Capitolo 3
CROCE SUL CUORE
"Sta crescendo." Dichiarò Brandon mentre lei era davanti allo specchio prima che indossasse la camicetta. Lui era ancora a letto, sperando di poterci stare ancora qualche minuto dato che quella spalla gli faceva più male di quanto volesse far credere.
"Allora non è una mia impressione?" Chiese lei, guardandolo dal riflesso nello specchio.
"No." Rispose lui ridacchiando, "Vestita ancora non si vede per fortuna..." poi rimase a guardarla e, dopo qualche istante di silenzio, disse: "Devi per forza andarci a lavoro?"
"Sì, certo che sì." Rispose lei, finendo di vestirsi.
"E secondo te non potrebbe essere pericoloso..." Borbottò il soldato, seguendola con lo sguardo.
"Sono passati due giorni da quando l'ho vista e non ha ancora fatto nulla... si sta preparando, è chiaro, ma stando a ciò che dice Martha non posso lasciare Linphea, rischierei di fare del male al bambino, e nel frattempo che noi cerchiamo di capire cosa fare non posso mica restarmene barricata in casa!"
"Flora..." Il soldato sospirò di fronte al fatto che soltanto con le parole lei era capace di disarmare il capitano della guardia reale di Eraklyon.
"Piuttosto, tu devi andarci per forza a lavoro?"
"Eh beh, sì, non sono io quello che vogliono uccidere, ma Sky..." Flora si voltò verso di lui mentre metteva gli orecchini e replicò:
"Sì, ma sei tu quello che rischia quasi di farsi uccidere ogni santo giorno, non Sky... guarda che lo so che ti fa ancora male." Fece un cenno indicando la spalla ancora fasciata.
"Esagerata! Sto bene!" Provò ad alzarsi e, anche se a fatica, ci riuscì. "Visto?"
"Almeno torni presto così andiamo da Martha?"
"Se me lo chiedi con quegli occhi sai che devo per forza." Replicò lui con un sorrisetto, lei scosse la testa, ridacchiando.
A differenza di ciò che pensava Flora, quel giorno per Brandon andare a lavoro fu davvero indispensabile. Quando arrivò incontrò il principe Sky che gli intimò di dovergli parlare. Si diressero nell'ufficio dell'armeria, dove ormai Brandon si era praticamente stabilito, e chiusero la porta. Il capitano si appoggiò alla scrivania e guardò il suo amico.
"Che succede?"
"Un'altra." Rispose Sky, agitato. Brandon sospirò, affranto.
"Cosa sappiamo?" Chiese poi, andando a riprendere i fascicoli che teneva nel cassetto chiuso a chiave.
"Assolutamente niente. Soltanto che è stata sua sorella a trovarla, quindi sappiamo chi era."
"Aveva un charmix?"
"Non lo so, hanno solo ripulito tutto in fretta questa notte."
"Vado da sua sorella." Dichiarò Brandon, risoluto.
"Brandon..." Provò a fermarlo il suo amico, ma il soldato si stava già togliendo la giubba dell'esercito.
"Non può essere che non siano collegate, non può essere... tu rimani qui a palazzo."
"Ho da fare oggi e non posso."
"Io non posso rischiare che ti uccidano: rimani a palazzo." Replicò Brandon, mentre si cambiava.
"Userò un portale, sta' tranquillo... senti, come stai? E Flora?" Brandon sospirò stancamente, fermandosi.
"Sono preoccupato, Sky, Vymarna è pericolosa e noi siamo sul suo pianeta. Martha dice che Flora non può rimanere lontana da Linphea per troppo tempo perché il bambino ha bisogno del pianeta... ah, non fare domande, non ci capisco nulla, so solo che mio figlio è l'Inverno e questa cosa mi basta per avere la testa sul punto di esplodere."
"Immagino... Brandon, fa' attenzione sulla riva ovest, mi raccomando."
"Ehi, vengo da lì, quanto potrebbe essere pericoloso? Sei solo un principino viziato!" Lo prese in giro, alleggerendo l'atsmosfera. Il suo amico, ridendo, replicò:
"Ma sta' zitto!"
Quando Brandon lasciò il palazzo, Sky decise di non andare subito dove doveva. Non poteva, quella voce nella sua testa gli implorava di andare da quei due per capirne di più. Era stanco di nascondersi, stanco di scappare, di lasciare che il suo scudiero combattesse per lui come fosse fatto di vetro e tutti avevano paura si rompesse. Il principe quindi raggiunse il comando del corpo di vigilanza di Eraklyon, mandando via tutti quelli che erano lì per poter parlare con i due prigionieri.
"Voglio sapere chi vi ha mandati." Ordinò con aria grave il principe, mentre i due erano rinchiusi in cella.
"Cosa vi fa pensare che ve lo diremo?" Chiese uno dei due, poggiato alla parete.
"Potrei intervenire ed evitarvi la pena di morte per tradimento alla corona." I due si gettarono un'occhiata, poi l'altro replicò:
"Fino a quando ci sarà una condanna per un crimine simile varrà la pena morire." Sky assottigliò gli occhi, furioso, mentre i due prigionieri rimasero sereni.
-
"Ehi! Allora, come sta andando?" Chiese Flora, entrando nella classe del professore di autodifesa mentre i ragazzi facevano l'intervallo in cortile.
"Flora!" Esclamò Riven con un sorriso. "Sta andando piuttosto bene, ti ringrazio."
"Ne sono felice." Replicò la fata, accanto alla finestra, alzando le spalle mentre guardava di fuori.
"Come stai? Avete risolto la faccenda della Natura?"
"Purtroppo no..." Rispose lei, incupendosi. "... avevamo pensato che sarebbe stato il caso di allontanarmi da Linphea, ma Martha dice che il bambino in questo momento ha una sorta di legame con il pianeta e non posso rimanere lontana per troppo tempo."
"Dopotutto è l'Inverno, le appartiene in qualche modo, no?" Dichiarò Riven, storcendo le labbra.
"In un certo senso. Vedi, su Linphea gli spiriti primordiali sono legati a Vymarna ma non sono dipendenti da Lei, non le appartengono come le ninfe, ma il pianeta è parte del loro essere." Riven sembrò stupefatto, poi si rivolse alla pancia di Flora, con un sorriso.
"Hai capito, piccolino? Sei uno spirito primordiale della natura, nessuna pressione!" Flora rise.
"Preferite un maschio o una femmina?"
"In realtà sappiamo già che sarà un maschio. Sai, è l'Inverno, e su Linphea la Primavera e l'Estate sono spiriti femminili mentre l'Autunno e l'Inverno maschili." Spiegò la keimerina, Riven storse le labbra.
"Quindi vi hanno subito rovinato la sorpresa."
Flora sorrise alzando le spalle, poi incrociò il suo sguardo e chiese:
"Che ne dici di incontrare gli altri? Nessuna pressione." Lui increspò le labbra in un sorriso.
"Sai cosa? Mi piacerebbe davvero molto."
"Che ne pensi se provassi ad invitare Musa?" Il sorriso di Riven si spense. Sospirò e si grattò la testa, poi borbottò:
"Io... credo che vada bene..."
"Hai dei sentimenti per lei?" Chiese la keimerina, Riven rimase a guardarla per qualche istante prima di rispondere.
"Non lo so..." Concluse il giovane con un sospiro.
"Credo che questo basti." Affermò la fata con un cenno del capo.
