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Cap. 2


I rintocchi lenti accolgono il corteo che sale alla piccola chiesa del convento. Il resto del paese si ferma e la gente si segna al richiamo della campana a mortorio. Poi riprende le sue faccende, tra tre giorni nessuno ne parlerà più. Le formiche che hanno seguito il feretro si dividono: le donne varcano la soglia sacra, gli uomini si fermano fuori, a parlare delle vigne. Tra le ultime a entrare c'è Marietta, che indugia collo sguardo indietro e sorride al suo amore: Pietruccio, che si chiama come il nonno e le fa ciao ciao colla manina, l'altra nella presa salda del padre. Entra in chiesa sorridendo, Marietta, ripensando al giorno in cui s'era infilata di nascosto nella casa di Concetta invece di andare dalla maestra di cucito.

"Mi fai le carte, Conce'?"

"Marietta bella! Entra, entra, vuoi un caffè?"

Cettina era corsa a socchiudere la porta ed era sparita dietro la tenda. Sul piano di marmo grigio del tavolo era comparso il mazzo di carte napoletane, e la giovane s'era seduta sull'orlo di una vecchia sedia impagliata.

"Sono già mischiate, alza con la mano sinistra e vediamo cosa esce".

Qualche carta di contorno, donna Concetta studiava Marietta, giovane giovane e col labbro tormentato dai denti.

"Il re di coppe!"

Marietta sgranò gli occhi e strinse le dita delle mani giunte in grembo. "Il Re di Coppe? Oh Gesù!"

"Proprio il re!", confermò la vecchietta con enfasi, e Cettina intuì che l'argomento era quello giusto. Quello per il quale Marietta aveva cercato la magara.

"Questa carta è forte assai, ti devi preparare: arriva un partito buono, non te lo devi lasciare sfuggire!"

Marietta pendeva dalle labbra della nonna. "Ma è certo, Conce'? Certo certo?"

"Che arriva è certo", fece solenne Concetta, "le coppe sono l'amore e il tuo Re sta qua, lo vedi? Devi solo farti bella per lui!"

"Ma Conce'... ma non è che è il figlio di Pietruccio?"

"E questo non lo so, figlia cara. Perché, ti fa la corte?"

"Eee... Mamma gli butta l'acqua in strada quando torno dalla messa, perché dice che mi segue. Le ho detto: ma', che fai? Che quello, più avanti abita! Ma no, lei dice che segue me. Così, passando si bagna le scarpe e poi sporca casa sua, quando entra!"

"Gesù, che dispetti!"

"Eh! Non lo può vedere, dice che è brutto".

"E tu come lo vedi?"

"A me non pare brutto. E forse è pure vero che mi segue, quando esco da messa lo vedo che mi guarda serio serio, poi saluta gli amici e torna a casa. Sento i suoi passi un po' dietro, e quando entro, se mi giro, mi saluta con la testa. Ma a mamma piace il figlio del pizzicagnolo, dice che ci ha l'argan", fece strofinare il pollice e l'indice della destra, gli angoli della bocca tirati in giù.

L'anziana sospirò. "Ma a te piace, quello che dice mamma?"

La Marietta tirò su le spalle e le lasciò cadere rapida.

"E il figlio di Pietruccio?"

Ora gli occhi le correvano qua e là, e un po' di rosso le tinse le guance. "No. Sì. Non lo so. Però mi sento una cosa strana, se so che mi guarda". E mise una mano in mezzo al seno, più giù della gola e più su dello stomaco, dove si arrotolava quella curiosa sensazione, come di uno scoiattolo che frugasse nello sterno e si facesse una tana. Nonna Concetta tirò un paio di altre carte e scosse la testa. "Di denari è uscito il tre, il tuo re è squattrinato. C'è una carta di buona salute, però, e questo conta, perché significa poter lavorare. Marietta, le carte non possono scegliere al posto tuo. Loro dicono: l'amore sta per passare, poi lo decidi tu se afferrarlo al volo o no. Se preferire i soldi". 

Marietta si morse un labbro. "E tu, nonna Concetta, che mi consigli?"

"Io? E che c'entro io?"

"Tu. Di cose ne hai viste tante".

La nonna sorrise e il viso le si riempì ancor più di rughe. "Io soldi ne ho maneggiati pochi. E quando è morto Ciro mio, con due bambine da crescere, non è stato facile". Aprì un medaglione che portava al collo, con dentro una immagine piccola piccola. La mostrò come una reliquia, poi l'accarezzò, la baciò e la richiuse. La rimise tra la pelle e l'abito, a scivolare giù tra i seni. "Però non bisogna disperare mai", aggiunse, "un boccone di pane in tavola arriva sempre, in qualche modo. E se tornassi indietro, Ciro mio lo prenderei ancora cento volte".

La ragazza annuì, allungò la mano e sfiorò il re di coppe. "Grazie, nonna Conce'. Lo so che tu non accetti soldi", disse poi raccogliendo una sporta che aveva appoggiato ai piedi sedendosi, "ma io qualche cosa ti volevo portare: ho messo della farina in questa federa, domenica ci fai gli scialatelli", e si alzò dopo aver lasciato un fagottello sul tavolo, con gli occhi che brillavano.

Le coppe sono l'amore, memorizzò Cettina; più alto è il valore di una carta, più è alto ciò che porta: il tre indica poco di qualcosa, il re il massimo. Le carte di denari sigificano soldi, le bastoni il vigore e la salute. Io diventerò una magara come la nonna, pensò con assoluta convinzione Cettina, che nei modi rispettosi e spesso adoranti della gente deduceva fosse una gran cosa, esserlo. Di certo assai meglio, più importante, che fare la contadina o la lavandaia. E cresceva, mese dopo mese e anno dopo anni, attenta a ogni parola, a ogni figura, a ogni concatenazione di carte che accrescevano o modificavano il significato della singola estrazione. Già non era più, dunque, una ingenua quando cominciò a notare la stranezza di certe letture. Re di coppe, e però l'amore andava male. Quattro di bastoni, ma tranquilla, la salute va bene. Otto di spade, e le spade, si sa, sono il lavoro. Grandi soddisfazioni all'orizzonte? No, macchè: Mimino la devi smettere con questo commercio che non renderà affatto bene. Rimettiti a fare il tuo, torna a stare a casa con la tua famiglia, che hanno bisogno di te!

Cettina aggrottava la fronte, le carte dicevano alcune cose, era ben certa di ricordare ogni particolare che la nonna aveva spiegato in altre occasioni, ma lei, ora, cambiava versione! Sconcertata, decise di chiedere lumi a sua madre. E ne ebbe di tali da far crollare il suo intero mondo.

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