"107°: Confidenze e presentimenti"
Bruno
Sono fuori dalla stanza di Angela e ascolto mia sorella che le parla con il suo solito tono pacato e dolce. Mi si spezza il cuore solo al pensiero che l'abbia sfiorata la stessa idea che ha avuto Angela: l'idea di farla finita!
Lei, però, ha giurato di non farlo e questo mi fa provare una grande ammirazione per lei. Anche se le lacrime che le scendono spesso lungo le guance sembrano dimostrare il contrario, lei è forte e ama il dono della vita, il più prezioso dei doni, con tutta se stessa.
Apro lentamente la porta, cercando di non fare rumore, e le ragazze sembrano non far caso alla mia presenza. Vedo Dora passare le dita sul braccio di Angela, lentamente e con una delicatezza che è solo sua.
Angela, cullata da quel tocco, si addormenta tranquillamente.
Io mi avvicino a Dora e metto le mani intorno alla sua vita. Lei sussulta, ma un istante dopo si calma e mi rivolge un sorriso... uno dei suoi. Uno di quelli unici.
"Piccola... ma come hai fatto?"
"L'ho solo ascoltata. Non ho fatto altro."
"Tesoro... ho avuto tanta paura di perderla!" le dico attirandola a me e scoppiando a piangere tra le sue braccia.
"Tranquillo, tranquillo. Faremo di tutto perché non vada a finire così!"
Lei porta le mani sul mio viso e spazza via le mie lacrime con le dita. È tanto delicata quando mi tocca da farmi sorridere.
"Stai tranquillo. Aiutare Angela a tirarsi su sarà la mia missione. Spero di riuscirci... per lei, per me, per Michele e... e per te!"
"Per me? Che cosa vuoi dire?"
"Io so che cosa provi per lei."
"Come lo sai?"
"Beh... forse mi sono espressa male... più che saperlo diciamo che lo sento... lo percepisco."
A volte mi chiedo se questa ragazza non sia venuta dal mondo degli angeli piuttosto che da un parto comune... anche se tanto comune non era. Lei rischiava di non nascere, come lo rischiavo io.
Siamo figli di due cugini di primo grado, cosa che comporta rischi, ma noi siamo stati fortunati.
"Ho tanta paura, sorellina! Ho paura!" le dico.
"È normale. Anch'io ho paura... ogni istante della mia vita. Dalla notte del rapimento la paura non mi ha mai abbandonata, ma ogni volta è presente per un motivo diverso. Per i primi minuti avevo paura che Michele potesse farmi del male, poi ho temuto un estraneo che in realtà conoscevo bene e adesso temo che mi portino via l'uomo che amo!"
"E che cosa fai quando la paura diventa insopportabile?"
"Me l'hai visto fare tante volte, Bruno... quando la paura raggiunge livelli che non posso sostenere, piango. Ecco che cosa faccio: piango. Mi lascio andare ad uno sfogo... e quando ho finito trovo la forza per tirarmi su e ricominciare a lottare, come è giusto che sia."
Le sorrido debolmente. Non so come faccia, ma lei riesce sempre a sorprendermi.
"Credo che resterai tu con lei? In fondo questa è la tua stanza."
"Se preferisci puoi restare tu. Io posso anche dormire in soggiorno, tanto l'ho già fatto, non è affatto un problema per me" mi dice lei.
Se i suoi occhi potessero guardarmi, il suo sarebbe lo sguardo più dolce che io abbia mai visto.
Michele
Non riesco a chiudere occhio.
Ho una sensazione orribile, che non riesco a spiegarmi in alcun modo, e mi porta a restare fermo, con le mani sul cuore, seduto sul bordo di questa specie di letto.
Guardo l'orologio da parete. Ormai sono le cinque e mezza del mattino. È inutile cercare di addormentarmi adesso. Orm,i è troppo tardi.
"Michele... non riesci a dormire, vero?" chiede Antonio.
"No. Nemmeno tu, a quanto vedo." gli dico.
"Sai... il mio pensiero fisso è la mia sorellina. È piccola ed ha già conosciuto il dolore."
"Il dolore? Di che cosa parli, scusa?" chiedo.
"Michele... mia sorella è molto malata. Ha un ti... cioè, un tumore... al..."
Non riesce a parlare. Credo che abbia un magone in gola. Antonio piange.
"Un tumore al cervello?" provo a chiedere, con la voce che trema.
"Michele... lei si può operare, ma io non ho neanche un soldo e quella è un'operazione che costa tanto. Per questo volevo rubare in quella casa. Volevo portarle dei soldi perché si operasse. Ma perché, perché?"
"Come si chiama quella bambina, Antonio?"
"Beatrice. Si chiama Beatrice."
"Quando tua madre verrà a farti visita, dille di procurarsi una cartella clinica di sua figlia e di darla a Bruno De Luca. È il fratello di Dora... la ragazza di cui sono innamorato. Lui è tirocinante in medicina e conosce qualcuno che potrà aiutarla. Lo dico perché quella persona di cui parlo ha salvato anche la mia vita quando mio fratello mi ha sparato un colpo in petto."
"Michele... sei davvero un caro amico! Tu sei l'ultima persona che dovrebbe stare qua." dice abbracciandomi.
Prendo un fazzoletto e, dato che gli tremano le mani, glielo passo sulle guance per asciugargli le lacrime. Lui piange più forte, ma io non mi arrendo. Mi dispiace vederlo piangere in questo modo.
"Spero che a quel giudice venga una febbre oltre i limiti se ti fa ammazzare!"
"Ehi, ehi... se dici queste cose come minimo ti danno l'ergastolo!" lo riprendo, facendogli cenno di non proseguire. "Smettila di fare il ribelle! Non ci si guadagna niente. L'ho imparato a mie spese." Gli poso le mani sulle spalle, come se fosse il mio fratello minore.
"Sei davvero una bella persona, Michè" mi dice Antonio, abbozzando un sorriso.
Sento dei colpi alla porta. Mi alzo, come per aprire, ma ricordo che la porta ha un catenaccio.
"Michele, sono il commissario!"
"Prego, entri."
Perché mi cerca?
Il commissario entra. Il suo viso è affranto.
"Che cosa succede, commissario?" chiedo, agitato.
"Si tratta di tua sorella."
"Angela? Cos'è successo ad Angela?" chiedo agitato, alzandomi dal pavimento e iniziando a fare avanti e indietro per la cella... per quei pochi metri quadri.
"Mi hanno riferito... che tua sorella... poche ore fa ha tentato il suicidio."
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