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Capitolo 9

Con le mani tremanti, aprii la cassaforte che si trovava di fronte a me.
Al suo interno, solo un ciondolo azzurrino.
Per qualche secondo, rimasi a fissare quello che si presentava come un piccolo tesoro.
«Cos'è?» chiese Luke avvicinandosi sempre più ad esso.
«Non ne ho idea.» dissi in modo secco.
Istintivamente, guardai nuovamente all'interno della cassaforte e fu solo allora che mi accorsi di un pezzo di carta bianco.
Allungai la mano per prenderlo ma, non appena fui vicina a sfiorarlo, mille interrogativi invasero la mia testa.
Che fosse un biglietto dei miei genitori? Che poteva significare?
Velocemente lo afferrai, ma aspettai qualche secondo prima di iniziare a leggere le piccole parole scritte con l'inconfondibile grafia di mio padre.
Presi un lungo respiro e iniziai.
«Mia adorata Isabelle» mi fermai non appena lessi il nome di mia madre, ed una lacrima bagnò il mio volto. «Ti scrivo queste poche righe per spiegarti delle cose che avrei dovuto dirti da già molto tempo.
Kyara sta crescendo, e con lei crescono i suoi poteri. O meglio, iniziano a svilupparsi. Il suo essere introversa e, a volte, fredda come il ghiaccio, non sono tratti casuali del suo carattere.
Ricordi il viaggio che facemmo qualche tempo prima che lei nascesse? Ti regalai una collana che comprai da una strana donna.
Lei mi avvertì di non farlo, mi disse che al ciondolo era legata una maledizione, ma io non le diedi ascolto. Non pensavo fosse reale. Ma solo ora mi accorgo di quanto io possa aver sbagliato ad aver fatto di testa mia.
Kya diventerà incontrollabile, o meglio, i suoi poteri lo faranno.
Ti prego, non odiarmi per quello che ho fatto. Non era nelle mie intenzioni mentirti o metterti in pericolo.
Per sempre tuo,
John.»
Per qualche istante, i miei occhi rimasero immobili su una frase della lettera.
"Non era nelle mie intenzioni metterti in pericolo."
La rilessi numerose volte, e una lacrima mi uscì involontariamente.
Rigirai la lettera nelle mie mani, quasi cercando qualcos'altro, sebbene non sapessi ancora cosa.
Fu in quel momento che trovai una piccola scritta in fondo al foglio.
«So che non hai buoni rapporti con lei.. Ma, non è forse il caso che Kyara vada da Morgana?» lessi ad alta voce senza accorgermene.
«Chi è Morgana?» la voce limpida di Luke, che fin'ora aveva ascoltato tutto in silenzio, risuonò nell'aria.
«In realtà non lo so..» dissi spostando il mio sguardo dalla lettera a lui.
«Potrebbe essere una vecchia amica di tua madre.»
«Non so, può darsi.» risposi. «Be', non ci resta che trovarla.»
«E come vorresti farlo?» sgranò gli occhi. «Non abbiamo nulla di lei.»
«La troveremo, in qualche modo.» dissi decisa.

Misi la lettera in tasca e, con un rapido scatto, afferrai il ciondolo che avevamo dimenticato all'interno della cassaforte.
«Domani mattina ci metteremo in cammino.» dissi uscendo dalla stanza.
Mi girai e notai che Luke rimase a fissarmi, immobile. Aveva una strana luce negli occhi, ma non ero abbastanza concentrata da riuscire a capire cosa fosse, perciò continuai per la mia strada.
Poco dopo, sentii i suoi passi dietro di me.
«Ho trovato questo borsone nella stanza dei tuoi. È molto grande, quindi penso di usarlo per le provviste e tutto ciò che dovremmo portarci. Spero non ti dispiaccia.» disse avvicinandosi a me.
«No, tranquillo, fai pure.» dissi senza nemmeno voltarmi. «Io sto andando un attimo al bagno.»

