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10a) RISCATTO


"Voi siete in molte e siete forti" le disse tentando di mantenere un tono di voce calmo "Potete ribellarvi, cacciarli, difendere le vostre Schegge come nelle antiche leggende dei Soluni".

Lui stesso si stupì, però vide che per un breve istante la Yaonai sollevò lo sguardo, vigile, prima di tornare mesta ad accarezzare il ramo. Scosse la testa.

"Non possiamo farlo. Non contro il fuoco" disse piano "Il popolo delle Yaonai è condannato, ormai. Ci isola dalle nostre sorelle, ci tiene prigioniere nei villaggi, cingendoci con la siepe. La Grande Madre la comanda, ma Flot la controlla. Una alla volta ci sceglie per mantenersi in vita e trasforma le nostre Schegge in case per i suoi simili. Anche la mia, come vedi. Guarda! Con le mie mani ho scavato la tua stanza nelle viscere del mio corpo" e così dicendo si mosse sul ramo per esporre alla luce della luna il suo fianco, in modo che Wal potesse vederlo bene. Poi scostò con gesto deciso le foglie del suo vestito, lasciando che lui guardasse con occhi sgranati quello che mai avrebbe potuto credere di vedere: un foro nel fianco della donna grande come un pugno, cicatrizzato ormai, ma pulsante ancora di vita. Colmo di compassione e di orrore la guardò senza sapere cosa dirle.

"Ora sai quello che hanno fatto i Ratnor al nostro popolo" gli disse amara lei, tornando a coprirsi il corpo con le foglie "E perché non mi fido di voi uomini. Per compiacere il nuovo Gopanda-Leta, quando sarò Grande Madre le cicatrici dal mio corpo spariranno, ma il destino della mia Scheggia è segnato. Prima o poi, senza di me, seccherà e verrà abbattuta per alimentare i fuochi delle loro feste".

Un sudore freddo imperlò la fronte a Wal. Deglutì a vuoto e un improvviso groppo alla gola quasi lo soffocò. Un dubbio atroce l'assalì.

"Chi... " disse a fatica. Fu quasi un rantolo, ma vedendo Faggiola perplessa e incapace di comprendere, si sforzò di formulare una frase intera "Chi è che abbatte le vostre... Schegge?".

Benché temesse di sapere già la risposta, gli parve di ricevere un pugno allo stomaco quando sentì la cruda verità dalla bocca della donna.

"Squadre di Sednor boscaioli si occupano di questo. Per molti è una punizione, sono obbligati a farlo contro la loro volontà; altri invece lo fanno sperando di guadagnarsi favori prima della Scelta. Fu Flot di Yasoda a inventarsi questa tortura per chi non accettava di diventare come lui!".

Non sapendo cosa dirle, Wal tentò almeno di farle coraggio: "Non temere" le disse "Le cose potrebbero cambiare, se tutti quanti insieme ci provassimo", ma lei scosse la testa, sconsolata.

"Non illuderti, giovane uomo" disse cinica "Il tuo destino è segnato quanto il nostro. Sperare il contrario ti farà soffrire soltanto di più. Ammiro il tuo coraggio, ma non servirà a salvare tutti noi".

"Ti dico invece  che potrebbe essere così, se solo lo volessimo. Tu, Faggiola, saresti disposta ad andartene via, lontano da tutto questo se sapessi di poter portare via con te la tua Scheggia?" disse lui deciso, suscitando in lei un improvvisa ilarità "Tutto questo, dici?" rispose facendo un ampio gesto attorno a loro "Non sapevo sapessi anche di magia".

"No Faggiola, non per magia. Se fosse possibile far rivivere la tua Scheggia altrove, accetteresti di andartene?".

"Non so di che parli, giovane uomo, comunque se me ne andassi, dovrei lasciare questa Scorza, vero?" disse lei dubbiosa e rassegnata. Lui annuì speranzoso. Gli parve che un flebile dubbio fosse penetrato nell'apatia mortale che aveva così profondamente abbattuto il morale della donna pianta.

"Potresti vederla ancora crescere rigogliosa altrove, pensaci" le disse.

"Ci penso, eccome se ci penso, giovane uomo. Ma come? Sarebbe bello, per quanto mi dispiacerebbe immensamente lasciare questa vecchia amica" aggiunse accarezzando piano la corteccia su cui sedeva, osservandola in silenzio. Per un momento tacque pensierosa, la sua immagine tremolò confondendosi con i colori della pianta. Divenne quasi trasparente, poi, però, inaspettatamente Faggiola ritornò del tutto presente. La sua persona divenne salda e stabile. Wal, che già temeva di averla perduta, notò una luce diversa illuminarle gli occhi.

"È solo una speranza inutile, lo sai" gli disse.

"No!" fece lui deciso. Era convinto che ci fosse una speranza. Voleva crederci, perché senza di essa sarebbero stati tutti perduti. Per la prima volta la vide inarcare la schiena, non più del tutto timorosa. Una fiera linea disegnava il suo corpo dal mento fino al busto, finalmente eretto.

