"111°: Tragici cambiamenti"
Michele
È mattina presto ed io ho la sensazione che Giorgio stia molto meglio. Ovviamente non può riprendersi completamente nel giro di una sola notte, ma almeno so per certo che non è più in pericolo.
"Quella roba, per quanto non sia esattamente il massimo a livello di sapore, ha fatto una specie di miracolo. O meglio: 'o miracolo l'haje fatto tu, Michè!" ["Il miracolo l'hai fatto tu, Michele!"]
"Ma quale miracolo?" gli dico. "Dovrei essere quello del Miglio Verde e non sono lui, altrimenti ti avrei curato subito!"
"Michele... ma poi non l'hai più aperta quella busta?" chiede Antonio.
"No... e non so se avrò la forza di farlo."
"Ci siamo noi a sostenerti, Michele! Apri quella busta... potrebbe andarne della sicurezza di quella povera ragazza!"
Apro e chiudo più volte gli occhi. Alla fine mi decido: apro quella busta e trovo un piccolo registratore unito ad una cassetta.
"Ho paura di mettere questa cassetta qui dentro" dico portando entrambe le mani sulla fronte.
"Coraggio Michele... puoi farcela!" mi dice Giorgio. "Tu stai rischiando grosso per salvarmi la vita, ed io sono uno sconosciuto. C'a può ffà, Michè!" ["Puoi farcela, Michele!"]
Le sue parole mi danno coraggio. Mi siedo sul pavimento, accanto alla branda, per essere sicuro di non cadere se dovessi sentirmi male, perché ormai mi succede continuamente. Inserisco la cassetta nel registratore e la prima cosa che sento è la mia piccola che urla il mio nome e distrugge dei bicchieri. Mi passa davanti agli occhi l'immagine di quel giorno: lei a terra, tra i cocci di vetro, con Mattia che le si è posizionato sopra, le tira i capelli e preme una pistola sulla sua tempia per spaventarla in modo che non possa reagire. Il cuore batte forte, le mani tremano e il registratore finisce a terra.
"Michele!" esclama Antonio scuotendomi forte una spalla per farmi tornare al presente. "Michè! Michè! Oh!"
"Sto bene." gli dico, ma non è vero. Io non sto bene. Non sto affatto bene, perché ogni volta che rivivo un momento in cui lei ha sofferto è come se il male che è stato fatto a lei venisse fatto a me, di riflesso.
"Santo cielo, Michele!" esclama il mio amico, agitato.
"Stai calmo, va tutto bene." lo rassicuro... o almeno ci provo.
La porta della cella si apre improvvisamente.
"Ah... vedo che il caro Giorgio sta meglio." dice Romano. "Non è che uno di voi due si è infilato nel mio ufficio durante la notte? Magari tu, ladruncolo da quattro soldi!" prosegue afferrando Antonio per il colletto della maglia.
"LASCIALO!" grido. "Sei un animale! Lascialo stare! Sono stato io, va bene? Sono stato io!"
"Michele..." sussurra il mio amico, portando una mano alla fronte che deve fargli male dato il colpo che ha battuto contro il pavimento. Come sempre il poliziotto l'ha gettato a terra.
"Molto bene, Genovesi! Vorrà dire che passerai un po' di tempo in cella d'isolamento... a pane e acqua!"
"Fai quello che ti pare! A me non importa... sei una bestia!"
Romano mi prende per un braccio e mi tira con forza. Sento Antonio e Giorgio urlare il mio nome e mi dispiace per loro. Spero che Giorgio si rimetta presto e che la condanna di Antonio passi in fretta.
Almeno loro si salveranno da quest'inferno in terra... per me non ci spero più.
Lascio che Romano m'insulti, ma dopo essermi liberato dalla sua presa colpendolo su un braccio non gli permetto più di toccarmi. Mi disgusta dopo tutto quello che ho visto tra ieri e stamattina. Lui, però, se ne infischia. Apre una porta e mi spinge all'interno di una cella molto grande e gelida.
Le pareti sono impolverate e a terra ci sono delle catene che in alcuni punti sono macchiate.
Il ferro è tagliente perché corroso dal liquido caduto su di esso e non ci metto molto a capire che queste catene sono state usate per legare i detenuti da qualche parte.
"Avanti, legami! Che aspetti?" lo sfido vedendo che esita.
"Mi fai innervosire, lo sai? Non ho mai sopportato i paladini della giustizia... quelli come te!"
"Nemmeno io sopporto te, quindi direi che siamo pari, no? Forza, legami e falla finita!"
"Starai qui per un bel po' e non potrai neanche rivedere la tua Dora."
La rabbia mi pervade e cerco di reagire, ma lui mi blocca prontamente e inizia a legarmi ad un letto che si trova all'angolo più interno della cella. Dopo aver finito va via, ridendo sguaiatamente per aver ottenuto quello che voleva: farmi star male.
Spero almeno che quello che ho fatto serva a qualcosa. Non potrei sopportare che Giorgio dovesse restare comunque qui.
Antonio
Purtroppo non sono forte come lo è il mio amico. Non sono riuscito a fare nulla per difenderlo, mentre lui mi ha salvato tante volte da quel poliziotto e ora è in cella d'isolamento per aver compiuto una buona azione verso un altro povero disgraziato come noi... un altro eroe, da quanto mi racconta.
"Mi dispiace per voi" dice una voce dall'altra parte, "ma il commissario non c'è e Christian verrà assegnato dal giudice da un'altra parte!"
"Che cosa? Perché?" chiedo agitato.
"Perché ha mostrato favoritismi verso Michele!"
Giorgio si alza di scatto, rischiando di finire sul pavimento, ma io lo fermo. Ora che ha qualche possibilità per uscire da qui non gli permetterò di sprecarla aggredendo quest'essere, specialmente dopo quello che Michele ha fatto per lui senza quasi conoscerlo.
"Al posto di Christian arriverà un'altra persona che voi dovrete rispettare." prosegue Romano e dietro di lui fa il suo ingresso un tizio che non conosco.
"Salve! Sono Mattia Genovesi."
Mattia Genovesi? No! Non può essere!
Christian
Non ci posso credere! Il giudice mi ha mandato altrove, accusandomi di fare favoritismi nei riguardi di un detenuto che in cella non ci sarebbe dovuto nemmeno entrare!
Ma la cosa peggiore è la persona che mi rimpiazzerà: Mattia! E adesso come lo spiego a Dora e Bruno che purtroppo sono fuori dai giochi? Ma soprattutto: che ne sarà del povero Michele?
Non ci voglio nemmeno pensare!
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