Fuga dal Malfoy Manor
-Tu non mi hai detto nulla!- Blaise era semplicemente furioso, mentre il suo migliore amico di fronte a lui se ne stava con le spalle appoggiate alla parete e lo guardava dritto negli occhi.
Draco Malfoy aveva solo leggermente le guance rosse, unico segno che avesse perso il suo innato autocontrollo per alzare la voce contro il moro che non si dava tregua.
-Ti ho già detto...- riprovò il biondo ad interromperlo, ma Blaise non ne voleva proprio sapere.
-Lei era sola in quella cella. Porco Godric! Hai idea di quello che le poteva succedere? L'ho trovata che praticamente quel verme schifoso si stava per approfittare di lei!-
Si Blaise Zabini era decisamente furioso e Draco non lo aveva mai visto così arrabbiato prima.
-Blaise diamine! Te lo avrei detto ma dovevo portare la Weasley...-
-Nella stanza delle torture! Chiaro; eseguivi i tuoi ordini- sputò lui acido.
Draco si sentì punto nel vivo -questo è un colpo basso Zabini perfino per te-
Il serpeverde guardò il suo amico, gli occhi erano trasparenti come vetro e il peso del mondo sembrava gravargli sulle spalle; probabilmente era proprio così.
-Draco sono nervoso parlo a vanvera. Lascia stare- il moro prese un gran respiro -è che se penso a cosa poteva succedere io...-
-Lo so, ho capito. Ma io lo avevo scoperto poco prima di te. Non avevo idea che ci fossero la Weasley e la Lovegood in cella- la voce era ferma, nonostante la rabbia che iniziava a montare dentro accendendogli ogni nervo del corpo.
-Perché non le hai fatte scappare?!- gli chiese Blaise nella voce una piccola accusa.
Draco lo fulminò e se fosse stato un incantesimo Blaise era certo che sarebbe morto lì davanti a lui.
-Credi che non ci abbia provato?! Quelle due sono testarde. Non vogliono scappare per paura che possano ucciderci-
Draco Malfoy e Blaise Zabini stavano discutendo almeno da un'ora. Quando Draco era andato nella sua stanza per parlare alle prime luci dell'alba con Ginevra al seguito, Blaise si era improvvisamente ricordato di essere incavolato nero. Così si erano chiusi nel bagno della camera insonorizzandolo per non svegliare Luna e Ginny, ancora debole per le torture, che dormivano beate nel letto.
-Quindi cosa dovremmo fare? Riportarle in cella e basta? Guardare mentre le torturano?!- Blaise alzò un po' di più la voce, perché solo l'idea che Bellatrix Lestrange potesse di nuovo toccare Luna con un dito lo mandava in bestia.
-Questo è quello che vogliono finché non ci facciamo venire un'idea che non implichi la morte di nessuno- Draco Malfoy era il ritratto dell'esasperazione, Blaise notava più che palesemente le ossa degli zigomi svettare sul viso pallido e magro. Troppo magro -Blaise non lo sapevo, devi credermi- gli disse di nuovo lui guardandolo.
Blaise prese un bel respiro cercando di far scemare la rabbia che sentiva ribollirgli dentro. Sapeva che Draco non gli avrebbe mai raccontato bugie, non quando si trattava di qualcosa di così grave, ma l'irrazionale furia che lo aveva colto non accennava a lasciarlo stare.
-Ti credo- disse infine -è solo che penso di essere ancora incavolato con quel maiale di Dolohov-
Draco non ribattè perché non trovava nulla di sensato da dire. Nei recessi della sua memoria sentiva di capire appieno Blaise, il problema è che non ricordava il perché.
-Dobbiamo parlare con loro- disse infine . Blaise annuì e insieme uscirono dal bagno.
Dopo aver insonorizzato anche il resto della camera i due ragazzi si avviarono al letto. Ginny dormiva a pancia in giù i capelli rossi fuoco erano sparpagliati su tutto il cuscino e alcuni le erano caduti sul viso rilassato. Luna invece dormiva rannicchiata come una bambina, i lunghi capelli biondi le facevano da cuscino alla guancia destra, sembrava ancora più piccola di come fosse in realtà. Blaise provò un irrefrenabile moto di affetto, guardarla in quella posizione gli faceva tenerezza in modo incredibile; poi il ricordo della notte appena trascorsa con lei tornò a farsi vivo lasciandogli un piacevole calore in tutto il corpo.
Ormai aveva deciso di smetterla di combattere il suo desiderio; voleva lei, voleva proteggerla e stare con lei il solo pensiero di lasciarla di nuovo sola lo logorava. Alla fine si era rassegnato al fatto che i sentimenti non potevano essere combattuti andavano accettati, anche se a volte non rispettavano i piani.
Si avvicinò a lei e sedendosi delicatamente le sfiorò una guancia con una mano, prima di chinarsi e baciarle delicatamente le labbra. Luna si era donata a lui così teneramente che si meritava solo dolcezza da parte del serpeverde. La Corvonero fece una smorfia strizzando gli occhi, poi piano gli aprì cauta, erano ancora pesanti per il sonno mentre abituava le iridi alla luce tenue dell'alba e li puntava direttamente sul ragazzo che aveva di fronte.
-Buongiorno- gli disse lui sorridendo. Luna si alzò a sedere sfregandosi un occhio, Blaise trattenne a stento un sorriso da ebete; era bellissima anche la
mattina appena sveglia e sembrava ancora più innocente di quanto già non fosse.
-Buongiorno- gli rispose lei ricambiando il sorriso, con la voce impastata dal sonno -è molto presto-
-Lo so, non vorrei svegliarti, ma dobbiamo parlare- nel mentre Blaise le accarezzò i capelli cercando di infonderle sicurezza.
Draco aveva guardato tutta la scena, mentre sentiva il cuore stringersi in una morsa; non di gelosia; ma di aspettative e sogni infranti. Sentiva come se avesse desiderato svegliarsi così accanto a qualcuno, ma non sapeva chi ci dovesse essere con lui.
Draco si inginocchiò di fianco alla figura di Ginny Weasley che sonnecchiava tranquilla, era pallida e i segni delle torture non se n'erano ancora andati dal suo viso.
-Weasley avanti sveglia- le disse piano scuotendola.
Ginny socchiuse gli occhi, tutto il corpo era in fiamme anche se non era nulla in confronto a prima della pozione che Draco le aveva dato la sera prima.
Si tirò indietro i capelli incrociando gli occhi argento di Malfoy.
-Che c'è? - chiese con voce rigida, l'espressione del grifone non gli piaceva per nulla. Si mise a sedere a fatica e una mano piccola e delicata andò subito a posarsi sulla sua. -Luna- disse la rossa sorridendo e stringendole la mano in cerca di conforto. Lei le sorrise di rimando.
I due ragazzi le stavano guardando, si scambiarono un'occhiata prima di sistemarsi a sedere sul letto.
-Dobbiamo parlare- esordì Blaise con tono serio. Le due amiche distolsero immediatamente l'attenzione da loro per puntare gli occhi su di lui.
-Di cosa?- chiese Luna con la sua voce dolce e delicata.
-Di voi e delle celle...-
-Si io non credo sia una buona idea rimandarvi laggiù- proruppe Blaise interrompendo il suo migliore amico.
Ginny abbassò lo sguardo, aveva una voglia matta di acconsentire e di non tornare più in quel posto lugubre, ma sapeva anche che avrebbe condannato a morte i due ragazzi che aveva davanti.
C'era silenzio fra loro, la tensione si poteva tagliare con il coltello, le torture condivise da Luna e Ginny pesavano come macigni sulle coscienze dei due ragazzi che in fondo non sapevano come risolvere il problema. A sorpresa di tutti però fu proprio la timida Luna a parlare.
-No- rispose con forza, mentre Ginny la guardava sbalordita, Luna non aveva mai preso posizione, mai avrebbe controbattuto qualcuno che voleva il suo bene e mai si era imposta su qualcuno; ma questa volta non poteva proprio permettersi di sacrificare loro, lui... -no, non posso permettere che voi, che tu- disse indicando Blaise -ti sacrifichi per me, non esiste- finì rossa in viso.
-Se non vi tiriamo fuori potrebbero uccidervi lo capite?- le rispose Draco lugubre.
-Luna ha ragione- intervenne Ginny, la voce era flebile ma manteneva quella forza vulcanica che la contraddistingueva -se non sarete voi a riportarci in cella, ci andremo da sole. Sapete perfettamente che abbiamo meno possibilità di arrivarci vive se non ci aiutate-
Blaise sbuffò girandosi verso il suo migliore amico -Avevi ragione- sospirò -sono davvero testarde-
-Io te l'avevo detto- gli sussurò il biondo alzando le mani in segno di resa.
***
Harry, Ron ed Hermione si erano appena materializzati in un bosco ancora più fitto del precedente. Avevano deciso di trasferirsi per evitare i ghermidori; dov'erano prima ce n'erano troppi.
Si guardarono intorno, il bosco era scuro ed emanava un'aurea di inquietudine. Era lugubre e sinistro, per niente invitante.
-Dobbiamo per forza rimanere qui?- chiese Ron restio.
-Solo per questa notte- gli rispose schietto il suo migliore amico che stava già provvedendo a tirare fuori la tenda.
-Sembra già notte- farfugliò il rosso, anche se indicativamente doveva essere tarda mattina. Tra i tre aleggiava ancora il dolore della perdita, quello che faceva salire la tensione alle stelle.
-Io faccio gli incantesimi- intervenne Hermione allontanandosi dai due. Ron la guardò un attimo, poi riportò l'attenzione su Harry. Si chinò per aiutarlo ad estrarre la tenda che sembrava incastrata.
-Credi davvero che sia una buona idea? Rimanere qui intendo- chiese al suo migliore amico.
Lui si fermò un attimo guardando Ron -Credo sia l'unica valida per il momento- rispose per poi tornare ad armeggiare con la tenda - sai Ron, a volte ho paura di aver intrapreso un viaggio che non ci condurrà a nulla-
sospirò rassegnato -avrei preferito che Silente mi avesse lasciato più indizi concreti. Invece ci ritroviamo con un bigliettino in codice indecifrabile e mille domande senza risposta- sbuffò infastidito dalla situazione.
-Io credo che la soluzione sia vicina Harry, dobbiamo essere fiduciosi. Altrimenti non so proprio che ne sarà di noi- rispose Ron sorridendo, Harry incrociò il suo sguardo e sorrise.
Poi si rimisero a litigare con la tenda che proprio non ne voleva sapere di aprirsi; dopo svariati minuti di tentativi falliti Ron ed Harry si stavano giusto per arrendere, quando un grido soffocato li distrasse facendoli scattare subito la testa in alto.
I due ragazzi si alzarono dirigendosi immediatamente verso il punto da cui avevano sentito la voce. Si mossero cauti e senza far alcun rumore e al di là di un banco di cespugli, nell'ombra, intravidero una figura alta e larga che ne teneva stretta una più piccola e delicata.
Ron sentì al suo fianco Harry stringere convulsamente i pugni; mentre lentamente estraeva la bacchetta. La figura era girata di lato e non si era accorta della presenza dei due ragazzi. Così Ron, facendo un cenno ad Harry di rimanere fermo, fece un passo avanti puntando la bacchetta verso l'uomo.
-Stupeficium- sussurrò, ed un lampo di luce centrò in pieno la schiena dell'uomo che cadde a terra svenuto.
La figura più piccola si levò subito da lì iniziando a correre verso Ron, solo quando fu più vicino i due ragazzi riconobbero il viso di Hermione stravolto.
-Dobbiamo andarcene subito! Non era solo- disse afferrando Ron per la manica ed iniziando a correre.
I tre cominciarono a correre, Ron sentiva dietro di sé gli scricchiolii di foglie e rami che venivano schiacciati da altri piedi che non erano i loro. Si voltò solo un attimo e riconobbe la classica divisa da ghermidore di uno dei suoi inseguitori. Lampi di luce gli volavano attorno mentre correva così veloce che i polmoni iniziarono a bruciargli dallo sforzo. Evitava incantesimi per un soffio e ne sferrava quanti ne poteva e con la maggior precisione possibile. Qualcuno andò a segno, ma i ghermidori parevano moltiplicarsi come funghi; se ne colpiva uno ne spuntavano due da dietro un altro albero.
Vide Hermione correre davanti a sé agile tra le radici e poi Harry che veniva sfiorato da un lampo di luce rossa; fu un attimo solo, ma bastò per distrarlo. Un incantesimo d'incarcerazione gli arrivò dritto ai piedi; Ron cadde a terra con un tonfo.
Gli altri due si fermarono e fecero per tornare indietro.
-No!- urlò Ron -continuate a correre, andate via!-
Pregava che gli dessero ascolto, sperava con tutto se stesso che se ne andassero, lui avrebbe trovato il modo di scappare; ma i due non sembravano volersene andare, mentre le voci dei ghermidori si facevano sempre più vicine.
-Ron...- sussurrò Harry trattenuto da Hermione per un braccio.
Il rosso strinse i denti, mentre vedeva una figura apparire di corsa tra gli alberi -Ce la farò- disse, si guardarono un attimo negli occhi poi Harry ed Hermione si rimisero a correre e Ron pregò che non li prendessero.
-Guarda, guarda dove credevi di andare eh?- gli chiese uno degli uomini che lo aveva raggiunto -credi che non prenderemo anche loro? Ti sbagli di grosso- concluse lui alitandogli in faccia e alzandolo di peso da terra. Ron cercò di divincolarsi, ma senza successo i piedi incatenati non lo aiutavano per nulla . Il ghermidore lo strattonava in malo modo e gli incatenò anche le mani, poi lo spinse, levandogli le
catene dai piedi e costringendolo a camminare verso la parte di bosco ancora più fitta.
La stretta del ghermidore era ferrea e gli serrava le braccia senza pietà. Ron aveva cercato di liberare le mani, ma più ci provava più le catene si stringevano attorno i suoi polsi; li sentiva bruciare sotto il ferro rovente. L'uomo lo aveva trascinato verso una piccola radura illuminata da un leggero fascio di luce. Intorno a lui c'erano altri cinque uomini.
-Dove sono gli altri due?- chiese il suo carceriere burbero.
-Ci sono scappati- gli rispose uno dei cinque, un uomo alto e magro come un chiodo.
Ron sentì la presa stringergli ancora di più il braccio. Trattenne un verso di dolore continuando a camminare impacciato tra le radici. Il suo assalitore poi lo spinse con forza facendolo cadere in ginocchio.
Gli prese con una mano i capelli e gli fece alzare il viso su di lui. Il ghermidore aveva capelli lunghi raccolti e occhi talmente azzurri da sembrare bianchi e inumani, la barbetta gli cresceva disordinata sul viso. Puzzava di alcol e marciume. Ron lo guardava con disprezzo e disgusto, mentre l'uomo gli stringeva i capelli tirandoli a tal punto, da temere che glieli avrebbe staccati.
-Dove sono i due che erano con te?- gli chiese l'uomo minaccioso.
Ron continuava a guardarlo senza dire una parola, negli occhi ardeva il suo coraggio e una scintilla di sfida.
-Non vuoi parlare eh?- chiese il suo aguzzino chiaramente compiaciuto. All'improvviso potente e inaspettato il suo pugno destro arrivò alla mascella di Ron che cadde pesantemente al suolo sputando sangue dalla bocca. Il grifone rimase steso, cercando di riprendere il controllo del suo corpo, mentre un'altro sputo pieno di sangue usciva dalla sua bocca.
Si sentì riafferrare i capelli, e lo stesso uomo di prima lo sollevò riportandolo in ginocchio di fronte a lui. Intorno i suoi scagnozzi sogghignavano di gusto.
-Te lo chiedo di nuovo, dove sono i due che erano con te?- chiese stavolta con una punta di impazienza nella voce. Ron lo guardò e basta senza emettere un suono, sarebbe morto piuttosto che tradire i suoi amici.
-Che ragazzino testardo- proruppe l'uomo assestandogli un'altro pugno, stavolta nello stomaco. Ron si piegò su se stesso, mentre il dolore gli toglieva il respiro, ma non osò fiatare. Di nuovo il suo aguzzino gli tirò su la testa. Il grifone respirava a fatica, mentre la guancia lesa prendeva a pulsagli dolorosamente; sentiva la mandibola fargli male e un lento rivolo di sangue colargli dalle labbra spaccate.
-Te lo chiedo per l'ultima volta- stava dicendo l'uomo, che ora si era abbassato alla sua stessa altezza guardandolo come se fosse un reietto -Dove sono gli altri due?- Ron aprì la bocca, ma non disse nulla, guardò l'uomo che aveva davanti con puro odio poi gli sputò in viso, un misto di saliva e sangue, continuando a guardarlo con sfida.
L'uomo parve essere sorpreso per un attimo, poi si pulì piano il viso e la rabbia lo travolse come una marea; tirò un potente schiaffo in faccia a Ron la cui testa scattò di lato -Sei morto ragazzino- gli sibilò minaccioso, rigirandogli la testa e stringendo di più la presa sui suoi capelli, puntandogli la bacchetta alla gola.
Ron si rese improvvisamente conto che sarebbe morto, non avrebbe più potuto vedere la sua famiglia, né avrebbe potuto più rivedere i suoi amici, non avrebbe più mantenuto la sua promessa. Il suo pensiero andò a lei che lo stava aspettando ad Hogwarts, a lei a cui aveva promesso che sarebbe tornato, a lei con i suoi capelli corvini e i suoi occhi neri come la notte, lei con la sua pelle bianca come porcellana, lei la stronza per eccellenza ma che era la sua stronza. La sua Pansy.
'Non posso mantenere la promessa' pensò 'perdonami se puoi'.
Poi il lampo di luce lo colpì.
***
Ginevra Weasley era di nuovo davanti a quella maledetta porta di legno scuro. Di nuovo, Draco Malfoy era al suo fianco. Ripeté a se stessa che doveva farlo, le torture del giorno prima si facevano ancora sentire, ma grazie al biondino non le facevano troppo male; l'avevano solo indebolita un po'. Entrò in quella stanza; come il giorno prima Bellatrix stava esaminando la sua bacchetta con un'interesse quasi maniacale. Quando la porta si richiuse alle sue spalle Ginny trattenne un sussulto e l'attenzione di Bellatrix Lestrange era su di lei.
-Fuori Draco- disse la Lestrange indicando la porta al biondo che, stringendo convulsamente i pugni, uscì rigido dalla stanza.
Rimaste sole Bellatrix la guardò negli occhi e Ginny rabbrividì. Quei due pozzi neri non avevano più nulla di umano, non c'era nulla che facesse intendere che sapesse cosa stava facendo. Era completamente folle, non c'era nessuna ragione logica dietro al comportamento di Bellatrix che ora le stava girando intorno studiandola dall'alto in basso.
All'improvviso le arpionò un braccio con presa ferrea, conficcandole le unghie nella carne. Ginny si morse il labbro per evitare di emettere alcun suono.
-Chi ti ha curata?- chiese la donna con voce minacciosa.
Ginny trattenne a stento un verso di sorpresa. Draco non le aveva tolto i graffi ne i lividi, le aveva solo curato le lesioni interne e il dolore, non riusciva a capire come Bellatrix Lestrange avesse potuto scoprirlo.
-Nessuno- disse con forza, rimanendo perfettamente immobile.
-Nessuno?- chiese lei, sembrava delusa dalla risposta. Fu così che il primo cruciatus raggiunse Ginny in pieno petto facendola piegare in due dal dolore. Si morse ancora più forte il labbro, per impedirsi di piangere, mentre gridava. Sentiva il corpo andare a fuoco e gli organi premere per uscire. Quando l'effetto finì, Ginny si ritrovò in ginocchio sul pavimento le spalle le tremavano, faticava a respirare e sentiva le forze che via via l'abbandonavano. Nonostante tutto però si alzò di nuovo in piedi. Bellatrix Lestrange le era di fronte, un sorriso sadico le si era dipinto in volto, mentre iniziava a gustarsi l'inizio di quella sofferenza.
La musicalità delle grida di dolore la mandava su di giri.
-Ma guardala la nostra grifondoro. Traditrice chi ti ha curato?- chiese sempre più sorridente.
-Nessuno- rispose ancora Ginny stringendo i denti. Il secondo cruciatus le arrivò ancora più potente del primo. Ma per Bellatrix non era abbastanza. Ginny era di nuovo in ginocchio che si contorceva e gridava.
-Chi ti ha curato? Dove sono Harry Potter e i suoi amici?- le chiese la donna con voce altalenante, mentre Ginny era stesa a terra in preda agli spasmi dovuti al cruciatus.
-Nessuno...- si fermò per riprendere fiato -nessuno mi ha curato e non so dove siano... Harry e gli altri- rispose a fatica ansimando per il dolore lancinante che pareva volerle spezzare la spina dorsale.
Bellatrix non era per niente soddisfatta della risposta infatti il terzo e il quarto cruciatus arrivarono insieme dritti in due punti diversi facendole mancare il respiro, Ginny questa volta non riuscì a rialzarsi da terra, mentre si dibatteva e urlava. Le sembrava di essere bruciata viva, come se Bellatrix le stesse carbonizzando con sadica lentezza ogni parte del corpo. Respirava a fatica mentre le lacrime le solcavano le guance e andavano ad infrangersi sul pavimento.
Bellatrix rise divertita dalla ragazza in preda agli spasmi, accasciata in ginocchio davanti a lei.
-Devi solo dirmi chi ti ha curata e io ti lascierò in pace- le disse ridendo.
Ginny non credette ad una parola.
-Nessuno mi ha curato- rispose ancora con un filo di voce.
Il quinto cruciatus le colpì le ossa, le sentiva sgretolarsi lasciandola senza forze in ginocchio davanti a quella bastarda di una mangiamorte.
-Allora dimmi dov'è Harry Potter?-
Le lacrime continuavano a rigarle le guance, ma lei le portava con fierezza la testa era abbassata verso il pavimento mentre la donna le incombeva sopra. Bellatrix le afferrò i capelli tirandoli e facendole alzare il viso.
-Rispondi- le sibilò.
Ginny la guardò senza smettere di piangere in silenzio, sarebbe stata forte -Non lo so- rispose ancora in un sussurro. Doveva resistere. Doveva.
Bellatrix le lanciò il sesto cruciatus e Ginny credette di star per morire, mentre un altro urlo le usciva prepotente dalla bocca. il suo corpo come la sua anima le si stavano sgretolando davanti agli occhi.
Al settimo cruciatus Ginny era ormai certa che sarebbe morta. Bellatrix rideva a crepapelle sopra di lei e la sua voce da bambina riempiva l'intera stanza. Le orecchie di Ginny non sentivano altro mentre si contorceva per il dolore e piangeva.
Consapevole della sua fine Ginevra ripensò alla sua famiglia e ai suoi amici, avrebbe tanto voluto rivederli. Poi pensò ad Harry, il suo dolce Harry; talmente ingenuo che anche se era palese che lei lo stesse amando, lui non se n'era comunque mai accorto. Avrebbe dato tutto pur di risentire le sue labbra un'ultima volta.
-Ora basta!-
Una voce che Ginny conosceva fin troppo bene irruppe nella stanza con forza. La rossa era inginocchiata con la schiena completamente incurvata verso terra incapace di rialzarsi, ma era ancora cosciente e pregava che non fosse lui il ragazzo che era appena entrato. Perché se lui fosse morto Hermione ne sarebbe uscita devastata.
-Come?- chiese Bellatrix distogliendo lo sguardo da Ginny -come osi?- chiese minacciosa avvicinandosi al ragazzo.
Draco Malfoy non si mosse da dov'era; sua zia aveva tutte le intenzioni di ucciderlo, doveva inventarsi una bugia e anche alla svelta.
-Zia...- iniziò cauto abbassando la voce -se continui così la ucciderai e lei ci serve ricordi? Deve dirci dov'è Potter, perché sicuramente lo sa- finì sperando che sua zia gli credesse.
Bellatrix parve pensarci un attimo, guardò prima la ragazza inginocchiata a terra, poi suo nipote; un lampo di comprensione passò nei suoi occhi folli; poi sorrise.
-Hai ragione Draco. Ho già ottenuto le informazione che mi servivano oggi- disse sorridendo ancora, Draco deglutì impercettibilmente.
Bellatrix stava per dire altro, quando un altro mangiamorte bussò timoroso alla porta.
La donna gli fece un cenno e quest'ultimo entrò, aveva una faccia da funerale, era chiaro che avrebbe preferito di gran lunga un incontro ravvicinato con un'orda di Auror, piuttosto che stare nella stessa stanza con Bellatrix Lestrange.
-Signora Lestrange mi dispiace interromperla...- iniziò questo torcendosi le mani -ma al piano di sotto sono arrivati i ghermidori di Scabior...-
-E ti sembra il caso di interrompermi per una sciocchezza simile?!- tuonò la donna con la bacchetta già puntata sull'uomo.
Lui deglutì visibilmente impaurito -N...no signora però dice che ha trovato Harry Potter e i suoi amici, Ronald Weasley ed Hermione Granger. Vi aspetta nel salone-
Draco Malfoy trattenne a stento un verso di sorpresa, mentre il cuore gli precipitava verso il basso. Hermione... non la vedeva da quella notte sulla torre di astronomia; chissà cosa pensava di lui adesso, dopo aver visto il marchio contorcersi e dopo la morte di Silente. Come poteva permettersi di specchiarsi nelle sue iridi piene di delusione? Come avrebbe potuto sopportare il suo sguardo?. Era estremamente frustrante; sentiva di essere legato a lei ma non sapeva da cosa; ed ora lei si trovava in casa sua e alla mercé di sua zia. Strinse forte i pugni cercando di controllare ogni suo movimento, per evitare di rinchiudere sua zia in quella stanza, impedendole così di scendere al piano di sotto.
Bellatrix Lestrange lo stava osservando con la coda dell'occhio e sorridendo compiaciuta, riportò l'attenzione sull'uomo -Sarà meglio controllare. Draco vieni con me, ma prima porta quella traditrice del suo sangue in cella- poi sua zia uscì dalla stanza ridendo di gusto.
***
Bellatrix entrò nel salone, dietro di lei Draco Malfoy camminava rigido, aveva appena lasciato Ginny in cella con Luna; Blaise stava provvedendo a curarla a tempo di record.
I tre ragazzi di cui aveva parlato il mangiamorte se ne stavano nel fondo, trattenuti dai ghermidori.
Bellatrix lo osservò; quello dai capelli rossi era inerme tra le braccia di un uomo alto e muscoloso, era totalmente inutile ai suoi scopi.
-Quello...- disse indicando Ron -gettatelo in cella- disse prima di tornare a guardare attentamente gli altri due.
Il ghermidore che aveva il corpo di Ron in braccio si avviò verso le segrete incespicando di tanto in tanto; poi sparì alla vista di Hermione ed Harry che a stento si stavano trattenendo dal dimenarsi per raggiungerlo. Lo avevano salvato dall'Avada Kedavra ma la potenza dell'impatto lo aveva tramortito e loro si erano fatti scoprire; non lo avrebbero mai lasciato nelle mani dei ghermidori.
Bellatrix si avvicinò ancora fino a che non la distanziò un solo passo dai prigionieri. Osservò attentamente il ragazzo dai capelli neri, aveva il volto gonfio come un pallone e gli occhi infossati, rughe profonde gli solcavano la fronte e le guance. Sembrava appena uscito da una stanza delle torture oppure, pensò Bellatrix, era reduce da un incantesimo. Certo non di uno lanciato da un ghermidore.
Spostò lo sguardo sulla ragazza e la riconobbe immediatamente; quella era la sangue marcio amica di Potter.
-Sei stata tu non è vero?- le chiese avvicinandosi a lei.
Hermione trattenne il respiro, sentiva il sussurro di Bellatrix penetrarle la carne. Aveva paura, solo un pazzo non ne avrebbe avuta. Bellatrix le si avvicinò ancora prendendola per i capelli -Sei stata tu?- le chiese ancora. Hermione non rispose continuando a guardare ostinatamente la donna negli occhi.
-La sua bacchetta- chiese e subito Scabior, il capo dei ghermidori, le passò il legno della ragazza. Adesso gli occhi di Hermione erano puntati sulla sua bacchetta, il terrore era ben visibile dalla postura di tutto il suo corpo ad un occhio amico; a degli estranei poteva sembrare invece che non temesse nulla.
-Ecco! Gli hai scagliato una fattura. Furba, ma non abbastanza- le disse Bellatrix ridendo per poi portare la sua attenzione sul ragazzo che doveva essere Harry Potter. All'improvviso le risate della mangiamorte si bloccarono; gli occhi neri erano puntati dritti verso un ghermidore che era apparso alle spalle di Harry.
-Dove hai preso quella?- chiese la donna, una minaccia velata nella sua voce da bambina e... non era possibile, Quella nota acuta nella voce di Bellatrix Lestrange era forse terrore? Hermione avrebbe potuto giurare di si.
-L'ho presa dalla borsetta della ragazza...- le stava rispondendo il ghermidore.
Harry alzò lo sguardo incrociando gli occhi argento di Draco Malfoy. Il ragazzo se ne stava in fondo alla stanza con i pugni talmente chiusi da far sbiancare le nocche, non osava muoversi mentre seguiva sua zia come un radar, distogliendo l'attenzione da lei solo per guardare di sfuggita Hermione.
Draco sentendosi osservato alzò il capo e guardò il moro, la mano stava correndo alla sua bacchetta, ma Harry scosse impercettibilmente la testa. 'Non fare nulla, non ancora. Devo raggiungere Ron' pensò sperando che Draco avesse la prontezza di leggergli la mente. Il biondo annuì poco dopo e riportò la mano al suo posto.
Hermione dal canto suo era perfettamente immobile, tentava di evitare lo sguardo di Draco Malfoy come se fosse stata la peste nera. Il suo cuore aveva saltato un battito quando lo aveva visto entrare dal portone della sala, poi prepotenti il dolore e la rabbia le avevano offuscato la mente.
Si costrinse a riportare la sua attenzione su Bellatrix, anche se la rabbia nei confronti di Draco non l'aiutava affatto.
-...adesso è mia però- finì l'uomo soddisfatto. Tra le mani teneva stretta la spada di Godric Grifondoro scintillante e perfettamente pulita.
Bellatrix pareva aver ingoiato degli aghi, la sua espressione era un concentrato di pura furia, quando estrasse la bacchetta e in un colpo solo atterrò il ghermidore e chiunque osasse mettersi in mezzo; facendo roteare il suo legno agilmente e scagliando lampi di luce senza pietà, accompagnati dalle sue grida psicopatiche.
-Portate questo qui in cella!- urlò isterica mentre a grandi passi si dirigeva verso Hermione -lasciateci fare una chiacchierata da donna a donna!- finì talmente vicina al viso della ragazza che Hermione potè sentire il fiato di lei sfiorarle le guance. Deglutì, mentre Harry veniva trascinato via e Bellatrix l'afferrava per i capelli sbattendola a terra.
Un verso soffocato irruppe dal fondo della sala quando Bellatrix le lanciò il primo cruciatus che le spaccò a metà la testa. Hermione gridò come non aveva mai fatto prima, gridò finché non ebbe più aria nei polmoni che le bruciavano corrodendole ogni organo interno. A quella vista, Draco Malfoy non fu più capace di trattenersi si slanciò in avanti con la bacchetta spianata contro sua zia e una furia cieca che gli annebbiava ogni senso.
Bellatrix rise -Immobilus- gridò e Draco si fermò immediatamente sul posto. Hermione a pochi metri da loro si stava faticosamente rimettendo in ginocchio; alzò lo sguardo incrociando gli occhi argento di lui e rimase di sasso quando vide Bellatrix Lestrange puntare la bacchetta dritta alla gola del nipote.
-nipotino caro...- gli stava dicendo Bellatrix con un sorriso sadico ad incorniciarle il volto pallido -non è stato saggio da parte tua farmi intravedere i tuoi sentimenti per lei-
Draco guardava sua zia con un misto di disgusto e paura; non per sé ma per Hermione. -me ne sono accorta poco fa quando mi hai interrotto mentre torturavo la traditrice del suo sangue. È amica sua vero? Una Weasley- sputò come se fosse un insulto della peggior specie.
Hermione produsse un verso soffocato -Ginny...- sussurrò tenendosi stretta le mani al petto per impedirsi di cadere in mille pezzi. Ginny era al Manor, era stata torturata e chissà se era ancora viva; una piccola scintilla di speranza accese il cuore morto di Hermione.
-Zitta!- le gridò subito Bellatrix puntandole la bacchetta addosso -Crucio!- e la seconda scarica di torture le arrivò fin dentro le ossa; Hermione iniziò subito a contorcersi sul pavimento urlando a suquarcia gola, mentre calde lacrime le rigavano le guance bruciando come acido. Si sentiva come se stesse andando a fuoco lentamente, così che potesse sentire ogni parte del suo corpo morire piano.
-SMETTILA! BASTA!- sentì Hermione come da lontano; la voce di Draco Malfoy le arrivava ovattata alle sue stesse orecchie.
Bellatrix stava ridendo, mentre il terzo e il quarto cruciatus si abbatterono su Hermione come una marea distruttiva, lei si contorse ancora gridando e pregando in silenzio che tutta quella tortura avesse fine.
Bellatrix si spostò poi su di lei a cavalcioni bloccandola a terra, nella mano le balenava minaccioso un pugnale. Hermione era già debole per poter in un qualche modo controbattere.
-Dimmi come avete fatto a rubare la spada dalla mia camera!?- le chiese Bellatrix in un sussurro per niente amichevole.
-Zia lasciala andare!- gridò di nuovo Draco mentre la rabbia lo pervadeva in ogni vena; si impossessava di ogni tendine e nervo del suo corpo ribollendo e travolgendolo creando così una furia talmente potente e distruttiva che anche Bellatrix Lestrange avrebbe dovuto aver paura.
D'altronde si sa che non bisogna giocare con i serpenti, soprattutto se hanno la ferocia dei leoni.
Bellatrix però non ascoltava il nipote stava a cavalcioni su Hermione con uno sguardo omicida e folle.
-Come avete fatto ad entrare alla Gringott!? -chiese ancora più infuriata di prima.
Hermione sentiva il peso della donna addosso, mentre le lacrime le solcavano calde le guance e il terrore si propagava in ogni parte di lei -Non ci siamo entrati!- rispose tra i singhiozzi.
Bellatrix per niente soddisfatta dalla risposta le alzò prepotentemente la manica sinistra della maglietta e con il pugnale si mise ad incidere qualcosa. Hermione gridò dimenandosi sotto il suo peso, mentre sentiva la pelle aprirsi e i rivoli di sangue caldo colarle lungo il braccio.
Sentì come da lontano Draco Malfoy che urlava qualcosa e Bellatrix che alzava la testa di scatto lanciando un cruciatus a suo nipote. Hermione sentì il proprio cuore sprofondare quando vide il biondo contorcersi su se stesso cadendo in ginocchio sul pavimento.
Il battito parve fermarsi quando anche il secondo cruciatus raggiunse il ragazzo che gridò ansiamando, sempre in ginocchio. Poi Bellatrix gli lanciò un altro incantesimo e Draco Malfoy già impossibilitato a muoversi fu avvolto da catene ben strette e un pezzo di quello che sembrava nastro adesivo, magico, premuto a tappargli la bocca.
-La tua voce stava iniziando a stancarmi- si giustificò sua Zia con aria quasi innocente; Draco la fulminò sempre più arrabbiato, si sentiva come un vulcano pronto ad eruttare devastante e istantaneo.
-Tornando a noi signorina...- fece la donna compiaciuta -dimmi come avete fatto ad entrare nella mia camera alla Gringot e magari ti lascerò sopravvivere- finì ridendo.
-Non...- sussurrò Hermione respirando a fatica -non ci siamo... entrati- ripeté esausta mentre Bellatrix la schiacciava contro il pavimento e il pugnale tornava ad inciderle il braccio sinistro. Un altro urlo più agghiacciante del primo la scosse mentre il bruciore al bracco sembrava divorarla, Hermione voltò la testa verso Draco che si dimenava cercando di liberarsi. Alzò piano gli occhi su di lui e ad accoglierla ci furono subito le sue iridi argentee turbinanti come una tempesta; era angosciato ed Hermione poteva notare, anche con gli occhi velati dalle lacrime, il dolore profondo dentro quelle due pozze di metallo fuso che almeno un pochino le avevano scaldato il cuore.
Il bruciore si fece ancora più intenso, il godimento di Bellatrix Lestrange era accompagnato dalle urla di dolore e dai gemiti soffocati di Hermione e Draco.
Quando Bellatrix terminò alzandosi in piedi ancora più furiosa di prima ed ordinando ad uno dei mangiamorte di portargli un certo elfo; Hermione non osò muoversi.
Girò la testa, troppo debole anche solo per alzare un dito, dentro di sé sentiva ancora le ossa rigirarsi su se stesse e la gabbia toracica farsi improvvisamente troppo stretta per i suoi organi. Guardò il suo braccio sinistro; il sangue le colava copioso creando una piccola pozza sul pavimento; larga quanto tutto l'avambraccio una scritta frastagliata e imperfetta campeggiava tranquilla, minacciosa, folle e crudele come colei che gliela aveva incisa.
Hermione pianse un'altra lacrima mentre si rendeva conto di cosa c'era scritto. La sua condanna a vita.
"Mudblood"
Mezzosangue.
***
-Blaise Zabini?!-
Blaise alzò gli occhi al cielo esasperato -Si Potter sono io, per colpa tua e del tuo stupido amico mi stavate per far scoprire-
Harry era inginocchiato di fianco a Ron che era appena rinvenuto grazie al serpeverde -Ma tu sei?-
-Un mangiamorte, si Potter- gli rispose Blaise a denti stretti, Luna gli si era affiancata e gli stava accarezzando delicatamente la mano.
-Luna ci sei anche tu!- esordì il moro felice, dimenticandosi subito di Blaise e precipitandosi ad abbracciarla, Luna lo accolse felice, ma l'occhiata che Balise Zabini riservò al bambino che è sopravvissuto faceva supporre che non sarebbe vissuto ancora allungo -noi siamo andati a casa di tuo padre! Poi abbiamo scoperto che eri sparita e...- Harry stava per continuare la sua tiritera quando una voce lieve, ma chiara, provenì dal fondo della cella.
La gatta buia in cui erano rinchiusi era più grande di quella dov'era stata Luna, Bellatrix aveva ordinato che venissero spostate in quella comune, così Draco gli aveva detto. Quando Blaise era entrato aveva scorto sul fondo le figure di altri due detenuti. Un goblin della Gringott e il maestro di bacchette Olivander. Il fondo della cella era buio e una sola luce illuminava l'entrata e il primo ambiente della cella.
Blaise stava curando alcune ferite di Ginny quando la porta della cella si era aperta fragorosamente una prima volta, ringraziò Merlino di aver pensato di nascondersi al buio del fondo. Aveva sentito Luna emettere un verso soffocato, si era girato per controllare e l'aveva scorta inginocchiata di fianco ad un'altra figura stesa per terra; moriva dalla voglia di andare lì da lei, ma Ginny aveva bisogno di cure la Lestrange l'aveva ridotta molto male. Quando la porta della cella sferragliò la seconda volta Blaise aveva appena finito, aveva coperto Ginny con un mantello ed era andato da Luna. Ora si ritrovava in quell'assurda situazione; con Potter che lo guardava come un alieno e che stava abbracciando la sua Corvonero; almeno finché non aveva sentito quella voce. Adesso stava guardando alla sinistra di Luna con la bocca spalancata come un ebete.
-Harry?- chiese la voce in un sussurro.
-G... Ginny?- la voce di Harry era titubante; mentre camminava incontro alla figura slanciata di una ragazza. Vide prima i suoi capelli rossi come il fuoco vivo; poi vide il suo viso e i suoi occhi azzurri così famigliari. Harry tremava mentre incredulo raggiungeva Ginny e l'abbracciava con trasporto. Si accorse che lei stava piangendo mentre le accarezzava i capelli morbidi e ancora non riusciva a credere che lei fosse lì con lui e che soprattutto fosse viva.
-Sei...- provò il ragazzo con voce tremante - sei viva! Dio Ginny!- poi la baciò senza pensarci più, lei era viva e lui non voleva sprecare neanche un altro attimo. La baciò come aveva desiderato fare da sempre, la baciò come se l'avesse persa e poi ritrovata, la baciò dicendole tutto quello che non era ancora riuscito a trasmetterle. Quando si staccarono, Ginny rideva mentre lui continuava a stringerla e a toccarla come per accertarsi che lei fosse lì. Erano solo loro due dimentichi di tutto e di tutti.
-Sono qui- gli sussurrò lei sorridendo e lui si perse nei suoi occhi, poi vide i segni delle torture e un'ombra gli passò negli occhi smeraldini di solito limpidi, ma non disse nulla continuando a tenerla stretta a se come se fosse stato il più bello dei sogni.
-Sono un po' smielati non credi?- sussurrò Blaise all'orecchio di Luna; lei per tutta risposta gli sorrise tirandogli una gomitata nello stomaco.
Lui rise divertito scoccandole un bacio sulla fronte; poi però la sua testa scattò subito in alto quando sentì un urlo agghiacciante provenire dal piano di sopra. Era un urlo femminile seguito subito dopo da uno maschile e Blaise riconobbe, con il panico che gli cresceva dentro, la voce del suo migliore amico gridare.
-Draco- sussurrò nello stesso istante in cui Harry disse -Hermione- si guardarono e decisero. Blaise poteva aprire la cella, nelle orecchie il frastuono degli urli al piano di sopra gli stava spaccando i timpani.
Ron si era alzato in quel momento e quando la mente gli tornò lucida, intravide la sorella a lato della cella. Senza pensarci due volte attraversò la stanza a grandi passi e la strinse in un abbraccio senza dire nulla.
-Dobbiamo andare ad aiutarli!- stava dicendo Harry con il terrore nella voce.
Blaise annuì -Io posso farvi uscire ma non farvi scappare dal Manor-
-Io so come fare- era stata Luna a parlare che adesso si era fatta timidamente avanti -si dice degli elfi domestici che sentano quando le persone a cui sono più attaccati sono in pericolo- continuò guardando Harry -doveva provarci Draco, ma puoi farlo anche tu-
Harry si concentrò, fare un tentativo non avrebbe guastato, si concentrò sull'elfo; nonostante gli urli divenissero sempre più costanti. Si concentrò sulla sua magia, sul potere che ardeva dentro di lui, si concentrò sul suo viso e sul suo modo di proteggerlo, riuscì ad isolarsi da tutto il resto, mentre teneva gli occhi serrati. Lo vide infondo al corridoio della sua mente ed iniziò a camminare per raggiungerlo; quando se lo vide di fronte l'elfo sorrise guardandolo con quei suoi due occhioni enormi. -Aiutaci- disse solo Harry. Una scarica come quando si prende una leggera scossa ed il moro era di nuovo nella cella. Tutti lo stavano fissando, mentre un sonoro pop riempiva l'intero ambiente.
Tutti si girarono verso quel rumore ed Harry trattenne a stento un verso sorpreso.
Dobby era apparso nella stanza.
***
-Signora Lestrange!- la voce di Zabini aveva spezzato il pesante silenzio nella stanza. Blaise si impedì di soffermarsi troppo sul corpo di Hermione stesa a terra sanguinante o su Draco che era in ginocchio incatenato e imbavagliato e guardava la ragazza con un dolore indescrivibile sul volto tirato. Si impedì anche di soffermarsi sugli occhi argentei del suo migliore amico che adesso lo guardavano esterrefatti e terrorizzati.
Bellatrix Lestrange lo stava guardando quasi cercando di capire chi fosse, stava spalancando gli occhi da pazza e la rabbia le stava deformando il viso.
