Alla ricerca del diadema perduto.
La stanza delle necessità era un tripudio di tende, amache appese ovunque e urla. C'erano almeno una cinquantina di ragazzi intorno a loro, di tutte le età e di tutte le case, anche serpeverde e ognuno usava un tono di voce estremamente alto.
Per esempio, Ronald Weasley vide immediatamente tra la folla una chioma corvina che poteva essere di una sola persona, ma era talmente assordato ed intontito da quella confusione, che ci aveva messo dieci minuti buoni a rendersi conto che fosse davvero lei. Si avviò, quindi, spintonando ragazzi che nemmeno conosceva e che gli facevano i complimenti battendogli le mani sulle spalle, ma lui aveva occhi solo per lei. Riusciva a vedere soltanto il suo viso regale, i suoi capelli d'ebano che le ricadevano corti sulle spalle; la rendevano tale e quale ad una principessa. Il cuore gli balzò in petto e ad ogni passo lo sentiva battere sempre più forte. Non la vedeva da almeno tre mesi, quattro? Ormai non lo ricordava più, in ogni caso gli era sembrata una vita. Lei si teneva in disparte e nessuno le stava prestando attenzione, stava guardando Ron con un misto di tristezza e sollievo dipinto in volto.
Ronald spintonò via anche l'ultimo gruppo di curiosi e, con un ultimo slancio, fu di fronte a lei.
Pansy lo stava guardando incredula, alzò una mano sfiorandogli appena la guancia sinistra, dove un taglio non ancora rimarginato gli attraversava lo zigomo. -Sei qui- sussurrò incredula -Sei tornato- continuò abbassando gli occhi e sentendosi terribilmente stupida.
Ron le prese la mano nella sua e la strinse intrecciandole insieme -Te lo avevo promesso ricordi?- bisbigliò di rimando mentre le guardava il volto abbassato sul suo petto.
A quelle parole Pansy però alzò gli occhi in quelli corteccia di lui e una scintilla di pura vita sembrò attraversarle tutto il corpo. Quegli occhi che l'avevano stregata senza che lei nemmeno se ne fosse accorta. Quel ragazzo che era entrato nella sua vita sfondando a calci il portone a doppia mandata che celava il suo cuore. Lo aveva smantellato e abbattuto come fosse stato fatto di carta e poi si era rubato il suo cuore senza alcun ritegno. Quel ragazzo che non era adatto a lei, eppure era la metà perfetta che le mancava per essere completa.
-Si mi ricordo- represse quella voglia incontrollata di piangere dalla gioia e dalla disperazione. Era stata talmente tanto in ansia per lui, aveva avuto così tanta paura, che ora rivederlo lì, poterlo toccare e averlo vicino la mandava in confusione. Non c'era solo felicità, ma anche un mix di paura, rassegnazione e gioia incontrollata che la inquietava e non poco.
Ronald dal canto suo era come su un altro pianeta. Pansy era lì davanti a lui in tutta la sua bellezza, era lì sana e salva, ma soprattutto viva.
Non aveva potuto fare a meno di preoccuparsi per lei, anche se era relativamente al sicuro, nessuno poteva sapere se le cose fossero cambiate da un giorno all'altro. Lei gli era mancata come l'acqua manca ad un uomo che muore di sete. Sentiva che ogni parte del suo corpo stava riconoscendo la presenza di lei e stava reagendo di conseguenza.
Loro non si erano mai fatti vedere insieme e la loro storia era nata tra un bacio nascosto e l'altro; ma in quel momento a Ron non importò più di nulla. Non gli importò che ci fossero almeno cinquanta persone che li stavano fissando, non gli importò che nessuno li aveva mai visti insieme e non gli importò nemmeno del giudizio, buono o maligno che fosse, che quei ragazzi avrebbero avuto su di loro.
In quel momento contò soltanto il suo cuore e i battiti che condivideva in perfetta armonia con quelli di lei, in quel momento contavano solo i suoi occhi neri che lo guardavano con quella luce viva che gli faceva perdere la testa, in quel momento gli importava solo di lei insieme a lui. Quindi davanti a cinquanta persone, senza alcuna esitazione, Ron la racchiuse fra le sue braccia e poi la baciò stringendola a sé con le mani premute sulla sua schiena, come aveva desiderato fare da troppo tempo.
Pansy si inarcò facendosi guidare dalle mani di lui e quando le loro labbra si toccarono, una potente scossa le attraversò tutto il corpo mandandole in tilt le terminazioni nervose. Si lasciò andare a quel bacio riversando la sua anima e tutte le parole non dette, si aggrappò a lui cercando di infondergli il terrore che aveva provato nei mesi precedenti a non sapere dove fosse o se fosse ancora vivo, in ogni bacio cercava di dirgli quanto lo volesse ancora più vicino, quanto volesse ancora toccarlo per accertarsi che non fosse un sogno e che lui fosse davvero lì con lei.
-Sei qui. Sei davvero qui- gli sussurrò sulle labbra, mentre un'unica lacrima sfuggiva al suo perfetto controllo da Serpeverde.
-Sono qui- le confermò lui asciugandole la lacrima con il pollice. -E non ho intenzione di andarmene ancora-
Lei gli tirò un pugno sul petto -Sarà meglio per te se non vuoi che ti castri con le mie mani- inveì con il viso tutto rosso. Ron la guardò e poi si mise a ridere di gusto, l'attirò di nuovo fra le sue braccia -Merlino quanto mi sei mancata- le sussurrò all'orecchio, stringendola forte a sé.
***
Hermione stava guardando Ron e Pansy; lei come le altre cinquanta persone, e non poté evitare che le si scaldasse il cuore. Quei due avevano dovuto affrontare le loro differenze e i loro sentimenti contrastanti e ad Hermione ricordò sé stessa con Draco Malfoy, ma ormai era storia. Loro due non erano stati abbastanza forti da superare le avversità che li avevano sbarrato la strada o semplicemente uno dei due non voleva.
Draco aveva iniziato a comportarsi in modo strano e lei non se n'era accorta fin quando ormai era troppo tardi; il suo cuore era già perso.
Le sfuggì una lacrima improvvisa e lei se l'asciugò subito, nessuno se n'era accorto erano tutti troppo presi dal fissare Ron e Pansy la coppia più strana del momento. Hermione si guardò intorno per essere sicura di non essere stata vista, ma dovette ricredersi quando incontrò i limpidi occhi azzurri di Ginny Weasley che la fissavano preoccupati. Ginevra le domandò con lo sguardo se stesse bene ed Hermione fece un cenno d'assenso prima di rigirarsi verso la scena.
Ron e Pansy si erano baciati e adesso si stringevano l'uno all'altro come se avessero aspettato quel momento da una vita. I ragazzi li fissavano ed era sceso un innaturale silenzio sulla sala.
Ron adesso si stava staccando da lei e le aveva preso una mano, Pansy sorrideva radiosa, con il mento alzato e l'espressione fiera. Non sembrava per niente intimorita dalle cento paia d'occhi che li fissavano allibiti.
-Beh? Che avete da fissare?- domandò Ron che aveva le spalle rigide, Hermione lo conosceva fin troppo bene, sapeva che era teso come una corda di violino.
-Ma Ron tu e quella... Serpeverde?!- chiese un ragazzo di Grifondoro che avevano conosciuto l'anno prima. Ad
Hermione non sfuggì il tono di disgusto messo in accompagnamento a quell'appellativo: 'Serpeverde', come se avesse parlato di uno scarafaggio; non le sfuggì nemmeno come un piccolo lampo di dolore attraversò gli occhi di Pansy che aveva staccato la mano da quella di Ron per scostarsi con furia una ciocca di capelli dal viso; inoltre non le era sfuggito come Ron stesse diventando tutto rosso e avesse digrignato i denti in un chiaro segnale di ammonimento e rabbia pura.
