Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

Capitolo 8

A/N: Grazie a tutti per le vostre risposte, non ho parole per il vostro affetto e coinvolgimento❤
Quindi, abbiamo insieme deciso che continueremo con gli aggiornamenti, seppur leggermente incostanti.
Vi adoro, godetevi il capitolo!💕

INCOMPRENSIONI E RIMPIANTI

"Alyssa si è sacrificata... per Lei?" Chiese Nikolai amareggiato. Flora gli aveva raccontato come erano andate le cose, una volta che i suoi amici furono andati via. Brandon rimaneva seduto in silenzio, con la schiena appoggiata alla poltrona, e osservava i due. La keimerina si schiarì la voce per mascherarne il tremulo e rispose:

"Non l'ha fatto per Lei, l'ha fatto perché era necessario. Credo la conoscessi: coraggiosa ed incredibilmente testarda."

"Già..." Borbottò Nikolai abbassando lo sguardo. Poi si rivolse di nuovo alla fata: "Come hai avuto il ciondolo? L'avevo affidato ad un mio caro amico."

"È stato lo stesso Jackson a darmelo." Nikolai sgranò gli occhi davanti a quell'affermazione.

"Lo conosci? Come? Immagino ora sarà diventato re! Quel ragazzo ne aveva la stoffa, dico sul serio." Flora prese un respiro, gettò un'occhiata a Brandon e poi rispose:

"L'ho conosciuto grazie ad una profezia, abbiamo salvato Sakoma dall'incantesimo di Yana... una lunga storia. Ma due anni fa... ecco, Jackson non ce l'ha fatta." Il sorriso di Nikolai si spense immediatamente, guardò per un attimo Brandon, forse per rendersi conto se fosse o meno uno scherzo, e poi si rivolse a Flora.

"C-capisco... quindi in pratica le uniche persone per cui valeva la pena tornare qui sono morte." Dichiarò abbassando lo sguardo, amareggiato. Flora strinse le labbra, forse un po' ferita da quell'affermazione.

"Sono la custode di Sakoma però, mi occupo del pianeta per quanto riguarda la magia."

"Oh, quindi quello che facevo un po' io." Dichiarò Nikolai, piacevolmente sorpreso.

"Già..." Disse Flora, annuendo e stringendo le labbra. Ci fu silenzio, quindi Brandon chiese:

"Ora come funziona? Vai avanti e indietro o rimani qui?"

"La tua poca conoscenza della magia è piuttosto ridicola..." Affermò l'Inverno con aria divertita, Brandon alzò gli occhi al cielo portando pazienza. "... non posso andare e venire a mio piacimento, quella porta ora è socchiusa e ci sarà bisogno di un incantesimo per riaprirla."
Flora si alzò ed entrambi le rivolsero lo sguardo.

"Beh, è stata una giornata pesante. Immagino tu non abbia bisogno di dormire." Disse a Nikolai, lui strinse le labbra in un sorriso e scosse la testa. "Bene, noi sì invece."

"Oh, certo, certo, state tranquilli. Io credo che... darò un'occhiata in giro, in fondo posso smaterializzarmi e materializzarmi ovunque voglia... notte notte!" Esclamò l'Inverno con un sorriso, Flora increspò le labbra e con un filo di voce ricambiò, Brandon si limitò a fargli un cenno.
Quando andarono di sopra e chiusero la porta poterono comunque sentire dei rumori, a quanto pareva il dio continuava a curiosare in giro. Lasciando la finestra aperta per il caldo ora che la pioggia si era fermata, i due si misero a letto. Le luci erano spente, ma entrambi erano svegli.

"Ci aiuterà a salvare il nostro bambino." Disse Flora, come per ricordarlo anche a se stessa.

"E poi se ne tornerà nel mondo degli spiriti." Concluse Brandon, poi si voltò verso di lei e lei fece lo stesso.

"Mi scoppia la testa."

"Non gli somigli per niente." Dichiarò il giovane, lei sorrise accennatamente.

"Sembra quello delle prime pagine, a me stava simpatico quello delle ultime."

"Credo che lui stesso sia l'intero diario." Replicò lui, poi entrambi tornarono a guardare il soffitto. Flora gli prese la mano.
Si addormentarono dopo poco, ma per la keimerina quella non fu una notte facile perché i suoi sogni le diedero tormento. Si trovava nel bosco e tutto era buio intorno a lei, e lei correva senza fiato e senza forze. Sentiva le voci di coloro che volevano prenderla, e l'angoscia e la vergogna la schiacciavano. Se li trovò davanti, la falce nelle loro mani. Provò a correre via ma non aveva scampo e si ritrovò senza voce per urlare.
Si svegliò di soprassalto con un urlo, mettendosi seduta di scatto. Cercò di riprendere fiato, il suo petto si alzava e si abbassava velocemente. Sobbalzò quando Brandon, chiedendo cosa stesse succedendo, le cinse le spalle. Lui la lasciò subito.

"Ehi, ehi, va tutto bene, sono io." Cercò di tranquillizzarla, ma lei sembrava ancora agitata. "Flora, va tutto bene." La giovane riprese a respirare più lentamente anche se le mani ancora le tremavano.

"Ho solo... fatto un brutto sogno." Disse lei, stringendo le ginocchia al petto.

"Cos'hai sognato?"

"Non me lo ricordo." Rispose lei, ma mentiva. Brandon lo sapeva e sospirò.

"Va bene... dai, vieni, cerchiamo di dormire." Le disse, allargando le braccia. La fata si strinse a lui e riposò la testa sul suo petto. Passò un po' di tempo prima che potesse riaddormentarsi, ma nel frattempo si chiese perché aveva mentito. Si vergognava, sentiva un'umiliazione sulla pelle e non riusciva a scrollarsela di dosso.
Sentiva che era stata colpa sua.

La mattina dopo lei e Brandon parlarono molto poco. Quando scesero non trovarono Nikolai, ma nessuno dei due aveva la minima voglia di preoccuparsi per lo spirito dell'Inverno. Brandon la seguiva con lo sguardo, mentre lei rompeva il silenzio soltanto con i rumori di ciò che rassettava.

"Non credi che dovresti provare a parlarne?" Chiese quindi lui, crucciato.

"No." Rispose lei seccamente, non rivolgendogli lo sguardo.

"Flora, so che sei turbata. Posso soltanto immaginarlo, non voglio neanche avere la superbia di dire di sapere cosa stai passando e lo capisco perfettamente, ma credo che alzare questo muro non porterà a niente." Insisté il soldato, tenendo lo sguardo su di lei. Flora quindi si voltò e finalmente incrociò il suo sguardo.

"Non voglio parlarne." Ribadì la fata, con ogni muscolo teso.

"Bene, come vuoi." Sbottò lui, prese le chiavi e uscì, sbattendo la porta più del dovuto. Fu allora che la giovane si lasciò andare, poggiandosi al piano della cucina per reggersi e scoppiò in lacrime.

"Mi dispiace, mi dispiace, mi dispiace..." Mormorò tra i singhiozzi, piena di rabbia.

"Ehilà!" Esclamò Nikolai, materializzandosi a qualche passo da lei. Flora trasalì e si asciugò in fretta le lacrime con le mani, voltandosi di spalle.

"Ciao. Dov'eri?"

"Che ti succede?" Chiese Nikolai, perplesso, avvicinandosi.

"Niente." Rispose la fata e si rivolse a lui. Il viso che cercava di nascondere le lacrime appena versate.

"Ma..."

"... ascolta, sono in ritardo, tu... credo sia meglio che vada dalla melissa per preparare l'incantesimo. Ah, e per favore evita di andartene in giro, non sappiamo neanche se Vymarna riesca a sentire la tua presenza."

"So essere molto discreto. Ehm... sicura di stare bene? Credo che abbiamo una sorta di legame empatico perché..."

"... Nikolai, vado di fretta, davvero. Ci vediamo dopo." Detto questo la fata andò via, diretta al Collegio, mentre Nikolai ripensò all'incontro di quella notte.
Quando Flora chiuse la porta lui si ritrovò in casa nel più assoluto silenzio. Pensò ad Alyssa e a come era cambiata dall'ultima volta. Era chiaro che era una persona completamente diversa, come in fondo anche lui lo era. Lo aveva capito dalle prime parole che lei aveva pronunciato: invece di pensare a lei, a loro, aveva pensato a Flora. Aveva chiesto di lei, della sua reazione, di come stesse e se lui fosse sicuro del suo piano. Ciò lo aveva fatto riflettere, cosa che preferiva fare poco o l'alternativa era perdersi nei suoi pensieri, nelle angosce di un cuore così vecchio eppure così pieno di dubbi e di rimpianti. Nikolai sapeva bene che tipo di persona era, sebbene la sua età lo aveva cambiato nel corso del tempo. Si riscosse e quindi si materializzò nella torre della melissa.

Quella mattina Brandon la passò interamente con Sky, a quanto pareva Carter era certo di aver scoperto che c'erano alcuni movimenti sospetti tra gli uomini che teneva sotto controllo. Ed effettivamente, per la gioia del soldato, non vi fu ombra di Adrian Carter per tutto il giorno. Ma Brandon non sentì neanche una parola di Sky, né del re, né di nessun altro. Quello che stava succedendo a Flora lo angosciava. Quella notte la perseguitava, quella paura la rendeva schiava e lei non aveva intenzione di affrontarlo, e lui non sapeva quali erano i motivi. Non riusciva neanche ad immaginarli, lui non era una fata e a lui non avevano provato a rubare le ali. Aveva sentito dei racconti, aveva sentito dire che quando ad una fata capitava una cosa del genere veniva segnata, la sua vita cambiava, il suo spirito veniva rotto. Alcune non riuscivano a superarlo, altre ci provavano, ma con un peso che si portavano per sempre.

"Brandon? Mi stai ascoltando?" Chiese Sky, e sembrava non essere la prima volta. Il soldato fu riscosso dai suoi pensieri e gli rivolse la sua attenzione.

"Perdonami... dicevi?"

"Ma che succede?" Chiese ancora il principe, perplesso.

"No, niente... ero solo sovrappensiero."

"Nikolai?"

"È complicato. Dicevamo?"

"Che io vado, ho bisogno di parlare con Bloom, sono un paio di giorni che non riusciamo ad avere un momento tranquillo e la trovo troppo pensierosa, ho cancellato i miei impegni per la giornata."

"È fortunata ad averti." Dichiarò il soldato con un sorriso sincero. "Va bene, vai, io sistemerò quei documenti per le nuove reclute." Sky ne fu sorpreso.

"Oh, è stato piuttosto facile. Mi sa che questo spirito dell'Inverno in giro per casa ti rende molto meno fastidioso!" Esclamò prendendolo in giro, Brandon ridacchiò e lasciò andare il suo amico. Andò in ufficio, dove aveva una pila di documenti inviati da giovani che avevano intenzione di unirsi all'esercito della guardia reale, completi di referenze da parte dei loro sergenti e capitani dalle accademie militari.

-

Quel pomeriggio, Flora avrebbe potuto reggere davvero tutto, tranne quello che successe. Durante la sua ora di ricevimento ricevette la madre di Rosie Waterhouse, che sembrava davvero andare di fretta ed essere piuttosto infastidita. La giovane forzò un sorriso e la accolse nella sua aula, quindi la invitò a sedersi, ma questa rifiutò.

"Mrs Waterhouse, potrei capire il motivo di questa sua agitazione? È successo qualcosa?"

"Oh, sì, è successo, chiaramente è successo qualcosa e lei dovrebbe saperlo!" Replicò la signora dai capelli biondi ravviati dietro in maniera piuttosto voluminosa. Flora prese un respiro e incrociò le braccia, cercando di mantenere la calma.

"Mrs Waterhouse, sono solo ragazze e sono cose che capitano. Sono certa che Rosie e Miele torneranno presto amiche, a volte capita che ci siano delle incomprensioni e può stare tranquilla, ho già parlato con Rosie." La bionda sembrava perplessa, guardava Flora dal basso essendo molto meno alta di lei, e le rivolse un'espressione confusa.

"Mi scusi, ma si ascolta quando parla?"
Flora batté gli occhi due volte per essere sicura che quella fosse la realtà.

"Prego?"

"Voglio che lei stia lontana da mia figlia, ha capito?" Il tono era piuttosto minaccioso, sebbene provenisse da una donna tanto piccola.

"Cosa?"

