Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

Il colore dell'apparenza

1° Capitolo

- Buongiorno piccola Emi e tanti auguri - credo che essere svegliati così, sia anche il miglior modo per raccontare ciò che ho vissuto, no? Inutile descrivermi adesso, lo faranno il corso degli eventi. 

- Haz... - stropicciai gli occhi e immersi i miei in quelli verdi di mio fratello.

- Devi alzarti se non vuoi fare tardi al primo giorno di scuola - credo che svegliarsi la mattina del proprio compleanno e ricordarsi che quello stesso giorno coincide col primo giorno di scuola, sia un vero trauma. Cercai di focalizzare meglio la vista e per farlo dovetti sbattere le palpebre un po' di volte. Quando vidi meglio mio fratello, notai un altro dei tanti lividi, sullo zigomo destro. Lo sfiorai dolcemente, provocando lo stesso un sussulto da parte di Harry.

- Questa volta su quale porta di legno hai sbattuto? - gli chiesi, sapendo che c'era qualcosa sotto che non voleva dirmi.

- Emi, faccio il barista. Sai quante liti scoppiano ogni sera? -

- Hai detto bene. Fai il barista e non il buttafuori. Perchè ci sei sempre tu nel mezzo? - odiavo discutere sempe sullo stesso argomento, ma mio fratello era seriamente testardo. Quella storia andava avanti da più di tre anni e ogni livido che aveva sul corpo era sempre una scusa in più che trovava. Detestavo dover far finta di credergli, ma tanto sapevo che non me lo avrebbe detto mai.

- Piccola è il tuo compleanno. Inoltre devi prepararti per andare a scuola. Vuoi davvero iniziare questo giorno con un'altra della nostre piccole liti? Ti ho detto che va tutto bene e che non ti devi preoccupare. Fidati di me, va bene? -

- Mi preoccupo di te. Tutto qui... - 

- Avrai pure 17 anni, ma non sei cambiata per nulla - mi alzai ridacchiando e lo abbracciai forte, sussurrandogli -Ti voglio bene - e gustandomi il suo solito e insano profumo di cocco. 

- Vado a lavarmi. Mi accompagni tu a scuola? - si passò una mano tra i capelli ricci e scuri, poi fissò l'orologio al suo polso e mi guardò, dedicandomi un altro dei suoi sorrisi mozzafiato. 

- Sono le 7.30. Per le 8:20 ti voglio già sotto. Non ritardare o ti lascio a piedi. -

- Agli ordini capo - corsi velocemente in bagno, aprendo l'acqua e facendo una doccia rigenerante. Amavo mio fratello. Era l'unica persona, del mio nucleo familiare, che mi era rimasta. I miei genitori erano morti in un incidente stradale quando io avevo solo 5 anni ed Harry 8. Fa sempre un po' male parlarne, ma ho imparato a convivere con qualunque cosa mi capitasse a tiro e ho anche imparato ad accettare gli eventi per come accadono. In fondo non ero mai da sola. Harry si è sempre preso cura di me. Alla mia stessa età, ovvero 17 anni, aveva deciso sia di andare a scuola che di trovarsi un piccolo lavoro. Jessie, ovvero la nostra tutrice, gli ha sempre ripetuto di impegnarsi solo con lo studio, ma mio fratello voleva farcela con i suoi sforzi. Abbiamo passato 7 anni in un orfanotrofio, tra suore e regole rigide. Nonostante tutto ero fiera di ciò che ero diventata. Ogni sbaglio mi aveva fatta crescere e pur avendo 17 anni, avevo passato quasi tutte le esperienze possibili e immaginabili. I primi giorni in cui avevamo messo piede in questa casa, per me erano stati davvero duri. Non avevo completamente idea del mondo che mi attendeva fuori ed è stato facilissimo cadere nella tentazione della droga e dell'alcol. Quasi ogni week-end, tornavo a casa incosciente e passavo il resto della notte a vomitare in un water. Harry era totalmente disperato. Non faceva altro che dirmi che ci sarebbe sempre stato per me, che avrei dovuto smettere per la mia salute, ma mi sentivo sola e credevo che bere e drogarmi, mi facessero trovare buone compagnie. Quando capii che in realtà ero davvero finita in un giro troppo rischioso, decisi di tirarmene fuori. Come lo capii? Quella sera chiamai mio fratello, dicendogli che ero collassata all'entrata di un locale abbastanza famoso. Ero sotto effetto di sostanze stupefacenti ed Harry ci ricavò qualche pugno, pur di tirarmi fuori da quel giro di amici che avevo deciso di frequentare. Poi, capendo quando davvero tenessi alla mia vita e a mio fratello e ragionando sul fatto che avessi solo 12 anni, decisi di allontanarmi da quella merda e di smetterla di rovirarmi la vita. Ma le cose non furono per niente facili. 

