8b) PRIM AMIS
Baliji sollevò piano la maschera dal volto.
La sacca gli serviva per le ossa di Aldaberon.
Lo aveva deciso da poco, in quella stanza, e non aveva ancora detto a nessuno della sua intenzione, nemmeno ai suoi due compagni di avventura.
Come poteva saperlo Flot?
Lo stomaco gli si contrasse. Formicolò convulso. Aldaberon il Varego, suo nonno, gli voleva dire qualcosa. Comprese. Ripose con cura lo spadone sulla schiena, prima di parlare.
"Tu l'hai visto, non è vero? Vi siete parlati?".
Questa volta fu Radice a non capire quello che il cugino diceva.
Vide soltanto il padre annuire. Quello di Flot era un volto di dolore.
"Mi ha fatto promettere di aiutarti a dargli una giusta sepoltura. Con il tuo permesso, ho accettato".
Baliji era reticente, pensava toccasse a lui riunire carne e cenere all'ombra di suo nonno per dargli la pace che desiderava, ma quando quel pensiero gli attraversò la mente, lo stomaco gli si contrasse ancora. Forse si sbagliava.
Flot era disperato. Lo spirito di suo zio gli tese una mano.
"Dammela, ti prego. Tu non potresti più raggiungere quelle ossa, la lava ormai quasi le tocca. Moriresti prima di arrivare al lago infuocato ed esse spariranno nel nulla".
Ancora dubbioso, Baliji gli domandò:
"E tu? Cosa ti impedirebbe di fare la mia stessa fine?".
"Io sono in un mondo dove caldo e freddo non hanno più senso. Posso andare senza problemi dove tu, nel tuo, non potresti".
Baliji si rivolse a Radice: " Dice il vero?".
Radice annuì, per quanto non sembrasse del tutto sicuro di quello che stava dicendo.
"Non è di questo mondo, ma credo dica il vero. Se vuoi il mio parere, fidati e dagliela".
Sebbene contrariato, Baliji cedette. Lentamente porse a Flot la sacca di iuta.
Per un istante le loro mani si sfiorarono e Baliji ebbe l'impressione di sfiorare delle nuvole.
Questi lo ringraziò, grato. Si strinse la sacca al petto.
"Ci sono ancora due cose che devo chiederti" proseguì Flot "Il Ramo d'Oro, quello che tieni nel tascapane, dammelo. Anche la maschera di mia sorella che tieni sul volto, anche quella mi serve. Ambedue mi saranno necessarie per portare a termine quello che ho realizzato. Con il loro aiuto, tutto ciò che ho creato avrà finalmente fine".
Baliji lo fissò incerto, dubbioso, non voleva separarsi dalla maschera di Lilith.
Flot apparve deluso dalla sua reazione: "Non mi credi ancora?" aggiunse "Eppure solo io so quello che mio padre scoprì, prima che lo uccidessi".
Lo stupore si disegnò sul volto dei due ragazzi.
"Cosa... stai dicendo?" fece Baliji, incapace di comprendere.
Abbassando la testa dalla vergogna, Flot confessò la colpa suprema:
"Me lo disse lui. Poteva distruggere tutto quello che volevo soltanto per me. Il modo per fuggire... Lo voleva scrivere, voleva che tutti sapessero, avrebbe rovinato ogni cosa, così... per fermarlo... ".
"L'hai ucciso con il suo stesso pugnale" fece Radice disgustato.
Flot annuì.
"Dagli quello che ti chiede e andiamo via" aggiunse il giovane Sednor avvicinandosi al cugino.
La sua voce era piena di delusione e disprezzo.
Baliji lo guardò, non l'aveva mai visto così contrariato.
A malincuore si tolse la sacca a tracolla, ci mise dentro la maschera di sua madre e la porse a Flot.
"Dentro c'è anche una bottiglia luminosa" gli disse nel dargliela, ma il Ratnor appena lo ascoltava.
Flot rimase ferito dal tono del figlio.
L'antica superbia che per tanto tempo l'animò, per un momento fremette, ebbe la tentazione di dirgli che anche le sue mani erano lorde del sangue di una innocente, però poi si trattenne. In fondo se lo meritava.
Aveva commesso troppe nefandezze per non essere disprezzato da tutti.
