Il Malfoy Manor (pt.2)
Harry Potter era chiuso in un ostinato silenzio da ore, ormai era notte fonda. Ginny, la sua Ginny era scomparsa e lui sapeva che negli ultimi tempi era sinonimo di morta.
Quell'uragano di ragazza tutto pepe, Ginny con i suoi capelli di fuoco e la sua pelle leggermente abbronzata. Ginny e i suoi occhi blu che lo guardavano e il suo cuore perdeva sempre un battito. Non avrebbe più potuto vederla girare per la tana, non avrebbe più potuto litigare con lei. Avrebbe dato tutto, pur di sentirla urlare contro di lui, perché anche così, anche solo la sua voce che lo insultava era una ventata di aria fresca.
Ron era uscito dalla tenda ed era andato chissà dove per tranquillizzarsi aveva detto che voleva stare da solo ed Harry non poteva biasimarlo. Lui era rimasto con Hermione e in quel momento aveva dato libero sfogo a tutto quello che si era represso dentro.
Aveva pianto come un bambino, mentre Hermione lo abbracciava e tentava di confortarlo. Sentiva il cuore fargli male ad ogni battito, ogni secondo gli ricordava quello che aveva perso e che non era mai stato suo, gli ricordava il tempo che aveva sprecato a farsi mille problemi quando avrebbe dovuto solo baciarla e tenerla stretta a sé. Doveva proteggerla, ma non lo aveva fatto ed ora Ginny era morta per colpa sua.
Ora doveva agire, non ce la faceva più a stare seduto e non far niente. Giurò su se stesso che avrebbe trovato chi aveva fatto sparire Ginny e lo avrebbe ucciso.
- Dobbiamo andare- disse alzandosi da terra.
Hermione, che era seduta sul tavolo fissando il vuoto, si riscosse per poi puntare i suoi occhi sul suo migliore amico -Andare dove?- chiese in un sussurro appena udibile. Harry era preoccupato per lei, prima Draco, poi i suoi genitori ed ora la sua migliore amica, Hermione non aveva ancora avuto un crollo, nemmeno un pianto; ed Harry temeva che prima o poi sarebbe scoppiato tutto insieme. Sapeva che stava soffrendo per l'oblivion che aveva lanciato ai suoi genitori, per Draco perché era un mangiamorte e per Ginny, perché era consapevole quanto Harry di quante poche possibilità ci fossero che lei fosse viva. Mai una volta aveva voluto parlarne.
-Abbiamo la coppa da trovare. Lo dobbiamo a tutti quelli che sono scomparsi, lo dobbiamo a...- gli si strozzò la voce.
- A Ginny, lo dobbiamo a Ginny- una voce proveniente dall'uscita della tenda finì la frase per lui. Era Ron che se ne stava in piedi con le braccia lungo i fianchi e le mani chiuse in pugni stretti. Guardava i suoi due amici come se avesse voluto sfidarli a contraddirlo.
-Sono d'accordo, ma non sappiamo nemmeno dove andare- rispose Hermione la voce della razionalità.
-Iniziamo con l'andarcene da qui, ho visto i ghermidori. Si aggirano nei dintorni. Siamo troppo vicini- le rispose Ron cupo.
-Ha ragione Ron, conviene spostarci in continuazione per non lasciare indizi, e nel frattempo cerchiamo di scoprire di più su dove possa essere la coppa- acconsentì Harry.
-Si...- iniziò Hermione -e lo faremo, ma domani. Ora abbiamo tutti bisogno di una dormita. Non so voi ma dopo le notizie di oggi... non ce la farei a... a...- trattenne il fiato, per poi ributtarlo fuori -a concentrarmi- finì lei categorica, mordendosi forte il labbro. Era chiaro come il sole che stesse cercando di trattenere le lacrime. Si girò quindi di scatto senza aspettare nessuna risposta e se ne andò in un'ala della tenda nascosta alla vista. Harry e Ron si scambiarono uno sguardo d'intesa, mentre uscivano per prendersi una boccata d'aria.
-Non sta bene- esordì il moro quando finalmente furono all'aria aperta.
Ron sospirò sentendo una fitta di preoccupazione invadergli il petto e si sedette sul fogliame di inizio autunno, l'altro lo seguì.
-Lo so, ma sono successe così tante cose, e lei...- Ron non finì la frase, non sapeva come esprimere quello che pensava a parole ed era frustrante.
-Ron io non so più cosa fare. Ho già perso Ginny non posso perdere anche voi- la voce rotta di Harry sparì tra gli alberi, mentre il rosso voltava il capo e lo guardava.
-Tu l'ami è normale sentirsi così Harry- gli rispose lui.