"Andiamo a chiamare i ragazzi." Disse Riven, prendendo un respiro dopo qualche istante, chiudendo quell'argomento. Quando i due andarono in cortile, i ragazzi del Collegio ne erano riversati tra la confusione. Ma, in quella confusione, come se possedesse una sorta di radar, Flora riconobbe subito sua sorella e avanzò a grandi passi. Avrebbe persino voluto essere più veloce, mentre le cose di Miele venivano lanciate da una parte all'altra senza che la ragazzina potesse riprenderle, ma cercò di mantenere la calma, per quel che poté.
"Che accidenti sta succedendo qui?!" Tuonò, con le mani poggiate sui fianchi e l'aria severa. Le ragazzine si impietrirono, fu Miele però a rispondere.
"Niente!" E riprese le sue cose da terra in fretta.
"Lilia, Erica e Iris siete in punizione." Dichiarò Flora, accigliata, squadrando le tre ragazzine.
"Ma..." Provò a dire una di loro, ma Flora la fulminò con lo sguardo.
"Forse non sono stata chiara? Filate!" Ordinò, grave. Loro presero le loro cose e si allontanarono, ma prima Lilia si fermò davanti a Miele e le intimò: "Facile quando sei la cocca, no?" La giovane fata dell'aria assottigliò gli occhi e strinse i denti, senza replicare. Quando furono andate sotto lo sguardo severo di Flora, la keimerina si addolcì e, preoccupata, chiese:
"Miele, allora? Devi dirmi qualcosa?"
"Che devi rimanerne fuori!" Esclamò la ragazzina, con le guance rosse per l'agitazione. Flora rimase a bocca aperta, esterrefatta, e Miele la superò a grandi passi raggiungendo gli altri ragazzi e presto il cortile si svuotò. Flora raggiunse Riven, che le rivolse uno sguardo curioso.
"Con Miele ne azzecco una e ne sbaglio cento..." Spiegò, amareggiata. "Ma mi è partita la sorella chioccia, puoi biasimarmi per questo?" Riven ridacchiò e rispose:
"No, certo che no... avessi avuto una sorella maggiore come te e mi sarei risparmiato un sacco di guai. Vieni, andiamo..." La keimerina sospirò affranta.
Quel pomeriggio, Sky non aveva voluto dire al suo scudiero dove si sarebbe recato. Non perché non si fidasse di lui, certo, ma perché gli sembrava una cosa privata. Quando Tecna gli aprì la porta la notò diversa, semplicemente per il fatto che accennava un sorriso.
"Ehi, ciao." Salutò entrando, lei gli fece strada.
"Ciao." La guardò e sorrise.
"Posso sedermi?" Chiese lui.
"Fa' come se fossi a casa tua." Il principe ridacchiò e, seduto, guardò di fuori, ammirando il cielo azzurro e sgombro.
"Ti vedo diversa." Dichiarò, Tecna lo guardò alzando entrambe le sopracciglia.
"Credo... credo che tu abbia ragione." Gli sorrise ed entrambi guardarono di fuori, ammirando i raggi caldi del sole che toccavano Zentih indaffarata. Di tanto in tanto, Sky le gettava un'occhiata, godendosi quell'espressione serena della sua amica, la scomparsa di quel cruccio spaventato. Per qualche istante, la zenithiana si accigliava, forse litigando coi suoi pensieri, ma poi si rasserenava. Rimasero in silenzio, si dissero molto poco, ma fu bello. Furono però interrotti dal cellulare di Sky che squillò.
"Scusami..." Borbottò il principe e prese la chiamata, sapendo di non poterla evitare. "Brandon. Sono... tu piuttosto? Oh... beh, va' a casa, sta' tranquillo. Cosa? No, aprirò un portale. Vai, per favore, che dovete andare da Martha o sbaglio? E invece mi preoccupo. Va bene..." Sospirò. "... ciao." Quando riattaccò guardò Tecna che tratteneva una risata. "Cosa?" Chiese sorridendo.
"Siete carini quando borbottate l'uno da un lato e l'altro dall'altro lato!"
"Ah sì? E ti facciamo tanto ridere, eh?" Disse Sky, con un sorriso soddisfatto. Lei soffocò la risata e rispose:
"Sì, mi... mi fate ridere." Lo guardò stupita, lui le sorrise dolcemente.
"Ne sono felice." Sky si stupì quando la sua amica lasciò il suo posto ed andò ad abbracciarlo. Inizialmente rimase fermo, ma quando sentì il suo calore si rilassò e la strinse.
Nel frattempo, Brandon era tornato su Linphea e stava rientrando a casa quando vide Miele in compagnia di un'altra ragazzina che però lui non aveva mai visto. Dunque, rimase per qualche istante a guardarle, cercando di capire dove si stessero dirigendo, e fu allora che Miele lo notò. Disse quindi qualcosa alla sua amica che continuò per la sua strada mentre lei raggiunse il soldato.
"Ehi." Salutò, fermandosi davanti a lui dopo averlo raggiunto correndo. Brandon la squadrò, poco convinto.
"Ehi... nuova amica?"
"Cosa? Ehm... sì. Brandon, ascolta, ho bisogno di parlarti senza Flora, quando hai un po' di tempo per me?" Lui sospirò mentre rimetteva le chiavi in tasca, gettò un'occhiata al vialetto di casa e poi si rivolse alla ragazzina.
"Anche adesso. Su, vieni, facciamoci una passeggiata." Le disse con un cenno. S'incamminarono verso il boschetto delle fragole e Brandon quindi, gettandole uno sguardo, chiese: "Allora, che succede?"
"Ho combinato un casino ed ora ce l'hanno tutti con me."
"Per tutti intendi...?"
"... beh, intendo Lilia Scott, e Iris, e anche Erica, che in fondo sono amiche sue."
"Oh... quindi soltanto tre persone." Replicò Brandon, annuendo.
"Brandon, se devi ascoltarmi però devi farlo bene e seguire, okay? Se loro tre ce l'hanno con me allora tutta la scuola ce l'ha con me!"
"Va bene... e cos'avresti fatto per causare la loro collera?" Chiese il soldato, camminando al suo fianco. Miele però di rado incrociava il suo sguardo.
"C'è... c'è una persona che... beh, si chiama Thomas Moore."
"Okay." Disse lui, facendole cenno di continuare ma con aria seria.
"Beh, lui mi... un po' mi piace, ma piace anche a Lilia."
"E tu e Lilia siete amiche?"
"No. Cioè, sì... cioè, non è chiaro."
"E a Thomas chi piace?" Chiese Brandon, cercando di districarsi tra gli intrighi amorosi preadolescenziali di Linphea.
"Gli piaccio io, o almeno è quello che mi ha detto. E poi mi ha dato un bacio."
"Allora gli piaci sul serio." Affermò Brandon, solo allora lei lo guardò, stupita, e poi tornò a guardarsi i piedi mentre camminava.
"Sì, beh, Erica ci ha visti e ha detto tutto a Lilia ed ora lei mi odia e non mi dà pace. A scuola se la prende con me e poi ha messo delle voci in giro..." Sospirò, Brandon invece si accigliò ma cercò di non sembrarle duro.
"Che tipo di voci?"
"Dice che sono una traditrice, e poi dice a tutti che sono viziata perché sono la sorella di Flora, che a scuola mi credo chissà chi... ma non è così, Brandon, te lo assicuro!"
"Lo so che non è così. Ma dimmi: chi era quella tua amica?"
"Ariadne, una della amiche di Lilia."
"E perché eri con lei se questa Lilia si comporta da vera strega con te?"
"Perché sto provando a diventare amica di Lilia, sto cercando di piacerle."
"Oh... e Thomas?"
"Lui oggi pomeriggio dopo scuola l'ho evitato."
"Non credo gli abbia fatto piacere, che ne dici?
"Non lo so, mi sembra soltanto faticoso... Ariadne mi stava dando dei consigli su come piacere a Lilia..."
"Capisco... Miele, credi che ne valga la pena?"
"Io... credo di sì... non mi piace essere presa in giro."
"A nessuno piace, ma non mi pare bello cambiare per piacere a qualcuno, quanto più un qualcuno di così sgradevole, non credi? Non è tua amica o si sarebbe comportata diversamente, non avrebbe detto quelle cose su di te."
"Brandon, non è questo il punto. Il punto è se hai qualche consiglio su come fare a piacerle e come devo comportarmi con Thomas."
"Oh, beh, mi dispiace, ma non ne ho di consigli. E per Thomas... credo solo che non sia giusto evitarlo." Ci fu silenzio, a quanto pareva Miele non era soddisfatta da quella risposta. "Miele, se non vuoi dirlo a tuo padre posso parlare io con i genitori di questa Lilia."
"No!" Lo fermò subito lei. "Io e Lilia ora siamo amiche e non ce n'è bisogno! Ascolta..." Fu interrotta quando Ariadne la raggiunse.
"Ehm... buonasera, signore." Salutò la ragazzina, poi si rivolse a Miele. "Allora, andiamo? A Lilia non piace che si arrivi in ritardo."
"Oh... va bene." Assentì Miele. "Brandon, io vado..." Lui annuì, con aria un po' delusa, ma la lasciò andare. Lei seguì la sua amica, ma, dopo giusto qualche passo si fermò e tornò indietro per abbracciare il soldato. Lui fu sorpreso, ma poi la avvolse.
"Ti voglio bene." Le disse lui con un filo di voce.
"Anch'io." Replicò la piccola fata e poi lo lasciò andare raggiungendo la sua amica. Brandon scosse la testa, perplesso, e poi tornò indietro verso casa. Quella chiacchierata che aveva avuto con Miele gli fece pensare a quando, qualche settimana prima, era rimasto a parlare con Rodols aiutandolo nella serra.
"Aiutami con questo che è più pesante... ecco."
"Rodols, posso farti una domanda?" Aveva chiesto poi lui, perplesso.
"Sentiamo."
"Quando hai saputo che saresti diventato padre hai avuto paura?" Rodols aveva sorriso ed era andato a sedersi al tavolo da lavoro, Brandon l'aveva seguito.
"Beh, sapevo che Alyssa portava in grembo una keimerina, il che mi spaventava... quella piccola bambina aveva così tante responsabilità, ed ora voi aspettate l'Inverno, che non è cosa da meno, c'è la profezia..." Rodols gli aveva gettato un'occhiata come se avesse già saputo a cosa stesse pensando Brandon. "... ma tu non intendi questo."
"No, infatti... insomma, lo so che ci sono tanti pericoli, che è l'Inverno eccetera, ma io ho paura per me e per lui... cioè, non si tratta della magia, ho paura di non essere all'altezza."
"Hai ancora nove mesi."
"Sì, ma... e se non fossi in grado di capirlo? Se non capissi perché piange? E se diventato più grande avrà bisogno di me ed io non lo capissi? Se non fossi in grado di dargli un consiglio? Rodols, io... mio padre non l'ha fatto per me, e se io fossi come lui? Non voglio che mio figlio si senta solo o che soffra a causa mia." Aveva guardato Rodols in cerca di risposte e il suo sorriso tra la barba folta gli aveva assicurato che le possedeva.
"Non posso assicurarti che le farai tutte giuste, anzi, quelle sbagliate saranno sicuramente di più. Sapessi quante notti in bianco per capire se le bambine avessero fame, sonno, o chissà cos'altro! E non credere che l'abbiamo capito poi... il punto è, innanzitutto, che ne siete in due."
"Ma per la mamma è più facile, no?"
"Oh no, affatto, solo che loro sono più brave a fartelo credere. Hanno l'aria di chi ha tutto sotto controllo, ma sono spaesate quanto noi. Per il resto, la saggezza verrà col tempo e spesso sarà dettata dall'amore. I consigli migliori si danno quando il bene dell'altro sta davanti al nostro. Sbaglierai, certo che sbaglierai, e già dai tredici anni partiranno i primi 'tu non capisci niente!' 'Non t'importa di me o altrimenti mi lasceresti fare quella cosa e quest'altra...' e ho sentito che a qualche padre è stato persino detto "ti odio". Vedi, Brandon, non ho sempre capito le mie figlie, ma questa parola non l'hanno mai detta. Questo è il consiglio che ho per te: fa' sempre in modo che nella tua casa regni l'amore. Discuterete, certo, tu con Flora, e poi spesso dovrai sgridarlo, ma l'importante è che dopo si faccia la pace, che quando ci si siede a tavola lo si faccia con armonia. Dedicagli il tuo tempo. Sii il padre che avresti voluto avere, sii la guida che avresti voluto tu quando eri più giovane. I nostri errori servono a voi per essere migliori, e credo che tu avrai tanto da dare perché hai desiderato tanto." Brandon gli aveva sorriso.
"Grazie." Rodols gli aveva semplicemente fatto un cenno e poi l'aveva spinto a tornare a lavoro.
E Brandon pensava a quelle parole mentre tornava a casa e pensava anche a Miele. Era una ragazzina dal carattere forte ed era chiaro che volesse dimostrarlo, ma sperò di riuscire a comprendere il momento quando ci sarebbe stato bisogno di lui.
Quando rientrò aspettò che Flora fosse pronta per uscire e nel frattempo sedette sul divano dando pace a quella ferita che aveva ancora da sanarsi.
"Hai l'aria stanca, che succede?" Chiese la fata, fermandosi a guardarlo.
"No, niente, è che..." Prese un respiro. "Un'altra fata..." Flora si coprì la bocca con la mano.
"È terribile..." Si avvicinò a lui. "Brandon, ascolta, hai detto che su Eraklyon non ti fidi di nessuno, allora posso aiutarti io. Cerchiamo di venirne a capo..."
"Davvero?" Lui la guardò, stupito.
"Non sarà il mio campo, ma potrei stupirti." Replicò lei alzando le spalle. Lui le sorrise.
"Non ne dubito! Va bene, domani porto qui tutto e diamo un'occhiata insieme." Lei annuì. "Sarei davvero perso senza di te, lo sai?" Flora rise e gli diede un bacio.
Si diressero al palazzo reale, il che non fu tanto male dato che la primavera di Linphea era al suo massimo splendore. Il sole era ancora all'orizzonte e il pianeta era coloratissimo.
"Invece a te com'è andata?"
"Bene, piuttosto bene..."
"Ma..."
"... ma sono in pensiero per Miele." Confessò la giovane, lui le fece cenno di continuare. "Oggi ho visto come delle sue compagne se la prendevano con lei e sono intervenuta, ma a lei non ha fatto piacere."
"Voleva risolverlo da sé?"
"Immagino... ma quando l'ho vista io... sono partita in quarta, ecco, e credo che dal suo punto di vista l'abbia messa in imbarazzo. Ma non posso lasciare che la trattino così... la vedi, lei ha un carattere forte, ma lì fuori è tutto diverso."
"Ho parlato con lei prima." Confessò, Flora lo guardò ansiosa di ascoltare. "Vuole risolverlo da sé, e nei limiti credo che sia la cosa giusta. Non vuole parlarne neanche con vostro padre. Credo che voglia provare a sbrigarsela... ma sta' tranquilla, la conosciamo, può farcela." Lei strinse le labbra in un sorriso.
Quando arrivarono da Martha lei li accolse con il solito entusiasmo, anche se stavolta sembrava più che lo facesse per mascherare l'agitazione.