Ad Hermione non era sfuggito nulla e quindi, per scongiurare una strage si schiarì la gola -Io credo, che non sia la cosa più importante al momento. Inoltre sono affari loro e se Ron vuole stare con lei può e lo farà. Si dia il caso inoltre che se quella 'Serpeverde' fosse una minaccia, immagino che voi non l'avreste accolta. Ma è qui, perché ognuno di noi può avere del buono dentro che sia Serpeverde, Grifondoro, Tassorosso o Corvonero.
Ora se avete finito di fissare due semplici ragazzi che stanno bene insieme come se fossero due bombe pronte ad esplodere, potremmo passare agli argomenti più importanti; come al motivo per il quale io, Harry, Ron e Ginny siamo qui.- finì severa come poche volte i suoi amici l'avevano vista, fiera grifondoro che si batte per la libertà altrui. Hermione difendeva a spada tratta la giustizia ed ora tutti gli occhi erano su di lei. Deglutì a vuoto per poi chiamare in appello tutto il suo coraggio grifondoro. Stare al centro dell'attenzione non le piaceva affatto.
-Harry per favore- sussurrò, sperando che il suo migliore amico la levasse da quella situazione.
Harry annuì per poi rivolgersi all'intera sala - È vero ho... anzi abbiamo bisogno del vostro aiuto- fece una pausa per schiarirsi la voce, Hermione intanto sospirò dal sollievo, guardò verso Ron che intercettò il suo sguardo facendole un cenno di ringraziamento, per poi riportare l'attenzione su Pansy. I due non si stavano più tenendo la mano, ma stavano vicini l'uno all'altro come a darsi forza a vicenda.
-Dobbiamo cercare una cosa che è custodita all'interno del castello. Un diadema, quello di Corinna Corvonero- disse Harry rivolgendosi a Luna che era in prima fila ed era corsa ad abbracciare Ginny.
-Noi ti possiamo aiutare, sai dove può essere nascosto o chi ci potrebbe indicare una strada?- chiese Neville con gli occhi ardenti dall'eccitazione.
-In realtà non ne abbiamo idea- rispose Harry abbassando gli occhi.
-Beh... questo complica un po' le cose- gli rispose Neville con voce sconsolata.
-Ma il diadema di Priscilla Corvonero è perduto da secoli, nessuno in vita sa dove sia- esordì Cho Chang rivolgendosi ad Harry, quando incontrò lo sguardo del grifondoro gli scoccò un sorriso talmente luminoso, che Harry risentì l'eco di quello che aveva provato per lei quando era ancora talmente stupido da non accorgersi di Ginny.
Quest'ultima fulminò Cho con un'occhiata tale che la Corvonero smise subito di sorridere e distolse lo sguardo.
-Questo non aiuta comunque, se nessuno può dirci dove si trova...-riprese Seamus pensieroso.
-Nessuno in vita- lo interruppe Luna.
-Come?-
-Cho ha detto, nessuno in vita Harry. Ma qui nel Castello c'è qualcuno che può aiutarti- riprese Luna convinta; Harry continuava a non seguirla.
-Ma certo!- esordì Hermione facendo sobbalzare Harry -Luna ha ragione. Il fantasma della torre Corvonero, La Dama Grigia. Helena Corvonero...-
-Figlia di Corinna Corvonero- concluse per lei Ginny.
-Esatto- assentì Hermione sorridendole.
-Bene. Qualcuno dovrà accompagnarmi alla torre così che io possa parlare con Helena- aggiunse Harry che si stava già preparando ad uscire indossando uno dei mantelli di grifondoro che gli avevano prestato.
