2e) CHI TRA LORO
Nel frattempo Wal non sapeva come iniziare a raccontare a Mirta le novità.
Stava tentando di scaricare la tensione camminando rapido sul pontile di legno e più di una volta tentò di aprire bocca e parlarle, ma le parole che sapeva di dover dire gli morivano in gola prima di riuscire a pronunciarle.
Poi, quasi controvoglia e dopo un ultimo momento di indecisione nella voce, riuscì a dirle:
"Dobbiamo raggiungere al più presto Neko".
Sforzandosi di parlare ancora, con poche concise parole la mise al corrente di tutto quello che aveva saputo dalla Grande Madre e da Faggiola e lei ascoltò in silenzio, assorta e incredula a ogni parola che a fatica lui pronunciava senza mai guardarla in volto.
Una volta terminato di dire le novità, rimasero ambedue in silenzio.
Erano troppo assorti in quell'assurda situazione che si era venuta a creare per aver voglia di dire altro e tornarono indietro fianco a fianco, camminando veloci tenendosi per mano verso il molo principale.
Wal aveva bisogno di parlare con Neko.
Aveva bisogno del suo consiglio e della sua saggezza.
Quando finalmente lo scorse in lontananza gli fece un cenno affannato, un gesticolare veloce e ansioso che poteva essere un saluto e un richiamo al tempo stesso.
Neko scorgendolo rispose, felice di rivederli tornare, ma non ci volle molto per uno spirito acuto come il suo per notare che nel modo di camminare e nell'incedere dei due giovani vi era qualcosa che non andava.
I passi svelti, frettolosi, i volti pensierosi e scuri dei due ragazzi, lo misero in allarme. Richiamando l'attenzione di Fredrik e Thorball, li fece venire entrambi accanto a lui.
Sia il vecchio maestro che i due giovani Vareghi andarono incontro al Compagno di Disgelo, allarmati dopo averlo visto ritornare in quelle condizioni e domandandosi cosa potesse essere successo di così grave da sconvolgerlo in quel modo.
"Cosa succede?" gli fece da distante Neko, troppo desideroso di sapere per poter attendere ancora.
Lui non rispose, attese di essergli vicino.
Quando arrivarono, il Maestro, Fredrik e Thorball gli si serrarono attorno per ascoltare.
Riprendendo fiato, in breve Wal disse le cose che aveva saputo dalla Grande Madre e man mano che lo ascoltavano, i tre Vareghi si scambiarono a vicenda sguardi allibiti, passando rapidamente dall'incredulità allo sbalordimento.
Poi, quando il giovane Gopanda smise di parlare, tra i cinque cadde un imbarazzato silenzio.
I quattro Vareghi erano tutti marinai provetti e capirono immediatamente quanto fosse pericolosa una richiesta come quella che aveva avanzato la Grande Madre.
Rimasero pensosi, quasi che nessuno di essi osasse essere colui che per primo avrebbe detto quello che anche gli altri pensavano.
Il silenzio si protrasse fino a diventare quasi spiacevole, quando una voce cristallina all'improvviso lo infranse e li fece sussultare tutti quanti.
La prima a parlare fu Mirta.
La ragazza si rivolse direttamente a Wal:
"Io vado con Baliji. Balàn e Arturo credo che non mi lasceranno andare sola e verranno con me".
La Sednor colse tutti di sorpresa.
Primo fra tutti Wal, che non si aspettava nulla del genere da parte sua.
La fissò incredulo.
Mirta disse quelle parole con una tale decisione che non ammetteva repliche, che al ragazzo vennero i brividi al solo udirle.
Era chiaro che non avrebbe cambiato idea, semplicemente gli stava comunicando una decisione che già aveva preso, eppure nel sentirglielo dire provò paura.
Per un attimo provò la tentazione di proibirglielo, di ricordarle le sue responsabilità verso di lui e verso il bambino che portava dentro di sé, ma poi nello stomaco sentì un movimento famigliare, un attorcigliarsi repentino delle budella che lo riportò velocemente alla realtà: Aldaberon, suo nonno, si era mosso, gli solleticava il cervello per ricordargli chi era e da dove veniva.
Voleva ricordargli che lui, prima che un Sanzara, era un Varego e presso la sua gente le donne decidevano per la loro vita.
Glielo disse anche Lilith, una volta:
"Le donne Vareghe sono forti e sanno cosa è meglio per loro".
Mirta non apparteneva al popolo Varego, ma ora era la donna di un Sanzara Varego, di un Gopanda-Leta.
Volente o nolente doveva lasciare che prendesse le sue decisioni senza interferire e per quanto fosse doloroso farlo, tacque.
Facendo uno sforzo immenso per non dire nulla, annuì soltanto, acconsentendo alla sua richiesta.
Vedendolo titubare, o forse comprendendo il dubbio che lo tormentava, lei proseguì:
"Sarò cauta, non temere" gli disse prendendogli le mani "Lassù c'è mio padre e non posso lasciarlo così. Inoltre per la Grande Madre e la sua accompagnatrice, viaggiare con una donna potrebbe essere più semplice che non in compagnia di un uomo, non credi?".
Wal cercò conforto in Neko, ma vide che anche lui pareva d'accordo con Mirta.
"Forse non ha tutti i torti, ragazzo mio. Baliji potrebbe essere perfetta per le due Yaonai. Basterebbe costruire una tenda per la Grande Madre e inoltre Mirta non sarebbe sola. Io andrei con lei... ".
"Anch'io andrò con lei" fece Thorball in accettabile Tumbà.
Un attimo dopo:"Anch'io!" confermò anche Fredrik emettendo un grugnito sonoro.
Wal si trovò circondato per la seconda volta.
In poco tempo, eventi arrivati a sua insaputa si incamminavano senza che lui avesse tempo di decidere cosa fare per indirizzarli.
Poteva soltanto accettarli o rifiutarli del tutto.
Se fino a poco prima il suo dubbio era se avrebbe trovato volontari per quella missione suicida, ora che ne aveva trovati, era troppi e gli erano tutti molto cari.
Solo che non poteva lasciarli andare tutti quanti.
Almeno alcuni di loro dovevano rimanere al villaggio, però quali?
Decidere chi sarebbe stato sacrificabile tra quei quattro, era quasi impossibile per lui, che era stato sacrificato senza che nessuno gli desse la possibilità di scegliere.
Li guardò tutti, grato della loro amicizia, ma dover scegliere gli divenne difficile.
Li valutò uno a uno, valutò la situazione e le necessità della missione.
Quando poi decise, parlò senza indecisione.
"No, Neko, tu devi rimanere" disse dopo aver pensato bene a cosa dire "Conosci i lavori da fare per l'esodo e il fiume. Per i Tumbà è fondamentale che tu sia presente, ora. Coordinerai il trasporto dall'altra parte come abbiamo detto prima. Thorball resterà con te, ti sarà d'aiuto. Fredrik invece verrà con noi con la sua barca e porteremo altre due imbarcazioni adatte a risalire il Sardon. Possiamo permetterci di togliere quattro legni dalla flotta".
Udendolo, Mirta parve trasalire.
"Ma io... " obiettò Thorball sentendosi escluso dalla scelta e tentando di fargli cambiare idea, però venne fermato da un cenno di Wal:
"No, amico mio. Tu sei più abile di Fredrik al timone..." gli disse "Tuttavia lui è più alto di te e vede prima gli ostacoli che scendono dal fiume".
"Con noi?" fece Mirta. Era raggiante. Un sorriso smagliante le illuminava il volto. "Vuoi dire che... andremo assieme?".
Wal le fece un cenno d'assenso, poi si guardò attorno, per vedere le reazioni dei suoi amici alle sue decisioni.
Fredrik gli diede una sonora pacca sulla spalla, ridendo in modo sguaiato.
Era il suo modo per dirgli che acconsentiva e lui lo ringraziò con un sorriso.
Neko, benché dispiaciuto, sapeva che il suo pupillo aveva detto il vero e annuiva lento.
Era consapevole della sua posizione di Grande Vecchio dei Tumbà e già una volta aveva commesso l'errore di abbandonarli nel pericolo quando invece avrebbe dovuto essere presente.
Non volendo correre altri rischi inutili, benché a malincuore sarebbe rimasto e avrebbe accettato di fare quello che era stato detto.
Sospirando e guardando verso il fondo della laguna, acconsentì.
Thorball invece, il più dispiaciuto di tutti, non disse nulla.
Triste, abbattuto, gli si leggeva chiaramente in volto la delusione per non essere stato scelto a partire. Avrebbe voluto contraddire il suo amico, opporsi al volere del suo Compagno di Disgelo, ma non sapeva come e non gli rimaneva, suo malgrado, che accettare.
In suo aiuto giunse Neko.
Dopo un lungo momento in cui il Grande Vecchio rimase pensieroso a fissare le acque tranquille della laguna:"Mi dispiace dirtelo" disse al suo pupillo:"Ma nemmeno tu puoi andare".
Prima che Wal potesse replicare, questa volta toccò al vecchio alzare una mano per fermarlo: "Ricordati che sei il Padre di Tutti e qual'è la tua missione" gli disse grave "se succedesse qualcosa a te, tutto quello che abbiamo fatto fino a ora si fermerebbe. No, tu e io resteremo qua assieme e al tuo posto andrà Thorball. Sempre che lui voglia ancora andare, ovviamente" aggiunse terminando con una strizzata d'occhio verso al rubicondo ragazzo.
Al giovane Varego le guance diventarono rubizze dalla gioia e alzò orgoglioso il mento, sollevandosi quasi sulla punta dei piedi. Si trattenne dal sorridere, ma arcuò fiero un sopracciglio. Sì, sarebbe andato anche lui.
Non c'era bisogno di altre conferme, ma ugualmente aggiunse:
"La mia barca è pronta, signore".
"Bene... bene" aggiunse Neko "Baliji e le loro due barche fanno tre. Se non sbaglio avevi detto che volevi inviarne quattro. Allora bisogna trovare soltanto un altro pazzo come voi e... ".
"Eccolo" disse una voce alle loro spalle, cogliendoli tutti di sorpresa.
Era Radice e con lui vi era Gabriel.
I due si erano avvicinati con il passo leggero dei Tumbà sullo spesso assito del pontile e nessuno li aveva sentiti arrivare.
Wal fissò i due giovani e capì subito che non avrebbe fatto cambiare idea neanche a loro.
Da qualche tempo spesso lavoravano assieme ed erano diventati amici.
Gabriel gli sorrideva, desideroso di essere scelto.
Gli piaceva quel giovane, era affidabile e gli dava fiducia. Il Tumbà che gli aveva salvato la vita si era rivelato un buon elemento fin dall'inizio.
Si era offerto tra i primi ad apprendere l'arte marinara e ormai sapeva manovrare i piccoli legni da laguna con una certa destrezza. La sua preparazione non si poteva dire completa, però era sufficientemente solida per quello che dovevano fare.
Inoltre aveva una barca con caratteristiche simili a quelle di Fredrik e Thorball. Gabrieli era il suo nome, di Gabriel.
Come equipaggio Gabriel aveva due validi vogatori e poteva contare su un buon velaio, inoltre poteva essere un discreto timoniere se avesse avuto occhi acuti a segnalargli la via.
Wal annuì, valutandolo dalla testa ai piedi.
Il Tumbà non si era ancora cambiato e la lunga chioma arrotolata alla Sednor era un po' bruciacchiata e sporca di cenere.
Gabriel era tra quelli che non aveva voluto tagliarsela.
Ci teneva molto e ne andava fiero. La portava arrotolata come usavano fare fino a poco tempo prima i Ratnor altolocati e forse lo faceva un po' per invidia nei loro confronti, comunque la sua fedeltà verso i Tumbà non era mai stata messa in discussione, nonostante l'effetto sbalorditivo della somiglianza del ragazzo con Flot.
Era così perfetta, che tutte le volte che lo incontrava, Wal rischiava di confondersi e di chiamarlo con il nome del suo Prim Amìs.
All'apparenza Gabriel non aveva difetti fisici evidenti, ma a un più attento esame si sarebbe visto che la natura gli aveva fornito sei dita per arto.
Non era un difetto grave, eppure tanto era bastato per farlo scartare alla Scelta due anni prima.
Ci teneva molto a diventare un Ratnor e fu un grande dolore per lui sentirsi escluso, ma da allora, deluso e disgustato per essere stato ritenuto non degno di diventare un Perfetto, Gabriel aveva abbandonato i villaggi e si era rifugiato presso i Tumbà.
Non voleva diventare come tanti suoi amici e obbedire ai Ratnor fino a quando fosse stato allontanato perché troppo vecchio per servire ancora i loro padroni.
Essere un Sednor silenzioso e servizievole non faceva per lui. Aveva preferito scappare nella foresta e correre i suoi rischi, piuttosto che essere prigioniero nella gabbia dorata dei villaggi Ratnor.
<Meglio così> gli aveva detto una volta <Non me la sento di restare ingabbiato, in attesa di essere gettato via come uno straccio vecchio>.
In tutto questo Wal ci vedeva un po' di se stesso e lo ammirava per aver avuto il coraggio di ribellarsi.
Poi c'era Radice.
Anche il giovane sacerdote era sporco di cenere e ancora indossava il mantello Tumbà che portava durante la ricognizione della mattina.
Sebbene anche lui come Wal si fosse rasato i capelli nel fuggire dall'incendio, in appena un mese la veloce ricrescita Sednor glieli aveva già fatti arrivare alle spalle e non se li era più tagliati.
Era un gran lavoratore, instancabile, affidabile, gli era affezionato, gli voleva bene come a un fratello, aveva mille pregi, ma suo cugino non sarebbe mai stato un bravo marinaio.
Lo sapevano tutti che quando il giovane sacerdote si trovava al timone di una imbarcazione Tumbà, erano più le volte che la portava in secca nella sabbia che nella direzione desiderata, però aveva un'ottima vista e poteva tornare utile a Gabriel per trovare una rotta tranquilla.
Anche lui gli sorrideva, eppure nella espressione dura e determinata del Sednor, Wal lesse la sua animosità nel voler andare.
Per quanto Flot fosse stato un essere perfido e malvagio, era pur sempre suo padre e capiva il suo desiderio di sapere che fine avesse fatto.
Se si fosse trovato nelle medesime condizioni di Radice, probabilmente avrebbe fatto lo stesso.
Vedendoli affaticati e sporchi, Wal pensò che ambedue dovevano essersi concessi a malapena il lusso di un sorso d'acqua fresca, prima di venire a cercarlo.
"Conosco a menadito quei luoghi e molti Sednor di quei villaggi sono miei amici" fece Radice distogliendolo dalle sue considerazioni "Sono settimane che ti chiedo di partire e ora che c'è la possibilità di farlo, non mi terrai ancora qui, vero?".
Wal sorrise nel vedersi sconfitto da tutti loro e acconsentì a lasciarli andare, sperando in cuor suo di aver fatto le scelte giuste.
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro