Capitolo 5
(MADRE) NATURA
Mentre ancora si organizzavano la pioggia si fece più fitta. Ormai non c'era altra alternativa: la Natura aveva iniziato quella guerra e Brandon aveva intenzione di combatterla. Stavano andando, ma Tecna si fermò e Bloom e Timmy andarono subito da lei.
"Che succede?" Chiese Timmy, lei abbassò lo sguardo.
"È inutile che venga anch'io. Non so combattere e..." Sospirò e a Timmy si strinse il cuore.
"Tecna..." Provò a dire Bloom, ma la sua amica la fermò e le sorrise.
"Va tutto bene, davvero, io rimango qui nel caso... nel caso abbiate bisogno di qualcosa."
"Rimango con te." Disse subito Timmy, risoluto, ma Tecna scosse la testa.
"Hanno bisogno di te. Flora... lei... questo bambino se lo merita davvero, dovete fare di tutto per salvarli entrambi." Diede un bacio sulla guancia a Timmy con fare molto dolce, lui strinse le labbra in un sorriso e raggiunse gli altri.
Nell'antro di Vymarna, Flora era avvolta dalla corteccia fino alle spalle, ma comunque in qualche modo cercava di liberarsi. Vymarna schioccò la lingua scuotendo la testa e si avvicinò a lei.
"Non puoi liberarti, qui comando io." Disse con un sorriso accennato mentre, nonostante la pioggia insistente, lei non veniva bagnata. Flora la guardò con rabbia.
"Se ti azzardi a fare qualcosa di male al mio bambino, ti giuro... Vymarna, te lo giuro sugli dei, te la farò pagare!" Le ninfe si materializzarono intorno a lei, Jovia e Astrea si avvicinarono. Vymarna, con un gesto della mano, liberò il corpo di Flora, tenendo immobilizzati i suoi arti nella corteccia.
"Proprio come tua madre, tu parli troppo. Dovresti imparare a non andare contro ciò che decide la Natura." Flora provò a sciogliersi da quella presa, ma fu tutto inutile. Vymarna le alzò i vestiti e le scoprì il ventre.
"Vymarna, ti prego..." A quel punto la keimerina era in lacrime, disperata, ma la Natura la ignorò e le posò una mano sul grembo.
"Ma guarda, qualcuno sta crescendo..." Notò la Natura, schioccando la lingua con disappunto. Le sue ninfe le porsero le ciotoline piene di polveri colorate, Vymarna vi ci immerse le dita e poi disegnò delle rune sulla pancia di Flora. Dopodiché, disegnò il suo marchio sul cuore di Flora, mentre ancora in lacrime la keimerina cercava di dissuaderla.
"Ti supplico... Vymarna, ti scongiuro..." Implorò piangendo. Non riusciva a liberarsi in nessun modo. Provò a trasformarsi ma non ci riuscì.
"Stai rendendo tutto più difficile, ricorda che l'hai voluto tu." Puntualizzò la Natura. Tenendo una mano sul suo cuore e una mano sul suo ventre, la Natura cominciò il suo incantesimo. "Ex Spiritum In Tacullum, En Terrum Incendium, Phasmatos Salves A Distum." Pronunciò prima Vymarna, le rune sul grembo di Flora si illuminarono. Quindi, le ninfe si unirono alla nenia, mentre la keimerina piangeva disperata. Quella salmodia durò per pochi minuti, ma per Flora furono interminabili. La disperazione prese il controllo di lei, pianse e urlò cercando di allontanare la Natura, implorandola, ma non poté nulla, e quando Vymarna si allontanò da lei e le rune smisero di brillare scomparendo dal suo corpo lei ormai non poteva più nulla.
"Perché mi hai fatto questo?!" Esclamò Flora, ancora piangendo. Vymarna la guardò negli occhi verdi.
"Sei stata una grande, grandissima delusione, così come tua madre." Replicò la Natura con aria gelida. Furono entrambe scosse quando Barrera fece un passo avanti.
"Vymarna, abbiamo un accordo."
"E io mantengo sempre la mia parola. Prendetevela, non sono affari miei quel che farete con lei." Disse la Natura, semplicemente facendo un cenno con la mano verso Flora.
"Che cosa?!" Esclamò istintivamente la fata, guardò Vymarna che però non incrociò il suo sguardo. "Vymarna, non puoi lasciarmi in mano loro! Vymarna!" Ma le sue grida furono inutili.
Negli stessi momenti, i suoi amici attraversavano i sentieri che conducevano all'antro e che, se in casi normali erano pericolosi, in quell'occasione difendevano quella via con ogni forza. Vymarna aveva sentito quella magia avvicinarsi e aveva sentito Brandon avvicinarsi, lui che le apparteneva, e aveva ordinato alla sua natura di difenderla e di difendere la sua causa. Primi fra tutti furono i magilupi che, usciti dal fitto bosco, avevano parato la strada ai ragazzi.
"Lingua di Fuoco!" Esclamò Bloom, dall'altra parte Stella le si accodò: "Supernova!" I magilupi furono costretti ad indietreggiare. "Ragazzi, continuate voi, noi ci occupiamo dei magilupi!" Urlò Bloom ai suoi amici e loro fecero come era stato loro detto. Continuarono lungo il sentiero che sembrava sempre più infinito. Parve a tutti strano, soprattutto quando voltandosi si resero conto di non vedere più i loro amici.
"Cosa è successo?!" Chiese Sky, agitato, spostandosi i capelli bagnati dal viso. Helia scosse la testa.
"È la magia di Vymarna: ha aperto nuove vie nel bosco, ci ha divisi, sa che stiamo andando a cercarla."
"Helia," Brandon gli si avvicinò e lo guardò implorante. "Helia, ti prego, dobbiamo trovare Flora!" Il suo amico prese un respiro e poi, con un cenno, gli fece capire che l'avrebbe aiutato.
Poco distante da loro, Martha aveva spiegato la stessa cosa ad Aisha, Nex e Timmy.
"E come faremo? Vymarna sta creando un labirinto, siamo praticamente in trappola!" Esclamò Aisha, ma Martha cercò di tranquillizzarla e disse:
"Posso riuscire a leggere tra i sentieri, ne usciremo e... oh..." I mostri dal corpo di rami intrecciati avevano tagliato loro la strada.
"Eliminiamo prima loro, che dite?" Propose Nex, impugnando la sua alabarda.
Nel frattempo, Flora si trovava con Barrera e con Javier in una piccola radura poco distante dall'antro di Vymarna. I cacciatori di fate l'avevano portata lì di peso, mentre la fata aveva provato a liberarsi, ma le loro armi intrise di magia oscura avevano neutralizzato la sua magia. Barrera la gettò a terra e la fata cadde nel fango. Si alzò a fatica, provata. Sul suo viso i segni delle percosse che aveva ricevuto. Guardò i due cacciatori.
"Non avete idea di chi io sia." Disse con rabbia, quasi in un ringhio, la fata.
"E invece lo so benissimo." Replicò Barrera con un sorrisetto, prendendola per i capelli e costringendola ad alzarsi. "Sei una fata della Natura e dell'Inverno. Non avevo idea che potessi capitarmi sotto le mani così facilmente." Flora guardò Javier, che stava preparando le armi di cui avevano bisogno.
"Quindi era tutto un trucco? La storia che cercavi Logan..."
"Oh, no, in realtà cercavo davvero Logan." Disse Javier del tutto indisturbato. "Mi avevano detto che Logan sapeva dove vi trovavate voi sei fate, ma era impossibile sapere dove fosse e quando vidi Brandon capii che potevo andare da lui. Non mi aspettavo che ti avrei trovata lì come su un vassoio d'argento." Si voltò verso di lei con in mano la falce magica, quella che i cacciatori utilizzavano per tagliare via le ali. "Allora, abbiamo intenzione di stare qui tutta la notte, fiorellino?"
Barrera la gettò contro il muro di pietra che costituiva il fianco di un monte, le spostò dal viso i capelli bagnati.
"Ti sto cercando da molto tempo... ho provato a capire come si muovesse una fata della natura, come funzionasse la sua magia... vedrai, farà soltanto molto male." Le disse sottovoce. Flora provò ad allontanarlo da lei spingendolo via. Sebbene tremendamente provata, la keimerina si trasformò.
"Non azzardatevi ad avvicinarvi." Disse con voce tremula. Tremava tutta per lo shock, la paura e il freddo. Creò tra le mani una sfera magica.
"Non arriviamo a questo, fiorellino." Barrera la guardò, cauto, ma prese subito la pietra lunare. "Tu sei una fata, io un cacciatore, tu magia bianca, io magia nera, e ormai sei tra le mie mani." Ma Flora scagliò contro di lui la sfera magica, Barrera la parò con la spada.
"Credi che una pietra lunare possa fermarmi?"
"No, io lo so." Replicò il cacciatore.
Negli stessi istanti, Brandon, Sky ed Helia attraversavano il bosco. Avevano incontrato i turuli, giganteschi falchi magici che avevano provato a impedirgli di continuare, ma i ragazzi si erano difesi con destrezza e forse grazie all'aiuto di un carico di adrenalina. Helia aveva fatto tremare la terra, dominato la pioggia che cadeva fitta. La spada di Brandon, non appena sfoderata, sfoggiò le sue rune scintillanti e non aveva avuto ripensamenti. Il principe Sky si era battuto con prontezza, deciso ad avanzare. I tre amici si stavano dirigendo all'antro di Vymarna quando d'un tratto sentirono delle grida.
"Flora!" Esclamò Brandon, allarmato.
"Ma... Vymarna è da quella parte." Dichiarò Helia, confuso.
"Sono sicuro, è per di qua." Insisté Brandon, poi sentirono ancora la sua voce ed anche i suoi amici si convinsero: a quanto pareva Flora non era nelle mani della Natura.
La giovane, infatti, stava cercando di liberarsi dalla presa dei cacciatori di fate. La pietra lunare era riuscita ad annullare la sua trasformazione, sorprendendo la fata, anche se ormai la keimerina quasi non stava realizzando ciò che le stava accadendo tanto era scossa. Cominciò un vero combattimento corpo a corpo contro i due, la fata riuscì a sciogliersi dalla loro presa e fu in grado di sbattere la testa di Barrera contro la pietra, facendolo sanguinare. Javier allora la prese, cercando di tenerla ferma, ma la fata con una gomitata allo stomaco si liberò. Flora provò a scappare via, ma Barrera la prese per i capelli, la percosse e poi, poggiando la punta della spada a terra, imprigionò Flora in una rete di rampicanti.
"Come...?" Era scioccata.
"Ti ho portato io da Vymarna, avevo diritto ad una ricompensa. Javier, non perdiamo altro tempo." Barrera posò la punta della falce tra le spalle di Flora e lei gridò dal dolore. Del liquidò argenteo cominciò a scorrere: era la linfa delle sue ali. La keimerina provò a sopportare il dolore e cominciò a mormorare qualcosa, provando a convincere la natura a difenderla, ma gli alberi e la terra si rifiutavano. Barrera improvvisamente s'interruppe e guardò Javier.
"Arriva qualcuno. Va' a controllare." L'uomo fece come gli era stato detto, mentre lui riprese ad infliggere quella pena alla giovane fata.
Il cacciatore si addentrò tra gli alberi e vide arrivare i tre giovani. Toccò il suolo con la spada e dei rampicanti vennero fuori dal terreno, tagliando loro la strada. I ragazzi fecero un passo indietro, si resero conto che qualcuno stava venendo loro incontro aspettandosi di trovare delle ninfe o delle creature dei boschi. Ma Brandon fu sorpreso quando riconobbe suo padre.
"Che cosa c'entri tu?!" Tuonò Brandon, scandendo ogni parola carica di rabbia.
"Sto concludendo un ottimo affare, a dir la verità, assolutamente niente di personale, te lo assicuro!" Replicò Javier, accennando un sorriso. Brandon si scagliò subito su di lui, le rune sulla sua spada scintillavano nel buio della notte. Mentre combattevano la sentì urlare. "Helia!" Chiamò subito, il suo amico non si fece dire altro. "Sky, va' con lui!" Ordinò il soldato, adirato.
Quando Helia raggiunse Flora trovò Barrera con le mani piene di linfa mentre cercava di prendere le ali di Flora, la fata aveva il viso sconvolto dal dolore. Il bach piantò i piedi a terra e la fece tremare, poi dominò l'acqua della pioggia allontanando il cacciatore. I rami degli alberi eseguirono i suoi ordini e presero di peso Barrera scaraventandolo poi a terra. Il cacciatore quindi si rese conto con chi stava avendo a che fare, diede un urlo al suo compagno e scomparve in una nuvola nera, i rami che provarono a prenderlo fendettero la nebbia nera. Sky era rimasto fermo e del tutto interdetto davanti alla potenza del suo amico. Helia liberò subito Flora che scoppiò in lacrime, i due amici, notando lo stato in cui era messa, sentirono una morsa stringere loro il cuore.
"Grazie..." Mormorò impercettibilmente. "Dov'è Brandon?" Chiese poi con la voce rotta. Helia le tenne viso con una mano.
"È qualche passo dietro di noi." Rispose con un tono il più dolce possibile. Lei si sciolse subito dalla sua presa e superò i due amici, andando incontro al suo soldato mentre la pioggia le sferzava il viso.
Brandon vide suo padre sparire in una nuvola di nebbia nera e poi vide Flora, le andò subito incontro. La sua fata corse da lui e si gettò fra le sue braccia, aggrappandosi a lui tanto forte da rimaner sospesa da terra. Brandon sentì il caldo della linfa sulla sua schiena e del sangue sulla sua testa. Flora era disperata, in lacrime e, singhiozzando, gli disse:
"Vymarna l'ha preso. Brandon, non ho potuto fare niente. Lei..." Le si ruppe la voce e continuò a piangere, Brandon la tenne stretta e i loro amici, che li avevano raggiunti, abbassarono lo sguardo dispiaciuti. "È stata più forte di me, mi dispiace..."
"Non è colpa tua." Le disse Brandon tenendola stretta. Sentì dentro il cuore esplodergli, le mani gli tremavano mentre s'intingevano di linfa e sangue. "Non è colpa tua." In quel momento arrivarono i loro amici usciti da un sentiero. Erano tutti agitati quando li raggiunsero, ma, notando la scena e capendo che ormai era successo qualcosa, rimasero in un rispettoso silenzio. Da due sentieri diversi arrivarono anche Riven e Musa, e questo significava che entrambi erano stati soli nel labirinto.
Quando tornarono a casa Tecna era lì che li aspettava.
"Che cosa è successo?! Flora, cosa ti hanno fatto?!" Esclamò la giovane, preoccupata, andandole incontro ma la fata non si fece toccare mettendo le mani avanti. Si rivolse ai suoi amici, prese un respiro. Loro la guardarono, osservandola dispiaciuti notando i segni delle percosse, il sangue e la linfa che le si erano seccati addosso e quelle ferite aperte. "Siete corsi tutti da me e vi ringrazio." Non aveva detto parola per tutto il tragitto. "I cacciatori di fate sono entrati in casa e mi hanno presa, mi hanno portata da Vymarna. Mi ha tolto il bambino e poi mi ha lasciata nelle mani dei cacciatori. Barrera ha provato a prendermi le ali... è questo ciò che è successo." Erano tutti sconvolti, si guardarono ma nessuno disse nulla. Le ragazze furono costrette a coprirsi la bocca con le mani, sconvolte. Brandon teneva lo sguardo triste su di lei. "È finita, ragazzi, grazie a tutti ma... ma è finita." Martha stava per dire qualcosa ma Helia la fermò. "Perdonatemi, ma credo di aver bisogno di ripulirmi. Buonanotte." Non guardò nessuno, salì le scale lentamente e, quando si fu allontanata, Brandon disse ai suoi amici:
"Ragazzi, grazie per l'aiuto, la prima cosa che ho pensato di fare è stata chiamarvi."
"Brandon, non dirlo neanche." Si affrettò a replicare Bloom, con aria triste. Martha però non riuscì a rimanere in silenzio e disse:
"Brandon, non è come credete: sento ancora il bambino." Tutti la guardarono sorpresi, qualcuno anche scettico. Brandon le rivolse uno sguardo stanco.
"Martha, ora non riesco a stare dietro le tue ipotesi e le tue teorie. Non vorrei sembrarvi maleducato, ma credo si sia fatto tardi." Rimasero tutti in silenzio, sebbene Martha avesse voluto replicare. Gli amici andarono via, sconfitti, ma uno di loro ripensò all'incontro fatto quella notte e mille dubbi si mescolarono nella sua testa.
-
Quando Brandon andò di sopra trovò Flora in bagno, aveva lasciato i vestiti sul pavimento, era seduta nella vasca con le ginocchia strette al petto, provando a sciacquarsi. Brandon si mise in ginocchio accanto alla vasca, le prese la spugna dalle mani e le ripulì quelle ferite in silenzio. Dopo gliele fasciò e la fata non emise alcun suono se non qualche gemito di dolore. Brandon notò tristemente che il suo ventre era tornato piatto. La camera da letto rimase in penombra, con la sola luce dei lampioni in strada a fendere le tenebre. Rimasero entrambi svegli, in silenzio, aspettando che sorgesse il sole. La fata singhiozzò di tanto in tanto, calmandosi lentamente mentre Brandon la teneva stretta. Lui, dal canto suo, con gli occhi lucidi cercava di trattenersi per essere forte per lei. Era l'alba quando, con voce tremula, Flora disse:
"È stata la notte più brutta della mia vita." Lui la guardò, ma non disse nulla permettendole di continuare. "Tutti, tutti erano più forti di me e non sono stata capace di difendere il nostro bambino. Sono stanca di essere così inutile."
"Come puoi dire questo?" Domandò allora Brandon, amaramente. "Ti sei trovata contro la Natura, le sue ninfe, e un... due cacciatori di fate." Le prese il viso fra le mani. "Ascoltami bene: mai e poi mai sarai inutile, mai. Sei la fata dell'Inverno, la fata più potente che conosca, ma eri sola contro... contro l'incubo di ogni fata." Concluse poi con un sospiro triste. Pensare a quei momenti, mentre l'avevano presa, mentre era stata contro Vymarna e poi i cacciatori e lui non c'era, lo consumava. "Sei la persona più forte che conosca e non te ne accorgi." Sussurò guardandola negli occhi, lei posò la testa sulla sua spalla.
Si alzò il sole e i suoi raggi caldi cominciarono a filtrare dalla finestra, Brandon notò che lei finalmente si era addormentata, stanca di piangere e di torturarsi nella propria mente. Dunque lui utilizzò la sfera di cristallo per chiamare Rodols, che dopo pochi minuti era già lì.
"Dov'è?!" Chiese l'uomo entrando agitato.
"Sta dormendo, non ha chiuso occhio tutta la notte." Rispose il giovane con aria stanca. Poi Rodols lo sorprese e lo abbracciò.
"Brandon, mi dispiace così tanto."
"Ti... ti ringrazio." Quando lo lasciò andare Brandon aggiunse: "Rimani qui se puoi, ho bisogno di vedere Martha... Rodols, ha delle ferite orribili, se..."
"... sta' tranquillo, me ne occupo io." Gli assicurò con un cenno, Brandon allora si diresse alla porta ma l'uomo lo fermò. "Brandon?" Il giovane si voltò. "Non è colpa vostra." Il soldato sospirò e replicò:
"Forse non è colpa di Flora, ma è sicuramente colpa mia." Rodols si accigliò.
"Non è così, e lo sai..."
"L'hanno presa mentre non c'ero, dei cacciatori, Rodols, dei cacciatori di fate! Cosa potrebbe fare una fata contro di loro? E io sapevo che Barrera puntava a loro, a lei, ma... ma non ho fatto niente. È rimasta nelle mani di Vymarna e io non c'ero, hanno provato a prenderle le ali e io non potevo fare nulla. Sai cosa ho fatto ieri? Ho mandato avanti Helia perché lui ha la magia, ero certo che poteva fare qualcosa in più di me." Ci fu silenzio, poi Rodols, con aria grave, replicò:
"Sei stato saggio allora."
"No, sono stato un codardo. Non ho fatto niente, io che le avevo detto che saremmo stati tutti bene. Ero così emozionato, così felice che... lei ci aveva pensato, si era preoccupata di Vymarna, della profezia, mentre io..."
"Vuoi davvero aiutarla?" Chiese Rodols interrompendolo. Brandon aveva gli occhi lucidi, annuì. "Smettila di darti la colpa."
"Ma..."
"È una colpa essere felici di aspettare un bambino?"
"No, ma..."
"... dovete rimanere uniti, dovete farvi forza a vicenda. Non è colpa tua se Vymarna ha preso il bambino, né se i cacciatori hanno preso Flora. Ora devi starle vicino, ha vissuto un'esperienza che non dimenticherà mai, le è stato letteralmente strappato via il suo bambino, hanno provato a prenderle le ali... invece di sedere anche tu dal lato dei cattivi, pensa che ha vissuto queste cose e ha bisogno di te. Tu l'ami, o no?"
"Certo."
"Allora rimani al suo fianco perché la paura può essere sconfitta solo con l'amore. E, credimi, mia figlia ora sarà terrorizzata." Brandon non replicò, si limitò a stringere le labbra in un mezzo sorriso e poi andò via. Quindi, Rodols andò di sopra, sedendo accanto a sua figlia che ancora dormiva. Gli salirono le lacrime agli occhi vedendola ridotta in quello stato. Avrebbe voluto portarla via con un solo gesto, ripulirle il cuore da quel dolore, stringerla forte come quando era piccola, quando si faceva male e lui la sedeva sulle sue ginocchia avvolgendola tra le sue braccia e lei nascondeva la testa nel suo petto.
"Papà..." Mormorò la giovane svegliandosi. Rodols le sorrise.
"Ciao tesoro." Lei si mise seduta ma strinse i denti per sopportare il dolore. "Come stai?" Flora lo guardò, i suoi occhi erano profondi quanto gli abissi.
"Posso essere sincera con te, papà?" Lui annuì. "Mi sento svuotata, persa. Ho avuto così tanta paura di fronte a quei cacciatori, quando Barrera ha provato a prendermi le ali mi sono sentita spogliata da mani estranee." Rodols chiuse per un secondo gli occhi per contenere la tristezza. La guardò chiedendole di continuare. "Vymarna ha preso il mio bambino e io non ho potuto fare niente. E lo so che sembro pazza, ma io... è come se sentissi di non averlo perso davvero. È come se mi stesse cercando come io sto cercando lui. Sto perdendo la testa, papà?" Gli rivolse uno sguardo implorante e gli prese la mano.
"Certo che no, tesoro mio. Vieni qui." Allargò le braccia e Flora si lasciò avvolgere, Rodols affondò le dita tra i suoi capelli proprio come quand'era piccola, lei nascose il viso nel suo petto abbandonandosi al suo profumo che sapeva di casa.
Negli stessi istanti, Brandon aveva raggiunto la torre di Martha, sorprendendo la melissa che quel giorno non aspettava alcuna visita. Era chiaro che anche lei non avesse chiuso occhio tutta notte, e quando aveva aperto a Brandon lo aveva fatto tenendo in mano una tazza fumante di tè.
"Sei venuto per darmi contro?" Chiese Martha, stancamente, lasciando che lui entrasse.
"No." Rispose lui, seguendola con lo sguardo mentre lei andava a sedersi. La melissa allora alzò lo sguardo verso di lui.
"Mi sorprendi."
Brandon prese un respiro.
"Mi dispiace se sono stato acido con te."
"Questo vale per ieri sera o per tutte le altre volte?" Chiese lei alzando un sopracciglio.
"Per tutte le volte. Non è colpa mia se c'entri sempre tu quando la Natura si intromette nelle mia vita, mettiti nei miei panni... non ho niente contro di te, anzi. Ti sto chiedendo di perdonarmi." Martha lo squadrò, storcendo le labbra.
"E va bene, scuse accettate."
"Ti ringrazio." Brandon sospirò, poi andò a sedersi accanto a lei. "Martha, ieri sera ero..."
"... lo capisco." Concluse lei. "Ha fatto male a tutti vedere Flora in quello stato, figuriamoci a te."
"Ma ho pensato tutta la notte a quello che mi hai detto. Io non so se è perché lo desidero con tutte le mie forze, ma è come se... oh, ti prego, non ci capisco niente..." Il soldato abbassò lo sguardo.
"Credo che il vostro bambino sia ancora nelle mani di Vymarna." Disse allora Martha, Brandon le rivolse immediatamente lo sguardo. "Sono la melissa, fin'ora mi sono occupata di lui e di Flora, ho creato un legame col bambino, lo sentivo e lo sento ancora. Vymarna lo avrà anche preso ma sta bene. Ne sono certa, Brandon."
"Ne sei davvero sicura?" Chiese lui speranzoso. Martha annuì.
"Stavo pensando ad un incantesimo di sangue per rintracciarlo, ma credevo non voleste stare dietro alle mie teorie." Brandon la guardò assottigliando gli occhi.
"Ti ho chiesto scusa."
"Lo so, ma voglio fartela pagare comunque."
Il soldato sospirò.
"Beh, hai bisogno del sangue di Flora? Io... credo di doverle parlare prima e..."
"Sei qui, posso usare il tuo." Tagliò corto Martha, animandosi, andando subito a prendere le sue ciotoline dallo scaffale e l'antica mappa di Linphea. Brandon, interdetto, la seguì con lo sguardo.
"Perché mi guardi così? Quel bambino ha il tuo sangue che gli scorre nelle vene!"
"S-sì, lo so, ma a volte mi spaventi... ti rendi conto di essere leggermente instabile?"
"Torni ad essere acido?" Replicò la melissa, guardandolo di bieco mentre sistemava le cose sul tavolo, Brandon scosse la testa.
La fata dunque pestò con cura dei fiori in una ciotolina di legno, eccitata mentre prese a parlare. "Puoi credermi, Brandon, quel bambino per me significa tutto, sono praticamenre la sua fata madrina. Lo proteggeremo. Vi ho delusi una volta e non ho intenzione di farlo ancora. Mi dispiace per l'incantesimo di copertura, ma putroppo era tutto quello che potevo fare."
"Tranquilla..."
"... vedrai, basta solo un po' di questo, e di questo, e di questo qui." Borbottò aggiungendo polveri alla sua ciotolina. Poi aprì la mappa antica di Linphea, Brandon diede un'occhiata.
"Non mi sembra Linphea questa..."
"Lo è, ma non quella che vediamo, non le strade che percorriamo. Oh, fidati per una volta!"
Brandon alzò un sopracciglio.
"Ti ho fatto entrare nella mia testa, non so se ricordi..."
"Sst! Zitto, zitto, zitto!" Esclamò lei, Brandon la guardò perplesso. "Ora dammi la mano, lui fece come gli era stato detto. La melissa gli tenne la mano aperta e vi posò una lama, gli chiuse la mano e sfilò la lama, Brandon strinse i denti. Tenendogli la mano stretta, lasciò cadere il sangue nella ciotolina di polveri colorate. "Ecco, tieni." Gli disse porgendogli una garza. Lui la osservò mentre lei mescolava quelle polveri col suo sangue, che divenne un liquido denso. "Accendi quelle candele." Ordinò lei e Brandon lo fece, quindi, la melissa versò quel liquido scuro sulla mappa e pronunciò il suo incantesimo: "Sanguinem filio, sanguinem effurgarex perpetuum. Sanguinem filio, sanguinem effurgarex perpetuum. Phasmatos filio, Phasmatos effurgarex perpetuum." La fiamma delle candele si alzò, illuminando la stanza ora che le nuvole avevano coperto il sole. Il liquido scuro si mosse sulla mappa sotto lo sguardo stupito di Brandon mentre la melissa ripeté più volte quelle parole. Poi, d'un tratto, come con un soffio le candele si spensero e il liquido sanguineo si concentrò al centro della mappa. "Lo sapevo." Disse Martha, strabiliata.
"Cosa?" Chiese subito Brandon guardandola. "Il bambino..."
"È vivo, Brandon, è vivo! Appartiene a Linphea ora, Vymarna... non capisco bene, bisogna... dammi tempo e ti dirò di più, ma sta bene!" Brandon prese un respiro alzandosi, si passò una mano fra i capelli e cercò di metabolizzare la notizia.
"Martha, ho bisogno che tu sia davvero sicura, non posso dirlo a Flora se..."
"Eh-eh-eh!" Lo bacchettò. "Sempre a dubitare! Se tu stesso mi hai detto di sentirlo!"
"Non c'entra nulla..."
