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9) WALPURGIS


"Sono trecento anni che aspettiamo la tua venuta, mio signore. Molte avevano perso la speranza, ormai. Anche io, che tu possa perdonarmi, ho spesso dubitato che mai avrei visto questo giorno. Eppure, mio signore, ora sei qui e parli della Terra dei Vitelli".

Il volto di Salende era radioso mentre stringeva le mani di Wal. Radioso e colmo di una speranza e di una fiducia che lui non credeva possibile provare verso un altro essere umano. Vederla lo riempiva di una gioia immensa, sebbene questa gioia fosse offuscata da una grande paura: quella di poterla deludere. Mai, mai avrebbe desiderato farlo.

La Terra dei Vitelli, lui non sapeva né dove fosse, né cosa fosse. Eppure l'aveva già sentita nominare da Salice Splendente. Se anche le Yaonai sapevano della sua esistenza, doveva esserci un fondamento in quello che dicevano. Ma quale?

"Sì, Salende, non temere, non c'è nulla da perdonare. Ma continua a raccontare, ti prego" la incalzò.

"Certo, certo" fece lei, stropicciandosi le mani. Dubbio, timore, gioia e giubilo lottavano in lei alla pari, trattenendola quando voleva lasciarsi andare, spronandola quando cedeva all'incertezza. Benché titubante, alla fine riprese a narrare. Wal trattenne il fiato e rimase in silenzio, nel timore di sbagliare ancora.

"Il nostro Walpurgis" esordì con un filo di voce, quasi temesse orecchie indiscrete "fuggì dalla Terra dei Vitelli assieme a tutta la sua famiglia e al suo popolo; terra amata e mai dimenticata, oppressa da un signore violento che gli invidiava la saggezza e la conoscenza del segreto del fuoco. Di questo segreto Walpurgis era sacerdote e custode. Il popolo di Walpurgis non conosceva la guerra, non amava le armi o la violenza. Da secoli vivevano in pace e con giustizia e lui amministrava sia l'una che l'altra. Era un uomo buono e pacifico, il Santo: amava il buon cibo, la compagnia e le belle donne. Quattro ne aveva sposate e da esse aveva avuto nove figli, quattro dei quali sposati con bellissime donne che gli avevano dato numerosi nipoti.

Era un uomo felice, Walpurgis, amava riamato la sua gente e conduceva un'esistenza serena, coltivando quella terra benedetta e adorando il suo Dio che rischiarava le notti e difendeva dal freddo. A chi ne faceva richiesta, elargiva saggezza e fuoco. Mai fu avaro del suo sapere verso chi ne aveva bisogno, sempre lo diede e lo condivise con tutti, tenendo per sé soltanto il segreto di cui era custode. Un segreto terribile e potente. Un dono unico: come generare il dio dalla materia inerte. Ma il Santo temeva la violenza del nuovo signore di quelle terre benedette dal sole e dall'acqua.

Anca-tek era il suo nome e arrivava dalla sconosciuta terra di Un. Costui era rozzo come il suo popolo, gente violenta arrivata da lontano, vestiti di pelli e mangiatori di carne cruda. Nomadi senza la saggezza del fuoco nelle loro tende, fredde e implacabili d'inverno come il cuore del nuovo signore. Costui avrebbe fatto di tutto pur di avere, lui soltanto, il segreto di Walpurgis. Ah, se soltanto il nuovo signore si fosse dimostrato meno selvaggio e violento! Il sant'uomo avrebbe condiviso anche con lui il suo dio e le loro tende non sarebbero state più buie e fredde. Avrebbero vissuto insieme e in pace. Ma Anca-tek voleva tutto, voleva il suo segreto. Per averlo, avrebbe ucciso anche tutta la gente di Walpurgis, se fosse stato necessario. Il santo odiava la violenza e amava troppo il suo popolo per sacrificarlo in quel modo, ma sopra a ogni cosa temeva il potere che il segreto del fuoco avrebbe dato ad Anca-tek se se ne fosse impadronito.

Così offrì la sua vita ad Anca-tek per salvare quella della sua gente; in cambio della loro salvezza avrebbe acceso per tutta la vita i focolari nelle tende degli Un. Era un'offerta generosa, però nemmeno questo bastò a quell'uomo spietato. Voleva tutto, a costo di distruggere qualunque cosa camminasse su quelle terre un tempo benedette. Voleva il segreto del fuoco. Solo quello gli interessava. Era diventata un'ossessione per lui. Non ottenendolo divenne furioso e uccise a caso. A migliaia caddero sotto i suoi colpi impietosi. Gente pacifica, inerme, timorosa della morte, i Taurini la preferirono piuttosto che difendersi. Così la gente di Walpurgis il Santo andò a trovarlo e lo pregò, lo implorò di portarli via, lontano da quegli uomini bestiali.

Il Santo davanti alle preghiere del suo popolo non seppe dire di no.

Benché  prossimi all'inverno, con la morte nel cuore abbandonarono le loro case, portando con sé gli armenti, arnesi e sementi, tutto il loro avere. Attraversarono la pianura, inseguiti dalle orde di Anca-tek. Attraversarono fiumi e torrenti, incalzati da quelle furie. Arrivati alle montagne, per avere tempo di allontanarsi ancora, lanciarono contro ai cavalieri le mandrie. Funzionò. Con le lacrime negli occhi la gente di Walpurgis incitò gli animali che li avrebbero rallentati nella scalata. Con la forza li obbligarono a tornare indietro. Per loro rappresentavano la ricchezza e il passato. Era la vita stessa che li abbandonava. Erano un popolo di terra e di terra vivevano. Ora non avevano più niente. Erano una massa di derelitti che fuggiva senza meta e senza futuro. Salirono finché arrivarono alla neve e continuarono ancora a salire. Soltanto il freddo e il gelo potevano mettere una barriera invalicabile tra loro e quegli uomini violenti, dandogli la possibilità di fuggire. Scalarono montagne altissime in pieno inverno e solo allora poterono lasciarsi indietro le orde di Anca-tek, ma molti furono coloro che cedettero alla fatica. La salita divenne difficile. Gli anziani e i bambini furono i primi a fermarsi, i deboli li seguirono dopo poco. Protetti dal dio che dava luce e calore, solo i più forti salirono dove Anca-tek e i suoi non poterono più resistere al freddo e tornarono finalmente indietro.

I superstiti salirono ancora e arrivati in cima alle montagne, ne discesero il fianco opposto. Ma Anca-tek era furioso. Aveva fallito e non poteva accettarlo. Deluso, il suo animo reclamava vendetta e la cercò presso chi era più potente di lui: Invocò, implorò gli dei della terra e della roccia perché vendicassero la sua ira.

Immolò cinquecento vitelli del popolo di Walpurgis perché lo ascoltassero e loro, soddisfatti, esaudirono la sua orrenda preghiera. Scossero violentemente la terra e le montagne e enormi quantità di neve scesero dalle cime più alte fino giù a valle. Travolsero il popolo di Walpurgis, seppellendoli e facendoli scomparire dalla memoria dell'uomo. Solo il Santo, la sua famiglia e pochi altri che erano in testa alla colonna, scamparono alla furia di Anca-tek. Di una moltitudine erano rimasti in pochi. Del popolo dei Vitelli, soltanto cinquanta dei diecimila che seguirono Walpurgis sulla montagna, ne ridiscesero. Ma il freddo e la fame, la disperazione e la perdita della loro bella terra benedetta, segnarono il destino di molti di essi. Prima che giungesse la primavera, solamente venti seguivano ancora i passi del Santo. Nessuno dei nipoti sopravvisse, le mogli soccombettero alla fatica. Almeno i figli, poté salvarli. Di diecimila, erano rimasti in venti. Terminate le montagne davanti a loro trovaron una foresta sterminata di cui non sapevano nulla e ne ebbero paura. Non avevano armi, il cibo era terminato da tempo, i vestiti erano laceri e non sapevano dove andare. I nove figli del Santo avrebbero voluto fermarsi ai piedi delle montagne, perché ormai si consideravano in salvo.

Tra loro e Anca-tek c'erano quelle montagne terribili che l' avevano fermato, dissero al padre.

Ma il Saggio non si lasciò convincere. Sapeva che la neve si sarebbe presto sciolta lasciando liberi gli alti passi e le orde di Anca-tek li avrebbero inseguiti di nuovo. La sete di potere di quell'uomo era implacabile e la determinazione a raggiungerli incrollabile, perché avevano ancora il germe del dio che li aveva protetti dal freddo e dal buio sui monti. A quello dovevano pensare, sopratutto. Queste parole scaldarono il cuore dei dubbiosi.

Così cacciarono animali selvatici e li offrirono in dono al Sole Invitto perché li proteggesse nel loro cammino. Fecero una pira sopra la quale gettarono le carcasse scuoiate e quel grande fuoco diede loro nuovo coraggio. I più riconobbero come sagge le parole di Walpurgis e ancora una volta accettarono di partire. Si inoltrarono nella foresta impauriti e incerti, eppure mai si distanziarono dal Santo che li procedeva con passo fermo. Vecchio e stanco come era, sembrava che la sua determinazione non finisse mai. Gente ben più giovane di lui trovò la fine per non aver avuto la forza di alzarsi ancora. In cinque rimasero indietro prima della fine della primavera.

All'inizio dell'estate, con il Santo restavano soltanto i nove figli e cinque servi, i più forti e tenaci. Eppure anche loro erano stanchi e demoralizzati. Per quanto amassero il Santo, tre iniziarono a dubitare di lui. Avrebbero voluto abbandonarlo, fuggire da chi li aveva portati alla distruzione, ma non sapevano dove andare. Rimasero più per paura dell'ignoto che non per fede. Quella ormai l'avevano smarrita sulle montagne assieme ai loro cari. Del Popolo dei Vitelli, non restava più nulla. Solamente un ricordo che presto sarebbe svanito nella polvere.

Nel tentativo disperato di portarli verso la salvezza, Walpurgis li aveva invece condotti alla distruzione e questo pesava sulla sua coscienza di uomo onesto e retto. Non sapeva darsi pace. Si sentiva colpevole e solo il desiderio di non perdere anche i figli, lo spronava a proseguire ancora. Così, proseguendo verso Nord, a metà estate arrivarono sulla riva di un grande fiume, il Sardon, che segnava il confine del dominio delle Yaonai. Ringraziarono il Sole Invitto, per averli condotti per la giusta via, cacciarono animali e li sacrificarono sulla pira sacra. Eppure, per quanto felici di essere arrivati alle rive di quel fiume immenso, ben presto si accorsero di essere in trappola. Nella loro terra benedetta avevano torrenti e fiumi ed erano abituati a guadarli, ma mai ne avevano visto uno così vasto e imponente e vennero bloccati dalla sua immensità.

Indietro non potevano tornare per timore di Anca-tek e innanzi la strada era sbarrata. Per quanto tentassero di attraversare il fiume, le sue correnti continuamente li rigettavano indietro. Per tre giorni tentarono, ma ogni sforzo si rivelò vano. Al quarto giorno, disperato il Santo volle chiedere consiglio al dio che li aveva condotti salvi fino a lì. Si ritirò in solitudine nella foresta per tre giorni, digiunò e pregò, vagando senza meta in attesa che il Padre Celeste gli portasse consiglio. Sperava e pregava, digiunava e implorava, eppure per due interi giorni non giunse nulla. All'alba del terzo giorno si svegliò e finalmente un prodigio gli indicò la via. Tra i rami della foresta, un raggio del sole nascente attraversò l'aria fino a terra, illuminando un gruppo di rocce sotto le quali si era rifugiato per la notte. Incuriosito Walpurgis lo seguì e nel punto esatto dove il raggio di sole colpiva la roccia, vi era una cavità tra due massi, angusta e profonda. Era stretta, tanto che solo un uomo molto magro poteva sperare di oltrepassarla, ma digiuno e fame avevano svuotato il suo corpo ed il Santo passò agevolmente. Dietro al passaggio si apriva una galleria, abbastanza spaziosa per farlo proseguire. Procedeva verso il grande fiume. Il raggio di sole gli illuminò per un tratto la via, poi svanì lasciandolo al buio. Walpurgis era certo: il suo dio gli aveva indicato la via della salvezza. Con la speranza nel cuore tornò indietro, raccontò ai suoi quello che aveva trovato e li esortò a prepararsi a partire. Servivano acqua, cibo, torce, molte torce per illuminare il cammino e fede, sopratutto tanta fede.

Chi non avesse avuto fede nel Sole Invitto e nel figlio suo, il fuoco benedetto, non avrebbe potuto accedere alla salvezza, disse ai suoi per spronarli. E loro, che erano maestri nel fabbricare torce, dieci a testa ne prepararono con quel che avevano. Raccolsero acqua e quel poco cibo che trovarono e partirono. Ma ben presto il Santo si accorse di aver commesso un errore gravissimo: nella fretta di tornare dai suoi figli non aveva segnato la via del ritorno.




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