Capitolo II: I quattro elementi
La mattina dopo, Anna si svegliò molto presto per andare a lavorare.
L'hotel "Baia di Saldro" era un quattro stelle: l'entrata non era suntuosa bensì modesta, era caratterizzata da un porta doppia da cui si entrava nell'atrio. Qui si trovava la reception costituita da un bancone alle cui spalle vi era una scaffalatura vecchia in mogano a quadrati numerati da 100 a 510, dove una volta venivano posizionate le chiavi delle stanze che ora, invece, erano disposte accuratamente al di sotto del bancone stesso. L'ufficio del manager, il signor Rondio, era situato a sinistra, si poteva accedere sia dalla reception, sia dall'atrio. La reception non era affatto piccola, ci si poteva lavorare in tre senza darsi fastidio.
Anna cominciò a lavorare alle 6 di mattino. Ovviamente, il manager non era ancora arrivato. Il Signor Rondio arrivava di solito intorno alle 8 del mattino. Oreste, il receptionist notturno, aggiornò Anna su quello che era successo durante la notte. Era arrivata una nuova famiglia dalla Germania, la camera 320, una quadrupla con vista sul giardino ben curato e colorato, si erano subito lamentati del fatto che la stanza non era adeguata agli standard che si aspettavano. Oreste gli fece notare che era esattamente quello che era stato pattuito nella prenotazione, ma se avessero desiderato sarebbero potuti andare in reception la mattina seguente per sistemare i dettagli.
«Per di più il loro inglese è pessimo. Facevo fatica a capire cosa dicevano!», commentò Oreste.
«Fortuna che parlo un po' di tedesco. Speriamo di essere più fortunata!»
Anna parlava fluentemente l'inglese e si esprimeva bene anche in spagnolo, studiava francese e conosceva alcune frasi in tedesco, anche se non lo amava. Era troppo rude e la grammatica complicata. Quindi, si limitava a poche frasi e cercava di parlare in inglese appena le fosse possibile. Anna sorrise, non era la prima volta che qualcuno si lamentava della camera, spesso ciò era dovuto alla stanchezza del viaggio. Comunque, Anna li avrebbe aspettati e avrebbe cercato di migliorare la vacanza della famiglia tedesca. Dopo, Oreste salutò e se ne andò.
Anna estrasse dalla sua borsa il termos di caffè e ne bevve un sorso. Si accorse che era freddo, così riscaldò il termos con le mani. Si assicurò che nessuno fosse in reception e sussurrò la parola THERMENI. Anna era una strega, non come quelle cattive e brutte delle fiabe, con la pelle verde e nasi adunchi, si riteneva una donna normale che aveva qualche potere in più. Aveva la capacità di controllare i quattro elementi: il fuoco era il primo che aveva imparato a dominare. Sua madre controllava l'elemento dell'acqua e lo doveva usare per spegnere il fuoco acceso involontariamente da Anna.
«Smettila di giocare con il fuoco. Sono stanca di spegnere i tuoi incendi!», soleva dirle.
«Mamma, come faccio ad imparare a controllarlo se non lo uso?».
In verità, si divertiva a far impazzire la madre che correva ovunque per spegnere il fuoco. Ma i suoi poteri non finivano qui. Come i suoi genitori e i suoi fratelli, Anna imparava gli incantesimi base, come per esempio spostarsi velocemente e far levitare gli oggetti. Quello che non sapevano era che ben presto Anna avrebbe dominato tutti gli elementi: non solo il fuoco, ma anche acqua, terra ed aria. Questo era insolito, accadeva solamente ogni 300 anni che qualcuno fosse in grado di controllare tutti gli elementi e veniva chiamato Ingrediens.
Grazie all'aiuto della famiglia, imparò a controllare gli altri elementi. Suo padre le insegnò i segreti del fuoco, copiò sua sorella nel controllo dell'aria e per la terra suo fratello. Ovviamente, sua madre le insegnò il dominio dell'acqua e per la sua felicità fu il secondo elemento che Anna cominciò a controllare. Finalmente, Anna era in grado di spegnere da sé i suoi incendi. Per sua madre, oltre che una sorpresa, fu un sollievo. In quel momento, i suoi genitori si resero conto di quanto fosse speciale la loro figlia. Ciò non toglie che Anna si dilettava a fare i dispetti e quando si arrabbiava perdeva il controllo dei suoi poteri, come tutti i bambini. Da piccola era permalosa, caratteristica che rimase anche in età adulta. Gli altri bambini non vedevano di buon occhio i suoi poteri, ripetevano ciò che i loro genitori dicevano.