"... invece sì! Brandon, ancora devi realizzare che tu e Flora non siete una coppia normale e neanche il vostro bambino lo è? La magia di Vymarna ti circonda e quel bambino è il prossimo Inverno, e lo è non solo perché Flora è la keimerina ma anche perché tu appartieni alla Natura. Voi tre avete un legame che nessun altro potrebbe avere e se lo senti allora lo senti. Non sono una stupida, so quello che faccio, conosco la mia magia. Il vostro bambino sta bene, te lo assicuro." In tutta risposta, Brandon la abbracciò ma Martha in un primo momento non lo ricambiò, sorpresa. Poi gli diede qualche pacca sulla spalla.
"Grazie, grazie, grazie, grazie." Le disse lui, la lasciò andare e si asciugò in fretta gli occhi lucidi, Martha sorrise.
"Dammi solo un po' di tempo e potrò dirvi di più."
"Va bene, tranquilla. Martha, grazie, dico sul serio!" Lei tenne su un sorriso soddisfatto. "Vado... vado a casa, ma grazie davvero!" Lei lo salutò e lo lasciò andare. Fu allora che Daisy le volò accanto.
"Ehi, tu, ben svegliata!" Esclamò la fata alla sua pixie, Daisy si strofinò gli occhi.
"Difficile non essere svegliati se la tua fata pratica un incantesimo di sangue... cosa pensi di fare? Io propongo di chiamare Helia."
"Sai cosa, fatina? Credo che tu abbia ragione."
Helia era a Fonterossa in quel momento, nel suo ufficio, con davanti una pila di documenti da controllare, eppure la sua attenzione si spostava, vagando su altro. Sospirò amareggiato, posando finalmente la penna sul tavolo rendendosi conto che non c'era verso per quella mattina di concludere qualcosa. Davanti a lui si ripresentava l'immagine della sua amica dallo sguardo distrutto, dal viso sanguinante. Gli faceva rabbia. E si arrabbiava perché lui era il Bach, avrebbe dovuto fare qualcosa in più, impedire alla Natura di prenderle il bambino, arrivare da lei prima che i cacciatori avessero potuto persino metterle un dito addosso. Con la schiena appoggiata alla sedia e due dita sulle labbra, pensoso, aveva assunto la stessa espressione di suo nonno anche se non se ne rendeva conto. Fu riscosso dai suoi pensieri quando bussarono alla porta. Alzò lo sguardo e diede il permesso di entrare.
"Timmy." Salutò con un sorriso, sebbene troppo distratto.
"Helia, ciao." Il suo amico avanzò verso la scrivania e sedette. "Va tutto bene?"
"Cosa? Oh... solo tanto lavoro e una mente troppo affolata... tu come stai?" Timmy sembrava un po' a disagio, strinse le labbra.
"Helia, a dire la verità sono venuto perché ti devo delle scuse." Helia fu sorpreso, Timmy si aggiustò gli occhiali sul naso e continuò. "Non sono stato giusto con te, ti ho messo una pressione addosso che non meritavi e... e alla fine avevi ragione. Pretendevo che qualcuno mi desse una soluzione, pretendevo che io trovassi una soluzione, ma il non riuscirci mi stava facendo davvero impazzire. Spero che tu possa perdonarmi." L'espressione di Helia si addolcì subito, gli sorrise.
"Timmy, certo che ti perdono, non avevi neanche bisogno di chiederlo!"
"Credo di sì, invece. Grazie per essermi stato vicino."
Helia fece soltanto un piccolo cenno con la testa, poi chiese:
"E come stai ora?"
"Sto imboccando una strada diversa. Per ora ho messo la ricerca un po' da parte... sono stato da Tecna dopo settimane che non la vedevo e mi sono reso conto che forse era quello che avrei dovuto fare sin dall'inizio."
"Ne sono felice, Timmy. Lei ha bisogno di te ora più che mai. Di sentirti vicino, di abbracciarti anche. Sta passando un momento che nessun altro potrebbe capire."
"Helia?" Lui gli fece cenno di continuare. "Grazie per avermi detto quello che non volevo sentirmi dire. Sei un vero amico." Il bach gli sorrise stringendo le labbra, poi d'un tratto la nebbiolina nella sua sfera di cristallo prese ad agitarsi. Lui la sfiorò con la mano e la nebbiolina si diradò mostrando Martha.
"Scusami." Disse a Timmy. "Martha, ciao." Salutò con un sorriso, la melissa sembrava emozionatissima.
"Helia, sei impegnato? Ho bisogno che tu venga qui su Linphea!"
"Oh, e perc...?"
"... il bambino di Flora sta bene! Credo che Vymarna lo tenga... non so, devo capire, ma sta bene! Ho bisogno di aiuto però!"
"Io..." Borbottò confuso, poi sorrise. "Arrivo subito!" Guardò Timmy, il giovane era sorpreso quanto lui ma non poté fare a meno di sorridere.
Nel frattempo, Flora era a casa in compagnia di Aisha, che si era presentata lì senza che la sua amica avesse avuto neanche bisogno di chiedere. Rodols le aveva lasciate e aveva promesso a Flora che avrebbe parlato lui con Miele aggiornandola solo sulla faccenda del bambino ed evitando il resto. Aisha teneva lo sguardo sulla sua amica mentre entrambe sedevano sul divano, neanche il cielo insolitamente grigio poteva distogliere la keimerina dal punto fisso che guardava. La fata dei fluidi cercò di essere forte davanti a quel volto percosso e allora ruppe il silenzio.
"Come credi che la prenderà Miele?" Flora le rivolse lo sguardo.
"Credo ne sarà distrutta, ma credo che sia meglio se nostro padre parli con lei. Devo essere un sostegno per lei, non un peso. E oggi mi sento proprio così."
"Ma non lo sei." Le disse Aisha abbracciandola.
"Brandon era così felice, lui... lui se lo meritava, sai? Ed ora..."
"... ed ora sarete più forti di prima. Flora, vi amate e rimanendo uniti supererete anche questa." Dichiarò Aisha, tenendole la mano. Bussarono alla porta e la fata dei fluidi andò ad aprire.
"Aisha." Disse Brandon vedendola, poi le sorrise. "Grazie per essere venuta." Lei scosse la testa, facendogli capire che non c'era bisogno. Lo lasciò entrare e Brandon andò subito da Flora. "Ehi, come... come ti senti?" Lei strinse le labbra.
"Meglio. Mio padre mi ha dato un'occhiata, dice che presto mi rimetterò del tutto." Poi distolse lo sguardo acquoso.
"Ragazzi, io... vado..." Aisha borbottò qualcosa di poco comprensibile e lasciò la stanza, Brandon la seguì con lo sguardo fino a quando non fu andata in cucina e si rivolse di nuovo alla sua fata. Flora lo guardò negli occhi.
"Brandon, tu... tu mi ami lo stesso?" Chiese trattenendo le lacrime, lui la guardò pieno di dolore.
"Non hai bisogno di farmi questa domanda. Credi che ti ami perché le cose vanno bene? Ascoltami, ehi, Flora..." Delicatamente le rivolse il viso verso di lui, dato che lei aveva distolto lo sguardo. "... non verrà mai il giorno in cui smetterò di amarti. Non avere questo genere di dubbi, ti prego. Noi siamo in due, siamo insieme, e le cose le affrontiamo insieme." Pronunciare quelle parole gli fecero male, sapendo che l'aveva lasciata sola. "L'amore si fa in due, e niente che possa mai succedere spegnerà il nostro."
Lei accennò un sorriso, lui, con un velo di tristezza sul viso, le sorrise.
"Tu sei straordinaria, e il tuo valore non dipende dal fatto che riusciremo o meno ad avere questo bambino. Tu sei tu, e sei troppo incredibile per trovare parole per descriverti." La guardò negli occhi, scavando in quegli abissi, ma qualcosa lo turbò. Strinse le labbra, capì che la sua anima era spezzata. Si schiarì la voce facendosi forza e proseguì: " Devo farti due domande."
Lei annuì.
"La prima è se vuoi parlarne, se hai qualcosa da dirmi, perché entrambi sappiamo chi era quella persona."
"Credo... credo che dovremmo farlo, ma non ora. Nessuno dei due ne ha voglia proprio adesso, o sbaglio?"
"Già..." Replicò lui, stringendo le labbra. "... la seconda è: credi di sentire ancora il bambino?"
Lei alzò entrambe le sopracciglia, attonita.
"Perché mi fai questa domanda? Hai... hai parlato con mio padre? Brandon, credimi, non sto sviluppando nessuna strana sindrome, io..."
"... io lo sento." La interruppe Brandon, lei rimase senza parole per un attimo. "Sono stato da Martha." Continuò lui, prendendo un respiro. "Dice di sentire ancora il bambino." Flora tenne lo sguardo su di lui, incredula. "Io... non lo so, mi fido di lei, sento dentro come se... come se non l'avessimo perso davvero, credo davvero che Martha possa aver ragione."
"Wow... Brandon, fermati qui, okay? Io... io non me la sento di sperare e poi..."
"... ha compiuto un incantesimo di sangue." Le disse Brandon, Flora prese un respiro, ancora incredula.
"Un...? Oh... questo vuol dire che... beh, allora cosa diavolo sta succedendo? Cos'ha fatto davvero Vymarna? Cosa...?" Brandon le tenne le spalle e la guardò.
"Mi ha detto che deve capirci qualcosa in più, ma che il bambino sta bene." Le sorrise. "Dobbiamo fidarci di lei, e nel frattempo essere forti." Flora ruppe quell'espressione preoccupata con un sorriso.
"Brandon..." Gli occhi di Flora si riempirono di lacrime, lui le sorrise.
"Ehi, va tutto bene." Le disse e la abbracciò delicatamente sperando di non farle male.
"Ce la faremo, non è vero?" Chiese lei, trattenendo le lacrime, rimanendo stretta a lui.
"Certo che ce la faremo. Abbiamo combattuto contro il cielo, ora combatteremo contro la terra, a qualunque costo, ci riprenderemo nostro figlio." A quelle parole, Flora lo strinse più forte.
La giovane chiamò la sua amica dall'altra stanza e le diede la notizia, Aisha ne fu entusiasta. Poi, il cellulare di Brandon squillò, e Flora insisté affinché lui andasse su Eraklyon a compiere i suoi doveri.
Proprio in quei momenti, Helia aveva raggiunto la torre di Martha. La melissa si era data una sistemata nell'attesa del suo amico che, perfettamente in linea col suo stile attento, le chiese, quando la vide, se avesse fatto qualcosa di nuovo ai capelli. Daisy rimase seduta sul davanzale, osservando i due e sperando il meglio per la sua fata, mentre Martha aprì sul tavolo tutti i libri su cui potevano contare per delle risposte.
"Capisco..." Borbottò Helia. "... e credo davvero che tu possa aver ragione. Insomma, è quasi estate e il cielo è grigio, è chiaro che c'è qualcosa che non va. E poi gli incantesimi di sangue non mentono."
"Esatto!" Esclamò Martha, spostando uno di quei libri davanti ad Helia. "Secondo la mappa il bambino si trova nel cuore di Linphea. È nelle mani di Vymarna, in qualche modo, e non ne capisco il motivo e tantomeno riesco a pensare ad un modo per... beh, per rimetterlo nella pancia di Flora." Helia poggiò la schiena alla sedia. "Brandon ha detto che è praticamente piatta, come se non fosse mai successo nulla."
"Io credo... credo che se ci connettessimo con la natura potremmo sentire il bambino, capire cosa sta accadendo nelle viscere del pianeta." Disse il bach, guardando prima di fuori e poi posando lo sguardo su Martha.
"Forse ho l'incantesimo giusto." Dichiarò la melissa e andò subito a scavare nella sua libreria. Riuscì quindi a trovare un vecchio libro dalla copertina ingiallita, lei ed Helia dunque lasciarono il palazzo per dirigersi nel bosco.
"Credi che funzionerà?" Chiese Helia, mentre si facevano strada tra gli alberi.
"Lo spero." Rispose Martha, gettandogli una veloce occhiata. "Ho tutta la responsabilità per questo bambino ed ora Flora e Brandon dipendono da me per trovarlo... devo riuscirci."
"Tranquilla." Helia le sorrise accennatamente. "Ce la faremo."
"Oh, beh, è una vera fortuna che il nuovo bach non sia un eremita! Su, vieni, è per di qua!" Arrivarono in una radura, Daisy lasciò la spalla di Martha per dare un'occhiata. Helia si guardò intorno e poi disse:
"Quindi... geograficamente questo è il centro di Linphea?"
"Esatto!" Rispose Martha con un sorriso, poi aprì il suo libro. Guardò il bach con aria seria e gli disse: "Helia, quello che stiamo per fare non andrà di buon grado a Vymarna. Lei lo sentirà e non so se capirà cosa vogliamo fare, ma è un rischio che bisogna correre se vogliamo sapere cosa sta facendo al bambino."
"Sta' calma." Replicò lui e le poggiò le mani sulle spalle, le guance di Martha si accesero. "Sei la melissa, mi fido di te e so che andrà bene." Lei lo guardò stupita e accennò un sorriso. Helia ad un tratto si schiarì la voce, rompendo quel momento. "Allora, cosa bisogna fare?" I due amici quindi si inginocchiarono a terra, affondarono una mano nel terreno, l'altra se la presero dopo che avevano fatto un taglio sui palmi. A quel punto cominciarono col loro incantesimo.
Poco distante, Brandon aveva lasciato casa per dirigersi su Eraklyon, a malincuore per aver lasciato Flora e furibondo per chi l'aveva chiamato. Quando arrivò a palazzo, si diresse subito al piano di sopra verso la sala del consiglio e fu sorpreso di vedere Sky sulle scale.
"Ciao." Salutò il soldato senza fermarsi e continuando a camminare.
"Ehi, ehi... Brandon, come sta Flora?" Chiese Sky, chiaramente agitato, raggiungendolo.
"Come vuoi che stia? Avrei potuto evitare che stesse così, ma il tuo amico Carter ha avuto una brillante idea! Ma adesso mi sente! E vuole anche dare ordini a me! Lui!" Esclamò furioso il capitano, ma Sky provò a fermarlo.
"Brandon, per favore, cerca di calmarti..."
"Calmarmi?!" Sbottò il suo amico, fermandosi a quel punto, costringendo il principe a farlo inaspettatamente, e lo guardò. "Dovrei calmarmi, dici? Se fosse successo a Bloom tu non staresti calmo!"
"No, hai ragione, ma..."
"Dovrei stare calmo, dici... tu non hai idea di cosa significhi per me vederla ridotta in quello stato." Aggiunse, più amareggiato che arrabbiato. "Se penso a come si sia sentita, al dolore che abbia provato, io..." Fu interrotto quando Adrian Carter aprì la porta della sala del consiglio e si fermò nel corridoio.
"Ehi, Bravo, sei arrivato finalmente!" Brandon gli gettò solo un'occhiata, poi guardò Sky che lo implorò con lo sguardo, seppur inutilmente. Raggiunsero insieme Carter, mentre Sky cercava di fermare il suo amico, ma Brandon sembrava non sentirlo.
"Entra, muoviti!" Ordinò Brandon, facendo un cenno a Carter, che entrò e chiuse la porta alle sue spalle.
"Sky mi ha detto che hai una situazione familiare difficile, ma comprenderai che non volevo escluderti dall'operazione." Disse Adrian, andando a controllare le mappe. Sky guardò Brandon e gli disse piano:
"È stato un errore, tutti ne commettiamo."
Brandon prese un respiro, poi Carter alzò lo sguardo.
"Allora, sei dei nostri, non è vero? Prepara i tuoi uomini migliori e aspettateci al cancello nord: scoveremo questo sovversivo!" Brandon non replicò, alzò gli occhi al cielo e lasciò la stanza, sbattendo la porta. "Che gli prende?" Chiese Adrian a Sky, il principe sospirò.
"Ricordi il cacciatore di fate? Alla fine si è scoperto che era proprio Barrera. Stanotte ha provato a prendere le ali di sua moglie; Flora, te la ricordi?"
"Oh, sì, mi ricordo di lei, la fata della natura! Caspita, mi dispiace molto..." Si avvicinò a Sky e gli poggiò una mano sulla spalla. "... è una fortuna che non sia solo allora. Ti ringrazio per avermi permesso di far parte di questa squadra, tu sei la nostra priorità per il bene del regno, e con quello che Brandon sta vivendo ora non potrebbe gestire tutto."
"Grazie, Adrian." Sky accennò un sorriso, poi lasciò la stanza per raggiungere il suo amico che trovò, per sua sorpresa, proprio lì fuori, appoggiato con la schiena alla parete. "Brandon." Il soldato si asciugò gli occhi lucidi.
"Vado subito a..."
"... aspetta." Lo fermò Sky. "Non sono venuto per darti ordini, ma per controllare come stessi. Sono il tuo migliore amico prima di essere il principe."
"Grazie... è che non so neanch'io con chi voglio prendermela. Fa soltanto così male..." Prese un respiro e poi guardò il suo amico. "Sky, non mi fido di Carter in nessun modo, voglio che tu lo sappia." Il principe sospirò.
"Non potevamo sapere che un errore potesse portare a simili conseguenze."
"Non... lascia perdere." Lo guardò. "Ma, solo per un momento, voglio che pensi a cosa significa perdere il tuo bambino, quando l'universo aveva deciso che non ne avresti avuto e, solo per un attimo, voglio che immagini il viso di Bloom e il suo corpo con dei segni che non dovrebbero esserci e che lei senta dolore soltanto se la sfiori tanto il male che le hanno fatto. Il suo errore ha causato questo, Sky, e non mi fidavo di lui già da prima." Non gli diede neanche il tempo per replicare e si allontanò, dirigendosi al piano di sotto.
La prima cosa che Brandon fece fu radunare i suoi uomini più fidati e spiegò loro la situazione. I giovani erano piuttosto perplessi e lo seguivano con lo sguardo. Poi uno di loro si azzardò a parlare.
"Ma... capitano, tecnicamente noi abbiamo maggiore autorità dei servizi segreti, perché dobbiamo prendere ordini da loro?" Brandon prese un respiro e lo guardò, poi si rivolse a tutti.
"Voi prendete ordini da me, e in questo caso ho... deciso di affidarmi all'agente Carter. Questione chiusa. Qualche altra domanda?" Ci fu silenzio. "Bene, allora forza, andiamo." Poi, sottovoce mentre s'incamminava, aggiunse: "Che Adrian Spinanelfianco Carter ci aspetta."
Il principe Sky rimase a malincuore a palazzo, ma sapeva che per il bene di tutti era meglio così. Brandon e i suoi uomini seguirono Carter e la sua squadra a nord di Eraklyon, sulla riva est. Si addentrarono nel bosco che si estendeva sui confini, a piedi per non dare nell'occhio, mentre il sole cominciava ad avvicinarsi all'orizzonte. Brandon, poco convinto, seguiva l'agente segreto tra i sentieri. I due non si dissero nulla e a quanto pareva Carter aveva intenzione di essere l'unico capo dell'operazione, controllando le mappe da sé senza interpellare il capitano. Carter fermò tutti con un gesto e poi indicò la casa che era a qualche metro da loro.
"È lì." Disse sottovoce.
"Bene." Replicò Brandon, si rivolse ai suoi uomini. "Voi due per di là, voi dall'altra parte, voi con me." Loro annuirono, ma Carter lo fermò.
"No, aspetta. Preferirei che voi controllaste il perimetro, magari uno di voi entra con noi. Ecco, tu con i capelli biondi." Il giovane alzò entrambe le sopracciglia, Brandon gettò un'occhiataccia a Carter e lo voltò con lui per parlare.
"Cosa stai facendo?"
"Sto semplicemen..."
"... tu non dai ordini né a me né ai miei uomini." Dichiarò il soldato, Carter accennò un sorriso.
"Non si tratta di questo, Brandon, ma dirigo io l'operazione."
"Questo non ti dà il diritto di superare i limiti. I miei li gestisco io." Carter alzò gli occhi al cielo e concesse:
"Va bene, come vuoi. Ora sbrighiamoci."
Brandon con dei gesti della mano ribadì gli ordini, i suoi soldati annuirono. Carter guidò la sua squadra e allora fecero irruzione nella casa.
-
"Tecna." Disse Sky alzandosi quando la sua amica entrò nella stanza. "Scusami, non ti aspettavo. Bloom è su Domino per Dafne, il suo nipotino le dà tanto da fare." La sua amica avanzò nella grande sala e arrivò accanto al suo amico che le fece cenno di sedersi sul divanetto. Il camino di fronte a loro era spento e le finestre erano aperte, Tecna diede una veloce occhiata in giro.
"Tranquillo, non preoccuparti... in realtà, mi sono detta 'perché non uscire'? Ma ormai non lo faccio quasi mai e non sapevo dove andare, a dir la verità. Pensavo a Flora, ma con quello che è successo ieri non credo le faccia piacere la mia compagnia." Spiegò la giovane scrollando le spalle, il suo amico le rivolse un'espressione triste.
"Tecna, non dire così, le avrebbe fatto certamente piacere." Replicò il principe, la giovane storse le labbra.
"Tu credi davvero, Sky? Ha perso il suo bambino, sarà distrutta, l'ultima cosa di cui ha bisogno è di una zenithiana sbagliata."
"Cosa intendi?" Chiese Sky, calmo, appoggiandosi allo schienale della poltroncina.
"Ho un problema, Sky, e credo te ne sia accorto."
"Forse, ma ho bisogno che me lo spieghi." Replicò lui, scrutandola, Tecna sospirò.
"Sono depressa, Sky, e smettila di fingere che io sia una persona normale."
"Aspetta, mi sono perso un passaggio: perché questa tua condizione ti renderebbe meno normale?"
"Io non sono come gli altri, non più. Ogni mattina mi sveglio stanca, e dormo, dormo parecchio, la sera neanche ceno pur di andare a dormire. Ma mi sveglio troppo stanca per affrontare qualsiasi cosa. Niente mi sembra logico, non capisco dove mettere i piedi per fare un passo, mi sembra di cadere nel vuoto. Mi sento inutile, persa, svuotata, triste. È una tristezza che consuma, che me la fa avere a morte con me stessa perché mi sento l'essere più sbagliato di questo mondo. E se ci pensi, lo sono, perché sono una fata senza magia, e sono una zenithiana che fra tutto ciò che le poteva accadere viene consumata dalle proprie emozioni, e allo stesso tempo viene consumata dal silenzio delle emozioni che non ci sono. Niente ha senso con me."
"Tecna, non c'è niente di sbagliato in te. Non avrai più i poteri ma in cambio hai salvato l'universo! Nessuno di noi sarebbe qui se non fosse stato per te! E poi, oltre alla magia tu sei molto di più. Sei intelligente, sei coraggiosa, sei forte. Non è stata la prima volta che ti sei sacrificata per tutti, non dimentico quello che hai fatto chiudendoti nella Dimensione Omega. Tecna, non riesci a vederlo ma sei speciale, non meno normale. Ed io sono così contento che tu con gli altri zenithiani ormai c'entri così poco. Fino a poco tempo fa non eri neanche in grado di esprimere i tuoi sentimenti a Timmy, e invece guarda ora: sei diventata una persona sensibile, in grado di ascoltare e forte abbastanza da aprirsi con altri. Per me è un onore che tu mi abbia parlato di queste cose questo pomeriggio." La giovane strinse le labbra in segno di riconoscenza, poi disse:
"È che... non riesco a capire ora quale sia il mio posto. Ho troppa poca voglia di andare avanti e troppo poco coraggio per darmi da fare. Vorrei solo restare rintanata nel mio appartamento."
"Allora perché sei qui?" Chiese il principe, tenendo lo sguardo su di lei.
"Beh, perché... non lo so, credevo di fare una cosa giusta uscendo..."
"... sei qui perché, innanzitutto, oltre alla tristezza nel tuo cuore c'è amore. Vuoi bene a Flora e quello che le è successo ti ha fatto male, volevi sollevarla, ma la tua cara logica poi ti ha portato qui. Tecna, sono quasi due anni che sei rintanata nel tuo appartamento senza abbastanza voglia di fare le cose, è ora di cambiare." Lei accennò un sorriso davanti all'incoraggiamento del suo amico, quegli occhi azzurri brillavano di determinazione. Improvvisamente furono distolti perché bussarono alla porta ed entrò un valletto. Dopo un inchino, disse:
"Vostra altezza, mi dispiace interrompervi, ma mi avevate detto di avvisarvi non appena fossero rientrati."
"Oh, sì, certo. Grazie, scendo subito." Replicò Sky con fare cortese, l'altro si ritirò. Tecna strinse le labbra.
"Beh, se hai da fare io vado allora..."
"Oh, no, no, si tratta solo di Brandon, se ti fa piacere vieni con me." Lei gli sorrise e lo seguì.
Brandon era al piano di sotto in compagnia di Carter e non sembrava proprio tranquillo. Non appena vide Sky gli rivolse lo sguardo e il principe si affrettò a raggiungerli, seguito dalla sua amica.
"Siete tornati! Com'è andata?" Chiese subito il principe.
"In maniera eccellente!" Rispose Carter soddisfatto, nel frattempo Brandon salutò la sua amica con un bacio sulla guancia, dato che aveva imparato ad essere più affettuoso con lei notando come Flora le dedicava attenzione. "Abbiamo scovato quel sovversivo, un certo Karkov, e ho fatto in modo che i miei uomini lo scortassero fino alla base. Lo interrogherò e scoprirò chi c'è con lui, ma per ora possiamo considerare la nostra una gran vittoria!" Esclamò, Sky sorrise.
"Avete fatto un ottimo lavoro, ragazzi, complimenti."
"Grazie Sky, e se vuoi scusarmi io andrei." Disse Adrian, il principe annuì.
"Ma certo, vai. Adrian, grazie ancora per quello che stai facendo." L'agente segreto gli fece un cenno e andò via, poi Brandon e Tecna seguirono Sky al piano di sopra.
"Perché non ti fidi di Carter?" Chiese Tecna, mentre con Brandon e Sky era tornata nel salottino. Il soldato la guardò.
"Si nota tanto?"
"Ah, lontano un miglio!" Replicò la giovane ridacchiando.
"Non mi piace, lo trovo finto... e poi, sembrava tutto così... dovevi vederlo, tutto al posto giusto per Carter l'eroe!"
Sky alzò gli occhi al cielo.
"Andiamo, smettila, avete fatto un gran lavoro oggi."
"Già..." Borbottò Brandon, poco soddisfatto. "... beh, ragazzi, io vi lascio, vado a casa."
"E, Brandon," Lo fermò Tecna, lui le rivolse lo sguardo. "Come sta Flora?" Il soldato sospirò.
"Vorrei che stesse meglio, le hanno fatto davvero del male. Per quanto riguarda il bambino... ho parlato con Martha stamattina, potrebbe esserci la possibilità che sia ancora con Vymarna, cioè, che il suo cuore batta ancora." I due amici sgranarono gli occhi, stupiti.
"Non me l'avevi detto!" Esclamò Sky.
"Brandon, è davvero fantastico." Disse invece Tecna.
"Già..." Il soldato strinse le labbra in un sorriso. "... spero davvero che sia così, ma con Vymarna non si sa mai... beh, io vado. Ciao, Tecna, mi fatto un sacco piacere vederti. Ci vediamo domani." Disse invece a Sky.
Nel frattempo, su Linphea, Flora era in compagnia di Aisha e le due amiche erano sedute sul divano a chiacchierare sorseggiando una cioccolata. Aisha era stata entusiasta alla notizia che le diede Flora e provò a convincerla a sperarci davvero.
"Insomma, un incantesimo di sangue non mente, sai quanto sono potenti."
"Sì, lo so, ma ho paura che... insomma, ancora non l'ho accettato e se poi ci sperassi e dopo..." Bussarono alla porta e Aisha fermò Flora, andando lei ad aprire. Lasciò subito che entrassero. "Martha, Helia, che ci fate qui?" Chiese la keimerina vedendo i suoi amici.
"Portiamo buone notizie." Rispose la melissa, emozionata, con gli occhi che le brillavano.
Coucou miei adoratissimi germogli! Rieccoci con questo capitolo bomba! Ne sono successe di cose!
Grazie mille per come siete arrivati fino a qui nella lettura, spero che il capitolo vi sia piaciuto! Aspetto impazientissima di sapere cosa ne pensate, soprattutto dello scontro e poi del post-scontro!
E poi... voi vi fidate di Carter o la pensate come Brandon?
E chi è che ha lasciato perplesso il bosco?
Domande a cui con un po' di tempo daremo delle risposte. Nel frattempo però, ci tengo a ringraziarvi per tutto il vostro affetto per me e per questa storia! Vi adoro e vi abbraccio, e se avessi altre parole per dire grazie vi scriverei un poema!
Grazie infinitamente per i voti, i commenti e i messaggi! Siete speciali!
StrAmandovi sempre,
xoxo Florafairy7
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