Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

Cap. 5


La processione è fuori dall'abitato, ormai, ed ecco gli alberi appuntiti fanno ala, lo strano ragno avanti, le nere formiche dietro. Il sacerdote canta De profundis e Cettina sospira, stanno camminando piano come avrebbe fatto la nonna, ad ogni passo tutto il corpo che sbandava sulla destra, scendendo sulla gamba corta, per poi tornare su, sulla sinistra lunga e dritta. Una caduta, una gamba rotta che non era più tornata come prima, e la donna ancor giovane era diventata quasi invalida. Ma Ciro suo l'aveva amata lo stesso ed era stata una gran cosa, non si era vergognata mai di quell'andatura faticosa. Mai aveva perso il sorriso e il buon umore, e la fiducia che tutto, alla fine, si risolve. Donna Concetta ogni tanto portava Cettina al cimitero, quando s'era fatta cresciutella, a salutare il nonno e a prendere confidenza con l'idea che prima o poi si finisca tutti lì. Terra per i ceci. Perché per fortuna si muore.

"Perché per fortuna, nonna?"

"Perché come nascerebbero nuove vite, se non morissero le vecchie? Mica avremmo posto per tutti!"

"Mi sembra che il Signore avrebbe potuto trovare una soluzione migliore".

"Ma davvero? E certo, tutti saprebbero fare meglio... non c'è un uomo sulla terra che non pensi che al posto di Dio avrebbe sistemato le cose diversamente. Sai come si chiama? Orgoglio, ed è il grande peccato di tutti. Per fortuna, Cettina, il Signore fa a modo suo e ci protegge da noi stessi. Ci prende con sé, alla fine, ed è assai più comprensivo di quanto sarebbe chiunque di noi con gli altri. Io aspetto quel tempo, Ciro mio è lì che mi tende la mano, come quando davanti al prete doveva infilarmi la fede. Aveva la mano calda, e io seppi che ci saremmo tenuti così per sempre. A parte questo po' di anni che stanno passando, ormai".

La voce si faceva sempre più dolce, quando parlava del grande amore suo, e Cettina si commuoveva. Quella volta che non si erano viste per una settimana aveva riflettuto anche su questo, sul dolore grande di quella perdita, e di come la nonna fosse riuscita a rimanere in piedi, anche su due gambe disuguali. Sua madre aveva ragione, era una persona bella, e lei le voleva un mondo di bene. Era tornata a trovarla con le idee chiare: "Nonna, voglio imparare a fare la magara, come te".

Nonna Concetta era caduta dalle nuvole. "Sei matta, Cettina? Non puoi!" E giù a spiegare che lei non era...

"Lo so, nonna, che le carte non servono per fare vere predizioni. Però mi piace lo stesso, mi è sempre piaciuto. Allora, perché no? Tu come hai cominciato? Mamma dice che c'era un indovino a Napoli, nel tuo quartiere. Avrai copiato lui, no? Io copierò te".

L'anziana sembrava davvero stupefatta di quel suo desiderio, e non se ne faceva una ragione.

"Perché ti meravigli tanto? Anche senza avere dei prezzi, qualcosa guadagni e la gente ti cerca. Voglio anch'io essere importante, come te".

Nonna Concetta sospirò e per prima cosa si preoccupò di quello, dei soldi. Che servono, senza dubbio. "Soprattutto se sei una donna! Tu ancora per fortuna non lo sai, ma quante donne ingoiano dispiaceri grandi, perché altrimenti non avrebbero una casa dove rifugiarsi, e il minimo per mangiare! Quante donne sono tenute come gli asini, come le bestie, perché a ribellarsi resterebbero in strada a morire di fame. E allora mandano giù, a volte botte, a volte tradimenti... avere un lavoro e guadagnare è importante per tutti, e per una donna è importante il doppio. Per questo tu devi cercarne uno vero, altro che fare la cartomante".

La nonna aveva alzato la mano e puntato l'indice al cielo, scuotendolo in modo strano, a dirle: No, e anche: Bada bene!

"Cettina, ascolta la nonna: impara a tingere le stoffe, impara a tessere, a cucire, a ricamare... scegli una cosa che ti piaccia fare e impara a farla bene. Questo gioco lascialo a me, che non ho avuto altro. Credimi, che il rispetto e l'importanza li guadagnerai in ben altro modo".

Cettina rimise il broncio, come quello che faceva quand'era bambinetta. Ma non lo era più e la nonna tanto parlò e tanto raccontò, di mille donne prima di lei, che infine la convinse. E poiché aveva smesso di arrampicarsi ovunque come una lucertola ed era diventata quieta e precisa nelle sue cose, la mandarono a scuola di ricamo. Per due, tre anni lavorò molto senza alcun guadagno, perché così si faceva: la maestra insegnava, le allieve ricamavano, e le tovaglie e le lenzuola venivano poi vendute dalla ricamatrice. Ma al quarto anno, quella gamba malferma tradì la nonna per la seconda volta, e non potè più alzarsi dal letto a lungo. Diodata e Filuccia si offrirono di tenerla ma avevano case piccole e famiglie grandi. E si fece quello che da subito era sembrata la cosa più semplice: Cettina si trasferì dalla nonna e smise di andare dalla ricamatrice. Aveva quattordici anni e non troppo da fare, in fondo, in quella stanza che era tutta la casa. Allora chiese a sua madre di comprare una pezza, e cominciò a ricamare una tovaglia di sua fantasia.

"Sei bravissima, Cettina! Davvera hai ideato tu questo disegno?" La nonna l'accarezzava fiera con gli occhi, mentre ricamava accanto al letto, con la tela di lino ben raccolta in un panno pulito e le matassine custodite in una specie di astuccio con le sue cifre.

"Certo, nonna. Ho studiato tre anni".

"Cara mia, ricordo compagne che in tre anni avevano sì e no imparato a tenere l'ago in mano! Sei molto portata, è evidente, e questa che stai facendo è un piccolo capolavoro, secondo me. La terrai per te?"

La ragazza sorrise, anche qualcuna delle sue compagne ancora impugnava l'ago come una zappa ed era incapace di quei punti regolari, identici tra loro che lei realizzava già dopo un mese.

"Per corredo, dici? No, voglio venderla. So a chi la ricamatrice portava le sue cose migliori, e intendo andarci di persona. Voglio vedere quanto denaro posso guadagnare, sto prendendo nota delle spese, per la pezza di lino e le matassine di filo. E sto segnando la quantità di giorni di lavoro. Devo capire se è un mestiere che può darmi da vivere".

La nonna fece di sì col capo, con gli occhi lucidi. "Bravissima, sei. Cresci in fretta, tesoro mio! E dov'è questa persona a cui porterai la tovaglia?"

"A Napoli, nonna. Ho l'indirizzo, una via importante, gente nobile. Se piacerà, chiederò se vogliono qualcosa con i monogrammi, che sia unica per la loro casa. Sono giovane, posso assicurargli lunghi anni di lavoro su disegni esclusivi".

Nonna Concetta rimase a fissarla senza parole. Poi abbassò gli occhi, improvvisamente triste. "Attenta a Napoli, è una città pericolosa per una giovanetta".

"Ci metterò ancora parecchi mesi a finire il tovagliato. E comunque tranquilla, nonna. Sono tua nipote, io affronto le cose col sorriso, ma anche con gli occhi bene aperti".

Ma la nonna non sapeva dirle perché, all'improvviso, s'era sentita che a Napoli qualcosa sarebbe accaduto, alla sua Cettina.


Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro