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8b) SOSPETTI

Dopodiché la rivide ogni giorno. Gli piaceva la sua compagnia senza altro fine che l'amicizia. Al semenzaio, oppure nella Radura dei Giochi, lei era là, sempre insieme alle sue sorelle a prendersi cura delle placente e dei bambini.

Ormai le donne a guardia della radura dei giochi lo conoscevano e lo lasciavano passare senza più domandargli nulla. Al suo avvicinarsi sorridevano e lui sorrideva a loro, senza altro scopo o fine che non fosse questo. Quelle Ratnor, quelle Postulanti, nemmeno si rivolgevano a lui come Padre di Tutti.

Lo capiva dagli sguardi che avevano, sinceri, aperti e franchi. Sguardi che non sottovalutava, perché era certo che quelle donne avrebbero dato la vita per salvare i bambini ignari dei pericoli che correvano. Quando poi si fermava a guardare per qualche tempo i loro giochi spensierati, aveva modo di pensare che un popolo che abbandonava i propri figli era destinato a scomparire nel nulla e per un Varego, un comportamento simile non era accettabile.

Un giorno lo disse anche a Salende, ma lei non rispose. Il suo animo sereno si rabbuiò solo un momento.

Parlando seppe da lei che mancavano ancora due lune alla nascita di suo figlio, cadendo il termine poco prima della Festa di Rasmet. La Ratnor gli spiegò ancora varie cose della vita del villaggio e dei Ratnor. Ma mai, nonostante le sue richieste, onorò la promessa di raccontargli quello che sapeva su Walpurgis. Ogni volta che sembrava sul punto di farlo, velocemente si ritraeva in un mutismo ostinato che lui non volle mai forzare, per timore di fare la cosa sbagliata. Capiva che Salende temeva qualcosa, che aveva paura, però l'attesa era estenuante. Non voleva rischiare un nuovo fallimento, perché voleva sapere di più su quell'uomo vissuto all'epoca di suo nonno e di cui ora portava il nome.

Eppure, dopo aver atteso per quasi due settimane, non poteva attendere oltre. Il tempo passava e sapere di avere a portata di mano delle informazioni preziose era snervante.

Sospirò, lasciandosi cullare ancora per un poco dalla brezza e dal sole, ma ormai era diventato troppo forte per poterlo sopportare oltre. Non poteva più tergiversare, doveva andare a incontrare Salende e agire. Ancora non lo sapeva come, eppure sapeva che qualcosa doveva fare. A malincuore lasciò il fresco e verde mare ondeggiante e iniziò la discesa. A ogni ramo che scendeva sentiva l'umidità aumentare e quando arrivò davanti alla sua stanza già boccheggiava. Appena lo sentì arrivare, Ranuncolo lo raggiunse sulla balaustra.

Quando lo vide Wal si predispose a sopportarne i rimbrotti e i rimproveri, invece il Sednor non gli disse nulla. Annuì soltanto. Era preoccupato. Non aveva la solita espressione corrucciata di quando lo vedeva scendere dalla cima dell'albero. A dire il vero non pareva nemmeno contrariato e questo allarmò il ragazzo. Per quanto non glielo avesse mai detto apertamente, sapeva che il Sednor non approvava che salisse così in alto perché temeva per la sua vita. Quindi, se quella volta non gli diceva nulla, doveva esserci un motivo serio.

"Va tutto bene, Ranuncolo? " gli fece insospettito.

" In verità, no, mio signore Leta. Un problema ci sarebbe, anzi due " gli rispose il servitore, senza giri di parole. Doveva essere qualcosa di ben serio, allora. Gli fece cenno di parlare.

"Sono le tue visite al Semenzaio e alle Postulanti, che non vanno" gli disse esplicito.

" Sorelle della Vita" lo corresse piano.

"Come dici, Leta?"

"Loro preferiscono chiamarsi Sorelle della Vita, non lo sapevi?". Il Sednor non riuscì a trattenere un sorriso nonostante volesse apparire austero. Acconsentì, tornando serio.

"Lo sapevo, sì. Certamente. Ma questo non cambia il problema. Ti devo chiedere di non rivederle più, altrimenti potrebbero esserci problemi molto più gravi di quelli che già ci sono".

"Ovvero?".

Il Sednor fece per parlare ancora, ma poi si fermò e si guardò attorno. In vista non c'era nessuno, però non si poteva mai dire. Gli fece cenno di seguirlo all'interno della camera. Wal a malincuore lo seguì, temendo il calore che vi avrebbe trovato. Una volta dentro, fu anche peggio di come pensava. Rimanere a lungo nell'albero era impensabile. Esortò Ranuncolo a fare in fretta.

"È presto detto, mio signore. Come temevo i Ratnor sono delusi per come trascuri le loro donne e hanno deciso di mandare una delegazione a Flot di Yasoda per chiedergli di mandare qualcun altro al tuo posto".