"Okay, prima di tutto, Flora, se mi permetti vorrei controllare che il bambino sta bene... sai, dopo quello che è successo..." Esordì la melissa, agitata e confusa quanto la sua torre. Daisy sedeva sul davanzale e osservava la scena.
"S-sì, certo..." Replicò Flora e gettò uno sguardo al soldato, che sembrava incerto quanto lei. La melissa posò le mani sulla pancia di Flora e queste si illuminarono di azzurro. Martha tenne gli occhi chiusi per qualche istante, Flora guardò Brandon e lui la rassicurò con un cenno.
"È tutto a posto!" Esclamò Martha lasciando andare Flora, prendendoli di sorpresa tanto che i due sobbalzarono.
"Per fortuna..." Disse Flora, tirando un sospiro di sollievo. Poi però notò l'espressione della sua amica e chiese: "Martha, tu stai bene?"
"Sì, certo!" Rispose lei con un gran sorriso, Flora andò a sedersi accanto a Brandon mentre la melissa andava su e giù. Il suo viso s'incupì. "Ma chi voglio prendere in giro? Non sto bene: sono nel panico più totale! Questa è stata la mia prima profezia. Vi rendete conto?! La prima! E di questa portata! E la Natura stessa è contraria a tutto questo! Come dovrei sentirmi?! Non so che fare!"
"Hai ragione, hai perfettamente ragione..." Le disse Flora, con un sospiro, comprensiva.
"Ma state tranquilli, ragazzi," Dichiarò poi la melissa. "Per quanto la Natura mi ordini diversamente, difenderò il vostro bambino! Io stessa ho profetizzato su di lui, non permetterò che gli facciano del male!" Flora le sorrise, anche se perplessa. Brandon invece replicò:
"Ehm... Martha, aspetta, vuoi dire che Vymarna ti ha chiesto di fare qualcosa al bambino?" La melissa, mettendo le mani avanti, si affrettò a rispondere:
"S-sì, ma sta' tranquillo, ve l'ho detto! Potete fidarvi di me, sto dalla vostra parte!" Brandon sospirò, contrariato, e disse:
"Sei davvero sicura che Flora non possa lasciare Linphea?"
"Ve l'ho spiegato: questo piccolino, che ora è grande quanto un limone piccolo piccolo, è uno spirito primordiale della Natura. Si sta formando, sta formando la sua magia, non potete allontanarlo per troppo tempo dal pianeta che gli appartiene. Non intendo che non puoi andare a trovare più Aisha, o Tecna, o le altre, ma stare troppo tempo lontana sarebbe pericoloso."
"Beh, Martha, allora hai qualche idea?" Chiese Flora. "Perché Vymarna mi ha lasciata andare e mi preoccupa più questo sinceramente... è come la quiete prima della tempesta."
"Avevo pensato anche a questo ed è per questa ragione che vi avevo chiesto di venire." Rispose la melissa, sedendo di fronte a loro. "Allora, potrei compiere un incantesimo che potrebbe coprire il bambino."
"In che senso?" Chiese Brandon, alzando un sopracciglio.
"Nel senso che la sua magia, già estremamente potente da quel che ho potuto sentire e sono così fiera di lui, potrebbe essere nascosta al pianeta, così Vymarna non potrà rintracciarlo."
"Ma potrebbe rintracciare me." Puntualizzò Flora.
"Copriremo anche la tua magia!" Replicò Martha con un sorriso. Flora sospirò, poi concesse:
"Beh... non mi sembra una cattiva idea... che ne dici?" Guardò Brandon, lui storse le labbra.
"Non potresti usare la tua magia... ma se è l'unica soluzione che abbiamo per sfuggire a Vymarna allora credo che vada bene." Martha sorrise entusiasta.
"Bene, allora...?" Le chiese Flora, ma la melissa a quel punto strinse le labbra con aria colpevole.
"Ecco, abbiamo solo un minuscolo problema: sei una keimerina e il vostro bambino è l'Inverno, coprirvi non è affatto facile e... ecco, l'incantesimo prevede un plenilunio..."
"... che sarà?" Chiese Brandon.
"Fra diciassette giorni..." Martha notò le loro espressioni e si affrettò ad aggiungere: "Lo so, lo so, ma state tranquilli, state tranquilli! Insomma, cosa potrebbe davvero capitare in soli diciassette giorni?!" Brandon e Flora si guardarono cercando di convincersi, mentre Martha rivolgeva loro uno sguardo quasi implorante.
Il giorno seguente, Brandon raggiunse il principe Sky nella sala del Consiglio e fu sorpreso di trovarlo a parlare con qualcuno che lui non conosceva. Si avvicinò subito e fece un cenno abbassando la testa per salutare Sky come si conveniva quando era con altre persone a palazzo.
"Vostra altezza. E...?"
"Adrian Carter." Si presentò il giovane. Brandon gli strinse la mano e lo squadrò: capelli cenere corti, occhi castani piccoli, non troppo alto ma piuttosto magro.
"Brandon Bravo." Adrian gli sorrise, poi Sky disse:
"Brandon, Adrian fa parte dei servizi segreti della Corona, ci siamo potuti incontrare qualche anno fa sulla Terra... ehm, Brandon è il capitano della guardia reale, nonché mio scudiero e braccio destro."
"Impressionante." Commentò Adrian.
"Bene, direi che possiamo passare alle faccende più serie." Dichiarò il principe. "È tutto nell'ufficio dell'armeria, vero?" Chiese a Brandon, che gli rivolse un'espressione perplessa. "Brandon, sta' tranquillo, possiamo fidarci di lui."
"Con tutto il rispetto, io..." Provò a dire Brandon, ma l'espressione di Sky gli fece capire che non accettava contraddizioni. "Per di qua." Concluse poi, rivolto ad Adrian.
Mentre Brandon tirava fuori i fascicoli rivolse un'occhiataccia a Sky, che però decise di ignorarlo e continuò ad ascoltare Adrian.
"Era moltissimo tempo che su Eraklyon non avvenisse un fatto simile. E la cosa peggiore è che noi non siamo stati avvertiti prima... non capisco cosa stia succedendo..."
"Dopo quello che è successo due anni fa ci sono molti disordini..." Spiegò Sky. "... che ne pensi?" Chiese, mentre il giovane dava un'occhiata a quei documenti.
"Beh, mi sembra davvero molto strano... Brandon, te ne stai occupando tu?" Il soldato lo guardò con sufficienza e rispose:
"Sì."
"E hai qualche ipotesi?" Brandon guardò Sky che gli fece cenno di rispondere, quindi, anche se controvoglia, replicò:
"Credo che dietro possa esserci Barrera. È in libertà già da un po' e per quello che è ho letto è così che si muove..." Adrian annuì, riflettendo, Brandon guardò di nuovo Sky che gli rivolse un'espressione da qual è adesso il problema? Facciamo a modo mio!
"Ecco il piano." Esordì Adrian, Brandon chiamò a sé tutte le sue forze per non mostrare il fastidio. "Sono tre fate, ognuno di noi studierà un caso. Dobbiamo venirne a capo e non si esce di qui fin quando non avremo trovato una soluzione. Un metodo diverso, una full-immersion. Per te va bene?" Chiese a Sky, il principe gli sorrise.
"Direi di sì. Mettiamoci a lavoro!"
A Brandon toccò l'ultima fata, quella della quale aveva incontrato la sorella. Si chiamava Itziar Lee, aveva ventotto anni e non aveva un Charmix, e se era per questo non aveva neanche frequentato un'accademia per fate. Era una fata dell'acqua, in particolare delle onde, e Brandon davvero non capiva il nesso con le altre due fate, l'una dei venti e l'altra delle sinfonie. Non capiva, e poi pensò bene di mandare un messaggio a Flora per sapere se fosse tutto a posto. Non capire e aspettare lo snervavano, e avere un dossier che non dava risposte e dover aspettare sedici giorni per un incantesimo lo stavano facendo impazzire. Lei non rispose subito, e Brandon lasciò il cellulare sul tavolo, in attesa che arrivasse una risposta. Dopo qualche minuto il telefono s'illuminò e lui lo controllò, tranquillizzandosi.
"Ti sei già annoiato?" Chiese Adrian, facendo un cenno verso il cellulare che Brandon teneva in mano.
"Sinceramente?" Poi guardò Sky, che scosse la testa, dunque il soldato ingoiò quello che stava per dire e continuò. "Avevo bisogno di sentire mia moglie, abbiamo delle questioni urgenti a casa ed ero soltanto preoccupato."
"Oh... spero sia tutto a posto." Replicò Adrian, Brandon strinse le labbra in un sorriso e annuì. Tornò a guardare il fascicolo così come gli altri due. Adrian sembrava prendere appunti mentre Sky mormorava qualcosa di inudibile.
Ma Brandon era una persona disordinata che aveva bisogno di lavorare in un ambiente disordinato, un tantinino più rumoroso del ticchettio di un orologio, alzarsi, camminare, parlare a se stesso e darsi torto, anche. Ma stare lì fermo, in silenzio, non lo portava a nulla. Quindi rimase a guardare quel dossier, che aveva già letto e riletto molte volte, e la sua mente prese a vagare.
Prima di tutto, quell'Adrian non gli piaceva. Oh, ecco, ora gli veniva in mente. Sulla Terra, anni prima, re Eredor l'aveva mandato per quella minaccia contro Sky. E si erano anche intravisti, sì, ora ricordava.
Non gli piaceva, cambiò filo di pensieri. Pensò all'incantesimo, al bambino, a Flora. E poi pensò a quello che lei gli aveva detto quella mattina a proposito di Riven. Come suo solito, Flora voleva far riconciliare tutti e aveva pensato ad una cena tutti insieme. Ma l'incantesimo tornò tra i suoi pensieri e i sedici giorni che li separavano da una sicurezza contro le minacce di Vymarna gli sembravano un'eternità. Flora era una fata potente e Vymarna la temeva troppo. Guardò quei documenti, pensò a come non avrebbe mai voluto che un cacciatore si avvicinasse alla sua fata. Poi guardò il suo dossier. Una fata delle onde...
"Barrera vuole le ragazze." Disse poi ad alta voce, Adrian e Sky alzarono gli occhi e lo guardarono.
"Come?" Chiese Sky. Brandon allora si alzò e prese a camminare su e giù.
"Abbiamo una fata dei venti, una delle onde e una delle sinfonie. Quindi, allontanando il nostro punto di vista abbiamo una fata della natura, una dell'acqua e una della musica. A chi pensi immediatamente?" Interrogò Sky, che, anche se preso alla sprovvista, rispose:
"A... Flora, Aisha e Musa."
"Esatto. E se fosse in questo modo che queste tre fate sono collegate? Se loro tre non avessero avuto nulla in comune se non avere la stessa magia di alcune delle sei fate più potenti della Dimensione Magica?" E sì, inserì anche Tecna nel conteggio.
"Brandon..." Borbottò Sky, del tutto spiazzato. Adrian invece lo guardò con un sorrisetto saccente.
"È un'ipotesi piuttosto avventata... insomma, queste tre fate non hanno nulla in comune se non che vengono dalla riva ovest di Eraklyon, non riesco davvero a collegarle con delle altre fate che, per carità, hanno tutto il mio rispetto, le ho conosciute e sono delle ragazze deliziose, ma..." Storse le labbra, Brandon alzò entrambe le sopracciglia davanti a quella conclusione tanto superba.
"E tu dopo aver passato mezza giornata in questa tua full-immersion a cosa saresti arrivato?" Adrian, con aria tranquilla, replicò:
"Credo sia un cacciatore di fate neanche tanto esperto e che le sue vittime siano scelte a caso, d'impeto... consiglierei di pattugliare le strade, soprattutto la riva ovest."
Brandon guardò Sky, che gli rivolse un'espressione dispiaciuta.
"Non credo che Adrian abbia tutti i torti. Anzi, Brandon, procedi con le disposizioni, abbiamo bisogno di persone fidate e preparate." Il soldato rimase in silenzio, stupito. "Hai capito?"
"Sì." Rispose, scuotendosi. "Vado subito." Fece un cenno e lasciò la stanza, ma qualche istante dopo Sky lo raggiunse.
"Ehi, aspetta."
"Che succede? Sei venuto a dirmi che è un'idiozia?" Domandò seccato.
"No." Rispose il principe con pazienza. "Sono venuto a dirti che ho notato che Adrian non ti piace, ma possiamo fidarci di lui. Mi ha salvato la vita."
"E questo gli fa onore, ma ciò non toglie che sono davvero sicuro di ciò che dico."
"Brandon," Sky gli mise una mano sulla spalla. "so che questa situazione con Flora ti sta stressando molto e lo capisco, davvero..."
"Non si tratta di stress, si tratta di..."
"... del fatto che sei preoccupato per lei e vedi pericoli ovunque. Capisco che tu voglia proteggerla, ma in questo caso... credo che le cose sono molto più semplici e ovvie di quello che crediamo."
"Sky..."
"... sai che mi fido di te. Ma stai vivendo una situazione delicata e in questo caso ho scelto di prendere una decisione diversa dalla tua. Avrei piacere di non continuare la discussione." Brandon prese un respiro per imporsi di non replicare e allora disse:
"Va bene, vado subito a dare le disposizioni."
Quel pomeriggio, Flora tornava a casa in compagnia di Riven. I due amici percorsero insieme i sentieri profumati di Linphea, mentre un venticello fresco li accarezzava.
"Sta' tranquilla, sono certo che la melissa sa quello che fa." Le disse Riven, dopo che lei gli ebbe raccontato il piano di Martha.
"Mi fido di lei, ma è più forte di me, capisci?" Sospirò. "Comunque, stavo pensando, che ne dici se domani sera invito tutti a casa?"
"Beh..." Riven non riuscì a formulare altro.
"Saranno tutti felicissimi di vederti! E ho intenzione di chiamare Musa. L'ultima volta ci ha dato buca, ma non mi costa nulla tentare ancora! Magari vederti sarebbe per lei... sarebbe bello, ecco. Che ne pensi?"
"Va bene... ma voglio precisare una cosa." Flora gli fece cenno di continuare. "Io sono sempre lo stesso, soltanto non più arrabbiato con la vita. Ma se non piacevo a qualcuno dubito che potrò piacergli ora." Flora lo guardò e gli sorrise.
"A me piaci." Lui scosse la testa, ridacchiando. "Perciò domani vieni da noi e ci divertiremo!" Il suo amico trovò impossibile contestare.
Quando rientrò, la keimerina chiuse la porta e tirò un sospiro di sollievo per quella giornata che era passata. Era a casa ora e sarebbe stata al sicuro. Non avrebbe voluto sentirsi tanto impaurita, ma quello che era successo nell'antro di Vymarna l'aveva scossa.
Si fermò davanti alla foto di lei e sua madre che teneva sulla credenza.
"Vorrei che tu fossi qui..." Sospirò, poi andò di fuori per dedicarsi alle piante nella sua serra, mentre canticchiava una vecchia canzone sperando di scacciare i brutti pensieri.
"Flora? Sei qui?"
"Sì, Miele, vieni!" Le rispose e sua sorella la raggiunse. Flora si fermò quando la vide.
"Ciao." Salutò timidamente la ragazzina.
"Ehi." Replicò Flora dolcemente e le sorrise. Sua sorella allora, a quel via libera, si avvicinò a lei e sedette sullo sgabello. Flora posò i guanti da lavoro sul tavolo e chiese:
"Va tutto bene?"
"Sono venuta a chiederti scusa per come mi sono comportata con te." Rispose la fatina, abbassando lo sguardo.
"Scuse accettate." Le assicurò sua sorella.
"Ti ringrazio." Poi rimase qualche istante in silenzio e aggiunse: "Potresti sollevare Lilia, Erica e Iris dalla loro punizione?" Flora la guardò sorpresa, ma anche piuttosto confusa.
"Non credo che lo farò."
"Ma, Flora..."
"Te l'hanno chiesto loro?"
"Te lo sto chiedendo io! E potresti farlo perché ora sono mie amiche!" Flora assunse un'espressione grave e replicò:
"Ehi, ehi, ehi, abbassa la voce. Miele, ascoltami bene, io non metto in punizione chi mi pare perché quel giorno mi sono svegliata nervosa. Sono un'insegnante e se vedo che delle mie alunne non si stanno comportando nel modo giusto agisco di conseguenza, che a te piaccia oppure no."
"Mi fai passare per la bambina viziata!"
"Quindi dovrei smettere di agire da responsabilmente perché al Collegio si sa che siamo sorelle?"
"Esatto!" Replicò Miele, agitata. Flora scosse la testa.
"Miele, non andiamo bene."
"Ma..."
"Prefersici che vada a casa degli Scott?"
"Oh, non lo faresti!"
"Certo che lo farei, e mi sono trattenuta perché credevo che a quelle ragazzine una punizione bastasse."
"Flora..."
"... la punizione rimane, e va' a dire alla tua amica Scott che se si azzarda ancora una volta a provare a manipolarti farò in modo che rimanga chiusa in casa fino al prossimo autunno!" Miele, accigliata, la guardò, stringendo le labbra e con le guance rosse.
"Non capisci niente!" Sbottò, e andò via furiosa.
"Miele!" Provò a chiamare sua sorella, ma la fata dell'aria non tornò sui suoi passi.
Flora sospirò, amareggiata, sebbene sapesse di aver fatto la cosa giusta.
"Ehi, che succede?" Chiese Brandon, andando verso casa, quando vide la ragazzina andar via a grandi passi, furiosa.
"Chiedilo alla dittatrice dal cuore di ghiaccio!" Esclamò Miele, senza neanche voltarsi.
Lui sospirò e si diresse quindi alla serra, dove Flora aveva ripreso a lavorare. "Ehi, dittatrice dal cuore di ghiaccio, cosa è successo ora?" Chiese. Lei si voltò sorpresa.
"E tu che ci fai qui? Non ho memoria dell'ultima volta che sei rientrato presto." Brandon andò a sedere sullo sgabello che poco prima aveva occupato Miele.
"A quanto pare Sky oggi non ha avuto problemi dato che con lui c'era Adrian Carter! Un tizio dei servizi segreti... quindi invece di torturarmi a chiedermi se stessi bene sono tornato a casa."
"E io ne sono felice. Ma sai che non mi è nuovo il nome Adrian Carter?" Rimase per un attimo a pensarci. "Ma sì, giusto! Sulla Terra, quando volevano rapire Sky! Beh, menomale, no? È una persona simpatica." Lui, infastidito, sbottò:
"Simpatica, dici? A me sembra più una spina nel fianco!"
"Non è che sei geloso?"
"Io?!"
"Già, tu, perché Sky gli dà tanta fiducia." Insinuò la fata, guardandolo sott'occhio. Lui alzò gli occhi al cielo.
"Non è così, ma comunque dovresti vederlo quel tizio... saccente e fastidioso..." Flora ridacchiò, poi provò:
"Magari potrebbe essere un buon aiuto."
"Non lo so, non riesco a fidarmi..." Borbottò il soldato.
"Beh, hai portato quei documenti? Che dici, diamo un'occhiata?" Chiese poi la fata, pronta a mettersi a lavoro. Brandon sembrò amareggiato.
"No, a quanto pare Adrian Carter ha risolto la questione: il cacciatore di fate agisce d'istinto e sarà meglio pattugliare le strade, magari lo troviamo! Ecco tutto!"
"E tu non sei per niente d'accordo..." Puntualizzò Flora, storcendo le labbra.
"Certo che no!"
"Cosa pensi?" Incrociò le braccia e lo guardò, ascoltandolo con attenzione. Brandon sospirò.
"Credo, anzi, sono certo che sia Barrera. Le tre fate sono una delle onde, una dei venti e una delle sinfonie."
"Okay..."
"Pensaci, Flora, che tipo di fate sono? La loro magia, intendo, di che tipo è?"
"Beh, sono una fata dell'acqua, una della natura e una della musica." Rispose lei, cercando di seguirlo. Lui la guardò in attesa. "Oh..." Flora aveva fatto i suoi collegamenti. "E cosa credi che...? Insomma..."
"Stiamo pensando la stessa cosa ora, ma non ci allarmiamo, non sappiamo se possa essere così. Eppure, io non riesco a credere alla faccenda dell'agire d'istinto. Flora, vi siete fatte conoscere nella Dimensione Magica, siete potenti, siete..." Sentirono il campanello. "Aspettiamo qualcuno?" Le chiese sorpreso.
"Sarà mio padre, vado io." Disse alzandosi. "Potresti chiudere qui? Credo finirò domani. Da' qua." Gli prese da mano la giubba che si era tolto per il calore, tornò dentro e la posò su una poltrona, mentre si diresse alla porta.
Quando la fata aprì, lo fece con la naturalezza di chi sapeva chi ci fosse dall'altra parte, ma si sbagliava.
"Oh... salve. Posso aiutarla?" Chiese con aria gentile.
"Forse." Rispose l'uomo di fronte a lei, dall'aria incredibilmente familiare. "Cerco Brandon Bravo, abita qui?"
"Ah... sì, certo, è mio marito. È fortunato perché è in casa e a quest'ora non lo è mai. Brandon!" Chiamò, poi si rivolse all'uomo. "E lei è?"
"Javier. Sono sicuro che a Brandon farà molto piacere vedermi. Posso?" Le fece un cenno per entrare, Flora sembrò incerta, ma lui senza aspettare conferma entrò. "Che bella casa!" Dichiarò con un sorriso.
"La... la ringrazio." Replicò lei facendogli strada, e fu allora che Brandon rientrò dal retro. "Ehi, c'è..." Disse Flora, spostandosi e lasciandogli vedere chi era entrato. Brandon rimase di sasso, Javier invece gli sorrise e gli andò incontro.
"Brandon!" Esclamò entusiasta, ma lui, col viso duro, lo frenò.
"Che diavolo ci fai qui? Non toccarmi, ti ho chiesto cosa ci fai qui."
"Io..." Rispose l'altro con naturalezza. "... sono venuto a trovarti. Da quanto è che non ci vediamo?
"Tanto, troppo, e ti chiederei neanche gentilmente di andartene immediatamente da casa mia."
"Brandon..." Provò a dire Flora, sentendolo troppo agitato, ancora non aveva capito chi fosse quell'uomo. La guardò e le fece capire di non continuare.
"Andiamo, non essere così duro!" Esclamò Javier, con aria leggera. "Sai, questa ragazza è davvero adorabile, dico sul serio, sarebbe bello fare due chiacchiere, non credi? Sono tuo padre e non sapevo neanche che ti eri sposato!" Flora si coprì la bocca con una mano, sconvolta, mentre Brandon lo guardò sprezzante.
"Fuori da casa mia." Ribadì, e lo prese per la manica.
"Aspetta, aspetta, aspetta!" Lo fermò Javier, sciogliendosi da quella presa. "Sono venuto per tuo fratello." Brandon gli rivolse un'occhiata con aria stanca, poi replicò:
"Non voglio ascoltarti. Vattene."
"Sei suo fratello maggiore e ti comporti così, come se la cosa non ti appartenesse?"
"Questa mi mancava..." Sbottò irritato. Prese un respiro e chiese: "Che cosa ha combinato stavolta?"
"Oh, beh, è questo il punto..." Borbottò Javier, andandosi a sedere sul divano. Flora e Brandon si guardarono, lui scosse la testa e raggiunse suo padre dicendo:
"Qualcuno ti ha dato il permesso?"
"Oh, andiamo, non essere sempre così pesante!" Brandon cercò di contenere la collera e sedette di fronte a lui sulla poltrona.
"Preparo un caffè..." Disse Flora. "... Le va bene un caffè?" Javier le sorrise.
"Proprio quello che mi ci vuole! Sei davvero adorabile!"
"Ehi!" Brandon schioccò le dita un paio di volte davanti a lui per farsi concedere di nuovo l'attenzione, con espressione grave, irritato dal sorrisetto di suo padre. Flora li lasciò, dopo aver gettato un'occhiata a Brandon. "Che succede con Logan?" Chiese il giovane quando furono soli.
"Pare che da un po' di tempo sia sparito dalla circolazione... io era parecchio che non lo vedevo, giro più per i pianeti... beh, quelli un po' più liberi, non da queste parti... ma ero su Cadilium quasi per sbaglio e ho sentito che ne parlavano. Capirai, mi sono preoccupato." Brandon lo ascoltò, poi, seccato, replicò:
"No, a dir la verità non è che capisco. Cos'è quest'improvviso istinto paterno?"
"Una cosa è non vedersi, l'altra è sapere che siete in pericolo." Rispose Javier con naturalezza.
"Dimmi la verità." Disse però Brandon, col viso duro, osservandolo.
"Io..." Cominciò a dire, ma nel farlo si diede un'occhiata intorno, aggiustandosi sul divano e alzandosi le maniche della camicia proprio come faceva Brandon quando era un po' a disagio. "... esercito?" Chiese poi, facendo un cenno alla giubba sulla poltrona vuota.
"Esatto." Rispose Brandon, freddo.
"Ma... sul serio oppure...?"
"Che intendi?" Chiese, infastidito.
"Intendo... sai quello che intendo. Ti ho visto sulla riva ovest, ma forse tu non mi hai riconosciuto. Fai qualche affare lì? Perché sei furbo, molto furbo allora!" E rise soddisfatto. Brandon lo guardò come ancora per capacitarsi che quella situazione stesse davvero accadendo.
"Già..." Prese un respiro. "... ascoltami..." Bussarono alla porta. Brandon sospirò e andò ad aprire. "Rodols..." Non fu proprio contento di vederlo: non voleva che conoscesse suo padre.
"Che succede? Sembra tu abbia visto un fantasma! Mi fai entrare o..." Scherzò l'uomo, ridendo alla propria battuta come al solito.
"N-no, hai ragione... entra, vieni." Lo lasciò entrare e chiuse la porta. Lo seguì verso il soggiorno, ma molto agitato, grattandosi la nuca. "Oh, salve." Salutò Rodols, Javier si alzò e gli porse la mano.
"Javier Bravo, molto piacere." Rodols gliela strinse, confuso al sentire quel cognome.
"Rodols Castillo, tutto mio."
In quel momento irruppe Flora, che aveva sentito la voce di suo padre.
"Papà, papà, vieni..." Gli disse, anche lei un po' nervosa, prendendogli la mano, ma Rodols rimase fermo.
"Tesoro, ma..."
"Andiamo in cucina, vieni..." Ma Javier li fermò con un sorriso.
"Quindi lei è il padre di..." La guardò, lei finì per lui.
"... Flora."
"Giusto. Io sono il padre di Brandon!" Disse soddisfatto.
"Padre è un parolone..." Borbottò Brandon, seccato. Rodols sorrise a Javier, sebbene un po' imbarazzato.
"Okay, abbiamo fatto le nostre presentazioni. Papà, seguimi in cucina."
"Va bene..." Rodols era confuso, e molto. Javier si sedette di nuovo e Brandon anche, mentre seguì Flora con lo sguardo e aspettò che lei e Rodols lasciassero la stanza.
Ma non poteva crederci. Il tempismo di quella pixie era pessimo come pochi altri al mondo.
"Flora!" Esclamò, apparendo in una nuvoletta di polvere dorata. "Daisy mi ha detto di Vymarna!" Volò alla pancia di Flora e ci si strinse, mentre molto, molto velocemente domandò: "Il bambino sta bene?! Tu stai bene?! Voi due state bene?! Sei una fata dell'Inverno, Flora, devi stare più attenta! Vymarna ce l'ha con voi? Oh, sono preoccupatissima!" Flora chiamò a sé tutta la sua pazienza, ultimamente più a dura prova a causa dei cambi ormonali, mentre Rodols, Javier e Brandon assistettero alla scena.
"Chatta, tesoro, va tutto bene." La raccolse dalla sua pancia e se la portò all'altezza del viso. "Vieni con me di là anche tu, forza." Fece per andare ma Javier la fermò.
"Sei incinta?" Fu Brandon però che rispose, secco:
"No."
"Ma la pixie..." Insisté Javier, ma Brandon lo frenò.
"È una pixie che dice un sacco di sciocchezze!" Chatta si sciolse dalla presa di Flora e volò da Brandon.
"Ehi, un po' di rispetto!" Si rivolse a Javier con un sorriso. "Chatta, pixie delle chiacchiere!" Javier la osservò in tutto il suo luccichio, con un sorrisetto.
"Javier Bravo, il padre di Brandon."
"Ma non mi dire! Ma davvero?! Ma sì, un po' vi somigliate!"
"L'ho sempre pensato." Dichiarò Javier, senza cambiare espressione, gettando un'occhiata a Brandon.
"Chatta, va' con Flora."
"Gne gne! Va bene..." Acconsentì, poi, prima di andare, si rivolse a Javier. "Sarai nonno, sei contento?"
"Chatta!" Tuonò Brandon, lei gli rivolse un'occhiataccia e volò da Flora, lasciando la stanza. Quando furono di nuovo soli, Brandon prese un respiro e disse:
"Dove eravamo? Ah, giusto, te ne stavi andando."
"Ehi, ehi, fermo, non così in fretta! Aspetti un figlio! Oh, non l'avrei immaginato al vederla, non si nota ancora." Brandon lo guardò, ancora allibito, scosse leggermente la testa.
"Papà, cos'è che vuoi veramente? Che posso fare per mandarti via? Vuoi del denaro, per caso?" Lui ridacchiò, mentre Brandon rimase serio.
"Te l'ho detto, sono qui per tuo fratello. Davvero non sai dove posso trovarlo? Mi pare strano."
"E perché?"
"Beh, perché siete fratelli, dovete rimanere uniti. Tu sei meno rumoroso di lui, ma almeno vi occupate delle stesse cose, sbaglio? Potete aiutarvi a vicenda."
"Invece sbagli, e di grosso. Senti, non so Logan dove sia, sono almeno due anni che non lo vedo, e comunque c'è un mandato di cattura su di lui dai templari di Roccaluce, si starà nascondendo da qualche parte." Javier alzò entrambe le sopracciglia. "Dev'essercene anche uno su di te e sicuramente almeno uno dalla Corona di Eraklyon, quindi ora esci immediatamente da casa mia se non vuoi che ti arresti." Javier gli sorrise.
"Oh... quindi è vera tutta la faccenda... capisco."
Nel frattempo, nella stanza accanto, Chatta svolazzava impaziente, mentre Rodols, seduto, gettò un'occhiata a sua figlia che borbottava nervosa.
"Tesoro, perdonami," Disse Rodols. "non vorrei essere indelicato, ma io credevo che il padre di Brandon fosse... insomma, che non ci fosse più. Non lo menziona in nessun modo, e se l'ha fatto qualche volta è stato sommariamente, credevo fosse morto quando lui era piccolo."
"Tranquillo, papà... il fatto è che non si vedono da un sacco di tempo... la miglior cosa è lasciarli parlare da soli." Poi guardò Chatta. "E tu, fatina, un po' più di attenzione. Eravamo d'accordo che la gravidanza fosse un segreto, almeno per ora."
"Andiamo, Flora, è il papà di Brandon, è famiglia, deve saperlo, no? In fondo non ho fatto proprio un guaio."
"Già, famiglia..." Disse Flora con un sospiro, poco convinta. Poi notò che suo padre aveva posato lo sguardo sulla foto di Alyssa e non si era neanche accorto che lei lo stesse guardando. Sospirò amareggiata.
"Non capisco perché tu sia ancora qui." Gli disse Brandon, mentre Javier si guardava intorno. "Te l'ho detto, di Logan non so niente, ma sono certo che sta bene, lui cade sempre in piedi."
"Oh, quella è una nostra caratteristica." Commentò l'uomo.
"Perché lo cerchi? Avete qualche faccenda da sbrigare insieme? Anzi, no, non voglio saperlo." Disse poi con un sospiro stanco. Ma la sua attenzione fu subito catturata di nuovo quando suo padre chiese:
"Di quanto è?"
"Non ti riguarda."
"Saranno un dieci, dodici settimane? Vestita così si capisce poco."
"Ma che intenzioni hai?" Chiese poi Brandon, guardandolo negli occhi. Suo padre gli sorrise.
"Sai, questa preoccupazione per Logan mi ha aperto gli occhi... oh, non guardarmi così, lo giuro! Mi sono reso conto che è da troppo che non vedo i miei ragazzi, che non faccio parte delle loro vite, insomma, tra sei mesi nascerà il mio nipotino, non voglio certo perdermelo!" Brandon continuò a guardarlo come se fosse una specie di animale fatato mai visto prima. "Sai cosa, mi fermo a cena!" Brandon si alzò di scatto.
"Non costringermi ad usare le mani ed esci fuori da casa mia!" Esclamò con rabbia. Javier si alzò, alzando le mani.
"Va bene, va bene, calma. Posso chiederti un'ultima cosa?"
"Sentiamo."
"È da Tìr na nÓg che non lo vedi?" Brandon sembrò sorpreso. "Beh, devo pur iniziare da qualche parte per cercare mio figlio, no?"
"Io... sì, è da Tìr na nÓg." Rispose Brandon, scosso.
"Eri anche tu lì? Il cielo sembrava cadere addosso... eravate lì, tutti?" Fece cenno verso la porta chiusa della cucina.
"Sì, sì, eravamo lì tutti..." Replicò Brandon, incalzandolo ad andare alla porta. "... Ora," Disse, quando ebbe messo suo padre fuori alla porta. "ascoltami bene perché non ho intenzione di ripetermi: vattene di qui e non farti più vedere. Non voglio vederti, incontrarti, incrociarti in alcun modo, e sta' lontano dalla mia famiglia. Oggi hai già fatto troppo. E se solo ti azzardi a tornare non sarò gentile come lo sono stato stavolta." Javier sorrise accennatamente e replicò:
"Te lo prometto, figliolo, croce sul cuore." Andò via con la stessa aria tranquilla con cui era arrivato e Brandon sbatté la porta, ma rimase per un attimo fermo, con una mano poggiata al muro per sostenersi. Alzò lo sguardo quando vide la porta della cucina aprirsi. Rodols si diresse subito alla porta.
"Io vado, Miele tra un po' rientrerà..." Brandon si voltò verso di lui.
"Rodols, mi dispiace, io non volevo... cioè..."
"... ci vediamo domani." Concluse Rodols, che gli rivolse il suo solito sorriso tra la barba che diceva che era tutto a posto.
Flora guardò Chatta, in attesa. Ma la pixie scrollò le spalle.
"Cosa?"
"Torna al villaggio, tesoro."
"Ma sono appena arrivata!"
"Chatta..." Flora la pregò con lo sguardo. La pixie alzò gli occhi al cielo e sparì in una nuvoletta dorata. Furono finalmente soli e Flora andò da lui e lo abbracciò.
"Va tutto bene." Gli disse lei all'orecchio, stringendolo ancora.
"Io lo odio, Flora, lo odio con tutto me stesso." La giovane lo lasciò ma gli tenne il viso fra le mani.
"Non lasciarti consumare, hai capito? Non lo meritano."
"Lo so..." Replicò lui, asciugandosi in fretta le lacrime. "Flora?" Lei annuì. "Ti amo e ho bisogno di te."
"E io non vado da nessuna parte." Replicò lei, accennando un sorriso. Lui le spostò una ciocca di capelli dal viso e la baciò, stringendola a sé.
Avevano deciso di non lasciarsi ed erano rimasti stretti l'uno all'altra. Le notti primaverili di Linphea avevano quella caratteristica di essere meravigliose. Le stelle si avvicinavano, erano più brillanti. Le fronde degli alberi frusciavano, i primi insetti iniziavano a cantare.
"La cosa che mi fa più rabbia è che io volevo soltanto qualcosa di normale." Disse Brandon, mentre lei riposava la testa sul suo petto. "L'hai sentito, no? Sono 'pesante'... perché gli chiedevo di restare? Perché gli chiedevo di trovarsi un lavoro normale e non far piangere mia madre? Logan è come lui, tale e quale a lui, e devono starmi lontano." Sospirò. "Vorrei soltanto non pensarci più."
"Non lo vedevi da più di dieci anni, è normale che tu sia scosso."
"Mi passerà presto." Dichiarò lui, tenendola più stretta.
Ehilà!! Miei adoratissimi! Rieccoci con un nuovo capitolo che non voglio commentare troppo dato che gli avvenimenti sono tanti e non la finirei hahah!
Dunque, abbiamo un modo per proteggere il bambino, ma bisogna aspettare, mentre il cacciatore di fate continua a seminare terrore.
Nel frattempo, incontriamo Adrian Carter e Javier Bravo... che ne pensate di questi due nuovi personaggi?
Tecna ha accolto questa boccata d'aria fresca, mentre Riven si è finalmente deciso ad incontrare i suoi amici...
Tutto bolle in pentola per un qualcosa di davvero esplosivo!
Io nel frattempo vi mando un bacio e vi ringrazio infinitamente per il vostro tempo, i voti, la lettura e i commenti, nonché i messaggi!
Siete parte del mio cuore!!❤❤❤🍁🍁🍁
xoxo Florafairy7
Ps. Adrian Carter appare davvero nella storia delle Winx, ma nei fumetti. Vi lascio il link:
https://winx.fandom.com/wiki/Adrian
❤
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