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Capitolo 9

Già durante la preparazione avevo percepito qualcosa di magico in campo. Le ragazze, che avevo invitato a darsi da fare durante le vacanze, mi avevano ascoltata alla lettera e si erano presentate in palestra in ottima forma. La nostra straniera, una serba promettentissima di nome Iankovuc, che aveva subito un infortunio al ginocchio un paio di anni prima, era inarrestabile. A differenza mia, lei aveva superato quel trauma con grande determinazione e si stava dimostrando una risorsa fondamentale per la squadra.

La stagione stava andando ben oltre ogni più rosea aspettativa, anche se c'era una preoccupazione che non riuscivamo a ignorare. Sabrina La Rosa, una delle nostre schiacciatrici più forti, cominciava a lamentarsi di un fastidio alla schiena. Decisi di non convocarla per un paio di partite, sperando che il riposo l'avrebbe aiutata a recuperare in vista dei play-off.

I quarti di finale furono una passeggiata, ma durante l'ultimo set, Sabrina mi chiese di essere sostituita perché il dolore alla schiena era insopportabile. Decisi di cambiarla immediatamente, ma purtroppo la mia mossa arrivò troppo tardi. Dopo la partita, nello spogliatoio, Sabrina camminava male e mi fu comunicato immediatamente. Insieme ai medici dello staff, decidemmo di sottoporla a una risonanza magnetica urgente. La diagnosi fu un duro colpo: un principio di ernia al disco. La notizia scosse tutte le ragazze, me compresa. La nostra schiacciatrice titolare, che avevamo tanto sperato di avere al nostro fianco, non sarebbe stata con noi per la semifinale e, forse, nemmeno per la finale scudetto.

Fortunatamente, le ragazze capirono che piangersi addosso non avrebbe risolto nulla. Spinte da una Iankovuc straripante, che sembrava invincibile, riuscimmo a raggiungere la finale. La sostituta di Sabrina, una giovane e dolce ragazzina palermitana di nome Giulia, giocò una partita impeccabile. Senza strafare e seguendo i miei consigli, dimostrò di essere all'altezza della situazione e si rivelò una risorsa inaspettata.

E così, ci ritrovammo a giocare la finale per lo scudetto. La mia seconda occasione. Non come giocatrice, ma come allenatrice. Ma sempre di scudetto si trattava. E poi, avevo una promessa da mantenere con la Gruen.

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