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La Coppa di Tosca Tassorosso

Si erano appena materializzati nel vicolo buio di Notturn Alley, la Gringott distava cinque minuti a piedi. Hermione era un fascio di nervi si sentiva scomoda e a disagio, non era mai stata brava a mentire.
Harry ed Unci Unci erano rimasti più indietro, Ron aveva trasfigurato il suo aspetto e adesso sembrava un altro così come Ginny; erano lì in qualità di accompagnatori e mangiamorte, l'avambraccio sinistro era ovviamente ben coperto.

-Madame Lestrange- la voce di un uomo corpulento arrivò dalla fine del vicolo. L'uomo aveva piegato il capo in segno di rispetto e non dava cenni di aver visto Harry o Unci Unci nascosti nell'ombra alle sue spalle.

-Buongiorno- rispose Hermione impietrita e incapace di formulare altro. L'uomo, che doveva essere un mangiamorte, la guardò un attimo sorpreso e poi incredulo, per poi darsela a gambe subito dopo senza fare alcun commento.

-Buongiorno? Buongiorno?!- proruppe la voce alterata del Goblin -tu sei Bellatrix Lestrange non la simpatica strega della porta accanto!-

-Hey vacci piano!- lo rimbeccò Ron puntandogli un dito contro.

Unci Unci lo guardò assottigliando gli occhi, una vena sulla fronte gli pulsò dalla rabbia -Se ci fa scoprire, tanto vale usare la spada che ha nella borsetta per tagliarci la gola-

Ron stava per controbattere ma la voce di Hermione lo fermò subito -ha ragione, sono stata una sciocca-

Ginny le si era avvicinata e le aveva stretto la mano nella sua presa ferrea. Hermione si sentì rinfrancata, il calore di Ginny la stava aiutando tantissimo a superare quella prova crudele. La guardò, ma se la rossa fosse a disagio dal vedere Bellatrix Lestrange invece che l'aspetto di Hermione, era molto brava a nasconderlo.

-Okay andiamo- li interruppe Harry secco, sperava solo di uscirne con tutti i suoi amici vivi.
Si caricò quindi il folletto sulle spalle e poi Ron li nascose con il mantello dell'invisibilità. Si incamminarono nel vicolo buio, finché non sbucarono su una strada poco più illuminata e davanti a loro si ergeva l'imponente struttura della Gringott. La pietra dell'edificio era grigia e fredda e non infondeva molta sicurezza, Hermione in testa al gruppo era nervosa e continuava a conficcarsi le unghie nei palmi delle mani, cercando di mantenere il controllo. 

Dentro, la banca era decisamente più lussuosa, in alto c'era una cupola di vetrate che dava sul cielo nuvoloso e carico di pioggia; le colonne si ergevano in ogni parte dell'edificio maestose e tenevano in piedi il soffitto; i banchi di legno su cui i folletti contavano il denaro e compilavano le loro scartoffie erano intarsiati di fini decori; arazzi e dipinti campeggiavano su ogni parete.

Hermione deglutì, trattenendo a stento il nervoso, alzò il mento in una posizione che ricordava appartenesse a Bellatrix, spalancò un po' gli occhi in un'espressione da pazza e lentamente iniziò a procedere. Sentiva dietro di sé la presenza di Ron e Ginny che la confortavano e poi Harry e Unci Unci che li seguivano invisibili agli occhi di chiunque. Mentre avanzava gli occhi dei folletti si alzavano dalle loro scrivanie per scrutarla, chi terrorizzato, chi intimidito. Hermione si costrinse a non guardarli.

Continuò a camminare finché non arrivò davanti al banco del direttore; era così preso dalle sue scartoffie che non si era nemmeno reso conto di chi aveva davanti. I folletti trattennero il respiro in chiara attesa della reazione di Bellatrix.

-Desidero accedere alla mia camera blindata- disse Hermione tutto d'un fiato, risultò più ansiosa che intimidatoria.

-Identificazione?- chiese il folletto senza nemmeno alzare lo sguardo.

-Non lo ritengo affatto necessario- le rispose Hermione in una perfetta imitazione di Bellatrix in procinto d'arrabbiarsi.

Il folletto alzò lo sguardò spalancando gli occhi dalla sorpresa -Madame Lestrange!-

Hermione fece una smorfia che il folletto interpretò come rabbia e tremò da capo a piedi -Mi perdoni- le disse rivolgendolo un cenno e andando verso il retro del bancone.

-Non mi piace che mi si faccia attendere- berciò Hermione nella perfetta imitazione dell'irritazione della mangiamorte.

Unci Unci da sotto il mantello si guardò intorno, c'era qualcosa che non andava, le guardie erano in allerta e i folletti parevano fissare troppo la finta Bellatrix.

-Lo sanno- sussurrò ad Harry -sanno che è un'impostora-

Ron, che era il più vicino ai due nascosti, li sentì ed iniziò a sudare freddo -Harry che facciamo ora?- sussurò di rimando, mentre il moro sotto al mantello si stava scervellando per trovare una soluzione.

-Madame Lestrange le dispiacerebbe mostrarmi la sua bacchetta?- le chiese il folletto che ora era stato raggiunto da un'altro suo simile. Le guardie in fondo alla sala intanto avevano iniziato ad avvicinarsi.

-Perché dovrei?- chiese la finta Bellatrix nella voce un velo di panico, lei non aveva nessuna bacchetta.

-Mi...- il folletto deglutì, nonostante avesse assottigliato gli occhi come se sospettasse qualcosa -mi vedo costretto ad insistere, Madame Lestrange-

Hermione non sapeva più che inventarsi, stava per rispondere con qualcosa di sicuramente stupido, quando il Goblin riprese a parlare.
-Madame Lestrange, se vuole seguirmi?- le chiese iniziando a scendere dalla scrivania e lasciando perplessi le guardie e i suoi colleghi.

Ron e Ginny si scambiarono uno sguardo interdetto, poi vedendo che Hermione si muoveva, si affrettarono per stare al suo passo.
Arrivarono nel primo piano interrato della Gringott, da lì partivano dei binari che continuavano in cavità scure come la pece.

-Dobbiamo salire sul carro a spinta- la voce di Unci Unci distrasse Ron, Ginny ed Hermione dal panorama scuro in cui si sarebbero dovuti addentrare.

-Harry! Unci Unci perché vi siete tolti il mantello?- chiese Ron stupito.

-Qui nessuno può vederci e poi il Goblin è sotto Imperio- gli rispose il suo migliore amico.

Hermione stava per rimbeccarlo ma Unci Unci lo interruppe in malo modo -Andiamo, altrimenti ci uccideranno-

Uno alla volta salirono sul carrello a spinta, solo che i posti erano cinque e loro erano sei.

-Ginny devi aspettarci fuori- le disse il fratello con evidente sollievo, peccato che non avesse fatto i conti con la testa dura della sorella. Le guance infatti iniziarono a colorarsi di rosso, mentre una voglia accecante di tirargli uno schiaffo le pervadeva ogni nervo.

-Non ti libererai di me sul più bello. Scordatelo Ron!- così dicendo la sorella lo scansò con uno spintone e si mise a sedere sulle gambe di un Harry Potter sotto shock.

Ron pareva aver ingoiato un forcone e sembrava sul punto di esplodere.

-Q... questo...- iniziò a balbettare Harry -è... è un tantino... imbarazzante- finì di dire rosso come un pomodoro.

Ron e Ginny lo fulminarono nello stesso istante -Zitto Potter- dissero insieme per poi girarsi rispettivamente dalla parte opposta senza guardarsi. Harry si fece piccolo piccolo, mentre sotto l'attento sguardo di Ron faceva passare le braccia intorno alla vita di Ginny per non farla cadere una volta partiti.

-Non te ne approfittare amico- gli sibilò Ron all'orecchio, in quel momento Harry avrebbe sicuramente preferito fronteggiare Voldemort, sarebbe stato sicuramente meno faticoso e imbarazzante.

Quando il carrello partì tutti spostarono l'attenzione sulla galleria al centro, mentre prendevano velocità sparendo nel buio.


***

"Il trio era appena sparito in un vortice di polvere. Bellatrix stava ancora guardando il punto in cui erano spariti con sadica soddisfazione; ma l'attimo dopo i suoi lineamenti si distorsero in una smorfia di pura furia.

Girò di scatto la testa verso Draco con occhi spiritati e scintillanti -È stata colpa tua!- tuonò in un grido isterico.

Draco deglutì irrigidendosi all'istante, conosceva quello sguardo, ricordava troppo bene quella voce così acuta.
Blaise di fianco a lui lo aveva avvertito e aveva portato una mano alla bacchetta nascosta dal mantello.

-Portate in cella il signor Zabini. Devo parlare con mio nipote- finì sua zia furente. Tre mangiamorte di cui Blaise non si era accorto lo incarcerarono con un incantesimo e lo trascinarono verso le segrete. Blaise si dimenò come un ossesso, ma nemmeno la sua mole enorme poteva nulla contro tre energumeni e tre bacchette.

-Tranquillo Zabini, potrai venire qui appena avrò finito- gli sorrise sadica la Lestrange, detto questo Bellatrix puntò la bacchetta su Draco, che la guardava esterrefatto; un lampo di luce lo colpì in pieno. Il biondo si accasciò in ginocchio urlando e dimenandosi come se il diavolo in persona lo stesse possedendo. Bellatrix Lestrange rideva di gusto; mentre Blaise ad occhi spalancati cercava di liberarsi.

-Se ti venisse voglia di uscire o disobbedire ad un mio ordine, questa sarà la tua punizione- la voce di Bellatrix lo raggiunse come una coltellata, mentre lei si girava concentrando tutta la sua attenzione sul nipote.

