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"100°: Una persona lodevole"

Antonio
"Michele! Ehi! Michele, ti prego, guardami! Guardami!" gli dico cercando di scuoterlo, ma vedo il suo viso bagnato dal sudore freddo e la sua pelle bianca come uno straccio. Aiuto il mio amico a sistemarsi sulla sua branda, poi chiedo aiuto con tutto il fiato che ho in gola. Non c'è un minuto da perdere! So che Michele ha un problema al cuore che non si manifesta quando corre o si stanca fisicamente, ma quando si agita.
"Che diavolo vuoi?" mi chiede il poliziotto che mi ha praticamente sbattuto dentro.
"Michele sta male! La prego, chiami un medico! È molto urgente!" dico.
"Questo ragazzo è una volpe! Ogni volta che capisce di essere in pericolo, casualmente, si sente male, sviene o si fa salire la febbre!" esclama il poliziotto.
"Come può dire una cosa del genere? Michele sta male sul serio" gli dico.
"Certo, come no! Dite tutti la stessa cosa!"
La mia reazione è inconsulta e, ad essere sincero, non mi sarei mai aspettato di averla. Mi butto su di lui, sbattendolo contro la porta.
"Ripetilo se hai il coraggio! RIPETILO SE HAI IL CORAGGIO!" urlo con rabbia.
Lui grida qualcosa, ma è una richiesta di aiuto. Vedo entrare Christian, che mi tira indietro e chiede al suo collega di uscire dalla nostra cella.
"Quando un detenuto aggredisce una guardia... deve dormire in cella d'isolamento." dice beffardo quel poliziotto.
"E tu? Per caso hai ricevuto quest'aggressione perché lui aveva la luna di traverso o perché gli hai detto qualcosa?"
"Ma no! Non so cosa gli sia preso, sinceramente..."
"BUGIARDO! SAI PERFETTAMENTE COSA MI È PRESO! PERCHÉ NON FAI CHE PRENDERTELA CON MICHELE? COSA TI HA FATTO?" gli urlo contro.
"Shhh... tu sei solo un volgare delinquente, non hai il diritto di parlare!" esclama la guardia, puntandomi un dito contro il petto, come se volesse usarlo a mo' di pugnale.
"È un detenuto, ma non mi risulta che abbia mai reagito in questo modo. Neanche quando l'avete sbattuto qui dentro. O forse mi sbaglio, Romano? Avanti, dimmi che cosa gli hai detto per irritarlo al punto da farti sbattere contro la porta, dopodiché esci!"
"Mi sbatta dove cavolo le pare, ma prima chiami un medico per Michele, la prego! Sta molto male!" dico agitato.
"Lo farei anche subito, ma non posso! Il giudice purtroppo gli ha vietato qualsiasi diritto, persino quello di farsi visitare in caso di malattia!" mi dice Christian.
"Ma dev'esserci un modo! Per favore Christian, lo aiuti! Michele non merita di fare questa fine!" gli dico.
"Lo so che non lo merita! Troverò un modo per aiutarlo, ma tu devi stare calmo e non farti prendere da questi raptus di follia, capito? Se ti comporti in questo modo rischi di prolungare di più la tua permanenza qui!"
Annuisco soltanto, perché so perfettamente che ha ragione a dire questo.
"Dimmi: cosa ti ha detto Michele prima di perdere conoscenza?" mi chiede Christian.
"Mi ha detto... che aveva la sensazione che suo fratello non stesse bene..."
Già! Suo fratello. Mattia. Lo stesso fratello per il quale lui è qui dentro. È colpa sua se Michele è stato arrestato e lui se ne preoccupa ugualmente, perché gli vuole bene come ogni fratello degno di questo nome. Anch'io voglio molto bene alla mia sorellina. È per lei che sono finito qui.
È per lei che ci sono finito, perché lei è molto malata e ha bisogno di cure costose. I soldi che avrei dovuto prendere in quella casa mi servivano per pagarle quelle cure... e invece niente. Per i poveri, purtroppo, c'è ben poco da fare perché soffrono e difficilmente riescono a trovare qualcosa di lontanamente simile alla felicità. Ilato positivo, però, è che quando trovano quel qualcosa fanno tutto e il contrario di tutto per tenerlo stretto.
"Ha detto che Mattia non sta bene?" mi chiede Christian, che mi sembra più che sconcertato.
"Precisamente."
"Quel ragazzo mi stupisce ogni giorno di più."
"Perché dice questo?"
"Perché ha fatto un grande dono a Dora: la ragazza che, secondo un verbale, avrebbe cercato di prendere con la forza" risponde.
"Che genere di dono?" gli chiedo. Non so più cosa potrei aspettarmi dal mio compagno di cella, che tra l'altro non dovrebbe nemmeno essere qui.
"Non so se lui ti ha detto che Dora è..." inizia Christian. È come se ci fosse qualcosa che non gli permette di proseguire, quindi lo faccio io, portando entrambe le mani davanti agli occhi.
"Si riferisce a questo, non è vero?" gli chiedo esitante.
"Esatto. Michele vuole farle dono dei suoi occhi quando ci sarà l'esecuzione..."
"Oh mio Dio..." sussurro, crollando sulle ginocchia. Christian mi aiuta ad alzarmi e mi dice che farà il possibile affinché Michele abbia le cure che gli sono necessarie.
Bruno
Sento il mio telefono squillare sulla lavatrice. Continuo a tamponare la fronte di Mattia con acqua fredda e non so che fare.
"Vai, rispondi! Mi occuperò io di lui, intanto!" mi rassicura Serramanico, prendendo il mio posto vicino alla vasca da bagno. Io prendo il telefono e leggo il nome del contatto: Christian! Ho una bruttissima sensazione, quindi corro fuori per rispondere a questa chiamata.
"Pronto?"
"Bruno, ti prego! Vieni al carcere! È molto importante!" dice Christian.
Dal suo tono di voce comprendo che è parecchio nervoso.
"Perché? Cos'è successo?"
"Si tratta di Michele. Dice che Mattia non sta bene e per questa sua sensazione si è sentito male..."
Per un soffio il telefono non mi cade a terra.
I gemelli, per quanto distanti siano emotivamente, saranno sempre collegati, e questo ne è l'esempio lampante. Mattia odia Michele, ma si è ammalato, Mcchele l'ha percepito e si è sentito male a sua volta. E ora come faccio?
"Bruno, ti prego, fa presto!" mi dice Christian dall'altra parte.
"Ho capito. Ti raggiungo il prima possibile" gli dico, cercando di mantenere un tono calmo che in realtà non mi appartiene per niente. Il mio amico si è ammalato di nuovo e là dentro col cavolo che gli forniscono un'assistenza degna!
"Va bene, allora a dopo. Vieni sul retro dell'edificio."
"Perfetto."
Torno da Salvatore e gli spiego velocemente la faccenda.
"Bruno, tu va' da Michele! Qui ci penso io, tranquillo."

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