Il Malfoy Manor (pt.1)
Erano passati tre giorni da quando erano riusciti a scappare da casa Lovegood; ma nella testa di Harry Potter la disperazione della voce di Xenophilius non lo lasciava in pace. La tensione per la sorte di Luna lo teneva sveglio più del dovuto; si sentiva terribilmente in colpa e fremeva dalla voglia di fare qualcosa per aiutarla.
-Non è colpa tua Harry, non provare nemmeno a pensarlo- era Hermione che lo ammoniva forse per la centesima volta.
-Come fa a non essere colpa mia? Hanno rapito Luna perché era mia amica!- le rispose lui con rabbia; una rabbia che Hermione sapeva bene essere rivolta verso se stesso.
-Come ti disse Ron, più sgarbatamente, noi ti abbiamo scelto non ci hai costretto. Si deve essere pronti ad accettare le conseguenze della strada che intraprendiamo anche se fanno soffrire-
Harry sbuffò, nonostante infondo sapesse che la sua migliore amica aveva ragione, la sua mente si rifiutava di ammetterlo. Si sentiva in dovere, ma purtroppo come solito avrebbe dovuto convivere anche con quel dolore.
-Muoio anche io dalla voglia di andarla a cercare Harry, ma abbiamo un compito da portare a termine e anche un indizio- gli disse Hermione che aveva preso fuori un biglietto dalla tasca - tra la fuga da casa Lovegood e tu che non stavi bene ho preferito aspettare a dartelo- poi gli porse il biglietto sgualcito.
- Il Sacro Graal è nascosto
nella caverna del mostro.
Il marchio lo sfigura
sa di morte e di paura.
Se osate avventurarvi
occhio a non toccarli.
Uscire è complicato
un piano va studiato.
Pregando che la speranza
accorci la distanza.
La ricerca è partita,
salvateci la vita.
D.B. - Harry lesse l'intero biglietto, quando ebbe finito rimase un attimo interdetto.
-Non sappiamo cosa voglia dire- intervenne Ron che ora si era unito a loro -e non sappiamo nemmeno chi sia D.B., potrebbe volerci ingannare- Harry distolse lo sguardo a disagio.
-Non credo- riflettè Hermione - mandare un gufo di contrabbando è molto pericoloso, se vieni scoperto nessuno ti risparmierebbe dall'anatema che uccide. Chiunque l'abbia inviato deve avere scoperto qualcosa, qualcosa che ci può aiutare, ma ha dovuto mascherarlo.- concluse lei, mentre una profonda ruga di concentrazione le si disegnava sulla fronte.
-Ma se non riusciamo a decifrarlo sarà inutile- replicò Harry che adesso si stava massaggiando le tempie. Il mal di testa non accennava a lasciarlo.
-In realtà- riprese Hermione guardando i suoi amici, erano tutti e tre seduti al tavolo la riccia da un lato e gli altri due di fronte - il primo verso, quello che parla del Sacro Graal proviene da leggende babbane. Si narra che Re Artù cercasse il Graal con i cavalieri della tavola rotonda, erano i più valorosi combattenti; leali solo ad Artù. Mago Merlino in persona aiutava il re nelle ricerche-
-Quindi dovremmo cercare il Sacro Graal?!- chiese un po' allarmato Ron.
Hermione rise divertita -No Ron non credo. La storia di Re Artù non è l'unica leggenda, c'è chi sostiene che sia il calice da cui bevve Gesù Cristo alla sua ultima cena, fa parte della religione cristiana. Comunque in ogni leggenda c'è un solo elemento in comune...-
-E sarebbe?- chiese Harry impaziente.
-Il Graal in ogni raffigurazione o storia è sempre rappresentato da una coppa- disse lei convinta -pensateci un attimo... il medaglione apparteneva a Salazar Serpeverde e come Silente ti ha detto Harry; il Signore Oscuro era legato ad Hogwarts. Non sarebbe così inusuale se trasformasse i restanti due simboli dei fondatori in pezzi della sua anima no?- finì lei fissandoli. Ron la guardava con occhi vacui, mentre Harry stava ancora cercando di capirci qualcosa.
-Cosa stai insinuando Hermione? Vieni al punto.- le chiese il moro ancora più impaziente di prima.
Hermione sbuffò contrariata, possibile che dovesse spiegargli tutto per filo e per segno?.