Non da lui suo figlio avrebbe saputo della morte di Nonun.
Strinse le labbra, prese la sacca e se la mise a tracolla
"Uccidi Gioturna e andatevene" disse mesto al nipote " Quando sarete al sicuro, saprete che non vi ho mentito".
Detto questo, lo spirito di Flot si voltò e uscì dalla stanza.
Si inoltrò nel buio della galleria, andando verso la lava.
Uno scalpiccio forsennato si udì giungere dalla parte opposta, dall'ingresso della galleria.
Una luce ondeggiante si avvicinava veloce alla porta della stanza sotterranea.
Le tre Yaonai di guardia apparvero sulla soglia. Erano trafelate, impaurite.
Due tenevano gli scudi alzati e stavano strette attorno alla terza che portava l'ampolla, per proteggerla e non restare nel buio.
Cercavano Faggiola. Avevano temuto per la sua vita e per venirla a cercare avevano affrontato la paura più grande: inoltrarsi sottoterra.
Quando la videro, benché fosse altrettanto spaventata quanto loro in fondo alla stanza, ma salva, si rilassarono un poco.
Era viva, questo contava. Passarono accanto ai due uomini, salutarono Baliji, poi raggiunsero la Reverenda Madre.
"Sei salva" le fece colei che portava l'ampolla.
Le altre le rimasero accanto come delle ombre.
"Flot di Yasoda... l'abbiamo visto arrivare, ma non abbiamo potuto fermarlo. Temevamo cercasse la tua vita".
Visibilmente scossa, Faggiola si staccò dalla roccia e si ricompose. Rassicurò le Yaonai, le confortò per quello che poté, poi andò verso Baliji.
"Ti chiedo perdono, Gopanda. Il mio comportamento è stato indegno per una Reverenda Madre".
Baliji sorrise. Avrebbe voluto abbracciarla, ma temeva di finire scaraventato contro la parete.
Se solo avesse potuto farle comprendere quanta paura aveva provato lui, forse si sarebbe vergognata meno della propria.
"Grande Madre, temo che tra non molto tutti rischieremo di essere indegni. Non ti scusare e unisciti a noi".
Scambiò uno sguardo con Radice:"È ora" sospirò, poi sfilò lo spadone di Alfons e fissando l'oscurità oltre la porta della stanza, disse:
"Che qualcuno con la luce, vada avanti. Chi teme più di me, resti indietro".
Senza farselo ripetere Radice, tendendo in avanti la sua bottiglietta, afferrò saldamente l'ascia e uscì nella galleria.
Illuminò fin dove possibile l'oscurità prima da una parte e poi dall'altra, scrutò bene, poi: "Venite" disse "La strada è libera".
Subito dopo Faggiola era già al suo fianco; aveva scartato Baliji ed era uscita con la sua bottiglietta stretta nel pugno.
La lunga treccia roteava piano, una ghianda di piombo era pronta per essere scagliata.
Le tre Yaonai seguirono la Grande Madre benché fossero terrorizzate e si posero dietro a lei e al Sednor.
Quella con la luce rimase al centro, con lo scudo sulla schiena a proteggerla da dietro.
Camminò risoluta, mentre le altre due Sorelle la proteggevano sui fianchi con i propri.
Rimasto solo nella camera, Baliji uscì per ultimo e andò a posizionarsi dietro a tutti. La galleria era illuminata a giorno.
Non si vedevano ombre proiettate su soffitto e sulle pareti che non fossero le proprie, per più di venti passi sia avanti che dietro di loro.
Sentendosi a disagio nel rimanere dietro a tutti, Baliji fece per passare oltre alle tre Yaonai, ma queste si spostarono per sbarrargli il cammino.
Da davanti, Faggiola gli disse mormorando appena: " Stai dietro, Padre di Tutti. Ricorda le parole di Salice che ride. All'alba, non prima e non dopo di quel momento affronterai Gioturna. Lascia a noi il compito di fermarla fino ad allora".
Radice era d'accordo con lei: "È giusto, cugino, fa come ti dice" confermò.
"Va bene" acconsentì lui a malincuore.
Era vero, così aveva detto la Grande Madre e per la buona riuscita della missione, era meglio attenersi a quello.
"Come volete. Allora avanzate, andiamo a prenderla".
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