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Ritorno ad Hogwarts

-Stiamo scendendo- gridò Harry per farsi sentire sopra al vento.
Era vero il drago stava iniziando ad abbassarsi e a planare verso il suolo, sotto di loro si estendeva un enorme lago; erano in volo da diverse ore lontani abbastanza dalla Gringott e quindi dal pericolo.

Aveva le mani gelate Harry, strette intorno al corpo di Ginny che era piegata sulle squame del drago. Il vento era freddo, ma mai al mondo avrebbe spostato le sue braccia dal corpo della rossa.

-Dobbiamo buttarci!- gridò per farsi sentire da Ron ed Hermione, poco più in là di lui -prima che il drago capisca di avere ospiti-

Ron ed Hermione assentirono. Così quando l'acqua del lago fu abbastanza vicina da potercisi specchiare Harry gridò così che anche gli altri saltassero insieme a lui. Il moro si lasciò andare tenendo stretta la mano di Ginny che lo stava seguendo scivolando giù dal dorso dell'animale.

Impattarono l'acqua cristallina e gelida andando verso il fondo, per la forza con il quale si erano buttati. Nuotarono verso la superficie, nonostante avessero braccia e gambe intorpidite. Si costrinse a muoverle Harry finché non arrivò in superficie; nella caduta la mano di Ginny era scivolata via dalla sua. Una volta emerso si guardò intorno trovando Ginny a pochi metri da lui, Ron ed Hermione erano vicino a lei.

-Andiamo verso la riva- disse Hermione mentre prendeva a nuotare agilmente; gli altri la seguirono. Arrivati in un punto in cui riuscirono a toccare, dovettero lottare con il fango che tratteneva i piedi sul fondo e le canne da zucchero che gli sbarravano la strada. Infine, riuscirono a raggiungere l'erba umida dove si lasciarono cadere stremati.

Harry si alzò senza dire una parola e, nonostante la stanchezza, iniziò a fare i soliti incantesimi di protezione.
Quando ebbe finito raggiunse gli altri; Hermione, Ron e Ginny si stavano mettendo l'essenza di dittamo per curare le ustioni, passandosela tra loro con espressioni corrucciate per il bruciore. Harry si avvicinò a Ginny, lei gli passò la fialetta contenente l'essenza senza fiatare e lui con delicatezza gliela spalmò sui palmi delle mani, poi gli baciò il dorso con infinita dolcezza. Ginny sorrise, quasi non sentì più il dolore alle mani, mentre si specchiava negli occhi limpidi di Harry Potter.

-Se voi due avete finito...- intervenne Ron, chiaramente per rovinare il momento. Hermione di fianco a lui gli tirò una gomitata nello stomaco. Ron le tirò un'occhiataccia, poi scoppiò a ridere trascinando anche tutti gli altri con sé.

Quando Harry si fu curato, Hermione tirò fuori da quella benedetta borsina, abiti puliti e soprattutto... asciutti. Si cambiarono, Ron aveva preteso di stare  in assistenza alla sorella e Ginny si era ritrovata a non poter controbattere. Una volta che si furono cambiati, si sedettero in cerchio sorseggiando il succo di zucca di cui Hermione aveva fatto scorta a Villa Conchiglia.

-Sei mitica Hermione- gli disse Ron tracannando il suo succo. Hermione arrossì ma non ribattè.

-La cosa positiva è che abbiamo trovato la coppa- disse Ginny cercando di rincuorarsi.

-Quella negativa è che non abbiamo più la spada- precisò poi Harry con aria cupa.

-Già quello stupido folletto- inveì Ron -doppiogiochista rognoso-

-Ora Tu-Sai-Chi capirà che cerchiamo gli Horcrux-

-Non è detto Hermione, magari non gli diranno che cosa abbiamo rubato, o magari...- Ginny tentava di tranquilizzarla senza molto successo.

Harry però non sentiva più nulla perché la testa gli si spaccò a metà, mentre la cicatrice prendeva a pulsagli dolorosamente e a bruciare. Si portò le mani alle tempie nel vano tentativo di placare il dolore. Intorno a lui si ergevano le pareti distrutte dell'atrio della Gringott, i folletti erano sparsi per la sala, le guardie magiche si tenevano leggermente più indietro. Voldemort si ergeva in tutta la sua figura al centro della sala. Un'altra fitta spaccò il cranio di Harry Potter che gridò; stava provando rabbia, una rabbia incontrollata e poi paura, ma non riusciva a dargli un senso, stava provando quello che Voldemort sentiva.

"-Ripetilo- sibilò la voce imbestialita -ripetilo!-

Il folletto tremava da capo a piedi terrorizzato -M...mio s...signore, sono entrati degli i...impostori m...m...mio signore. Hanno derubato... la camera di... di... Madame Lestrange- disse il Goblin sudando freddo e balbettando.

Un verso soffocato che assomigliava ad un grido ma non lo era irruppe nella stanza. Voldemort represse lo stato di paura crescente che iniziava a penetrargli la cassa toracica vuota.

-Pensavo sapeste smascherare gli impostori alla Gringott- tuonò con voce gelida -chi erano?- sibilò vicino al folletto che tremò ancora più forte.

Il Goblin deglutì -Erano... H...Harry Potter e i suoi ami...amici-

Gli occhietti Rossi di Voldemort si assotigliarono, mentre lui stringeva convulsamente la bacchetta e la rabbia mista al terrore iniziava ad investirlo -Cosa hanno rubato?-

-U...una coppa... d'oro...- il folletto non finì di dire la frase che Voldemort esplose in un grido di pura furia. Il Goblin prese a tremare ancora di più.

Voldemort lo guardò poi un lampo nei suoi occhi rossi lo fece impazzire. Lanciò il primo incantesimo che andò ad abbattersi su quella creatura con una potenza inaudita; un attimo dopo il Goblin giaceva morto ai suoi piedi, così come tutti coloro che erano rimasti nella stanza. Gli aveva puniti per non aver tenuto protetta la camera. Non capiva come il ragazzo facesse a sapere... nessuno sapeva di quello che aveva creato... Silente, doveva per forza esserci lui dietro a tutto questo.

I suoi Horcrux erano in pericolo, sarebbe dovuto andare a mettere altri incantesimi di protezione, primo l'anello perché Silente sapeva delle sue origini, poi il medaglione. Quello di Hogwarts era certamente il più sicuro, con Piton dentro la scuola e tutte le difese alzate il ragazzo non avrebbe avuto scampo. Poi doveva tenere al sicuro Nagini, sarebbe stato impossibile ucciderla, era sempre con lui e il ragazzo avrebbe dovuto combattere per averla.

Un'altra fitta di rabbia per essere stato scoperto lo attraversò come una scarica, poi si rilassò un poco nel pensare che sicuramente gli altri Horcrux erano al sicuro.

Camminava in mezzo ad una ventina di corpi morti, di cui non gli importava nulla. Così la prossima volta avrebbero agito più saggiamente. Guardandosi intorno un'ultima volta Voldemort si smaterializzò"

Harry sentì la rabbia e il terrore, vero terrore corrodergli la testa che gli stava scoppiando, la cicatrice continuava a bruciargli. Le pareti della Gringott sparirono da davanti ai suoi occhi e lentamente il paesaggio cambiò. I morti non c'erano più, al loro posto vi erano i suoi amici. Ginny era inginocchiata di fronte a lui con le mani stava arrivando alle sue guance. Hermione e Ron erano dietro di lei con i volti pallidi dalla preoccupazione.

La sua piccola escursione nella mente di Voldemort non era passata inosservata.

-Harry! Stai bene?- chiese Ginny in preda al panico - Harry guardami!- gli ordinò lei e lui alzò lo sguardo verso i suoi occhi azzurri, mentre l'ultima scarica di dolore gli attraversava il corpo e la testa smetteva di pulsare.

Ginny gli stava asciugando qualcosa sulle guance, solo dopo Harry si mise una mano sulla gota e capì; le aveva bagnate, doveva aver pianto; anche se lui non si ricordava nulla.

Improvvisamente gli tornò tutto più chiaro. La Gringott e quello che Voldemort aveva scoperto. Aveva deciso di andare a ricontrollare tutti gli Horcrux -Lui sa- sussurrò afferrando le mani di Ginny che erano ai lati delle sue guance e spostandole nel suo grembo.

-Come?- chiese Hermione ancora sconvolta.

-Lui sa-ripeté ora Harry più forte -Sta andando a ricontrollare tutti gli Horcrux, dobbiamo muoverci- Harry si alzò senza dare a nessuno il tempo di controbattere.

-Ma dove andiamo?- chiese Ron evidentemente confuso.

-Ad Hogwarts, lì c'è il prossimo Horcrux ed è l'ultimo che controllerà-

-Ma non possiamo andare così senza un piano!- berciò Hermione nel panico.

-Si invece- rispose secco Harry poi si girò verso i suoi amici -Vi immaginate cosa farà Voi-Sapete-Chi quando scoprirà che gli altri Horcrux sono spariti?-

Gli altri si guardarono un momento per poi ridare tutta l'attenzione ad Harry.
-Ecco perché dobbiamo andare subito-

-Si ma dove andremo?- chiese Ginny che appoggiava in pieno il moro.

-Ad Hogsmeade poi studieremo il modo di entrare ad Hogwarts- disse Harry non ammettendo repliche -forza tutti sotto il mantello. Sarà buio nessuno si accorgerà dei nostri piedi-

Senza protestare si misero tutti sotto il mantello di Harry, come predetto i piedi erano ben visibili. Guardarono il sole che ormai era tramontato e il buio che stava per invadere l'intera vallata, prima che il mondo iniziasse a vorticare.


***


Avevano appena toccato terra, ormai era buio pesto anche se la luna illuminava tutto l'ambiente. Non ebbero nemmeno il tempo di rendersi conto di quale strada di Hogsmeade fosse, che un allarme assordante iniziò a ululare per tutta la città. I ragazzi si guardarono allarmanti gli occhi dilatati dal terrore, mentre dai pochi locali vicini si riversavano fuori ombre nere come la notte.

-È scattato l'allarme!- gridò una di quelle voci.

Harry perse un battito. Erano mangiamorte che correvano come matti per le strade e cercavano lui.

-Harry Potter è qui! Trovatelo!- tuonò un'altra voce lontana. I mangiamorte iniziarono a perlustrare ogni angolo di Hogsmeade ed Harry sentiva la tensione dei suoi amici aleggiare come una spada di democle sulla sua nuca.

-Che facciamo?!- chiese Hermione in un sussurro spaventato. Ron la prese per mano e quel gesto parve tranquilizzarla leggermente.

Harry si guardò intorno erano vicino a Mielandia ed a pochi metri da loro stava arrivando un gruppo di sei mangiamorte. Si mosse in fretta tenendosi stretto il mantello attorno.

-Spostiamoci- sussurrò per farsi sentire. In quel momento un'altra voce tuonò poco distante da loro.

-Ha con se quel maledetto mantello! Come facciamo a prenderlo?- il mangiamorte lo stava chiedendo a quello che chiaramente era il suo superiore. Un uomo alto ma magro come un chiodo, con un viso pallido come un lenzuolo.

Harry stava indietreggiando camminando all'indietro per uno dei vicoli bui di Hogsmeade; ma la faccia di quell'uomo la vedeva perfettamente. Quello sorrise creando una spaccatura che gli squarciò il viso da una guancia all'altra.

-Liberate i Dissennatori- rispose con voce atona ma potente.

Il mangiamorte affianco a lui rimase paralizzato per un attimo -Ma il Signore Oscuro vuole Potter vivo-

-E lo sarà anche se subirà il bacio di un Dissennatore. E ora fa come ti ho detto!- tuonò il suo capo con voce fremente di rabbia.

Il mangiamorte piegò il capo e scappò via per eseguire gli ordini. Ad Harry di chiuse lo stomaco dal terrore, i dissennatori erano crudeli e terribili. Rivide nei suoi ricordi una mano scheletrica che cercava di ghermirlo, la figura alta e inumana che stava sotto una tunica nera che gli risucchiava via ogni pensiero felice, ogni goccia di linfa vitale. Risentì sulla pelle il freddo pungente e istantaneo, il principio di congelamento che si espandeva per ogni nervo. Per contrastarli avrebbe dovuto evocare un patronus e allora sarebbero stati scoperti all'istante.

Intanto erano arrivati nel fondo del vicolo nella parte più buia; nessuno dei quattro osò muoversi o emettere un fiato, anche se Harry sentiva il terrore e il panico dei suoi amici sgorgare fuori dal loro corpo. Si maledì per essere stato così stupido, avrebbe dovuto ascoltare Hermione.

Ad un certo punto gli si rizzarono i peli sulle braccia, stava iniziando ad avere freddo e lo sentiva penetrargli i vestiti e diffondersi nelle ossa. Automaticamente si mise di fronte ai suoi amici come se avesse potuto fare scudo col suo corpo e Ron lo imitò facendo frusciare il mantello. Harry affiancato da Ron facevano da scudo a Ginny ed Hermione che si tenevano strette per mano, mentre portavano in alto la bacchetta con l'altra.

Il freddo iniziava ad essere paralizzante, mentre i lampioni e i vetri e i muri iniziavano a congelarsi cristallizzandosi all'istante. C'era un silenzio innaturale che rimbombava ovunque, anche nelle orecchie di Harry Potter quasi assordandolo. All'inizio del vicolo apparvero tre figure completamente incappucciate. Si muovevano fluttuando rasoterra senza produrre rumore, le lunghe vesti nere incorniciavano i corpi scheletrici e le ossa delle mani sbucavano sinistre fuori dalle maniche. Si muovevano come se avessero fiutato ricordi di cui nutrirsi, man mano che avanzavano il buio e il ghiaccio divennero ancora più opprimenti. Harry e i suoi amici erano ancora sotto al mantello, ma i Dissennatori parevano sapere perfettamente dove fossero. Automaticamente Ron schiacciò Hermione e Ginny un po' di più contro la parete, mentre Harry veniva assalito da un terrore vivo e travolgente che gli tolse il respiro. Mai avrebbe sopportato il bacio di un Dissennatore, mai e poi mai avrebbe permesso che toccassero i suoi amici.

Portò a fatica il braccio, in cui impugnava la bacchetta, davanti a sé. Sembrava congelato come il resto del corpo e dell'ambiente. I Dissennatori ormai erano vicinissimi; Harry sentì dietro di sé Ginny sussultare e fu in quel momento che chiuse gli occhi.

Pensò a Ron e alle partite di scacchi magici, pensò a lui che si abbuffava in sala grande, a lui che si offriva di aiutarlo a passare il varco del binario 9 e 3/4; Ron che si sacrificava per farlo andare avanti nella camera dei segreti; Ron che giocava a Quiddich condividendo con lui la sua passione, lui che lo rapiva da Privet Drive salvandolo dai suoi zii ed infrangendo mille regole, lui che lo faceva entrare nella sua famiglia con naturalezza; Ron che lo chiamava fratello. Poi pensò ad Hermione, a quella ragazzina con voce insopportabilmente saccente, quella bambina che era entrata nella sua vita senza alcun preavviso, lei che correggeva Ron sulla pronuncia di un incantesimo, lei che lo riprendeva perché non studiavano abbastanza, lei che rideva alle sue squallide battute, Hermione che con la sua intelligenza gli salvava la vita innumerevoli volte, lei che si esasperava perché le chiedeva di copiare i compiti, lei che non aveva esitato un istante a seguirlo in quella missione suicida; Hermione che non lo aveva mai abbandonato.
Poi pensò a Ginny, la sua Ginny; lei con i suoi capelli di fuoco, lei e le sue labbra che lo accarezzavano, lei e le sue lacrime, i suoi occhi limpidi come il cielo, lei che gli accarezzava una guancia; il calore del suo corpo, la dolcezza del suo sorriso; lei che lo insultava e poi lo abbracciava, il sapore dei suoi baci, il terrore che aveva provato quando era scomparsa e la gioia che lo aveva invaso quando l'aveva ritrovata; Ginny che gli diceva di amarlo.

-Expecto Patronum- fu un sussurrò, che bastò. Harry riaprì gli occhi in tempo per vedere il suo maestoso cervo riversarsi fuori dalla bacchetta come acqua dalla sorgente. Il Patronus sbuffò e poi caricò i Dissennatori che arretrarono in una corsa comica a ritroso nel vicolo.

-ECCOLO!- gridò una voce roca ma ben udibile -Ho visto il suo Patronus!-

Harry sentiva i passi concitati dei mangiamorte che pestavano la strada per raggiungere il vicolo.
-Harry che facciamo ora?- sussurrò Ron terrorizzato.

Harry non ebbe modo di rispondere, alla sua sinistra i catenacci di una porta sferragliarono sinistri, aprendosi; era troppo buio per vedere chi ci fosse nello spiraglio. -Sbrigatevi entrate!-.

Harry esitò un solo istante, l'alternativa era rimanere nel vicolo ad aspettare i mangiamorte, e anche se non sapeva chi fosse l'uomo sulla porta, decise che era l'ipotesi migliore.

-Sbrigatevi!- sussurrò concitata la voce, aprendo di più la porta. Harry si fiondò dentro con Ginny, Ron ed Hermione al seguito; lo sconosciuto invece uscì. Si fermò un solo istante guardando i ragazzi -Andate al piano di sopra- disse per poi chiudersi la porta alle spalle.

I quattro non persero tempo. Salirono le scale in assoluto silenzio, quando arrivarono in cima Harry si avvicinò ad una delle finestre sudicie.

-Non sembrava...?- fece per chiedere Ginny.

-Silente? Si anche a me è sembrato lui- annuì Ron come a sostenere la tesi della sorella.

-Non è possibile, Silente è morto. Harry lo ha visto morire- sentenziò Hermione con convinzione, poi prese a guardarsi un attimo intorno -siamo alla Testa di Porco- aggiunse schifata. Come darle torto? Quel pub era rinomato per essere frequentato dalla peggior specie di maghi criminali e non rispettava certo le norme igieniche di base. A prova di questo un topo schizzò fuori da un angolino per agguantare un pezzetto di formaggio, ritornandosene poi da dove era venuto. Hermione represse un brivido.

-Zitti- sussurrò Harry con ancora gli occhi rivolti verso la finestrella. In quel momento un gran frastuono arrivò dall'esterno. Sei mangiamorte erano appena arrivati alla fine del vicolo dove lo sconosciuto se ne stava a braccia incrociate, con la bacchetta ben salda nella mano destra.

-Maledetti idioti! Se uno vuole far uscire il gatto non può essere attaccato dai Dissennatori!-

Il mangiamorte squadrò l'uomo che aveva davanti con un'espressione di pura rabbia - Ho visto il patronus di Potter venire da qui-

Lo sconosciuto si impettì ancora di più -Era il mio patronus quello che hai visto imbecille!- sbottò.

Il mangiamorte digrignò i denti, evidentemente il soprannome affettuoso con cui era stato apostrofato non gli piaceva per nulla -Potrei anche ucciderti perché hai infranto il corpifuoco-

Lo sconosciuto non parve minimamente turbato -Ah si? E se muoio dove andrete a fare tutti i vostri loschi affari?-

Il mangiamorte chiuse le mani in pugni stretti contraendo la mascella -Sono certo che quello che ho visto fosse il cervo di Potter-

-Era una capra- rispose lo sconosciuto togliendo le braccia dal petto -Expecto Patronum- disse e una capra più grande di una taglia media uscì fuori dalla bacchetta e trotterellò lungo il vicolo.

Il mangiamorte la guardò senza tradire alcuna emozione, mentre riportava gli occhi sullo sconosciuto e atteggiava le labbra in un'espressione dura -Sono sicuro di quello che ho visto-

-Allora credo tu debba fare una capatina al San Mungo- gli rispose l'uomo scettico.

Il mangiamorte strinse i pugni digrignando la mascella, valutando se fosse o no il caso di uccidere all'istante quel vecchio irritante. Alla fine parve decidersi, forse appurando che effettivamente la Testa di Porco serviva aperta e con il suo proprietario all'interno. -La prossima volta che ti trovo fuori dopo il coprifuoco, non avrò pietà di te- sibilò prima di alzare i tacchi seguito dagli altri cinque mangiamorte che aveva al seguito.

Sicuro che i mangiamorte se ne fossero andati, lo sconosciuto riaprì la porta entrando nel pub. Harry lasciò subito ricadere la tenda girandosi, seguito a ruota dai suoi amici. L'uomo che li aveva salvati stava salendo rumorosamente le scale, quando arrivò in cima si erse in tutta la sua statura.

Harry Potter trattenne un verso di sorpresa, mentre due occhi azzurri fin troppo famigliari gli restituivano lo sguardo.


***


Harry era ancora incapace di parlare, mentre la sua mano si chiudeva a scatto su un oggetto metallico che le sue dita conoscevano bene. Glielo aveva lasciato Silente in eredità e lui aveva scoperto che se lo toccava con le labbra veniva fuori una scritta "Mi apro alla chiusura". Avrebbe dovuto parlarne con gli altri, ma proprio non se la sentiva, in cuor suo sapeva di dover aspettare. Strinse ancora di più il boccino d'oro che aveva catturato alla sua prima partita di Quiddich, trovando un conforto. L'uomo davanti a loro li stava scandagliando uno ad uno come per accertarsi che non fossero una minaccia.

-Lei è Aberforth?- sussurrò Hermione inquieta dietro di lui, mentre ancora Harry non trovava le parole.

-Sono io- rispose l'uomo con una punta di irritazione -cosa ci fate qui? Siete stati degli sciocchi a materializzarvi nella piazza-

-Signore- disse Harry che sembrava essersi ripreso dallo shock -è in contatto con qualcuno dell'Ordine?-

Aberforth fece una smorfia quasi di impazienza, appoggiò un vassoio pieno di cibarie sul tavolo e solo in quel momento Harry si accorse di morire di fame. Si avventarono sulla cena improvvisata, mentre il loro Salvatore riprendeva a parlare.

-L'Ordine della Fenice non c'è più. Tu-Sai-Chi ha vinto, è finita, e chiunque creda il contrario o è terribilmente ingenuo o completamente folle- Aberforth fece una pausa, gli occhi adesso si erano assottigliati mentre guardava i ragazzi uno per uno, fermandosi poi su Harry -Lui ti vuole troppo. Devi scappare e cercare di sopravvivere. Non c'è altro modo-

-No!- rispose Harry convinto -io devo entrare ad Hogwarts! Silente mi ha dato...-

-Mio fratello voleva tante cose. Nessuna aveva abbastanza importanza per occuparsene di persona. E di solito la gente si faceva male nei suoi piani congenita ti con tanta cura- ribatté Aberforth con un misto tra rassegnazione, rabbia ed ironica tristezza. Hermione provò compassione, qualunque cosa fosse successa tra lui e Silente, doveva aver inciso nettamente sul loro rapporto.

-Ma lei non capisce!- inveì Harry a pugni stretti.

-Davvero?!- chiese il mago con scetticismo, incrociando le braccia sul petto -Credi di aver conosciuto Albus meglio di me?-

Harry spalancò gli occhi -Non è quello che intendevo ma...- deglutì nervoso -mi ha lasciato un compito-

Aberforth rise, senza alcun divertimento -Un lavoretto piacevole immagino. Ed è stato onesto con te?-

Harry rimase di sasso. Immobile di fronte a quell'uomo così simile eppure completamente diverso da Albus Silente. Avrebbe voluto con tutto il cuore poter dire 'Si! È stato onesto' ma proprio non riusciva a parlare. Aberforth parve capirlo, ma non ne sembrava compiaciuto, quanto più rassegnato.

-Conoscevo mio fratello Potter. Segreti e bugie, ecco come siamo cresciuti. Albus aveva un talento naturale...-

-Signore...- si inserì timidamente Hermione -quella è sua sorella Ariana?- chiese indicando un quadro che si trovava sul camino acceso.

Gli occhi di Aberforth si scurirono, mentre un'espressione di dolore le appariva sul volto rugoso -Già si, l'hai letto dal libro di Rita Skeeter eh ragazza?. Ariana era uno dei tanti segreti di Albus. Non uno di cui andasse fiero- nella voce c'era rabbia e risentimento. -lei giocava in giardino, era piccola e ancora non riusciva a controllare i suoi poteri, aveva fatto una o due magie di troppo. Quattro ragazzini l'avevano vista, hanno scavalcato la recinzione di casa nostra, poi l'hanno derisa e picchiata. Mio padre la salvò e quei ragazzini scapparono. Lui fu messo in prigione per aver usato la magia su dei babbani e Ariana era rimasta talmente sconvolta che aveva iniziato a reprimere la sua magia. Si sforzava di non usarla mai e di non farlo davanti a nessuno. Quella stessa energia che caratterrizza tutti noi maghi diventò per lei una maledizione.- Aberforth fece una pausa trattenendo un singhiozzo, si girò per accarezzare dolcemente il ritratto della sorella, mentre Harry e i suoi amici non osavano emettere un fiato - Ariana non controllava più la sua magia. Aveva attacchi che solo io riuscivo a calmare. Albus... lui era troppo occupato a diventare il miglior mago del mondo piuttosto che occuparsi di sua sorella- il risentimento e il dolore campeggiavano in ogni parola rendendole veleno, Harry Potter avrebbe tanto voluto potersi tappare le orecchie e smettere di ascoltare così da placare quei dubbi che gli erano nati dentro; ma la storia di Aberforth sembrava attrarlo come la luce attrae le falene - in uno dei suoi attacchi Ariana uccise nostra madre. Non voleva farlo, non riusciva a controllarsi! Ed io non ero in casa, se ci fossi stato sarei riuscito a calmarla; io ero il suo preferito...- l'amore nella voce di Aberforth verso la ormai defunta sorella, fece nascere una profonda tristezza nel cuore di Hermione le dispiaceva immensamente per lui e per il suo dolore -Mio fratello era in viaggio. Ho dovuto richiamarlo e quando tornò, quell'idiota di Grindelwald se la prese con me e mi attaccò. Una cosa giusta la fece Albus, per la prima volta da che ne ho memoria, mi difese; ma Ariana... lei non poteva sopportarlo tutto quel frastuono, quegli incantesimi... così la sua magia la distrusse.- Aberforth fece una pausa come per trovare la forza di continuare -Grindelwald scappò per non essere implicato nella sua morte e Ariana divenne uno dei più grandi segreti di mio fratello- quando Aberforth smise di parlare sembrò afflosciarsi contro la parete. Nessuno osava replicare, il silenzio nella stanza stava diventando opprimente e palpabile. In quel silenzio Aberforth parlò di nuovo, rivolgendosi ad Harry con più enfasi di quanta avrebbe voluto far apparire -La sapeva questa storia Signor Potter? Mio fratello gli ha mai parlato di noi?. Io credo di no. Come puoi fidarti ancora di lui?-

Harry sentiva il cuore martellargli in gola, dubbi atroci gli attanagliavano il cuore, dubbi che erano cresciuti in mesi di ricerche senza il minimo progresso. Domande fondamentali a cui Silente non aveva risposto lasciandolo impreparato. Si fidava di lui? Non lo sapeva più.

-Mi fido del compito che mi ha lasciato. Perché lo vedo ogni giorno che salverebbe il mondo. Questo è sopravvivere, con Voldemort al potere nessuno è libero-

-Mio fratello ormai lo è-rispose Aberforth con una punta di accusa.

-Suo fratello non sarà mai libero. Ho visto un suo ricordo, di quando ha recuperato il medaglione; per prenderlo ha dovuto bere una pozione che gli aveva indotto delle allucinazioni. Non era solo ma il volto di chi lo ha aiutato era oscurato. Ripeteva frasi senza senso, ma ora ho capito "Fai male a me! Non a loro!" parlava di voi. Si sentiva in colpa, era dilaniato dal dolore. No, Silente non era mai stato libero- Harry aveva il fiatone, quasi avesse corso una maratona. Ginny avrebbe voluto toccarlo per dargli un qualche conforto, ma qualcosa nella sua postura glielo impedì.

-Come fai a dire che fossero ricordi reali? Che non li avesse manipolati?- Aberforth pareva agitato, muoveva freneticamente le mani lungo i fianchi quasi cercando un ritmo che gli donasse tranquillità.

-Gli occhi non mentono; e quelli di suo fratello erano un pozzo nero di dolore-
Aberforth non disse nulla, troppo sbalordito anche solo per pensare ad una risposta.
-Dobbiamo entrare ad Hogwarts stanotte, perché questo è il mio destino. Forse morirò provandoci, ma almeno non mi sarò arreso-  le mani di Harry erano due pugni chiusi lungo i fianchi, mentre guardava Aberforth davanti a lui che ora lo fissava con espressione indecifrabile.

-Signor Potter- tuonò Aberforth con voce baritonale -chi ti dice che io mi sia arreso?- gli chiese e prima che chiunque potesse controbattere si rivolse al quadro di sua sorella -Tu sai cosa fare-

Ariana annuì e prese a camminare lungo il sentiero che era dipinto dietro di lei.

-Ma dove sta andando?- chiese Ron.

Pochi secondi dopo Ariana era già di ritorno, solo che non era sola.

-Ma quello non può essere...- disse Hermione stupita, mentre il quadro si spalancava rivelando la figura alta e tumefatta di Neville Paciock.

-Harry! Ragazzi! Sapevo che sareste tornati- Neville sembrava un concentrato di energia, nonostante il viso che sembrava appena stato preso a pugni.

-Neville! Hai un aspetto orribile!- proruppe Ron, subito zittito da una gomitata di Hermione.

Neville rise per nulla turbato -I Carrow non ci vanno giù leggeri- disse, per poi rabbuiarsi -nemmeno con i più piccoli.-

I ragazzi salirono uno alla volta nel buco sotteraneo scavato dietro al quadro di Ariana. Harry fu l'ultimo, prima di avviarsi però si girò rivolgendosi di nuovo ad Aberforth -Grazie- disse per poi sgusciare via il più velocemente possibile.

Il quadro si richiuse dietro di loro. Neville aveva una lanterna che aiutava un poco a non inciampare in alcune radici sporgenti. Il grifondoro stava spiegando che quello era l'unico passaggio segreto non controllato dai mangiamorte e che Aberforth forniva viveri a tutti quelli che si erano nascosti dai Carrow. Harry però non lo stava più ascoltando, era perso nei suoi pensieri, ancora sentiva nelle orecchie la profonda voce di Aberforth che gli chiedeva se si fidasse di Silente.
Un calore improvviso alla mano gli fece subito scattare la testa verso l'alto e un sorriso inevitabile gli fece capolino sulle labbra. Ginny gli camminava affianco e gli aveva appena afferrato la mano racchiudendola nella sua presa gentile. Harry ricambiò grato del suo appoggio e soprattutto del suo calore che sembrava tenerlo vivo.

Neville nel frattempo stava spalancando una porticina in cui sicuramente si sarebbero dovuti piegare per passare.

-Hey gente! Guardate chi vi ho portato!- gridò Neville euforico.

I primi ad uscire furono Ron ed Hermione ed Harry potè sentire delle grida al di là della porta, da cui veniva sicuramente più luce. Saltò giù insieme a Ginny e si ritrovò di fronte ad una massa di almeno cinquanta ragazzi; da quelli del settimo anno a quelli più piccoli. Si trattenne dal spalancare la bocca stupito, mentre intorno a lui scoppiava il caos, c'era gente che piangeva dalla felicità e chi urlava a squarciagola, altri invece che festeggiavano in modo più moderato, altri ancora che rimanevano fermi a fissarlo.

Harry Potter si guardò intorno e sorrise, sentiva il calore di quelle persone invadergli i tendini e le ossa e per la prima volta dopo tanto tempo, sentiva di non essere stanco. Ginny di fianco a lui emise un fischio stupito.

Erano nella stanza delle necessità. Ce l'avevano fatta.

Erano entrati ad Hogwarts.


***

Eccomi e scusate per il ritardo!! Ho riniziato a lavorare quindi sono impegnatissima, ma cercherò di essere più presente!

Il capitolo non è bellissimo, ma vi prometto che i prossimi saranno meglio!

Bene miei Nargilli, al prossimo capitolo!

Bisoux 😘😘

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