"Io non ero d'accordo, ma ho lasciato correre perché c'è stato un consiglio e fortunatamente per lei negli ultimi due anni non sono stata io la rappresentante dei genitori, ma ora credo proprio che sia il momento che lei impari a stare al suo posto. Non ce la vogliamo qui, né vogliamo che lei importuni i nostri figli facendo loro credere che l'In.... Oh, non riesco neanche a dirlo! Che la sua magia sia un qualcosa di 'normale'! Sappiamo tutti lei chi è, e sappiamo che su Linphea non dovrebbe neanche starci, infatti la Natura si sta già ribellando a lei, è chiaro! Siamo in estate eppure il cielo e scuro e minaccioso! Beh, la sa una cosa, anch'io so essere scura e minacciosa, e glielo mostrerò se si avvicinerà di nuovo a mia figlia!" Davanti a quello sbraitamento Flora rimase ferma, non sapendo esattamente come reagire. In linea col suo stile, decise di mantenere la calma e replicò:

"Mrs Waterhouse, Rosie mi ha chiesto un aiuto col suo progetto di fine anno, il che ha sorpreso anche me. Ma sa una cosa? Credo di comprenderla adesso."

"Cosa? Cosa vuole dire, eh? Che adesso è colpa di mia figlia se lei plagia le menti delle ragazzine?!" Domandò agguerrita la signora.

"Intendo dire," Rispose Flora, calma. "che io non ho solito offendere, intimidire, urlare contro le altre persone, soprattutto se queste altre persone non mi hanno fatto assolutamente niente e la cui unica colpa è essere diversi. Ora, Mrs Waterhouse, a differenza di qualche ora fa, lei si sente meglio adesso che mi ha sbraitato contro? Eppure io non le ho fatto niente, né a lei né a Rosie, anzi, le ragazze sono la mia priorità, può starne certa."
La donna divenne rossa in viso mentre teneva le labbra increspate per la collera.

"Sa una cosa? Eh? Lei sa una cosa?!" Esclamò rabbiosa.

"Che cosa, Mrs Waterhouse?" Domandò Flora con aria tranquilla.

"Io... io non resterò con le mani in mano, può starne certa!" Rispose puntandole il dito contro, quindi si diresse alla porta mentre Flora replicò:

"Ne sono sicura, Mrs Waterhouse, e buona giornata!" Al pronunciare quelle parole la porta fu chiusa sbattendo, fu allora che Flora riprese a respirare normalmente.

In quegli stessi momenti, il dio dell'Inverno si trovava nella torre della melissa, la quale era completamente rapita da lui, cercando di capire e sapere di più. Si era materializzato lì quando Martha ancora non c'era e l'aveva accolto Daisy, che lo spirito trovò molto simpatica. Quando Martha era arrivata ne era stata sorpresa e alle domande sul dove fosse stata, spinte da pura curiosità, aveva deciso di non mentire. Gli aveva spiegato come non riusciva più a sentire Vymarna, il come, dove, quando, ma non capiva il perché ed era preoccupata.

"Beh," Esordì Nikolai dopo il racconto. "Vymarna non è per niente un tipo facile e direi che è anche prepotente. Certo, non sono qui a giudicare - ceeeerto- ma credo che controllare un intero pianeta, assicurarti che tutto funzioni come dovrebbe e fare in modo che in questo modo anche il resto della Dimensione Magica sia in equilibrio, ti costringa in un certo qual modo ad usare le maniere forti. Beh, il punto è che Lei sente quasi tutto, e sai una cosa? Credo che ancora non si sia accorta che sono qui perché ora è portatrice dell'altro Inverno, quello che effettivamente è vivo. Ti sei messa contro di Lei, Martha, e Vymarna non conosce mezze misure."

"Credi che mi esilierà?"

"No, non credo, nasce una melissa per ogni generazione, ma a differenza dei Bach ne nasce una se ne muore un'altra e tu mi sembri piuttosto giovane, Vymarna non potrebbe esiliarti... ma te la farà pagare. Questo è il prezzo per chi sta dalla parte dell'Inverno. Dunque, prendi carta e penna, ti dirò di cosa abbiamo bisogno per il nostro incantesimo."

Flora lasciò il collegio in compagnia di Riven, ma entrambi erano molto silenziosi quel giorno. Alla domanda della keimerina se andasse tutto bene, lui assentì, senza menzionare il suo incontro con la fata della musica la sera prima. Flora lo aggiornò su Nikolai e sul loro piano, ma decise comunque di non dirigersi alla torre ma piuttosto di tornare a casa.
Aprì tutte le finestre, ma la casa era silenziosa. I pensieri le affollavano la mente, e la consapevolezza che qualcosa in lei si era spezzato la stava uccidendo. Aveva creduto di potercela fare, pensato che lei non era come le altre, che lei era forte, che lei aveva altre priorità anziché compiangersi, ma si era sbagliata. L'agitazione e la paura per il bambino erano state più forti all'inizio, come se avessero rimosso tutto, ma ora quelle sensazioni si stavano trascinando nel suo cuore riemergendo subdolamente. Lo stava realizzando e non aveva idea del perché facesse tanto male farlo. Non riusciva a parlarne, non riusciva a renderlo parole, e non vedeva una via d'uscita da quella prigione che lei stessa stava creando intorno a lei. Quando bussarono alla porta sussultò. Si ricompose e andò ad aprire.

"Papà." Salutò, ma non aveva voglia di vederlo, né lui né nessun altro.

"Tesoro, va tutto bene?" Chiese Rodols, crucciato.

"S-sì, tranquillo, sono solo un po' stanca. Su, vieni." Lo lasciò entrare e chiuse la porta, quindi lo raggiunse. "Che succede?"

"Potrei farti la stessa domanda. Non mi hai detto come è andata, se l'incantesimo è andato bene, insomma..."

"... hai ragione, hai perfettamente ragione, scusami, c'è stato tanto e..." Andò a sedersi con un sospiro, quindi rivolse lo sguardo a suo padre e strinse le labbra in un sorriso. "... l'incantesimo è andato bene, abbiamo riportato qui Nikolai, ora credo sia da Martha. Ha un piano, pare che potremo riprendere il bambino grazie ad un incantesimo, è per questo che è lì." Rodols sorrise.

"Beh, tesoro, è una bella notizia, no?"

"Sì, assolutamente!" Annuì Flora. Ma Rodols capì che c'era qualcosa e la sua espressione s'incupì.

"Tesoro, che succede?" La keimerina forzò un sorriso e scosse la testa.

"Niente, papà, dico sul serio. Sono solo stanca, è stata una giornata un po' lunga e non è neanche ancora finita." Rivolse lo sguardo altrove.

"Capisco... beh, tolgo il disturbo allora, ho lasciato Miele a casa che faceva i compiti." Flora annuì e lo accompagnò alla porta senza replicare. Prima che andasse però, lo fermò e lo abbracciò.

"Ti voglio bene."

"Te ne voglio anch'io." Replicò suo padre, la baciò sui capelli e andò via, lasciandola di nuovo sola nel silenzio.

Quando Brandon tornò a casa quella sera era chiaro che c'era ancora tensione. Il giovane, che se era stato brusco era stata per pura preoccupazione, decise di abbassare la guardia e provare a parlare di nuovo con lei. Ma proprio per quello che era successo quella notte e quella mattina, Flora sentiva la vergogna e la colpa che le impedivano di proferire parola.

"Com'è andata oggi?" Chiese Brandon mentre apparecchiava la tavola, gettandole qualche sguardo.

"Bene." Rispose lei, senza aggiungere nulla. Dopo qualche istante di silenzio, lui parlò di nuovo.

"Mi dispiace per stamattina, non volevo essere tanto brusco." Flora si fermò immediatamente, come congelandosi, e si voltò verso di lui. Ingoiò quel boccone amaro, di come lui sempre, sempre, sempre, sapeva cosa dire o cosa fare, mentre lei non riusciva neanche a muoversi.

"Non... non ce l'ho con te, non... non hai colpa, Brandon, davvero. Sono solo... sovrappensiero." Concluse poi, stringendo le labbra. Brandon sospirò, come se quella risposta fosse stata una sconfitta.

"Vorrei davvero sapere a cosa pensi." Replicò quindi lui, guardandola. Lei prese un respiro, alzando gli occhi per contenere tutta quell'agitazione, poi gli rivolse di nuovo lo sguardo.

"Io... è che..." Provò, ma le parole le morivano in gola. Brandon si avvicinò a lei e le fece cenno di proseguire. "... sai, io..." Fu in quel momento che si materializzò Nikolai.

"Ehilà! Vi sono mancato?"
Brandon alzò gli occhi al cielo, spazientito, mentre Flora prese un respiro, riportando di nuovo tutto dentro come se avesse dovuto nasconderlo dalla luce del sole.

"Che succede? Brutte notizie, per caso?" Chiese l'Inverno, notando quelle espressioni. Ma Flora forzò un sorriso e scosse la testa.

"No, per niente. Allora, passato una giornata costruttiva tra i mortali? Tu e Martha siete riusciti ad elaborare l'incantesimo?"

"Sì, ci siamo andati molto vicini a dir la verità. Martha ha detto che con l'aiuto della magia del bach potremo ultimarlo. Contenti?"

"Grazie." Disse Brandon, guardandolo. "Dico sul serio, non avremmo potuto chiedere a nessun altro di aiutarci contro Vymarna."

"Per favore, credi che abbia bisogno di ringraziamenti?! Flora è mia figlia!" Esclamò l'Inverno, ma a quelle parole un piatto cadde a terra frantumandosi.

"Mi dispiace!" Si affrettò a dire Flora, chinandosi per raccogliere i pezzi. Brandon fece per aiutarla ma con un gesto della mano Nikolai fece levitare i frammenti e riassemblò il piatto, facendolo poggiare sul piano. Ma Brandon tenne lo sguardo su Flora e il suo cuore sì, quello si era frantumato e rimaneva rotto. Nikolai li intrattenne quella sera raccontando di una delle sue mirabolanti avventure di quando aveva pieni poteri su Linphea, ci fu armonia, relativamente, e Flora in qualche occasione non poté trattenere un sorriso. Si salutarono quella sera sapendo che il giorno dopo Nikolai e Martha avrebbero completato la preparazione dell'incantesimo, e poi avrebbero potuto organizzarsi per agire.

"Stavi provando a dirmi qualcosa prima che arrivasse." Disse Brandon, osservandola mentre lei era accanto alla finestra. Lei si voltò incrociando il suo sguardo.

"Ora non ho voglia di parlarne." Abbassò lo sguardo, Brandon ci provò ancora:

"Tesoro, credimi, io non voglio farti stare male, ma so che è necessario che parli. Dimmi a cosa pensi. Dimmi cosa sogni. Io sono qui per questo."
Gli occhi della fata si riempirono di lacrime, fece qualche passo verso di lui. Alzò il viso per guardarlo e scosse la testa.

"Mi dispiace, mi dispiace tanto, ma non ci riesco. Io... non ce la faccio." Confessò con voce tremula.

"Okay. Okay, tranquilla. Ma voglio che tu sappia che puoi fidarti di me, che puoi parlarne con me." Lei annuì debolmente accennando un sorriso mentre una lacrima le rigava il viso. Brandon gliela asciugò, poi la abbracciò. Tenendola stretta si accorse che tremava. "Non ci sarà mai niente di troppo brutto che non potremo affrontare insieme. Non ti lascerò mai da sola, hai capito?"

Lei annuì e forse in quel momento un piccolo sassolino, di quell'enorme montagna, scivolò giù. Rimase tra le sue braccia, mentre ballavano senza musica, e sperò che quella notte nessun incubo la sarebbe andata a cercare.
Ma le sue speranze non furono accolte, e le immagini di quel bosco la tormentarono ancora. Si svegliò di soprassalto, ma quella volta senza agitarsi e Brandon non la sentì. La giovane cercò di respirare piano, dunque decise di prendere un bicchiere d'acqua. Scendendo di sotto si rese conto che Nikolai non era lì, quindi si diresse in cucina. Trasalì quando, chiudendo il frigorifero, si ritrovò davanti il dio dell'Inverno.

"Non farlo mai più." Disse Flora, cercando di contenere l'agitazione.

"Oh, scusami, dimentico che voi mortali siete così!" Si giustificò Nikolai alzando le spalle. Flora alzò gli occhi al cielo e fece per andare.

"Bene, buonanotte."

"Flora, aspetta." La fermò l'Inverno, parandosi davanti a lei.

"Che succede?" Chiese la fata, con aria seccata.

"Io... sei legata al cuore della natura e mi chiedevo se... se avessi il libro." Flora fu piuttosto sorpresa da quella domanda e fece un passo indietro, rivolgendogli lo sguardo.

"S-sì, ho il diario. So un sacco di cose e..."

"Quindi l'hai letto?" Chiese incalzante Nikolai, con i suoi grandi occhi che la guardavano attentamente.

"Sì, un paio di volte, magari di più... e su Sakoma c'erano degli appunti che suppongo fossero tuoi." Nikolai aveva spento il suo grande sorriso, le rivolgeva bensì un'espressione attenta, leggeramente malinconica.

"Wow, sì... ho studiato molto mentre ero lì, c'era tanto da sapere. Se tu... se avessi bisogno di qualcosa, se avessi qualche dubbio con la tua magia, insomma... io non rimarrò qui a lungo, credo, e... beh, sai dove trovarmi." Alzò le spalle e accennò un sorriso. Flora aveva la sua stessa espressione, anzi, se qualcuno li avesse osservati bene si sarebbe reso conto che si somigliavano molto, anche se l'una era molto più calma e riflessiva, mentre l'altro piuttosto eccentrico e forse aveva vissuto troppo per avere un carattere che potesse essere definito stabile.

"Va bene. Grazie." Flora strinse le labbra e fece per andare, ma a qualche passo si fermò e si voltò verso di lui. "Nikolai?" Luì si voltò subito.

"Sì?"

"Mi dispiace."

"Per che cosa?" Chiese lui, alzando le sopracciglia e con un mezzo sorriso.

"Per... un sacco di cose. Buonanotte."

"Notte, bocciolo." Salutò lui, guardandola salire le scale. Rimase per qualche istante fermo, ricordando l'ultima volta che aveva pronunciato quelle parole, dunque si scosse e, forzando un sorriso, si smaterializzò.

Flora si rimise a letto, prese un respiro e poggiò la schiena alla spalliera, rimanendo seduta. Le dispiaceva per avergli dato un ruolo e un'identità che forse non si meritava, le dispiaceva per aver preteso così tanto da lui, le dispiaceva per averlo giudicato troppo presto. Ma in verità un po' le dispiaceva anche che lui magari non era stato all'altezza di quelle aspettative, e le dispiaceva se ora sembrava poi esserlo, ed ormai quei sentimenti erano già nel suo cuore. Perché lei quello che lui le aveva detto quella notte, sul diario, su di lui, avrebbe voluto fossero state le prime cose. Avrebbe voluto che lui avesse avuto voglia di conoscerla senza dare per scontato che si appartenevano già. E avrebbe voluto che lui fosse stato il degno eroe di quella storia, come l'avevano dipinto prima di riportarlo lì, quando tutti avevano fondato la loro fiducia in lui, eppure quando era arrivato il dolore era rimasto. Rivolse lo sguardo a Brandon, che dormiva. Rimase per un po' ad osservarlo, sperando che lui potesse perdonarla davvero per tutto quello che si stava lasciando dietro: aveva perso il bambino, non si era difesa dai cacciatori ed ora lo teneva lontano, anche se lui non se lo meritava. Voleva parlare con lui, voleva dirgli cosa si stava agitando nel suo petto, ma ogni volta che provava ad aprire bocca quelle scene si facevano reali davanti ai suoi occhi e non riusciva a pronunciare una parola. Guardò l'anello che aveva al dito, e pensò che si fidava di lui e di ciò che le diceva. Gli credeva, e se le aveva detto che non era colpa sua, se le aveva detto che aveva intenzione di capirla, allora doveva provare a crederci o i suoi pensieri l'avrebbero divorata.

Il giorno seguente, su Eraklyon, il principe Sky si era alzato presto, anche se quella notte non l'aveva passata molto bene. La discussione con Bloom l'aveva lasciato davvero perplesso, e lui non sapeva esattamente in che modo poteva chiarire con lei e riaprire l'argomento senza che le parole prendessero un peso che non appartenevano loro. Fece una passeggiata in giardino per schiarirsi le idee e poi, invece che andare subito da suo padre per discutere di politica, andò da sua madre per parlare di cose più reali.
La regina Samara fu contenta di accoglierlo nelle sue stanze e lo invitò a sedere con lei per la colazione, anche se Sky rifiutò di prendere qualsiasi cosa.

"Cos'è che ti preoccupa?" Chiese la regina, guardandolo con aria indagatrice. Sky non poté trattenere un sorriso davanti alla perspicacia di sua madre, che lo conosceva bene.

"Ieri ho parlato con Bloom..."

"... mi sembra un buon inizio." Dichiarò Samara, poi con un gesto della mano mandò via la servitù che era intorno al tavolo. Guardò Sky. "Io e tuo padre non parlavamo mai, neanche appena sposati. E il fatto che tu sia così impegnato e parliate ancora è tutto dire."

"Mamma, sono qui per un consiglio, e confido nella tua discrezione." Samara notò il turbamento negli occhi azzurri di suo figlio, quindi mandò tutti fuori e, una volta che furono soli, disse con tono dolce:

"Quando hai bisogno di me come regina mi trovi nella sala del trono, ma quando hai bisogno di me come mamma sai che siamo solo io e te." Sky le sorrise riconoscente.

"Bloom mi ha detto che per ora non vuole avere bambini." Rivelò quindi Sky. La regina arricciò le labbra.

"Beh, Sky, mi sembra giusto, dovreste aspettare di salire al trono."

"No, intendo che non ne vuole per ora, per i prossimi mesi, anni. Mi ha detto che c'è una buona offerta per lei ad Alvor per continuare gli studi."

"Ma... insomma, può continuare a studiare lo stesso. Crede forse che la famiglia reale di Eraklyon non si preoccupi della cultura? Perché io arrivata qui continuai a studiare con la mia tutrice, e comunque ebbi te."

"Lo so, lo so, ma il punto è che per me va bene, cioè, non ho intenzione di ostacolarla, e non vado di fretta per avere dei bambini... ma il punto è mio padre, e il regno. Mamma, saliti al trono si aspetteranno un erede e a dirla tutta è l'unica cosa che renderebbe la Corona stabile. Eraklyon senza Delfino è in pericolo, insomma, non a caso vogliono tutti cercare di uccidermi!..."

"... non scherzare su queste cose!" Lo ammonì sua madre crucciata.

"Sai bene che ho ragione. E passare qualche anno senza un erede? Pericoloso per noi e per l'intero regno! Io... abbiamo discusso e forse queste parole a Bloom sono sembrate dure, ma è il mio regno, capisci? Mi sento come diviso in due."

"Capisco..." Replicò sua madre, storcendo le labbra.

"... con Brandon non posso parlarne, lui ha appena perso un bambino che non avrebbe neanche mai potuto avere, e non riesco a pensare di parlargli di Bloom che non vuole mentre Flora è stata presa dai cacciatori per strapparle il suo."
Samara lo guardò, poi accennò un sorriso.

"Ti ho educato troppo bene."
Sky sorrise e scosse la testa.

"Già. Allora, che ne pensi?"

"Parlerò io con Bloom, per certe cose tra donne ci intendiamo."

"Ti avevo chiesto discrezione."

"Sky, tesoro, tu non sai cosa significa dover indossare un corsetto tutto il tempo. Ci sono cose per cui ci bastano poche parole e ci capiamo."

"Ti ringrazio, ma preferisco di no." Il principe si alzò. "Grazie comunque per la chiacchierata, ne avevo davvero bisogno."
La regina sembrò poco soddisfatta, Sky si chinò verso di lei e la baciò sulla guancia per poi andare via.
Si recò quindi verso le stanze di suo padre, ma le sue perplessità lo costrinsero ad aspettare Brandon per non dover stare da solo con lui. Il suo scudiero arrivò con leggero ritardo, il che lo sorprese molto sapendo quanto fosse attento al suo lavoro per la Corona.

"Lo so, lo so, lo so, non dire niente!" Esclamò Brandon raggiungendolo di fretta. Sky sorrise divertito.

"Non ne avevo intenzione. Ma va tutto bene?" Brandon lo guardò e ci mise un po' per rispondere, come per trovare le parole giuste.

"Sì, bene." Concluse poi, Sky alzò entrambe le sopracciglia.

"Mi aspettavo qualcosa di più elaborato... tutto a posto lì dentro?" Chiese, facendo un cenno riferendosi alla testa del suo amico.

"Oh, qui dentro ne succedono di tutti i colori e io mi sento un vero stupido." Rispose il suo amico, la cui intenzione sarebbe stata scherzare, ma poi concluse con una certa amarezza.

"Flora?" Domandò Sky, Brandon annuì stringendo le labbra, poi si scrollò e disse:

"Su, andiamo, che tuo padre starà già borbottando.

Quella mattina, a Zenith City, Tecna era in compagnia di Timmy che aveva insistito perché uscissero a fare una passeggiata, anche se entrambi si resero conto che quello non era proprio il luogo più adatto. Tecna accennò un sorriso e guardò il suo ragazzo.

"Sai, Zenith comincia a starmi un po' stretta."

"Capisco cosa intendi." Replicò Timmy guardandosi intorno, mentre tutti intorno a loro camminavano a passo spedito, chi guardando il proprio palmare e chi parlando a telefono. "A volte Magix mi manca, eppure io lì ero quello considerato un po' strano." Tecna rise sommessamente, Timmy sorrise a quel gesto. "Beh, mi hai detto che avevi notizie: allora, di che si tratta?"
Tecna strinse le labbra, incerta, e poi rivelò:

"Ho sentito Faragonda, mi ha offerto un posto ad Alfea per il prossimo anno per occuparmi del simulatore, pare che sia molto più avanzato di quello che usavamo noi."

"Oh..." Fu la reazione di Timmy, sorpreso, poi sorrise e, senza sapere bene quale fossero le intenzioni della giovane, aggiunse: "... beh, sembra una buona occasione, non credi?"
Lei annuì, ma non sembrava entusiasta, e replicò:

"Sì, cioè... Timmy, io non sono più una fata, quanto posso c'entrare io ad Alfea?"
Timmy si fermò di colpo e lei con lui. Il giovane, col viso scuro, disse:

"Il fatto che tu non abbia la magia non ti rende meno di quel che sei. Tecna, tu sei intelligente, brillante, furba, sveglia, perspicace. E io... io non ho mai trovato il coraggio di chiederti scusa invece." Le parole uscirono da sole e lui non se lo sarebbe aspettato, Tecna sgranò gli occhi.

"Timmy, cosa dici? Tu? Chiedermi scusa? E perché dovresti? Sono io che ti ho allontanato per tutto questo tempo, e mi sento una stupida, davvero. Le cose stanno cambiando, sto vedendo le cose con altri occhi adesso e pian piano vorrei davvero ricominciare."

"Tu non devi scusarti di niente. Tecna, io ho gettato la spugna, mi sono rassegnato e... avrei voluto poter fare di più. Le ho provate tutte, ma forse se avessi continuato a cercare..."

"... non saresti venuto da me quella sera se avessi continuato a cercare, ed io ho più bisogno di te che della magia, credimi."
Lui fu estremamente sorpreso da quell'affermazione tanto spontanea e arrossì lievemente. Le prese il viso fra le mani e la baciò dolcemente.

"Sono contento che le cose stiano cambiando."

"Anch'io." Replicò lei, Timmy fece per camminare ma lei lo fermò. "Timmy." Lui si voltò verso di lei. "Devo dirti che però sarà a piccoli passi."

"Bene, saremo insieme." Replicò il giovane deciso, lei sorrise.

Nel frattempo, su Linphea, Helia aveva raggiunto Martha nella sua torre, seppur pensoso come ogni volta che cercava di conciliare al meglio i suoi impegni di preside e di bach. Daisy fu entusiasta di vederlo, ma lui notò che la sua amica sembrava piuttosto nervosa.

"Che succede?" Chiese Helia, mentre Martha aprì la finestra ora che, passata la pioggia, l'aria umida faceva sentire caldo. La melissa si voltò verso di lui e storse le labbra.

"Niente." Replicò, alzando le spalle. Helia sospirò pazientemente.

"Martha, ti conosco."

"Beh... temo di non riuscire ad ultimare l'incantesimo, sai, con i rapporti tra me e Vymarna tanto incrinati..." Lui scosse la testa e si avvicinò a lei, causando il rossore sulle guance della melissa.

"La tua magia non è meno potente adesso. È vero, Vymarna si è chiusa, ma rimani la sua melissa, unica nel tuo genere. Sei una fata potente, Martha, andiamo, persino l'Inverno te l'ha detto!"
La melissa sorrise accennatamente. Poi deglutì e, come per una scossa di coraggio, disse:

"Helia, io volevo... era un po' che volevo dirti che..." Ma non riuscì a terminare la frase, non per codardia, ma perché si materializzò lì lo spirito dell'Inverno.

Quando Flora lasciò il collegio quel giorno, raccontò a Riven quanto successo con Mrs Waterhouse e il giovane non poté trattenere una risatina di disappunto. Notò l'espressione della sua amica, tanto cupa, e allora le disse:

"Quella è una che fa tante chiacchiere, sta' tranquilla."

"Sì, lo so, non è lei che mi preoccupa..."

"Che cosa allora?" Chiese il giovane. Flora lo guardò per un attimo, ma non disse nulla, quindi rivolse lo sguardo di nuovo davanti a lei.

"Beh, l'incantesimo, il bambino... stamattina Nikolai ha visto Martha ed Helia, spero ne siano venuti a capo e che presto risolveremo tutto." Riven la guardò sott'occhio, notando la sua espressione, e strinse le labbra dispiaciuto.
La giovane non si diresse subito a casa ma fece visita a suo padre. Rodols fu molto felice di vederla e non lo nascose. La abbracciò stretta e dovette lasciarla andare quando lei glielo chiese. Poco dopo rientrò anche Miele. La ragazzina, notando sua sorella, corse subito in camera sua, ma Flora, dopo aver gettato uno sguardo a suo padre, la raggiunse.

"Posso entrare?" Chiese dopo aver bussato alla porta, aprendola di poco.

"Sto studiando." Rispose piatta Miele, senza alzare lo sguardo dal libro aperto che chiaramente non stava leggendo. Flora però entrò lo stesso e chiuse la porta alle sue spalle.

"Capisco..." Andò a sedere sul letto della sua sorellina. "... com'è andata oggi?"
Miele, senza alzare lo sguardo, chiese:

"Quindi hai intenzione di controllarmi anche nei giorni che non ho lezione con te?"
Flora alzò le sopracciglia, prese alla sprovvista da quella domanda. Quindi scosse la testa e rispose:

"No, Miele, certo che no, non voglio controllarti. Mi interessa sapere come vanno le cose."

"Vanno bene." Replicò la più giovane, gettandole giusto uno sguardo di sufficienza. Ci fu silenzio.

"Ti va di cenare da noi stasera?" Propose Flora, con un sorriso speranzoso.

"No, grazie." Rispose però la ragazzina, con tono secco. Ma Flora non si lasciò abbattere e tentò ancora:

"Preparo i fagottini che ti piacciono tanto."

"Ti ho detto di no!" Esclamò Miele, guardandola finalmente. Flora fu scioccata da quella reazione e il suo sorriso si spense subito.

"Miele, io vorrei davvero che..."

"... sai cosa vorrei io? Che te ne andassi! Devo studiare, mi hai messa tu in punizione, ricordi?! Vattene!" In maniera impetuosa si alzò e aprì la porta, facendo segno a sua sorella di uscire. Flora prese un respiro e si alzò. Si fermò alla porta e, dispiaciuta, tenne lo sguardo su sua sorella.

"Miele, se c'è un problema questo non è il modo giusto per risolverlo." Disse la keimerina, anche se dentro di sé comprese che lei non era certo la più adatta per dare un consiglio come quello.

"Il mio problema sei tu, quindi se te ne vai è gia risolto. Ciao, Flora." Concluse la ragazzina e chiuse la porta senza dare all'altra il tempo di replicare.
La giovane tornò al piano di sotto e, a giudicare dalla sua espressione, suo padre capì che le cose non erano andate bene.

"Non so perché si comporti così." Esordì Rodols, Flora andò a sedere con un sospiro.

"Sono preoccupata."

"Diamole tempo. È chiaro che qualcosa la turbi, ma non possiamo forzarla a parlare. Ognuno sa quando è il momento giusto per aprirsi. L'importante è starle vicino."
Flora strinse le labbra e sospirò ancora, insoddisfatta. Poi cambiò argomento:

"Nikolai sta lavorando con Martha e con Helia, credo che possiamo contare su di lui."

"Mi sembra un bene." Replicò Rodols, anche se con una punta di fastidio nella voce. Poi però sorrise e aggiunse: "Vi riprenderete il vostro bambino, andrà tutto bene, tesoro." Flora gli sorrise e annuì. Poi lo schermo del suo cellulare si illuminò: la sua presenza era richiesta su Solaria.

Quel pomeriggio, Sky assicurò a Brandon di poterlo lasciare, nonostante quest'ultimo avesse provato ad opporsi, poiché aveva bisogno di poter stare da solo per riflettere in uno di quei pochi momenti della giornata in cui non era forzatamente circondato da altre persone. Essere il Delfino di Eraklyon era stancante, ed anche esserlo mentre sua moglie era la donna più forte e intraprendente che conosceva. Era anche per questo che l'amava, ma era difficilce conciliare il tutto con un regno che all'apparenza era ricco e felice mentre le cui fondamenta erano sul punto di crollare a pezzi. Era a questo che pensava mentre passeggiava nei giardini e, in segno di rivolta, si sbottonò la giubba, cedendo al caldo pomeridiano.
Nel frattempo, sebbene non avrebbe voluto ammetterlo, Brandon era contento di aver lasciato Sky. Aveva troppo per la testa e quello gli bastava. In un veloce attimo gli balenò in mente il nome di Adrian Carter e pensò che avrebbe dovuto fare qualcosa in merito, capire di più su quello che l'agente segreto stava facendo in merito ai rivoltosi, ma non ne aveva il tempo, né la voglia, prima doveva capire come illuminare di nuovo gli occhi della sua fata. Fece qualche ricerca, ma pensò che consigliare a Flora di parlare con un professionista avrebbe potuto peggiorare le cose in qualche modo dato che lei non si azzardava neanche a menzionare l'accaduto. Diede un'occhiata all'ora, quindi pensò che andare via un po' prima non sarebbe stato nulla di grave considerando che non c'era nient'altro di urgente da fare. Dunque si diresse su Magix.

"A cosa devo questa visita?" Chiese Helia, dopo che ebbe invitato Brandon ad accomodarsi nel suo ufficio. Il giovane si diede una veloce occhiata in giro, poi notò i libri sulla scrivania.

"Disturbo? Sembra tu abbia tanto lavoro. Anzi, sicuramente disturbo quindi è meglio se torno in un altro momento..." Disse nervoso facendo per alzarsi, ma il suo amico lo fermò:

"Brandon, fermo, fermo, non mi disturbi. Insomma, non c'è mai un momento in cui qui non abbia da fare. Semplicemente sono sorpreso." Concluse stringendosi nelle spalle. Brandon quindi tornò a sedere e guardò il suo amico.

"Già... ehm..." Si schiarì la voce, Helia rimase ad osservarlo in silenzio. "Ho bisogno di chiederti una cosa."
Helia annuì con un mezzo sorriso. "Quella notte, nel bosco... raccontami com'è andata."
Helia si accigliò, e fu molto sorpreso da quella richiesta.

