Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

Capitolo 29

DEI CONTRO GIGANTI

Credere che la natura stesse collassando prima del risveglio di Jotun era stato davvero minimizzante da parte loro. Il padre dei giganti aveva ruggito, il cielo era stato squarciato da un tuono e la terra aveva tremato. Musa sorrise, Riven invece era preoccupato tanto quanto i suoi amici.

"Beh, direi che siamo arrivati alla fine!" Esclamò la fata della musica, la sua espressione era illeggibile: non era chiaro cosa stesse davvero succedendo nella mente di Musa.

"Com'è possibile? Come avete fatto?!" Chiese Brandon, accigliato, ricordando molto bene cosa sarebbe stato necessario per sigillare quel legame.

"Cos'è, Brandon, credevi di essere così indispensabile? Guarda che non ne esci vivo comunque, sta' tranquillo." Rispose Musa, ma il suo sorriso si spense quando Riven la prese per il braccio avvicinandola a lui e dicendole:

"Musa, ora basta, sei ancora in tempo per fermarti. Dopo questo non si torna indietro." Glielo disse guardandola negli occhi, e in quel momento poté vedere il dubbio attraversare quel blu profondo. Per un singolo istante, gli parve di rivedere la sua Musa, per un secondo lei lasciò cadere quella maschera. Poi però, lei si guardò il braccio che Riven le teneva e il suo sguardo cadde sul marchio che aveva sull'avambraccio: ormai aveva giurato. Alzò di nuovo lo sguardo verso di lui e Riven notò il cambiamento nei suoi occhi. "Musa..."

"Una serie di eventi mi ha portata a te, Riven, e tu mi hai portato verso una nuova serie di eventi che poi mi ha portato qui." Replicò lei, seria. "Se vado a fondo, tu vieni a fondo con me." Concluse poi. Schioccò le dita ed entrambi furono avvolti da una nube viola e scomparvero, sotto lo sguardo incredulo degli altri. Brandon istintivamente corse verso di loro ma ormai erano andati, sbuffò insofferente e guardò i suoi amici.

"Beh, grandioso! Come diavolo hanno fatto a svegliare Jotun?! Non avevano bisogno di una cosa potentissima tipo una vita umana?!" Esclamò, le ragazze si guardarono tra loro, capendo, dispiaciute. Brandon posò lo sguardo su Flora in cerca di spiegazioni.

"Le hanno preso le ali. Hanno usato le ali di Musa." Disse la keimerina, Brandon alzò entrambe le sopracciglia, sorpreso.

"Oh..."

"Okay, ma ora dobbiamo sbrigarci." Dichiarò Nikolai risoluto. "Svegliate il bach, mi dispiace per lui ma c'è da combattere. Ora dobbiamo andare da Vymarna, se Jotun ha preso il legame che avevi con Lei," aggiunse rivolgendosi a Brandon, "allora siamo in guai seri. Più di quanto non credevate, s'intende. Se il caos prende il sopravvento su di Lei, Vymarna potrebbe morire." Posò lo sguardo su Flora. "Che intenzioni hai?" Lei lo guardò negli occhi, certo che si fidava di lui. Una fitta dolorosa al basso ventre arrivò all'improvviso, ma lei fece ricorso a tutte le sue forze per non darlo a vedere. Guardò Brandon, lui scosse la testa.

"Nikolai, non posso rischiare tanto." Dichiarò lei, il dio sospirò alzando gli occhi al cielo.

"Ehm, mi scusi, signor dio dell'Inverno." Disse Stella intromettendosi, schiarendosi la voce. Nikolai, sorpreso, le rivolse l'attenzione. "Non abbiamo bisogno di quel tipo di magia. Ci ha viste? Lei era da qualche parte nel mondo degli spiriti e forse non lo sa, ma noi," Indicò lei e le sue amiche. "oh, noi abbiamo combattuto e vinto, e sottolineo vinto, i peggiori nemici della Dimensione Magica. Possiamo farcela, e poi ora Flora fa quella cosa strana con gli occhi d'argento."

Nikolai accennò un sorriso, stupito e forse un po' affascinato dal modo di fare della principessa. Guardò Flora, poi si rivolse di nuovo alla bionda.
"Siete così giovani..."

"Nikolai?" Lui rivolse lo sguardo a Flora. "Non siamo da soli. Una parte di Linphea sta con Jotun, ma l'altra sta con noi."
Lui accennò un sorriso e sentì dentro la malinconia: gli sarebbe mancata quella fata.

-

Su Andros, invece, la situazione non era migliore. Aisha e Nex si erano parlati molto poco dopo la discussione che avevano avuto e nessuno dei due sembrava avere intenzione di cambiare opinione. La principessa aveva provato in vari momenti a vedere suo padre, ma non le era stato concesso. Sua madre, invece, stava già organizzando l'incoronazione che si sarebbe tenuta proprio quella sera. Aisha era da sola accanto alla finestra, osservando l'oceano che si agitava e si gonfiava, chiedendosi quale fosse davvero il suo posto, se fosse davvero quella la vita che voleva, dove suo marito per lei aveva fatto delle rinunce, dove lei stava abbandonando i suoi amici. Ma non era la sola a farsi quelle domande: Nex aveva affiancato Niobe e poi, quando la sua presenza non era stata più necessaria, era andato via, non prima che la regina gli intimasse: "Per favore, prova a farla ragionare. Tu sei l'unico che ci riesce."
Nex aveva raggiunto la spiaggia, il posto di Andros che preferiva, che lo faceva sentire libero. Il posto in cui prima che le cose si complicassero era il preferito anche di Aisha, dove passeggiavano insieme, si divertivano. Il giovane si sedette sulla sabbia tenendo lo sguardo sull'orizzonte, noncurante del forte vento. Era assorto nei suoi pensieri quando fu distolto dalla voce acuta:

"Nex!"
Si voltò e poté vedere Miele a pochi passi da lui. Le fece un cenno con la testa.