All'età di 14 anni mi venne il ciclo. Non sapevo davvero cosa potessero essere quelle macchie rosse. Nessuno me lo aveva spiegato, neanche Jessie. Scoppiai a piangere, pensando di avere qualcosa di grave e gridai come una matta. Volevo mia madre. Volevo che lei mi spiegasse cosa erano quelle macchie e volevo che mi rassicurasse con un abbraccio. Ma non venne nessuno a consolarmi. Harry non era in casa. Ero da sola. Così, avendo letto storie di ragazze che trovavano piacere nel dolore, decisi di prendere una lametta e incidere tagli sui polsi... sulle braccia... sulla pancia... volevo darmi la colpa di tutto. E fu così che caddi in un periodo di depressione per circa 6 mesi. Harry se ne accorse quasi subito che c'era qualcosa che non andava e quando notò i miei tagli, scoppiò in un pianto che faceva ridurre dolorosamente il mio cuore. Fu in quel momento che capii di aver commesso tante cazzate, una dopo l'altra. Lo capii solo quando vidi mio fratello disperarsi tanto per la mia salute. Non avevo capito che farmi del male, stava a significare ferire chi mi ama. Ragionai sul fatto che se ero ancora viva, voleva significare che dovevo vivere la mia vita. Grazie a uno psicologo, capii che ogni briciolo delle mie esperienze, erano pezzi di un puzzle che avrei portato a termine, giorno dopo giorno fino alla fine dei miei giorni. Mia madre e mio padre, non avrebbero voluto una cosa del genere. E così diventai forte da sola. Affrontai la prima delusione in amore all'età di 16 anni. Affrontai depressione, crisi emotive e mancanze di affetto. Decisi di indossare una maschera, sperando che mi avrebbe fatto diventare ciò che volevo davvero essere. Era come una maschera di ferro. Dentro ci nascondevo tutte le mie debolezze. Non dovevo lasciare che qualcuno le usasse nuovamente contro di me. Avevo deciso di essere forte e lo sarei stata, per me e per gli altri. Tre volte alla settimana andavo in un centro di riabilitazione, ma non per me. Raccontavo a tutti la mia esperienza, i medici mi dicevano che era una cosa buona per chiunque avesse avuto bisogno di una trasfusione di forza. Così, senza pensarci due volte, aiutavo tutte quelle ragazzine o quei ragazzini che passavano l'inferno. E contro ogni mio giudizio, mi rafforzavo sempre di più. 

- Emi sono quasi le 8. Ti rendi conto che mancano 20 minuti e ti lascio andare a piedi? - la voce di Harry mi risvegliò da quello stato di trance. Così mi sciacquai velocemente e asciugai i capelli. Indossai un paio di jeans chiari, una maglietta bianca a maniche corte e le mie adorate converse bianche. Raccolsi i capelli in una treccia laterale e coprii le borse sotto gli occhi con un efficace correttore. Non avendo tempo per fare la colazione, ringraziai Harry che mi aveva preparato un toast che avrei mangiato in macchina. 

- Come ti senti oggi? Sei cresciuta di un anno - mi sorrise e mi afferrò una mano.

- Fate tutti la stessa domanda. Mi sento sempre la stessa e fino a quando non avrò 18 anni, avrò pure gli stessi diritti - ridacchiai, dando un altro morso al toast con prosciutto e formaggio. 

- Hai proprio ragione. Fanno tutti la stessa domanda - 

- Lo sai che questo lavoro ti sta distruggendo? - cambiai argomento e diedi la completa attenzione alle sue occhiaie. Ammiravo il fatto che era riuscito a tenersi lo stesso lavoro per 3 anni di fila. Ma odiavo vederlo tornare a casa stremato. Tornava sempre alle cinque di mattina. Si svegliava alle 7:30 per accompagnarmi a scuola. Con due ore di sonno, credo che fosse normale avere le occhiaie. Fortunatamente mi ascoltava e si addormentava un po' anche il pomeriggio. Sapevo essere abbastanza dittatoriale.

- Lo so. Ma so anche che serve - 

- Questo lo dici tu. Jessie ha detto che può mantenerci benissimo da sola - si irriggidì, stacco la mano dalla mia e si aggiustò meglio sul sedile. Senza capirci nulla, aggrottai le sopracciglia e aspettai una sua spiegazione. Dovevo ancora finire metà toast, ma spesse volte i modi di fare di Harry mi facevano perdere l'appetito.

- Ho 20 anni. Non posso stare a casa a non fare nulla - era davvero bravo a farmi cambiare pensieri e dubbi.

- Potresti sempre prenderti una laurea - addentai nuovamente il toast e fissai il cielo leggermente nuvoloso. "Oh andiamo! E' il mio compleanno ed è solo il 17 Settembre. Non può iniziare ora il brutto tempo!" pensai, non ascoltando ciò che Haz aveva detto. Amavo chiamarlo in quel modo. Lo facevo da quando avevo 8 anni. 

- ... quindi la risposta è no -

- Scusa, non ho seguito il filo del tuo discorso - si girò verso di me incenerendomi con lo sguardo. Mi scusai facendo una faccia da cucciola e lui scoppiò a ridere.

- Non ripeterò di nuovo tutto. Ti basta sapere che non ho voglia di studiare per altri 5 anni. Ho un lavoro e mi sta bene così -

- E va bene, va bene. Oh, fermati lì. C'è Niall che mi sta aspettando al parcheggio - il mio migliore amico mi fece un cenno con la mano e prima che potessi scendere dalla macchina, fui fermata dalla presa di Harry sul mio polso.

- Quando ti riaccompagnerà con la moto vedi di stare attenta. Comportati bene al primo giorno di scuola. Non fare sciocchezze e se hai bisogno di qualcosa o ti senti male chiama e... -

- Diamine Haz, sto andando a scuola non in un centro militare. Mi comporterò bene, promesso. Adesso dammi un bacio o farò tardi - ci mancava poco e rischiavo di chiamarlo "papà". Sapevo anche io di aver passato l'inferno, ma sentirsi dire ogni giorno la stessa cantilena era piuttosto pesante. Gli porsi la guancia, aspettai che mi desse un bacio e poi mi avvicinai a Niall che stava salutando mio fratello con un semplice cenno del capo.

- Tanti auguri Emi - mi lasciai abbracciare e lo ringraziai. Poi mi accorsi di non avere lo zaino in spalla e spalancai gli occhi. 

- Cazzo lo zaino... - imprecai, venendo subito dopo rimproverata.

- Attenta alle parole. Tieni - mi girai e trovai Harry che mi porgeva lo zaino. Si, sapeva essere più premuroso di un padre. Inoltre lo aveva aggiustato al posto mio. Avevo totalmente scordato di farlo la sera prima e lui invece aveva ordinato ogni cosa per filo e per segno. Lo salutai nuovamente ed entrai in classe.

- Che facciamo questa sera? - mi chiese Niall.

- Pizza e film a casa mia? - proprosi.

- Ma è il tuo compleanno. Mi aspettavo che dicessi cose del tipo "voglio divertirmi" - risi e scossi il capo.

- Sei proprio impossibile. Sai che da qualche anno ho Harry alle costole. L'unico divertimento che potrei proporgli sarebbe dirgli "Ehi Haz, posso andare al parco giochi con il cuginetto di 7 anni di Niall?"  - il mio migliore amico rise e mi diede ragione, così prendemmo il posto nei solito ultimi banchetti e continuammo il nostro discorso.

- Okay okay. Ma Harry deve imparare a lasciarti libera, secondo me -

- Lo so. Lo penso pure io... ma fa davvero tanto per me e ho paura di deluderlo -

- Emi è la tua vita. Farai tanti altri sbaglio, non può proteggerti per sempre sotto la sua ala -

- Lo so. Mi sa che oggi gliene parlo. Magari riusciamo a intrufolarci in qualche localino. - Niall mi sorrise e capii di aver fatto centro. Inoltre Harry doveva fidarsi di me. Non bevevo più, odiavo l'alcol, la droga e anche l'autolesionismo. Doveva farmi crescere e doveva smettere di proteggermi o sarebbe diventato troppo asfissiante.