"Attento alle parole, giovane uomo" disse con una sfumatura minacciosa nella voce "Illudere una persona è come ucciderla una seconda volta. Sei sicuro di quello che stai dicendo? Esiste realmente questa possibilità?".

Benché lui non sapesse cosa dirle, annuì convinto, solenne nello sguardo e nel corpo. Voleva fidarsi del suo istinto, che in quel momento gli stava dicendo che quella era la strada giusta. Mentre sosteneva l'intenso sguardo indagatore della donna pianta, sospettò che dietro a quella certezza ci fosse lo zampino di suo nonno Aldaberon, ma non se ne preoccupò. Voleva dare una speranza a quella Yaonai e forse in quel modo ci sarebbe riuscito.

"Sì, Faggiola... " le disse piano, con una calma che a lui stesso parve innaturale. Una voce calda e sicura gli uscì dalle labbra. Non era la sua. Udite quelle parole vide il volto della Yaonai trasformarsi. Poi, lentamente, la vide abbassare il capo, la Yaonai s' inchinò davanti a lui . Capì che Aldaberon aveva parlato al posto suo: "...avverti le tue sorelle che il momento è vicino. Preparatevi a partire!" le stava dicendo per bocca sua, prima di ritirarsi veloce nel suo angolo remoto di cervello. Era comparso al momento giusto e ora si ritraeva. Wal sorrise, sapendo che sarebbe sempre stato lì per aiutarlo e questo lo confortò. Non era solo, in fondo. Nel rialzarsi, vide Faggiola salutarlo come Salende pochi giorni prima: lo stesso gesto della farfalla che chiude le ali su se stessa.

"Il Maestro del Sole... il suo spirito vive in te, Gopanda... " disse agitata e sorpresa la Yaonai, mentre lentamente slacciava le braccia con un'aggraziata riverenza.

Wal annuì, alzando fiero il mento:"L'uomo che definisci il Maestro del Sole era mio nonno, Faggiola. Io sono qui per portare a termine quello che lui aveva iniziato con sua moglie, Salice Splendente "

"La Grande!" esclamò Faggiola, schernendo quel nome "Colei che, con scelte avventate, permise che tutto questo accadesse".

Sentendola così astiosa nei confronti di sua nonna, Wal preferì non farci caso.

"In buona fede, sì. Ma noi possiamo ricuperare dove lei sbagliò" disse invece "Flot di Yasoda uccise suo padre per ottenere il potere e ingannò lei per avere l'immortalità. Forse entrambi peccarono d'ingenuità verso il figlio, ma vuoi forse condannarli per questo?".

Faggiola sembrò perplessa.

"Flot uccise suo padre? A noi disse che era partito, lasciando a lui la carica di Maestro del Sole finché non fosse tornato!".

Come aspettasse soltanto il momento giusto per ottenere l'effetto che sperava, Aldaberon l'Antico tornò e per mezzo della bocca di Wal parlò:

"IO SONO TORNATO" disse con voce stentorea. Faggiola si prostrò ancora, quasi gemendo:"Aldaberon di Yasoda, sei tornato per aiutarci?".

"Sì, per mano di questo giovane. Sei disposta ad aiutarlo?" disse ancora prima di scomparire nel silenzio. ormai l'effetto desiderato era andato a segno, era il momento che a proseguire fosse Wal.

"Farò quello che mi sarà possibile... " fece cercando di mantenere un tono di voce normale

"... ma solo con il vostro aiuto, potrò forse farcela".

In quel preciso momento, con l'insondabile certezza delle cose sconosciute, comprese perché Salice che Ride avesse inviato quella Yaonai al posto di venire lei di persona: sapeva di essere condannata e di non poter più fare nulla per cambiare le cose. Invece se fosse stato capace di convincere Faggiola, forse insieme avrebbero potuto fare qualcosa. Sospettò che dietro a questo ci fosse Salice Splendente. Aveva diretto Salice che Ride come Aldaberon aveva fatto con lui. Sospirò. Trattenendosi dal sorridere, si compiacque di avere nelle vene un po' della linfa di sua nonna, perché avrebbe ben presto avuto bisogno di tutta la sua determinazione per portare a termine la missione che lo attendeva. Eppure, non poter fare nulla per salvare la vita di sua moglie, gli ricordò quanto fosse precaria la sua di esistenza. Non era che una vittima destinata a essere bruciata viva e a stento represse un brivido. Si sentì come un topo davanti a una montagna.

"Quale destino attende Salice che Ride?" chiese a Faggiola con la voce un poco rotta.

"Perché lo vuoi sapere?" gli domandò di rimando lei, sospettosa.

"Non lo so... " rispose scrollando le spalle "... forse perché in fondo le voglio bene " aggiunse sincero, abbassando lo sguardo.

Si disse che forse aveva commesso uno sbaglio, eppure quell'umiltà parve funzionare sulla Yaonai. Se ne accorse fin dalle prime parole.

Da quando capì che forse una possibilità di salvezza esisteva realmente, Faggiola apparve più sicura di sé, più consapevole che forse potesse essere lei a correggere il grande sbaglio del passato. In qualche modo cambiò. Prendendo coscienza di chi fosse in quel momento e di chi sarebbe divenuta in futuro,  assunse un tono autoritario e sicuro, diventando davanti a lui la futura Grande Madre delle Yaonai.

"Salice che Ride invecchierà rapidamente, mio giovane uomo. Al posto dei Ratnor, ne assorbirà le imperfezioni e i danni vitali. Di giorno in giorno fino alla prossima Scelta, quando allora cederà le sue ultime forze vitali nell'abbracciarli uno a uno. Quello che sarebbe successo in mille anni, succederà in un solo viaggio del Dio di quegli uomini. Infine, quando anche l'ultimo di loro sarà ringiovanito dal suo sacrificio, lei tornerà alla Terra come chi la precedette e... " Faggiola stava per aggiungere "... come succederà anche a me... " ma all'ultimo momento si trattenne angosciata, accarezzando la sua Scheggia.

Quella frase rimase sospesa tra loro. Benché Wal l'avesse compresa, non se la sentì di aggiungere nulla.

Infine lo fece lei :"... Poi la sua Scheggia inizierà a morire lentamente".

"Anche questo è opera di Flot di Yasoda?" chiese Wal mesto. Sapeva già quale sarebbe stata la risposta.

Lei annuì solenne.

"Ha condannato sua madre a questo?" domandò incredulo e Faggiola annuì ancora.

"Come può ancora vivere con questo rimorso!" disse indignato ad alta voce "Come puoi, tu, condannare il nome di Salice Splendente, che accettò tutto questo dal figlio?".

Le sue parole, dure ma suadenti, fecero effetto sulla Yaonai. Subito drizzò la schiena, altera sollevò un sopracciglio, poi lentamente abbassò lo sguardo.

"Forse hai ragione, giovane Varego, ma lei ci tolse una vita e la speranza" gli disse e lui si accorse che per la prima volta accennò alle sue origini senza scherno. La cosa lo inorgoglì.

"Hai detto bene, Faggiola, guardiamo al futuro. Benché difficile, potrebbero cambiare le cose".

"Che la Nostra Grande Madre Celeste ascolti le tue parole, giovane Varego. Il nostro destino è segnato dal Fato, ma tuo nonno diceva spesso che la strada di chi si impegna è più lunga... " gli disse la Yaonai sorridendogli.

"Cosa vuole dire?" fece lui perplesso.

"Non lo so" rispose lei scrollando le spalle.

Un colpo d'aria più deciso degli altri ricordò a Wal che si trovavano a quaranta metri d'altezza, al buio e sospesi su di un ramo. Il clima era rinfrescato. Il vento gli provocava  piacevoli brividi sulla pelle e la stanchezza della giornata cominciava a farsi sentire. Forse il giorno dopo il caldo sarebbe diminuito un poco, sperò.

Era piacevole stare a parlare con Faggiola, però l'indomani ci sarebbero stati i doveri da Gopanda-Leta ad attenderlo e, nonostante la pozione di Ranuncolo, aveva anche bisogno di riposo. Malvolentieri capì che era l'ora di tornare indietro. Salutò la Yaonai.

"Certo, Gopanda, vai pure... " gli disse lei comprensiva, accennando un saluto "... noi abbiamo molto da discutere, ora".

"Noi?" esclamò sorpreso Wal. Fino ad allora aveva creduto che lui e la Yaonai fossero soli, invece Faggiola gli fece cenno di guardarsi attorno. Quando lo fece, rimase attonito da quel che vide. Ovunque sui rami più alti degli alberi, slanciate figure gli facevano cenni con le mani. Lunghi ululati colmi di gioia salirono al cielo. Erano Yaonai, erano uscite con il buio e ora erano lì, attorno a lui a salutarlo.

"Vai ora, giovane Varego. Ci hai portato una speranza e ora dobbiamo pensare al da farsi. Ma sappi che tutte loro ti ringraziano e sono felici delle parole che hai detto verso la nostra sorella".

Comprendendo che Faggiola alludeva ai sentimenti che aveva dimostrato di provare verso Salice che Ride, arrossì e si sentì un poco a disagio:

"Hanno sentito tutto? Tutte quante?" disse sottovoce. Lei accennò un sorriso.

"Certo, ma ora vai. Ti auguro un buon riposo, giovane Varego".

 Per fargli capire che l'incontro era terminato sollevò il mento e annusò l'aria :"Il vento è cambiato, il caldo presto passerà" disse ancora, senza che Wal capisse se parlava a lui oppure a sé stessa.

Ma lui già stava scendendo e lei non gli badava più.

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