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Epilogo


Le spinte erano partite lente e cadenzate, fatte per abituare il ragazzo sotto di sé alle sue dimensioni.

Peccato che il suo proposito di prendersela con calma, andò a puttane quando Izuku, stringendo le lenzuola tra le mani, lo risucchiò dentro le sue pareti, spremendolo come se fosse un limone.

I denti affondarono nella carne del labbro inferiore, lasciandovi dei segni evidenti, ma il dolore servì ad impedirgli di perdere il controllo. L'eccitazione che lo aveva pervaso da quando lo aveva incontrato la prima volta in quel locale, prese comunque il sopravento in lui, facendogli afferrare con forza i fianchi stretti del verdino, premendogli le dita nella carne tenera, mentre il suo bacino si spingeva così tanto indietro che ne riusciva ad intravedere la punta che rischiava di sgusciare fuori.

Subito entrandovi di nuovo con un colpo secco.

Il movimento di quei glutei che entravano a contatto con il suo inguine, gli fece rizzare i corti peli sulla nuca, facendogli ripetere il procedimento ancora e ancora aumentando ad ogni spinta le emozioni incontrollabili che si diressero con violenza verso la sua erezione.

Izuku dal canto suo quasi non riusciva quasi più a respirare, percepiva con infinita chiarezza quel membro che si spingeva dentro di sé, cercando in un qualche modo di spaccalo in due, premendo sul suo ventre.

Con una mano teneva le lenzuola strette, cercando di non sfuggire a quelle spinte violente che lo spingevano sempre di più verso il centro del letto, mentre l'altra la spinse indietro, posandola contro l'addome di lui, chiedendo con una supplica muta di fermarsi.

«Cosa...dimmi.» disse Eijirou fermando l'ennesima spinta, interrompendo grazie a quella mano l'orgasmo che faticava a trattenere.

«Voglio...voglio guardarti...per favore.» ansimò il verdino voltando il capo per fissarlo in un qualche modo.

Un sorriso estasiato nacque sul volto del rosso che si sfilò piano da dentro il corpo del minore, rilasciando la presa sui suoi fianchi arrossati dalla presa troppo violenta con lui lo aveva tenuto fermo.

Sentendosi libero, Izuku si voltò mettendosi supino, le gambe portate contro il petto stringendole con le mani a sé, mettendo in mostra la sua entrata, arrossata per l'uso sfrenato che ne avevano fatto fino a quel momento.

«Dov'eravamo rimasti.» disse il maggiore afferrando con una mano anche lui le gambe del minore, sollevandogli il bacino nel spingerle contro il petto che si alzava profondamente per ogni respiro.

«A te che mi portavi in salvo con il tuo enorme cazzo?» domandò imbarazzato e arrossendo nel pronunciare tale oscenità come se nulla fosse.

«Hai proprio ragione, ma credo che sia meglio se rallentiamo, perché rischio non impazzire.» rispose il rosso avvicinando il volto a quell'anello di muscoli che si contrasse quando la lingua umida e calda dell'altro lo assaggiò per una lappata veloce, prima di infilarci due dita dentro e ricominciare tutto dall'inizio.



Tre mesi erano passati da quella prima volta in cui Izuku era stato "costretto" ad indossare quegli abiti femminili e da allora non era passato giorno in cui non li avesse indossati almeno una volta a settimana, se non al lavoro a casa di quell'eroe che lo aveva stregato, prima con la forza che metteva nel suo lavoro, poi con la sbadataggine con cui lo aveva conquistato e infine con quel corpo che non perdeva tempo nel sottometterlo ad ogni occasione possibile.

Con un sospiro si disse che se non fosse stato per quel costume da maid, non avrebbe mai conosciuto quell'eroe tutto muscoli dal sorriso gentile.

Quel vestito tutto fronzoli aveva salvato la sua vita dalla monotonia, portando un eroe nel suo piccolo angolo, forse un po' stretto per le spalle del rosso, ma alla fine Izuku era felice così, con l'incertezza se quel rapporto sarebbe durato più di qualche mese, però era conscio del fatto che se anche tutto sarebbe finito, sarebbe stato il periodo più bello della sua vita.

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