Anna era diversa non solo per i suoi poteri, ma anche per il suo spirito. Era come una pecora nera in un gregge di pecore bianche. Era sempre stata ribelle e testarda, andava contro ogni normale regola della società e i suoi genitori ne erano consapevoli. A scuola, si ribellava agli insegnanti, discuteva animatamente su ogni cosa che reputava opposta alle sue idee. Non seguiva i soliti schemi e per questo spesso non era accettata dagli altri. Non aveva molti amici, poteva contare solo sulla sua famiglia e su un'amica, Cassandra. Era l'unica ragazza che trattava Anna come una pari, fin da piccole giocavano insieme. Cercò più e più volte di aiutare la sua amica a farsi nuove amicizie, finché non si rese conto che non era Anna il problema. Le altre persone evitavano e schernivano Anna, perché era un Ingrediens, perché aveva il potere che molti altri non avevano e mai lo avrebbero avuto. Nella loro comunità, gli Ingrediens erano rari ma anche temuti per i loro poteri straordinari, erano considerati un simbolo di pace ed in età adulta facevano parte del Consiglio, in quanto streghe e stregoni più potenti. Il potere degli Ingrediens era desiderato da molti, portava prestigio alla famiglia.
Erano le sei e mezza, quando i camerieri arrivarono. Il maître non c'era ancora, il Signor Rondio aveva comunicato il giorno prima che sarebbe arrivato nel giro di una settimana. Attualmente, gli ospiti dell'hotel erano pochi, una trentina di camere, e i camerieri erano in grado di cavarsela da soli. Erano bravi ragazzi, operosi e simpatici. Daniele era il preferito di Anna: sin da subito lui le portava il caffè dopo pranzo, nonostante Anna gli avesse detto ripetutamente che non era necessario. Daniele sorrideva e rispondeva:
«Mi piace viziarti. E poi per un caffè non è mai morto nessuno.»
Daniele era un ragazzo solare, biondo, in carne, con un sorriso contagioso. Era anche per questo che Anna si trovava bene con lui. La sua positività e il suo ottimismo trasmettevano un senso di tranquillità e metteva di buon umore. Daniele era sempre gentile con tutti ed aveva preso le redine del ristorante, era cosciente che il giorno in cui il maître fosse arrivato, sarebbe toccato lui coordinare il dipartimento. A Daniele non dispiaceva l'idea, ora la situazione era calma e facile da gestire, ma con il trascorrere del tempo, con l'arrivo dell'estate, sarebbe stato più impegnativo. Sapeva di non avere abbastanza esperienza per quel ruolo e sperava di poter imparare dal nuovo responsabile. Anna lo incitava, ma lui era un umile e bravo ragazzo, sarebbe arrivato il suo momento, solo che non era quello il giorno. Ora voleva solo che il nuovo maître arrivasse per imparare da lui.
Alle sette precise, il ristorante fu aperto. Anna avvertì di nuovo quella strana sensazione, il richiamo era più forte e vicino. Quel suono era come un fischio, un avvertimento: STO ARRIVANDO. Anna si innervosì, per fortuna i primi clienti cominciarono ad arrivare per fare colazione. Doveva concentrarsi sul lavoro, anche se aveva già deciso: finito il turno, sarebbe andata alla scogliera.
Verso le otto, il Signor Rondio arrivò. Era un uomo abitudinario, professionale, abile diplomatico nelle controversie con i clienti da cui Anna poteva imparare molto. Era gentile e sensibile alle esigenze dei suoi dipendenti, se uno di loro aveva bisogno lui interveniva per aiutare e consigliare. Aveva molto esperienza nel mondo dell'ospitalità alberghiera, in cui lavorava da oltre vent'anni, cominciando come animatore turistico, poi maître ed infine manager di un hotel. Anna lo ammirava per la sua carriera e in cuor suo sperava di seguire le sue orme ed avere un giorno un hotel da gestire. Il manager si informò della situazione in hotel, Anna gli raccontò della camera 320, la famiglia Schulz. Il manager annuì:
«Se hai bisogno sono nell'ufficio.» e lasciò Anna al suo lavoro.
La famiglia Schulz non si fece attendere molto:
«Guten Morgen!» esordì Anna con il miglior sorriso che avesse.
«Guten Morgen, wir haben ein Problem!», la conversazione proseguì in tedesco.
«Ditemi!»
«L'aria condizionata non funziona, non c'è il servizio minibar e mancano due asciugamani.»
«Chiedo scusa per il disguido con l'aria condizionata e gli asciugamani. Chiamerò immediatamente per sistemare. Per il minibar, mi dispiace ma il servizio non è fornito da questa struttura.»
«Noi abbiamo richiesto questo servizio.»
«Purtroppo, dalla vostra prenotazione non risulta nessuna richiesta di minibar. Anzi, nell'email di conferma abbiamo scritto tutti i servizi da noi proposti.»
L'uomo guardò la moglie irritato, prese il cellulare e andò a controllare le e-mail. La moglie si stava spazientendo, lei aveva richiesto esplicitamente il servizio minibar al marito. L'uomo trovò l'e-mail dell'hotel e guardò la moglie colpevole, la quale ricambiò con uno sguardo severo e si rivolse ad Anna con un mezzo sorriso:
«Le chiediamo scusa per il disturbo. Non abbiamo prestato troppa attenzione. La ringrazio per la sua disponibilità» e se ne andarono al ristorante con la moglie che sgridava il marito per la sua negligenza. Anna li guardò andare via sorridendo e soddisfatta di aver risolto nei migliori dei modi la situazione. Chissà se sarebbe riuscita a risolvere un altro problema con tanta facilità?
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