Capitolo 30
CALMA APPARENTE
Martha e Brandon attraversarono i rampicanti e dietro di loro apparve il muro di roccia. Tutti si voltarono verso di loro, ansiosi di sapere. Brandon guardò i suoi amici e scosse la testa.
"Non lo so, non lo so!" Esclamò, pieno di agitazione. "Vymarna è debole, e allora Flora è debole, e allora..." Sospirò e iniziò a camminare su e giù, torturandosi le labbra con le dita. I suoi amici lo seguirono con lo sguardo mentre il soldato era nel panico più totale. "Qualcosa andrà storto. Ah, no, non riesco neanche ad immaginarlo! Martha, Martha, tu non puoi fare niente? Io non ce la faccio a stare qui senza sapere che succede! Fammi tornare da lei, Martha, apri il muro di pietra e fammi tornare da lei, per favore!"
"Brandon, calmati..." Provò a dire la melissa, ma ci fu poco da fare.
"Come faccio a stare calmo?!" Esclamò lui, agitato. Qualcuno dei suoi amici sorrise divertito, ma cercò di nasconderlo. "È troppo presto, manca ancora..." Fece i conti con le dita. "... mancavano sei settimane, non può nascere adesso! E siamo su un pianeta distrutto, senza più una casa..." Trasalì e sgranò gli occhi. "... e né io né Flora abbiamo più un lavoro!" Il suo sguardo si posò istintivamente su Bloom, che però sembrava sovrappensiero, e la ragione doveva essere Logan Bravo a qualche passo da lei. Brandon si coprì il viso con le mani e gemette per l'esasperazione. Guardò i suoi amici. "Non posso offrirgli niente e sta letteralmente nascendo! Niente è a posto, niente è assolutamente perfetto come doveva essere per la sua nascita. A chi è venuto in mente di farmi essere genitore? Io non ne sono assolutamente in grado! Non ho vestiti, tutine, pannolini, biberon, niente! Solo i corpi di tre giganti con dei pugnali conficcati nel petto!" Esclamò. I suoi amici, restando in silenzio, lo guardavano, poi però Nex e Riven non riuscirono a trattenersi e scoppiarono a ridere. "Vi sembra divertente?!" Dichiarò il soldato, offeso. Ma in quel momento tutti restarono stupiti perché la natura rinacque sotto i loro occhi. L'erba fresca crebbe sulla terra arida, gli alberi si rivestirono di foglie dai colori autunnali mentre l'aria divenne di nuovo profumata, pulita. Sentirono gli uccellini e videro finalmente la luce del sole sorto da poco: Linphea era di nuovo viva. Tutti guardarono Martha ed Helia, che erano l'una di fianco all'altro. I due si gettarono uno sguardo. I due magici della natura avevano potuto sentire la porta del mondo degli spiriti chiudersi, fu la melissa a parlare:
"Ciò che è successo con Jotun e le creature l'aveva distrutta, ma a quanto pare Vymarna se l'è cavata. Sst!" Aggiunse poi zittendo Brandon che stava per parlare. "Devi aspettare. Ma hai la minima idea di cosa significhi avere pazienza tu?"
Il soldato sbuffò e alzò gli occhi al cielo, gli altri sorrisero. Tutti tranne Bloom, che non riusciva a viversi quel momento così importante. Logan era lì, questo significava che lui e Brandon erano stati insieme per tutto quel tempo, e allora che di Brandon non ci si poteva fidare, proprio come diceva Sky. Ma neanche di Sky ci si poteva fidare. Lo sguardo della principessa si posò su Timmy che, insieme ad Helia, si stava occupando di Icy. Il bach avrebbe provveduto a consegnarla alle autorità, ma i suoi pensieri non erano minimamente con la strega. Brandon, che camminava su e giù smaniosamente, si fermò quando suo fratello gli posò una mano sulla spalla.
"Cosa c'è?" Chiese il soldato. Logan strinse le labbra.
"Io... devo andare." Brandon alzò entrambe le sopracciglia, sorpreso. "Andiamo, ci sono fin troppe autorità qui..." Disse riferendosi agli amici di suoi fratello, che erano per la maggior parte sovrani. "... e ancora mi stupisce che Bloom sia qui. Comunque, fratellino, sappi che sono contento di essere arrivato con te morto e andarmeme avendoti qui davanti a me."
"Logan, tu... tu non puoi andartene." Disse Brandon, dispiaciuto. "Sta nascendo mio figlio." Aggiunse e sorrise incredulo di aver pronunciato quelle parole. Logan sorrise.
"Lo so, e sono certo che prima o poi lo conoscerò. Ma non si sfida la sorte due volte." Disse il minore, Brandon affondò le spalle e sospirò. "Ascolta, devi occuparti tu di papà, ovviamente."
Brandon gettò uno sguardo al corpo esanime di suo padre, quasi come confuso che tutto quello stesse accadendo così velocemente.
"S-sì, certo, tranquillo, me ne occupo io." Si schiarì la voce. "Logan, sta' attento. Dove te ne vai?"
"Ah, non lo so... per ora credo sulla Terra, ma non credo ci resterò ancora per molto." Rispose Logan, alzando le spalle.
"Beh, trova il modo di farmi sapere, ogni tanto. E, mi raccomando..."
"Brandon." Lo fermò suo fratello, con un sorriso accennato. "Non devi raccomandarti più, sono cresciuto. A proposito, grazie." Suo fratello sembrò confuso.
"Per che cosa?"
Logan sorrise.
"Quel bambino è fortunato ad averti come padre, posso assicurartelo io. Certo, sai essere estremamente fastidioso, e iperprotettivo, anche, e..." Sospirò, sorrise. "... e ti voglio bene."
"Te ne voglio anch'io." Replicò suo fratello e lo abbracciò, tenendolo stretto per qualche secondo in più, sapendo che non lo avrebbe rivisto presto. Quando lo lasciò andare, Logan lo guardò stranito per prenderlo in giro.
"Stai piangendo?" Chiese, notando gli occhi lucidi. Brandon ridacchiò.
"Cerca di non far passare altri dieci anni per farti vedere." Disse, poi gli fece un cenno. "Ora muoviti."
Logan annuì, ma prima di andare disse:
"Grazie per non esserti mai arreso con me." Strinse le labbra, Brandon gli fece solo un cenno, e allora, avvolto da una nube viola, Logan svanì. Brandon notò lo sguardo dei suoi amici su di lui ma fece finta di niente, non aveva né la voglia né il tempo di dare peso a ciò che loro stavano pensando. I minuti che passarono furono interminabili, anche per le ragazze, ansiose per la loro amica. Poi, finalmente, i rampicanti si mossero e il muro di pietra svanì. Astrea, la ninfa di Vymarna, venne fuori di un passo e guardò Brandon con un sorriso.
"Vieni." Gli disse, e lui, emozionato, la seguì.
Incrociò lo sguardo di Flora, lei era sfinita ma sorrideva. Si avvicinò a lei in fretta e lo vide, mentre la sua fata lo teneva in braccio. Brandon aveva un nodo in gola, ma era per la gioia, mentre il cuore gli scoppiava, ma per la felicità. Non aveva mai provato una cosa del genere. Con un braccio cinse Flora, mentre teneva lo sguardo su di lui, osservandolo, contemplandolo, con un sorriso stampato in viso e gli occhi lucidi. Alyssa era accanto a sua figlia, emozionata, le ninfe tutte intorno e Vymarna a qualche passo e sembrava totalmente rinata, tornata a ciò che era prima di quella guerra. Ma non era importante, non in quel momento. In quel momento erano solo loro tre.
"Ciao." Esordì Brandon piano, e con un dito gli prese la mano. Il piccolo Bravo sembrava davvero calmo tra le braccia dei suoi genitori nonostante tutto ciò che era successo. Brandon baciò Flora sulla tempia e disse, incredulo: "È... è bellissimo."
"Prendilo." Gli disse Flora, felice. In quel momento, tutte le paure, i pensieri, le ansie di Brandon svanirono e gli venne naturale prendere suo figlio tra le braccia. Il soldato, con lo sguardo acquoso, sorrideva mentre ammirava suo figlio.
"Ti assicuro che di solito non sono ricoperto di sangue." Dichiarò Brandon, cullandolo piano. "Eppure la cosa non sembra disturbarti troppo... iniziamo davvero col piede giusto." Flora scosse la testa e sorrise, poi Brandon la guardò. "Dobbiamo scegliere un nome!" Dichiarò poi, come ricordandolo dal nulla. Si avvicinò a sua moglie e si inginocchiò accanto a lei, tenendo ancora il bambino tra le braccia. "Allora... nessuno di quelli a cui avevamo pensato mi sembra adatto."
"No, direi di no." Confermò la fata, guardando suo figlio. "Io..." Alzò lo sguardo verso Brandon, quindi glielo propose. Lui si guardò intorno e la interrogò poi con lo sguardo, lei annuì.
"E...?" Chiese lui, e la fata scosse la testa, dispiaciuta. Lo guardò in attesa, poi Brandon disse, con un sorriso: "Direi che è perfetto."
"Oh, e... se per te va bene, io..." Glielo sussurrò all'orecchio, Brandon annuì. "Dobbiamo farlo conoscere agli altri," Disse Flora. "aiutami ad alzarmi, per favore." Dolorante per il grande sforzo, la keimerina si appoggiò a suo marito e si alzò, passando lo sguardo da lui a suo figlio, guardando entrambi come il tesoro più prezioso che possedesse.
"Fermi."
Loro si voltarono subito verso di Lei. Istintivamente, Brandon cinse Flora con un braccio, mentre con l'altro teneva il bambino. Vymarna era di nuovo in forze, in piedi davanti alla sua quercia, i suoi capelli erano di nuovo forti e le sue vesti, che durante quel tempo si erano logorate, sembravano nuove. La Natura aveva uno sguardo fiero e severo. Alyssa si allontanò dalle sue radici per mettersi al fianco di sua figlia.
"Dove credete di andare? Questa creatura rimane qui."
"Cosa?" Fece eco Flora, assottigliando gli occhi, ma Vymarna era seria e indisturbata.
"Con lui non ho finito." Insisté Vymarna. "Credete che l'Inverno possa davvero esistere?"
"Non ti lascerò fargli del male." Dichiarò Flora, col viso duro. Vymarna ridacchiò.
"Andiamo, keimerina, ma se non ti reggi neanche in piedi!"
"Nikolai si è sacrificato per te." Disse la fata, con le lacrime agli occhi, piena di rabbia.
"E ha fatto bene," Replicò la Natura, seria." la natura deve continuare a vivere, l'Inverno no. Avete visto voi stessi cosa uno squilibrio può scatenare."
"Disse quella che ha attinto alla magia nera svegliando i giganti." Aggiunse Brandon. "Vymarna, ci hai provato, ma ora è finita, e non hai alcun diritto su di lui."
La Natura prese un respiro, spazientita.
"Siete degli ingenui se pensate che io possa rischiare tanto." Vymarna aveva lo sguardo sul bambino, strinse i pugni e si alzò il vento. Flora, dal canto suo, creò delle sfere rosa fra le mani. Il piccolo Bravo si agitò e Brandon cercò di calmarlo piano.
"Aspettate!" Esclamò Alyssa mettendosi fra loro, la ninfa fece gesto con le mani di fermarsi ma né Vymarna né Flora lasciarono andare la magia. "C'è una soluzione." Guardò Brandon e Flora, "Lasciate Linphea."
"Non possiamo farlo." Replicò Flora. "La sua magia e Linphea sono legate."
"Lo so, tesoro, ma dovrete rinunciare alla sua magia."
"Oh, si fa interessante." Disse Vymarna, lasciando andare e sorridendo interessata. Il vento si calmò. Flora però non lasciò andare la magia e si rivolse a sua madre.
"Ma... non possiamo fargli questo, non possiamo negargli ciò che è. E... e Nikolai..."
"... Nikolai sarebbe d'accordo." La fermò Alyssa. "Credimi, tesoro. Sei una keimerina, sei la custode dell'Inverno e lui era incredibilmente fiero di te. E l'Inverno continuerà ad esistere, ma dentro di te, come è sempre stato da secoli ormai. Per favore, ora basta combattere."
Flora alzò lo sguardo verso Brandon, lui strinse le labbra e annuì. La fata prese un respiro e lasciò andare la magia che aveva tra le mani.
"Nikolai..."
"... è quello che vorrebbe. È stato lui a scegliervi come custodi, le sue figlie, sapeva di potersi fidare di voi. Di te." Detto ciò, Alyssa guardò Vymarna. "Per te va bene, suppongo."
"Certamente." Assentì la Natura che, estremamente saggia, sapeva che non sempre era necessario combattere, l'importante era ottenere ciò che voleva. "Entro il tramonto dovete lasciare il mio pianeta." Concluse poi, autoritaria. Loro assentirono, Alyssa abbracciò Flora e superò con lei il muro di pietra, pronta poi per tornare alla Foresta dei Fuochi Fatui ora che ogni creatura stava tornando al suo posto. Quando gli altri li videro si avvicinarono subito, felici per loro. Le sue amiche erano estasiate, Flora teneva in braccio il bambino che si era di nuovo calmato e placidamente si stava addormentando.
"Ragazzi," Disse Brandon, con un sorriso, tenendo un braccio intorno alle spalle della sua fata. "Vi presentiamo ufficialmente Nicholas J. Bravo."
Erano tutti felicissimi, abbracciarono i loro amici ed erano impazienti di vedere il bambino. Flora lo osservava, senza riuscire a distogliere lo sguardo da lui e sorrise con nostalgia ripensando al fatto che il suo bambino non aveva i capelli platino.
"La "J" sta per...?" Chiese Aisha, curiosa. Flora alzò lo sguardo per incontrare quello della sua amica e, dolcemente, rispose:
"Per Jackson."
Poi entrambe si guardarono confuse quando sentirono Riven chiedere a Stella un favore.
I minuti successivi furono molto frettolosi e concitati: Brandon intimò a Flora di aspettarlo, sarebbero andati insieme presso il piccolo popolo, ma prima doveva occuparsi di suo padre. Le disse di Logan, lei sembrò un po' dispiaciuta, ma lo era soprattutto per suo marito. Brandon quindi, insieme con Timmy, Nex ed Helia, che invece avevano con loro Icy, lasciò Linphea per raggiungere Magix e consegnare i due malviventi ai Templari, e ovviamente lasciare che Faragonda potesse occuparsi della strega. Nel frattempo, Martha si mise in contatto con i sovrani di Linphea, per comunicare loro che ormai il pianeta era sicuro e ristabilito. Flora raccontò alle sue amiche della decisione presa e di ciò che aveva fatto Nikolai, mentre Stella disse loro del favore che Riven le aveva chiesto.
-
Musa era su Melody, non aveva saputo dove altro andare. La fata si sentiva confusa, sentiva un dolore nel petto causato da quel colpo infertole da Icy. Barcollava tremando, sentiva i rumori rimbombarle nella testa. Era sulla spiaggia e non c'era nessuno dato che era ancora l'alba, poté vedere gli effetti delle mareggiate che c'erano state, forse proprio a causa degli squilibri su Linphea. Cadde a terra in ginocchio, cercando di capire cosa le stesse succedendo. Le dita delle sue mani erano gelide mentre lei tremava. Finalmente, nella solitudine totale, la fata pianse. Era finita e lei era persa. Aveva perso. Aveva iniziato quella storia senza aver più niente da perdere, ma a quel punto aveva perso anche ciò che non aveva. Si guardò intorno, senza sapere cosa fare. Il suo appartamento era a pochi passi dalla spiaggia, vi si diresse velocemente mentre ancora la città dormiva. Ormai gli abitanti di Melody avevano passato gli ultimi mesi a cercare di gestire le mareggiate, le trombe d'aria e d'acqua.
Tremante, utilizzò la magia per aprire la porta ed entrò velocemente. La casa era in penombra, disordinata come l'aveva lasciata, si era formata della polvere e c'era qualche danno causato dal vento forte. Una fitta al petto la fece trasalire, si toccò le labbra ed erano fredde. Musa capì. Uscì sul balcone, poggiò le mani sulla ringhiera, tremando mentre le lacrime rigavano il suo viso.
Si guardò l'avambraccio, ormai era finita. Ormai non poteva tornare indietro. Lei era una di quelli che avevano perso, era una fata oscura senza più le ali. Cosa ne avrebbero fatto di lei? Era sola. Le sue amiche... amiche? Non poteva dirlo. Non lo erano da tanto tempo ormai. Niente le sembrava più reale, il dolore era così forte che la soffocava. Musa piangeva singhiozzando, sentendo che il respiro le mancava. La sua mente la tormentava, i momenti in mano al cacciatore ritornarono prepotenti. Si sentì il cuore gelare, e non solo per l'incantesimo. No, non poteva aspettare che il gelo la prendesse. Non poteva più sopportare tutto quello. Guardò davanti a lei, si fece forza sulle braccia. Lei, quella sempre fuori posto. Quella sempre inadeguata. Quella con un pezzo mancante. Quella che non era mai quella giusta. Quella che non faceva mai la scelta giusta. Quella che non era abbastanza per l'amore. Per una volta, si disse Musa, sceglieva lei. Si asciugò le lacrime con le mani gelide, si fece forza sulle braccia e attraversò la ringhiera. I suoi piedi ora erano sul cornicione, mentre con le mani si reggeva alla ringhiera dietro di lei.
Respirava velocemente, le lacrime erano finite. Teneva la presa stretta sulla ringhiera mentre il cielo rosato stava cominciando a diventare azzurro. Musa era stanca. Stanca di essere messa da parte. Stanca di sentire il cuore infrangersi volta dopo volta. Stanca di non essere abbastanza per se stessa e per gli altri. E allora chiuse gli occhi e lasciò la presa.
"MUSA!" Le sue braccia la strinsero forte, la fata trasalì e sgranò gli occhi. "Musa..." Ripeté lui, tremando e tenendola stretta, forse anche troppo, a causa della paura.
"Che cosa stai facendo?" Chiese lei, con voce tremula, immobile fra le sue braccia.
"Musa... Musa, non dire sciocchezze." Replicò Riven, con le lacrime agli occhi e, senza che lei potesse opporsi, la prese di peso e la riportò sul balconcino abbracciandola. Poi però si accorse di quanto fredda fosse la ragazza, le prese il viso fra le mani mentre lei teneva lo sguardo basso. "Che cosa ti succede?!" Lei non rispose, ma Riven la scosse e chiese ancora: "Musa, cosa ti sta succedendo?!"
"Icy." Rispose infine, alzando piano lo sguardo. I suoi occhi blu erano scuri e profondi come un oceano. Riven si accigliò.
"Cosa diavolo ti ha fatto quella strega?! Musa, ehi, guardami! Cosa ti ha fatto?!"
"Mi ha gelato il cuore... ricordi, come ha fatto con Helia? Ma ormai l'incantesimo è arrivato troppo in fondo, cosa potrei fare?"
"... p-puoi... puoi... non lo so, come ha fatto Helia a...?"
"... ma come, non ricordi? È stato grazie all'amore di Flora. Non c'è più speranza per me." Replicò lei alzando le spalle, accennò un sorriso.
"Musa..."
"Nessuno mi ama, Riven, non importa se tu voglia farmi credere il contrario. Neanche tu mi ami, o credi che non lo sappia?"
Riven sentì il respiro fermarsi in gola, aprì la bocca ma non emise alcun suono. Poi però si allarmò quando Musa perse conoscenza, la resse e allora la prese in braccio di peso, tenendola stretta sperando inutilmente si scaldarla, e si diresse dall'unica che poteva aiutarlo, e che del resto lo aveva sempre fatto.
-
Faragonda e Saladin li avevano incontrati a Roccaluce, in quel mondo che sembrava finalmente rinato, e in fondo un po' era proprio così. La fata anziana abbracciò i suoi ragazzi, fiera di loro e con il dispiacere che le velava il viso e che soltanto l'occhio attento di chi conosceva bene la preside avrebbe potuto notare. Vederli in quello stato le spezzava il cuore, ma allo stesso tempo l'orgoglio per aver anche un po' di merito nella formazione di quei paladini le gonfiava il petto. Saladin si scambiò uno sguardo con suo nipote: loro non erano soliti ad effusioni e si sarebbero aggiornati sui dettagli presto. La preside si fermò davanti ad Icy, che Timmy e Nex tenevano ferma, anche se era ancora un po' confusa in seguito all'incantesimo. La guardò con disprezzo.
"È proprio vero che l'erba cattiva non muore mai." Dichiarò la fata, con aria severa. Icy sorrise e inclinò la testa da un lato, c'era qualcosa nella sua espressione che sembrava perso: la ragione, forse. Arrivarono i templari, fecero un cenno ai due presidi e allora presero la strega. "Sì, per ora portatela via." Disse Saladin quando loro chiesero cosa farne di lei. "Il Consiglio Magico si pronuncerà per lei, anche se mi chiedo cosa potremo inventarci stavolta per tenerla lontana." I templari annuirono con ubbidienza e si allontanarono. Allo stesso modo, i templari portarono via il corpo esanime di Javier Bravo, posto in una sorta di tronco d'albero, secondo l'uso dei linpheiani. Fecero un cenno ai due presidi, mentre non si menzionò alcun rapporto di parentela con nessuno.
"Brandon," Helia gli mise una mano sulla spalla e il soldato si voltò verso di lui. "sai che puoi chiederlo, io posso intercedere per te. Puoi salutare tuo padre, se vuoi."
"No, Helia, ti ringrazio." Rispose lui, col viso duro. Guardò il suo amico, si pose delle domande in quei secondi, poi però strinse le labbra e si infilò le mani in tasca, tasche ormai distrutte come il resto dei loro abiti. "Ora, perdonami, ma devo tornare su Linphea."
Il bach annuì. "Va bene, io vi raggiungo appena possibile. Ci vediamo presso il piccolo popolo."
Brandon alzò entrambe le sopracciglia, stupito.
"Non... non c'è bisogno che ti disturbi tanto, Helia. Cioè, apprezzo il pensiero, ma non è necessario." Helia dovette trattenere un sorriso, ma dentro di lui sapeva che, appena ne avesse avuto del tempo, avrebbe dovuto meditare e mettere a posto delle cose dentro di lui che restavano irrisolte.
"Ma devo. Sono il bach, e l'Inverno sta rinunciando al suo diritto di nascita."
"Oh..." Fu tutto quello che disse Brandon, sembrava infastidito. Strinse le labbra. "Beh," Forzò un sorriso, "allora ci vediamo lì." Il bach annuì.
Brandon salutò i presidi, comunicò la notizia a Faragonda e lei, prendendogli le mani, sorrise quasi commossa facendogli tanti auguri e chiedendogli di salutarle Flora.
Anche il resto dei ragazzi andò via, tranne Helia, che raggiunse Fonterossa accompagnato da suo nonno e al quale Faragonda si affidò per quanto riguardava i tre giganti. Helia le assicurò che se ne sarebbe occupato con Martha. La preside allora tornò ad Alfea, ma ciò che trovò le spezzò il cuore.
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"Questa sì che è una storia che racconterai ai tuoi nipoti. E al prossimo bach, ovviamente." Dichiarò Saladin con un sorriso, aiutandosi col bastone a sedersi di fronte a quella che una volta era la sua scrivania. Helia era stato accolto nella sua scuola con grande entusiasmo, i ragazzi lo avevano ammirato da lontano, troppo intimoriti per parlargli, mentre i professori si erano congratulati con gioia. La sua segretaria, Ester, quando l'aveva visto arrivare era scattata in piedi.
"Preside Helia, è una gioia rivederla. E rivederla... sano e salvo." Aveva aggiunto poi, dopo una lunga occhiata al mago, cercando di trattenere un sorriso. Di solito, il bach si presentava con molta delicatezza, ma ora c'era qualche ferita sul suo corpo che si vedeva, i suoi abiti chiari e di solito in ordine erano sporchi e in alcuni punti completamente stracciati. E, inoltre, non era un mistero che il nuovo preside di Fonterossa fosse particolarmente affascinante. Le aveva rivolto un sorriso.
"Grazie, Ester, anche per me è un piacere tornare."
Aveva salutato il suo sostituto, e poi finalmente era rimasto solo con suo nonno. Aveva dato un'occhiata al suo ufficio, ordinato e perfetto come piaceva a lui, e poi si era seduto alla sua scrivania.
All'affermazione di suo nonno Helia sorrise, poggiò i gomiti sulla scrivania e allora disse:
"È stato assurdo. E irripetibile."
"Nessuno ha mai fatto ciò che hai fatto tu per Linphea." Helia strinse le labbra. "E l'Inverno? Cosa accadrà ora?"
"Flora ha detto che lasceranno Linphea, l'Inverno non tornerà. Avrebbe rinunciato alla magia del suo bambino presso il piccolo popolo e poi... e poi mi sembrava un po' persa, non credo che abbia già in mente cosa fare esattamente. Ma, comunque, il punto è che Linphea non cambierà."
"E questo è l'importante." Replicò Saladin, tenendo lo sguardo su di lui.
"Non lo so, nonno..." Ammise il bach, si poggiò allo schienale della sedia. "... Vymarna è molto diversa da quello che immaginavo."
"Vymarna è molto diversa da come la descrivono le storie, è vero. La cosa certa è che tu e la melissa dovete restare sempre insieme, come due facce della stessa medaglia, per il bene di Linphea."
Helia alzò un sopracciglio, Saladin ridacchiò. "Oh, forse il mio tono ti ha fatto ricordare qualche discorso fatto durante la tua adolescenza, perdonami. Figurati, la melissa non può legarsi a nessuno in quel senso, ma è importante che collaboriate sempre, che siate sinceri l'uno con l'altra e che esploriate insieme la vostra magia."
Helia cercò di non mostrare che l'unica parte che l'aveva colpito di tutto quel saggio discorso era che Martha non poteva legarsi romanticamente a nessuno. Il sorriso caldo di Martha gli balenò nella mente, poi però si riscosse e si rivolse a suo nonno.
"Sì, certo, io e Martha sappiamo quanta responsabilità abbiamo." Ci fu silenzio, Saladin sembrava soddisfatto. "Nonno, ho intenzione di aprire un dipartimento di magia qui a Fonterossa." Saladin accennò un sorriso, sorpreso ma soddisfatto. "Ci sono molti maghi nella Dimensione Magica che spesso tendono ad avvicinarsi alle arti oscure, oppure sono costretti ad imparare da soli. Fonterossa, avendo la collaborazione di Alfea, potrebbe diventare un punto di riferimento."
"Mi sembra davvero un'ottima idea, Helia." Accordò Saladin, unendo le mani e intrecciando le dita, poggiandosi allo schienale. "Oh, e poi non sai quanto Fonterossa potrà essere importante."
"Cosa intendi?" Chiese il giovane, alzando un sopracciglio.
"Che per te non è finita, e lo senti anche tu. Per questo hai dentro quest'irrequietezza, c'è così tanto che ti aspetta."
"Nonno, continuo a non capire."
"Neanch'io ho capito, ma il tempo ti mostrerà con chiarezza."
-
Stella salutò le sue amiche e rientrò su Solaria, dopotutto aveva già infranto ogni regola e protocollo lasciando il regno e andando su Linphea per combattere a tempo indeterminato. Non appena mise piede su Solaria si rese conto che la rinascita di Linphea aveva giovato anche al suo pianeta: quelle nuvole che avevano oscurato il sole per settimane erano finalmente sparite. La principessa si recò immediatamente a palazzo, dove fu accolta dalle dame, le quali mandarono immediatamente a chiamare i sovrani.
"Stella! Oh, la mia Stellina!" Esclamò Luna quando la vide e la abbracciò stretta. La giovane chiuse per un attimo gli occhi, come per riassaporare il sapore di casa e cercare di calmare l'agitazione. Sua madre la lasciò andare ma le tenne le mani sulle spalle. "Hai idea di quello che abbiamo passato qui?! Sei scomparsa da un giorno all'altro, i soli si erano oscurati e..."
"... mamma." La fermò Stella, mettendo le mani avanti e con la voce un po' tremula. "Mi dispiace se vi siete sentiti tanto persi, ma era necessario che andassi su Linphea. Come vedi, le cose si sono sistemate." Accennò un sorriso, Luna strinse le labbra poco convinta. Poi la principessa salutò suo padre abbracciandolo. "Ora, scusatemi, devo... fare una cosa." Concluse poi e, lasciandoli lì senza occasione di replicare, si diresse alla torre astronomica. La principessa prese un respiro profondo mentre la sua mano era ferma a mezz'aria, pronta per bussare. Tentennò, ritirò la mano, ma poi ci ripensò e fece di nuovo per bussare.
"Stella." Antares aprì la porta e la trovò lì davanti a lei, con ancora il braccio fermo. La bionda incrociò gli occhi eterocromatici della divinatrice, le parole le si fermarono in gola. Fu scossa solo quando l'altra la abbracciò. Poi però, Antares la lasciò subito andare e, agitata, balbettò: "M-mi dispiace, vostra altezza, io... cioè, ero preoccupata, eravate su Linphea e non osavo immaginare cosa stesse accadendo e..." Ma zittì immediatamente perché Stella le prese il viso fra le mani e la baciò. Antares chiuse gli occhi e finalmente sciolse quell'espressione preoccupata, stringendo la principessa. Quando si lasciarono andare, si sorrisero.
"Direi che vederti tanto preoccupata abbia risposto a molte delle mie domande."
"Come avrei potuto non esserlo?" Poi il suo viso si scurì, si allontanò di un passo e indusse Stella a lasciarla andare. La bionda sembrò confusa. "Stella, quello che è successo tra di noi prima che sparissi da un giorno all'altro..."
"... non sono scappata da te." Si affrettò a mettere in chiaro Stella. Antares sospirò.
"Ma avevi ragione, su tutto. Non credo che tra noi possa funzionare... tu... sei tu, ed io sono soltanto la divinatrice e..."
"Provo qualcosa per te." Aggiunse Stella, seria, mentre la osservava parlare. Non era da lei quell'atteggiamento, in altri casi non l'avrebbe fatta parlare, avrebbe iniziato a spiegare le proprie ragioni perché lei, Stella, aveva sempre ragione e gli altri non capivano e la infastidivano. Ma no, in quel caso stava parlando poco ma dando un peso enorme a quelle parole. Antares la guardò. "E lo so che parlo tanto e non sempre nel modo giusto e che le mie parole possono ferire. E so anche che sono terribilmente egocentrica e che forse non so amare perché non ho idea di come mettere una persona che non sia io al primo posto nella mia vita. E so che è difficile starmi intorno, che ho bisogno di essere adorata costantemente e di attenzioni in ogni momento. Lo so, e non posso farci nulla, io non so cambiare. Ci ho provato, ma non ci riesco. Ma se mi chiedi a chi pensavo quando ero su un pianeta distrutto, beh, pensavo a te. E se mi chiedi chi avrei voluto al mio fianco... io avrei voluto te. E forse è da egoisti, ma io sono egoista! Antares, non ho fatto altro che pensare a te perché tu sei il mio respiro di sollievo, sei il mio posto sicuro quando tutta la falsità che c'è in questa corte vuole costringermi a rannicchiarmi in un angolo e piangere! Tu mi fai ridere, e non alzi gli occhi al cielo quando parlo, e... e mi dispiace, io non lo so com'è l'amore, ma per te voglio provare a capirlo." Aveva le lacrime agli occhi, la sua voce tremava. Antares restò a guardarla, accennò un sorriso ricacciando dentro le lacrime.
"Vuoi sempre averla vinta su tutto."
"Lo so."
"E pretendi che gli altri ti vengano dietro, che non tengano conto dei tuoi errori."
"So anche questo." Asserì Stella, stringendo le labbra dispiaciuta.
"Non ti metti mai nei panni degli altri."
"Sì, lo so."
Antares sospirò.
"Sei coraggiosa. Sei diretta. Sei bella come il sole e io che ne sono la divinatrice posso davvero dirlo." Entrambe ridacchiarono, Stella si asciugò le lacrime col palmo della mano. "Sei leale. E mi permetti di essere acida con te."
"Mi fai innervosire quando lo fai ma sei adorabile anche se non te ne accorgi." Aggiunse Stella, ridacchiarono, mentre erano ferme l'una di fronte all'altra.
"Per te non sono la bizzarra divinatrice, mi hai fatto sentire come... come nel posto giusto. Sai cosa vuol dire questo per me?" Stella sorrise, ma i suoi occhi erano bagnati. "Ma, Stella, io... ho paura."
"Lo so, anch'io." Disse la principessa facendo un passo verso di lei. "Siamo in una corte di vipere e non sei nobile, ma... ma a me di quelle persone non importa e non dovrebbe neanche a te."
"Non è facile come lo fai sembrare." Dichiaro la mora, abbassò lo sguardo per evitare che salissero le lacrime. Stella le alzò il mento con un dito.
"Non ho mai detto che fosse facile. Antares, ti ho letteralmente appena fatto una dichiarazione, non puoi davvero tenermi così sulle spine. Dimmi solo cosa provi, tutto il resto... non conta."
"Io... io credo di..." Poteva sentire il cuore in gola mentre gli occhi castani di Stella erano a pochi centimetri da lei. Le labbra della divinatrice tremavano. "Non posso farlo." Concluse poi, facendo per andare. Stella, accigliata, la superò e chiuse la porta della torre per non permetterle di rientrare.
"No! No! Non esiste che tu sia così maledettamente ubbidiente alle regole che non ammetti che anche tu provi qualcosa per me!"
Antares fu sorpresa da quella reazione. "È vero, non dovrebbe esserci niente tra di noi! È vero, sei tenuta a servirmi senza fare domande, tenuta ad ubbidire a me, a mia madre, senza aprire bocca! È vero, ci sono delle regole, ma io me ne infischio delle regole se finalmente mi rendo conto di essermi innamorata! Devi smetterla di scappare!" Esclamò con rabbia, poi riprese fiato e solo allora si rese conto di cosa aveva detto. Guardò la giovane davanti a lei. Antares era a bocca aperta, Stella era sconvolta forse più di lei. La divinatrice accennò un sorriso, Stella la guardò confusa, e fu allora che Antares la baciò. La principessa affondò le spalle e si lasciò andare a quel morbido bacio, poi si allontanarono.
"Anche io sono innamorata di te, Stella." Dichiarò Antares, con un sorriso accennato. "E sarà terribilmente difficile."
Stella sorrise.
"Vuol dire che varrà la pena tentare."
"Dobbiamo ancora discutere, ma... ma magari possiamo farlo dopo."
"Già, ho prima tanto da racconarti." Concluse la principessa, con un sorriso.
-
Flora aveva salutato i suoi amici che erano andati via, Aisha aveva dovuto raggiungere Andros urgentemente dato che la sera prima c'era stata la sua incoronazione. La sua amica le promise che si sarebbero sentite presto, Flora, ancora emozionata, la ringraziò ancora e poi la lasciò andare persa osservando il piccolino che dormiva fra le sue braccia. Martha aveva raggiunto il palazzo, dove di lì a poco sarebbero arrivati i sovrani, mentre le assicurò che l'avrebbe rivista presso gli gnefri. Alyssa dovette tornare alla sua foresta, anche se non avrebbe mai voluto.
"Vieni da me appena puoi, per favore." Disse a sua figlia, con le lacrime agli occhi, spostandole una ciocca di capelli dal viso. Flora, emozionata e trattenendo le lacrime, replicò:
"Grazie per tutto quello che hai fatto per me."
Alyssa strinse le labbra per contenere l'emozione e abbracciò sua figlia.
"È soltanto un arrivederci, tesoro mio, e conterò ogni secondo fino a quando non ti rivedrò." Stava per andare, ma si fermò. "Oh, e, Flora," Sua figlia le fece cenno di continuare. "raccontagli di Nikolai, del potente Inverno, del dio dal quale prende il nome. Se sarà sempre ricordato, Nikolai non svanirà mai davvero."
Flora annuì, le cadde una lacrima lungo la guancia e se la asciugò in fretta con la mano, mentre sua madre scomparve tra gli alberi.
In poco tempo erano rimaste solo loro due. Flora si scusò con Bloom per come non la stesse invitando a casa, ma era praticamente distrutta dopo le varie esplosioni. La principessa la tranquillizzò con poche parole, allora le due amiche si fermarono a qualche passo nel bosco, sedendosi sull'erba mentre il sole accarezzava loro il viso. Bloom passava lo sguardo dalla sua amica a quel bambino nato da sole poche ore, c'era qualcosa che ancora la turbava. Si schiarì la voce ed esordì:
"Sono così felice per te, Flora."
La keimerina finalmente staccò lo sguardo da suo figlio per incontrare quello di Bloom. Sorrise.
"Ti ringrazio. E grazie per essere venuta in nostro aiuto. Non ce l'avremmo fatta senza di te."
Bloom sostenne il suo sguardo: quello di Flora era così calmo mentre i suoi occhi azzurri trasmettevano tempesta. Alla fine sospirò.
"Flora, io... non so più di chi fidarmi." Confessò poi. Era confusa, era turbata e ferita. E, nonostante non si fidasse della sua amica, nonostante l'avesse odiata o forse ancora la odiava al solo pensiero che avesse complottato contro lei e Sky, crollò davanti alla sua comprensione. Non poté fare a meno di chiederle consiglio, come aveva sempre fatto.
"Lo so." Replicò Flora, spegnendo il suo sorriso. "È normale."
"Sky mi tradisce." Confessò ancora, Flora non diede a vedere lo sgomento, ma restò calma. Solo Nicholas riuscì a sentire la sua tensione e si agitò, ma la fata riprese a cullarlo dolcemente fra le sue braccia mentre teneva lo sguardo sulla sua amica. Bloom aveva le lacrime agli occhi. "Già... con Tecna. Io... io non riuscivo a crederci, ma l'ho sentito mentre si confidava con Adrian e..." Scoppiò a piangere e il bambino fece lo stesso. Bloom trasalì, mortificata, Flora scosse la testa tranquillizzandola e calmò il suo bambino.
"Bloom, è davvero... mi dispiace tanto. Ehi, vieni qui, vieni." Abbracciò la sua amica. "Ascolta, hai perso ogni punto fermo, chi al tuo posto non sarebbe confuso? So che dirti che Brandon non avrebbe mai fatto del male a Sky, ora come ora, non servirebbe proprio a nulla. Ed anche se nel tuo cuore sai la verità, ora è troppo confuso per riuscire a scorgerla." Si fermò per un secondo, guardando la sua amica negli occhi e percependo il suo dolore. Per un attimo si mise nei suoi panni, pensando a come avrebbe potuto sentirsi lei se Brandon l'avesse mai tradita e le si spezzò il cuore. "Io credo che tu abbia bisogno di tempo per mettere in ordine i pensieri, e anche per medicarti questa ferita che hai dentro."
"Dammi un consiglio." Disse Bloom, senza pensarci due volte. Era quello che aveva voluto dirle tante volte nel corso di quei mesi passati, ma non ne aveva avuto il coraggio. Durante gli anni spesi ad Alfea, quando magari la sera si mettevano a letto, spesso prima di addormentarsi chiacchieravano, e Bloom le aveva spesso chiesto consiglio quando era incerta. La fata della natura era considerata molto saggia da tutte le sue amiche, e lei amava poterle aiutare, sollevarle dai loro pesi. Flora accennò un sorriso.
"Allontanati da tutto questo per un po'. Da Sky, dalla corte, da me. Hai bisogno di cose semplici per fare chiarezza e un amore sincero. Il mio consiglio è andare su Gardenia per un po', per rimettere le cose a posto dentro di te e fare le tue considerazioni."
"E lasciare a Sky campo libero con Tecna?"
"Il punto non è Sky, ma sei tu."
Bloom abbassò lo sguardo e si asciugò le ultime lacrime, poi guardò la sua amica.
"Quando abbiamo smesso di essere ciò che eravamo?"
"Abbiamo davvero?" Chiese Flora, accennando un sorriso. "Dopotutto, ti sei precipitata qui a rischiare la vita solo per aiutarmi, e sei qui con me ora." Gettò un'altra occhiata al suo bambino. "La vita diventa difficile, Bloom, ma non per questo è detto che siamo persi." Ripensò a ciò che Brandon le aveva detto di Eraklyon. "La cosa migliore è che tu stia lontana da lì, ti faresti solo del male. Sono certa che questa situazione si risolverà presto." Non sapeva se quel tradimento era la verità, considerato ciò che sapeva. Ma, a prescindere di tutto, la sua amica stava soffrendo, e quella strategia e i pericoli che Sky avrebbe affrontato ora erano troppo per la sua amica, che non sapeva nulla e che stava ricevendo in cambio solo dolore.
"Lo spero... e forse Gardenia ora è il posto migliore per me. Per quanto ami i miei genitori, Mike e Vanessa in questo caso sono ciò di cui ho bisogno. Dopotutto, sono loro i genitori che mi sono stati accanto quando avevo il cuore spezzato per amore."
Flora sorrise quando notò con quanta dolcezza Bloom parlava dei suoi genitori adottivi. Abbassò per un attimo lo sguardo, ripensando ai tempi prima di quella guerra mitica e ai discorsi fatti con Brandon. "Grazie." Disse poi Bloom, la keimerina le sorrise dolcemente, anche se amareggiata per tutto ciò che la sua amica stava vivendo. Poi la principessa aggiunse: "Ovviamente partirò dopo, prima verrò con te dagli gnefri." Flora sembrò sorpresa.
"Davvero? Ti... ti farebbe davvero piacere?"
"Sì, certo."
I linpheiani tornarono sul loro pianeta. La melissa aveva contattato i sovrani che avevano immediatamente predisposto il rientro. Sorprendentemente, trovarono il loro pianeta così come l'avevano lasciato, e forse anche meglio, anche se non sapevano che il merito era proprio del temibile Inverno. Con il suo sacrificio, Nikolai aveva donato la sua forza a Vymarna, che aveva potuto ristabilirsi completamente. La Natura sembrava rinata e per i linpheiani fu come una seconda primavera. A parte i vicini di casa dei Bravo, tutti trovarono le loro case così come le avevano lasciate, dato che i giganti avevano preso di mira l'antro della Natura, per lo più, e i danni causati sulla natura ormai erano ristabiliti grazie alla forza ristoratrice di Vymarna, che aveva attraversato il pianeta. Qualcuno tornò immediatamente a casa, altri si riversarono per strada ricongiungendosi. Rodols e Miele, invece, corsero a casa di Flora, e trovarla distrutta fu un colpo al cuore, mentre per i vicini un succulento pettegolezzo. Arrivando lì davanti, Rodols sentì il cuore sprofondare. Teneva le mani poggiate sulle spalle di Miele, strinse le labbra, che sparirono tra la barba folta, e un fuoco lo invase. Ma, prima che quel dolore potesse fare un ulteriore passo dentro di lui, sentì la sua voce.
"Papà."
Rodols si voltò immediatamente, così come Miele, e vide sua figlia. Gli occhi gli si riempirono di lacrime per la gioia, sorrise e corse da lei. La abbracciò felice.
"La mia bambina! La mia bambina! Tesoro, stai bene! Stai..." Posò lo sguardo sul bambino che lei teneva fra le braccia, le parole gli si fermarono in gola. Sorrise allibito, guardò sua figlia e poi di nuovo il bambino. "Tesoro, è stupendo." Dichiarò poi, incantato. Flora sorrise dolcemente mentre glielo fece prendere. Rodols lo cullò con naturalezza, dopotutto aveva cresciuto due figlie. Flora lo osservò felice, mentre Miele la abbracciò. Sua sorella la strinse forte e le diede un bacio sui capelli, mentre Miele teneva la testa poggiata sul sul seno.
"Mi sei mancata." Disse la più piccola, ricacciando dentro le lacrime.
"Anche tu, tesoro. Hai visto? È andato tutto bene, alla fine." Replicò Flora, con una nota di tristezza nella voce che solo lei sapeva fosse lì. Mentre era ancora stretta a lei, Miele chiese:
"Allora, come lo chiamiamo?"
"A dir la verità, Brandon e io abbiamo già scelto il nome e non è stato difficile." Suo padre le rivolse lo sguardo. "Si chiama Nicholas." Rodols strinse per un attimo le labbra, guardò sua figlia e capì che se aveva preso quella scelta c'era un motivo, e allora sorrise guardando il suo nipotino.
"A proposito, Brandon?"
"È su Magix, ma ora arriva, dobbiamo andare presso il piccolo popolo... è una lunga storia, ma ve la spiego strada facendo, andiamo?"
Flora, con la sua famiglia e la sua amica Bloom, che sembrava quasi non voler essere in nessun altro posto se non quello, si diressero presso gli gnefri, ignorando gli sguardi che alcuni, durante la percorrenza delle strade più affollate, rivolsero loro.
Flora raccontò loro quanto successo, e lasciò intendere ciò che era successo a Nikolai. Arrivarono presso il piccolo popolo, gli gnefri si palesarono immediatamente sentendo l'incredibile aurea magica emanata dalla madre e da suo figlio.
"Keimerina." Il sommo saggio si fermò davanti a lei, con aria grave. Gli gnefri, come il resto delle creature della Natura, si erano ristabiliti ed era chiaro il contrasto tra loro e Flora, così come con Bloom. Le due fate vestivano ancora di abiti sporchi e stracciati, i loro capelli erano disordinati e il loro corpo mostrava delle ferite. Ma Flora, davanti a loro restò ferma, fiera, senza abbassare lo sguardo. Il suo viso, sporco e smunto, era però pieno d'orgoglio e negli occhi aveva uno sguardo nuovo, pieno di forza. Era molto diversa dall'ultima volta in cui era stata lì, quando si era sentita come nel posto sbagliato, una fata con la magia sbagliata. No, ora con lei c'era la fierezza di una fata che aveva combattuto per amore e aveva vinto.
Arrivò Martha, e pochi attimi dopo di lei Brandon, che sembrava ancora agitato. Chiese a Flora come stesse più di una volta, salutò Rodols e Miele e poi prese suo figlio tra le braccia, anche se aveva ancora mille dubbi. Flora sorrise al vederlo. Aspettarono il bach, anche lui doveva essere presente, e nel frattempo Miele e Rodols chiesero ancora su quanto era successo. Bloom non parlò molto, e Flora si accorse che la sua amica aveva cambiato espressione quando era arrivato Brandon. Lui e la sua amica si scambiarono soltanto uno sguardo, ma il soldato restò accanto a Flora senza fare o dire altro. Arrivò Helia, salutò Martha con un cenno e non poté fare a meno di ripensare alla conversazione avuta con suo nonno, strinse la mano a Rodols e poi salutò i suoi due amici.
"Sei pronta? Non si torna indietro." Dichiarò il bach, rivolgendosi a Flora. Lei stava per replicare ma Brandon disse:
"È la cosa giusta da fare. La magia non è tutto." Flora alzò lo sguardo verso di lui, stupita, ma non disse nulla. Brandon, invece, si pentì immediatamente di aver parlato al posto suo, e sapeva che aveva bisogno di confrontarsi con se stesso e mettere fine a quella gelosia. Incontrò lo sguardo di Flora, lei inarcò le labbra, sapendo che c'era qualcosa che non andava.
Il sommo saggio dispose le pietre con la magia attraverso alcuni gesti della mano. Queste rotolarono formando un cerchio, e poi la pietra più grande con un'estremità piatta restò al centro. Fece un cenno a Flora, lei titubante posò Nicholas sul grande masso, ma il bambino si agitò.
"Va tutto bene, tesoro, sta' tranquillo." Lo calmò lei, che con un dito gli prese la manina. Il sommo saggio però, con aria severa, disse:
"Keimerina, allontanati."
Flora lo guardò accigliata, ma capì che doveva. Rivolse un ultimo sorriso a suo figlio e allora fece qualche passo indietro raggiungendo Brandon. Lui le mise un braccio intorno alle spalle e la keimerina si strinse a lui, mentre teneva lo sguardo preoccupato sul suo bambino. Il sommo saggio batté in terra il suo bastone e poi il piede, scalzo e sproporzionatamente grande, e tra le pietre si alzò una striscia di fuoco. Flora sobbalzò, Brandon strinse la mano che teneva sulla sua spalla.
Si alzò il vento, Helia e Martha fecero un passo avanti mettendosi al fianco del sommo saggio.
"Suantraí sí, a linbhín. Luasc go mall sa chliabhán. Lú lá luí, a linbhín. Dún do shúil, a naíonáin." Pronunciò lo gnefro in linpheiano antico, e la striscia di fuoco diventò blu. Nicholas cominciò a piangere e Flora fece per correre da lui, ma Brandon la tenne ferma per le spalle impedendole di andare, anche se era doloroso anche per lui.
"I custodi della Natura e della natura ora si pronunceranno." Dichiarò il sommo saggio e, tenendo la mano sul suo bastone, fece un passo indietro. Helia prese un respiro e allora pronunciò:
"Adhraim mo leanbh beag tagth' ar an saol. Codail, a linbh, go sámh. Adhraim a laige, a loime nocht faon. Codail, a linbh, go sámh."
Disse quelle parole tenendo gli occhi chiusi e le mani aperte rivolte verso terra. I suoi capelli erano mossi dal vento, mentre sulla sua pelle chiara si potevano vedere le tracce dei brividi che lo percorrevano. Subito dopo di lui, Martha, nella sua stessa posizione con le mani aperte verso la terra, pronunciò:
"A Mhuire, a mhathair's a bhuime mhín tséimh. Codail, a linbh, go sámh. Is mé coimhde na ngrásta 'gus Íosa, Mac Dé. Codail, a linbh, go sámh."
A quel punto la terra tremò, il masso su cui era poggiato Nicholas si congelò all'istante. Il vento si fece più forte e con esso si sentirono dei sussurri:
"Dopo un lungo tempo nascerà ancora, ritornato dall'esilio abiterà la sua dimora." Flora si sentì tremare al sentire quelle parole e, istintivamente, si strinse a suo marito. "Un giuramento infranto gli darà la vita, ma soltanto tormento gli darà la sua nemica. Dopo un lungo lamento la pace troverà e Linphea il suo Inverno di nuovo conoscerà."
Il vento cessò di colpo, le fiamme si spensero e l'incantesimo si fermò. Flora e Brandon corsero dal loro bambino, la fata lo prese subito in braccio calmando il suo pianto, poi però si accigliò.
"Che cos'è?" Chiese, notando quel segno, Brandon lo riconobbe subito.
"Non è possibile... che cosa gli avete fatto?!" Esclamò il soldato rivolto ai magici della natura e allo gnefro. Fu il sommo saggio a parlare:
"Abbiamo tenuto fede all'accordo preso con Vymarna: l'Inverno è stato spodestato, la sua magia non esiste più, ma resta alla sua custode, dove rimarrà. E voi andrete via, come richiesto da Vymarna."
"Questo segno..." Insistè Brandon, accigliato. "... questa voglia sul petto prima non ce l'aveva." Ed era vero, una voglia più scura simile ad una V era comparsa sul petto del bambino, che ora si era acquietato tra le braccia della sua mamma.
"È l'Inverno, ed è stato spodestato. Capirete che Vymarna ora ha la supremazia su ogni stagione. Ma non preoccupatevi, sta bene. O almeno, lo starà se ve ne andrete. Vivere su Linphea sarebbe davvero una cattiva idea, il suo animo sarebbe contrastato continuamente."
Brandon avrebbe replicato, ma non riuscì perché tutto quello era davvero troppo. Guardò Flora, entrambi sapevano che ora tutto quello che davvero volevano era andare via sul serio e ritrovare un po' di pace. La keimerina guardò Helia, lui le fece un cenno come tranquillizzandola che era tutto a posto. Flora si avvicinò a Brandon e gli intimò:
"Brandon, andiamo via di qui."
Lui annuì, le prese la mano e, insieme con la loro famiglia e i loro amici, lasciarono l'antro del piccolo popolo, sperando di non doverlo più rivedere. Erano turbati, risentire quella profezia era stato agghiacciante. Per Brandon, vedere quel marchio su suo figlio era stato devastante, non poteva credere che Vymarna continuasse ad essere così presente, così possessiva. E fino a quando era con la sua vita gli andava anche bene, ma non con la vita di suo figlio. Per quanto poté, si riscosse dai suoi pensieri perché ormai la sua mente desiderava un po' di pace.
"Okay, allora..." Esordì Brandon, facendo mente locale mentre si avviavano a ciò che restava della loro casa, mentre Rodols camminava con Miele, la quale non la smetteva di parlare a Martha, Helia e Bloom. "Direi di recuperare quello che possiamo e... non lo so, non mi aspettavo questa sorta di esilio... dove andiamo?"
"Beh, magari per il momento potremmo stare un po' su Andros, sono certa che Aisha potrà trovarci una sistemazione per qualche giorno, il tempo di organizzarci."
"Sì, credo che possa andare bene... e questo piccoletto si merita qualcosa addosso che non sia tela vegetale ad opera di ninfe."
"Ehi!" Esclamò lei, mostrandosi offesa, e risero. Poi si guardarono e si capirono, Brandon la baciò.
I loro sorrisi si spensero immediatamente quando arrivarono davanti a casa e i loro amici erano persino più scioccati di loro nel vedere dei soldati della guardia reale di Eraklyon lì davanti. Brandon capì.
"Che succede?" Chiese Flora, allarmata.
"Un secondo." Rispose lui, agitato ma non lo diede a vedere, e raggiunse immediatamente i soldati.
"Tesoro...?" Borbottò Rodols, tenendo lo sguardo sulla scena.
"Non... non lo so, papà. Tieni Nicholas, per favore." Suo padre prese il bambino fra le braccia mentre Flora raggiunse Brandon.
"Signora, non si avvicini, per favore." Disse uno dei soldati, Flora era sconvolta. Uno di loro ammanettò Brandon, che si rivolse alla sua fata.
"Ehi, tranquilla, va tutto bene. Si risolverà tutto." Le disse, guardandola negli occhi. Flora era persa, la sua bocca era rimasta aperta come se avesse voluto dire qualcosa ma non ci fosse riuscita.
"Ma... ma..." Balbettò la fata, si voltò verso Bloom, che era a pochi passi da lei, ma la principessa non disse né fece nulla. Brandon incrociò lo sguardo di Bloom, dispiaciuto. I soldati lo esortarono a camminare ma Brandon si fermò per un attimo di fronte a sua moglie, mentre lo tenevano fermo come fosse un criminale. La fata era sconvolta, confusa.
"Flora, ehi, ascolta, va tutto bene. Va' su Andros da Aisha, okay? Si sistemerà tutto, te lo prometto." Cercò di tranquillizzarla. Non avrebbe mai voluto causare quella paura nei suoi occhi.
"E... se Bloom... io..."
"No, no," La fermò lui scuotendo la testa. "ascoltami, questa storia finirà presto, te lo assicuro, devi solo fidarti di me. Ti fidi, non è vero?"
Trattenendo le lacrime, lei annuì, lui sorrise tristemente. "Bene, perché non puoi liberarti di me, lo sai. Ti prego, va' su Andros e restate lì al sicuro, lascia Linphea, per favore."
"Va bene, va bene." Annuì lei.
"Ci vediamo presto, croce sul cuore." Promise lui, e dopo pochi istanti con forza lo obbligarono a salire sulla navicella reale di Eraklyon.
La sua famiglia e i suoi amici andarono da lei, ma Bloom non si avvicinò.
"Tesoro, ma cosa è successo?" Chiese Rodols, preoccupato. Miele prese le mani di sua sorella.
"Perché lo hanno portato via così? Brandon... ha fatto qualcosa di male?"
"No." Rispose Flora, poi alzò lo sguardo e incrociò quello di Bloom. "Brandon non ha fatto niente di male."
La rossa provò a dire qualcosa, ma non ci riuscì, abbassò lo sguardo. Flora si rivolse a suo padre. "Papà, mi dispiace, ma io ora... ora credo che andrò su Andros da Aisha perché... beh, perché ci hanno ufficiosamente esiliati e non saprei dove altro andare."
"Tranquilla, tesoro, si sistemerà tutto." Le disse suo padre, poi lei alzò lo sguardo quando Helia le mise una mano sulla spalla.
"Ti accompagno." La sua amica accennò un sorriso, ma era totalmente destabilizzata. Guardò Bloom, ma no, non incolpava la sua amica. Ma a quanto pareva Bloom si sentiva in colpa, perché dopo alcuni istanti, con aria imbarazzata, salutò in fretta tutti e si aprì un portale. Nell'arco di due minuti era svanita.
"Flora, stai bene?" Chiese Helia, notando l'aria un po' assente della sua amica. La keimerina alzò lo sguardo verso di lui.
"No, non sto bene. Vorrei solo... non ce l'ho con lei, ha tutte le ragioni per sentirsi confusa e non sapere di chi fidarsi, ma..." La fata sospirò, quindi disse: "Ora voglio solo lavarmi, mangiare qualcosa e dormire, sinceramente. E Nicholas deve fare esattamente lo stesso, quindi credo sia meglio andare su Andros. Papà," Si avvicinò a suo padre. "ascolta, ti avviso per qualsiasi novità, io starò da Aisha per qualche giorno... e ovviamente cerco di capire cosa diavolo succede su Eraklyon. Ma sentiamoci, okay?"
Suo padre annuì, stringendo la labbra. Miele la abbracciò.
"Per favore, vediamoci presto."
"Te lo prometto, tesoro." Assicurò la maggiore.
Salutò Martha, e notò il suo sguardo che seguiva Helia, deciso ad accompagnarla da Aisha. "Martha, non ti ringrazierò mai abbastanza. Ti sarò debitrice a vita." Le disse la keimerina, la melissa scosse la testa.
"Ma non scherzare, sono la madrina dell'Inverno, è il minimo che potessi fare. Vieni qui." Le due amiche si abbracciarono, e Martha le promise di andare su Andros in quei giorni.
Accompagnata dal bach, Flora e suo figlio si diressero su Andros, dove la regina si occupò di loro.
Anche se ciò che era successo non era da poco, le Winx, ognuna sul suo pianeta, più o meno, non aveva idea di cosa stava accadendo ad Alfea.
"Riven, calmati e spiegami cosa è successo!" Esclamò Faragonda, allarmata, raggiunta di fretta l'infermeria di Alfea.
Musa era stesa sul lettino, priva di sensi, mentre le sue labbra erano violacee e la sua pelle ancor più chiara del solito. Riven si rivolse alla preside, con la paura che gli si poteva leggere negli occhi.
"È stata Icy! Le... le ha lanciato un incantesimo e..." Gli si incrinò la voce. "Il suo cuore batte così piano! Preside Faragonda, faccia qualcosa, la prego!"
"Va bene, va bene, calmati." Dichiarò la preside, con aria grave e cercando di mantenere la calma. Si avvicinò a Musa e con una mano creò una scia azzurrina, sentendo la magia della fata. Schioccò la lingua, dispiaciuta. "Oh, Musa... che cosa hai fatto..."
"Preside Faragonda, può curarla? Lei... lei..."
"Riven, aspettami fuori." Lo interruppe Faragonda, seria. Il giovane si accigliò.
"Cosa?! Non esiste! Io resto qui con lei!"
Ma Faragonda lanciò uno sguardo ad Ophelia e l'infermiera, nonostante le proteste di Riven, lo fece andare fuori.
La direttrice prese un respiro, tenendo lo sguardo sulla sua allieva, sapendo che c'era molto poco da fare.
Riven camminava su e giù, la pazienza non era per nulla il suo forte. La paura lo invadeva, il suo cuore faceva male. Non poteva pensare a quello che aveva provato a fare Musa. E se lui non fosse arrivato in tempo? E se ora non fossero riusciti a curarla? Il sole che splendeva alto in cielo nonostante l'autunno di Magix era in contrasto con la tempesta che sentiva dentro il giovane. Non gli sembrava vero che ora che sarebbe dovuta tornare la pace era iniziato il tormento maggiore.
Ripensò a quelle settimane passate, ai combattimenti, al dolore. Ripensò al suo sguardo, tanto lontano come se non lo riconoscesse più. Le sue urla in quella grotta quando il cacciatore l'aveva derubata. Come poteva Musa non sentirsi perduta? Le sue parole rimbombavano nella sua mente, quando lei gli aveva detto che non aveva alcun diritto di dirle nulla perché non c'era stato. Era vero, non c'era stato, ed aveva sbagliato. Perché lui e Musa erano due persone spezzate, e lui l'aveva lasciata da sola. Da quante ore non dormiva e non mangiava non lo sapeva, qualche ragazza che passò davanti a lui lo guardò stranita e pensò che doveva avere un pessimo aspetto. Sembrò passata un'eternità quando Faragonda finalmente aprì quella porta, lui vi si precipitò davanti, allarmato.
"Allora?! Sta bene?!"
Ma Faragonda abbassò lo sguardo, e lui si sentì sprofondare. "Preside Faragonda, dica qualcosa, la prego!"
La preside, con gli occhi lucidi, incrociò lo sguardo del giovane.
"Riven... l'incantesimo è troppo potente, ormai è arrivato al cuore e la mia magia non può fare nulla."
"E se chiamassimo Bloom? O Flora! O..." Ma Faragonda scosse la testa.
"Non è quel tipo di incantesimo. Icy è stata scaltra, è come se la magia di Musa stesse uccidendo se stessa. La magia del freddo si sta nutrendo dell'energia oscura che è dentro di lei."
"E... e quindi? Cosa possiamo fare?" Chiese ancora Riven, agitato. Faragonda distolse lo sguardo.
"Riven, non è semplice... ma... ma forse... sì, se provi per lei un sentimento abbastanza forte potremmo provare ad utilizzarlo per purificarla da quella magia oscura."
"Intende...? Oh... beh..." Riven affondò le spalle, affranto. C'era così tanto dentro di lui, e soprattutto così tanta confusione. Annuì, Faragonda lo condusse con lei in infermeria, Musa era stesa sul lettino. Le sue ciglia erano ricoperte di brina e il suo respiro appena percettibile tanto che lo faceva piano.
"Io compirò l'incantesimo, a te il resto." Dichiarò la preside. Riven prese un respiro, con un nodo in gola. Faragonda tenne i palmi delle mani aperti al di sopra della fata, chiuse gli occhi e un'aurea azzurrina si creò intorno a lei. Dunque Riven si avvicinò alla fata, ricacciando dentro le lacrime, e ripensando a come lei, Musa, era la sua persona, il suo specchio, la sua parte spezzata che lo rendeva intero. La baciò sulle labbra, che erano fredde. La guardò, restando in attesa. Faragonda completò l'incantesimo.
Non accadde nulla.
Ehilà miei dolcissimi, amatissimi e preziosissimi germogli di lullabea!!
Sono così felice di essere tornata con questo nuovo capitolo, ma soprattutto prima di ogni cosa voglio ringraziarvi.
Grazie per essermi state vicino, grazie per le vostre parole e i vostri messaggi, non vi taggo proprio perché così resta una cosa tra me e voi. Ma vi ringrazio pubblicamente perché siete meravigliose.
Queste ultime settimane sono state particolarmente dure, problemi vecchi sono tornati prepotentemente a darmi fastidio... ma ora va meglio e, nonostante creda che questo capitolo non sia dei miei migliori,ho deciso comunque di pubblicare perché mi mancavate e spero che il capitolo vi sia almeno in parte piaciuto.
Oggi mi rimetterò anche in pari con la lettura delle storie che seguo (ps. Grazie sssaraxstorie per avermi menzionata nella tua storia, oggi passo ❤❤❤) mi siete mancate!
Passando al capitolo, anche se passerei le prossime 1000 parole a dirvi quando vi adoro, dunque abbiamo visto quali sono stati gli effetti dell'incantesimo di Icy su Musa... la nostra amata e tormentata fata della musica si è vista persa, non voleva aspettare che l'incantesimo la consumasse lentamente e dolorosamente, e voleva dare un taglio netto vedendosi ormai con le spalle al muro. Ma è arrivato Riven... a voi i commenti... ❤
Brandon e Flora stavano per ritrovare un po' di tranquillità... stavano. Non dimentichiamo che c'è un mandato di cattura su di lui ed ora che le autorità sono tornate su Linphea non è mancato molto per metterlo in atto.
Stella e Antares? Che ne pensate? Io sto pensando che più in là voglio raccontarvi meglio la loro storia... 🤔🤔
E Bloom? Impressioni su di lei? Io non mi pronuncio.
E Tecna e Sky? Ovviamente nel prossimo capitolo.
Chiudo questo papiro dicendovi grazie. Grazie per avermi aspettata, grazie per essere arrivati fin qui... siamo quasi alla fine, ma ogni secondo è incredibile per me grazie a voi.
Vi adoro, spero davvero che il capitolo non vi abbia deluso.
Vi abbraccio stretti,
xoxo Florafairy7
Ps. Mi è stato chiesto a chi potesse somigliare Antares, se c'è un'attrice a cui penso quando scrivo di lei...
Penso a lei, ma vestita ai modi di Solaria e con gli occhi eterocromatici.
Che ne pensate? Avevate un'idea completamente differente? Fatemi sapere
❤
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