-Signora Lestrange, mi scusi se la disturbo...- proseguì Blaise deglutendo il groppo che aveva in gola; Bellatrix lo stava fissando come se avesse voluto ucciderlo -sono venuto di corsa qui per avvisarla che i prigionieri sono scappati-
Bellatrix produsse un suono che ricordava fin troppo bene un ringhio, poi gridò -Bene! Allora vorrà dire che questa Mezzosangue non mi serve più- Puntò la bacchetta su Hermione mentre Draco si dimenava come un ossesso, gli occhi spalancati e accesi dalla rabbia.
Blaise aveva già portato la mano alla bacchetta, quando alla sua destra apparirono Harry Potter e Ronald Weasley con le bacchette spianate. Distratta dai due nuovi arrivati Blaise ebbe il tempo necessario per liberare Draco. Gli fu vicino in pochi secondi e lo aiutò ad alzarsi.
-Non ti azzardare a muoverti, abbiamo un teatrino da mettere in scena- gli sussurrò all'orecchio proprio mentre il biondo cercava di togliere il braccio dalla presa dell'amico per raggiungere Hermione che nel frattempo era ancora stessa a terra, se non avesse visto il suo petto alzarsi e abbassarsi lentamente avrebbe potuto pensare che fosse morta.
-Blaise lasciami- sibilò Malfoy furioso.
-Se ti lascio ci farai uccidere tutti e anche lei; riprendi il controllo Draco- gli disse il moro serio, per poi sfoderare la bacchetta seguito subito dopo dal suo amico, ancora poco convinto.
Draco e Blaise non capirono mai da chi partì il primo raggio di luce, ma si erano trovati a combattere fianco a fianco contro Harry e Ron che sferravano micidiali lampi di luce come una macchina da guerra contro gli altri mangiamorte, ma non contro loro due. Qualche incantesimo, prevedibile e facile da respingere arrivava anche al moro e al biondo che controbattevano nel modo più veritiero possibile. Lampi di luce volavano in ogni dove; Blaise dovette abbassarsi più volte schivandone due o tre che minacciavano di distruggergli la testa; ringraziò mentalmente Dobby per aver portato via Luna con sé. Draco a sua volta ne aveva schivato uno che gli stava per arrivare dritto in pancia.
-FERMI!- gridò la voce isterica di Bellatrix Lestrange.
Tutti i presenti si immobilizzarono di colpo voltandosi verso di lei. Bellatrix era molto alta per essere una donna, la criniera di capelli neri e ribelli le scendeva come un manto sulle spalle; tra le braccia teneva stretta nelle sue grinfie la figura di Hermione Granger; pallida e debole.
La mano sinistra della mangiamorte teneva la testa di Hermione dai capelli rivolta all'indietro, mentre con l'altra premeva il coltello, che aveva usato poco prima, sulla gola della ragazza; un lento rivolo di sangue stava colando giù -Fermi o la uccido- disse con freddo divertimento.
Blaise afferrò immediatamente il braccio di Draco per trattenerlo; ma questo sembrava come in stato di shock. Era immobile come una statua e guardava con gli occhi sbarrati dal terrore sua zia che minacciava Hermione.
-Le bacchette ora!- disse di nuovo Bellatrix, la sua voce che echeggiava tra le pareti nel silenzio tombale.
Hermione deglutì sentendo il coltello premuto sulla sua carne; non vedeva i suoi amici ma avrebbe voluto dirgli di non sottostare anche se ne andava della sua vita. Bellatrix fece un cenno a Draco che con passo rigido andò a prendere le bacchette a Ron ed Harry.
-Molto bene Draco- continuò la mangiamorte per poi guardare il moro di fronte a lei -ma guardate un po' Harry Potter rimesso completamente a nuovo-
Harry aveva i pugni contratti, gli stringeva a tal punto che la pelle gli era diventata bianca.
-Chiama il Signore Oscuro Draco subito!- disse Bellatrix con evidente soddisfazione.
Harry si toccò la mente, proprio nell'esatto istante in cui Draco lo guardò. Il biondo era un abile e veloce Leggiliments; quindi si concentrò cercando di non pensare ad Hermione vittima di sua Zia.
'Stai al gioco. Fidati.'
La voce di Harry gli riempì la testa, lo guardò ancora poi annuì; si alzò quindi la manica sinistra fino a scoprire il marchio nero, stava per premere la bacchetta sopra al tatuaggio; quando un rumore lo fermò.
Bellatrix alzò lo sguardo sull'enorme lampadario in cristallo che stava cigolando in modo sinistro. Assotigliò lo sguardo per capire perché facesse quel rumore. Un sonoro 'crack' indicò che qualcosa doveva aver ceduto e il lampadario prese a precipitare; l'elfo Dobby si era appena materializzato vicino al camino del salone.
Successe tutto in un secondo Bellatrix indietreggiò urlando ed evitando le schegge per un soffio; Hermione fu sbalzata in avanti Draco Malfoy scattò subito, ma venne trattenuto da Blaise. Nel frattempo Ron aveva già preso Hermione fra le sue braccia; Harry invece era corso da Malfoy e aveva ripreso le bacchette che Draco era ben disposto a ridargli.
-Sei impazzito?! Potevi uccidermi!- tuonò la voce isterica di Bellatrix una volta riacquistato il controllo. Guardava Dobby come se fosse stato un rifiuto sul ciglio della strada.
Harry Ron ed Hermione intanto si erano riuniti intorno all'elfo.
-Dobby non voleva uccidere. Dobby voleva solo mutilare o ferire gravemente- le rispose l'elfo con la sua vocina musicale.
Bellatrix aveva gli occhi fuori dalle orbite, mentre la furia le si leggeva in ogni parte del suo viso -Come osi?! Come osi sfidare i tuoi padroni?!-
Dobby fece una smorfia di rabbia che non si addiceva per nulla al suo musino dolce -Dobby non ha nessun padrone!Dobby è un elfo libero e Dobby è venuto a salvare Harry Potter e i suoi amici!!- la vocina era dura e arrabbiata, mentre afferrava la mano dei tre ragazzi.
Harry fece appena in tempo a vedere Bellatrix Lestrange portare indietro il braccio destro e lanciare il pugnale nella loro direzione, facendo un sorriso da psicopatica; prima che tutto iniziasse a vorticare.
**
SPAZIO A ME...
Perdonatemi perdonatemi perdonatemi per l'enorme ritardo *si sotterra per la vergogna*
*riemerge perché si rende conto di dover finire di scrivere*
Scusate davvero! Ma questo capitolo è stato abbastanza impegnativo. Spero che vi piaccia e se avete voglia commentate e stellinate. Ci vediamo al prossimo capitolo.
*saluta con la manina*
Bisoux miei Nargilli 😘
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