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Capitolo 7

In molti casi di infortuni sportivi, avevo visto atleti riprendersi e tornare a giocare ai loro livelli. Inoltre, in quegli anni, uno slogan pubblicitario famoso continuava a martellare nella mia mente: "Impossible is nothing" (niente è impossibile).

Purtroppo, quella era una bella frase, ma non veritiera nel mio caso. Provai a sopportare il dolore, a non seguire più i consigli dei medici, perché ero troppo giovane e volenterosa per abbandonare il mio sport e il mio sogno. Ma con gli anni, compresi che dovevo desistere. Ogni volta che provavo a saltare, sentivo una sensazione di instabilità al ginocchio che rendeva impossibile realizzare quel desiderio.

Le lacrime e i momenti di solitudine divennero quotidiani, finché un giorno ricevetti un invito da una tv locale di Parma per partecipare come ospite a un programma sportivo sul volley. Mi trovai a mio agio nello studio, e il pubblico da casa si dimostrò affettuoso, riempiendo la casella di posta elettronica della tv con domande per me. Visto il grande successo, mi offrirono un contratto come ospite fissa, e successivamente come commentatrice delle partite della Maxicono Parma femminile. Cominciai a studiare e a allenarmi nel dialogo con le persone.

In quella squadra giocava ancora la Gruen, ormai quasi quarantenne e alla fine della sua carriera. Da quella finale non era riuscita più a vincere nulla. Non sapevo perché, ma c'era ancora astio tra noi. Il tempo e il dolore avevano affievolito la mia ira, ma lei, ogni volta che si presentava l'occasione di incrociarmi, non perdeva occasione per lanciarmi segnali pieni di rabbia.

Un giorno, dopo una partita persa, lo staff televisivo la invitò per un'intervista in diretta, intervista che avrei dovuto realizzare io. Quando arrivò davanti alle telecamere, mi strappò il microfono di mano e, con tono sprezzante, disse: "Non so perché fate parlare questa qui di volley, visto che non sa nulla e non ha mai vinto uno scudetto!"

Colta alla sprovvista, per la prima volta nella mia vita, reagii male alla provocazione e, con la rabbia che mi montava dentro, feci una promessa al pubblico e a lei: "La Gruen, oltre a non essere molto educata, non dev'essere aggiornata sui fatti, visto che sto studiando da allenatrice, e in cinque anni andrò a riprendermi la mia finale e il mio scudetto!"

A mente lucida, pensai che quella dichiarazione fosse stata una martellata sui miei stessi piedi, ma in realtà si rivelò essere la chiave di volta per il mio futuro. Proprio la Maxicono Parma, che da diverse stagioni non riusciva a ottenere risultati decenti, mi offrì un ruolo nello staff come allenatrice in seconda. Accettai con entusiasmo. La Gruen, nel frattempo, cambiò squadra e tornò a giocare in Belgio per una stagione, prima di intraprendere la carriera da telecronista.

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