- Come va con Clary? - 

- E' una troia.. - se ne uscì Niall, sollevando e abbassando le spalle, come se le avesse fatto chissà quale complimento.

- Cosa ha fatto? -

- Beh... sai che le ho detto che mi piaceva, no? -

- Si... -

- Diciamo che stavamo "quasi" insieme. Ci siamo baciati e il giorno dopo ho scoperto che si era fatta due ragazzi nel bagno di un pub. Tu come la chiameresti? Io troia - ridemmo e gli diedi ragione. Quel ragazzo era davvero unico. Prendeva la vita alla leggera e ipnotizzava tutti con quei suoi occhioni azzurri. Inoltre i capelli biondi gli davano un'aria angelica, quando sotto sotto c'era un diavoletto che conoscevo solo io. Era dolce, responsabile e affidabile, ma se gli davi un bicchiere di liquore, si trasformava nell'esatto contrario. Usava l'alcol per tirare fuori una parte del suo carattere che non detestava affatto.

- Buongiorno ragazzi. Come sono andate le vancanze? - chiese la professoressa d'inglese, una volta che tutti gli studenti entrarono in classe e presero posto.

Così quelle cinque ore di lezione e la mezz'ora di pausa pranzo, passarono alla velocità della luce. Intraprendemmo lo stesso discorso "vacanze" per ogni materia che avevamo e fui felice di non dover applicare la mente allo studio al solo primo giorno di scuola. 

La cosa positiva era che avevamo iniziato di mercoledì, quindi mancavo due giorni prima del fine settimana.

- Prima che ti accompagni a casa... ti andrebbe di passare per il parchetto e di prendere un gelato? Fra un po' farà troppo freddo anche solo per uscire - propose Niall.

- Si, dammi il tempo di avvisare Harry -

Presi il telefono e composi un messaggio.

A: Haz

Fratellone, sto andando a prendere un gelato con Niall. Starò attenta, a dopo :*

Non attesi una risposta, che misi il telefono in tasta e salii sulla moto. Amavo il vento che passava tra i capelli e il senso di libertà. Mi facevano sentire davvero me stessa. 

Niall non guidava molto veloce, ma andavamo controvento e la treccia sobbalzò sulla schiena, sbattendo ripetute volte contro la magliettina bianca. 

- Ricordami di indossare il giubbotto di pelle al ritorno, fa freddo. - gridai a Niall. Sperai che mi avesse sentito, nonostante i caschi ammortizzavano i suoni, ma Niall sollevò il pollice, facendomi capire che dopo avrei potuto indossare il suo giubbotto. Non lo usava quasi mai, diceva che gli dava un'aria da "bad-boy", eppure era grazioso.

Scesi dalla moto e afferrai il telefono leggendo la risposta di mio fratello.

Da: Haz

Non fare troppo tardi. Che programmi hai per questa sera? 

Era davvero una delle persone più importanti della mia vita. Amavo il suo senso di protezione, speravo solo che mi avrebbe concesso un po' di libertà

A: Haz

Fra un po' sono a casa e ne parliamo. Non dirmi di no a quello che ti chiederò, ti prego... 

Riposi il telefono in tasca e notai che Niall mi stava fissando.

- Cosa c'è? - 

- Niente, cercavo di capire perchè avevi il broncio. Dai, togli il casco così possiamo andare a prendere il gelato - gli porsi il casco nero e poi andai a prendere il mio solito cono al cioccolato.

Niall lo sbranò in pochi minuti, io ci misi più tempo. Quando tornammo a casa sperai con tutto il cuore che Harry mi avrebbe capito e dissi a Niall che gli avrei dato una risposta. Passai al mio migliore amico il giubbotto e il casco, poi lo salutai con un bacio sulla guancia, afferrai lo zaino e aprii il portone di casa. La nostra non era una villa o un pallazzo, ma un moderato appartamento a due piani. Non c'era un grande giardino sul retro, ma solo uno piccolo posto all'ingresso. Mi andava bene così. E poi avevo una stanza tutta per me. I bagni erano due e per tre persone non era mica male. Il salotto era piuttosto ampio e la cucina moderata. Ogni cosa in quella casa ti faceva sentire a proprio agio. Amavo i gusti di Jessie, erano tra il classico e il moderno, niente di antico.

- Haz sono a casa - urlai per farmi sentire. Percorsi il piccolo corridoio e raggiunsi il salotto. Appoggiai lo zaino sul divano e sentii qualcuno scendere le scale. 

- Ciao Jessie - salutai la donna dai capelli neri e gli occhi azzurri. Faceva quasi impressione quel netto contrasto di colori.

- Ciao tesoro - mi diede un bacio sulla guancia e si diresse in cucina.

- Hai visto Harry? -

- Si era in camera sua -

- Okay, vado sopra - 

Salii le scale e raggiunsi la camera di mio fratello. Lo trovai seduto sul letto. Stava indossando le sue vans nere.

- Haz... - dovevo trovare le parole giuste per farmi dare il consenso. Con Jessie non ci sarebbero stati problemi, ma lui era troppo rigoroso.

- Dimmi Emi - alzò la testa e mi mostrò il suo viso stanco. Aveva la fronte leggermente sudata. Forse si era appena svegliato da uno dei tanti incubi che faceva la notte. Lo avevo sentito gridare parecchie volte, ma mi diceva sempre che andava tutto bene.

- Devo chiederti una cosa. E non dirmi di no, perchè sono grande e so cavarmela da sola -

- Dipende da cosa mi chiedi - finì di allacciarsi le scarpe e appoggiò i gomiti alle ginocchia, aspettando che continuassi.

- Oggi è il mio compleanno e avevo intenzione di andare a un pub con Niall... mi dai il tuo permesso? Sono sicura che a Jessie andrebbe bene -

- No - disse netto.

- Cosa "no"? -

- No. Non voglio che vai in quel pub - 

- Stai scherzando? Harry sono grande e vaccinata. Posso cavarmela pure senza la tua perenne protezione - 

- Lo sai che lo faccio solo per te. Ho brutte esperienze con te nei pub e lavorando in uno di questi, so lo schifo che c'è ogni sera -

- Ancora con questa storia? Io l'ho superato ormai. Sono forte adesso -

- Beh io non l'ho superato. -

- Sai anche che non mi piace l'alcol -

- Non è questo il mio problema. So che a te non piace, ma sai quanti ubriaconi vanno lì solo per stuprare qualche ragazza? -

- Non sono sola. C'è Niall con me - inziai ad innervosirmi. Ecco cosa odiavo del suo carattere. Proprio questa parte.

- Non voglio lo stesso -

- Oh andiamo! Vuoi che resti a casa per sempre? Vuoi che passi il mio compleanno a casa? Come fanno i bambini piccoli? -

- Santo cielo io voglio solo che tu stia bene! - urlò, venendo verso di me.

- Io starò bene. Devi fidarti di me - urlai col suo stesso tono.

- Mi fido di te, ma non mi fido degli altri -

- Pazienza. Io questa sera andrò a quel pub, col consenso di Jessie! -

- Emily non farmi arrabbiare - notai la supplica nella sua voce, ma mi girai e feci per uscire dalla sua stanza, ma prese il mio polso e mi tirò a se.

- Ti prego. Resta a casa questa sera. Mi sono preso una serata libera per stare con te - 

- No! Non voglio stare a casa il giorno del mio compleanno! - 

- Emi... ti prego... -

- Sai cosa? Io non ti dico di non fare una cosa, mi fido di te. Non mi spieghi perchè hai sempre qualche livido sul corpo, mi dici sempre cazzate. Non mi lasci la libertà che voglio. Ho passato l'inferno, lo sai anche tu, ma sono abbastanza forte per superare tutto il resto senza crollare. Sono abbastanza forte per cavarmela da sola e per una volta voglio che tu ti fidi di me e mi lasci andare e non che ti comporti come un fottuto padre rigido, severo e vecchio! Anche tu sei giovane, anche tu hai una vita, lascia che io viva la mia! - 

- L'ultima volta che l'ho fatto sei tornata a casa ubriaca. Ma ho continuato a fidarmi di te. Ho continuato a crederti e allora mi hai chiamata da un locale. Mi sei svenuta tra le braccia e non puoi capire come mi sia sentito! Abbiamo superato questo ed è arrivata la droga. Vedevo polverina bianca in bustine e volevo continuare a fidarmi di te, sperando che me ne parlassi. Abbiamo risolto anche questo, poi però ti ho visto con dei tagli sul corpo e poca voglia di vivere. Mi do la colpa di tutto ogni fottuto giorno, quando ti chiedo una cosa, per favore falla! Non voglio sembrare rigido, mi dispiace se la prima impressione sia questa, ma cerca di capirmi! Mi fido di te, ma ho una paura matta di quello che ti può succedere in un locale! - urlò, fermandosi subito dopo e tenendosi la testa con le mani. Ero ancora scossa per quello che mi aveva detto. Non aveva mai reagito in questo modo e avevo capito di essere arrivata al limite. Mi preoccupai quando iniziò a tossire, ma prima che potessi anche solo aiutarlo, sentii una terza voce interromperci.

- Harry ho bisogno di te. Vieni nella mia camera da letto. Dobbiamo aggiustare una cosa - urlò Jessie. Harry mi superò e andò dove era stato chiamato, mentre io restai ancora davanti alla porta della sua stanza. Facevo bene a indossare quella maschera di ferro. Così, con la stessa impassibilità di una statua, digitai un messaggio.

A: Niall

Niente da fare. Vieni a casa mia con due pizze e dei film. La passeremo al solito modo. 

Niall non contraddì e così mi chiusi in camera e mi feci una doccia. Volevo comunque essere presentabile, così avrei fatto qualche foto come ricordo. Peccato che fossi sempre sul solito divano e con le stesse persone. Peccato che mio fratello non mi lasciava la libertà di cambiare le cose. Ma era già abbastanza distrutto e non volevo ferirlo ancora di più.

Uscita dalla doccia, indossai un vestitino blu notte e le vans bianche. Non aveva senso indossare die tacchi. Misi del correttore, del mascara e del fard e piastrai i capelli. 

- Emi puoi scendere un attimo? - mi chiamò Jessie. Mi fissai per l'ultima volta allo specchio e poi scesi le scale, trovando la casa completamente al buio. 

- Jess? Sei qui? - 

E senza il tempo di poter scendere un altro scalino, sentii un coro che urlava "Sorpresaa" e che mi fece saltare in aria dallo spavento. Tutti i miei amici contornavano la figura di Niall che teneva la torta. Alcuni tenevano in mano delle trombette, altre lanciavano i coriandoli e inaspettatamente il salotto sembrava quasi una discoteca. C'era anche un DJ e un tavolo adornato di bibite e cibo. Non mi ero fidata di Harry. Mi ero fatta troppo prendere dall'apparenza. Volevo a tutti i costi divertirmi, senza sapere che lo si può fare anche nel modo più semplice possibile. Forse anche l'apparenza aveva un colore. Forse era verde, come la speranza. Oppure bianca, come la purezza. In fondo l'apparenza sapeva sia ingannare che rendere tutto vero. Allore le diedi un colore nuovo. Il grigio. Il grigio è un miscuglio tra nero e bianco. Tra bene a male. Come l'apparenza. 

Dietro di me comparve la figura di Harry.

- Dovresti fidarti di me... una volta tanto.. - disse, sorridendomi lievemente. Notai un'altra chiazza sul suo collo, ma ciò che aveva fatto mi aveva distratto da ogni cosa. 

Lo abbracciai, ancora scossa per quella scopresa e gli chiesi scusa per tutto. Aveva ragione, io volevo ricevere fiducia, ma avrei anche dovuto darne. 

Passai il resto della serata a ballare e divertirmi molto con le mie amiche e i miei amici. Poi salii al piano di sopra per prendere una giacchettina che avrei trovato nella stanza di Jessie. L'avavo lasciata lì la scorsa notte. Aprii la porta e restai bloccata.

Cosa ci faceva lì? E perchè stava facendo quello?

________________

CIAO A TUTTI, SONO NOEMI E SPERO CHE QUESTA STORIA VI PIACCIA *-* VOTATE, COSI CAPISCO SE VI PIACE E SE VALE LA PENA CONTINUARE A SCRIVERLA! A PRESTO, EMI

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro