Capitolo 31
TORNARE IN SUPERFICIE
Quella mattina, quando il principe Sky aprì gli occhi, istintivamente toccò l'altro lato del letto, ma purtroppo si rese immediatamente conto di essere tornato alla realtà e che Bloom non c'era. Prese un respiro, dandosi la forza per poter iniziare un nuovo giorno. Era molto presto, si mise seduto poggiando i piedi a terra e si stropicciò la faccia. Nonostante fosse autunno, su Eraklyon faceva ancora caldo e Sky si alzò per poter andare ad aprire le tende e la finestra. Fu sorpreso quando l'aria fresca gli sfiorò il viso: qualcosa sembrava indubbiamente cambiato. Non sapeva esattamente cosa, ma il sapore dell'aria era diverso. Prospettandosi come una giornata particolare, il principe si preparò per raggiungere suo padre.
Ma quella mattina accadde tutto in fretta, il principe Sky fu travolto dagli eventi. Arrivò la comunicazione dai sovrani di Linphea, il pianeta era salvo e tutti i linpheiani potevano tornare a casa. Coloro che si trovavano su Eraklyon sarebbero stato il quarto gruppo e sarebbero partiti per mezzogiorno, nel frattempo i primi gruppi dagli altri pianeti potevano cominciare a partire. I sovrani assicurarono che si sarebbero recati immediatamente lì, ma che la melissa aveva loro detto che il pianeta e che la Natura stavano bene e che dunque non c'era nulla da temere. Sky eseguì gli ordini di suo padre, passò quella mattinata a gestire gli ultimi accordi con gli esponenti di Linphea che erano stati su Eraklyon, mettersi in ultimo d'accordo, perché ovviamente quell'ospitalità non sarebbe restata impagata. E mentre Sky eseguiva i suoi compiti, ripensando però ai suoi amici, a come mai fosse andata lì, a come stessero, mentre si trovava nella corte del palazzo i suoi passi si interruppero e incrociò lo sguardo del suo migliore amico. Sky restò fermo per un attimo, Brandon era tenuto fermo con le mani dietro la schiena dalle guardie. Un'espressione triste si dipinse sul viso del principe: il suo amico sembrava estremamente provato, i suoi vestiti erano logori, il suo corpo sporco di terra, fango, sangue, sul suo viso c'erano delle ferite. Sky sentì una morsa al petto pensando che non aveva combattuto al suo fianco, ma allo stesso tempo quei dubbi su di lui non lo lasciavano.
Si avvicinò.
"Vostra altezza." Salutarono le guardie con un veloce inchino.
"Come...?" Disse Sky, perplesso, si schiarì la voce. "Chi vi ha dato l'ordine?"
"L'agente Carter, altezza. Linphea è al sicuro, e l'agente Carter ha detto che era ora il tempo giusto per riprendere il capit... cioè, ehm..."
"Va bene." Concluse Sky, interrompendo il balbettio della guardia. Guardò Brandon, il suo amico gli rivolse uno sguardo eloquente. "Portatelo in cella. Dov'è l'agente Carter?"
"Non lo sappiamo, vostra altezza." Rispose la guardia, Sky annuì e allora le guardie condussero Brandon lungo il corridoio della corte e poi giù per le scale, dove l'avrebbero rinchiuso. Sky rifletté, battendo nervosamente il piede in terra, si guardò intorno istintivamente e allora mandò un messaggio a Tecna, quindi raggiunse il suo amico.
Scendendo quelle scale l'ambiente cambiava radicalmente: il luminoso palazzo dalle grandi vetrate veniva sostituito da un'ambiente scuro, poco amichevole e una serie di celle. L'ambiente, sotterraneo, era direttamente collegato alla centrale della Guardia Reale. Quando Sky arrivò le guardie fecero un inchino, il principe incrociò lo sguardo del suo amico, dunque con un gesto diede ordine alle guardie di andare via.
"Ma, vostra altezza, l'agente Carter ci ha dato ordine di non lasciarvi mai da solo con lui: dice che potrebbe essere pericoloso." Protestò uno dei soldati, ma Sky, con la sua solita fierezza, replicò, passando lo sguardo anche sugli altri:
"Ma io sono il vostro sovrano, quindi se vi do un ordine voi lo ubbidite."
"Sì, vostra altezza." Fu la risposta, dunque batterono i tacchi e si allontanarono. Sky li seguì con lo sguardo e, quando furono andati via, si avvicinò di qualche passo al suo amico che era chiuso in cella e le cui mani erano unite da un paio di manette.
"Vostra altezza." Salutò Brandon, accennando un sorriso.
"Ciao." Disse Sky, affondando le spalle finalmente, si avvicinò di più a lui, Brandon afferrò le sbarre con le mani.
"Te la sei cavata senza di me? Hai qualche novità? Sky, Linphea era... davvero, sarebbe stato impossibile mettermi in contatto con voi, so che Tecna sarà stata incredibilmente preziosa, insomma, è un genio, ma..."
"... è stata dura?" Lo interruppe il suo amico, la sua espressione sembrava addolorata. Brandon strinse per un attimo le labbra.
"Non immagini quanto."
"Flora sta bene?" Chiese allora il principe, Brandon sorrise.
"La mia fata non la batte nessuno, sta bene. Ed ha anche avuto la forza di mettere al mondo il bambino più bello della Dimensione Magica."
Sky sorrise sconvolto.
"Che cosa?! Amico, congratulazioni! Io..." Quel suo impeto di gioia fu interrotto perché si rese conto delle condizioni in cui si trovavano, dunque si trattenne. "Come si chiama?"
"Nicholas."
"È davvero un bel nome, e... beh, sono felice che sia andata bene. Avrei solo voluto..."
"Sky..." Lo interruppe il suo amico, col viso scuro. "... non avresti potuto. Ma grazie per aver permesso a Bloom di venire, per averle fatto cambiare idea non dico su di me, ma su Flora. Si vogliono bene, non è giusto che debbano essere separate da ciò che sta accadendo qui."
"Bloom... Bloom è venuta su Linphea?" Chiese Sky, stupito. Brandon sembrò perplesso, alzò un sopracciglio.
"Non lo sapevi?"
"Beh... sono... sono successe un paio di cose e..." Ma si interruppe perché sentì dei passi.
-
Nicholas si era addormentato, Flora si era finalmente data una ripulita ed era seduta accanto alla finestra, guardando di fuori e godendosi la vista dell'oceano. Essere la migliore amica della regina aveva i suoi vantaggi, in pochi minuti avevano preparato una stanza per lei e datole tutto il necessario per il suo bambino, tra cui una culla, copertine e pannolini. Ne era stata molto grata, anche se si sentiva ancora scossa e in realtà non amava quel tipo di riverenze, la facevano sentire a disagio, e poi le facevano ricordare Sakoma. C'era silenzio nella stanza, la finestra appena aperta rendeva udibile solo il suo delle onde, Flora prese un respiro. Era finita, ma non le sembrava vero.
Prima di potersi aprire il portale, Flora aveva recuperato degli oggetti importanti da casa, Rodols poi le aveva detto che si sarebbe occupato lui per il momento della proprietà, almeno nel frattempo che lei avesse capito come e cosa fare dopo quell'inaspettato esilio.
Gettò uno sguardo al suo bambino, sorrise ancora incredula. Era nato prima del dovuto, ma grazie a Nikolai stava benissimo.
Nikolai. Non le sembrava vero, ma le mancava. Quello spirito eccentrico dal volto spigoloso le mancava, con i suoi modi di fare e la sua sola presenza. L'aveva creduto egoista quando l'aveva conosciuto, ed ora gli occhi le diventavano lucidi se ripensava al momento in cui la porta del mondo degli spiriti si era chiusa di colpo e lui aveva cessato di esistere, sacrificandosi per Vymarna. No, non per Vymarna, non le avrebbe mai perdonato quelle parole. L'aveva fatto per lei, il suo bocciolo, e per suo figlio. Aveva capito tante cose su di lui, aveva imparato a conoscerlo, gli voleva bene. Avrebbe raccontato a Nicholas del dio dal quale prendeva il nome, gli avrebbe raccontato dell'Inverno, e gli avrebbe detto che, nonostante tutto, Linphea era la sua casa. Il suo sguardo cadde sul marchio che era sul petto del bambino, il suo sorriso si spense. Per quanto avesse voluto negarlo, Vymarna, a modo suo, aveva vinto. Aveva vinto l'Inverno, diventando sovrana della sua natura senza dover dividere quel posto con nessuno. Certo, lasciare Linphea era stata dura soprattutto per Rodols e Miele, ma quando era stata a palazzo si era resa conto che quello ormai non era più il suo posto. Prima che potesse andare, infatti, Martha l'aveva fermata, dicendole che i sovrani erano rientrati e che volevano vederla. La keimerina si era sentita spaesata, soprattutto perché Brandon non era con lei, ma Martha ed Helia l'avevano accompagnata.
"Flora." Aveva detto Krystal, vedendola, accennando un sorrisetto nel notarla tanto mal ridotta. Aveva gettato uno sguardo vincente ad Helia, sperando che il bach potesse rendersi conto di quanto poco attraente fosse la keimerina in quel momento, lui che la vedeva sempre bella.
"Keimerina, dov'è l'Inverno?" Aveva chiesto, con espressione grave, la regina Amarantha. L'espressione di Flora restava dura, aveva risposto senza muoversi:
"Quale dei due?"
La regina Amarantha aveva assottigliato gli occhi davanti a tanta audacia, accennato un sorriso sorpreso e anche divertito, considerando quella fata un essere differente, inferiore, difettato.
"Entrambi."
"L'orribile Nikolai si è sacrificato per Linphea, come potete vedere il pianeta è tornato al suo splendore nonostante la magia nera lo avesse consumato. Il mio pericolosissimo figlio è con mio padre, dopotutto, è solo un bambino, ha bisogno di tranquillità."
Krystal aveva tenuto lo sguardo su di lei, tenendo le braccia incrociate e restando accanto a sua madre, Flora finalmente l'aveva guardata.
"Ma potete stare tranquille, abbiamo raggiunto un accordo con Vymarna. Lasceremo Linphea e Lei ci lascerà in pace."
Krystal aveva sorriso, per Flora era stata una sconfitta pronunciare quelle parole. La principessa non era riuscita a restare in silenzio:
"Quindi Vymarna vi ha esiliato? Bene, finalmente possiamo dire che Linphea è al sicuro."
"Non li ha esiliati." Si era intromesso il bach, notando l'espressione della sua amica. "Flora è la guardiana di Linphea e questo non può cambiare, ma Vymarna e l'Inverno non possono vivere sullo stesso pianeta." La sua amica gli aveva rivolto uno sguardo di riconoscenza.
"E... per quanto riguarda i giganti, bach Helia?" Aveva chiesto la regina, poco lieta per quell'intromissione.
"Porterò con me a Fonterossa i corpi di Jotun, Beli e Ymir. Lì potrò tenerli dove nessuno potrà arrivarci, potrebbe essere pericoloso se qualcuno con le intenzioni sbagliate volesse utilizzarli per attingere al caos o persino peggio. Potete stare tranquilla, vostra maestà, in quanto custode della natura mi occuperò io di tutto."
La regina Amarantha aveva accennato un sorriso soddisfatto, Flora lo aveva notato. Helia era molto ben voluto dalla famiglia reale ed era felice per lui, il suo ruolo era importante per il pianeta ed era buona cosa per lui avere bei rapporti con i sovrani. Certo, Krystal la odiava e Flora lo sapeva, ma era comunque felice che trattasse invece il suo amico con i guanti.
Avevano lasciato il palazzo, a Flora erano stati rivolti sguardi poco carini, aveva sentito anche alcune parole che non avevano avuto la delicatezza di essere pronunciate sottovoce, ma le aveva ignorate. Ciò che contava era che la sua famiglia stava bene, più o meno, e che quella guerra era finita. Aveva salutato di nuovo Martha con molto dispiacere, poi era andata a prendere Nicholas e, con Helia, si era recata su Andros. Il suo amico aveva insisto, non aveva voluto che si ritrovasse sola. Flora sorrise ripensando al profondo affetto che provava per lui, gli era grata per come era sempre presente per lei, soprattutto in quel momento. Non aveva notizie di Brandon, non sapeva cosa stesse accadendo su Eraklyon e, anche se avesse voluto precipitarsi lì, Aisha le aveva consigliato, o meglio, imposto di aspettare: aveva delle faccende importanti da sbrigare per il suo regno, poi insieme avrebbero gestito quella faccenda. Lei era una sovrana, poteva molto di più, mentre Flora sarebbe stata liquidata senza una spiegazione, o peggio avrebbe visto Sky e il suo cuore si sarebbe spezzato. Prese un respiro, stava cercando di restare calma, convincersi che tutto si sarebbe sistemato. Ma vedere Brandon portato via in quel modo, dopo tutto ciò cge era successo, l'aveva distrutta. Tutto quello che desiderava era averlo accanto, ma sembrava che gli dei non facessero altro che tenerli separati. Quei suoi pensieri furono interrotti quando bussarono alla porta, lei diede il permesso per entrare.
"Ehi." Disse lei, alzandosi. Helia le si avvicinò con la sua solita aria tranquilla. Gettò uno sguardo al bambino che dormiva, poi si rivolse a lei.
"Sei tornata tu." Dichiarò con un sorriso accennato, notando che la fata ora era di nuovo pulita, con le ferite medicate ma soprattutto con i capelli in ordine e la sua aria delicata.
"Già, il look da reduce di guerra non mi si addice affatto." Replicò lei ridacchiando. Ci fu silenzio, si guardarono. Entrambi sapevano dell'enorme elefante nella stanza, e allora Flora prese un respiro e disse: "Grazie per... tutto ciò che hai fatto."
"Scherzi?" Replicò lui, la fata sorrise. Stava per dire qualcosa, ma Helia continuò: "È stato incredibile. Spaventoso, ma incredibile. E ho capito alcune cose importanti." Flora alzò entrambe le sopracciglia, sperando che il suo amico continuasse senza dover chiedere. "Sei stata il mio primo vero amore, Flora." Disse, la fata non replicò, ma restò ferma. Helia accennò un sorriso, aveva questa gran capacità di non agitarsi mai. "Credo che sarai l'ultimo." A quelle parole Flora dovette imporsi di chiudere la bocca, apertasi per lo stupore. Con la voce un po' incerta, replicò:
"No, per favore. Non lo merito e non è giusto."
"Non sei tu a decidere." Disse Helia, alzando le spalle e sorridendole, cercando di rasserenare la sua espressione crucciata. Flora istintivamente sorrise, ma era addolorata. Si avvicinò a lui.
"Helia, ascolta, io... il tuo cuore è così prezioso, io... non voglio che ti faccia male." La sua voce era rotta. "Mi dispiace, mi dispiace se ho fatto tanta confusione, se ho lasciato che tu ti sentissi perso e ho pensato solo a me, ma tu meriti di liberarti di me."
Lui le prese il viso fra le mani, la guardò negli occhi verdi.
"Ascoltami: tu non sei un dolore e non devo liberarmi di te. Non pensarlo, se lo facessi sarebbe allora che mi farebbe male. Ma è vero, sono stato un po' perso e forse lo sono ancora." In quel "perso" omise il rapporto conflittuale che ancora aveva col suo amico, i loro battibecchi e la lotta di supremazia così poco nel suo stile; e omise anche i ricordi che tornavano prepotenti ogni volta che le stava intorno; omise molte altre cose, ma sapeva che era necessario. "Sarai sempre la mia migliore amica, ma credo di aver bisogno di un po' di tempo per me." La fata strinse le labbra per contenere le lacrime e le ricacciò dentro, annuì.
"S-sì, va bene. Io... voglio solo che tu sappia che ti voglio bene, che te ne voglio davvero." Disse Flora, tremando leggermente. Al contrario del suo amico, le sue emozioni erano così intense e così chiare dall'esterno.
"Lo so, ed è per questo che so che mi capirai. Tu mi capisci sempre." Dichiarò il bach, guardando quegli occhi verdi così profondi. Lei annuì, quindi Helia la avvicinò a lui e le diede un bacio sulla guancia con molta delicatezza, chiudendo per un attimo gli occhi. Quando poco più di tre anni prima la loro relazione era finita Helia si era reso conto che Flora era cambiata, si era reso conto che il loro amore era cambiato, ma di certo aveva capito che il loro legame non si sarebbe mai spezzato. Vederla in coppia con il suo amico lo aveva destabilizzato, messo in confusione, ma almeno, lui che la conosceva, sapeva che era felice. Ed erano rimasti lì l'una per l'altro, fedeli l'uno all'altra sempre, nonostante tutto, mentre l'amore che provava per lei era stato come l'oceano: dopo le grandi onde, poco a poco, quando il vento si era fermato si erano abbassate. Si vedevano spesso, si sentivano e passavano tempo insieme, anche se puntualmente quando lui e Brandon si incrociavano il suo amico sapeva essere pungente, ed Helia a volte aveva sorpreso se stesso ad essere altrettanto tagliente nei suoi confronti. Ma da quando era iniziata quella storia, da quando aveva visto il dolore, la paura e l'angoscia nei suoi occhi, quell'oceano aveva ripreso ad agitarsi e le onde si erano gonfiate. Ora, con quell'impeto dentro, Helia sapeva di dover lasciare andare, sapeva che doveva dirle addio. La sua amica non solo aveva un altro amore, ora aveva una famiglia, e non era con lui. Sentì il suo profumo mentre le dava quel bacio, sapendo che era l'ultima volta che avrebbe concesso al suo cuore di nutrirsene. La guardò e le disse:
"Ora torno a Fonterossa, devo gestire la questione giganti. E poi riprendere un po' in mano la situazione."
Flora gli posò una mano sul viso, dolcemente, e sorrise accennatamente. Helia le prese quella mano, e allora fu pronto per andare. Ma in quel momento Aisha irruppe nella stanza, entrambi si voltarono verso di lei. Notando la sua espressione, Flora chiese preoccupata:
"Aisha, che succede?! Brandon...?"
"Si tratta di Musa! Dobbiamo andare ad Alfea!"
-
"Se c'è una cosa che amo di questo regno in cambiamento è che la giustizia sta iniziando a fare il suo dovere."
Mentre Carter pronunciava quelle parole, Brandon teneva lo sguardo su di lui. Col viso duro, sentiva e conteneva ogni impulso dentro di lui che desiderava vendicarsi di quell'essere ignobile. Carter si rivolse a Sky: "Avevo chiesto alle guardie di non lasciarti da solo con lui."
"Non può fare niente, Adrian, lo vedi." Replicò Sky, rivolgendo lo sguardo all'agente segreto.
"Già." Adrian sorrise, guardò Brandon. "Spero che tu abbia apprezzato la libertà che ti è stata concessa... ricordo bene Flora, è davvero adorabile e non sarebbe stato giusto che fosse stata da sola." Disse con un sorrisetto, sapeva che per Brandon la sua famiglia era la cosa più importante e desiderava turbarlo.
"Tu il nome di mia moglie non devi neanche pronunciarlo!" Sbottò Brandon, tenendo le mani sulle sbarre, desiderando di avere la forza per poterle aprire.
"Ecco, vedi?" Disse Carter, calmo e soddisfatto, rivolto a Sky. "Persino ingrato." Si schiarì la voce. "Sky, tuo padre ha bisogno di te, mi ha detto che ti cercava."
Il principe annuì, poi chiese:
"Tu non vieni?"
"No. Prima vorrei scambiare due chiacchiere con il capitano."
Sky si trattenne dal rivolgere lo sguardo al suo amico, fece un cenno all'agente segreto e li lasciò. Carter seguì Sky con lo sguardo, e quando finalmente il principe fu andato via, si rivolse di nuovo a Brandon. Era calmo, mentre l'impeto del soldato si leggeva sul suo viso.
"Allora, Bravo, come stai? Sembri un po' provato." Dichiarò Carter, gli fece un cenno, sui vestiti di Brandon c'erano ancora macchie di sangue e alcune ferite erano aperte, lui era malconcio. Brandon non rispose, tenenva lo sguardo su di lui. Carter ridacchiò. "E va bene, e va bene, non vuoi fare conversazione. Lo capisco, insomma, qualsiasi cosa dirai la userò contro di te. Ma... come hai potuto tradire la Corona? Sky ti considerava un fratello!"
"Smettila con questa farsa, Carter." Replicò Brandon, Carter alzò un sopracciglio.
"Oh, giusto, giusto, parlando di fratelli... sono curioso, tra l'altro, come hai fatto a farla franca con i templari? Insomma, Roccaluce è una vera roccaforte e tu... beh, complimenti. Dov'è ora?"
"Che t'importa? Cos'ha a che vedere con tutto questo?" Chiese Brandon, col viso duro.
"Beh, capirai che sei già accusato di omicidio e tradimento, ma io voglio portarti davvero a fondo, quindi perché limitare l'onta solo ad Eraklyon quando posso farti giustiziare con accuse riguardanti l'intera Dimensione Magica? Roccaluce è interplanetaria, tutti i pianeti della Lega sono alleati a lei, e tu..." Carter schioccò la lingua. "Tu hai tradito veramente tutti. È un peccato, buttare via così la tua carriera. Saresti potuto arrivare lontano."
"Che cosa vuoi da me?"
Carter sorrise.
"Beh, certo, potresti essermi sicuramente utile, ma non mi prolungherò sul perché, non nutrirò il tuo ego, che, detto fra noi, è abbastanza smisurato. Ma non cadrò in tentazione, no, anzi, seguirò dritto con le mie intenzioni che ho per te. Non voglio niente da te, Brandon, voglio solo che tu abbia ciò che ti meriti, e non sei il solo. Ma visto che per colpa tua Caleb si è persino ucciso, insomma, per colpa di tutto questo..." Allargò le braccia come indicando tutto ciò che lo circondava. "... meriti davvero una bella esecuzione come si deve."
"Cosa... cosa stai dicendo? Tu sei pazzo."
"Io sono pazzo?" Chiese indicandosi. "E non tu che hai giurato fedeltà a tutto questo?"
"Io sono una delle tue vittime, quindi? Perché sono parte del sistema, non è vero?"
"Beh, ovviamente. E la cosa migliore è che mi hai servito tutto su un piatto d'argento: hai ucciso Caleb, cioè, Karkov, come si faceva chiamare, e hai aiutato un nemico della Dimensione Magica a scappare, è chiaro che tu sei la vera minaccia di questo palazzo. Insomma, hai fatto un grave errore a rifiutare l'offerta di Sisley," Brandon sgranò gli occhi. Ricordava molto bene la conversazione avuta col maggiore due anni prima, quando questo gli aveva offerto, senza usare un modo diretto, di aiutarlo ad essere un informatore, passare semplici informazioni sulla famiglia reale, e da lì poi Brandon era riuscito ad incastrarlo. "ma a quanto pare era solo un modo per restare a palazzo, mi stai seguendo? E dall'interno hai gestito l'Hempusa, hai architettato gli attacchi al principe Sky, dopotutto tu non c'eri quando lo hanno attaccato l'ultima volta, è stato perché l'hai organizzato tu, con i tuoi soldati. Vergognati, Brandon, Sky si fidava di te." Carter scoppiò in una fragorosa risata, poi tornò serio e guardò Brandon negli occhi.
"Complimenti, hai organizzato tutto nei minimi dettagli." Replicò il soldato, Carter sorrise beffardamente.
"Esattamente, e fra due giorni ci sarà il tuo processo... ti faccio un piccolo spoiler: sei colpevole, Brandon, e morirai."
"No, grazie, ho smesso." Dichiarò ironicamente il soldato, ma Carter non colse lo spirito. "Sono innocente e sono leale, a differenza di tanti... di troppi." Aggiunse abbassando lo sguardo, Carter sorrise.
"Che intendi?"
Brandon lo guardò.
"Cos'è, Adrian, non hai tutti i fili nelle tue mani, questo ti manca?"
Carter ridacchiò.
"Tutto quello che accade in questo palazzo è sotto il mio controllo." Dichiarò Carter, sottolineando il suo potere.
"Beh, ti avverto, Tecna è la donna più intelligente della Dimensione Magica, non farla arrabbiare o da tua alleata potrebbe trasformarsi in tua nemica."
Carter incrociò le braccia.
"Come sai di Tecna?"
"Allo stesso modo di come so di te: sono intelligente, Adrian, e non mi sto sopravvalutando. Tecna si è avvicinata a Sky e si è guadagnata la sua fiducia come mai prima, da quando non è più una fata è cambiata, e quello stupido del mio amico si fida di lei come si fida di te, anzi, forse molto più di te. Ma non riuscirete nel vostro intento, né tu, né lei." Dichiarò Brandon, tenendo le mani sulle sbarre e guardandolo negli occhi. Carter sostenne il suo sguardo per qualche secondo, poi, senza dire nulla, se ne andò, e Brandon sorrise.
Finalmente abbassò le spalle e fece qualche passo indietro, arrivando alla parete e sedendosi a terra. Prese un respiro. Era riuscito a far credere a Carter che Tecna era una dei suoi, ora doveva solo fidarsi della sua amica, e ovviamente trovare un modo per uscire di lì prima di essere portato a processo. Doveva per forza e i suoi pensieri per un secondo si azzerarono perché il motivo per cui doveva riuscire ad uscirne era diventato l'unica cosa a cui la sua mente era stata in grado di pensare. Era perfetto, assolutamente perfetto in ogni parte, sano nonostante tutto, forte come se non avesse passato gli ultimi sette mesi nel cuore di un pianeta in pericolo. Era un amore che non riusciva a spiegare, qualcosa che non aveva mai provato prima, e non gli sembrava vero. Tutto quello che avrebbe fatto per il resto della sua vita sarebbe stata proteggerlo, amarlo, essere la sua forza. Appoggiò la testa alla parete e sospirò, gli sembrava incredibile perché non credeva sarebbe mai stato possibile, ma ora amava Flora anche di più perché insieme erano riusciti a fare una cosa così bella. La sua Flora, così delicata, dolce. Sapeva che le aveva spezzato il cuore con quella situazione, lei che aveva già sopportato così tanto, più di quanto lui non avrebbe mai dovuto permettere, ed ora doveva resistere mentre lui rimetteva le cose a posto. Gli mancava così tanto, la loro vita era stata stravolta da un giorno all'altro. Dalla loro ultima guerra erano passati tre anni, e in quel tempo, prima che iniziasse la faccenda dei giganti, la loro vita era stata un po' normale. Normale con lei significava pace, significava un cuore leggero, senza angosce perché lei sapeva capire il caos. Avrebbe fatto di tutto per quella fata che custodiva il suo cuore, accennò un sorriso pensando che non avrebbe esagerato dicendo che per lei sarebbe morto. Ora voleva solo tornare al normale, voleva di nuovo le mattine della domenica quando restavano a letto un po' in più, voleva di nuovo accompagnarla di sabato pomeriggio a comprare vasi e semi e terra che per lei sembravano essere tutti diversi ma lui li vedeva uguali, voleva di nuovo parlarle di quello che gli passava per la testa e avere quei grandi occhi verdi puntati su di lui che gli dicevano che lo stava ascoltando, che lei c'era. Voleva di nuovo rientrare dalla porta e sentire ogni peso posarsi via dalle sue spalle non appena la vedeva, perché poteva essere se stesso e senza alcun filtro con lei, essere sincero, ed essere accolto da lei. Quella normalità era ciò che gli mancava, quel sapere che la sera tornavano entrambi a casa e ritrovavano il luogo sicuro. E poi dèi se si divertivano insieme. Erano mesi che non ridevano più, e solo ora che era quasi finita Brandon se ne accorse, con amarezza. C'era stata così tanta tristezza e così tanto dolore. Avrebbe pagato perché fosse stato possibile tornare alla tristezza normale, quella che incupiva la sua fata di tanto intanto per dei disguidi a lavoro, per linpheiani che ce l'avevano con l'Inverno e la ferivano, o per Rodols o Miele. Una tristezza che riconosceva in quegli occhi verdi che si abbassavano, e lui chiedeva, perché sapeva che ne aveva bisogno, e a volte ne parlava, altre sospirava e affondava le spalle, chiedendo silenziosamente un abbraccio che non tardava ad arrivare. Le bastava questo per stare meglio. Brandon si passò una mano sul mento ispido e si tirò un po' su perché le ferite gli facevano ancora male, quei mesi erano stati inferno e pensò che ora doveva mettere un punto. Si guardò intorno, conosceva quel palazzo come le sue tasche: sarebbe uscito fuori di lì.
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Erano tutti ad Alfea, Riven li aveva chiamati tutti perché credeva fermamente che Musa ne avesse avuto bisogno, ma era solo su una di loro che riponeva ogni speranza, altrimenti non avrebbe più saputo a cosa ricorrere per salvare la sua amica. Aisha, Flora, Nex ed Helia erano arrivati insieme con un varco interplanetario, Stella arrivò accompagnata da Antares, che aveva insistito ad andare con lei vedendola tanto preoccupata per la sua amica, Bloom purtroppo non aveva risposto alla sua chiamata mentre Timmy era corso da Zenith.
"Riven, che succede?" Chiese subito Stella, agitata. Erano tutti fuori all'infermeria, Faragonda era ancora dentro.
"Succede un casino, ecco cosa succede!" Sbottò il giovane. "Icy ha colpito Musa con quell'incantesimo del ghiaccio, ed ora è sempre più fredda e... ed io non sono riuscito a fare niente e neanche Faragonda!" Spiegò, gli si incrinò la voce mentre gli faticava respirare per l'agitazione.
"Ehi, ehi," Gli disse Flora, posandogli una mano sul viso mentre con un braccio teneva Nicholas. Lo guardò negli occhi. "ascoltami, andrà tutto bene, risolveremo tutto. Riven? Ehi, sta' calmo, non la perderemo." Gli chiese conferma con un cenno della testa e lui annuì stringendo le labbra.
"Timmy," Disse Riven, "dov'è Tecna?"
"Io..." Si sistemò gli occhiali sul naso. "... non lo so. Ero appena arrivato a casa su Zenith ma lei non c'era, stavo provando a chiamarla quando mi hai chiamato tu." Nessuno se ne accorse in quel momento tanto difficile, se non il suo migliore amico, che Timmy sembrava amareggiato. Inoltre, proprio in quel momento, sentirono il rumore della windrider che si fermò proprio in cortile lì a pochi passi.
"Che cosa è successo a Musa?!" Chiese Tecna, correndo dalle sue amiche. Sky li raggiunse. La giovane però poi incrociò lo sguardo di Timmy, sorrise. "Timmy..." Corse da lui e lo abbracciò stretto. "Oh, stai bene!" Lui la strinse, ma era chiaro che c'era qualcosa che non andava. Quando la lasciò andare lei disse:
"Non sono riuscita a mettermi in contatto con te in nessun modo! E poi è arrivata la notizia da Linphea, che andava tutto bene e..." Si voltò verso Riven. "... cosa succede?"
"Vieni con me." Rispose il suo amico, lei guardò gli altri, perplessa, e il suo sguardo si posò per un attimo su Nicholas, lei e Flora si scambiarono allora un sorriso, quindi seguì il suo amico.
Riven chiuse la porta dell'infermeria, Faragonda era accanto a Musa.
"Preside Faragonda." Salutò, era strano vederla, soprattutto per la sua mancanza di magia. In effetti, Faragonda tre anni prima aveva fatto in modo, con un incantesimo, che Tecna avrebbe sempre potuto attraversare la barriera di Alfea, ma comunque la sensazione di amaro in bocca era presente.
"Tecna, cara." La preside la abbracciò, Tecna strinse le labbra e ricambiò quell'abbraccio con educazione. Stava ancora lavorando sulle manifestazioni di affetto. "Riven dice che puoi aiutarci."
"I-io?" Chiese lei, stupita. Riven guardò Faragonda e la preside fece un cenno, quindi si allontanò per lasciarli parlare. "Riven, mi dici cosa succede?" Chiese allora, posando lo sguardo sulla sua amica, che giaceva immobile sul lettino, mentre il petto le si abbassava ed alzava lentamente.
"Ascoltami," Esordì lui serio, Tecna lo guardò e si sentì un po' intimidita. "Icy le ha lanciato un incantesimo, le ha preso il cuore e lei... Faragonda dice che non c'è molto tempo, e un incantesimo di questo tipo a quanto pare si spezza solo in un modo. Ed io la amo, Tecna, e tanto, ma non nel modo giusto, non ancora! E neanche lei a me, e allora è impossibile che io riesca a salvarla! Tecna, devi farlo tu." La giovane sentì la bocca prosciugarsi come se avesse masticato sabbia, sentì il sudore sulle mani. Accennò un sorriso incredulo.
"Riven, tu non hai idea di cosa mi stai chiedendo. Io... non posso farlo... io... ti rendi conto con chi stai parlando? La persona meno adatta ad ogni tipo di sentimento! Sono una zenithiana!"
"Tu non sei come gli altri!" Replicò lui, accigliato, lei non mostrò il timore davanti a quella reazione. "Tu sei diversa dagli altri zenithiani."
"Perché non sono più una fata?" Chiese lei, assottigliando gli occhi, ferita.
"No," Replicò lui, col viso duro. "Perché provi dei sentimenti per lei e lei per te. Voi due... voi due siete una cosa assurda, Tecna, ed è quello di cui ho bisogno adesso per salvare la mia Musa, okay? Perché tu sei zenithiana ma le tue emozioni sono forti, e le vuoi bene, so che è così, e so che ti sei allontanata da lei per questo. E la cosa più importante ora è che nonostante il fatto che il suo cuore fosse oscuro, che odiasse il mondo intero, a te non ha mai dato alcuna colpa! Il suo cuore oscuro per te soffriva." Abbassò per un attimo lo sguardo perché gli erano salite le lacrime agli occhi, deglutì. "Su Linphea il cacciatore le ha preso le ali," Tecna si coprì la bocca con la mano, scioccata. "e lei era così arrabbiata e stava soffrendo così tanto, e voleva vendetta, e incolpava tutti, tutti, Tecna, puoi credermi. Ho visto così tanto odio nei suoi occhi. Ma non per te. Tu sei l'unica persona che lei amava ancora, nonostante tutto. Ho bisogno che il tuo amore la salvi, ti prego."
"Tu...?"
"... ci ho provato, ma non ha funzionato. La amo, ma... ma dobbiamo ancora imparare tante cose io e Musa per poter funzionare. Noi... ci amiamo, ma siamo caos e non è il modo giusto. Ci facciamo del male, continuamente, siamo come due serpenti velenosi che si mordono a vicenda. Ho bisogno che lo faccia tu, Tecna, ho bisogno che la salvi. Ti prego." Tenne lo sguardo su di lei con un nodo in gola, lei annuì mentre sentiva il cuore esploderle per il dolore.
Tecna era una zenithiana, lei e le emozioni erano due cose incompatibili. In quei tre anni le emozioni stesse erano state il suo personale inferno, dove la mente, che era da sempre stata sua alleata, era diventata la sua peggior nemica di cui non poteva più fidarsi. I pensieri le mentivano, le emozioni la ferivano. Tutto faceva male, troppo male anche solo per muoversi. E l'amore poi era da sempre stato difficile per lei, e Musa era diventata una fata oscura e lei non poteva aiutarla. Non poteva chiederle di starle accanto e non riusciva a stare accanto a lei. Aveva allontanato tutti, anche Timmy, e gli era così grata per come poi l'aveva ritrovata. Ma per Tecna era difficile gestire le emozioni, era difficile riconoscerle. Per lei era tutto una massa informe di colori e non riusciva a scindere gli uni dagli altri. Ora lo stava imparando, ma non sempre era facile. A volte, dal nulla, accadeva che la confusione e il dolore si ripresentavano senza avvisare e faceva male.
Ed ora Riven le chiedeva di usare quelle per salvare la sua amica. La sua migliore amica, quella che l'aveva capita anche quando si esprimeva in numeri e non a parole. Le mancava così tanto. Vederla in quello stato era straziante, eppure il pensiero di salvarla col suo amore era come dover usare un arma il cui manico era una lama affilata. Si avvicinò a lei, le prese la mano fredda. Non si vedevano da tanto, da quella sera a casa di Flora, dove si erano sentite come due estranee.
"Riven, io... non so se sono in grado di farlo. Non lo so se quello che provo basta perché qui dentro è tutto un casino." Confessò la giovane, con un nodo in gola. Lui le mise le mani sulle spalle.
"So che devi essere tu perché ho visto i suoi occhi quando parlava di te in quella grotta, Tecna. Sei l'unica cosa che la tiene aggrappata alla vera lei. Ti prego."
Titubante, Tecna annuì. Riven chiese a Faragonda di compiere l'incantesimo. La preside si avvicinò a loro, quindi guardò Tecna, che le fece un cenno. Faragonda mormorò delle parole tenendo i palmi aperti verso la fata della musica, una luce dorata si spanse su di lei. Quindi, Tecna prese un respiro. La sua amica aveva bisogno di lei, ed ora era il momento di non essere più vittima di quelle emozioni, ma di esserne la padrona. Quei colori indistinti erano dentro di lei, ma Tecna aveva bisogno di un colore preciso. Tenendo lo sguardo sulla sua amica, una lacrima le scese lungo la guancia, mentre dentro di lei si scatenava la guerra, correndo contro la tempesta di pensieri che come lame la tagliavano dentro lasciandola sanguinare. Posò le labbra sulla fronte della sua amica e le diede un bacio. Riven sentiva il ronzio del sangue nelle orecchie mentre assisteva alla scena, in attesa.
Una luce fu emanata dal cuore della fata, un'onda di magia le attraversò il corpo, che si scaldò immediatamente. Le sue labbra ripresero colore, la brina sulle sue ciglia scomparve, Faragonda interruppe la sua nenia e Tecna fece un passo indietro. Musa riaprì gli occhi, Riven sorrise coprendosi il viso per trattenere le lacrime.
"Tecna." Esordì la fata, strizzando gli occhi per mettere a fuoco e mettendosi seduta, anche se le causò un po' di dolore per le varie ferite.
"Ciao." Tecna sorrise, Musa era ancora titubante.
"Cosa... cosa ci fai qui? Cosa ci facciamo qui? Io... ero su Melody, cosa...?"
"Musa, cara," La fermò Faragonda, mettendole una mano sulla spalla, per Musa sembrò quasi come un gesto poco familiare. "Icy ti aveva lanciato un incantesimo, ma ora stai bene, grazie a Riven che ti ha portato qui, e a Tecna."
"Tu...?" Chiese alla sua amica, sconvolta. Lei annuì, stringendo le labbra. Sorprendendo tutti, Musa abbracciò la sua amica, che questa volta non tardò nel ricambiare quel gesto.
"Mi sei mancata." Dichiarò la giovane, Musa tirò su col naso e replicò:
"Mi sei mancata anche tu." Poi però si allontanò da lei tenendosi la testa. "Cosa mi succede? Io... io mi sento così... così confusa, non capisco..." Si guardò le mani, tra le quali comparvero delle scintille, come una sorta di inzio di magia che non riusciva a compiersi.
"Va tutto bene." Le disse Faragonda. "Con ciò che è appena successo sei ritornata nello squilibrio. Avevi piegato la tua aura verso l'oscurità, ma Tecna era ciò che ti teneva legata alla tua parte di luce, ora sei ritornata nel mezzo."
"Cosa?..." Musa era così confusa, così stranita.
Nel frattempo, al di fuori dell'infermeria, tutti erano preoccupati e si chiedevano cosa stesse succedendo alla loro amica. Flora però non era turbata solo per quello. Incrociò lo sguardo di Sky, che non aveva avuto neanche il coraggio di salutarla, ma la keimerina era molto più coraggiosa di quanto non sembrasse.
"Sky." Gli disse, avvicinandosi. Teneva Nicholas tra le braccia, di certo non aveva potuto lasciarlo su Andros, e dopo tutto quello che era successo non avrebbe neanche voluto. Ma la sua espressione grave e la sua postura severa, nonostante quel piccolo adorabile bambino fra le sue braccia, riuscivano ad intimorire.
"Flora, ciao." Replicò il principe, turbato. Strinse le labbra. "Lui è...?" Stava per dire, ma Flora era impassibile e lo interruppe:
"Ma che succede? Come sta Brandon? Perché non posso parlargli? Aisha neanche è riuscita a fare niente, l'hanno portato via come un criminale! Sky, tu sai molto bene che non ha fatto niente!"
"Flora, calmati, ti prego." Disse lui, serio e dispiaciuto. Gettò uno sguardo agli altri ma erano abbastanza lontani per non sentire ciò che si dicevano. "Mi dispiace tanto, ma le azioni di Brandon..."
"... lo so che gli credi." Lo fermò Flora. "Non devi raccontarmi nessuna storia, so che avete un piano, l'ho scoperto per sbaglio mentre stavamo tutti combattendo il ragnarok e tu andavi a letto con Tecna." Lui fu estremamente sorpreso da quell'affermazione, Flora aveva un'espressione grave dipinta in viso che mostrava ciò che provava: delusione. "Ti prego, dimmi che è una bugia. Non ho potuto rincuorare Bloom perché sinceramente non so cosa pensare. Hai messo in discussione Brandon senza pensare che ha passato gli ultimi dieci anni a proteggerti, l'hai messo in discussione perché le cose per lui non sono state facili e non se lo merita, Sky. E tu ti senti irreprensibile a differenza sua, ma lo sei davvero? Perché io non lo so. Lui è fedele a te e tu avresti dovuto esserlo a lui, ma hai mandato a prenderlo senza permettergli di difendersi, senza permettergli..." Le si ruppe la voce, abbassò per un attimo lo sguardo per non piangere. Il principe le posò le mani sulle spalle e la guardò.
"Flora, Flora, ti prego non..." Deglutì. "Tra me e Tecna non c'è assolutamente nulla, ma lei sta lavorando con me e, ora che lo sai, anche con Brandon. È stato tutto un malinteso con Bloom, ed io ho usato questa storia per permettere a Tecna di avere più spazio con me a palazzo per Adrian e... puoi credermi, non ho tradito Bloom. E non ho tradito Brandon, te lo assicuro, e gliel'ho fatto capire quel giorno con una parola, Meridian, che significa che gli credevo, e so di non essermi sbagliato. Ma ora è necessario che le cose restino così, presto si sistemerà tutto, te lo assicuro."
"Ma non ti fidi di lui, non è vero?" Replicò Flora, guardandolo. Sky tentennò prima di rispondere, se c'era una cosa che era risaputo nel loro gruppo di amici era che Flora sapeva leggerti dentro.
"Non rendermi le cose difficili, per favore."
Flora assottigliò gli occhi, poi abbassò per un attimo lo sguardo prima di rivolgerlo di nuovo al principe.
"Ho visto la fine del mondo, Sky, e fa male, la fine del mondo dentro ti distrugge. E Brandon... lui fa sempre come se non gli facesse male mai niente. E ha combattuto la fine del mondo anche lui, per me e per lui," Fece un cenno con la testa indicando Nicholas. "ed ora dovrebbe essere con noi. È ferito, e stanco, e distrutto dentro, anche lui, ma invece di essere con me è in una cella su Eraklyon perché il tuo dannato regno cade a pezzi e tu hai persino il coraggio di non fidarti di lui." Flora era così arrabbiata, i suoi occhi erano lucidi ma la sua espressione carica di collera. "Le persone che hai intorno ti vogliono bene, Sky, ma attento a tirare così tanto la corda. La povera Bloom è su Gardenia, credendo che il suo matrimonio sia finito, e tu così credi di proteggerla? Ne sei sicuro, Sky? Perché secondo me stai proteggendo te stesso. Ascoltami bene, se a Brandon succede qualcosa, una qualsiasi cosa di male..."
"... non accadrà, Brandon sa molto bene quello che fa." Le assicurò il principe, mortificato per tutto ciò che lei gli aveva detto, soprattutto perché era vero.
"... già, e per onore tiene fede al giuramento che ha fatto alla Corona."
"Lo so, Flora, questo lo so molto bene, ma Brandon rende difficile fidarsi di lui. So che non mi ha tradito, ma mi ha comunque mentito. Dimmi, allora, tu che ora sei qui a difenderlo: perché non mi ha detto del cacciatore? Perché frequenta la riva ovest e perché ha aiutato Logan a scappare da Roccaluce? Sono venuto persino a sapere che ha dei contatti con lui, quindi non parlarmi di integrità."
"Ti basta questo per smettere di fidarti di lui? Nonostante rischi la vita per te da sempre?"
"Continui a non rispondermi."
"Vuoi risposte? Bene! Ci sono cose del suo passato che tu non sei tenuto a sapere perché sono sue e basta, non tutto appartiene a te. E se ti sconvolge così tanto che il tuo scudiero venga dalla riva ovest dovresti farti due domande, Sky. Ci sono cose che lo tengono legato lì, come sua madre, o la signora Britt che aiuta quando può perché è buono. O credi che andasse lì per tramare contro di te insieme a Logan? È suo fratello, ha fatto una scelta che non riguarda te e non riguarda la sua integrità. E sai una cosa? Logan è venuto su Linphea, ha combattuto con noi, è corso in mio aiuto quando l'ho chiamato, disperata, perché ero sola. Tu dov'eri, Sky? Tu che sei il suo migliore amico, suo fratello. Tu dov'eri? E non risponderò all'altra domanda perché non avresti dovuto neanche porla per decenza." Flora fece un passo indietro. "Attento a giudicare l'integrità, Sky, perché un giorno finirai per non riuscire a guardarti allo specchio." Detto ciò, Flora non gli diede modo di replicare e raggiunse i suoi amici, mentre il principe restò ancora in disparte, mentre le parole della sua amica gli avevano preso il cuore con le mani e avevano stretto forte. Era vero, lui pretendeva integrità e fino a quel momento la sua era stata inalterata. Ma ora c'erano dei dubbi dentro di lui che gli facevano rivalutare tutto.
Timmy non aveva detto una parola tutto il tempo, mentre gli amici tra di loro cercavano di tirarsi su attendendo che Riven o Tecna facessero loro sapere qualcosa. Helia se ne accorse, quindi si avvicinò al suo migliore amico.
"Ehi, va tutto bene?" Chiese il bach, mettendogli una mano sulla spalla.
"Cosa? Ah... ehm... sì, sono in pensiero per Musa." Replicò il suo amico, restando a braccia incrociate con aria pensosa.
"Certo, anch'io, ma c'è dell'altro."
Timmy sospirò.
"Si tratta di Tecna, ma ora non è né il luogo né il momento per parlarne."
"Capisco..." Disse Helia stringendo le labbra. "... Timmy?" Il suo amico si voltò verso di lui. "Nessuna distanza può uccidere l'amore vero. Può metterlo alla prova, ma non può farlo cessare di esistere." Il suo amico annuì, mentre Helia distolse lo sguardo. Poi Faragonda aprì la porta dell'infermeria e tutti accorsero verso di lei. La preside era seguita da Riven, li tranquillizzò, dicendo loro che Musa stava bene e che a breve avrebbe potuto vederli. Nel frattempo, però, la fata della musica era rimasta con la sua migliore amica, cercando di rimettere insieme qualche pezzo di lei. Tecna si era seduta accanto a lei, erano entrambe destabilizzate.
"Tecna, io... beh, grazie per avermi salvato la vita, ma sappi che dentro di me c'è ancora qualcosa che non va." Dichiarò la fata della musica, scura in viso.
"Su questo non preoccuparti perché anche dentro di me c'è ancora qualcosa che non va." Entrambe risero. "Ma voglio che tu sappia che non mi sono allontanata da te per quello che ti è successo, ma per quello che è successo a me."
"E io avrei dovuto sostenerti ma mentre annegavi la mia mente era un casino, come ora... è una tortura essere nello squilibrio, è per questo che ho chiesto ai giganti di piegarmi, ma a quanto pare non è stata la scelta giusta."
"È stata dura?"
"Ho fatto delle scelte..." Rispose Musa, istintivamente si guardò l'avambraccio. "... ma forse ora non è il momento per parlarne. Grazie per essere venuta qui nonostante tutto ciò che è successo, dopo quello che ho fatto." La fata della musica abbassò lo sguardo mordendosi le labbra, Tecna le prese la mano.
"Tu sei la mia migliore amica."
"Ti voglio bene, Tec." Disse in un mormorio, stringendo la sua amica in un abbraccio.
"Te ne voglio anch'io, e sappi che da questo momento in poi andrà tutto bene: stai risalendo in superficie, Musa."
Ehilà miei dolcissimi germogli di lullabea!
Rieccoci con questo nuovo capitolo tanto atteso ovviamente per il cliffhanger di quello scorso! Come abbiamo visto, Musa sta bene, ed è anche per questo che ho voluto concludere qui questo capitolo e proprio con questa frase.
Allora, sono successe un paio di cose.
Con ordine, abbiamo Flora ed Helia, un addio era doveroso. Si vogliono un gran bene, ma è il momento di fare chiarezza tra di loro. Lui in questi tre anni non ha provato questi sentimenti, anzi, dopo il matrimonio di Flora li aveva sepolti, ma con quello che è successo sono riemersi ed ora era necessario porre un po' di distanza. Molto maturo da parte di Helia che io adoro come personaggio (anche se per le sventure che gli faccio capitare sembra lo odi, ma in realtà è segno di affetto). La nostra piccola Flora è stata scossa dagli eventi come un terremoto in un barattolo di sabbia, e in tutto questo spero di essere riuscita a tenerla InCharacter, ci tengo tanto. Anche se ovviamente è cambiata un po' dati gli eventi, e la cosa più importante per Flora ora è la sua famiglia. La discussione avuta con Sky ne è la prova, e credo che la sua attitudine a chioccia giustifichi tanta grinta.
Brandon e Carter si confrontano e più avanti vedremo cosa succede, mentre Tecna e Sky raggiungono Alfea.
Tra Timmy e Tecna c'è distanza, ma come vediamo Tecna non ha assolutamente alcun dubbio sul suo scienziato del cuore. La cosa fondamentale qui però è Musa.
Avrei potuto dare a Riven l'onore di svegliarla? Sì, certo, ma non ho voluto. Perché? Perché credo molto nell'amore tra Riven e Musa ma fino a questo momento (ciò che abbiamo visto nella serie dato che queste storie partono da post 7ma stagione - non ho visto l'8va e non chiedetemi di farlo perché non è ho il coraggio veramente, la trama sembra bella ma non riesco a guardarle) la loro è stata a mio parere una relazione tossica!! Quindi, credo che si amino tanto, ma ora non sono pronti, hanno bisogno prima di altri sviluppi per poi ritrovarsi. Mentre Musa ha ritrovato la sua migliore amica. Vero amore è anche vera amicizia, e credo che invece loro due fossero finalmente pronte.
Voi che ne dite?
Scusate se mi dilungo sempre così tanto!!
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e che vi abbia trasmesso emozioni, il prossimo ci mostrerà ancora altro se qui credete che non sia tutto qui avete ragione, ma vedremo nel prossimo.
Grazie ancora infinitamente per come leggete, per come siete presenti con voti, commenti e messaggi. Siete il mio angolo felice e vi voglio bene!! Aspetto vostre impressioni e GRAZIE per come continuate nella lettura di questa storia! ❤❤❤❤
Vi adoro!
xoxo Florafairy7
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