Il moro soffocò un verso di sorpresa, mentre girava di scatto la testa.
-Tu lo sai?- sussurrò, quasi come se avesse commesso un peccato a dirlo ad alta voce.
Ron parve un po' a disagio -Si... beh avevo intercettato qualche sguardo che vi lanciavate. Poi ovviamente Hermione me lo ha detto altrimenti non me ne sarei mai accorto-
-E ti sarebbe andato bene?- Harry parve ancora più stupito di prima.
Ron fece spallucce - Se mia sorella deve farsi qualcuno, sono felice che sia tu. Ovviamente se le fai del male sarò costretto ad ucciderti...- si fermò un attimo a pensare -forse però sentirei la tua mancanza- concluse sorridendo.
Harry sorrise, negli occhi campeggiava una tristezza indescrivibile -Già, forse se lo avessi saputo prima sarebbe potuta andare diversamente. Però ora lei... lei...- gli si strozzò la voce, era incapace di proseguire. Il dolore sordo gli stava stritolando il cuore.
-No- disse Ron con forza, stringendo con una mano la spalla di Harry. I suoi occhi castani erano un duro muro di convinzione -lei non è morta capito?. È una ragazza in gamba la nostra Ginny, vedrai che avrà trovato il modo di sopravvivere. Ne sono certo-
Il moro ricambiò lo sguardo, grato all'universo per avergli donato un amico come Ronald Weasley che, nonostante sua sorella fosse scomparsa, lui era capace di rassicurarlo e farlo sperare ancora.
-Grazie Ron- rispose sorridendo.
Ron gli diede una pacca sulla spalla, prima di alzarsi -Hermione ha ragione, dovremmo riposare.- disse rialzandosi -Tu non vieni?- gli chiese.
-No, io penso che resterò ancora un po' qui-
Ron guardò ancora per un secondo il suo amico prima di annuire -Va bene, buonanotte Harry- gli augurò andando dentro alla tenda e lasciando il moro a contemplare assorto il manto stellato.
***
Luna aprì lentamente gli occhi. La prima cosa che sentì era la morbidezza su cui era adagiata invece che la superficie gelida della cella. Guardandosi meglio intorno si accorse di essere in una camera, lussuosa e dalle pareti bianche decorate in oro, c'era un grande armadio e un tavolino antico davanti a lei. Il letto su cui stava era matrimoniale a lato c'era un comodino in legno scuro e una finestra enorme campeggiava alla sua sinistra rivelando il manto stellato.
Luna sussultò, dov'era? Ma soprattutto in camera di chi?. Poi si ricordò di quello che le era successo, di Dolohov che entrava nella cella e la bloccava al muro, di lui che le strappava la canottiera e le faceva male e poi della figura che, come una furia, lo aveva preso e scaraventato via da lei e che lo aveva bloccato al muro quasi uccidendolo; poi si ricordò della maschera slacciata e degli occhi di lui fissi nei suoi.
Si girò e di fianco a lei la figura di Blaise Zabini dormiva tranquilla, con solo una ruga che gli solcava la fronte, a tradire quella calma.
Luna si fermò un secondo ad osservare la sua bocca distesa e gli zigomi pronunciati, la luce lunare illuminava il suo bel viso. I capelli gli ricadevano sull'occhio destro, la mano le prudeva dalla voglia di sistemarglieli. Poi il suo occhio percorse la schiena nuda del Serpeverde e le sue guance arrossirono violentemente, seguì la curva delle sue spalle e i rilievi dei suoi muscoli, poi seguì la spina dorsale fino a dove le coperte arrivavano a coprirlo. Luna ebbe improvvisamente caldo, la voglia di toccare Blaise bruciava come fuoco e lei doveva assolutamente controllarla.
Il ragazzo di fianco a lei si mosse appena, allungando un braccio e trascinandola verso di lui. Il braccio possente le circondò la vita sottile, mentre la sua schiena aderiva al petto di lui irradiandole un calore mai provato prima. Luna si girò piano nel suo abbraccio.
-Blaise?- chiese per vedere se lui era sveglio. Nessuna risposta, il ragazzo dormiva ancora. Osservato da così vicino lui sembrava quasi una statua, una di quelle sculture babbane che ritraevano la perfezione dell'uomo. Blaise era scolpito in ogni minimo dettaglio, dall'accenno di barba sul mento, ai riccioli ribelli che le sfioravano la guancia. Lei era estremamente più piccola di lui, e lui l'avvolgeva completamente nella sua presa gentile. Il respiro regolare del serpeverde le accarezzò la guancia producendole dei brividi che le scesero per tutta la schiena. Luna si prese un'altro secondo per ammirarlo, sapendo che una volta sveglio lui le avrebbe chiuso tutte le porte lasciandola sola.
Alla fine cedette, non ne poteva più e lo toccò. Gli accarezzò la guancia con il dorso della mano semilibera. Era vicina al suo viso, tanto che poteva distinguere ogni sua piccola fossetta, ogni piccolo particolare; come il neo sulla guancia destra che da lontano, sulla sua pelle olivastra, non si notava. Blaise si mosse di nuovo, le sue palpebre tremolarono e i suoi occhi si aprirono leggermente. Per un attimo Luna si perse nel verde mare che si intravedeva dalle palpebre socchiuse. Poi, veloce, si ritrasse da quell'abbraccio così intimo, che adesso sembrava non volerla più. Blaise era sveglio.
Il serpeverde spalancò gli occhi guardinghi alzandosi di scatto dal letto e andando a sbattere con la schiena contro la parete alle sue spalle.
Luna si mise subito a sedere, le mani intrecciate in grembo, talmente serrate da diventare bianche; non osava alzare lo sguardo dal materasso. Sentiva però il respiro pesante di Blaise Zabini a pochi metri da lei.
Blaise la stava fissando, gli occhi spalancati e lo stupore che aveva distorto i suoi eleganti lineamenti, il sonno era completamente sparito. Si era svegliato con il viso della Corvonero a pochi centimetri dal suo e per un solo secondo aveva sperato di essere in un altro mondo, in un'altra vita per poterla baciare e toccare; ma poi aveva aperto gli occhi e la realtà gli era piombata addosso come un macigno.
Ora lei era lì, piccola in confronto al mastodontico materasso su cui era. Aveva indosso solo i pantaloncini logori e la felpa leggera che Dolohov le aveva gettato via e Blaise era fin troppo consapevole che sotto non avesse nulla a coprirla.
-Blaise?- chiese Luna con titubanza alzando quei suoi dannatissimi occhioni grigi su di lui.
-Non...- balbettò lui -non chiamarmi per nome-
L'espressione ferita che campeggiò sul viso della Corvonero gli spaccò il cuore, non voleva ferirla, non dopo quello che aveva passato. Luna abbassò gli occhi sembrava volesse mimetizzarsi con l'ambiente circostante, mentre si faceva piccola piccola.
Blaise si passò una mano tra i capelli -Per Merlino! Perché è così difficile con te?- le chiese esasperato.
Lei ripuntò gli occhi in quelli di lui e Blaise perse un battito. Lo avrebbe fatto impazzire se avesse continuato così e il problema più grande era che non stava facendo assolutamente nulla di particolare.
-Perché sono qui?- gli chiese lei in un sussurro.
-Perché Dolohov ha cercato...- gli si strozzò la voce; non riusciva nemmeno a pensare a cosa sarebbe successo se non fosse arrivato in tempo.
-Lo so- rispose semplicemente lei - intendo dire, perché sono in camera tua, invece che essere in cella?-
Blaise fece per rispondere, ma una fitta al braccio sinistro gli fece girare la testa . Quel benedetto marchio gli stava bruciando la pelle. Voldemort stava chiamando, ma se avesse richiesto anche la sua presenza avrebbe fatto molto più male. Si portò la mano destra a premere sulle bende che aveva a coprirgli il marchio. Le aveva messe la sera prima così che Luna non potesse vedere il marchio che gli sfigurava la pelle. Si morse forte il labbro mentre portava la testa all'indietro aspettando che quel bruciore sparisse e lo lasciasse in pace.
Luna aveva alzato gli occhi e lo aveva visto, le bende e la faccia addolorata di Blaise mentre tentava di non emettere alcun suono. Si alzò e camminò titubante fino a che non gli fu di fronte.
-Chi è stato? Dolohov ti ha ferito?- chiese lei, avvertiva il senso di colpa premerle sul cuore come un macigno.
-No...- gemette lui con gli occhi ancora stretti -non mi ha ferito-
-Allora che cosa hai fatto lì?- tentò di nuovo lei indicandogli il braccio. Ancora un passo e gli sarebbe stata molto vicino.
Lui finalmente aprì gli occhi e la guardò, non se l'aspettava così vicina e sentì il cuore perdere un battito lasciandolo senza fiato. Luna gli arrivava malapena al petto ed era costretta ad alzare il viso in alto verso di lui. La luce debole delle stelle giocava con i suoi lineamenti delicati.
-Non hai bisogno di saperlo. Non ti deve importare- le rispose brusco lui; incapace di muoversi. La sua testa gli diceva di spostarsi, ma il suo corpo non era intenzionato ad obbedirgli.
