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2. We'll meet again...

La siringa penetrò senza difficoltà nel braccio e Alexander trasse un profondo respiro, il mondo si stava sfocando attorno a lui, l'angoscia, i ricordi troppo a lungo repressi stavano riaffiorando.
La mano che impugnava la siringa iniziò a tremare mentre la consapevolezza affiorava dal profondo...
Quell'ultimo bacio, quel sorriso prima dell'oblio, il suo volto affiorò nella sua mente per un breve dolorosissimo istante, mentre i colori macchiavano la realtà.
Tutto si tingeva del sangue di Seán finché finalmente il D23 non iniziò a fare effetto e ogni immagine fu ricacciata nel profondo della sua mente, nel passato.
Alexander si accorse di aver trattenuto il respiro per tutto il tempo, osservò il suo volto segnato dal dolore, lentamente ogni emozione svaniva, lasciando solo una vaga sensazione disagio.
Osservò la stanza, rivoltata da quella notte di torbidi incontri.
Non era la prima volta che si trovava per le mani di più di un cliente, né che lo ferissero per il puro gusto di farlo.
Il D23 avrebbe riparato ogni danno. Un farmaco miracoloso e orribile.
Riparava il suo corpo, annebbiava e anestetizzava il suo cuore, imbrigliando la sua mente rendendolo incapace di ribellarsi, di pensare...
Quando uscì dalla stanza si soffermò a fissare il mondo che lo osservava dal di fuori di quell'albergo prigione. Era un noioso giorno di pioggia, Alexander si strinse nella lunga giaccia di pelle, detestava la pioggia, evocava dei ricordi che nemmeno il D23 riusciva a sopprimere, quell'ultimo sorriso e sangue.
Entrò nella nuova stanza e si diresse nel bagno, doveva prepararsi per i suoi nuovi clienti, un gruppo di ragazze, il documento lo informava di ben poco, dopotutto poco contava, come la sua volontà.
Si immerse nella vasca e chiuse gli occhi, dannata pioggia, il sangue, il rosso continuava ad affiorare nella sua mente.... Alexander era ne era certo, era la prima volta che aveva visto dei colori, prima di incontrare Seán il mondo era sempre grigio e rassicurante, primo di qualsivoglia emozione.
Per quanto si sforzasse, quei colori riemergevano. Come la giada dei suoi occhi e quel sangue sulle sue labbra su cui andava dipingendosi quell'amaro sorriso colmo di dolore. «Oh no, si è sporcata... Mi dispiace, ti stava così bene...» I suoi occhi che si facevano vitrei e quella morsa al petto che pareva volergli stritolare il cuore.
Il suo stesso grido, un latrato animale irriconoscibile.
Alexander aprì gli occhi di scatto imprecando allungò la mano verso la sua borsa.
Gli serviva altro farmaco, doveva scacciare quei pensieri. Quell'accappatoio azzurro, quelle mani aggraziate velate sotto quel lenzuolo candido, mentre la macchia purpurea fioriva germogliando, mettendo radici forti nella sua mente.
Quando prese una seconda siringa questa gli scivolò di mano, invece di allontanarsi i ricordi si facevano più vividi...
Due ragazze, e in mezzo a loro quegli occhi... quei movimenti incerti.
Era come Alexander... Uno schiavo eppure era quanto di più bello avesse mai visto in tutta la sua esistenza.
I suoi capelli neri, quel volto bianco come la neve e quelle labbra rosse come le rose appena dischiuse.
I colori del suo corpo splendevano in un'esplosione estatica davanti ai suoi occhi.
Alexander non ricordava niente della sua vita al di fuori della PVD, Per i Vostri Desideri, per quello esisteva, per soddisfare i clienti di Vanessa Langh. Il suo mondo filtrato attraverso l'effetto del siero addomesticante D23 era sempre stato grigio e poi aveva incontrato Seán, quella sera che cercava con tutte le sue forse di dimenticare.
Il suo corpo spiccava su tutti, i suoi occhi, i suoi capelli. Il suo profumo emergeva in un mondo insipido e inodore.
Era una persona, non era una macchina, la sola differenza tra lui e i clienti che incontrava era che lui non era libero, per legge i figli di nessuno venivano venduti alle società come quella di Vanessa, dopotutto doveva reputarsi fortunato, il suo scopo era dare piacere e non lavorare fino alla morte in una buia miniera, o su un campo di battaglia per proteggere la nuova Greenland dagli invasori.
Nuuk era la capitale di quell'immensa isola, Alexander non aveva conosciuto altro, non era che una proprietà, nulla più, fino alla sua morte Vanessa avrebbe disposto della sua vita come meglio gradiva, era la legge, era una cosa accettata dai più e stava bene anche a lui... Ma poi aveva incontrato Seán e aveva iniziato a vedere i colori, aveva iniziato a provare sentimenti così forti da essere incontenibili, che nemmeno il D23 era riuscito a sopprimere.
Ma tutto era perduto... il sangue di Seán aveva sporcato la sua maglia... E adesso quegli stessi colori che lo avevano strappato all'apatia rischiavano di farlo sprofondare nella follia.
Faticò a rivestirsi doveva aver esagerato con le iniezioni, ma forse le ragazze non se ne sarebbero nemmeno accorte. Osservò il contenitore vuoto delle siringhe, i ricordi si confondevano tra loro, la sua mente si smarriva eppure quei fiotti purpurei affioravano continuamente, macchiavano le sue labbra dischiuse in quell'ultimo addio e non c'era veleno che potesse cancellarle dalla sua mente.
Si legò nuovamente i capelli e si vestì, appena in tempo un rintoccare di colpi alla porta attirò la sua attenzione, erano in anticipo, dovevano aver una gran fretta.
«Avanti» disse appoggiandosi al letto, era giunto il momento, era rinvigorito, il farmaco stava facendo effetto, rinforzando il suo corpo, indebolendo la sua mente, non sentiva più niente... Quasi più niente.
Le due ragazze entrarono, Delle grigie silhouette che ammiccavano, era così stordito che non riusciva a comprendere le loro parole. Avanzarono verso di lui. Quei movimenti... Anche Seán era in compagnia di due ragazze la prima volta che si erano incontrati... Ma lui non era una sagoma grigia, ma una creatura di luce, calore...
Il suo volto continuava ad emergere, anche mentre sdraiato sul letto e i loro corpi si aggrovigliavano, annodandosi.
Poteva percepire il sapore delle sue labbra mescolarsi al sangue mentre il battito del suo cuore lentamente diminuiva fino a svanire e i suoi occhi meravigliosi si chiudevano per sempre.
Quando Alexander riprese i senti le clienti se ne erano andate.
Aveva sognato di nuovo quel terribile momento...
Chiuse gli occhi e si arrese, lasciandosi travolgere da quei ricordi.
Seán seduto sul letto avvolto nel suo accappatoio azzurro, i suoi capelli crespi ancora umidi e l'aria intrisa dall'odore di lavanda e il suo sorriso di rosa che era in grado di convincerlo a credere anche nell'impossibile.
«Fuggiremo, e lasceremo questa città, questa isola... Tu e io... Ci troveremo una bella casa, in mezzo al bosco, con un immenso roseto... Le coltiverò per te, la nostra casa sarà sempre ebbra del profumo delle rose e di pane appena sfornato... Non voglio mai più vivere senza i colori, i sapori, senza di te...»
Alexander gli aveva creduto con tutto se stesso, erano riusciti a lasciare l'albergo, erano quasi arrivati al porto.
Ricordava bene la mano di Seán stretta alla sua quando l'arpione del cacciatore lo aveva trafitto.
Le sue labbra si erano dischiuse in un gemito di sorpreso dolore e sorridendo si era scusato...
«Mi dispiace... ho sporcato la tua maglietta... Ti stava così bene...»
Lo aveva afferrato ma il cacciatore lo aveva strappato dalle sue mani.
Il sangue non voleva lasciare la sua mente, ma il dolore non lo uccideva... Emergeva sempre più spesso contrastando l'effetto del D23.
Di tutte le cose che riusciva a ricordare meglio era la sua espressione addolorata in quel momento, di tutte le cose belle solo il suo dolore gli impediva di dimenticare.


Quando Vanessa to convocò si sorprese, era tanto che non gli chiedeva di raggiungerlo nelle sue stanze.
E la prima volta non l'avrebbe di certo scordata.
Lo aveva voluto punire per la sua insubordinazione, gli aveva iniettato uno speciale siero che invece di inibire amplificava e confondeva le sue sensazioni. Il piacere si era trasformato in dolore e il dolore in piacere.
Avevano dovuto strappargli il coltello dalle mani prima che si causasse danni irreparabili.
Aveva pianto pensando a Seán desiderando di morire e invece lo aveva condannato a vivere in quella grigia prigione sognando le sue labbra di rosa e macchie di sangue.
La stanza di Vanessa era uguale a quella di tutte le altre, grigia, vuota... Ad eccezione di quel corpo dalla pelle d'alabastro, e dagli occhi di giada... Seán riposava nel letto di Vanessa, bello come la prima volta che Alexander lo aveva visto...





Il ragazzo volpe concluse il suo racconto osservando la serpe di smeraldo attorcigliata attorno al suo braccio.
Non ti lamenti, non ti sei neanche accorto di piangere.
Quella storia è così triste, il suo amore che rischiara la tenebra eppure prigioniero di un incubo.
Vedeva in quel legame che univa quelle magiche creature
«Avrete un nome, come posso chiamarvi?»
Il ragazzo serpe lo osservò stringendo la piccola volpe al petto.
«Avevo un nome un tempo... i nostri sguardi potevano incrociarsi, e solcavamo la terra come mortali...»
Vuoi incoraggiarlo a parlare, ma non serve... La storia è già iniziata.




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NOTE dell'AUTORE
Questa storia parteciapa alla Challenge di Fanwriter.it
The Writing Week (27/04 - 3/05)
PROLOGO
1 - DOLORE: quando l'anima gemella prova dolore, questo viene condiviso/traslato con l'altra.
2 - COLORI: vedere il mondo in bianco e nero finché non si incontra la soulmate.
3 - CONTO ALLA ROVESCIA: può essere sempre in forma di tatuaggio o di altro, ma fa il conto alla rovescia di qualcosa legato all'anima gemella (primo incontro, morte, nascita, ecc...)
4 - TELEPATIA
5- DIARIO: un diario su cui si può scrivere con la propria anima gemella (si può giocare non solo con lo spazio ma anche col tempo).
6 - ETEROCROMIA: avere un occhio del colore degli occhi della nostra anima gemella.
7 - FILO ROSSO: un filo rosso, legato solitamente al mignolo, che è legato all'anima gemella. (mito giapponese/asiatico)
EPILOGO

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