Entrai in quella stanzina fredda e mi fermai qualche secondo a fissare le mattonelle azzurrine del pavimento che non vedevo da tanto. Mi voltai alla mia destra e vidi tutte le piccole incisioni sullo stipite della porta. Un piccolo sorriso si formò involontariamente sul mio viso.
Da un lato, tutto questo mi faceva tremendamente male ma, dall'altro, mi faceva stare bene, mi ricordava la mia famiglia e mi faceva sentire, finalmente, a casa.
Dopo qualche istante, mi avvicinai alla finestra aperta da cui entrava un freddo gelido, e mi fermai a guardare all'esterno.
Era ancora buio, e le stelle erano già alte in cielo: formavano bellissimi disegni ed io, come facevo da bambina, per un attimo, iniziai a fantasticare sulle strane forme che si creavano.

«Kya.»
Un tuffo al cuore mi fece tornare alla realtà. Mi parve di sentire la voce di mio padre, ma io rimasi immobile alla finestra: non volevo voltarmi.
«Kyara.» una mano mi si posò sulla spalla. Lo riconobbi subito e, in quel momento, qualsiasi mio timore scomparve.
«Luke, mi hai fatta spaventare!» urlai quasi furente verso di lui.
«S-Scusa, m-ma.. Io.. Ecco, ho trovato questo.» disse porgendomi un pezzo di carta.
«Dove l'hai trovato?» chiesi senza nemmeno guardare il contenuto del foglietto.
«All'interno del borsone, dentro una taschina.»
Il mio sguardo si posò nuovamente sul piccolo rettangolo, un po' irregolare, di carta.
«53, Wallaby Street, Nevada.» lessi ad alta voce.
«È un indirizzo.» osservò Luke.
«No, ma davvero? Non ci sarei mai arrivata da sola!» scherzai.
«Sempre molto simpatica tu, eh?» rise lui.
«Se tu fai osservazioni stupide, mi pare ovvio che il mio lato simpatico venga fuori.» risi facendo spallucce.
«Ha ha ha!» mi prese in giro lui. «Comunque, concentriamoci su questo indirizzo. Pensi che potrebbe avere a che fare con Morgana?»
«Non so.» lo guardai negli occhi. «Potrebbe trattarsi di chiunque ma, d'altronde, non ci resta che controllare. Se non altro, almeno ora abbiamo una pista da seguire.»
«Ma tu hai idea di dove si trovi questo posto?» chiese Luke avvicinandosi un poco a me.
«Direi di no.» risposi in modo freddo.
«Fantastico!» ironizzò lui.
«Troveremo una mappa, è l'unica soluzione.»
«Si, ma dove?»
«Oh andiamo! Suppongo che in giro per casa mia, riusciremo a trovarne una, no?» risi io.
«Hai ragione.» rispose lui, ed entrambi sorridemmo.
«Sistemiamo le ultime cose, si sta facendo giorno.» dissi tagliando corto.
«D'accordo.» acconsentì Luke.

Non appena i primi raggi di luce passarono attraverso i vetri delle finestre, io e Luke, ci trovammo già fuori da casa mia.
Esitai un attimo, prima di andare definitivamente via dal grande vialetto.
I miei occhi si posarono velocemente sulla grande casa, sull'altalena che avevo notato anche quando arrivammo, sull'erba stranamente in ordine e una lacrima rigò il mio viso.
Era tutto così triste. Lasciarla di nuovo mi faceva molto male, ma era l'unica soluzione.
«Addio..» sussurrai, e un soffio di vento mi scompigliò i capelli, quasi in risposta al mio saluto.
Mi asciugai le lacrime con la manica del mio cappotto.
Non appena lo feci, però, un botto assordante rimbombò nell'aria e io mi sentii sbattere per terra violentemente.
«L-Luke..» fu tutto ciò che riuscii a dire, con la voce tremante tra il fumo e le fiamme, prima di vedere il nero più totale.




*Spazio autrice
Scusatemi tantissimo cari lettori. So che ci ho messo davvero tanto per pubblicare questo capitolo ma, tra la scuola, gli impegni vari e la febbre (che tra l'altro è durata una settimana e mezza) non ho avuto proprio tempo per scrivere. Spero mi perdonerete.
-Giulia💕

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