27a) FUGA NELLA FORESTA
Si ricordò di essere un Varego e un guerriero Varego non andava mai in giro disarmato. Portò la mano sul fianco, alla ricerca di una impugnatura che non c'era. Si sentì a disagio, ma ricordò un'altra cosa che da molti mesi restava sepolta nella sua mente.
Lui si era ferito al petto con un pugnale che portava al fianco e ora quel pugnale non c'era più. Nella sua camera sull'albero non aveva visto armi di nessun genere, così come in tutto il Villaggio dei Mandi. Ma allora, che fine aveva fatto quell'arma?
Facendo uno sforzo rivide tutta la scena del suo ferimento e quello che seguì fino a quando perse conoscenza. Alcune parti ancora restavano oscure, però poco alla volta i ricordi si sbrogliavano in una matassa che faticava a collocarsi al giusto posto. Un rumore sordo prese a riempirgli la testa, era un muggito possente, un trascinare rocce ricalcitranti. Finalmente si rese conto che era proprio quello che mancava nel posto indicato da Flot.
Quel rumore assordante e il pugnale mancante erano le chiavi del dilemma che lo assillava. Sapeva di essere vicino a trovare una risposta, eppure ancora gli sfuggivano i capi della matassa per svolgerli poco alla volta. Nella testa percepì il ronzio che sempre precedeva l'interferenza da parte di qualcuno dei suoi avi e fece il possibile per respingerla.
Con tutte le sue forze si oppose a quella intromissione perché voleva restare lucido abbastanza a lungo da trovare delle risposte e con un enorme sforzo di volontà ci riuscì. I ricordi fluirono fino a quando si rivide in piedi, frastornato e dolorante, davanti ad un giovane uomo al quale stava donando il pugnale che aveva usato contro di sé. Era Flot!
Quindi il pugnale l'aveva Flot! Lo aveva regalato a Flot, ora rammentava!
Eppure, quel rumore sordo, strisciante e rotolante, che cos'era? Ancora gli mancava quel tassello, eppure sapeva che era vicino a scoprirlo. Doveva fare uno sforzo, trovare un collegamento che riportasse alla mente quel particolare ancora sepolto, come il suo nome galleggiante nell'acqua nella notte precedente. Rivide quelle lettere di fuoco risaltare beffarde sulle onde di quell'acqua placida e pareva che lo stessero deridendo. Forse volevano fargli capire qualcosa? Ma cosa? Cercò di mantenere la calma, respirò a fondo più volte, perché non voleva perdere quel momento e non voleva cedere all'interferenza dei suoi avi. Non importava quale potesse essere, voleva essere lasciato solo in quel frangente. Perché gli era ritornato in mente il suo nome? C'entrava qualcosa con quello che stava tentando di ricordare? Cos'era che poteva aiutarlo? Forse i legni che galleggiavano sull'acqua, oppure le lettere di fuoco che ondeggiavano su di essa?
Cosa c'era in comune tra le due cose, cosa le univa? Poi, repentino come il brillio di un pesce, uno scintillio fugace tra due lettere del suo nome lo colpì.
Improvvisamente la vide. Oltre le lettere e oltre i ceppi, vide l'acqua da cui era partito lo scintillio. Ricordò un altro scintillio, apparso in mezzo alle foglie autunnali di una foresta tanti mesi prima, a indicargli che stava arrivando a qualcosa, ma cosa?
Unì allo scintillio il rumore sordo e possente che gli riempiva la testa e si rivide mentre scostava un ramo che ostacolava la vista e oltre a esso lui, il fiume, lento, possente, placido come la prima volta. Lo riconobbe, si ricordò di averlo visto in lontananza quando visitò il Mondo degli Antichi. Rivide sotto di sé il villaggio dei Mandi in mezzo alla foresta e il sentiero per giungere fino al vulcano. Il punto dove Flot e Radice l'avevano trovato era vicino al vulcano, gli avevano detto. Invece il fiume scorreva lontano, lo vedeva scintillare in mezzo alla foresta correre da Est a Ovest, molto oltre la linea dei villaggi di quel popolo. Istantaneamente comprese.
Ecco cosa era che non lo convinceva! Il fiume, non era dove doveva essere.
Il giorno in cui si ferì era a breve distanza dal fiume e fu lì che donò il suo pugnale al giovane che lo aveva salvato. Ora ne era certo. Quel fiume aveva una potenza che si trasmetteva a ogni cosa gli stesse vicina e quella potenza ora non la sentiva. Mancava il fruscio del mondo arrancato via dalle acque del fiume.
Prima di scordarsi di tutto chiese a Radice dove fosse il Grande Fiume e questi, benché sorpreso dalla domanda, alzò un braccio molto in alto a indicare una grande distanza. Tutto combaciava, tutto tornava al suo posto. Un tassello dopo l'altro, tutti i particolari di quei momenti tragici tornavano al loro posto, lasciandone però altri scomposti.