-Io credo che l'horcrux di cui parla D.B. sia la coppa di Tosca Tassorosso, la fondatrice della casa Tassorosso.- concluse lei trattenendo a stento le risate alla vista delle facce dei suoi due migliori amici. Ron aveva sbarrato gli
occhi corteccia così tanto che Hermione temeva che gli uscissero dalle orbite. Harry invece aveva la mascella che gli arrivava fino al tavolo, tanto era aperta.
- E dove la troviamo la coppa adesso?!- chiese Ron con una certa esasperazione.
Hermione aggrottò la fronte cercando di capisci qualcosa in più o di parafrasare i versi del sonetto. Sentiva che le mancava un tassello.
-Non lo so. Parla di una caverna e di un mostro. Nella mitologia sono i Draghi i mostri che proteggono i tesori, ma non vedo come questo possa aiutarci. Il marchio del secondo verso potrebbe essere il marchio nero. 'Sa di morte e di paura' non ci sono altri simboli che mi vengono in mente che farebbero pensare a questo connubio.-
-Forse un qualche mangiamorte la protegge, la tiene nascosta. Il problema è scoprire dove- rispose il moro sempre più pensieroso. -credo che sia meglio...-Harry non riuscì a finire la frase che iniziò ad ansimare, cadde dalla sedia con un tonfo sbattendo le ginocchia per terra, gli mancò il respiro mentre portava le mani ai capelli comprimendosi il cranio come se ne stesse tenendo insieme le due metà. Urlò quando la prima fitta gli trapanò le tempie e delle immagini del Signore Oscuro gli si riversarono davanti agli occhi.
Era vagamente consapevole della presenza di Hermione e Ron inginocchiati di fianco a lui, sentiva a malapena il sussurro preoccupato di lei. Davanti alle sue palpebre Voldemort stava entrando nella prigione di Azkaban dentro alla cella di un prigioniero, Gallert Grindelwald.
La voce sibilante gli riempì le orecchie, mentre la sua cicatrice bruciava.
"-Dimmi dov'è Grindelwald, la bacchetta di sambuco, dov'è?-
L'uomo non sembrava per niente spaventato, guardava sorridendo il suo assalitore.
-Sapevo che un giorno saresti arrivato Tom- l'uomo parlava strascicando le lettere, la vecchiaia o forse la prigione gli aveva arrocchito la voce, sembrava un sussurro -ma devo deluderti, ahimè non possiedo più la bacchetta- finì questo sorridendo.
Gli occhi di Voldemort scintillarono di rabbia, mentre puntava il suo legno contro Grindelwald, che tuttavia pareva non esserne preoccupato.
-Se mi uccidi, non saprai mai dov'è-
Il Signore Oscuro ringhiò -Dimmi dov'è! Dimmi chi la possiede!-
Grindelwald rise, parve acconsentire alla richiesta e condividendo ciò che Voldemort voleva fare parlò.
-La bacchetta di sambuco giace con lui sepolta nella terra... Albus Silente- poi sorrise mentre Voldemort spariva in una spira di fumo nera come la morte."
Harry tornò improvvisamente a vedere la tenda, a sentire le mani dei suoi due migliori amici sulle spalle, la voce di Hermione che gli chiedeva come stava.
Si mise a sedere con il fiatone, appoggiato alla gamba del tavolo. La cicatrice bruciava ancora, mentre il mal di testa martellante continuava a spaccargli il cranio.
-Lui sa dov'è...- Harry si fermò un attimo per prendere fiato -sa dov'è la bacchetta di sambuco...- un'altro respiro affannoso -l'avrà entro stanotte. Dobbiamo fermarlo-
-Hey, fermo dove sei- gli disse dolcemente ma risoluta Hermione. -devi cercare di tenerlo fuori lo sai, avresti bisogno di riposare un attimo-
-Hermione ha ragione, dovremmo rilassarci!- fu Ron a parlare con un po' troppo entusiasmo del dovuto.
La radio che aveva ricominciato a funzionare stava trasmettendo in quel momento una canzone. Il rosso si alzò aiutando Harry che nonostante il mal di testa, accettò ben volentieri l'idea del suo amico, poi prese Hermione con l'altra mano mentre questa riluttante si alzava da terra. Tutti e tre iniziarono a ballare. Ron fece fare una piroetta ad Hermione che scoppiò a ridere, dopodiché il rosso la fece fare anche ad Harry che inciampò e quasi cadde facendo scatenare l'ilarità dei suoi migliori amici. Harry borbottò un qualcosa come 'siete bravi voi' poi provò a muoversi a tempo di musica, ma in effetti era una vera frana, però quella piccola distrazione lo aveva aiutato a sentirsi un po' meglio; mentre guardava Ron fare un buffo inchino ad Hermione che rideva radiosa come non faceva da mesi. Ballarono ancora un paio di minuti, nei quali Ron che si era rivelato un ballerino provetto, li fece piroettare sull'ultima nota della canzone. Quando fu terminata i tre si fecero un applauso ridendo felici, era da tanto che non avevano momenti come quelli ed era bello riuscire a ritagliarsi del tempo per ridere.
-Ronald! Quando hai imparato a ballare così bene?- chiese Hermione stupita.
Ron diventò rosso sulla punta delle orecchie, segno del suo imbarazzo, prima d'ora non aveva mai mostrato le sue doti, visto che al Ballo del Ceppo non aveva ancora preso lezioni.
-Mi sono fatto dare qualche lezione da mamma. È molto severa, ogni volta che sbagliavo un passo mi spruzzava dell'acqua in faccia- confessò grattandosi dietro le orecchie come faceva ogni volta che era in imbarazzo per qualcosa.
Harry ed Hermione lo guardarono, poi tutti e tre scoppiarono di nuovo a ridere assaporando la bellezza di quel suono che non sentivano da tanto tempo.
Le risate però, si spensero ben presto quando la voce di uno dei fonici della radio riempì l'intera tenda.
-Ci dispiace dovervi dare brutte notizie dopo una così bella canzone, ma è ora di annunciare i maghi e le streghe dispersi- il fonico fece una pausa schiarendosi la gola, per poi riprendere -oggi per fortuna la lista è breve...-
Ron seguito da Harry ed Hermione si sedettero vicino alla radio ascoltando, ormai lo facevano da due mesi a questa parte sperando di non sentire brutte notizie; purtroppo sapevano tutti e tre che quel giorno sarebbe stato diverso; la scomparsa di Luna era stata comunicata proprio quella mattina.
-Bene, iniziamo. Gli scomparsi denunciati oggi sono:
Allen Linette;
Green Patrick e sua moglie Green-Davis Emily;
Lovegood Luna...-
Al nome di Luna, Hermione sospirò sconfortata, mentre Harry stringeva forte i pugni e Ron si tingeva le guance di rosso rabbia.
-Robinson-Price Elisabeth e sua figlia Robinson Margaret;
Thompson Gregory;
Walker Andrew e suo fratello Walker James;
ed infine Weasley Molly Ginevra.
Per oggi è tutto; il nostro appuntamento è a quest'ora anche domani...- il fonico continuava a parlare con voce lugubre; ma nessuno dei tre lo sentiva più.
'Weasley Molly Ginevra'
Non era possibile.
'Weasley Molly Ginevra'
No. Non poteva essere...
Era l'ultimo nome della lista e continuava a rimbombare nella testa di Hermione come un disco rotto a ripetizione.
'Weasley Molly Ginevra'
-NO!- un urlo agghiacciante e pieno di dolore squarciò l'aria. Ron era saltato su dalla sedia scaraventandola dall'altra parte della stanza con una potenza inaudita. Hermione sussultò mentre il petto le stava per scoppiare. Harry sembrava pietrificato, continuava a guardare la radio con gli occhi spalancati, l'espressione incredula e disperata aleggiava sul suo viso distorcendogli i lineamenti.
Ron parve accasciarsi su se stesso continuando a ripetere 'no' come fosse una litania infinita. Hermione si alzò, senza capire che cosa la mantenesse salda sulle gambe e andò da lui, lo abbracciò mentre dagli occhi corteccia del rosso iniziavano a sgorgare calde lacrime che andavano rigandogli tutte le guance.
-Prima Luna, poi Ginny... la mia piccola sorellina- sussurrò Ron tra un singhiozzo e l'altro. Mentre le spalle larghe venivano scosse da spasmi. Harry si alzò come un automa e si mise in ginocchio di fianco a loro, i suoi occhi verdi erano duri come la pietra, ma brillavano di quel luccichio che preannunciava le lacrime.
Hermione ed Harry si fissarono da sopra la spalla di Ron, una lacrima solitaria scese dalle guance del moro. Lei sapeva quanto lui amasse Ginny e sapeva quanto stesse morendo ogni granello del suo cuore in quel preciso momento. Quando il fonico aveva pronunciato il suo nome, Hermione seppe che una parte di loro era morta in quel preciso istante. Prima Luna e poi Ginny.
I tre si abbracciarono stringendosi forte come se uniti potessero tenere insieme i pezzi di un cuore ormai infranto.
***
Ginevra Weasley si sentiva uno schifo. Era appoggiata alla parete della cella, ormai non curandosi più di quanto fosse sudicia. Quanto tempo era passato? Da quanto era rinchiusa? In quella cella non c'era uno spiraglio di luce, solo una lampadina accesa nel corridoi, illuminava debolmente i contorni della sua prigione.
Indicativamente dovevano essere almeno tre giorni, calcolò. Tre giorni in cui aveva mangiato solo tre pasti; uno al giorno. Moriva di fame, sentiva lo stomaco brontolare sotto il tessuto della canotta. Tremava perché la giacca non l'aveva più, non era il suo turno di portarla.
Ginny si girò accarezzando i capelli biondi della figura minuta, che le stava dormendo con la testa appoggiata alle gambe.
Ricordava perfettamente tre giorni prima, quando l'avevano sbattuta lì dentro, le urla che aveva sentito e poi la cella che si apriva ed una ragazza che veniva buttata per terra senza tante cerimonie, nella semioscurità non l'aveva riconosciuta. Lei si era alzata subito andando verso quella figura minuta che era rannicchiata su se stessa.
"Aveva tagli che le segnavano le braccia, i capelli biondi erano striati di sangue e un livido violaceo le ricopriva la guancia sinistra. Intravedeva solo quel pezzo di viso, quando girò la ragazza trattenne a stento le lacrime. Luna... era Luna l'altra ragazza che avevano preso. Luna che stava urlando. Luna che stavano torturando. Luna che aveva tagli su tutte le braccia. Luna che era stramazzata a terra davanti ai suoi occhi, senza forze neanche per alzarsi da quel pavimento sudicio. La dolce e gentile Luna.
Ginny in quel momento aveva sentito montare una rabbia sovraumana, mentre girava Luna su un fianco e si adagiava la testa di lei in grembo. Aveva voglia di spaccare la faccia al bastardo che l'aveva ridotta in quel modo. Luna che non aveva mai fatto del male nemmeno ad una mosca.
-Luna- sussurò Ginny con la voce strozzata.
La ragazza si mosse leggermente, poi aprì gli occhi e li puntò sul viso della rossa. Un sorriso le si dipinse in volto, nonostante tutto era contenta.
-Ginny, non posso dire di essere felice di vederti qui. Egoisticamente però un po' lo sono-
Ginny rise piano, mentre Luna si alzava a fatica da terra e abbracciava la sua amica con trasporto. Stava piangendo si accorse la rossa.
-Perché sei qui Luna?-
Lei si staccò, gli occhi grigi della Corvonero erano cupi quando li ripuntò su Ginny, aveva subito smesso di piangere, asciugandosi frettolosamente le lacrime. Il sorriso che piano piano andava sgretolandosi.
-Mi hanno rapita per ottenere informazioni, la Signora Lestrange...- Luna boccheggiò un attimo in cerca delle parole -lei mi ha...-
Non era un bastardo, ma una bastarda.
-Lo so- rispose Ginny riprendendola fra le sue braccia confortandola -tocca anche a me- disse lasciandosi sfuggire una lacrima."
Ginny tornò bruscamente al presente, quando la porta della cella si aprì sferragliando. Una figura fece il suo ingresso, nell'ombra quasi non si riconosceva chi fosse, ma quando fece un passo avanti Ginny spalancò gli occhi.
-Weasley? Sei tu quella che mia zia vuole interrogare?!- la voce di Draco Malfoy riempì l'intera cella rimbombando su tutte le pareti, lo sconcerto si stava facendo vivo nei suoi occhi d'argento e quando notò la figura che sonnecchiava sulle sue gambe i suoi lineamenti si indurirono un po' di più. -la Lovegood? Io non ci credo...-
Ginny lo guardò dal basso, sapeva tutto di quello che il biondo aveva dovuto subire, era stato Blaise a raccontarglielo a condizione che stringesse un voto infrangibile con lui. E lei lo aveva fatto perché la situazione faceva stare male Hermione, ma poi aveva capito che un'altra strada non c'era. Ora lo guardava dal basso e quasi provò compassione per lui.
-Davvero non sapevi che ci tenevano rinchiuse qui?- chiese lei sinceramente curiosa, non velando una piccola punta di accusa.
Draco socchiuse gli occhi stizzito -No non lo sapevo. Non credo sia nei piani di mia zia mettere al corrente il suo nipotino ingrato, di quello che lei vuole fare- le rispose sarcastico.
-Ingrato?-
-Lascia perdere Weasley. Ora bisogna farvi uscire da qui- disse lui. Lo sguardo determinato mentre tornava verso la porta per guardare se nel corridoio ci fosse qualcuno.
Ginny non riuscì a non spalancare gli occhi. Era piacevolmente sorpresa e in quel momento poteva vedere lo spirito grifondoro ardere dentro l'animo di Draco come un fuoco che cerca di essere domato, ma è troppo forte. Fu per quello che decise, non poteva credere a quello che stava per dire, ma doveva.
-No- disse convinta. Luna dormiva ancora sulle sue gambe beata, il respiro lento, troppo lento.
Draco si girò di scatto fissandola come se avesse due teste. -No?-
-No- ripeté Ginny, gli occhi blu scuriti dalla sicurezza.
-Non vuoi uscire da qui?- le chiese lui, di nuovo, esterrefatto.
Ginny prese un bel respiro, quasi le fecero male i polmoni. L'idea di quello che avrebbe dovuto affrontare la terrorizzava, ma se non l'avesse fatto si sarebbe sentita in colpa per tutta la vita. Poi lei non scappava. Mai.
-Certo che voglio. Ma se ci fai uscire sapranno che sei stato tu. Tua zia ti ha mandato a prendermi, saprà che ci hai aiutato e ti ucciderà. Per quanto non mi vai a genio, non voglio che tu muoia Malfoy-
Draco forse non aveva capito bene o forse era solo troppo stupito per afferrare bene il concetto.
-Tu non devi preoccuparti di me, troverò un modo per...- le stava dicendo, non poteva lasciarle in cella , sua zia poteva decidere di ucciderle da un momento all'altro. Come avrebbe fatto a spiegare a Blaise che aveva lasciato morire la Lovegood senza tentare di salvarla? Come avrebbe fatto a guardare il trio di nuovo negli occhi se Ginny fosse morta?.
-Malfoy, no. È una mia scelta e se Luna fosse sveglia, sono certa che sarebbe d'accordo con me- lo interruppe lei decisa. Lui stava per controbattere, lanciando una rapida occhiata verso la porta della cella; ma un lieve sussurro lo distolse dal suo intento.
-Sono d'accordo...- fece una pausa per riprendere fiato -con Ginny- concluse a fatica. Era stata Luna a parlare che ora si era tirata faticosamente a sedere con la schiena contro la parete. Era pallida in modo preoccupante, sfinita dai cruciatus che Bellatrix Lestrange le aveva lanciato per tre giorni. Tre giorni Ginny aveva aspettato di essere presa e portata da quella donna folle, ma in tre giorni non l'avevano presa neanche una volta. Il mangiamorte incaricato di prelevarle immobilizzava sempre la rossa sul posto per impedirle di contrastarlo, poi portava via Luna in malo modo. Oggi Bellatrix doveva aver cambiato idea.
-Sei sveglia!- disse Ginny contenta -Da quanto? Cosa hai sentito?-
-Abbastanza per essere d'accordo con te- le rispose Luna, sembrava che facesse uno sforzo notevole per respirare e poi parlare.
Draco guardava la scena immobile. Gli
fischiavano le orecchie e sapeva solo che sua zia avrebbe pagato per tutto quello che stava facendo. Per ogni singola anima che aveva preso senza permesso, per ogni singolo cruciatus che aveva lanciato con quella maledetta bacchetta. Bellatrix Lestrange avrebbe pagato il conto, perché prima o poi arrivava per tutti.
-Cosa facciamo allora?- le interruppe lui a disagio.
-Cura Luna, se andiamo avanti così non durerà allungo, dopo che avrà finito con me tua zia tornerà a lei- gli rispose Ginny, mentre si alzava da terra spazzandosi le panta logore e sporche.
Draco annuì, mentre si inginocchiava di fianco a Luna Lovegood e, con la
bacchetta, le curava i numerosi tagli che aveva sulle braccia e i lividi sulle guance. Luna riprese un po' di colore, mentre il suo respiro si faceva più forte e regolare.
-Draco- gli sorrise -grazie, ma adesso basta. Qualcuno lascialo altrimenti capiranno.- Draco, suo malgrado, annuì. Luna sorrise guardandolo negli occhi, quegli occhi che erano tanto simili ai suoi -hai un cuore grande dentro di te figlio dei serpenti- gli disse prima di chiudere gli occhi ed iniziare a canticchiare una canzone. Draco la guardò attonito per qualche secondo, ma lei ormai non gli prestava più alcuna attenzione; Ginevra nel frattempo se ne stava vicino alle sbarre della cella, guardava fuori nervosa controllando che non entrasse nessuno; il biondo dedusse che non aveva sentito nulla. Quando si fu ripreso si alzò con la sua solita eleganza e si avviò verso l'uscita della cella.
-Malfoy- lo chiamò la rossa -devi portarmi da lei. Lo sai- concluse con rassegnazione.
Draco la guardò negli occhi, una ferma determinazione gli scuriva fino a farli diventare di un bel blu scuro. Sospirò, mentre la prendeva per un braccio e la portava via, richiudendosi la porta della cella alle spalle.
***
Blaise Zabini stava giusto passando in quel momento nel corridoio dell'ala ovest del Malfoy Manor, tutti i mangiamorte più vicini al Signore Oscuro stavano in quella casa, lui suo malgrado ne faceva parte. Ad essere il migliore amico di Draco Malfoy avevi dei privilegi a quanto pare.
Stava tornando verso la sua camera, lì al Manor, sentiva l'impellente bisogno di farsi una dormita, quando li vide.
Il suo migliore amico camminava a passo spedito nella direzione opposta, il viso era cupo come la notte. Scortava qualcuno dai lunghi capelli rossi fuoco, Blaise trattenne un verso di sorpresa quando si avvicinarono e lui capì di chi si trattasse. Ginevra Weasley camminava di fianco a Draco nel più completo silenzio. Sembrava si stesse preparando per affrontare la morte in persona.
-Draco ma cosa...?- gli chiese Blaise in un sussurro.
Draco lo guardò, poi girò la testa per controllare che non ci fosse nessuno -Ti spiego dopo, mia zia mi sta aspettando- lo liquidò senza tante cerimonie. Blaise aveva visto i suoi occhi, l'urgenza che contenevano, era solito vederla quando Draco aveva bisogno di parlargli; solo in quei momenti lo guardava così. La cosa non fece che preoccuparlo.
-Ciao Zabini- lo salutò Ginny cupa, prima che i due tornassero a camminare a passo spedito, superando l'angolo del corridoio.
Blaise non ci stava capendo più nulla. Si massaggiò le tempie, era decisamente stanco aveva bisogno di dormire.
Si avviò nuovamente nel corridoio quando sentì due voci provenire dall'angolo davanti a lui. Non aveva voglia di incontrare nessuno, ma continuò ugualmente a camminare.
I due uomini gli arrivavano di fronte parlottando a voce abbastanza alta, da far sentire a tutto il corridoio che cosa si stessero dicendo.
-Dolohov è impazzito ti dico- stava dicendo il primo; un omuncolo basso e tarchiato.
Il secondo uomo lo guardò un attimo, poi si mise a ridere -Cosa ha combinato stavolta?- chiese con voce roca, a differenza del suo compare questo era alto, meno di Blaise, ma comunque arrivava almeno al metro e ottanta ed era largo come un armadio.
Blaise abbassò gli occhi cercando di farsi notare il meno possibile mentre i due venivano verso di lui.
-Si è preso una sbandata per una delle prigioniere- gli disse il primo con tono confidenziale -tu sai che non si fermerà davanti a nulla pur di ottenere ciò che vuole-
-Tanto sono solo prigioniere, che vuoi che importi?- gli rispose il secondo alzando le spalle.
Blaise rabbrividì disgustato, conosceva Dolohov e i suoi strani gusti, era un uomo versatile alle ossessioni. Quando voleva qualcuna ne veniva ossessionato finché non la otteneva e la distruggeva. Sperava solo che non parlassero di Ginny, che era appena scomparsa dietro il corridoio.
-Infatti non importa, però la prigioniera è una ragazzina, avrà sedici anni!- sbottò il primo evidentemente disgustato, Blaise condivideva appieno il suo ribrezzo -insomma un po' di decenza potrebbe averla-
Blaise sussultò leggermente, sedici anni... era la stessa età di Ginny. Doveva assolutamente avvertire Draco al più presto.
L'altro rise di nuovo -Hai presente di chi parliamo? Dolohov non conosce la parola decenza-
I due uomini nel frattempo erano passati accanto a Blaise, che procedeva lentamente, non voleva attirare l'attenzione. I due gli fecero un cenno di saluto che lui ricambiò, poi continuarono a parlare.
-Ma chi è la ragazza?- chiese il secondo fin troppo incuriosito.
