Titolo: Shadowhunters, City of Darkness

Autore: Beatrix Olderdarkness e B. J. Porter

Genere: Fantasy/ Urban fantasy

Tipologia: Romanzo

Stato: In corso - Autoconclusiva

Rating: Verde

Avvertimenti: Narriamo i fatti cronologicamente un anno dopo CoHF, considerando anche gli avvenimenti de "Le Cronache dell'Accademia Shadowhunters". Siamo particolarmente attente ad ogni dettaglio, e non ci piace che la gente ci sottovaluti.

Disclaimer: I personaggi, la maggior parte, come anche il mondo, sono presi dalla saga di Cassandra Clare, Shadowhunters.

Trama:

La guerra è conclusa da un anno. Il mondo dei Nephilim, pian piano, ricuce tutte le sue ferite.

Clarissa Fairchild, shadowhunter, rivendica il fratello mai avuto nei sogni, ed è ancora interdetta a guardare in faccia la realtà.

Nel frattempo, alla Corte Seelie, le fate decidono di rivendicare il loro posto nel mondo. E alla comparsa di un vecchio nemico, il mondo dei Nephilim si ritroverà di nuovo in procinto di combattere, ma l'arrivo inaspettato di una vecchia minaccia ribalterà la situazione.

Sospetto. Tradimento. Un amore impossibile.

Si può essere in grado di cancellare un passato terribile e ricominciare da capo?

Copyright © B. J. Porter and BeatrixOlderdarkness, tutti i diritti riservati.

Era da tempo che volevamo scrivere una fanfiction. La nostra saga preferita in assoluto è Shadowhunters, e Cassie è la nostra eroina, così quando la serie TMI si è conclusa, abbiamo sofferto tanto di malinconia. Così tanto che un giorno, un sabato mattina, Bea si è svegliata, mi ha guardata e mi ha detto "Ho sognato Sebastian. Ho la nostra trama" così quel giorno ci siamo messe e abbiamo tirato giù tutto ciò che sarebbe potuto succedere nel libro, prendendo spunto dai libri di Cassie, dalla Bibbia (sappiamo che può suonare strano, ma da questo libro abbiamo avuto una botta di ispirazione per determinati incantesimi/rune) e da molte, moltissime fanart. Sappiamo che ci sono tantissime fanfiction sul mondo shadowhunters qui su Wattpad, e quindi può capitare che ci siano delle similitudini fra le trame. In nostra difesa, possiamo giurare che è tutto frutto di due menti malate!

Curiosità:

Il personaggio di Jonathan Morgenstern alias Sebastian Verlac è stato sicuramente il più difficile da creare. Essendo alle prime armi, non sappiamo ancora bene come rendere l'idea dei personaggi a noi conosciuti, figurarsi uno che è comparso solo in poche righe. Così, abbiamo deciso di ritrarlo come un bambino alla scoperta del mondo. Saranno poche le volte in cui indosserà una maschera da sfacciato/duro. Ha i tipici sintomi protettivi del fratello maggiore, ed è un normale adolescente alle prese con la prima cotta, ma è anche infantile, innocente e dolce, molto dolce. Inutile dire che ce ne siamo innamorate entrambe.

Estratto:

- C'è stato un periodo in cui Sebastian mi teneva in ostaggio - il modo in cui disse "Sebastian" e non "Jonathan" fece ribaltare l'umore del ragazzo, che quasi sentì un peso in meno all'altezza del petto. Sua sorella credeva cecamente in lui, sapeva che lui era buono. Clary fece un respiro, poi riprese - spesso mi portava fuori, mangiavamo insieme. A volte, mi sfiorava il dubbio che fosse davvero buono. Che mi volesse bene.

Afferrò un'altra castagna, tenendola tra le dita, invece di portarla alla bocca. Il suo sguardo era perso, come se stesse rivivendo un ricordo. - È stato un po' di tempo fa - concluse, mettendosela in bocca.

L'atmosfera si fece leggermente più tesa, Clary evitava lo sguardo del fratello, mentre Jonathan rifletteva sulle informazioni - poche, ma pur sempre informazioni - della sua vecchia vita. Era spaesato e frustrato, poiché nemmeno un ricordo della sua vita passata gli era rimasto impresso nella mente. Si ripeteva che forse... beh, forse, se avesse saputo di più, avrebbe sicuramente evitato di commettere di nuovo gli stessi errori.

In fondo, come faceva a sapere di essere buono, se non conosceva nemmeno la differenza tra buono e cattivo? Come faceva ad avere la certezza di comportarsi adeguatamente, se non sapeva chi era?

Il suo passato era una tabula rasa. I suoi ricordi partivano da quando aveva aperto gli occhi, e si era ritrovato sulle rive di un lago. Non sapeva distinguere l'amore, il desiderio, la paura, il tormento. O perlomeno, non poteva associarle a delle situazioni avvenute.

Non sapeva come reagire, non conosceva il modo in cui aveva imparato a disegnare, o a combattere, o anche più semplicemente, a respirare, a camminare, a parlare.

Era quindi il caso di definirsi umano?

Jonathan trattenne un respiro, mentre un'altra domanda prendeva vita dalle sue labbra. - Hai mai amato l'altro?

Clary lo guardò, senza più traccia di entusiasmo nello sguardo - Sì, ma è stato breve e forzato - si allungò a prendere la mano del fratello, e la strinse con affetto. - Adesso tu sei qui. E adesso io amo te, e non lui. E so che questa volta non è sbagliato. - Sorrise timidamente, senza distogliere lo sguardo. - Tu sei Jonathan Fairchild, e sei mio fratello. E io ti voglio bene.