Il pugnale, che fine aveva fatto?
Lo chiese a Radice che parve ancora sorpreso. Ci mise un po' prima di rispondergli. Lo guardava come se lo vedesse per la prima volta. Era perplesso. Wal restò appeso al movimento delle sue labbra che tardava ad arrivare e pregò che non si voltasse, andandosene senza rispondergli.
Invece il giovane gli disse: "Non capisco, Wal. Quando Flot e io ti trovammo eri qui, accanto al sentiero. Non avevi armi con te, me lo ricordo bene. Eri più morto che vivo e ti portammo via di corsa, ma non c'era nessuna arma accanto a te".
Quella risposta lo colpì come un pugno in mezzo al volto, togliendogli la voglia di replicare. Come era possibile tutto questo?
Quando Radice gli disse ancora :"Andiamo che si fa tardi", lo seguì senza fiatare e camminò in silenzio per un lungo tratto. Non sentiva più la fatica, non sentiva nemmeno i passi che faceva mettendo un piede davanti all'altro. Scordò anche le sue paure e i mostri di ghiaccio. Era dimentico di tutto a eccezione di quel particolare che veniva a sconvolgergli quelle poche certezze che pensava di avere raccattato qua e la nei suoi ricordi.
Ora sapeva che aveva due differenti ricordi per il medesimo evento e non sapeva come ordinarli insieme. Erano troppo distanti tra loro per non negarsi a vicenda. Forse che, ancora una volta nonostante i suoi sforzi, uno dei ricordi dei suoi avi era riuscito a filtrare attraverso la sua volontà sebbene avesse tentato di fermarli? Oppure c'era qualcosa che ancora gli sfuggiva e che al momento non era alla sua portata?
Con Radice non scambiarono che brevi e fugaci parole fino a quando non giunsero in vista della grande siepe che circondava il Villaggio dei Mandi. Lui sul momento nemmeno la vide. Era troppo assorto nei suoi pensieri. Non sapeva che ora fosse, anche se sapeva che era da tanto che camminavano nella foresta. Di tanto in tanto un raggio di sole filtrava attraversava la coltre verde, ma lui a malapena lo notava. A differenza del suo compagno non si preoccupò della cosa e nemmeno notò la crescente agitazione che si stava impossessando di Radice. Per la verità faticava addirittura a ricordarsi che erano insieme. Aveva la sensazione di camminare su di una nuvola ovattata, mentre ripeteva all'infinito tutti i particolari che aveva appreso del suo passato. Fu solo uno scrollone violento che il ragazzo gli diede al braccio che lo scosse.
Quando si accorse di lui, lo vide concitato che gli gridava:"Corri, Wal! Corri !".
Lui subito non comprese, ma Radice aveva gli occhi dilatati, avvolti da un'espressione spaventata che lo colpì, molto differente da quella tranquilla che gli era abituale. Lui solitamente così sereno e controllato era terrorizzato. Lo strattonò a lungo prima di precederlo lungo il sentiero che stavano percorrendo. "Vieni!" gli disse.
Partì di corsa, senza più voltarsi. Solo in quel momento Wal si rese conto che un fastidioso prurito ai piedi lo stava tormentando e si risvegliò del tutto. Un fruscio improvviso alle sue spalle lo fece raggelare e il ricordo dei mostri chiamati Ka-ranta fece breccia in mezzo a tutto.
Si ricordò il gelido contatto che ancora faceva dolere il braccio e non trovò la forza di voltarsi. Si immaginò di essere inseguito da quei mostri. Da un momento all'altro avrebbero potuto ghermirlo per portarlo via e questo bastò a farlo schizzare veloce all'inseguimento di Radice, che ormai era a una decina di passi davanti a lui.
Si sentì sopraffare del terrore e corse quanto le sue gambe gli permisero di fare. Il cuore pompava sangue disperato dentro vene paralizzate dalla paura e si trovò a sperare ardentemente che non cedessero in quel momento.
I muscoli ancora doloranti dall'immobilità dei giorni passati risposero come poterono a quella sollecitazione, eppure la paura andava molto al di là di questo e con sorpresa vide che dopo i primi momenti riusciva ad accorciare la distanza che lo separava dall'amico.
Lo vedeva davanti a lui e con gesti veloci lo incitava a seguirlo.
Wal dietro di sé sentiva chiaramente dei passi che lo inseguivano lungo il sentiero, un tramestio veloce e selvaggio accompagnato da grugniti spaventosi che raddoppiavano la sua paura.
Radice gli stava dicendo qualcosa mentre indicava davanti, lungo il sentiero. Non capì le sue parole anche se finalmente riconobbe la Guardiana a non più di trenta passi da loro. Sembrava che i suoi rami spinosi fossero in fermento. Scivolavano gli uni sugli altri come serpenti innervositi. Forse Radice stava dicendo che dovevano raggiungerla al più presto e spinse ancora di più.
Sperava che l'amico non inciampasse perché non avrebbe potuto evitarlo e sarebbero rovinati ambedue in terra in balia di coloro che li stavano inseguendo. Ne sentiva i passi rombanti martellargli le tempie, incessanti nonostante lo sforzo per distanziarli. Sembravano più lontani, eppure ancora non gli bastava. Vedeva la Guardiana avvicinarsi rapidamente. Il fiato sputava fuori dalla bocca energie che scarseggiavano. Il cuore pompava impazzito. Le braccia e le gambe si muovevano forsennate come non pensava fossero capaci di fare. Un lieve avvallamento tagliava il sentiero. Li avrebbe rallentati, ma vide Radice scavalcarlo di slancio, con un solo balzo. Dubitava di poter fare altrettanto, ma la velocità lo trascinò, spiccò il volo e atterrò dall'altra parte senza nemmeno rallentare.
Il sentiero si allargò un poco in prossimità della Guardiana e senza fatica si affiancò all'amico. Correvano verso il muro verde che si stava muovendo da una parte e dell'altra del passaggio libero. Era tutto un agitarsi di rami spinosi che cadevano in terra, strisciavano veloci nel sottobosco per ricongiungersi poi con l'altra parte della siepe. I rumori dietro di loro divennero più pesanti e i grugniti feroci. Ormai mancavano solo pochi passi alla Guardiana che già aveva chiuso per più di metà il passaggio.
I due ragazzi quasi non respiravano per lo sforzo, ma la paura faceva miracoli. Con un ultimo balzo si trovarono dall'altra parte della Guardiana, nella zona protetta del villaggio dei Mandi. I getti spinosi della Guardiana ebbero un guizzo nervoso verso di loro quando li calpestarono correndo, ma li lasciarono passare e seguitarono a serrarsi. Vedendo che Radice si fermava, anche Wal si fermò al suo fianco e si sforzò a fare entrare aria fresca nei polmoni in fiamme. Appoggiò le mani alle ginocchia, vide che l'amico si voltava verso la foresta e si voltò come lui.
Era pronto a dover affrontare il pericolo che li stava inseguendo, invece vide i rami serpeggianti della siepe congiungersi da una parte all'altra intrecciandosi strettamente alle loro spalle. Nei pochi istanti che necessitarono a Gioturna per compattarsi, vide che non erano mostruosi esseri di ghiaccio a inseguirli, ma un cinghiale, un cinghiale grosso e feroce che li rincorreva lungo il sentiero.
Pesava almeno quanto i due ragazzi messi assieme e grugniva tutta la rabbia che aveva in corpo. Zanne lunghe e affilate gli spuntavano dalla bocca spalancata e bavosa, il pelo ispido era irto sulla schiena. Occhi di brace chiedevano requie.
Era a una decina di passi dalla Guardiana quando Wal lo vide per l'ultima volta. Non pareva rendersi conto a cosa correva incontro e non accennò a rallentare nemmeno quando vide i rami della siepe chiudersi davanti al suo muso. Wal ebbe una stretta al cuore. Vide i piccoli occhi tondi del suino puntati su di lui. Cominciò a temere che volesse attraversare la siepe di slancio, sfondandola con il suo peso massiccio e aggredendolo con il suo odio.
Andava proprio diritto contro di lui, lo fissava con i suoi piccoli occhietti iniettati di sangue. Fece per spostarsi dalla sua traiettoria, ma Radice lo trattenne per un braccio. L' animale puntava dritto verso di lui, già si preparava a un disperato tentativo di scartarlo, quando vide i rami spinosi e appuntiti della Guardiana lanciarsi veloci incontro all'animale, trafiggendolo da parte a parte come fosse fatto di burro. Trascinato dal suo stesso peso, il cinghiale avanzò ancora di un passo o due, fino a quando altri rami della Guardiana lo raggiunsero alla gola e in bocca e lo sollevarono in aria come un fuscello.
L'istante dopo venne trascinato all'interno della siepe, scomparendo completamente in essa. Anche le sue urla selvagge smisero all'istante. Era scomparso, fagocitato dalla siepe che con un ultimo fruscìo strisciante si chiuse completamente davanti ai due ragazzi.
Sentendosi finalmente in salvo Radice si lasciò andare a sedere sull'erba. Era scosso, tremava e faticava a respirare. Wal fu felice che volesse riposarsi e lo imitò. Anche lui era esausto. Ancora faceva fatica a credere a quello che aveva visto. Mai aveva visto un cinghiale grosso come quello sparire in quella maniera.
La Guardiana li aveva protetti, eppure ora più che mai la temeva.
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