Capitolo XVII
Capitale.
Il tenente si trovava nel cuore del carcere, circondato da lunghi corridoi bui e silenziosi. Le pareti erano sporche e umide, coperte da strati di muffa e segni di umidità. Il pavimento di cemento era logoro e crepato, mentre le fiamme delle candele tremolavano, creando un'atmosfera tetra e inquietante. L'odore di sudore e disperazione aleggiava nell'aria, rendendo l'ambiente ancora più opprimente, il suono degli stivali dell'uomo risuonava in modo sinistro. Le celle erano disposte lungo i lati dei corridoi, con sbarre arrugginite e porte di metallo pesante. Ogni tanto, poteva sentire il suono dei prigionieri che si lamentavano o urlavano, creando un sottofondo di disperazione e rabbia. Le loro facce pallide e segnate dalla sofferenza erano un costante promemoria della crudeltà del sistema carcerario.
Finalmente, l'uomo raggiunse la stanza del capitano. La porta era di legno massiccio, con una placca di metallo che indicava il grado del capitano. Il tenente si fermò un attimo per raccogliere le sue energie, poi bussò alla porta con decisione. Dopo un breve istante di silenzio, la porta si aprì lentamente, rivelando il capitano. Un uomo imponente, con un'aria di superiorità e arroganza che indossava un'uniforme impeccabile, con decorazioni che testimoniavano il suo status di autorità. I suoi occhi erano freddi e scrutatori, mentre la sua bocca era serrata in una linea dura. La sua presenza emanava un senso di potere e controllo assoluto.
«Mi avete fatto chiamare, capitano», disse il tenente, portando la mano alla fronte e sbattendo i piedi in un saluto militare.
Il capitano lo osservò con un'espressione di disprezzo.
«Voglio che indagate sull'artigiano Albert. Se è necessario, spiategli ogni mossa.» disse con voce tagliente.
Il tenente annuì, reprimendo un brivido di disagio. L'artigiano Albert era un uomo rispettato e amato dalla comunità, noto per la sua abilità nel creare opere d'arte straordinarie. Il tenente sapeva che avrebbe dovuto obbedire, anche se ciò significava mettere in discussione la reputazione di un uomo innocente.
«Ai vostri ordini» rispose sbattendo i piedi con precisione militare mentre portava la mano alla fronte, prima di lasciare la stanza con passo deciso. La sua figura, alta e slanciata, sembrava scolpita nel marmo, emanando un'aura di autorità e risolutezza.
Bosco
Hellionor e Josh, con il cuore in gola e l'adrenalina che pulsava nelle vene, raggiunsero, correndo tra le stradine del bosco, l'accampamento della lega della Fenice. Lì, tra le tende che danzavano al vento come fantasmi silenziosi, si trovava Juanita che teneva tra le braccia un bambino dal visino pallido e gli occhi spaventati.
«Buenos tardes, Juanita», disse Hellionor con un sorriso di benvenuto mentre scendeva con grazia da cavallo con addosso il suo mantello nero che svolazzava come le ali di un corvo.
«Chi è quel bambino?» chiese curiosamente.
Juanita, con voce dolce ma carica di tristezza, rispose:
«È un bambino ebreo che abbiamo salvato dalle grinfie dell'oscurità. Dobbiamo trovare sua madre, è l'unica speranza che ha di ritrovare un po' di pace.»
Hellionor annuì con gli occhi brillanti di determinazione.
«Io credo di sapere dove sia la madre» disse mentre il suo sguardo si posava su Josh che era ancora in sella al suo possente destriero.
Hellionor si avvicinò al bambino con passo lento e delicato, cercando di non spaventarlo ulteriormente. Le sue mani erano morbide e calde, come un abbraccio protettivo. Il bambino, ancora incerto con le guance bagnate dalle lacrime, si nascose tra le braccia di Juanita, cercando conforto e sicurezza.
Hellionor sorrise dolcemente, cercando di rassicurarlo. La sua voce era calda e accogliente, come una melodia che cullava l'anima.
«Piccolo, puoi fidarti di me. So dove è la tua mamma.» disse con dolcezza, cercando di infondere fiducia nel cuore del bambino.
Il bambino alzò lo sguardo verso Hellionor, scrutando il suo volto con occhi pieni di speranza. La parola "mamma" risuonava nella sua mente come una promessa di ritrovamento e di amore. Con un gesto timido, si lasciò prendere in braccio dalla ragazza, fidandosi della sua parola.
Hellionor lo pose con delicatezza sul suo cavallo bianco, agli occhi del bambino quella creatura era maestosa e possente con una criniera fluente e occhi intelligenti e il suo mantello bianco brillava alla luce del sole.
« Ci pensiamo io e Josh a riportarlo dalla sua mamma.» disse Hellionor con determinazione riferendosi a Juanita, lei sorrise felice e immaginava il dolce ritrovamento tra mamma e figlio.
Prima di andarsene, Hellionor fu chiamata da Margherita con un tono che nascondeva qualcosa di più profondo.
« Mi vuoi parlare di questa? È troppo costosa per noi, eppure non l'ha realizzata Albert.» La donna sollevò la collana con l'ametista, studiandola come un enigma.
Hellionor si avvicinò, un sorriso enigmatico sulle labbra. « C'è molto che non ti ho raccontato. Per esempio, il fatto che il conte mi ha salvato dal capitano... sì, conosco quell'uomo. »
« Quell'essere orribile che ha cercato di ucciderti prima che nascessi?» Margherita affermò con freddezza, le parole come lame.
Un brivido percorse la schiena di Hellionor, ma non si fermò.
« Margherita, perché? Cosa c'è dietro tutto questo? Voglio sapere la verità. »
Margherita abbassò lo sguardo, come se il peso della rivelazione fosse troppo grande.
« Tuo padre... lui ha scoperto qualcosa che nessuno doveva sapere. Una verità che riguarda sia il capitano che il re. Non so di più, ma credo che tu stia per entrare in un gioco più grande di quanto immagini.»
Hellionor, ora più confusa e turbata che mai, si allontanò, il cuore pesante come piombo. Si diresse verso il cavallo, salì in sella, ma la sua mente era un turbinio di domande e di inquietudini. Doveva andare avanti, ma la verità che le sfuggiva minacciava di inghiottirla.
I due ragazzi partirono a galoppo verso il lago, attraversando prati verdi e rigogliosi. Il sole brillava nel cielo azzurro, mentre il vento leggero carezzava i loro volti. Lungo il percorso, potevano ammirare fiori dai colori vivaci che punteggiavano il paesaggio e sentire il canto degli uccelli che si mescolava al suono dei loro zoccoli che battevano sul terreno.
Man mano che si avvicinavano al lago, il suono dell'acqua che scorreva si faceva sempre più intenso. Le fronde degli alberi si aprirono, rivelando uno spettacolo mozzafiato: un lago cristallino, circondato da una vegetazione lussureggiante. Le acque riflettevano il cielo e sembravano danzare al ritmo delle onde.
Il cavallo bianco di Hellionor si fermò sulle rive del lago, lasciando che il bambino scendesse delicatamente. Il piccolo si aggrappò alla mano di Hellionor, ancora timoroso ma curioso di ciò che lo circondava. Il suono dell'acqua che si infrangeva sulle rocce e il canto degli uccelli che si rifugiavano tra gli alberi creavano un'atmosfera di pace e serenità
La madre era seduta sulla riva del ruscello, persa nei suoi pensieri. Sentì il rumore dei cavalli avvicinarsi e si girò, speranzosa di vedere suo figlio. Quando vide il piccolo correre verso di lei, le lacrime le rigarono il viso. Si alzò di scatto e si gettò in ginocchio, aprendo le braccia per accogliere il suo amato bambino.
«Mamma!» gridò il piccolo con la voce piena di felicità mentre si lanciava tra le braccia della donna. La madre lo abbracciò con tutte le sue forze, stringendolo contro il petto e baciando dolcemente la sua testa. Le lacrime scorrevano liberamente sul suo viso, mescolandosi alle lacrime di gioia del bambino.
«Di certo non potete restare qui nel bosco» disse Josh con voce decisa.
«È pericoloso e non sarete al sicuro. Dobbiamo trovare un modo per farvi fuggire e raggiungere gli altri ebrei che sono in salvo.» aggiunse Hellionor condividendo la stessa preoccupazione di Josh. Era consapevole dei pericoli che si nascondevano nel bosco e dell'importanza di trovare un rifugio sicuro per la madre e il bambino.
« Grazie per ciò che state facendo» disse la donna piena di gratitudine.
La donna e il bambino lasciarono il lago per andare in un posto sicuro in cui passare la notte.
Hellionor e Josh prima di tornare all'accampamento si sedettero sotto l'ombra protettiva di un grande albero secolare con le radici che si intrecciavano come artigli nella terra, sentendo la frescura dell'erba sotto di loro. Hellionor tra le mani teneva il diario del padre che portava sempre con sé nella sua fedele bisaccia. La ragazza aprì il diario con cura, sfogliando le pagine ingiallite e piene di appunti. Le parole scritte dal padre erano piene di saggezza e coraggio e le davano la forza di affrontare le sfide che si presentavano lungo il suo cammino.
Josh vide gli occhi di Hellionor pronti a far scendere lungo le sue guance delicate delle lacrime.
«Cosa c'è scritto che riesce a farti piangere ?» chiese mentre la ragazza si lasciò andare al calore del petto di Josh, sentendo la sua presenza rassicurante.
Hellionor con gli occhi lucidi sorrise e iniziò a leggere ad alta voce alcune frasi che l'aveva toccata profondamente.
«Nel mezzo delle tenebre, troverai la luce. Non arrenderti mai, anche quando sembra che tutto sia perduto. La speranza è l'arma più potente che abbiamo, e dobbiamo custodirla con cura.»
Josh annuì, riflettendo sul significato di quelle parole.
«Tuo padre era un uomo saggio.Le sue parole ci danno la forza di andare avanti e di lottare per ciò in cui crediamo.» disse con ammirazione.
Mentre Hellionor girava le pagina, il suo cuore si riempiva di una miscela di emozioni contrastanti. L'eccitazione si mescolava con la tristezza e la nostalgia, creando un vortice di sentimenti dentro di lei.
Quando i suoi occhi si posarono sul ritratto firmato dalla madre, un singhiozzo le sfuggì dalle labbra. Le lacrime iniziarono a rigare il suo viso, mentre le sue dita tremanti accarezzavano amorevolmente i volti dei suoi genitori nel disegno. Era come se, per un attimo, potesse sentire la loro presenza vicina, come se il loro amore si manifestasse attraverso quelle immagini.
La bellezza del ritratto era travolgente. Il primo bacio dei suoi genitori era immortalato con una maestria che catturava l'intensità dell'amore che provavano l'uno per l'altro. I dettagli dei loro volti, le espressioni di felicità e tenerezza, sembravano prendere vita davanti agli occhi di Hellionor. Era un momento di pura magia, un ricordo che le faceva capire quanto fosse fortunata ad aver avuto genitori così innamorati.
Josh, vedendo la sofferenza di Hellionor, la abbracciò con forza, cercando di trasmetterle tutto il conforto e l'affetto che poteva. Sentiva il suo dolore, ma voleva anche farle capire che non era sola. La sua presenza era un sostegno, un rifugio sicuro in cui poter sfogare le sue emozioni.
Hellionor si aggrappò a Josh, lasciando che il suo corpo si rilassasse contro il suo. Le sue lacrime bagnavano la sua spalla, mentre la sua mano si stringeva intorno alla sua. Lui le accarezzò i capelli e le sussurrò parole di conforto.
«So quanto ami i tuoi genitori, Hellionor», disse Josh con voce calda. «E so che il loro amore vive ancora dentro di te. Sono qui per te, per asciugare le tue lacrime e per darti la forza di andare avanti.»
Hellionor alzò lo sguardo al cielo e rivide ancora per una volta la fenice che ormai aveva visto parecchie volte ma sta volta, però, si rese conto che poteva vederlo solo lei e ciò voleva dire solo una cosa: erano gli spiriti dei suoi genitori che erano sempre al suo fianco.
In quel momento sentì un brivido di emozione scorrere lungo la sua spina dorsale.
Casa di Albert
Albert era tornato a casa per raccogliere alcune cose quando notò il tenente che lo seguiva discretamente. Si fermò e, senza nascondere una certa apprensione, gli rivolse la parola.
«Cosa volete da me?» chiese l'uomo, con una punta di diffidenza nella voce.
«Mi sono stati impartiti degli ordini», rispose il militare, «ma sono qui per avvisarvi: il capitano sta indagando su di voi e sulla vostra famiglia. È troppo pericoloso tornare a casa vostra.»
Albert lo guardò, il volto segnato dalla consapevolezza della gravità della situazione. «Purtroppo, l'ho già capito. Grazie, tenente. E fate attenzione al capitano, potrebbe uccidervi.»
Il militare annuì brevemente, fece un rapido saluto e si allontanò di corsa, quasi come se il peso delle parole pronunciate gli avesse accelerato il passo. Albert, invece, prese ciò che gli serviva con calma, senza perdere tempo, e si incamminò verso l'accampamento, consapevole che ogni istante poteva rivelarsi fatale.
Accampamento
L'accampamento si stendeva nel silenzio della notte, con le tende di stoffa grezza che ondeggiavano dolcemente al ritmo del vento. Il fuoco crepitava nel centro, creando un caldo rifugio contro l'aria fredda e pungente. La tavola, imbandita con cura, era una visione di calore e accoglienza: una tovaglia di lino bianco stesa con attenzione, piatti di legno e posate semplici, ma con una bellezza che tradiva la fatica e l'amore con cui erano stati preparati. La zuppa di Margherita, fumante e profumata, riempiva l'aria di un calore rassicurante. Juanita, José, Carlos e Luis erano tornati nella capitale ognuno nelle proprie case.
Albert si rivolse a Hellionor, seduta vicino al fuoco, con uno sguardo di ammirazione.
«So cosa avete fatto oggi tu e Josh. Juanita mi ha raccontato tutto prima di andare via. Davvero un gesto meraviglioso.»
Hellionor, con il volto illuminato dalla fiamma, sorrise con orgoglio, ma nei suoi occhi brillava anche una determinazione inarrestabile.
«Non basta. Dobbiamo trovare un modo per far fuggire gli ebrei rimasti in Spagna. Non possiamo fermarci ora.»
Albert annuì, il suo sguardo divenne deciso.
«Lo faremo, insieme.»
Intorno a loro, il crepitio del fuoco e il mormorio dei bambini che si ritiravano nelle tende per dormire segnavano il ritmo della serata. Hellionor si alzò, si avvicinò a Margherita che, sotto la luce del fuoco, sparecchiava la tavola con gesti tranquilli. L'aria profumava di pane appena sfornato e di dolci che Margherita stava preparando con la stessa dedizione che metteva nella cura dell'accampamento. La luce delle candele tremolava sulle pareti della tenda, riflettendo sulle superfici lucide dei piatti di legno. La calma della scena era un riflesso della serenità che, nonostante tutto, riuscivano a trovare in quel rifugio.
Nel frattempo, Josh e Albert erano nel piccolo angolo del campo dedicato al laboratorio di gioielleria. Una tenda più piccola, piena di strumenti e materiali preziosi, dove Albert lavorava con precisione, modellando fili d'argento e pietre dure. Josh, seduto accanto a lui, osservava ammirato.
«Non pensavo che argento e gemme potessero sembrare così... vivi,» disse Josh, osservando il processo di creazione.
Albert sorrise senza distogliere lo sguardo dal suo lavoro.
«C'è una bellezza intrinseca in tutto, anche nelle cose più semplici. Basta saperla guardare.»
Più tardi, Hellionor si alzò si diresse verso la tenda dove la sorellina Juliana l'aspettava. La piccola stava seduta su un letto di paglia, con il viso appena illuminato dalla luce fioca di una candela. Hellionor si sedette accanto a lei, sollevando il diario di loro padre che aveva trovato nel piccolo angolo della tenda, dove i ricordi della loro famiglia erano custoditi gelosamente.
«Sai, Juliana, oggi ho visto un disegno di papà nel suo diario.»
Le mani piccole della bambina si allungarono con curiosità e Hellionor le mostrò il disegno. Erano i volti sorridenti dei loro genitori, un ricordo vivido che sembrava prendere vita sotto le dita di Juliana. Le lacrime cominciarono a scorrere lungo le guance della ragazza, mentre cercava di rievocare i volti, i suoni, gli abbracci che ormai erano lontani.
«Mi manca tanto...» sussurrò Juliana, stringendo il diario al petto.
Hellionor la guardò con dolcezza e la abbracciò, cercando di infondere in lei un po' di speranza.
«Anche se non possiamo vederli, sono con noi. In ogni passo che facciamo. E sono sicura che mamma e papà sono orgogliosi di noi, anche da dove sono.»
Juliana annuì, asciugandosi le lacrime con la manica del suo abito da notte, e un sorriso timido si fece strada sul suo volto.
«Saranno sempre con noi, piccola,» sussurrò Hellionor, accarezzandole i capelli con delicatezza.
Le due sorelle si addormentarono abbracciate, nella tranquillità della tenda, sentendosi protette l'una dall'altra. Ma nel cuore della notte, Hellionor fu scossa da un incubo, che sembra più un sogno premonitore. Una voce familiare, quella della sciamana, la chiamava nell'oscurità del sonno.
«Stai attenta, ti ho visto tra la vita e la morte. Perdevi sangue. Due uomini ti cercano, uno malvagio e uno pieno di luce di speranza.»
Hellionor si vide in un lago di sangue, il freddo della morte che la sfiorava. Il viso della sciamana, le urlava di non arrendersi. In quel momento, Hellionor comprese che il cammino che stava intraprendendo non sarebbe stato senza sacrifici, ma nella luce della speranza avrebbe trovato la forza di combattere, anche contro le tenebre più oscure.
Nel silenzio dell'accampamento, con il fuoco che crepitava nel centro e il cielo stellato sopra di loro, Hellionor si risvegliò, la sensazione di essere intrappolata tra la vita e la morte ancora presente, ma con una determinazione che cresceva dentro di lei.
Castello
Il conte David era tornato a casa sua e raggiunse la sua camera, immerso nei suoi pensieri. La luce delle candele danzava delicatamente, creando un'atmosfera intima e rilassante. La sua gamba, che si stava lentamente riprendendo, era avvolta in una benda bianca.
Mentre lui rifletteva sul suo passato e sui suoi rimorsi, sentiva un senso di inquietudine crescere dentro di lui. Pensava a suo fratello Edward, che era morto senza che lui potesse scusarsi per avergli voltato le spalle. Il rimorso lo tormentava, sapendo che aveva perso l'opportunità di riconciliarsi con lui.
Il conte David si alzò dal letto e si avvicinò alla finestra, osservando il cielo stellato. Sentiva il peso del tempo che passava e la consapevolezza che non poteva più rimandare il confronto con il suo passato.
Con un sospiro profondo, il conte David guardando le stelle disse:
« Non so se puoi sentirmi. Mi dispiace per averti voltato le spalle. Spero tu possa perdonarmi Edward. Ti prometto che ci sarò per Hellionor.»
Con quelle parole era determinato a fare il primo passo verso la riconciliazione con il suo passato, consapevole che non sarebbe stato facile, ma pronto a mettere tutto se stesso per trovare la pace interiore che tanto desiderava.
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Spazio autrice
Ciaooooo a tutti.
Come avete visto in questo capitolo abbiamo scoperto altro.
Come al solito spero vi sia piaciuto.
Ci vediamo al prossimo.
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