-Una certa purosangue, amica di Potter...- Blaise si fermò un secondo cercando di ascoltare il più possibile. -Bovenod oppure era Godwood...- il primo uomo si fermò un attimo a pensarci su, poi un'illuminazione parve cogliere i suoi occhi infossati -Lovegood! Ecco, è questo il cognome- rispose, battendosi una mano sulla fronte.
Blaise si sentì cedere le ginocchia, il respiro mozzo all'improvviso lo costrinse ad appoggiarsi pesantemente al muro con i palmi delle mani a sostenerlo. Lovegood... Luna era la prigioniera di cui parlavano. Luna era l'ossessione di Dolohov; non Ginny, ma Luna e lui l'avrebbe distrutta. Si costrinse ad ascoltare ancora, nonostante il battito furioso del suo cuore gli riempisse le orecchie.
-Non mi dice niente- rispose l'altro, ormai erano arrivati alla fine del corridoio -e adesso dov'è Dolohov?- chiese con evidente ilarità.
Il primo emise un altro verso di disgusto -L'ho incontrato prima, era tutto eccitato perché aveva visto il giovane Malfoy portare via l'altra prigioniera e visto che erano in cella insieme, deve aver dedotto che la Lovegood è sola. Credo sia andato nei sotterranei da lei, personalmente credo che...-
Il resto delle parole però fu smorzato dalla lontananza, i due svoltarono l'angolo e sparirono alla vista e all'udito di Blaise.
Il suo cuore batteva lento nelle sue orecchie assordandolo. La mano destra stava raggiungendo la tasca dei pantaloni in cui custodiva la bacchetta, l'arpionò stringendola convulsamente; mentre la rabbia sgorgava nelle sue vene come droga. Ne avevano bisogno le sue gambe che avevano iniziato a camminare, ne avevano bisogno le sue braccia e le mani con i pugni chiusi, ne aveva bisogno la sua mente per concentrarsi su quello che doveva fare e ne aveva bisogno il suo cuore per continuare a battere. Rabbia la compagna di cui Zabini aveva bisogno, tutta la rabbia per i mesi precedenti, la rabbia verso chi aveva rapito Luna, rabbia verso Draco che non glielo aveva ancora detto, rabbia verso se stesso perché si era ripromesso di proteggerla e non lo aveva fatto, infine provava rabbia per quel maiale che aveva osato pensare di poter toccare Luna. Era mosso dalla rabbia mentre correva, che bruciava, che corrodeva. Rabbia mentre di corsa scendeva le scale nel buio, giù sempre più giù fino alle segrete.
Rabbia che era divampavate come un fiammifero colmo di benzina, quando dieci minuti più tardi era davanti alla porta aperta di una delle tre celle. Rabbia esplosiva e totalizzante quando aveva visto un uomo che sbatteva al muro una ragazzina così minuta da sembrare una bambola.
***
-Ciao Bambolina, te lo avevo detto che avrei trovato un modo per entrare- ghignava compiaciuto Dolohov, mentre Luna completamente terrorizzata ed inerme veniva schiacciata contro la parete. Emise un verso strozzato quando la mano di lui si chiuse intorno alla sua gola soffocandola. L'altra mano era appoggiata sul fianco e stava lentamente risalendo fino a sfiorare la bordatura della canotta, introducendo poi la mano sotto la stoffa logora e sottile. Luna iniziò a dimenarsi per quanto potesse, nonostante le cure di Draco era ancora molto debole, iniziò a piangere mentre lui la guardava negli occhi sadico e soddisfatto di quello che stava facendo. Luna sentiva scottare in ogni parte toccata da quel verme, come se dell'acido le stesse corrodendo la pelle. La parete le graffiava la pelle già messa alla prova dalla furia di Bellatrix Lestrange.
-Lasciami...- sussurrò tra un singhiozzo e l'altro. Ma lui continuava a stringerla forte, facendole male. Poi la mano di lui che era sotto la canotta tirò e Luna sentì distintamente la stoffa che si lacerava e la schiena nuda che impattava con la pietra fredda, la felpa le era stata strappata via appena lui era entrato. Pianse di più dimenandosi come una pazza. Lui però non cedeva.
-Ti prego... ti prego...- sussurrò ancora singhiozzando. Disgustata da quelle mani sudicie che senza permesso le stavano toccando la pelle.
Dolohov la guardò e iniziò a ridere, la malizia ben visibile nei suoi occhi -Mi piace quando mi preghi- le sussurrò all'orecchio, Luna rabbrividì. Senza nessun preavviso l'uomo si staccò di poco, quello che bastava per toglierle la mano dalla gola e le sferrò uno schiaffo sulla guancia. La testa di Luna scattò di lato, ricordi di quando era stata rapita le tornarono alla mente, quello stesso schiaffo lo aveva ricevuto a casa sua.
Poi all'improvviso il peso del corpo del mangiamorte sparì e lei ricadde sul pavimento con un tonfo graffiandosi le ginocchia. Sentiva la guancia gonfia e dolorante e sapeva che ben presto le sarebbe comparso un livido. Alzò lo sguardo da terra e lo puntò sulla scena che aveva di fronte.
Una figura alta e larga quanto un armadio, aveva sollevato Dolohov e lo aveva scaraventato dall'altra parte della stanza. Adesso lo schiacciava contro il muro tenendolo sollevato per la gola.e puntandogli contro la bacchetta. Dolohov guardava il suo aggressore con un misto di paura e disprezzo.
Luna riusciva a vedere le vene del collo del mangiamorte, che iniziava ad annaspare per la stretta.
-Non osare toccarla- la voce gelida e furiosa, lo disse stringendolo di più contro il muro, mentre Dolohov muoveva frenetico le mani sulla presa che gli serrava il collo.
-Non ucciderlo- sussurrò Luna sforzandosi di controllare il proprio respiro.
L'aggressore si girò a guardarla, mentre con la mano teneva Dolohov ancora sollevato. Aveva la maschera dei mangiamorte premuta sul viso, ma gli occhi erano ben visibili alla Corvonero. Occhi di mare limpido come l'oceano. Si guardarono per un tempo quasi infinito, il grigio e il verdemare in un turbinio di batticuore e parole non dette.
La rabbia che ardeva in quegli occhi marini e l'indecisione, l'istinto omicida gli scorreva nel sangue e premeva famelico per uscire e sfogarsi; ma gli occhi di lei, quei dannati occhi avevano il potere di ammaliarlo e placarlo. Così come sabbia buttata sul fuoco lo sconosciuto si rigirò verso l'uomo che teneva inchiodato alla parete - Sparisci- gli disse. Un avvertimento e una minaccia, voce gelida e tagliente. Poi lo rimise giù.
Dolohov cadde in ginocchio annaspando in cerca di aria, poi si alzò e corse via come se avesse avuto un'orda di Auror alle spalle.
Il petto del ragazzo si alzò e abbassò velocemente, riprendendo il controllo di se stesso si diresse verso Luna.
Si inginocchiò, anche così era più alto di lei.
-Stai bene?- Luna sentiva la dolcezza nella voce di lui e la preoccupazione, ripuntò i suoi occhi in quelli mare del ragazzo.
-Adesso si- rispose in un soffio.
Lui si alzò un attimo andando a recuperare qualcosa dall'altra parte della stanza. La felpa di Ginny. Quando l'ebbe raccolta da terra, tornò indietro e la porse alla ragazza.
Luna si infilò la felpa senza fiatare, grata di sentire di nuovo la stoffa contro la sua schiena nuda.
-Grazie Blaise-
Il ragazzo si immobilizzò all'istante. Gli occhi marini che si allargavano per lo sconcerto.
-Come hai capito che ero io?- chiese lui stupito.
Luna sorrise, con uno di quei sorrisi che facevano sciogliere il duro cuore di Blaise Zabini e lo facevano crollare in mille pezzi. Alzò una mano tremante e la portò sulla nuca del moro, che non osò muoversi, mentre tutti i muscoli gli si irrigidivano. Prese il laccio con le dita e tirò, con l'altra mano prese la maschera e delicatamente la sfilò via. Il viso del moro le apparve davanti, bellissimo come sempre, ma c'era una sorta di muta consapevolezza nei suoi lineamenti che lo rendeva ancora più meraviglioso. Gli mise una mano sulla guancia e lui chiuse gli occhi come assaporando quell'attimo, prima di riaprirli e ripuntarli su di lei.
-Riconoscerei i tuoi occhi ovunque- gli disse, ma le tenebre la reclamarono prima che potesse sentire la sua risposta.
***
SPAZIO A ME
Ok il capitolo è troppo lungo per come l'ho pensato, perciò l'ho diviso in due. Vi ringrazio a quei pochi a cui piace il sequel. Ho deciso che per velocizzare la storia pubblicherò il GIOVEDÌ/VENERDÌ e la DOMENICA/LUNEDÌ se non riesco a pubblicare il capitolo il giovedì e la domenica.
Miei Gorgosprizzi un bisoux per voi 😘😘
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