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6) IL GRANDE VECCHIO

Wal scoprì di avere tante cose da raccontare a Neko. Troppe. Talmente tante, che fece fatica a trovare il punto da dove iniziare.

Solo poco più di nove mesi erano trascorsi dalla sua partenza dalle terre dei Vareghi, eppure era come se fosse passata una vita intera.

Per lui, almeno, nulla era più come prima. Lui stesso non era più come prima.

Allora gli raccontò del nome che rinnegò, di quello che portava ora, di tutte le cose che Radice e  Flot avevano fatto per lui.

Quando sentì quei nomi, il vecchio divenne improvvisamente attento.

"Flot? Intendi Flot di Yasoda? È ancora vivo quel figlio di un cane?" disse in un impeto di rabbia che stupì Wal.

"Lo conosci?" gli domandò, ma vedendo che l'altro fingeva di non sentire, preferì non insistere. Seguitò a narrare.

Parlò del tentativo di suicidio e della malattia che lo portò a un passo della morte. Parlò dei Ratnor, dei Sednor, delle Yaonai, della Grande Madre, di Gioturna e dei Soluni, di quello che volevano da lui e di quello che ancora non aveva capito. Gli narrò quello che aveva scoperto della sua missione come Sanzara, del Rammarico del suo avo e di come si fosse liberato delle anime di tre di coloro che l'avevano preceduto.

Parlava, parlava e parlava ancora, incessantemente. Man mano ebbe l'impressione che un sacco fin allora troppo pesante, pian piano si svuotasse divenendo leggero da portare.

Parlare con Neko, aveva la stessa facilità di sempre.

Il maestro ascoltava, annuiva, spesso domandava. Pareva capire tutto al volo. Tutto quello che udiva, per quanto strano fosse, sembrava non stupirlo.

Era bello poterlo fare liberamente.

Mentre lo faceva, aiutava il maestro a togliere le armi ai due amici profondamente addormentati, ignari di quello che gli stava succedendo. Quando le ebbero tolte tutte, i due giovani non sembravano più tanto spaventosi da vedere. Gli lasciarono solamente i pugnali infilati a vita. In fondo erano pur sempre guerrieri Vareghi e non volevano umiliarli troppo. Se volevano il loro aiuto, non dovevano esagerare.

Almeno sarebbero stati ad armi pari, quando avessero ripreso i sensi, pensò Wal.

Comunque facevano ancora impressione, là, stesi nell'erba profondamente addormentati, con le barbe e i capelli arruffati.

Intanto parlava e raccontava.

Quando parlò dell'Infame, Neko parve rattristarsi. Divenne taciturno, si ritirò in se stesso rabbuiandosi. Anche se ascoltò con grande interesse le cose che gli disse, tacque. Il ragazzo trascinato dal fervore del racconto nemmeno se ne accorse.

Era troppo felice per accorgersene. Wal ritrovò quel legame della Casa del Sanzara e lo sentì vivo, vitale, mai interrotto. Il tempo passò veloce, volò via senza sforzo.

Passarono del tempo a cercare un luogo che potesse andare bene per le armi. Trovatolo le deposero accuratamente. Quando già Wal stava per ricoprirle, Neko lo fermò, si tolse le spada e la pose in cima, insieme alle altre. Lo fece con calma, senza indecisioni. Anche lui conservò solamente il pugnale nella cinta. Con cura poi iniziò a ricoprirle, incurante della sorpresa del ragazzo.

"Neko, io non... credevo... forse, che almeno tu... " disse confuso, balbettando, non trovando le parole... ma l'anziano uomo comprese lo stesso.

"Non mi servono, credimi. Poi sarebbe più pericoloso per tutti portarle. Abbi fiducia" gli sorrise e in quegli occhi limpidi il ragazzo trovò difficile non concedergli quello che chiedeva.

Neko, prima di coprirle del tutto, si portò le dita alla bocca e sfiorò la custodia della spada con affetto, salutandola come fosse in procinto di separarsi da una persona cara.

Wal preferì non domandare nulla. Ognuno aveva diritto ai suoi segreti, se voleva.

Tornarono alla radura: i tre ancora dormivano.

Si sedettero accanto alla sorgente. A un certo punto, si accorsero di avere fame.

Il sole tramontava e le ombre dei rami si allungavano nella piccola radura. Il pomeriggio era quasi andato, la sera si avvicinava.

I tre uomini drogati non davano cenni di ripresa.

Benché avessero ancora alcune ore di chiaro a disposizione, Wal dubitò di poter arrivare al villaggio prima che la Guardiana si chiudesse e la cosa lo preoccupò. Avrebbero dovuto cercarsi un riparo per la notte.

Se non altro il vulcano era a nemmeno una mezz'ora di marcia, si disse.

Al momento almeno, però, non volle parlarne ancora. Dopo aver mangiato avrebbe cercato di svegliare Ranuncolo e con lui avrebbe trovato una soluzione.

Neko tirò fuori dalla sacca dei frutti duri, croccanti e profumati che aveva raccolto nella foresta. Succose e dolci, piccole e selvatiche, l'anziano uomo le chiamò mele e Wal le accettò con gioia.

Le gradì molto e in breve le finirono. Solo che con esse non terminò la fame. Rendendosi conto di non avere nulla da dividere con il suo ospite, un po' a disagio si guardò attorno. A parte l'acqua della sorgente non vide nulla che potesse andare bene, poi, quando già iniziava a disperare, lo sguardo gli si posò sulla sacca di tela di Ranuncolo. Il servitore portava sempre qualcosa di commestibile. Fece cenno a Neko di attendere.

Il Sednor era ancora steso a faccia in giù, con le braccia inerti lungo il corpo. Russava sommessamente con il naso piantato nell'erba, immobile. La droga nella birra era più potente di quello che credeva e fu lieto di averne bevuto un sorso appena.

Nello stramazzare a terra la sacca era scivolata lungo la schiena del Sednor lasciando uscire una parte del contenuto. A prima vista non parve esserci nulla di importante, poi la sua attenzione fu attratta da qualcosa che, ricoperto in parte da un pezzo di tela, usciva all'esterno. Andò vicino al corpo inerte di Ranuncolo. Lo toccò per vedere se reagiva: si scosse appena, grugnì qualcosa, ma non si svegliò.

Tirando lo straccio vide che era un pezzo di carne salata che spuntava dall'interno e diede uno strattone. Nella fretta sparse sulla schiena del Sednor il contenuto della sacca.

Ne uscì una pagnotta di pane, alcuni contenitori sigillati che rotolarono nell'erba, fiale, due boccali piccoli e un poco di cibo da viandante, ma sopratutto, srotolandosi dal canovaccio in cui era stato accuratamente avvolto, rimbalzando, cadde ai piedi di Wal il rotolo di foglie che Flot gli aveva consegnato. Il Libro delle Foglie!

L'aveva ritrovato! Ranuncolo lo aveva custodito per lui, oppure aveva voluto nasconderglielo? Raccolse il rotolo e con quello in una mano e nell'altra la carne salata e la pagnotta di pane, ritornò da Neko.

"Allora, Walpurgis dei Mandi, hai trovato qualcosa di interessante?" gli fece questi .

"Credo di sì" gli rispose porgendogli la carne e il pane da affettare.

Neko parve gradirli. Immediatamente tirò fuori il pugnale dalla cinta e con cura iniziò a tagliarne sottili strisce che distribuì equamente.

Poi si accorse che il ragazzo fissava il rotolo di foglie che teneva in mano, incerto se arrotolarlo nel tessuto che teneva sulle gambe o aprirlo.

"Problemi?" gli domandò

"Ricordi di Flot, il figlio di Aldaberon?".

Neko annuì senza capire, indicandogli con la punta del coltello le fette della carne secca.

"Ti ho parlato di un Libro che Aldaberon scrisse su di un fascio di foglie, ricordi?"

Il vecchio rimase perplesso, poi parve capire. Puntò il rotolo di foglie con il coltello.

"Sarebbe quello?"

"Esatto. Era nella sacca del mio servo. Credo volesse custodirlo, o nascondermelo, non so"

"Ora, cosa intendi farne?"

Wal rimase un momento a pensare. Prese una fetta di pane Tumbà e una striscia di carne secca. Quando li mise in bocca il pane era croccante e si sbriciolava, la carne dura e da masticare a lungo, però gli davano tempo prima di rispondere. Perché oltre la rabbia che provava contro Ranuncolo, gli rimaneva il dubbio se potersi ancora fidare di lui.

L'aveva sempre servito bene, è vero; quando si era trattato di aiutare Flot, anche se a malincuore, l'aveva fatto. Eppure l'aveva anche drogato e gli aveva sottratto il Libro di Aldaberon.

Per tutti quei mesi l'aveva tenuto nascosto, però se avesse voluto distruggerlo, avrebbe potuto farlo in qualunque momento e lui non l'avrebbe mai più visto. Invece il delicato rotolo era intatto, era stato tenuto con cautela per tutto quel tempo. Inoltre la Grande Madre pareva fidarsi di lui ciecamente e questo gli dava un certo credito, anche se in fin dei conti era lui che doveva affidargli la sua vita.

Non sapeva risolversi. Infine domandò a Neko:

"Tu cosa faresti?" Il vecchio fece per rispondere, ma un gemito lo bloccò.

I due si voltarono: Ranuncolo si era messo a sedere nell'erba e si teneva la testa tra le mani. Quando vide la sacca aperta e il contenuto sparpagliato sull'erba, si allarmò. A fatica si chinò a raccogliere gli oggetti che erano rotolati fuori e quando si accorse di quello che mancava si voltò verso Wal e Neko. Vedendo che quello che cercava era in mano al ragazzo, la testa gli crollò sul petto. Quando provò a mettersi in piedi per raggiungerli, le gambe gli cedettero e crollò ancora a terra.

"Perdono, mio signore" rantolò ancora disorientato, avvicinandosi sulle mani e sulle ginocchia. Quando arrivò davanti a Wal rimase inginocchiato davanti a lui, tenendo la testa bassa.

"Se mi permetti di spiegarti, mio signore... " continuò, ma Wal lo interruppe. Era troppa la delusione che provava in quel momento, per aver voglia di ascoltarlo.

"Mi hai mentito, Ranuncolo. Troppe volte, ormai, perché io abbia ancora voglia di crederti. Mi avevi detto che nella birra non c'era della droga e invece, guarda i miei amici. Cosa dovrei pensare di te, ora?"

Ranuncolo si voltò verso i due Vareghi e li vide ancora addormentati. Gemette qualcosa di incomprensibile, quando notò che erano stati spogliati delle armi, poi ritornò verso Wal:

"Ti giuro che non ti ho mentito, al contrario ho fatto di tutto per salvarti. La Grande Madre... "

"Lascia stare la Grande Madre e spiegami perché hai mentito sulla birra. Guardami!" la sua voce si fece minacciosa. Afferrò l'uomo per il bavero della camicia e gli fece alzare il volto con la forza. Quando gli occhi di due colori del suo servitore si fissarono nei suoi, si sentì a disagio e lo lasciò andare. Lo spinse indietro, facendolo cadere nell'erba.

Massaggiandosi la gola il Sednor ripeté:

"Non ti ho mentito, mio signore. Nella birra non c'era Artiglio del Sole. Un'altra erba, sì, ma innocua, rilassante".

Sogghignando mentre guardava Fredrik e Thorball, Wal fece:

"Mi sembra qualcosa di più che rilassante, direi"

"Solo se si esagera, come loro... o come me" aggiunse imbarazzato "Un sorso rilassa, due addormenta profondamente".

Neko annuì.

"Per questo non volevi berne, allora. Ne avevi già bevuto prima e la seconda era di troppo. Erba Nera, allora. Dice il vero, Wal " disse sicuro e Ranuncolo alzò di scatto lo sguardo su di lui.

"Vedo che l'ospite del mio signore conosce anche l'arte delle erbe".

I due rimasero a fissarsi. Wal ebbe di nuovo l'impressione che tra i due si stesse per consumare uno scontro che non avrebbe capito.

Neko si voltò a guardarlo: "Mi permetti di fare qualche domanda al tuo servitore?" lo disse in Varego, in modo che l'altro non potesse comprendere "So quello che faccio".

Wal acconsentì subito. Anche se non sapeva che intenzioni avesse, si era sempre fidato del giudizio del suo maestro. Inoltre gli aveva chiesto il suo aiuto, impedirgli ora di darglielo, non avrebbe avuto senso. Rimase in attesa di sentire quello che avrebbe detto Neko, con il rotolo di foglie bene in vista in mano.

"Rispondi, Setmin" disse tranquillo Neko in Tumbà. Wal ebbe la tentazione di domandargli cosa stesse dicendo, però si accorse della sorpresa di Ranuncolo e preferì tacere. Quella parola che lui non aveva capito, sembrava invece aver colpito il Sednor. Più che colpito, sconvolto forse era più corretto.

"Dove si trova il Popolo che Fugge, adesso. Rispondimi!" aggiunse secco Neko, vedendo che il Sednor si rivolgeva a Wal per non rispondergli.

"Ma mio signore... " fece confuso il servitore, afferrandogli una mano sperando in un soccorso, invece Wal ritrasse la mano dalla stretta.

"Rispondi al mio ospite. Te lo ordino".

"La vostra Signora, dove posso incontrarla" aggiunse Neko.

Sempre più stupito il Sednor tentò di prendere tempo.

Socchiuse gli occhi, le pupille di due colori divennero fessure fisse sul vecchio.

"Chi sei tu, per conoscere così bene il mio popolo? Rivelati e ti risponderò".

"Il tuo popolo? Allora sei prossimo a essere scacciato, vero? Quanto ancora, uomo?" gli fece Neko. Ranuncolo impallidì.

Farfugliò qualche parola incomprensibile, ma Neko lo incalzò.

"Quanto tempo, un viaggio, due forse ? E poi fuori!"

"La prossima Scelta, verrà il mio tempo" gridò quasi di botto Ranuncolo, abbassando di nuovo lo sguardo "La prossima Scelta farò anche io parte del Popolo che Fugge" aggiunse più pacato, provato nella voce. Neko annuì soddisfatto. Wal continuava a non capire, eppure voleva fidarsi del suo maestro.

"Poche lune, quindi. Bene. Dove si trova adesso il tuo popolo, Ranuncolo".

Questa volta il Sednor non oppose più resistenza. Neko pareva averlo colpito duramente.

"È al fiume, nella Palude del Sole" rispose docile.

"Dove posso incontrare la vostra Signora. Rispondi, uomo!" aggiunse brusco, vedendolo titubare.

"Al villaggio nella palude. Non si allontana quasi mai da lì!"  urlò quasi, arrendendosi del tutto.

"Bene, ora cominciamo a ragionare" disse soddisfatto il vecchio Varego "Perché hai drogato il mio giovane amico? Rispondi onesto, oppure che la strada della Palude si chiuda davanti a te per sempre"

Il Sednor aggrottò gli occhi. Wal si chiese come Neko avesse potuto colpire Ranuncolo nei punti giusti e in breve portarlo a ubbidirgli. Anche con lui il Sednor si dimostrava ubbidiente, è vero, sebbene però più volte avesse avuto l'impressione che fingesse. E questo un poco lo infastidiva. Attese impaziente la risposta.

"Ho dovuto, Barba... " Vedendo lo sguardo stupito di Wal, Neko gli disse veloce "Vuol dire Anziano Saggio. È Tumbà".

"Senza non sarebbe sopravvissuto alla Festa della Stagione Felice, invece la Grande Madre desidera che viva".

Neko si fece pensieroso. Annuì.

"Chi è la Grande Madre per questo viaggio?"

"Salice che Ride ha questo onore, Barba. Era la moglie di Flot di Yasoda".

Nonostante il rispetto mostrato al nome della Grande Madre, a Neko e tanto meno a Wal non sfuggì il tono nella voce di Ranuncolo al parlare di Flot.

"Non la conosco. È forse parente di Salice Splendente, la Grande?"

"Sì, figlia di foresta".

"Capisco" fece Neko, annuendo pensieroso "dici che era la moglie di Flot di Yasoda? Come è possibile che sia diventata Grande Madre?".

"Flot di Yasoda è caduto in disgrazia, Barba. All'ultima Scelta, i Perfetti lo hanno tradito".

"Interessante" fece Neko lisciandosi la lunga barba "E tu... perché lo odi tanto? Flot di Yasoda, intendo".

Ranuncolo alzò gli occhi su Neko, facendolo rabbrividire per la ferocia riflessa. Non era pronto a tanta rabbia repressa. Fece fatica a sostenere quello sguardo.





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