Punto sul vivo, Wal si risentì: "Possono farlo?"-

"Possono provarci, comunque è grave lo stesso. Questo comprometterebbe la loro fiducia nei tuoi confronti. Ti seguirebbero ovunque, in qualunque momento. Sarebbe una grave limitazione alla tua libertà di movimento. Credo sia inutile dirti cosa comporterebbe una cosa del genere, vero?".

Wal non rispose, annuì soltanto. Sapeva benissimo cosa voleva dire vivere in una comunità dove ogni cosa era condivisa e tutti sapevano tutto di tutti. Se questa gente si fosse messa in testa di seguirlo e spiarlo in ogni spostamento, sarebbe stato molto difficile incontrare ancora liberamente i suoi amici. Ovviamente non era quello che voleva e lo sapevano entrambi. Recriminare non sarebbe servito a nulla.

"Cosa devo fare?" disse a malincuore.

"Devi dedicarti subito ai tuoi compiti di Padre di Tutti. Credo che sei, sette nomi di femmine Ratnor al giorno, potrebbero mettere le voci a tacere. Se lo desideri, potrei darti una pozione più blanda per...".

A sentir parlare di essere ancora drogato, gli montò una rabbia improvvisa.

"No, non voglio! Non possono pensarci loro, alle loro donne?" disse ribellandosi. Sentiva il sangue martellargli le tempie dall'ira. Il caldo, l'umidità opprimente, il sudore che gli colava lungo il collo coperto dalla lunga chioma, lo avevano esasperato. Gli mancava l'aria, voleva uscire all'aperto. Voleva vedere Salende, avere un poco di pace. A malapena sentì quando Ranuncolo parlò.

"Sono sterili, mio signore. Tutti i maschi Ratnor sono sterili. Anche Flot ha dovuto usare il seme di suo padre per fecondare sua moglie".

Allibito, Wal fece fatica a crederci.

"Tutti? Ma... come... è stato possibile"

"Non me lo chiedere, non saprei. Però sono sicuro che le Grandi Madri possono farlo, come sono sicuro che Radice è suo fratello e non suo figlio, come ci ha detto".

Wal ascoltò con interesse l'ultima affermazione e apprenderla lo calmò. Tra il suo popolo un uomo che non poteva avere figli era paragonato a un pezzo di legno che non bruciasse nel focolare. Era un'ignominia, una disgrazia, una vergogna seconda soltanto al trovare un uomo congiungersi con un altro uomo. Se questo era il prezzo che Flot e i suoi erano stati disposti a pagare per l'immortalità, meritavano tutto il suo disprezzo.

"Quando devo cominciare?" fece al servitore, dopo aver ripreso il controllo delle sue emozioni.

"Oggi stesso, mio signore, e forse sarà ugualmente tardi" fu la risposta schietta di Ranuncolo.

Wal capì che non poteva fare altro. Accettò.

"Va bene, ma prima devo vedere ancora una volta Salende. Dopo sarò di nuovo di quelle femmine". Lo disse con un tale disprezzo che il Sednor parve compiaciuto a sentirglielo dire. Con molto tatto, proseguì.

"Mio signore, capisco che tu non ti possa più fidare di me come una volta, però con questo caldo... potresti non... insomma, potrebbe essere difficile... forse con un piccolo... blando, leggerissimo... aiuto... ".

Nonostante la sua cautela, Wal capì immediatamente che Ranuncolo stava parlando di drogarlo e in cuor suo sapeva che probabilmente aveva ragione. Per quanto fosse giovane e vigoroso, quello che gli chiedevano andava oltre la resistenza umana. Non trovò nemmeno la forza di arrabbiarsi ancora con lui. Scosse la testa.

"Non voglio perdere ancora il senno, Ranuncolo" disse rassegnato.

"Se avessi fiducia in me, potrei... ".

"Hai detto bene, se avessi fiducia" ribatté " Ma come faccio ad averne ancora, dopo tutte le volte che mi hai mentito?".

"Sempre a fin di bene, in fondo però come darti torto?" ammise il servitore "Da quando sei arrivato, sei stato manipolato, usato e sfruttato in molti modi. Eppure ti garantisco che ora i nostri scopi sono i medesimi".

Wal si schernì: "Provamelo".

"Ti ho detto cose che nessun Gopanda ha saputo, prima di te".

"Forse è vero e forse no".

"Ti ho restituito il Libro di tuo nonno!".

"Menti! L'ho trovato per caso!".

Colpito nel vivo, Ranuncolo parve rassegnarsi alla sconfitta, ma poi il volto gli si illuminò, come se avesse trovato la soluzione al suo dilemma.

"Chi ha ancora la tua fiducia, mio signore?" gli fece e vedendolo farsi serio, aggiunse svelto "È importante, credimi. C'è ancora qualcuno di cui hai fiducia?".

Wal ci pensò su. Non era facile. Radice, forse, però iniziava a pensare che anche lui fosse una pedina in quel gioco così complesso. Flot, no, non più ormai. La Grande Madre, sì, Salice che Ride non gli aveva mai mentito. Era l'unica in cui riponesse ancora fiducia.

"La Grande Madre" disse a Ranuncolo che annuì soddisfatto.

"Ti posso dare una informazione che potrebbe interessarti" iniziò a dire "Una cosa che vorresti sapere. Allora forse avresti ancora fiducia in me".

Stuzzicato nella curiosità, Wal accettò la sfida: "Sarebbe?".

"Tua madre, la Yaonai Salice nel Vento, che conoscevi come Lilith delle Foresta! So dove si trova".

Wal era certo che qualunque cosa gli avesse detto il Sednor avrebbe saputo ribatterlo, ma evidentemente si sbagliava, perché quando sentì quel nome, si bloccò. Il cuore perse un colpo e trattenne il fiato senza rendersene conto. Dopo un tempo che gli parve interminabile, respirò ancora.

"Dimmi. Come sai di lei?" gli disse con il cuore che batteva in gola.

"Ragiona invece" ribatté il servo "Soltanto così potrai capire se avere ancora fiducia in me".

"Vai avanti".

"A chi hai parlato di tua madre, da quando sei arrivato in queste terre? Forse a Flot? A Radice? A me?".

Cercando il più rapidamente possibile nella memoria, gli parve di no, di non aver mai parlato a nessuno di sua madre. Era confuso. Negli ultimi mesi la memoria gli aveva tirato dei brutti scherzi, eppure... "No, a nessuno. Non l'ho detto a nessuno!" affermò, cercando di dare alla sua voce una certezza che non riusciva ad avere.

"Ne sei certo? Perché a me risulta che almeno a una persona tu abbia parlato di tua madre. Concentrati, ricorda. Guarda nel passato".

<Guarda nel passato, guarda nel passato... sembra facile>  pensò, ma si concentrò ugualmente, si spremette le meningi fino a quando la risposta giunse come un lampo, s'illuminò per un istante davanti ai suoi occhi come una lucciola, poi altrettanto rapidamente scomparve. L'aveva avuta a portata di mano e non aveva saputo afferrarla.

Stanco, accaldato e deluso si dichiarò sconfitto. Abbassando lo sguardo, lo dovette ammettere: "Non ci riesco".

Il sentire parlare di sua madre aveva riaperto una ferita che credeva rimarginata. Il non sapere rispondere al Sednor lo fece sentire male. Era deluso di se stesso.

Ranuncolo sembrava affranto quanto lui :"Va bene, Leta. Quando ricorderai, capirai se fidarti o meno delle mie pozioni. Ora vai, si fa tardi. Vai da Salende" gli disse, poi il Sednor si voltò per fargli capire che il colloquio era terminato e lui sentì il mondo crollargli addosso.

Senza avere più nulla da dire, Wal fece per andarsene, ma quando giunse sulla soglia si fermò. Un'illuminazione improvvisa gli fece tornare in mente quello che prima non era riuscito ad afferrare al volo: <mia nonna! > Pensò.

Poi, tornando indietro:"Salice Splendente!" disse ad alta voce, facendo sussultare Ranuncolo che si congratulò con lui.

"Esatto! E chi può avere così tanta fiducia in me da parlarmi di tua madre?".

Wal rifletté un attimo. Dubitava che sua nonna si mettesse in contatto con Ranuncolo, quindi doveva essere qualcuno che era stato di recente in contatto con lei. Poi si rese conto dell'assurdità di quello che stava pensando. Sua nonna era morta tre secoli prima. Nessuno, a eccezione di Flot e delle Yaonai erano stati presenti e testimoni di quell'epoca. Quindi potevano essere soltanto le Yaonai, perché Ranuncolo odiava Flot con tutte le sue forze. E tra le Yaonai, soltanto una poteva saperlo. Capirlo gli fece tornare la voglia di sorridere.

"La Grande Madre" disse piano e Ranuncolo annuì soddisfatto.

"Bene, mio signore. Bene" aggiunse sollevato "Ora abbiamo ambedue delle cose da fare, credo. Perciò ti auguro una buona giornata".

"Di mia madre, Ranuncolo, cosa mi dici di lei?" fece ancora lui, speranzoso. In fondo non aveva ancora saputo nulla dal suo servitore.

 Il Sednor  lo guardò per un attimo, indugiando. Poi:"La prossima luna. Mi ha detto di riferirti che vi incontrerete la prossima luna".

"Tu l'hai vista, dunque!" sbottò.






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