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Villa Conchiglia

Sabbia gli stava graffiando la guancia. Sabbia bagnata che gli si stava incollando ai vestiti e alla pelle fredda. Un gemito provenite da un corpo riverso a terra a pochi metri. Lui che si alzava e lo raggiungeva. Dobby che tra le sue braccia rantolava. Lui che disperato chiedeva aiuto ad Hermione. Lei che scuoteva la testa mentre piangeva silenziosamente abbracciata da Ron che sembrava sorreggerla. Lui che si era reso conto del pugnale che spuntava dal piccolo petto dell'elfo che lo guardava con gli occhi appannati. Ginny e Luna che si tenevano strette per non crollare a terra. Lui che guardava tutti loro con la disperazione nei bei lineamenti fanciulleschi. Lui che gli toglieva quel pezzo di metallo dal petto e iniziava a piangere.

-Dobby! Resisti ora ti curiamo. Hermione... Hermione avrà sicuramente qualcosa- disse Harry tra i singhiozzi guardando la sua amica; ma lei ricambiava lo sguardo con occhi vitrei consapevole che ormai nulla avrebbe potuto aiutarli.
Harry pianse ancora di più, mentre stringeva tra le braccia il corpicino dell'elfo.

-È un bellissimo posto per stare...- un respiro affannoso - con gli amici- finì di dire Dobby guardando Harry negli occhi e sorridendo.

-Dobby...- sussurrò il moro con voce rotta.

-Dobby è felice...- lo interruppe l'elfo con il fiato sempre più corto e il cuore che rallentava i suoi battiti -di stare con il suo amico...- prese un altro respiro, mentre Harry sentiva il corpicino dell'elfo farsi sempre più pesante, come avvertendo che la sua vita gli stava scivolando via fra le dita, lo strinse ancora di più a sé -Harry Potter- concluse Dobby sorridendo felice, mentre la luce volava via dai suoi grandi occhi azzurri.

Harry pianse ancora, mentre stringeva Dobby a sé. Un'altra morte un'altra persona della sua vita che se ne andava.
Ginny si stava avvicinando lentamente, aveva lasciato Luna poco più indietro seduta sulla spiaggia con le lacrime agli occhi. Aveva preso coraggio e si era avvicinata ad Harry che continuava a stringere a sé l'elfo.
Gli posò una mano sulla spalla, ma Harry parve non sentirla nemmeno.
-Dovremmo chiudergli gli occhi non credi?- chiese in un sussurro, Harry la guardò, sembrava non la vedesse era lontano anni luce da quel posto, rifugiato nel dolore e nel senso di colpa. Annuì quasi meccanicamente e Ginny portò la mano sul volto dell'elfo e delicatamente gli chiuse gli occhioni vitrei.
-Ora sembra che stia dormendo- disse lei sorridendo leggermente.

Harry annuì -Voglio un funerale, come si deve. Senza magia-

Gli altri annuirono, mentre Harry lasciava riluttante il corpicino di Dobby alle cure di Luna e procuratosi una pala incominciava a scavare. Scavò con il dolore come compagno e con la ferocia di un ragazzo o meglio un uomo distrutto. Arrivato ad una profondità accettabile smise di scavare e aspettò che Luna gli portasse il corpicino di Dobby che era avvolto in un lenzuolo bianco. Quando lei glielo porse Harry rimase immobile per un attimo ancora guardando quel piccolo esserino che lo aveva fatto tanto impazzire per proteggerlo e che era entrato nel
suo cuore come parte della sua famiglia. Gli sfuggì un'altra lacrima, mentre sentiva un tocco leggero sulla spalla. Si girò appena trovando i capelli fuoco di Ginny Weasley e i suoi occhi chiari che lo guardavano affranti.

-Lo faremo insieme- gli sussurrò ed Harry annuì grato che lei fosse lì con lui o temeva non ce l'avrebbe fatta.

Insieme deposero Dobby nella buca e dopo avergli dato l'ultimo saluto riniziarono a coprirlo. A spezzare il silenzio, solo il rumore del vento fresco e pungente.

Harry, una volta finito, fissò la bara improvvisata.

-Ho bisogno di stare solo con lui. Per favore- chiese con voce rotta e uno alla volta i suoi amici se ne andarono in silenzio, forse capendo che se avessero parlato lui sarebbe crollato. Ginny fu l'ultima ad allontanarsi, gli diede un unico bacio sulla guancia prima di raggiungere Luna che la stava aspettando.

Harry si abbandonò un attimo alla sensazione che gli aveva regalato quel bacio; poi si sedette. Fissò il punto in cui Dobby era sepolto senza vederlo. Il senso di colpa che lo perseguitava.

-Mi mancherai Dobby- sussurrò continuando a piangere silenzioso, sperando che il dolore che sentiva nel petto si attenuasse almeno un po'.

Rimase seduto a fissare il vuoto per ore, finché non iniziò a fare buio. Mentre il sole calava Harry Potter guardò il tramonto bellissimo che faceva brillare il mare dei colori oro, arancione e rosso. Poco più in là intravide una pietra; la spostò sopra la parte alta della tomba e con la bacchetta iniziò ad incidere.

Quando ebbe finito, Harry si prese un'altro minuto.

Sulla pietra era scritto:
"Qui giace Dobby, un elfo libero"

Harry Potter guardò per l'ultima volta la tomba, dandogli l'ultimo saluto; poi si fece forza e rientrò in casa.

Aveva una guerra da vincere.


***


-GINNY! Merlino!-

Ginny era appena entrata in casa e si era subito ritrovata stritolata dalle possenti braccia di suo fratello Bill. Emise un basso verso di dolore, non era ancora guarita dalle torture.
Ron che era il più attaccato alla sorella e la conosceva come le sue tasche l'aveva notato e si fece avanti mettendo una mano sulla spalla del fratello.

-Bill così le fai male- il fratello si girò guardandolo -è stata torturata- aggiunse Ron con voce lugubre.

Prima che Bill potesse anche solo pensare di iniziare a sbraitare, sua moglie Fleur gli toccò un braccio -Bill, mon cherì, forse dovremmo lasciarli riposare- gli disse lei con il suo accento francese. Bill che come suo solito cedeva alle pressioni della moglie annuì, ancora con gli occhi scuri dalla rabbia.

-Va bene, domani mattina ci spiegherete tutto- non era esattamente un invito, quanto più un ordine -Fleur vi farà vedere le vostre camere. Io intanto vado ad avvisare la famiglia che state bene. -

-Si ma non farli materializzare qui Bill ti prego- disse Ron con una certa inquietudine -darebbero un po' nell'occhio- aggiunse poi. Il fratello annuì sparendo in cucina.

-Vi accompagno venite-

I tre ragazzi seguirono Fleur su per una scalinata. Villa Conchiglia era estremamente grande, era più umile del Manor, ma ospitava comunque abbastanza camere per tutti. Le ragazze erano state sistemate in stanze separate, mentre Harry e Ron avrebbero dovuto condividere la loro, come sempre.

Dopo che gli ebbe fatto vedere le stanze Fleur si occupò dei tagli e del dolore di ognuno di loro. Passò di camera in camera esercitando incantesimi di guarigione, tanto che alla sera arrivò stremata e fu trascinata via dal marito che aveva deciso, senza tante storie, che aveva bisogno di riposare.

Ginny si trovava in camera al buio da sola, si sentiva un po' persa senza la compagnia dei suoi amici, non gli aveva visti per così tanto tempo che stargli lontano ancora le faceva male fisicamente. Sarebbe voluta sgattaiolare via ed andare a trovare Hermione; le era mancata così tanto e aveva sperato di rivederla così intensamente che non le sembrava vero che fossero nella stessa casa; ma probabilmente stavano tutti dormendo, stremati dal Malfoy Manor. Ginny non poteva certo biasimarli. Sentiva la stanchezza in ogni nervo del corpo ma proprio non riusciva ad addormentarsi.

Quando la porta si aprì cigolando, Ginny strinse gli occhi fingendo di dormire, mentre una figura si sedeva sul letto accanto a lei e prendeva ad accarezzarle i capelli.
La rossa non aveva voglia di sentire la rabbia dei suoi fratelli, sperava intensamente che fossero Luna o Hermione.

-Ginny- disse la voce maschile, nell'intonazione la rossa potè cogliere della leggera ilarità sostituita subito dal dolore -lo so che non stai dormendo- era chiaramente la voce di Harry Potter.
Ginny sbuffò, mentre si alzava e si metteva a sedere con la schiena appoggiata alla testiera del letto.
-Come facevi a saperlo?- gli chiese irritata.

-Ti conosco Ginny- le rispose semplicemente lui. Quando si era accorto di amarla, Harry aveva notato che non riusciva a starle lontano per più di cinque secondi, così la notte, quando era alla tana, sgattaiolava fuori dal suo letto con il mantello dell'invisibilità e la osservava dormire. Era di una bellezza infinita con tutti i capelli davanti al viso e il respiro regolare; la guancia premuta sul cuscino e le labbra piene distese in un sorriso. Sembrava quasi innocua mentre dormiva beata, ma Harry sapeva che la rossa era un uragano a volte bellissimo e tranquillo altre potente e distruttivo. Ginny Weasley era capace di fare mille cose insieme e tutte bene e questa era una caratteristica che Harry adorava in lei. Avrebbe potuto prendersi cura di lui e di tutti i suoi fratelli insieme senza sembrare stanca o stressata. Ginny era una forza della natura ed era quello che più amava di lei. Vederla ora quasi come se quel fuoco fosse stato estinto da una bacchetta nemica lo faceva infuriare.

Lei sbuffò abbassando gli occhi, nel buio, sperò che non si vedesse il rossore soffuso sulle sue guance. Si sentiva svuotata e stanca, le torture di Bellatrix l'avevano messa a dura prova. Harry la stava guardando con quei due occhioni verdi che le facevano sempre saltare un battito. Domande su domande si celavano dietro quella limpidezza, domande che lui stava trattenendo.

-Stai bene Ginny?- le chiese lui con preoccupazione.

La rossa lo guardò mordendosi un labbro -Sto bene è solo che... al Manor...-

-Chi è stato?- chiese lui con voce dura.

-Bellatrix- sussurrò -Bellatrix Lestrange-

Harry sussultò mentre la furia iniziava a scorrere in lui, Ginny riusciva a vederla bruciare nei suoi occhi smeraldo. Gli afferrò una mano, non voleva che facesse sciocchezze e in quel momento non voleva proprio stare da sola. Lui abbassò lo sguardo sulle loro mani intrecciate e poi di nuovo sul suo viso, ora sembrava addolorato quasi come se fosse costretto a dover fare qualcosa.

-Ginny...- iniziò lui, ma lei lo interruppe subito. Stanca di lasciare che gli altri decidessero per lei,  stanca di non rischiare perché così sarebbe stata al sicuro.
Avevano deciso che lei non li avrebbe seguiti tre mesi prima e guarda cos'era successo; era stata rapita e torturata.

-No, non dirlo. Non ti libererai di me di nuovo- gli disse lei con forza staccandosi dalla testiera del letto.
Harry era seduto di fronte a lei, Ginny in un solo fluido movimento gli fu subito seduta sopra, abbracciandolo come un koala abbraccia il suo albero.
Harry rimase immobile esterrefatto con le mani abbandonate lungo i fianchi, paralizzato dallo shock.
Si erano sfiorati a volte, l'aveva anche baciata quando erano al Manor e nella stanza delle Necessità, ma non si erano mai toccati così, in modo così intimo.
Ginny lo guardò negli occhi, vedeva la battaglia infuriare nel suo sguardo. C'era la voglia di stringerla a sé di baciarla e di sentirla; e c'era la voglia di lasciarla fuori e lontano da lui perché se no si sarebbe potuta far male.

-Ti prego, non lasciarmi di nuovo- gli sussurò lei, sperando ardentemente che non se ne andasse credendo di mantenerla al sicuro, sperando che le permettesse di aiutarlo e di vincere insieme quella guerra; perché Ginny aveva la sua stessa sete di giustizia e di affrontare Bellatrix.
Quelle quattro parole furono la goccia che fece traboccare il vaso. Harry Potter l'avvolse stringendola e cercando di non farle male; con una mano sulla schiena e l'altra sulla nuca la sospinse verso di sé e la baciò. Il bacio non fu come quello del Manor bisognoso di sicurezze e incredulo, no questo era una scintilla di pura elettricità. Harry la teneva stretta mentre Ginny flessuosa come una gatta portava le braccia dietro al suo collo e le dita fra i suoi capelli corvini scompigliandoli ancora e ancora senza nessun riguardo; mentre con forza premeva le labbra su di lui in un bacio che avevano atteso e temuto entrambi; un bacio che suggellava un amore represso per troppo tempo e finalmente libero e avido di libertà. Un bacio che gridava di essere prolungato e stretto e senza mai fine. Nessun ossigeno ad aiutarli; c'erano solo loro che si baciavano come mai avevano potuto fare; era un bacio che superava le divergenze e le paure e gli univa in un attimo di pura follia.
Poi Harry la stese premendola gentilmente sul letto, toccandola con dita impacciate, assaporando la morbidezza delle sue cosce che lo intrappolavano; sentendo le loro intimità vicine si ritrovò piacevolmente a disagio. Non era per niente fluido nei movimenti e Ginny adorava che non lo fosse, era così scoordinato che gli faceva tenerezza e lo amava ancora di più per quello. Harry la toccava con mano frenetiche, risalendo la coscia e poi toccando il fianco e il ventre di lei. Quando Ginny si premette di più contro di lui allacciandogli le gambe sulla schiena ad Harry si mozzò il respiro.

-Ginny... ti prego- disse il moro.

Ginny si fermò immediatamente allarmata dalla sua voce. Non sembrava eccitata, quanto più addolorata ed insicura come se si stesse frenando e per farlo stesse impiegando tutte le sue forze.

-Harry tutto bene? Non... non vuoi?- gli chiese lei leggermente in imbarazzo.

Harry la guardò negli occhi azzurri scuriti dalla preoccupazione -Dio no Ginny! Come puoi pensare che non lo voglia? Merlino solo sa quanto ti ho desiderata- le disse appoggiando la fronte alla sua, Ginny gli accarezzò una guancia e lui si appoggiò a lei godendo del suo tocco leggero -È solo che... non voglio che sia così. Non voglio fare l'amore con te come se ti dicessi addio; voglio farlo con te perché ti amo Ginny. Non per paura.- finì, il tono della voce duro; la guardò preoccupato che lei ci fosse rimasta male o che ce l'avesse con lui.

-Ridillo- gli ordinò.

Harry ricambiò lo sguardo confuso -Cosa?-

Ginny spostò le mani ai lati delle sue guance attirandolo a sé -Che mi ami. Ridillo- gli ordinò ancora.

Un lampo di comprensione passò negli occhi di Harry che ora sorrideva -Ti amo-

-Ridillo- gli sussurrò lei avvicinandosi.

Harry deglutì, lei era a pochi centimetri -Ti amo- le sussurrò inebriato dal suo profumo.

-Ridillo- gli sussurrò lei ormai sulle sue labbra, poi lo baciò di nuovo, una lacrima sfuggì al suo controllo. Harry parve allarmato dalla sua reazione, ma era completamente stregato da lei -Ti...- sussurrò prima che lei gli catturasse di nuovo le labbra -... amo- finì ansimando.

Ginny si staccò leggermente, il giusto che le permettesse di guardarlo negli occhi -Se è questo che vuoi, lo voglio anch'io. Aspetterò- gli sussurrò sorridendo beata -Ti amo Harry Potter-

Harry rimase impalato per qualche minuto, prima di sorridere come un ebete e iniziare a ridere piano e pieno di gioia. Il cuore gli stava letteralmente bruciando dall'emozione. Ginny lo amava e lui non sentiva di desiderare nient'altro. La baciò di nuovo con trasporto stringendola come se fosse stato solo un sogno e con il terrore che potesse scivolarle via dalle mani.
Scese da sopra di lei e le si mise affianco attirandola in un abbraccio, i loro visi erano a pochi centimetri, Harry continuava ad accarezzarle i capelli, mentre lei teneva le mani sotto la guancia sinistra e lo guardava.

-Sai, quando ero nascosto con Ron ed Hermione, ogni sera alzavo gli occhi verso il cielo; era l'unica cosa positiva nello stare in un bosco, il cielo stellato era meraviglioso. Comunque, ogni sera guardavo il cielo e sopra la mia testa c'era una stella luminosa. Ricordo che pensai che era stupenda; isolata dalle altre splendeva tranquilla e indisturbata...- fece una pausa per pensare alle parole da dirle.

Ginny lo guardava la curiosità che si celava dietro i suoi occhi azzurri -Poi?- chiese impaziente.

Harry rise sommessamente, lei sbuffò sorridendo - Poi, ogni sera uscivo e la guardavo mi dava sicurezza e mi infondeva fiducia, e le ho dato un nome. Sai come l'ho chiamata?-
Ginny scosse la testa in attesa.

Harry portò la mano alla sua guancia accarezzandola, si avvicinò fino a che tra le loro labbra non ci fu che un mignolo -Le ho dato il tuo nome. Così ogni volta che l'avrei guardata mi sarei ricordato che da qualche parte, non importava dove, c'era qualcuno che mi amava e che io stavo amando- si fermò per guardarla ancora negli occhi -Tu sei la mia stella Ginevra Molly Weasley-

Ginny rimase in silenzio un attimo assaporando le parole di lui - Dio Harry- disse poi, baciandolo di nuovo con lenta dolcezza.

Si baciarono e si strinsero come non avevano mai potuto fare, per un tempo quasi infinito finché non caddero entrambi tra le braccia di Morfeo stretti l'uno all'altra come doveva essere.


***

-HARRY JAMES POTTER!!- tuonò una voce incavolata nera.

Harry si svegliò di soprassalto, si guardò intorno, intontito ancora dal sonno.

-HARRY JAMES POTTER!!- tuonò ancora la voce, Harry sussultò cadendo rovinosamente a terra dal letto che condivideva con Ginny. La rossa si era appena svegliata e si stava mettendo a sedere stropicciandosi gli occhi.

Harry, i cui occhiali erano storti se li raddrizzò e il viso paonazzo del suo migliore amico gli apparve davanti in un tripudio di rabbia omicida e sfumature porpora.

Il 'bambino che è sopravvissuto' stava per diventare il 'bambino che non era sopravvissuto al suo migliore amico'
-R... Ron...- balbettò iniziando ad indietreggiare.

-Il fatto che ti abbia detto che mi andava bene che ti piacesse mia sorella, NON VOLEVA DIRE CHE TE LA DOVEVI PORTARE A LETTO!!- finì Ron più rosso che mai; puntando un dito contro il suo migliore amico che era sbiancato.

-Oh ma piantala Ron! Io faccio quello che voglio sono grande e vaccinata!- fu Ginny a parlare furiosa. Adesso era sveglissima e in piedi e pronta a prendere a pugni suo fratello.

-Ginny non aiuti!- gli sussurrò Harry dal fondo del pavimento; con ancora gli occhi puntati su Ron.

-Tu zitta!- tuonò ancora Ron fuori di sé.

-Ron! Ti prego ascoltami...- iniziò Harry, non aveva mai visto Ron così rosso, sembrava un pomodoro vivente.

-Non voglio sapere- gli disse lui sventolando una mano disgustato -Tu brutto stro...-

-Ronald Bilius Weasley!- una voce ancora più terrificante di quella di Ron rimbombò nella camera da letto, stroncando il complimento del rosso diretto al suo migliore amico. Hermione era entrata dalla porta con un cipiglio degno dell'espressione più arrabbiata della McGranitt e puntava dritta su Ron con sguardo di fuoco. Ginny dall'altra parte della camera lo stava guardando con il cipiglio di mamma Weasley nei giorni peggiori, perciò Ron si rese conto in più o meno cinque secondi che era davvero nei guai.

-Hermione ma lei...- iniziò con tono lamentoso, mentre la rabbia scemava via.

-Niente ma Ronald e ringrazia che faccia queste attività con Harry piuttosto che con un idiota come Dean!- proruppe lei con voce glaciale.
Ginny annuì vigorosamente, mentre faceva il giro del letto e tirando una spallata a Ron, aiutava Harry ad alzarsi.

-Veramente noi...- riprovò ad interrompere Harry Potter zittito subito dopo da uno sguardo omicida di Ginny ed Hermione.

-Ma... ma lei... e lui...- iniziò a balbettare Ron senza alcun senso.

Hermione sbuffò esasperata -Loro stanno insieme Ron, ora basta fare il bambino!- lo rimproverò lei severa -adesso abbiamo cose più importanti di cui discutere. In salotto tra cinque minuti.- così dicendo Hermione Granger uscì impettita dalla stanza; lasciando un allibito Ronald Weasley fissarla andare via.


***


Hermione se ne stava al centro del salotto, sembrava che le torture che le aveva inflitto Bellatrix Lestrange fossero scomparse lasciando una donna  imbestialita e pronta a fare giustizia; il che la rendeva terrificante.
Solo lei sapeva quanto dentro stesse marcendo piano, un nervo alla volta logorandola. Era preoccupata per Draco, quasi ossessionata dalla sua immagine inginocchiata a terra che la guardava disperato, eppure aveva combattuto contro di loro o così nel suo stordimento post-torture le era sembrato, in realtà aveva le idee un po' confuse, non ricordava benissimo i particolari dello scontro, sapeva solo che Draco e Blaise erano da una parte e lanciavano incantesimi contro Ron ed Harry eppure, le sembravano incantesimi deboli e studiati, ma non poteva esserne certa, visto le torture che aveva subito. Un brivido di freddo le corse giù per la schiena; il ricordo del
dolore che aveva provato le fece bruciare la cicatrice che aveva ben nascosta sotto la fasciatura. 'Mudblood' e lei era fiera di esserlo, ma era anche la sua condanna, marchiata a vita per ricordarle la feccia che era.

Riscossa dai suoi pensieri dall'entrata dei suoi amici, Hermione cancellò accuratamente ogni singola espressione che facesse anche solo intendere che non stava bene. Doveva essere forte, era una grifondoro. Ginny che la conosceva meglio delle sue tasche riuscì a cancellare quel velo di sicurezza che la sua amica si era messa addosso. Le scoccò un'occhiata piena di significato; Hermione annuì in segno di comprensione, ma non parlò, mimandole un 'dopo' frettoloso.

- Credo di aver capito cosa intendesse D.B.- esordì Hermione senza tanti giri di parole una volta che tutti si furono seduti.

-Esattamente quale parte del messaggio indecifrabile?- chiese Ron scettico.

-Quasi tutto- le rispose lei con aria saccente.

-Potresti illuminarci Hermione, temo che non abbiamo molto tempo- disse Ginny che era stata frettolosamente messa al corrente della situazione.
Dopo un acceso diverbio con Harry Potter e Ronald Weasley di cui ancora portava i segni sulle guance rosse e dal chiaro cipiglio stile mamma Weasley che aveva addosso a Ginny era stato accordato, non senza difficoltà, di partecipare. Come sempre era stata affiancata dalla caparbia e testarda Hermione e chiaramente, due cipigli a zero avevano vinto la battaglia.

-Come già avevamo detto il primo verso riteniamo sia riferito alla coppa di Tosca Tassorosso. Abbiamo ipotizzato che fosse protetta da un mangiamorte e avevamo ragione; ma non è uno qualsiasi...- Hermione si fermò un attimo, deglutì calmando il battito furioso del suo cuore. Ginny Weasley le prese la mano per confortarla da sotto il tavolo. Hermione come prendendo forza da lei, continuò -ho ragione di credere che si tratti di Bellatrix Lestrange...-

-Bellatrix?!- proruppe Harry con voce acuta, mentre Ron sembrava come paralizzato.

-Si!- continuò la riccia con più fervore - non avete visto com' è andata fuori di testa quando pensava che fossimo entrati alla Gringott nella sua camera segreta? È chiaro che la coppa sia lì, poi tornerebbe anche il secondo pezzo del primo verso 'nella caverna del mostro'- citò Hermione alla perfezione - il mostro può essere Bellatrix o un animale messo a guardia della caverna; ovvero la camera alla Gringott. Harry tu ne hai una giusto? Che forma ha pensaci!- gli disse Hermione con convinzione.

-Sei un genio Hermione! Hai ragione- annuì lui con forza ricordando la prima volta che era stato alla Gringott con Hagrid sei anni prima.

-Quindi D.B. Ci sta dicendo che la coppa di Tassorosso è nella camera blindata di Bellatrix Lestrange, forse protetta da un mostro; uno diverso da lei stessa. E che noi dobbiamo studiare un piano per entrarci?!- chiese Ron quasi sull'orlo di una crisi di nervi.

-Beh, direi proprio di si- rispose a questo punto Hermione, certo l'idea non l'allettava per nulla.

-Miseriaccia e come pensiamo di arrivarci?!- chiese ancora Ron, che ora ne era certo, stava avendo una crisi di nervi.

Luna che fino a quel momento aveva ascoltato in silenzio, seduta accanto a Ginny e anche lei al corrente sommariamente del biglietto, prese parola stupendoli tutti.
-Se posso...- iniziò titubante -io ho un'idea-

-Ti ascoltiamo Luna- la incoraggiò Hermione sorridendole.

Solo il leggero rossore che aveva sulle guance le risaltava il nervosismo -Voi avete della pozione polisucco?- chiese.

Hermione annuì con aria confusa -ne tengo di scorta da quando siamo partiti perché?-

-Perché se tu avessi un capello di Bellatrix, potresti farti passare per lei e cercare di entrare alla Gringott. Certo, magari vi servirà l'aiuto di Unci-Unci- riflettè la Corvonero mentre iniziava a perdersi nei meandri della sua mente.

-Aspetta, frena mi sembra molto pericoloso e poi chi è Unci-Unci?- le chiese Ron sempre più confuso.

-Ronald l'idea di Luna non è male e poi è la meno suicida che abbiamo.- intervenne Hermione scoccandogli un'occhiata di ammonimento.

-Unci-Unci è il Goblin che avete salvato dalle segrete, prima che arrivaste ci ha raccontato che lavorava alla Gringott- continuò Luna tranquilla -è molto riservato, però forse Harry potrebbe parlarci e allora magari vi ascolterebbe-

- Sembra l'unica soluzione che abbiamo- intervenne il moro -te la senti di farlo Hermione?- le chiese con un'infinita dolcezza nella voce.

Hermione lo guardò con fermezza e determinazione -Lo farò- disse solo per poi stringere i denti. All'idea di vedere Bellatrix Lestrange nel riflesso dello specchio le si chiudeva lo stomaco, ma lo avrebbe fatto era l'unico modo.

Harry la guardò un altro secondo di più preoccupato, per poi distogliere l'attenzione da lei -Va bene parlerò con il Goblin-


***


-Harry Potter, quale onore- lo accolse il Goblin; Harry era certo ci fosse della pungente ironia in quelle parole e la cosa non gli piaceva per nulla.

-Unci Unci, è un onore anche per me conoscerti- gli rispose Harry spostandosi vicino alla finestra dove il Goblin sedeva osservando fuori. Con un sussulto Harry si rese conto che dava proprio sulla tomba di Dobby, un moto di dolore improvviso gli strinse il cuore al ricordo dell'elfo, ma lui lo represse subito, cercando di concentrarsi.

-Ne dubito- sussurrò il Goblin, talmente piano che Harry non lo sentì -dimmi, cosa ti porta da me Harry Potter?- gli chiese invece, a voce udibile, girandosi verso di lui. Gli occhietti piccoli e infossati lo stavamo scrutando con aperta diffidenza ed ostilità.

Harry deglutì prima di parlare -Ecco, vorrei chiedere un'informazione se non le dispiace- sperava che parlandogli in tono formale il Goblin non si offendesse, erano creature estremamente permalose e puntigliose.

Unci Unci lo studiò, il ragazzo lo aveva stupito, ma si era trattenuto dal farlo notare, lo aveva salvato dalle grinfie di Bellatrix Lestrange senza la minima esitazione. Aveva onorato la morte di un elfo domestico celebrandolo e ricordandolo come se fosse stato un membro della sua stessa famiglia. Si vedeva che teneva a Dobby, ma Unci Unci aveva esperienza e affronti sulle spalle per più di trent'anni; tutti i maghi erano uguali.
-Hai seppellito l'elfo- disse, mentre Harry lo guardava confuso - e hai portato me qui- non era una domanda, ma un'affermazione.

-Si, non potevo lasciarla lì- rispose lui con fermezza.

Unci Unci lo scrutò ancora, forse poteva esserci del buono in un mago o forse Harry Potter era un'eccezione. Nessun mago sano di mente si sarebbe preoccupato di salvare una creatura come lui, ma Harry si e questo pareva rendere Unci Unci predisposto almeno ad ascoltarlo -Come hai fatto a trovare la spada di Grifondoro?- gli chiese sinceramente incuriosito. Lui ovviamente si era accorto che quella nella camera di Lady Lestrange era un falso, in quanto Goblin sapeva riconoscere la magia dei folletti con una sola occhiata.

-È complicato- gli rispose Harry un tantino a disagio.

Unci Unci assottigliò lo sguardo, quella risposta vaga confermava la sua naturale diffidenza verso i maghi; anche quelli più gentili.

-Perché Bellatrix Lestrange pensava di avere la spada nella sua camera alla Gringott?- gli chiese ancora il ragazzo, mentre stringeva i pugni in una morsa nervosa, quel Goblin lo metteva a disagio più del dovuto.

Unci Unci ghignò leggermente -È complicato- disse con estrema lentezza.

Harry Potter serrò la mascella, aveva sperato di non dover rivelare troppi particolare, ma non avrebbe ottenuto nulla se gli avesse mentito o omesso qualcosa.
-La spada si è presentata a noi nel momento del bisogno. Non l'abbiamo rubata- finì cercando di rassicurare la creatura che aveva davanti, almeno un po', delle sue buone intenzioni.

Il Goblin parve soppesare le sue parole, non era inusuale che la spada si presentasse a qualcuno che ne era degno, infondo conosceva il suo ruolo. Un'informazione era un'informazione, per quanto vaga, quindi doveva una risposta al ragazzo.
-C'è una spada di Grifondoro sigillata tra le mura della camera blindata di Lady Lestrange; ma è un falso-

-Un falso?- lo rimbeccò il ragazzo esortandolo a continuare.

-Si- rispose il Goblin prudentemente -venne depositata all'inizio dell'estate da uno dei professori di Hogwarts-

-Chi?- chiese Harry con i pugni ancora più serrati.

-Non conosco il suo nome, ma a quanto ne so ora è preside- finì di dire Unci Unci scrutando ancora il volto del ragazzo.

Harry si rabbuiò -Piton- sussurrò così piano che lo udì soltanto lui stesso -non si è mai accorto che era un falso? La spada nella camera blindata intendo- il moro guardò nuovamente il Goblin e rabbrividì impercettibilmente nel rendersi conto, che lui lo stava studiando.

-Solo un folletto è capace di riconoscere la vera spada di Grifondoro. Non ho ritenuto necessario avvisare Lady Lestrange, infondo avevo il solo ordine di depositarla; non di esaminarla- finì lui ghignando velatamente.

Harry Potter non era per nulla convinto di chiedergli aiuto; ma non c'era altra soluzione -Perché Piton avrebbe dovuto mettere un falso nella camera blindata di Lestrange?- chiese quasi senza accorgersene.

-Non lo so dire; ma ci sono parecchie cose curiose nelle camere blindate della Gringott...- il folletto lasciò in sospeso la frase.

Harry sospettava che lo avesse fatto a posta -Anche nella camera di Madame Lestrange ce ne sono?- gli chiese studiandolo. L'elfo pareva in stato di allerta, come quando si fronteggia un nemico; Harry avrebbe preferito una collaborazione più tranquilla, ma l'innata diffidenza di quelle creature lo rendeva quasi impossibile.

-Può darsi- gli rispose lui cautamente.

Harry Potter inspirò bruscamente, questo confermava i sospetti di Hermione -Devo entrare alla Gringott- dichiarò con convinzione.

Il Goblin parve sinceramente sorpreso -È impossibile- chiarì subito stroncando ogni ipotesi.

-Da solo si- disse Harry guardandolo negli occhi -ma con lei no- continuò mentre la determinazione gli scuriva i bei occhi smeraldo.

Unci Unci parve pensarci, da prima aveva pensato che fosse pazzo, ma poi ci riflettè meglio, forse poteva aiutarlo e capovolgere la situazione a suo favore. Dopotutto gli doveva la vita e aiutarlo era un risarcimento più che sufficiente. Però metterla di nuovo a rischio richiedeva un prezzo da pagare e voleva vedere se il ragazzo sarebbe stato abbastanza ingenuo d'accettare.
-Ti aiuterò- acconsentì -ma voglio qualcosa in cambio-

-Io ho dell'oro, moltissimo- gli disse Harry senza la tipica arroganza dei maghi ricchi, questo confermò ulteriormente ad Unci Unci di non essere di fronte ad un mago comune.

-Non mi interessa l'oro- gli disse lui mentre un velato ghigno faceva capolino sul viso -voglio la spada. È un'opera dei folletti pertanto è di nostra proprietà-

Harry strinse ancora di più i pugni, dare la spada al folletto voleva dire non avere un'arma con cui distruggere gli Horcrux -Non c'è altro che possa offrirti?- gli chiese cercando di convincerlo a cambiare idea.

Unci Unci lo squadrò con le mani intrecciate davanti a sé che ebbero un piccolo spasmo di rabbia, prima di rispondere con assoluta naturalezza -o la spada o niente-

Harry serrò la mascella esaminando l'idea di andare da solo alla Gringott. Si sarebbe fatto ammazzare in pochi istanti e anche i suoi amici. Quel Goblin lo aveva messo alle strette accidenti!
-Va bene, avrai la spada. Hai la mia parola. Ci aiuterai?-

Unci Unci sorrise soddisfatto -Vi aiuterò-


***


-Come uccidiamo la coppa senza spada?-  chiese Ron perplesso.

-Ronald ha fatto una domanda sensata- disse Hermione studiando il suo migliore amico.

Ron sbuffò sonoramente, ma prima che potesse rispondere Harry lo aveva già interrotto -la usiamo prima di darla ad Unci Unci-

-Ma Harry!- proruppe Ron, poi accorgendosi dell'occhiata ammonitrice di Hermione, abbassò subito la voce -potresti semplicemente non dargliela. Insomma ci serve, gli Horcrux non si uccidono da soli-

Ron ed Hermione lo avevano aspettato fuori dalla porta in attesa e curiosi di sapere. Appena Harry era uscito Hermione gli aveva fatto subito il terzo grado e lui aveva rivelato ai due amici quello che aveva scoperto. Chiaramente Ron ed Hermione non approvavano il patto; i Goblin erano creature estremamente imprevedibili e non era saggio stringere un patto con loro . A Ron vennero in mente uno o due detti che gli aveva insegnato sua madre quando era più piccolo; come per esempio "È più facile sopravvivere ad una carica di centauri che ad un patto con un folletto" oppure: -mai sentito dire "Un patto col folletto non è saggio averlo stretto"?- gli chiese Ron sempre più contrariato -vuol dire che non ci si può fidare dei Goblin- finì incrociando le braccia al petto. Messo così il rosso risaltava tutta la sua mole pettorale, era cresciuto in quei mesi, si era irrubustito e i suoi lineamenti si erano induriti nelle tipiche espressioni da uomini.

Harry scosse la testa -ho dato la mia parola ed intendo mantenerla- gli chiarì senza giri di parole e troncando ogni protesta, scese le scale senza degnarlo di un altro sguardo. Ron ed Hermione si scambiarono un'occhiata rassegnata e lo seguirono al piano di sotto dove Ginny li stava aspettando.

Una volta che ebbero raggiunto il piano terra la voce musicale di Ginevra Weasley li raggiunse -Allora?- chiese mordicchiandosi un'unghia della mano.

-Allora noi andiamo- gli disse Harry.

-E anche io. Ne avevamo già parlato!- Ginny era già pronta a discutere, Aveva le mani ben piazzate sui fianchi e il cipiglio di mamma Weasley che le contornava le sopracciglia e gli occhi.

Tutte le proteste di Harry vennero soppresse all'istante, a meno che non volesse essere trafitto dalla bacchetta della Grifondoro.

-Bene- disse a denti stretti -Allora andiamo-

Si spostarono nel salotto dove Fleur aveva appena finito di cucire a bacchetta il vestito per Hermione. Quando lei lo vide rabbrividì. Era nero lungo fino a terra e inquietante come lo erano tutti gli abiti di Bellatrix.
Fleur le sorrise leggermente, come a infonderle un po' di coraggio.

- È quasi finì, c'est un petit... cioè una piccola cosa da sistemare- disse Fleur rivolgendosi ad Harry. Lui annuì grave.

Hermione aveva preso fuori in quel momento una piccola fiala contenente un unico capelli nero e la stringeva convulsamente.

-Sei sicura che sia di Bellatrix?- le chiese Harry con gli occhi scuri, come succedeva ogni volta che dovevano andare a fare una missione quasi sicuramente suicida.

Hermione deglutì a vuoto, mentre Ginny le si avvicinava e le sfiorava l'altra mano; la riccia la guardò e si fece rassicurare dal limpido azzurro e dalla sua determinazione -Si. Ne sono certa- rispose; con gli occhi stava rivivendo un'altra scena, in un altro salone, con altre persone. Rivide una donna pazza che le stava incidendo una scritta sul braccio e i suoi capelli che nella foga si impigliavano nella chiusura zip della felpa e poi la stessa donna che la colpiva con uno schiaffo, dopo che si era accorta dei capelli strappati e Draco Malfoy che si dimenava come un cane in gabbia e poi rivide l'incantesimo cruciatus che lo investiva in pieno e lui che gridava e si dimenava, poi sentiva il dolore, tanto dolore...
Hermione ritornò bruscamente alla realtà, quando Ginny le prese la mano stringendola nella sua. Guardò prima lei e poi di nuovo Harry che doveva averle fatto una domanda. Si accorse di avere tutti gli occhi puntati addosso.

-Te la senti Hermione?- le chiese di nuovo Harry, la guardava preoccupato -se non vuoi possiamo...-

-No- lo interruppe lei -lo faccio- disse prima di potersene pentire.

Harry annuì senza dire nulla. Hermione allora prese la pozione polisucco rimanente e il capello di Bellatrix; quando quest'ultimo toccò la melma nera questa sfrigolò per poi tornare di una calma terrificante. Hermione deglutì, osservando la pozione che non la riportava per niente a dei bei ricordi, poi la bevve senza pensarci più.

I primi sintomi della trasformazione la investirono come un ondata, sentì il dolore alle ossa che si allungavano e lei che si alzava in altezza; i suoi riccioli castani stavano prendendo sfumature più corvine; la sua pelle iniziava a colorarsi di un pallore quasi mortale. I vestiti che aveva indosso iniziarono ad andarle stretti, mentre si osservava le mani con le unghie nere di smalto e sporcizia.

La stanza piombò in un silenzio tombale; Hermione voltò il capo verso Luna che le ricambiava lo sguardo con leggero timore, poco prima avevano deciso che lei sarebbe ritornata a scuola, anzi era stata lei stessa a preferirlo. Poi guardò Ginny che pur sapendo che era Hermione non riuscì a mascherare uno sguardo carico d'odio; poi fu la volta di Harry e Ron che la guardavano stupiti ed immobili; poi Bill e Fleur che erano rimasti a bocca aperta, Bill aveva appena affrontato la sorella sperando di convincerla a non andare con loro; sforzi che si erano rivelati vani.

-È davvero inquietante- la voce di Ronald Weasley ruppe quell'attimo di gelo riportando tutti alla realtà dei fatti; era Hermione quella davanti a loro non Bellatrix.

Hermione dal canto suo si voltò verso lo specchio guardando la sua figura. Spalancò leggermente gli occhi stentando a credere che fosse lei; eppure i muscoli erano parte del suo corpo; eppure sotto quel travestimento c'era lei. Deglutì distogliendo lo sguardo; incapace di sopportare oltre la vista della donna che l'aveva torturata. 

Si cambiò in cinque minuti, prima di tornare nella stanza dove gli altri la stavano aspettando già pronti per andare; adesso guardandosi allo specchio non aveva nessun dubbio; era esattamente identica a Bellatrix Lestrange.
Dietro di lei Harry, Ron, Ginny, Luna, Bill e Fleur la guardavano in silenzio.

Hermione studiò ancora per un attimo la sua figura, poi sorrise leggermente - Andiamo a derubare la Gringott- disse voltandosi verso i suoi amici e ritrovandosi sei paia di volti esterrefatti che la fissavano.

-Tu chi sei e che ne hai fatto di Hermione Granger?- chiese Ron rompendo ogni tensione e scatenando l'ilarità di tutti.





***
SPAZIO A ME

PERDONATEMIIII lo so sono in ritardassimo, ma come vi avevo scritto ho avuto un incidente e non sono riuscita a scrivere.
Scusatemi tanto ora che mi sono ripresa per bene cercherò di essere più puntuale.

Al prossimo capitolo miei nargilli.

Bisoux 😘

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