Negli occhi della Corvonero passò un lampo di tristezza, poi ci fu altro. Qualcosa che nello sguardo di Luna non c'era mai stato. Era rabbia.
-No- disse con forza, lui la guardò stupito -no ora basta. Voglio sapere che cosa ti è successo a quel braccio. Sei l'unico capace di farmi perdere le staffe accidenti- sbuffò lei. Blaise la trovò stupenda, mentre le guance le si coloravano di rosso e gli occhi le si assotigliavano.
-E se io non volessi dirtelo?- continuò lui, stavolta una punta di malizia favorì le sue parole.
-Lo scoprirò da sola- e detto questo gli arpionò il braccio incriminato. Lui non oppose nessuna resistenza, consapevole che una volta tolte le bende lei sarebbe fuggita.
Non si mosse nemmeno quando si avvicinò maggiormente a lui sentendo ogni parte del suo corpo talmente vicino da fargli male. Non si mosse nemmeno quando sentì le mani di lei sfiorargli la pelle ed indugiare un attimo sul nodo della fasciatura, non osò muoversi neanche quando con grazia lei iniziò a togliergli la benda dal braccio. Nè osò ritrarsi quando finalmente il marchio venne liberato dal suo nascondiglio.
Stava fissando la finestra e il manto stellato senza vederlo. Sentì Luna sussultare e si era aspettato di sentire le sue mani allontanarsi svelte dal suo braccio, invece no.
Blaise distolse finalmente lo sguardo dalla parete per ripuntarlo sul viso della Corvonero ed ebbe un sussulto quando, invece di ritrovarsi il suo capo chino ad osservare il marchio, incontrò i suoi occhi grigi limpidi ed impenetrabili.
Rimase fermo a disagio con la schiena appoggiata alla parete incapace di fermare il suo cuore impazzito. Fece per scostare il braccio, ma la presa di lei si intensificò.
La guardava con le mascelle contratte, poi lei fece qualcosa che Blaise non si sarebbe mai aspettato, qualcosa che gli fece cedere le ginocchia e scoppiare il cuore fragile a discapito della sua grandezza.
Luna continuando a guardarlo gli accarezzò il marchio nero in rilievo sul suo avambraccio sinistro, poi con la tranquillità di una ragazza che stava sfiorando qualcosa di immensamente prezioso, portò il marchio vicino alle labbra e lo baciò.
Fu un bacio lieve uno sfiorar di labbra leggero come un battito di ciglia, ma per Blaise fu l'ultima goccia che fece traboccare il vaso. Spalancò gli occhi sorpreso mentre sentiva ogni muro, ogni argine eretto contro di lei frantumarsi e spaccarsi come fossero stati pezzetti di legno. Cadde in ginocchio sul pavimento costringendo Luna a fare un passo indietro. La schiena rigida e le mani appoggiate per terra chiuse in pugni stretti, mentre inesorabile la prima lacrima gli solcava il viso bronzeo.
Luna gli si inginocchiò di fronte, prese gentilmente il mento e glielo alzò, lui restio si fece condurre dalla mano delicata di lei. La Corvonero trattenne un sospiro quando vide le lacrime bagnare le guance di Blaise che sembrava stesse andando in mille pezzi.
-Non dovresti toccarmi- gli disse lui con la voce roca e pesante -si sta lontano dai mostri non lo sapevi?- le chiese e nonostante tutto riuscì a infondere una punta di cupa ironia alle sue parole.
Luna strinse i denti spostando la mano dal mento alla guancia. L'umidità delle lacrime le stava bagnando il palmo ma a lei non interessava. Blaise non osava nemmeno guardarla, temeva di trovare nei suoi occhi compassione, disprezzo o peggio... pena.
-Non c'è nulla di mostruoso in te- rispose con fermezza.
Blaise alzò la testa di scatto incontrando gli occhi di lei dimentico delle sue paure. Il grigio tempesta lo intrappolò come il ragno intrappola la mosca nella sua ragnatela. Quel grigio così impenetrabile, ma limpido come l'oceano.
-Draco è stato costretto, ma io ho potuto scegliere; ed ho scelto di avere il marchio sulla mia pelle. Nessuno mi ha minacciato, l'ho chiesto io al Signore Oscuro in persona- si fermò per riprendere fiato mentre sentiva il cuore battergli furiosamente nella gabbia toracica -credi ancora che non sia un mostro?- le chiese; e stavolta non avrebbe distolto lo sguardo, avrebbe tenuto i suoi occhi marini puntati nei suoi pronto a ricevere qualsiasi sguardo, dal disgusto al terrore.
Luna gli accarezzò la guancia con un movimento quasi impercettibile, Zabini si abbandonò piano a quel tocco continuando a guardare le sue iridi di metallo fuso.
Si accorse di come la schiena del serpeverde fosse tesa e le lacrime continuavano solitarie e lente ad uscirgli dagli occhi limpidi. Stava crollando davanti a lei, pezzo dopo pezzo, quell'armata da Serpeverde che le mostrava sempre. Scelse con cura le sue parole timorosa di poter dire troppo sconvolgendolo o di dire qualcosa di sbagliato e perderlo nel suo tormento.
-Ci vogliono umiltà e coraggio per fare una scelta. Tu hai sia l'uno che l'altro.
Umiltà nell'anteporre qualcuno davanti a te e coraggio nel portarla avanti-
-Io non...- fece per ribattere lui, ma Luna lo interruppe subito.
-Potrebbe non importare granché, ma tu sei come una delle mie creature- fece una pausa riprendendo fiato, era difficile, ma si costrinse a parlare ancora -solo io posso vedere quanto tu sia meraviglioso. Questo marchio- si interruppe per accarezzare dolcemente l'avambraccio sinistro -ne è la prova- concluse lei con le guance rosse ma lo sguardo fermo.
Lui allargò impercettibilmente gli occhi, mentre Luna sentiva il muscolo della guancia, sotto la sua mano guizzare e irrigidirsi. Per un secondo aveva temuto di aver detto la cosa sbagliata, aveva temuto di aver fatto un discorso totalmente inutile e che a lui non sarebbe importato. Lui le tolse sgarbatamente la mano dalla sua guancia. Luna era già pronta a scivolare via affranta, quando Blaise le mise le mani intorno al viso e l'attirò a sé.
Avevano le fronti attaccate, i respiri che si fondevano l'uno con l'altro. Luna sentiva il calore delle sue mani infondergli sicurezza in tutto il corpo; si guardarono per quella che sembrò un'eternità.
-Tu mi farai impazzire- le sussurò. Poi la baciò.
***
Ginevra Weasley si sentiva morire.
-Fa piano per Merlino!- era forse la quinta o la sesta volta che inveiva contro il ragazzo che aveva di fronte.
Draco Malfoy le tirò un'occhiata assassina per poi ritornare a quello che stava facendo.
-Se tu stessi ferma non ti farebbe così male- le disse risentito.
-Perdonami se non ho molta pazienza sai, ma tua zia non ha esattamente la bacchetta leggera- sputò fuori lei ironica.
Erano presumibilmente nella camera di Draco, Ginny era sul letto, mentre Malfoy, seduto di fronte a lei, le medicava i tagli e i lividi dovuti alle torture.
-Per tua informazione ne sono pienamente consapevole- le rispose lui gelido.
Ginevra spalancò gli occhi sorpresa, mentre la comprensione faceva strada dentro di lei. Le parole di Draco Malfoy non lasciavano adito a dubbi.
-Ma lei è tua zia!-
-Ed è pazza. Il fatto che sia suo nipote non l'ha mai fermata- rispose cupo lui, poi forse rendendosi conto di aver detto troppo strinse i denti -comunque non ti deve interessare Weasley. Prendi questo- le disse porgendole una fialetta con un contenuto di colore azzurro cielo.
-Che cos'è?- chiese lei scettica.
Draco sbuffò mentre le stappava la fiala e lei la prendeva riluttante -Veleno- rispose tranquillamente.
All'occhiataccia che lei gli lanciò Draco ghignò leggermente
-è una pozione per il dolore dei Cruciatus- spiegò poi -non ti farà sparire il male, ma lo renderà per lo meno sopportabile-
Ginny ne rimase stupita, non aveva mai sentito parlare di una pozione simile -Questa non c'è nel libro di pozioni-
Lui annuì mentre finiva di fasciarle un taglio troppo profondo persino per la magia -No, non c'è-
-L'hai inventata tu vero? Ti serviva per combattere il dolore quando venivi torturato è così?- Ginny proprio non riusciva a starsene zitta, era maledettamente curiosa di sapere perché Draco Malfoy fosse così sfuggente ed era certa che anche prima dell'oblivion, queste cose non le avesse raccontate ad Hermione.
-Questo era l'ultimo, ora devi riposarti- le disse lui alzandosi ed ignorandola. Ginny alzò gli occhi al cielo per il cambio improvviso di argomento, ma decise di non insistere oltre. Era già sbalordita dal comportamento di Malfoy, forse era chiedergli troppo di parlare con lei.
-Mi riporti in cella?- chiese invece, il suo pensiero andava a Luna che era rimasta da sola.
-Non questa notte. Dormirai qui e domani mattina ti riporto giù-
-No! Io devo tornare da Luna lei...- iniziò Ginny già in piedi e pronta ad andare.
-Lei è con Blaise, mi ha inviato un bigliettino in codice per dirmi che l'ha portata nella sua stanza. Sembrava piuttosto incazzato con me ed ha ragione- sospirò lui sconfortato, per poi tornare a mettere via il poco occorrente che aveva usato per le medicazioni.
Ginny si risedette cauta sul letto.
-Ma così non vi scopriranno?- chiese incuriosita e più tranquilla ora che sapeva che Luna era al sicuro.
-Non andranno a controllare, la porta che da sulle celle la dovevo sigillare io. Guarda caso l'ho già fatto- ghignò lui soddisfatto. Ginny scosse la testa rassegnata al suo autocompiacimento.
La grifondoro si guardò poi un attimo intorno, la stanza era grande e lussuosa ed aveva un letto solo.
-Tu dormi con me stanotte?!- gli chiese lei improvvisamente allarmata.
Lui fece una facci disgustata -Dio no! Io dormirò sul divanetto. Non sei proprio il mio tipo Weasley-
Ginny alzò gli occhi al cielo prima di accoccolarsi sotto le coperte di un vero letto, che non vedeva da tre giorni. Appena toccò il cuscino morbido, sentì la stanchezza pervaderle ogni parte del corpo e si addormentò ancora prima di poter respirare.
Ben presto Draco Malfoy rimase solo con i suoi pensieri e la facciata di ghiaccio crollò. Si distese sul divanetto che stava sotto la finestra mettendosi le mani sulle tempie. Ora senza il suo autocontrollo la rigidità del suo corpo era evidente, sentiva nella sua testa ancora gli urli di Ginny.
" Erano appena arrivati davanti alla massiccia porta di legno. Si guardarono un attimo, poi Ginny deglutì mentre lui apriva la porta ed entrava tenendole le mani dietro la
schiena.
Sua zia era in piedi a lato della stanza, stava osservando la sua bacchetta come una bambina esaminerebbe il suo lecca-lecca per capire se le piace o no. Appena sentì la porta richiudersi alzò di scatto la testa dai folti capelli ricci e un sadico sorriso dispiegò le sue labbra sottili.
-Molto bene, grazie di avermi portato la traditrice del suo sangue Draco- la vocina era cantilenante e inquietante. Fissava Ginny con due occhi talmente spalancati e folli da far gelare il sangue nelle vene.
Ginny represse un brivido.
-Molto bene, molto bene- continuava a ripetere Bellatrix avvicinandosi ai due. La grifondoro sentì la presa di Draco serrarsi sul suo braccio -facciamo due chiacchere che dici?- le soffiò in viso appena le fu abbastanza vicina.
Ginny deglutì incapace di parlare ma sempre tenendo la testa alta e gli occhi fissi nelle pozze nere e folli di Bellatrix Lestrange.
-Ora puoi andare Draco- le disse lei senza staccare gli occhi da Ginny.
-Zia io...- provò lui a controbattere, ma lei lo zittì subito.
-Ho detto vai. Sai cosa succede se non fai come ti dico- le sibilò lei minacciosa, la bacchetta che ora si era spostata verso di lui.
Ginny voltò appena il capo ed impercettibilmente gli fece un cenno d'assenso. 'Vai' gli stava dicendo 'resisterò'.
Draco era un fascio di nervi mentre mollava la presa dalla ragazza e si girava avviandosi verso l'uscio. L'aprì ed uscì. Appena varcata la soglia la porta gli venne sbattuta dietro e le
urla riempirono l'intero ambiente."
L'impotenza era la caratteristica che sicuramente Draco Malfoy odiava di più. Non aveva potuto fare nulla per evitare a Ginevra le torture, non aveva potuto fare nulla per evitare il marchio e non poteva fare nulla per impedire la distruzione del mondo magico. Si ritrovò per l'ennesima volta a pensare a quella notte di tempo prima. Era chiuso nella stanza delle necessità ma quella sera non era solo. Lei, un cespuglio dai capelli troppo ricci lo aveva seguito, lo aveva visto disperato e tra lo stupore e lo sgomento l'aveva baciata. In quei cinque secondi si era sentito più vivo che mai. Si era sentito utile e apprezzato e desiderato. Non si era scordato la morbidezza delle sue labbra e il suo profumo di vaniglia che gli invadeva tutti i sensi. Non si era scordato la sensazione di quei ricci tra le mani e il suo corpo che la schiacciava a terra. Sospirò sconfortato, come avrebbe potuto guardarla ancora in faccia, dopo quello che era successo quel pomeriggio?. Era frustrante ricordarsi sensazioni e sentimenti per lei che non avevano né capo né coda. Non ricordava nulla di come fossero nati e cresciuti, sapeva solo che li provava.
Ginny stava già dormendo da un po' e Draco guardando le stelle dedusse che probabilmente era molto tardi. Si accoccolò come meglio potè, provando a cancellare ogni tormento che invadeva i suoi pensieri; poi piano piano cercò il sonno a cui tanto ambiva.
***
La baciò e si accese come benzina su un fuoco. Da prima fu uno sfiorarsi di labbra, poi lui la prese tra le braccia alzandoli entrambi da terra e se la caricò in braccio. Il bacio divenne più passionale e potente, quasi al limite delle sue capacità di sopportazione. Al diavolo tutto, la desiderava così ardentemente che si sarebbe consumato nel suo stesso fuoco.
Luna fu presa alla sprovvista, ma certo non protestò, il sapore di lui le era mancato. Lo aveva pensato così tanto che ora, credere che fosse davvero lì, le sembrava solo l'ennesima illusione creata dalle sue fantasie.
Lui la prese in braccio, piccola com'era sembrava di sollevare una bambola, continuando a baciarla vorace e bisognoso, come per accertarsi che lei fosse lì e che davvero non fosse fuggita alla vista del marchio.
Camminò piano, sempre con la sua solita eleganza, fino a raggiungere il letto. Lei si staccò un attimo guardandolo negli occhi, poi sorrise radiosa, Blaise temette di poter perdere il suo cuore in quel momento, non si ricordava quando le lacrime avevano smesso di scendere dalle sue guance, ma ora l'unico sapore che sentiva era quello della Corvonero. La distese delicatamente sul materasso, facendo attenzione a non farle male e a non toccare i punti in cui ancora aveva i segni delle torture; glieli baciò tutti però uno dopo l'altro con estrema dolcezza. Luna lo guardava con gli occhi spalancati dallo stupore, non immaginava potesse essere così delicato.
La premette gentilmente contro il materasso tornando a guardarla negli occhi, cercando di non gravarle addosso. Lei iniziò a tracciare la mappa dei suoi muscoli che si tendevano sotto il suo tocco. Lo accarezzò come aveva desiderato ardentemente fare dall'ultima volta che si erano baciati. Desiderosa di scoprire ogni sua piccola parte di quel corpo tanto enorme e bellissimo.
Lui la guardava con una luce nuova negli occhi, come se non avesse mai visto stella più luminosa. Lei lo attirò a se così che ogni parte di loro potesse toccarsi. Blaise inspirò forte, cercando di darsi una calmata, quando si trovò di nuovo a pochi centimetri dalle sue labbra.
-Se continui così...- gli si spezzò il respiro mentre lei gli accarezzava il basso ventre, risalendo su per gli addominali e facendo poi passare la mano tra i suoi capelli ricci -io non...- ma di nuovo lei gli sfiorò le labbra mettendo a dura prova il suo autocontrollo. Blaise irrigidì la mascella quando sentì un altro bacio di lei sfiorargli il collo e farne una scia arrivando alla sua clavicola.
-Dio Luna!- gemette Blaise, appoggiando la fronte sulla sua, lei si fermò guardandolo negli occhi, una punta di incertezza la frenava adesso.
-così mi farai impazzire. Se continui io non... non credo di riuscire a...-
-Io ti voglio- sussurrò lei con il corpo in fiamme e le guance rosse -Non fermarti-
Lui inspirò bruscamente per poi avventarsi di nuovo sulle sue labbra. Luna si attaccò alla sua schiena, mentre lui la baciava con voracità catturando ogni suo gemito.
Lui si staccò di nuovo, tentennando -Sicura?- le chiese con il respiro pesante.
Lei sorrise, con quel sorriso che faceva letteralmente impazzire il serpeverde. Uno di quelli che illuminava l'intera stanza e la rendeva talmente splendente da temere di scottarsi se avesse provato a toccare tanta meraviglia.
-Sicura-
Lui allora mise delicatamente la mano sulla lampo della felpa, poi piano iniziò ad abbassargliela. Trattenne il respiro mentre la felpa si apriva rivelando il lembo di pelle visibile dall'apertura. Tirò la zip fino alla fine, poi tornò a baciare le labbra di Luna, mentre lei sospirava piano sotto il suo tocco ardente. Continuò lasciandole leggeri baci sul collo e poi più giù, la guardò e lei annuì appena con la testa, come a dargli di nuovo un permesso che aveva già concesso. Blaise riportò l'attenzione su quello che stava facendo, consapevole degli occhi grigi di lei che lo seguivano. La fece mettere piano a sedere, mentre con le mani le faceva scendere la felpa dalle spalle e poi lei se la tolse impaziente e lui assecondandola la lanciò via. La gola gli si seccò mentre ammirava la nudità di Luna che ora era letteralmente tutta rossa.
Tutto le stava sembrando troppo reale -io non... non ho mai...- Luna incespicò con le parole a disagio, nessuno l'aveva mai vista così; tantomeno un ragazzo.
-Sei stupenda- disse lui in un soffio, gli occhi erano scuri per il desiderio mentre la guardava in tutta la sua bellezza. Mai aveva visto corpo più bello del suo, e certamente lui ne aveva visti.
Luna sorrise accarezzandogli una guancia, tutto il disagio era sparito, rimanere così davanti a Blaise non sembrava più difficile.
Il serpeverde la baciò facendola distendere sotto di lui, continuando a lasciarle umidi baci giù per il collo e poi intorno al seno. Luna gemette forte quando lui lo leccò per poi proseguire la sua lenta tortura verso il basso. Con delicatezza le sfilò i pantaloncini e le mutandine e li mandò a raggiungere la felpa abbandonata sul pavimento.
Si prese un secondo per ammirare Luna in tutta la sua bellezza, rimanendo senza fiato per le sue curve perfette. Senza smettere di baciarla portò due dita vicino alle sua intimità. Luna gli gemette nella bocca mentre lui estasiato la inumidiva facendo lenti movimenti circolari.
Luna sentiva un calore propagarsi dal basso ventre un misto tra fastidio e piacere puro le stava pervadendo ogni senso, mentre si stringeva contro il corpo di lui e gli premeva il bacino contro. Blaise emise un verso gutturale, in un solo movimento si tolse i pantaloni del pigiama e le mutande. La toccava con mani sicure ma dolci, come se stesse toccando la cosa più preziosa al mondo.
-Cercherò di non farti male, va bene?- le disse lui, una ruga di preoccupazione gli solcava la fronte. In tutta risposta Luna si spinse ancora più verso di lui allacciando le sue gambe sulla schiena del moro.
-Fa ciò che vuoi, il mio cuore è tuo-
Blaise non ce la fece più, la baciò con ancora più passione, mentre piano si posizionava vicino alla sua intimità e la penetrava lentamente e con cura. Sentì i muscoli di Luna irrigidirsi intorno a lui e le unghie di lei che si conficcavano nella sua schiena. Aspettò che lei si abituasse alla presenza e che il dolore si attenuasse un poco; poi iniziò a spingere.
Da prima fu doloroso ma poco dopo il dolore si trasformò in intenso piacere, mentre Luna si avvolgeva intorno a lui baciandogli la spalla, la clavicola e poi il collo e il petto. Blaise gemette vicino al suo orecchio, c'era solo Luna intorno a lui, con lui, dentro di lui.
-Dio Luna- sospirò, spingendo ancora e catturando un'altro gemito della Corvonero.
Luna gli sussurrava parole dolci all'orecchio, senza smettere un attimo di baciarlo e di stringersi a lui, mentre il calore l'avvolgeva e la faceva bruciare di pura passione.
La pelle di Blaise ardeva ovunque lei lo sfiorasse, ripeteva il nome di lei come una preghiera. La preghiera che non fosse un sogno e che lei non svanisse da un momento all'altro.
Quando le spinte iniziarono a farsi più intense e il sudore iniziò a colare ai lati della fronte di Blaise, Luna credette di non aver mai visto spettacolo più bello, mentre il piacere si faceva via via più intenso e lei arrivava a sfiorare le stelle uscendo dal suo corpo per perdersi in quella passione che li aveva legati. Blaise venne poco dopo sussurrando il suo nome al suo orecchio, sfinito ma appagato. Rimase fermo ancora qualche minuto con gli occhi puntati in quelli di lei, mentre le baciava la guancia, il naso, l'orecchio e l'angolo della bocca per poi finalmente appoggiare le labbra sulle sue.
Quando lui scivolò via da lei l'attirò nel suo abbraccio, portando i loro visi vicini, pochi millimetri li separavano. Blaise le stava accarezzando i capelli, non avevano smesso un attimo di guardarsi negli occhi.
-Ora non farti assalire dai gorgosprizzi però- gli disse Luna sorridendo.
Per la prima volta dopo mesi la risata musicale e profonda di Blaise riempì l'intera stanza e Luna pensò che fosse bellissimo mentre buttava la testa indietro e chiudeva gli occhi.
-Nulla al mondo potrebbe confondermi tanto da farmi scordare di te- poi senza darle il tempo di controbattere la baciò di nuovo, prima di addormentarsi entrambi rimandando le conseguenze della loro felicità al giorno dopo.
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