-Posso accompagnarti io- si propose Cho avviandosi verso di lui sorridendo. Harry deglutì a vuoto rimanendo immobile, non le piaceva più Cho e il suo cuore apparteneva a Ginny, ma la ragazza lo metteva in soggezione perché gli rievocava ricordi di quello che era successo tra di loro e che lui non voleva ricordare.
Ginevra sembrò diventare ancora più rossa di suo fratello, strinse forte i pugni per evitare di togliere quel sorrisetto dalla faccia della Corvonero con due sonori ceffoni, poi le scoccò un'occhiata talmente omicida che Cho non osò muovere un altro passo.
-Sarà Luna ad accompagnare Harry. Grazie per esserti offerta Chang, ma puoi tornare a sederti.- la voce era talmente glaciale che Cho non si permise nemmeno di controbattere, tornò semplicemente al suo posto con l'espressione di un cane bastonato in viso.
Ginny supplicò con lo sguardo Luna di farle questo favore e la bionda si alzò sorridendole e si avviò verso Harry. I due iniziarono a camminare diretti alla porta. Attraversando la sala, Harry non poté non sorridere quando incrociò gli occhi celesti di Ginny. Prima di uscire fece vagare lo sguardo per la stanza e il cuore gli si riempì di speranza.
-Grazie a tutti voi. Odio dovervi coinvolgere, ma non ho scelta. Preparatevi, perché stanotte si scatenerà la guerra- così dicendo Harry uscì richiudendosi la porta della stanza delle necessità alle spalle.
***
Harry Potter e Luna Lovegood camminavano a passo spedito per i corridoi deserti di Hogwarts, c'era un silenzio tombale che pesava sulle spalle di Harry che continuava a guardarsi indietro come ad accertarsi che fossero davvero soli.
-Luna siamo tanto lontani?- le chiese lui con tensione nella voce.
-Ci siamo quasi- sussurrò lei di rimando continuando a camminare veloce, i capelli biondi sciolti le oscillavano a destra e sinistra finendole davanti agli occhi. Luna se li scostò impaziente.
-Di qua- disse prima di svoltare per l'ennesimo corridoio. Harry la seguì, aveva lo stomaco gelato dalla tensione.
Arrivarono davanti una scala a chiocciola piuttosto stretta, Harry la guardò con diffidenza, mentre Luna iniziava a salire, decisa, i gradini. Fino a quel momento non avevano incontrato alcun intoppo. Salirono la scalinata ed Harry faticò a tenere il passo, evidentemente più allenato, di Luna nel salire scale strette. In cima c'era un piccolo atrio e davanti a loro una porta, semplice ma senza maniglia; al suo posto c'era un batacchio in bronzo a forma di aquila, che ad Harry pareva vivo. Sembrò quasi muoversi come se avesse sentito la presenza di qualcuno vicino a sé.
-Mmmh mmmh- tossì il batacchio ed Harry guardò Luna con occhi confusi. La ragazza bussò alla porta, e il batacchio fece frusciare un poco le sue ali di bronzo -Un uomo entra in un bar ed ordina un bicchiere d'acqua. Il barista allora prende un fucile e spara un colpo sopra la spalla del cliente, mancandolo. Il cliente lo ringrazia e gli lascia la mancia; poi se ne va...- il batacchio si fermò, Harry pareva ancora più confuso di prima - Ebbene sapete dirmi perché il cliente ringrazia lasciando la mancia?- concluse con voce profonda.
Luna avvertendo i dubbi di Harry si affrettò a spiegargli la situazione -Il batacchio è incantato, solo chi sa dare la risposta all'indovinello può entrare in sala comune- Harry annuì completamente in alto mare. Non aveva idea del perché il cliente avesse ringraziato uno che gli aveva sparato sopra la spalla -Questo indovinello non ha senso!- proruppe poi ansioso, avevano pochissimo tempo.
Luna invece ci riflettè un momento, mentre una ruga di concentrazione appariva sulla sua fronte, poi l'illuminazione parve coglierla come un fulmine a ciel sereno -Il cliente ringrazia il barista di avergli fatto passare il singhiozzo- rispose sorridendo soddisfatta.
-Corretto. Prego entrate- disse il batacchio aprendo la porta sulla sala comune Corvonero.
La sala era circolare, talmente simile a quella grifondoro che Harry rimase di sasso; i colori principali erano le sfumature del blu e il nero che contornavano l'intera stanza, perfettamente abbinati al cielo stellato che si intravedeva da un lucernario sul soffitto. Un' enorme statua di Corinna Corvonero si ergeva nel centro della stanza che pareva essergli stata costruita intorno. Ampie vetrate ad arco rendevano l'intero ambiente luminoso, nonostante fosse notte fonda. Un camino stava esalando i suoi ultimi respiri accerchiato da svariate poltrone blu.
Harry si avvicinò alla statua studiandola attentamente, arrivando al capo notò un piccolo diadema che sembrava risplendere alla luce lunare. Non era quello vero chiaramente, ma almeno adesso aveva idea di come fosse fatto; era più piccolo di quanto si fosse immaginato. Sembrava il disegno di un'aquila al cui centro c'era un cuore composto da un unico grande zaffiro; da lì si spiegavano le ali tempestate di pietruzze in modo da fermare il diadema sulla testa. Era un duplicato, ma Harry era certo che fosse identico all'originale; almeno ora sapeva cosa stava cercando.
-Quello è il diadema Harry- gli disse Luna confermando le ipotesi del grifondoro. La ragazza prese a guardarsi intorno, non era per niente tranquilla, stava iniziando a sentire delle voci concitate arrivare dalle scale della torre. -Sbrighiamoci Harry, sta arrivando qualcuno! Se Helena non è qui allora dobbiamo raggiungere subito il corridoio che porta alla Torre di Astronomia-. Harry la guardò annuendo, poi anche lui avvertì le voci distinte di un uomo e una donna, che sembravano correre su per le scale.
Si affrettò quindi a prendere fuori il suo mantello dell'invisibilità, facendo un cenno a Luna che subito si mise al suo fianco. Camminarono insieme fino ad un angolino abbastanza nascosto della stanza ed Harry coprì entrambi con il mantello. Rimasero in religioso silenzio, finché un'imprecazione piuttosto squallida non arrivò alle loro orecchie; probabilmente il batacchio non era disposto a fare entrare chiunque ci fosse oltre la porta.
-Avanti stupido pezzo di latta! Faccia entrare!- un altro urlo si levò dall'esterno della sala. Vi fu poi un gran fragore e la porta si aprì lentamente sulla sala comune. Le due figure erano, come si erano immaginati i due ragazzi, un uomo e una donna vestiti completamente di nero, Harry trattenne a stento un verso di sorpresa nel rendersi conto che sull'avambraccio sinistro campeggiava tranquillo il marchio nero.
-Sono i Carrow- gli sussurrò Luna, mentre un brivido le attraversava la schiena.
-CHI È LÀ?- urlò la donna che, con la bacchetta spianata, scandagliava ogni anfratto della sala comune Corvonero.
-Andiamo Alecto qui non c'è nessuno- la rimbeccò il fratello con aria annoiata che comunque non accennava ad abbassare la bacchetta.
-Non ne sono sicura Amycus. Hai sentito Mulciber, il Signore Oscuro ha messo in guardia tutti. Harry Potter è nei pressi di Hogsmeade. Dobbiamo far attenzione.- le rispose lei con un misto di fanatismo e tensione nella voce.
Harry trattenne il respiro mettendosi un dito dito davanti alla bocca e poi facendole segno di seguirlo, iniziò a muoversi lentamente verso la porta seguendo le pareti; Luna gli andò subito dietro cercando di non fare rumore. Sgattaiolarono fino alla porta della sala comune che era rimasta aperta, proprio mentre stavano per uscire un rumore di passi concitati arrivò dall'atrio delle scale. Harry e Luna riuscirono a saltare indietro prima che una professoressa McGranitt trafelata entrasse nella stanza come una furia. La donna lanciò una rapida occhiata verso l'angolo in cui si erano nascosti i ragazzi e ad Harry parve che la Professoressa potesse vederli chiaramente, nonostante il mantello a coprirli.
-Alecto, Amycus. Il preside mi ha mandato a chiamarvi. Richiede la vostra presenza in sala grande- ad Harry parve che la McGranitt avesse una gran voglia di schiantarli.
Alecto Carrow si girò verso la donna squadrandola da capo a piedi con sguardo sospettoso -Strano perché Piton ci aveva ordinato di venire a svegliare gli studenti di corvonero- le rispose incrociando le braccia al petto.
-Chiaramente gli ordini sono cambiati- rispose la McGranitt a denti stretti.
-Beh noi eseguiamo quelli che ci sono stati dati e a te non deve interessare Minerva- ribatté prontamente Amycus con strafottenza.
Pessima idea, pensò Harry. Era stata una pessima idea offendere la sua professoressa. Minerva McGranitt ebbe uno spasmo al sopracciglio che si arcuò a formare il suo classico cipiglio infuriato. Harry tremò visibilmente a quella vista, pronto a scappare a gambe levate trascinandosi Luna dietro.
-Amycus ti consiglio di non rivolgerti più così a me se non vuoi rimpiangere di essere venuto ad insegnare nella mia scuola- la voce gelida della McGranitt avrebbe fatto tremare anche Bellatrix Lestrange in persona; Amycus non fece eccezione.
-Non ci fai paura Minerva- le sputò addosso Alecto che ora aveva la bacchetta puntata contro la professoressa. Harry fremette dalla rabbia, impugnò la bacchetta da sotto il mantello e la puntò dritta su Alecto.
La McGranitt la guardò con uno sguardo talmente tagliente che la bacchetta di Alecto Carrow tremò solo per un secondo. La professoressa, si accorse Luna, aveva la mano destra ben nascosta sotto il mantello mentre l'altra ricadeva lungo il fianco.
-Non c'è bisogno di tirare fuori le bacchette, dovete solo venire con me in sala grande senza fare i bambini, che in questo castello ne abbiamo già abbastanza- detto questo la professoressa si girò dando le spalle ai fratelli Carrow; Harry si tenne pronto, non poteva credere che la McGranitt avesse abbassato la guardia davanti a quei due.
Amycus fremette di rabbia, nel sentirsi dare del poppante, e puntando la bacchetta contro la McGranitt lanciò uno schiantesimo che avrebbe sicuramente colpito la donna sulla schiena; se questa non si fosse prontamente spostata di lato e non si fosse girata ad una velocità tale, che Harry non avrebbe mai ritenuto possibile per una donna della sua età.
-Prevedibile- disse Minerva con tono di sufficienza; era pura furia ed intelligenza mentre estraeva la bacchetta e senza lasciare il tempo di reagire a nessuno dei due; lanciò uno schiantesimo che fece cadere entrambi i fratelli Carrow a terra, svenuti.
La donna si avviò poi a passo deciso verso le due figure -Idioti- sputò fuori con disprezzo per poi avviarsi su per le scale dei dormitori.
Harry pensava di non poter amare quella donna più di così, era talmente orgoglioso di avere lei come capo dei Grifondoro; che non si rese conto del trambusto fino a quando tutti gli studenti di corvonero non si riversarono nella sala comune muniti di bacchette.
Vide la McGranitt scendere la scalinata del dormitorio maschile seguita a ruota da altri ragazzi, la donna si diresse poi a passo svelto proprio verso di lui e Luna.
Si fermò davanti all'angolo che agli altri era invisibile scrutandolo attentamente -Signor Potter, Signorina Lovegood uscite di lì- disse.
I due ragazzi sorpresi uscirono dal loro nascondiglio - Signor Potter sono contenta di rivederla sano e salvo- proruppe pratica -Ma ora si deve sbrigare. Vada prima che quelle due canaglie si risveglino- disse indicando brevemente i Carrow riversi a terra - altrimenti avremo poche speranze di battere Tu-Sai-Chi- concluse.
Harry la guardò prima stupito, poi ammirato e in uno slancio si fiondò ad abbracciare la donna che, troppo sorpresa per ritrarsi, si irrigidì sul posto.
Rimasero così per qualche minuto, dopo di che Harry si staccò con un sorriso a trentadue denti sul viso -Grazie Professoressa- le sussurrò, prima di correre fuori dal ritratto seguito a ruota da Luna.
La McGranitt lo guardò sfrecciare giù dalle scale ancora scossa da quell'impeto di tenerezza; poi sorrise -Buonafortuna Signor Potter- sussurrò, per poi tornare a dirigere i suoi studenti verso la battaglia.
***
Harry correva come un matto con Luna al fianco sbatacchiando a destra e sinistra gli studenti che non gli riservarono certo insulti e guaiti offesi. L'ala ovest non era lontana e il corridoio che portava alla torre di astronomia si intravedeva già in lontananza. Sentiva il fiato iniziare a mancargli per la corsa e il cuore impazzito non giovava al respiro sempre più rado. Harry arrivato all'inizio del corridoio si appoggiò ad una delle colonne, mentre Luna lo raggiungeva appoggiandosi le mani sulle ginocchia per riprendere fiato. Quella parte del castello non brulicava di studenti come il resto, nel silenzio e mentre il cuore dei due ragazzi tornava a battere ad un ritmo regolare, Harry Potter sentì un lamento come di una donna che piangeva sommessamente. Fece qualche passo nel corridoio, preceduto dalla Corvonero che si era già incamminata, e vicino ad una delle vetrate ad arco, dove la luce della luna filtrava in maggiore quantità, notò un bagliore argenteo che iniziava ad assomigliare ad una fanciulla. Non sarà stata molto più grande di lui, guardava fuori dalla finestra con sguardo colmo di desideri infranti e malinconia. Vestita con un abito d'epoca, fluttuava senza toccare mai il pavimento aggraziata come si addiceva alle fanciulle di un tempo, c'era Helena Corvonero. Quando Luna si avvicinò, tanto che solo pochi metri li separarono dal fantasma, Helena emise un gridolino per poi fluttuare bruscamente all'indietro; quando riconobbe la ragazzina che le stava davanti fece un sospiro di sollievo.
-Luna cara, mi hai spaventata- le disse tranquilla; poi parve accorgersi della presenza di Harry e il suo sguardo si fece più diffidente -Chi c'è con te?- chiese in un sussurro spaventato.
-Lui è Harry Potter, Lady Helena. Avrebbe bisogno di conferire con voi se non vi dispiace- le spiegò Luna usando un linguaggio estremamente formale, di un'altra epoca.
Harry fece un passo avanti titubante sotto gli occhi diffidenti di Helena.
-Lo sai Luna non mi fido degli uomini e pensavo che tu, tra tutti, avresti capito- la rimproverò lei e le guance della Corvonero si tinsero di rosso.
-Mi creda Milady, se non fosse una questione di vita o di morte Luna non avrebbe mai acconsentito ad accompagnarmi da voi- fu Harry a prendere la parola cercando di non far infuriare il fantasma. Helena parve soppesarlo con lo sguardo come se stesse decidendo se dargli una possibilità o voltargli le spalle e fluttuare via; infine parve prendere una decisione -Ebbene cosa vuoi sapere ragazzo?- gli chiese.
Harry rimase un attimo interdetto, mentre Luna gli faceva un cenno di incoraggiamento e si avviava alla fine del corridoio per lasciargli un po' di privacy.
-Milady, ho bisogno che mi dica dove si nasconde un oggetto che apparteneva a vostra madre- Helena parve sobbalzare leggermente, ma era difficile dirlo visto che fluttuava su e giù in continuazione -Mi serve il Diadema di Corinna Corvonero. So che lo avevate voi e che lo avete nascosto in Albania. Però ho motivo di credere che sia ad Hogwarts da qualche parte- finì lui di getto, mentre un piccolo peso sembrava scivolargli via dal petto.
Helena spalancò gli occhi e si ritrasse con il terrore dipinto in volto -Sei come lui! Lo vuoi solo per il suo potere. Non ti dirò mai dov'è!- ululò lei in preda al panico, fece per fluttuare via, ma Harry cercò di fermarla -No! Aspetti. Non voglio il suo potere. Voglio trovarlo per distruggerlo-.
Helena si girò guardandolo con occhi taglienti - Non ti credo! Lui aveva detto lo stesso e invece lo ha trasformato. Era malvagio- continuò lei apparentemente senza un filo logico.
-Tom Riddle. Parla di lui non è vero?- Helena sobbalzò -Lui l'ha ingannata e poi si è fatto dire dove si trovava il diadema promettendole di distruggerlo. Ma non lo ha fatto giusto? Lo ha trasformato in un Horcrux- Helena annuì grave, Harry cercò di scegliere al meglio le parole era vitale che Helena lo aiutasse - So cosa vuol dire essere ingannati. So quanto sia malvagio. Non è stata colpa vostra Milady se lui ha trasformato il diadema in qualcosa di orribile- Helena fu scossa da un leggero singhiozzo ed Harry capì di aver centrato il punto -Io voglio distruggerlo, ma per farlo mi serve sapere dove si trova il diadema. Solo così lui morirà-.
Helena lo stava fissando, lo sguardo argenteo indecifrabile, parve pensarci un poco, poi iniziò a fluttuare all'indietro ed Harry ebbe il terrore che sparisse senza dirgli nulla. Poi Helena parve brillare un po' di più, gli occhi diventarono due pozze di una serietà disarmante; fissò lo sguardo negli occhi smeraldo di Harry con un'immobilità innaturale -Se devi chiedere non lo saprai mai. Se lo sai devi soltanto chiedere- disse continuando a fluttuare all'indietro per poi sparire del tutto.
Harry rimase immobile per un tempo quasi infinito, prima di girare i tacchi e tornare verso Luna.
-Hai sentito?-
-Si- rispose lei con un leggero rossore sulle guance.
-Hai idea di cosa voglia dire?- chiese Harry che era il ritratto della disperazione. Non gli piacevano gli indovinelli e non era mai stato portato per risolverli.
Luna si grattò la fronte corrucciata, chiaramente stava riflettendo. Camminavano trascinati dal manipolo di studenti impazziti che si dirigevano in sala grande ad una velocità tale, da non far caso che il "Grande Harry Potter" era proprio accanto a loro. Sembravano tutti terrorizzati e ad Harry salì un impeto di profonda rabbia, avrebbe voluto dire una o due cosette a Severus Piton.
-Ma certo!- esultò Luna prendendo subito il braccio di Harry.
-Cosa?- chiese il moro preso alla sprovvista.
-Ho capito!-
-Che cosa?!- la riprese Harry esasperato.
-Ho capito l'indovinello; so dove si trova il diadema! Ma prima sarà meglio raggiungere la sala grande- disse Luna convinta e, prima che Harry potesse protestare, se lo trascinò dietro rincorrendo la massa informe degli studenti di Hogwarts.
SPAZIO A ME!
Miei Nargilli perdonatemi per il lungo ritardo, ma ho avuto problemi famigliare è un lutto per cui mi ci è voluto un po'. Il capitolo non è chissà che, mi dispiace purtroppo non ci sono molto con la testa ultimamente. Giuro però che mi farò perdonare! Promesso.
Bisoux e al prossimo capitolo 😘
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