L'ultima cosa che Blaise vide, prima di essere spintonato giù per la scala, fu il viso mortalmente pallido del suo migliore amico distorto dal dolore."

Draco era in camera sua, stremato dalle torture; Blaise era al suo capezzale che lo stava imbottendo regolarmente di pozioni, sperando che il fisico del suo migliore amico tenesse duro. Bellatrix c'era andata "leggera" o così lei aveva detto. Blaise era rimasto chiuso in quella cella per almeno due ore, aveva camminato avanti e indietro con il terrore che, se avesse provato ad evadere, lei avrebbe potuto fare ancora più male a Draco. Le urla però lo stavano rendendo pazzo, sentiva il grifone urlare a squarcia gola e non per la prima volta si chiese dove diavolo erano i genitori di Malfoy quando servivano. Bellatrix non lo avrebbe mai torturato davanti a Narcissa, se la donna lo avesse scoperto avrebbe sicuramente ucciso la sorella all'istante, ma Draco non aveva mai voluto parlarne.

-Blaise- la voce del suo migliore amico lo riportò alla realtà. Bellatrix era stata furba, aveva usato solo il cruciatus che nulla lasciava del suo passaggio.
Gli occhi di Draco tremolarono, poi si aprirono -si è già sfogata...- si interruppe per riprendere fiato, subito una smorfia di dolore si impadronì dei lineamenti principeschi -... per lei siamo mangiamorte fedeli. Mi ha testato per vedere se lo fossi anche io-

Blaise annuì incapace di parlare, aveva temuto di poter perdere il suo migliore amico per sempre, una parte di lui non sarebbe sopravvissuta e lo sapeva. Quando ritrovò il dono della parola, la voce gli uscì strozzata anche se cercava di essere divertente -Non mi hai lasciato neanche un cruciatus. Non può girare sempre tutto intorno a te-

Draco rise sommessamente, perché lasciare spazio ad una risata più forte gli avrebbe fatto esplodere la gabbia toracica dal dolore. Guardò il suo amico, grato della sua presenza, che ad ogni pasto gli somministrava la pozione per il dolore.
-Sei il solito... idiota- gli disse a fatica, prima di chiudere gli occhi che sentiva maledettamente pesanti.

Blaise lo guardò un attimo, mentre la scena di come lo aveva ritrovato dopo il passaggio di Bellatrix si fece nitida davanti a lui.

"Quando i mangiamorte gli avevano aperto la cella, Blaise li aveva schivati come un fulmine avviandosi subito al piano superiore. Le urla erano cessate da mezz'ora ormai e il cuore gli batteva furioso nel petto.

Quando arrivò nel salone, si accorse di due cose: primo, del corpo del suo migliore amico esanime sul pavimento; secondo, di Bellatrix Lestrange che lo guardava con soddisfazione vicino all'uscita.

-Ora so che non complottavate con i prigionieri- gli disse fissandolo, Blaise non osò muoversi per paura che potesse infierire ulteriormente su Draco.

Continuando a vedere lo sguardo del moro che vagava da lei a suo nipote, Bellatrix sbuffò annoiata -È vivo- disse secca, prima di uscire dal salone.

Come la donna uscì, Blaise si catapultò verso il corpo del suo migliore amico -Draco?- lo chiamò senza sapere che fare.

-Draco?- provò ancora mentre il panico iniziava a penetrargli la pelle.
Malfoy era disteso su un fianco, con il volto premuto sul pavimento freddo, le
braccia erano inermi, uno abbandonato dietro la schiena, l'altro invece era vicino alla testa, con la mano si sfiorava il viso pallido; sembrava quasi che dormisse.

-DRACO!- lo chiamò ancora Zabini con il terrore e il panico più totali nella voce, scuotendolo leggermente.

Draco aprì piano gli occhi -Blaise?- sussurrò.

-Si. Merlino sia lodato! Ora ti porto via va bene? Non chiudere gli occhi-

Draco aveva annuito, poi con l'aiuto di Blaise si era rialzato da terra e sostenendosi a lui si erano diretti verso le camere"

Blaise ritornò bruscamente al presente, Draco sul letto dormiva beato e grazie alle pozioni che stava assumendo si stava riprendendo in fretta. Il moro sospirò, lui era l'unico a sapere che Bellatrix lo torturava da anni. Draco non aveva voluto farne parola con nessuno, nemmeno con i suoi genitori. Questa volta però Bellatrix aveva davvero esagerato.

Blaise si prese la testa fra le mani sconsolato -Amico mio- iniziò guardando la figura di Draco che dormiva tranquilla -in che guaio ci siamo cacciati?-


***


Si sfrecciava veloci, molto veloci. I binari erano sospesi, da lì il vuoto sotto di loro era enorme e il fondo non si vedeva perdendosi nel buio.

Hermione sentiva l'aria fredda che le sferzava il viso, umida per via della caverna sotto cui stavano sfrecciando. Unci Unci stava guidando il carretto che andava sui binari sferragliando pericolosamente; ad ogni sbalzo Hermione sussultava credendo che il carretto uscisse dalla traettoria e li sbalzasse tutti fuori. Vedeva Harry tenere forte Ginny che era la più pericolante, con le gambe a penzoloni nel vuoto e il corpo tutto in avanti, se Harry non l'avesse tenuta lei sarebbe sicuramente caduta. Ron di fianco a loro si aggrappava come un pazzo ai pezzi di metallo che gli sembravano più sicuri.

Hermione trattenne il fiato quando il carretto vacillò leggermente facendoli saltare sul binario, cercava di non guardare giù, ma lo strapiombo non la rassicurava per nulla ed era più forte di lei, non riusciva a non guardare.
Quando rialzò gli occhi la vide, una cascata d'acqua che sembrava talmente potente, da sbalzarli tutti fuori dai binari.
Il cuore di Hermione iniziò a battere furioso, terrore ecco cos'era quello che le stava serrando le vene.

-COS'È QUELLA?- chiese Ginny urlando per sovrastare lo sferragliare del carretto ed indicando la cascata d'acqua davanti a loro.

Unci Unci iniziò a tirare convulsamente la leva del freno per cercare di fermarsi prima.

-UNCI UNCI!- gridò Harry poco prima di finire sotto la cascata d'acqua e bagnarsi da capo a piedi, insieme a tutti gli altri.

In un primo momento tutto sembrò andare bene, il carretto continuò la sua corsa; finché non inchiodò qualche metro più avanti. Tutti si guardarono sconcertati. Una barra con un lampeggiante rosso e giallo, uscì dal lato del freno. Un fischio assordante iniziò a rimbombare per tutta la caverna; rimbalzava sulle pareti dove riecheggiava in un suono inquietante che penetrava nelle orecchie, facendo venire un mal di di testa allucinante a tutti.

-COS'È QUESTO SUONO?- chiese Ron sovrastando il fracasso, ma prima che potessero rispondergli i sedili del carretto vennero a mancare.

Hermione si sentì precipitare, il burrone sotto di lei doveva essere alto almeno come un grattacielo di venti piani. Gridò mentre vedeva il fondo farsi sempre più vicino, intorno a lei i suoi amici stavano cadendo, si sarebbero spiaccicati al suolo come insetti se non avesse fatto qualcosa. Le urla rimbombavano sulla parete mentre lei estraeva la bacchetta a fatica, lottando contro la pressione della gravità. Il fondo si stava facendo pericolosamente vicino.

-ARRESTO MOMENTUM!- gridò a poco meno di un soffio dal pavimento roccioso. Data la poca concentrazione l'incantesimo svanì all'istante, ma l'effetto bastò per non sfracellarsi al suolo.

-Sei grande Hermione- le disse Harry mentre si rialzava faticosamente dal suolo aiutando Ginny. Dopodiché la guardò e i suoi occhi si dilatarono per lo stupore -siete di nuovo voi stessi!-

Hermione si guardò le mani, la pelle pallida e le dita ossute di Bellatrix Lestrange non c'erano più; al suo posto c'erano le mani che conosceva da una vita, le sue. Toccandosi il viso capì che Harry aveva ragione; anche Ginny e Ron avevano perso l'incanto.

-La cascata del ladro, lava via tutti gli incantesimi. Può essere mortale- disse Unci Unci rispondendo alla domanda di tutti. Sopra di loro nel frattempo il carretto aveva iniziato a tornare indietro, sempre con l'allarme attivo.

-Ma non mi dire!- proruppe Ron senza velare alcun sarcasmo - per curiosità c'è un'altra uscita?-

-No- gli rispose Unci Unci secco.

Lo sconforto attraversò il volto di tutti, da Ginny ad Hermione. Anche se fossero riusciti a prendere la coppa, come avrebbero fatto a fuggire?

-Che diavolo ci fate tutti voi qui?- la voce arrabbiata del folletto che lavorava alla Gringott distolse l'attenzione dal problema della via di fuga -ladri! Impostori!- continuava urlando e dimenandosi come un pazzo.

-Imperio- lo incantò Ginny che era la più vicina e il folletto riprese l'aria da perfetto bambolotto.

Hermione si guardò intorno, la Gringott era buia e umida e i vestiti le si erano appiccicati addosso e la rendevano pesante, l'aria era stantia e puzzava di muffa. Erano in un'enorme caverna da cui pendevano stalagmiti che con le loro punte sembravano minacciarli.
Unci Unci prese ad incamminarsi verso la rientranza di una parete; mentre camminavano in quella direzione un ruggito, che ricordava terribilmente un drago del Torneo Tremaghi del quarto anno, rimbombò su tutte le pareti.

-Non promette bene- scosse la testa Ron continuando ad avanzare. Era subito dietro ad Unci Unci, quindi fu il primo che, quando sbucarono in un piccolo atrio scavato nella roccia ed illuminato da due lampadine tenui, vide il mostro.

-Il mostro...- sussurrò Hermione capendo -è il drago quello da cui D.B. ci metteva in guardia-

-Presto! Non abbiamo tempo, sanno che siamo qui!- disse Unci Unci con urgenza afferrando i sonagli.

L'animale sputò fuoco, alterato dalla presenza di qualcuno, e il gruppo fu costretto a ripararsi dietro le colonne di pietra. Il Drago era enorme, più lungo di sei metri e aveva squame grigie e slavate, appuntite come lame di rasoi. Gli occhietti erano infossati e rosati, sembrava che non vedesse niente e per quello dilatava spesso le narici orientandosi con l'odore. Era inquieto e pareva estremamente feroce. Quando si fu avvicinata, Hermione vide gli innumerevoli tagli e cicatrici che aveva su tutto il muso e il corpo; non disse nulla, anche se la sua disapprovazione era palese ed in netto contrasto con il terrore che quell'animale suscitava.

Nel frattempo Unci Unci stava procedendo scuotendo dei sonagli seguito a ruota da Ron che trascinava anche il folletto della Gringott.
Hermione si accorse subito che il drago emetteva dei guaiti, come se fosse abituato ad associare al rumore il dolore. Trovava il tutto estremamente crudele, ma si trattenne dal farlo notare, in quel momento avevano cose più importanti di cui preoccuparsi.

-Metti la mano del folletto sulla porta di quella camera blindata!- urlò Unci Unci cercando di farsi sentire da Hermione che nel frattempo aveva già preso il folletto e gli aveva fatto appoggiare il palmo sul ferro ruvido della porta indicata.

Dalla porta provenì un rumore di ingranaggi, poi uno scatto e il portone prese a cigolare aprendosi leggermente; sempre suonando i sonagli Unci Unci e Ron seguirono gli altri oltre la soglia della camera blindata camminando a ritroso. La camera sembrava essere stata scavata nella roccia, era talmente umido che Hermione sentiva scendere goccioline di sudore lungo tutta la schiena; quando alzò lo sguardo sul tesoro però rimase incantata. Coppe di ogni tipo e monete e gioielli erano sparsi su ogni ripiano. Alle pareti della grotta c'erano affissi scaffali che contenevano ogni tipo di tesoro, da scatole piene di gioielli a libri così antichi, da far temere che, al solo tocco, le pagine si sarebbero sbriciolate.

-Harry, vedi la coppa?- le chiese la riccia tornando alla realtà.

Harry si guardò intorno, gli occhi scuriti dalla determinazione. Stava scandagliando l'intera stanza, della coppa ancora nessuna traccia. Il terrore di aver immischiato i suoi amici in una missione suicida per non ottenere nulla, lo colse inaspettatamente. Sperò con tutto il cuore che quella coppa fosse lì dentro.

-Accio coppa- disse Ginny.

-Quella magia qui non funziona- la rimbeccò Unci Unci -Dibbiamo sbrigarci arrivano!-  come a confermare le parole del Goblin rumori di passi risuonarono fuori dalla porta.

-Io ci ho provato- borbottò Ginny con una gran voglia di prendere a calci quel Goblin maleducato ed irritante.

-Hey Harry è questa...- Ron però si interruppe subito lanciando un grido di dolore,  quando alzò il braccio destro si accorse della vescica che gli era apparsa sulla mano -Miseriaccia! Mi ha scottato!- inveì, mentre la coppa che aveva toccato iniziava a moltiplicarsi. I ragazzi si fecero indietro mentre copie di una coppa piuttosto grandicella e tempestata di rubini saltavano fuori dappertutto, per poi fermarsi dopo pochi secondi. A terra giacevano almeno venti coppe identiche all'originale.

-Il tesoro è protetto da incantesimi- ruggì Unci Unci spazientito.

-"Se osate avventurarvi occhio a non toccarli"- citò Hermione, con quell'espressione che aveva sempre quando stava riflettendo su qualcosa.

-Come?- chiese Harry confuso.

-D.B. voleva metterci in guardia da questo!- continuò lei, poi alzando lo sguardo vide gli occhi vacui di Harry e Ron e si apprestò a spiegarsi; Ginny invece aveva appena intuito tutto ed era impallidita -Unci Unci ha ragione. Le coppe si moltiplicano perché c'è la maledizione Geminio e tu Ron- disse Hermione indicando il suo amico -ti sei ustionato perché c'è anche la maledizione Flagrante per proteggere il tesoro dai ladri- continuò con le mani aperte come per fermare i loro movimenti -non toccate niente, le copie non hanno alcun valore e potremmo morire ustionati- finì in tono grave.

Tutti si immobilizzarono, Harry era fermo sotto un'altissima pila di monete, coppe e armature varie tutte accatastate in un angolo, quasi come se grazie alle maledizioni stessero proteggendo qualcosa. Harry allora alzò lo sguardo e fu in quell'istante che la vide.

Una piccola coppa svettava sopra tutte quelle cianfrusaglie, quasi come se stesse regnando sul caos che imperversava dentro la camera blindata. Un tasso era inciso sul davanti e andava da un lato a quell'altro della coppa contornata da due manici.

-Eccola là!- disse Harry -quella è la Coppa di Tosca Tassorosso-



***


Pansy Parkinson vagava come un fantasma per i corridoi della scuola. Era dimagrita in modo spaventoso ed era sola. I suoi due migliori amici se n'erano andati, il ragazzo con cui usciva era sparito da più di tre mesi e lei non riusciva a darsi pace. All'inizio aveva provato, con tutte le sue forze a stare tranquilla e a non pensarci, ma il terrore e la preoccupazione la stavano facendo impazzire. Suo padre poi non aveva assolutamente aiutato la causa. Al solo pensiero del breve incontro che aveva avuto con lui, a Pansy veniva da vomitare. Era riuscita a scampare al marchio nero e questo a suo padre non era andato per niente giù ed ora pretendeva da lei qualcosa che Pansy non poteva dargli.
Le iniziò a girare la testa, si sedette per terra, ringraziando che il pavimento e la parete fossero gelidi altrimenti temeva che sarebbe crollata. Aveva bisogno di Blaise e delle sue battute, di Draco e del suo preoccuparsi per lei senza farlo notare, ma ciò di cui sentiva davvero la mancanza era lui... quel pel di carota completamente ignorante aveva fatto a pezzi, senza nessuna finezza, la dura corazza da serpeverde che si era costruita intorno e ora lei aveva bisogno di lui per chiudere le crepe. Un pezzo di lei sentiva di averlo perso nell'esatto momento in cui, tre mesi fa, lui era uscito dal portone della scuola promettendole una cosa sola.

"Tornerò"

Le aveva detto. Glielo aveva promesso. Poi non lo aveva più visto né sentito e ora un miscuglio di emozioni sconosciute le stava attanagliando il petto facendola restare senza fiato. Si portò le mani al volto tirandosi indietro i capelli. Non poteva permettersi di stare così. Non lei. Non la serpeverde per eccellenza.
Sentiva il cuore martellarle nel petto, mentre l'ansia di non sapere la stava distruggendo. Chiuse gli occhi e appoggiò la testa al muro, mentre portava le ginocchia al petto tenendosele con le mani, cercò di riprendere il controllo sul suo corpo e cercò di non pensare a nessuna delle persone per cui aveva paura. Lei era relativamente al sicuro, ma loro?

Nel silenzio tombale del corridoio Pansy riuscì a tranquillizzare in parte il casino che aveva in testa. Era così concentrata che non si accorse della piccola figura che si sedette accanto a lei, fino a che questa non le sfiorò una spalla.

Pansy aprì gli occhi di scatto, squadrando diffidente il viso gentile di Luna Lovegood.
-Cosa vuoi Lunatica?!- le chiese stizzita che lei la vedesse in quello stato.

Se Luna ci rimase male per l'insulto, fu molto brava a nasconderlo perché i suoi lineamenti non fecero una piega -Loro stanno bene- disse solo ricambiando lo sguardo della serpeverde.

Da prima Pansy rimase sconcertata, poi allargò impercettibilmente gli occhi sorpresa -Come fai a sapere...-

-L'ho capito dal tuo sguardo- la interruppe la Corvonero - è lo stesso tormento che affligge me- le disse lei, la voce sembrava quella di una bambina che ricorda il suo passato con malinconia, ma in realtà si celava una donna e la consapevolezza di essere cresciuta dietro quel muro infantile.

-Come fai a saperlo...- le chiese Pansy ancora più stupita di star intrattenendo una vera conversazione con Lunatica Lovegood -che stanno bene, Draco e Blaise?-

Luna represse l'istinto di sorridere, anche se non si potè impedire di provare un calore all'altezza del petto al nome del serpeverde -Perché li ho visti; loro e anche Harry, Hermione e... Ronald Weasley- finì lei calcando un po' di più il nome del rosso.

Pansy trattenne il fiato bruscamente, impedendosi di riempire la Corvonero di domande si limitò ad ascoltare i battiti del suo cuore impazzito. Lui era vivo, anche se probabilmente stava già rischiando la vita di nuovo. Almeno ora sapeva che era ancora vivo e che stava mantenendo la promessa.

-Non ti conosco Pansy, non abbiamo mai parlato. Ma io so quello che provi- fece una pausa la Corvonero, Pansy intanto la fissava sconcertata in attesa di capirci qualcosa o magari di essere minacciata -Blaise lui...- Luna si interruppe un attimo, momento in cui aveva abbassato gli occhi. Quando riprese a parlare però, lo sguardo si puntò di nuovo in quello pece della serpeverde; limpido e cristallino come vetro -tu puoi capirmi e io posso capire te- disse solo Luna reprimendo un singhiozzo. Aveva paura anche lei e aveva bisogno di parlare con qualcuno, qualcuno che sapesse esattamente cosa si provava.

Un lampo di comprensione attraversò la mente di Pansy Parkinson, che represse all'istante la risposta tagliente con cui voleva mandare via Luna. Improvvisamente le fu tutto più chiaro, l'espressioni di Blaise quando tirava fuori l'argomento Lovegood, il suo improvviso silenzio se il nome della Corvonero saltava fuori, la volta in cui lo aveva beccato nel corridoio con la biondina, per non parlare di come gli si oscurava il volto quando qualcuno l'insultava. Ora era tutto chiaro, come poteva essere stata così stupida?. Certo non conosceva Luna, ma lei le stava offrendo ben più di quanto la serpeverde avesse avuto in quei tre mesi. Le stava offrendo la possibilità di essere capita e anche se la strada fosse stata lunga, perché un serpeverde non si fida facilmente, almeno avrebbe avuto qualcuno che avrebbe condiviso parte del suo tormento; qualcuno che capiva come ci si sentiva ad avere paura per la vita di chi amavi.

Così Pansy senza dire nulla fece una cosa che non si sarebbe mai aspettata. Protese il braccio verso la Corvonero e aprì una mano offrendola a lei. Luna la guardò un attimo, poi sorrise stringendo la mano della serpeverde nella sua.

Rimasero così, cullate dal silenzio del corridoio con le mani strette cercando di infondersi forza.

Nonostante fossero due estranee, Pansy ringraziò Merlino che qualcuno le avesse permesso di sperare che c'era ancora qualcosa per cui valeva la pena resistere.


***


-Come facciamo a prenderla?- fu la sensata domanda di Ginevra. Nessuno pareva avere una soluzione adatta.

-Hermione dammi la spada- le ordinò Harry, lei afferrò la sua borsetta di perline e dopo pochi secondi ne estrasse la spada di Godric Grifondoro. Gli occhietti vispi di Unci Unci gli furono subito addosso.

Harry la impugnò arrampicandosi su una sedia di legno lì vicino e poi appoggiando un piede su uno degli scaffali. Allungò più che potè il braccio tenendosi con l'altro attaccato allo scaffale di legno, ben attento a non toccare nulla.
Riuscì a toccare con la punta della spada il manico della coppa, gli serviva un altro centimetro. Gli altri guardavano la scena immobili.
Riuscì spostando un po' di più il piede verso l'estremità della sedia ad acquisire la distanza che gli mancava. Inforcò la coppa a fatica, ma prima che potesse esultare, si sentì uno schiocco come di legno marcio che si spaccava e la sedia cedette.

Harry cadde in mezzo al cumulo di cianfrusaglie e queste presero subito a moltiplicarsi ustionandogli la pelle. La coppa era volata via, ma prima che potesse essere persa tra gli altri gioielli Ginny Weasley l'afferrò al volo trattenendola nonostante le stesse bruciando le mani, mentre piccole copie gli si stavano spargendo intorno. Il tesoro prese a moltiplicarsi Ron teneva a galla il Goblin che era ancora sotto imperio, Unci Unci ne approfittò per slanciarsi e raccogliere la spada di Grifondoro prima di venire letteralmente sommerso dalle cianfrusaglie.

-Ron! Premi il palmo del Goblin sulla porta!- gli urlò Hermione mentre il tesoro si moltiplicava fino a coprirli per metà. Sentivano la pelle che iniziava ad arrossarsi e a coprirsi di bolle. Il calore iniziava ad essere insopportabile.

Ron, che teneva ancora in braccio il Goblin della Gringott gli afferrò il palmo, schiacciandolo contro la porta. Questa si aprì con un fragore metallico ribaltandoli tutti fuori uno ad uno. Si alzarono doloranti dal pavimento, togliendosi di dosso gli ultimi pezzi del tesoro. Ginny fece scivolare al volo la coppa dentro la borsetta di perline di Hermione. Harry guardò verso l'uscita mentre Unci Unci scappava con un sonaglio e la spada di Grifondoro ben salda tra le mani.

Harry strinse i pugni dalla rabbia, il Goblin non avrebbe mai mantenuto la promessa. Lo aveva raggirato fin dall'inizio.

-Al ladro! Al ladro!- stava gridando Unci Unci, mentre superava il Drago di guardia e spariva dietro le fila di altri folletti che si erano radunati lì intorno.

Erano fregati, realizzò Harry nel panico mentre si difendeva dagli incantesimi lanciati dalle guardie magiche che man a mano stavano popolando la caverna. A separarli c'era solo il mastondontico drago che sputava fuoco verso i dipendenti della Gringott.

-Qualcuno ha un piano?- urlò Ron per sovrastare il baccano -Hermione?- disse.

-No! Non ho idea di come uscire- gli urlò lei di rimando. In quel momento uno schiantesimo arrivò dritto dritto ad un soffio dal viso di Harry Potter che si abbassò per schivare le macerie che stavano saltando da una parte all'altra.

Dal lato destro tre guardie erano riuscite a staccarsi dalla massa e li avevano quasi raggiunti.

-Ginny attenta!- gridò Harry che gli si mise davanti parando un incantesimo che stava per colpirle la schiena. Ginny prese una sfumatura per niente invitante di rosso porpora, una di quelle che si associavano solo a quando si stava arrabbiando per davvero. Puntò la bacchetta oltre la spalla di Harry e con un solo schiantesimo atterrò tutte e tre le guardie.

-Ricordami di non farti mai arrabbiare Ginny- le disse Harry; lei gli sorrise radiosa, prima di ritornare alla battaglia.

Lampi di luce volavano dappertutto e non avevano vie di fuga, erano rintanati dietro all'enorme mole del drago, che gli copriva alla visuale della maggior parte delle guardie. In quel momento la creatura caricò sputando fuoco verso i dipendenti della Gringott, chiaramente infastidito dalle numerose presenze, saranno stati almeno in quaranta contro quattro. Harry guardò l'animale sperando che continuasse a concentrare l'attenzione verso le guardie, il drago si mosse sputando di nuovo fuoco e quando lo fece le catene che lo imprigionavano sferragliarono.

-Forse ho avuto un'idea ragazzi!- urlò Harry -DEPRIMO!- gridò puntando la bacchetta contro le catene del drago, queste esplosero quando furono raggiunte dall'incantesimo.

-HARRY CHE FAI!?- chiese Hermione urlando esterefatta.

-SALITE!- gli gridò lui di rimando.

Ron fu il primo a salire senza fare alcuna domanda, aiutò Hermione ad issarsi sul dorso del drago che era duro come la pietra ma offriva alcuni appigli. Poi Harry aiutò Ginny, facendola sedere davanti a sé.

Il drago parve non capire subito che era libero, infatti continuava a muoversi solo nell'esiguo spazio in cui era stato costretto a vivere.

-DEFODIO!- Urlò Hermione con voce isterica facendo saltare in aria la pietra sopra la testa del drago. Questo finalmente parve capire che non era più incatenato e iniziò ad issarsi scavando nella roccia con gli artigli. Harry si accorse che Hermione continuava ad urlare l'incantesimo di poco prima -Che fai Hermione?!- le chiese lui sperando che le rocce non lo disarcionassero.

-Aiuta il drago ad uscire!- esclamò Ginny stupita mentre si teneva forte alla schiena dell'animale.

Il drago iniziò ad issarsi sulle zampe, sputando fuoco contro le guardie che ad una ad una stavano fuggendo a gambe levate. Harry e Ginny si tenevano stretti stringendo convulsamente le mani intorno ad una squama dura come la roccia. Ron teneva stretta Hermione per la vita, era riuscito ad incastrarsi tra due spuntoni che venivano fuori dalla corazza; mentre la riccia continuava a lanciare incantesimi su incantesimi per permettere al drago di uscire.

Questo continuava a scavare senza accorgersi di avere dei passeggeri, scavò finché finalmente non sentì l'odore dell'aria pulita e della libertà.
Con un ultimo slancio il drago si issò nel salone principale della Gringott dove maghi e folletti scappavano urlando a destra e a sinistra. Quando il drago virò per uscire dalla cupola di vetro i quattro ragazzi furono costretti a coprirsi la testa con le mani.

Vennero graffiati da alcune schegge di vetro ma riuscirono a rimanere in groppa all'animale. Il drago sputò fuoco e il vetro che lo bloccava si sciolse all'istante, l'animale si issò sulla cupola dispiegando le ali lunghe almeno dieci metri ognuna.

Provò a volare ma ricadde su uno dei palazzi vicini, allora prese la rincorsa tentando di aggrapparsi alle tegole per non cadere. Era troppo tempo che non volava.

Hermione represse un urlo quando vide il tetto di una casa a pochi metri dal suo viso, ma subito il drago si stabilizzò, iniziò a sbattere le ali e poco dopo prese il volo. Harry e Ginny si appiattirono ancora di più contro il dorso del drago per non essere sbalzati via dall'aria, mentre lui la stringeva forte contro di sé, terrorizzato all'idea di vederla cadere. Ron ed Hermione poco distanti da loro si tenevano stretti in un abbraccio contro il vento freddo e sferzante, erano aggrappanti ad uno degli spulcioni che fiorivano sulla schiena dell'animale.

I ragazzi sentirono un piccolo vuoto allo stomaco; il drago prese quota andando sempre più su spinto dal vento fresco, finché la Gringott e Diagon Alley non furono solo dei puntini lontani sullo sfondo di Londra.

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