"Perché?" Le parole uscirono da sole prima che potesse pensarci.

"Non lo so." Rispose Brandon. "Davvero, io... le hanno fatto del male ed io non riesco a capirla. Forse perché non ho visto e voglio sapere cosa mi sarei trovato davanti se fossi andato io da lei."

"Te ne penti?" Chiese ancora Helia, tenendo lo sguardo sul suo amico che, a disagio, abbassò lo sguardo acquoso.

"Mi pento di un sacco di cose."

"Ti conosco, Brandon, e sono sincero quando ti dico che mi hai sorpreso enormemente quando mi hai chiesto di avanzare."

"Lo so." Affermò il soldato annuendo, alzando lo sguardo verso il suo amico. "Ma a volte facciamo cose che non ci aspettiamo potremmo, e tutto perché ci sono troppe questioni irrisolte. E poi, la verità è che Vymarna mi spaventa, sentirsela scorrere dentro... beh, te lo ricordi sempre, io le ero e in un certo senso le sono sottomesso. Mentre tu sembri libero da Lei, la natura ti obbedisce. Mi sono fidato di te, Helia, e in quel momento ho pensato che tu saresti stato in grado molto più di me a..." Si schiarì la voce, notò l'espressione di Helia, che lo stava ascoltando ed era chiaro che stava pensando a qualcosa. "Io lo so che l'ami ancora." Il bach non fu turbato da quell'affermazione, né ribatté. Guardò Brandon negli occhi e disse:

"Tu vuoi che ti dica che hai fatto abbastanza per lei."

"No, io voglio sapere dove sto sbagliando perché Flora non riesce a parlarne ed io non riesco a capire, e se non riesco a capire non posso aiutarla."
Helia scosse la testa e Brandon si accigliò.

"Sapevo che sarebbe stato un errore parlarne con te." Disse il soldato alzandosi. Helia, col viso duro, lo seguì con lo sguardo e poi esclamò:

"Potevi fare di più, Brandon!" Il giovane s'impietrì e si voltò verso di lui, Helia si alzò e continuò: "Sai anche tu che è così ed ora cerchi di far pace con la tua coscienza."

"Non ti stancherai mai di voler stare un passo davanti a me, non è vero?!" Replicò Brandon, amareggiato.

"Non si tratta di questo, si tratta di Flora. È tuo dovere proteggerla e non l'hai fatto. Vivete su Linphea, la Natura la vuole morta e tu dove sei? Non si sa, sei su Eraklyon, sei con Sky, sei a pensare i tuoi affari perché è questo che sei e sempre rimarrai: un egoista!"

"Non ti permetto di parlarmi così." Dichiarò Brandon, tenendo lo sguardo su di lui.

"Tu non hai visto la linfa sulle mani di Barrera, colava copiosa! E non hai visto l'espressione di Flora in quel momento! Tu..." Non trovò le parole, strinse i denti, rosso in viso per la rabbia.

"Sai chi è l'egoista fra i due? Tu che cerchi di dimostrare a te stesso che saresti migliore di me per Flora. Ma ora non posso pensarci, perché mia moglie si sente spenta dentro ed io devo fare qualcosa. Mi dispiace, bach, ma io sono umano, io sbaglio anche. Ma i miei pensieri sono tutti per lei e non mi darò pace fino a quando lei non troverà la sua." Con queste parole Brandon lasciò l'ufficio del suo amico, sbattendo la porta. Non appena fu solo, Helia, per un impeto di rabbia, scaraventò a terra i fogli che teneva sulla scrivania.
Era vero, la amava ancora, e vederla in quello stato, pensare a cosa le era successo lo straziava. Non riusciva a convivere con la sofferenza che lei stava provando, ed era arrabbiato che Brandon non l'avesse evitato. La pacatezza di Helia era ancora dentro di lui, ma ormai la natura gli aveva trasmesso la sua irruenza, la sua forza indomabile che a volte, nei momenti in cui il cuore del bach era più tormentato, veniva fuori.
Non avrebbe mai voluto rivolgersi in quel modo al suo amico, sapeva che non avrebbe potuto evitare ciò che era successo e quel che era peggio e che lui ora gli aveva dato dei sensi di colpa che non gli appartenevano. Lui non era umano, ma anche lui sbagliava. Conosceva Brandon, non si meritava di essere trattato come aveva fatto, ma l'immagine di Flora nelle mani dei cacciatori l'avevano spinto a voler trovare un colpevole con cui prendersela veramente.
Il giovane sedette, calmandosi poco a poco. Avrebbe richiamato il suo amico e gli avrebbe chiesto scusa. Gettò un'occhiata alla finestra, non si aspettava di poter perdere la calma in quel modo.
A modo loro, ognuno era distrutto, e quella guerra stava soltanto per iniziare.

Ehilà miei dolcissimi germogli! Come va? Contenti per il capitolo? Spero di sì, questo per me è stato tra i preferiti da scrivere! Grazie infinitamente per essere qui, per come continuate a leggermi! Vi voglio un gran bene!
Dunque, passando al capitolo... Nikolai in fondo non è proprio così male come credevamo, però c'è ancora tanto di lui da conoscere. Martha ha provato a confessare ad Helia i propri sentimenti, ma non è andata come sperato e tra l'altro a quanto pare il cuore di Helia appartiene ancora a Flora. Voi cosa ne pensate, siete dell'opinione di Helia o di Brandon? Credete che il soldato poteva fare di più? Si pente di molte cose, soprattutto di aver fatto prevalere la rabbia in quel momento e non essere corso da Flora per mettere un punto ad una storia che credeva già chiusa da molti anni.
E Flora? Beh, lei ha l'animo rotto e il cuore a pezzi... credete che potrà riprendersi?
Nel frattempo è la nostra Tecna che si è ripresa (e con questo voglio dirvi che nessun momento buio dura per sempre❤), mentre per Bloom e Sky ci sono problemi in paradiso.

Beh, io vi lascio in attesa di sapere cosa voi ne pensate e sperando di poter aggiornare presto!
Vi mando un bacio e vi voglio tanto bene, anzi,
vi strAmo,
xoxo Florafairy7





Ecco come immagino Nikolai, ma biondo. Per chi conosce e segue David Tennant, ecco immagino Nikolai con la stessa nonchalance di Crowley in Good Omens ma il fare entusiasta e un po' confuso del dottore.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro