Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

Capitolo XXII: La scelta

Il giorno seguente, la situazione era leggermente migliorata. Non c'erano più incendi, erano tutti spenti e questa era l'unica cosa positiva. Gli edifici erano distrutti, ridotti a cumuli di macerie e i cuori degli abitanti superstiti erano altrettanto devastati. I morti erano tanti, troppi. Zia Amarina, il signor Vengardo il bibliotecario, Enrico Dizeppo, Valentina Chiori, Arnaldo Busti e Ugo Baratti, che erano stati membri del Consiglio, erano solo alcuni dei nomi che vennero scritti su una stele commemorativa. Il totale dei morti si aggirava ad un centinaio e le loro famiglie erano circondate dal dolore della perdita e dal cordoglio.

La ricostruzione iniziò immediatamente partendo dalla Gerusia, dalla Scuola e dalla Biblioteca, i cui libri erano stati salvati in parte grazie al sacrificio del bibliotecario, che spirò mettendo in salvo alcuni volumi rari. Ricostruire era un modo per risollevare gli animi, tornare alla normalità, unire le forze per combattere il dolore e vincere l'oscurità che scendeva vorticosamente nei loro cuori.

Il giorno dopo, ci furono i funerali. Tutti si riunirono al cimitero e in quell'occasione Anna notò la casa di zia Amarina, era ancora intatta, l'unico edificio che non era stato distrutto dall'incendio e questo parve strano. Zia Amarina era stata uccisa, la casa non aveva subito alcun danno, una cosa bizzarra. Non era il momento di visitare la casa e magari parlare con Letizia Strozzapepe per sapere cosa fosse successo.

I funerali cominciarono, fu straziante. Anna era distrutta a fianco di Stefano e Cassandra, la quale continuava a piangere. Anna aveva preferito stare vicino ai suoi amici e non alla sua famiglia presente ai funerali, non era per cattiveria ma semplicemente riteneva che fosse meglio stare accanto ai parenti della sua amata e strana zia Amarina. Quando seppellirono il signor Vengardo, Anna ripensò alla gentilezza del bibliotecario nell'aiutare coloro che entravano in quell'edificio alla ricerca della conoscenza. Era la sua dimora e se qualcuno infrangeva le regole lui si trasformava in un vecchio burbero che sgridava e sbraitava. Anna sorrise tristemente. Poi, ci fu il momento per lei più tragico, zia Amarina veniva seppellita. Pianse a dirotto, Stefano si avvicinò per consolarla ma lo respinse. Non voleva essere toccata, voleva stare da sola nel suo dolore. Zia Amarina era una cara signora, era diventata come una vera zia di sangue, la sua cara zietta strana che parlava con un amico immaginario Gregorio, che ora avrebbe raggiunto per sempre. Beveva volentieri il tè con la zia che le raccontava vecchie storie oppure di Gregorio o di Letizia Strozzapepe. Stava bene con lei, era di buona compagnia, ma ora non c'era più, era stata uccisa da qualcuno e non si sapeva il motivo. A questo pensiero, le montò la rabbia, guardò distrattamente Stefano in lacrime.

«Dobbiamo sapere cosa è successo.» gli disse e si diresse verso la casa con al seguito il ragazzo, entrambi a passo deciso, lasciando indietro una triste Cassandra che raggiunse i suoi genitori. Sentirono un suono, si scambiarono uno sguardo d'intesa perché lo avevano riconosciuto. Era Letizia Strozzapepe che si lamentava per la perdita della sua amica. Il fantasma era davanti alla casa, le lacrime argentee si dissipavano nel nulla e li aspettava.

«E' morta.» sussurrò il fantasma con la sua solita voce lugubre. I due ragazzi annuirono cercando di trattenere le lacrime.

«E' un fantasma?» domandò speranzoso Stefano, Letizia Strozzapepe scosse la testa.

«Cosa è successo?» chiese Anna.

«Non so bene. Non c'ero. Ho solo visto una figura oscura uscire dalla casa, non correva, camminava normalmente come se non fosse successo nulla. Sono entrata, la porta era chiusa, ho visto il suo cadavere ricoperto di sangue sul pavimento. Poi sono arrivati i suoi parenti, io mi sono messa da parte e hanno portato via il corpo.»

«Sono stati i miei genitori.» commentò Stefano.

«Non hai riconosciuto lo sconosciuto?»

«No e non mi ha visto. Non ho capito chi fosse. Quando ho visto il corpo, ho capito che aveva ucciso lei.» non osava pronunciare il nome di zia Amarina, scomparve tra le lapidi con un forte e pietrificante lamento.

I ragazzi sconcertati entrarono lentamente in casa. Tutto appariva normale come quando lei era viva, ad eccetto di un'enorme pozza di sangue sul pavimento davanti alla poltrona in velluto vermiglio. Stefano si accasciò su di essa stanco e con gli occhi gonfi e rossi.

«Chi può aver ucciso una donna anziana indifesa?» mormorò.

«Non lo so.» Anna guardava fuori dalla finestra, in lontananza continuavano a seppellire le bare dei defunti.

«Chiunque sia stato» continuò Anna «la pagherà! Nessuno, neanche mio fratello, mi fermerà.»

Stefano si alzò, evitando la pozza di sangue, si avvicinò alla ragazza e la abbracciò sussurrandole queste parole:

«Io ti aiuterò. Non sarai mai sola perché sarò con te. Questo è quello che ti prometto.»

I due si guardarono, Anna si sentiva invincibile sapendo che lui, il suo migliore amico, era con lei. Era al sicuro finché il suo caro Stefano, il suo vecchio amico, era al suo fianco. Gli sorrise e disse:

«Dobbiamo andare adesso. Voglio parlare con Massimo.»

Giunsero quando i funerali erano finiti. Molti si allontanarono dai cumuli di terra fresca, Anna e Stefano si scambiarono uno sguardo d'intesa, lei le strinse la mano e la lasciò andare seguendola con gli occhi. Anna andò a cercare il fratello e lo trovò in compagnia di Rosa e dei membri sopravvissuti del Consiglio.

«Massimo, devo dirti una cosa importante. Anche voi, mamma e papà.» era seria, sicura di sé con gli occhi ancora gonfi di lacrime. I membri del Consiglio si allontanarono.

«Chi ha distrutto la nostra casa, verrà punito. Nessuno tocca la mia famiglia e i miei amici.»

«Cara», Marta le poggiò una mano sulla spalla, «sei sicura?», Anna annuì.

«Rinunci alla tua libertà?» esordì ironicamente Massimo. Marta gli lanciò uno sguardo di disapprovazione, Alberto si limitò ad alzare le sopracciglia.

«Continuerò a vivere sull'isola di Acera ma sono a completa disposizione della Lega di Diamante, purché io venga informata su tutto» guardò severamente il fratello, «e intendo proprio tutto.»

Ci fu una pausa, un silenzio che sembrava eterno avvolse Anna. Infine, fu interrotto da Massimo:

«Va bene. Ti informeremo di tutto quello che sappiamo. Accetto le tue condizioni.»

Marta sorrise, Alberto annuiva soddisfatto. Elisabetta raggiunse gli altri accompagnata dai figli e da suo marito, un uomo robusto, calvo con un naso grosso adunco. Il sole splendeva alto nel cielo terso, faceva caldo. Finalmente, la famiglia era di nuovo riunita.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro