esistenza e ci permettono di vivere per un altro po' di tempo." le spiego.
"Ma è orribile! Non è giusto!"
Prendo il suo viso tra le mani e cerco di asciugarle le lacrime. Non ce la faccio a vederla piangere, soprattutto se la colpa è mia.
"Ti prego, non piangere! Poterti vedere è stato il più grande dono che mi sia stato fatto dall'unica persona decente che è rimasta."
"E per cosa? Per farti torturare con insulti e umiliazioni fino a..." dice, ma le si blocca il respiro. Non vuole dirlo, perché ha paura che farlo sia come confermare il fatto che a breve, Michele tutto per la famiglia smetterà di esistere e di creare problemi.
"Fino alla fine, piccola." cerco di aiutarla, ma sembra che sentire queste parole uscire dalle mie labbra le faccia ancora più male di quanto gliene potesse fare l'idea di essere lei a pronunciarle.
"Non lo dire, ti prego!" mi dice dopo qualche secondo.
"Ne abbiamo già parlato, tesoro mio. Non c'è altra scelta. Dobbiamo solo rassegnarci. Io l'ho già fatto. Tu non devi aver paura per me e non devi stare male, perché se sono qui non è colpa tua, hai capito? Tu sei una ragazza coraggiosa. Mi stai dando la forza per sopportare tutto e anche per far prendere qualche colpo al mio fratellino. Se non crollo il merito è tuo, mi hai capito?"
"Ma io non voglio perderti, Michele! Non capisci che non voglio perderti? È INGIUSTO!"
Sulle ultime parole lei alza il tono e quella fierezza che mia madre attribuiva a me per darmi il nome che mi ha dato, sembra essersi concentrata totalmente in lei... forse perché io, nonostante i miei sforzi, non ho più la forza per combattere.
"È ingiusto, ma necessario. Io non voglio che qualcuno ti faccia del male, e se questo servirà ad impedire che ti accada qualcosa, ben venga." le dico con un tono calmo, ma anche deciso.
"Perché?" mi chiede lei, con la voce che le trema.
"Per questo" le rispondo avvicinando il suo viso al mio.
Resto immobile, a poca distanza da lei. Mi costa, ma non voglio che il suo primo bacio sia per me. Non se questo la porterà a legarsi ad un condannato, ad un fantasma...
"Fallo e basta, Michele!" dice lei, capendo cosa voglio fare.
"Non posso! Se lo facessi..."
"Ho tanto bisogno di te! Ti prego, fallo e basta!" ripete lei, stringendo forte gli occhi che devono farle male, perché si sta sforzando di non scoppiare di nuovo in lacrime. Lei li ha chiusi, ma anche se li avesse aperti non le cambierebbe più di tanto, quindi li chiudo anch'io. Cerco le sue labbra, ma sbaglio mira.
Lei non dice nulla, ma le sue mani si posizionano ai lati del mio viso con una precisione che ha dell'incredibile e mi attira verso di sé. Le sue labbra si posano con una delicatezza fuori dal comune sulle mie. Le nostre labbra sembrano pezzi di costruzioni: combaciano perfettamente, in un modo che mi sconvolge. Il cuore accelera i battiti. Il mio cuore batte insieme al suo. È la nostra musica. I nostri corpi, stretti l'uno all'altro, tremano. È così che ci si sente quando si dà o si riceve il primo bacio? Le farfalle nello stomaco, i corpi scossi dai brividi, i cuori che si fondono.
È questo che si prova quando ci si parla senza dire parole che facciano rumore?
Perché in questo momento a me questo bacio sembra una specie di promessa che lei mi sta facendo.
Non ti abbandonerò.
È questa la promessa che lei mi sta facendo, ne sono sicuro!
Dovremmo staccarci, per respirare, ma... non ci riesco. Non ce la faccio.
Sento delle lacrime raggiungere le mie labbra ed è allora che stacco le mie labbra dalle sue e poso delicatamente le labbra sulle sue palpebre. Non ricordo dove l'ho letto, ma questo dovrebbe chiamarsi "bacio d'angelo" e si dà a qualcuno che ami e che vuoi proteggere.
"Stai tranquilla, non piangere!" le dico continuando a premere dolcemente le labbra sulle sue palpebre chiuse e morbide. "Tu non lo sai, ma questi occhi sono troppo belli per diventare il rifugio delle lacrime."
"Non posso..." sussurra lei. "Non posso..."
Lei continua a piangere silenziosamente.
Passo l'indice sulla sua bocca, ma non per dirle di tacere.
Voglio sentirla il più possibile la sua voce dolce e delicata, spesso tremante per l'imbarazzo. Voglio sentirla per tutto il tempo che posso.
"Ti amo..." sussurra lei e il mio cuore manca un battito. È stata lei a prendere l'iniziativa. Per due volte. Lei ha portato le mie labbra sulle sue ed essendo più esperta avrebbe potuto benissimo depistarmi, farmi baciare la sua guancia girando il viso.
È stata lei a dire per prima quello che provo anch'io, con tutto me stesso.
Mi faccio coraggio e, con le labbra che tremano, le dico la stessa cosa.
"Anch'io ti amo."
Lei sorride tra le lacrime ed io la trovo bellissima. Incredibilmente unica, magica e tenera. Il mio piccolo angelo.
Dora
Nei libri che amo tanto, quelli romantici, si dico moltissime cose del primo bacio. Si parla delle farfalle nello stomaco, del cuore a mille, del respiro mozzato.
Si parla del sorriso che, di solito, si dipinge sul viso dei o delle partecipanti. Si parla dello sconvolgimento di qualsiasi tipo di equilibrio. Ed è tutto vero, tranne una cosa.
Io non sono completamente felice. Il mio primo bacio potrebbe anche essere l'ultimo.
Io non lo dirò mai a Michele, ma se lui non mi avesse dato il primo bacio, molto probabilmente non avrei mai conosciuto le mille sensazioni che si provano.
Anzi, se IO non gli avessi dato il mio primo bacio.
Non avrei potuto darlo a nessun'altro. Mi sarei sentita malissimo, forse come se lo stessi tradendo.
Le lacrime riprendono a scorrere lungo le mie guance e raggiungono le nostre labbra. Lui le beve come fossero una pozione magica.
Le sue labbra si staccano dolcemente dalle mie e si posano sulle mie palpebre, in un bacio delicato e dolce. quasi... protettivo. Anzi: non quasi! Protettivo e basta. Come l'angelo custode che, per consolarti dal tuo dolore, ti accarezza la testa e ti coccola, senza dire una parola.
Michele è fatto in questo modo: per confortare qualcuno non parla: agisce e basta, e questa è una qualità che amo tantissimo di lui... oltre a tutte le altre. Lui non mette a tacere nessuno, ma ti ci fa arrivare automaticamente.
"Stai tranquilla, non piangere." dice.
"Non posso... non posso..." sussurro, senza riuscire in alcun modo a smettere, anche se il mio pianto è silenzioso.
Le mie labbra sono contratte e credo che lui se ne accorga, perché vi passa sopra un dito per distenderle.
Quando mi lascia andare mi decido... anche perché non so se mi sarà concesso di vederlo ancora, quindi tanto vale che gli dica adesso che cosa provo da quando l'ho incontrato per la prima volta.
"Ti amo." dico d'un fiato, perché so che se aspettassi perderei quel poco coraggio che ho trovato per rivelargli questa verità che sta diventando troppo grande da sostenere per me. Io sono sicura del fatto che non sia l'amore in sé a far soffrire, ma la sua perdita.
"Anch'io ti amo." mi sussurra lui e il mio cuore sembra luminoso, pieno di gioia, come se fosse completamente rivestito di stelle. Io le stelle me le immagino come tanti campanellini a cinque o sei punte, con una forma particolare e che emettono un suono dolce... tipo i campanelli delle collane, quelli che vengono chiamati: "Richiami degli angeli", ed io, quei campanellini dal suono bellissimo, me li sento dentro.
Vorrei tanto non pensare che questo potrebbe essere il nostro addio. Non voglio pensarci.
Ma mi farò bastare questo. Questo bacio unico... questo bacio che solo il mio Michele avrebbe potuto darmi.
Continuo a chiamarlo in questo modo e ho la sensazione che il mio cuore appartenga a lui. Non so se sia un bene, ma so per certo che è la verità.
I miei pensieri vengono interrotti dalla porta che si spalanca alle mie spalle. Non so chi sia, ma spesso le mie sensazioni mi indicano chi c'è accanto a me e, poiché sento un brivido lungo la schiena, mi stringo di più a Michele. Ho veramente paura.
"Che cosa state facendo?" domanda Mattia.
Divento di ghiaccio. Stare vicino a lui mi terrorizza. Anche solo sentire la sua voce mi fa paura. Lui mi fa paura, ma non solo per me.
Ho paura anche per il mio eroe.

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