"Ehi, Miele, cosa ci fai qui fuori con questo tempo?"

"Potrei farti la stessa domanda." Dichiarò la ragazzina sedendosi accanto a lui, sorprendendolo. Sospirò, ma Nex non disse nulla, e quando lei sospirò ancora lui capì che doveva chiedere.

"Che succede?"

"Oh, che succede! E me lo chiedi?! Tutto va male!" Esclamò la giovane fata sbuffando, lui alzò un sopracciglio: Miele gli ricordava tanto Chatta, e allora capì molto del bonding tra Flora e la sua pixie. Si voltò verso di lui spostandosi i capelli dal viso, che il vento le faceva andare davanti agli occhi. "Papà fa finta di niente, ma è chiaro che è preoccupato. Guarda qui, Nex! Guarda!" Indicò la spiaggia, intendendo la mareggiata. "Sta succedendo qualcosa di brutto su Linphea!"

"Miele, sta' tranquilla, tua sorella se la sta cavando." Cercò di tranquillizzarla lui, ma lei era angosciata.

"Come fai a dirlo?! E se non sappiamo niente perché ormai hanno perso?! E se...?!" Si fermò, abbassando lo sguardo acquoso. In quel momento, Nex si sentì in colpa. E si sentì così lontano da ciò che era, così lontano da Aisha.

"Posso dirlo perché oggi stesso Aisha ed io li raggiungeremo. Puoi stare tranquilla, presto tornerete a casa." Dichiarò il giovane, serio. Miele lo guardò, sorpresa, e senza dire altro Nex corse verso il castello.

-

"Musa! Musa, aspetta, devi fermarti! Aspetta!" Cercò di fermarla Riven mentre lei si faceva strada nel bosco che era in preda della tempesta. La fata finalmente si fermò e lo guardò.

"Santo cielo, Riven, adesso cosa?! Sei davvero diventato tanto rammollito?! Jotun si è svegliato, sta per iniziare una battaglia epica ed io non me la perderò." Disse lei, determinata.

Riven, serio, annuì. "No, non ce la perderemo, la combatteremo insieme." Replicò lui, la fata sembrò stranita, si accigliò. "Ascoltami, non devi essere impulsiva o perderai tutto."

"E tu cosa consiglieresti?" Chiese lei, scettica. Riven però era molto serio, la guardava negli occhi. La fata non riuscì a sostenere quello sguardo e lo abbassò, ma lui le alzò il mento con un dito per costringerla a guardarlo.

"Consiglio di vendicarci di Javier."

"E aiutare loro?"

"No, dopo esserci occupati di Javier uccideremo Brandon. È così che abbiamo deciso, giusto?" Tenne lo sguardo su quegli occhi blu come la notte, che per un impercettibile istante vide vacillare, ma poi lei accigliata chiese ancora:

"Improvvisamente ora stai dalla mia parte? Fino ad un secondo fa volevi convincermi a fare la paladina e ora mi dici che uccideremo Brandon?"

"Sì, perché come hai detto se affondiamo lo faremo insieme. Musa, a me non importa di nessun altro se non di te, e tu hai ragione: ti hanno fatto soffrire e non possono passarla liscia."

"Ma..." Provò a dire lei, incerta, ma Riven senza tremori la interruppe dicendo:

"Io ti amo ancora."

Musa non si mosse, restò a guardarlo mentre la sua mente era preda impotente della confusione, mentre quella magia nera che la attraversava era come un mostro estraneo che aveva occupato il suo corpo e ne aveva preso possesso, ma gli occhi di Riven di fronte a lei fecero tremare quel vuoto che aveva dentro. Lui la tirò a sé prendendole il viso fra le mani e la baciò appassionatamente. Le sensazioni che provarono furono uno shock per entrambi, ma c'era troppo in gioco, troppo.

-

Erano alle soglie del bosco, poco distante c'era l'antro di Vymarna ormai devastato, mentre la natura a quel punto era diventata indomabile. Gli alberi sembravano sul punto di sradicarsi, in cielo le nubi pesanti vorticavano minacciosamente e il vento freddo sferzava loro il viso. Sapevano che Jotun si stava avvicinando a Vymarna, e sapevano che era lì che avrebbero dovuto combattere. Ma prima c'era bisogno di chiedere aiuto. Dolorante, Helia era stato costretto a mettersi in fretta in sesto, rivolse lo sguardo a Flora dando l'impressione di non ricordare cosa le avesse detto, ma non era così. La parte della natura che era dal lato dei giganti era pronta, ora toccava a loro. La melissa aveva il corno tra le mani, gli altri vi posarono sopra lo sguardo pieni di stupore. Brandon e Flora si guardarono, come per darsi coraggio in silenzio. Bloom e Stella presero le mani della loro amica, sapevano di essere arrivate alla resa dei conti. Martha prese un respiro, i suoi lunghi capelli biondi ondeggiavano violentemente insieme al vento, il corno d'avorio fra le sue mani sembrava troppo leggero, sul punto di cadere e frantumarsi. Martha guardò i suoi amici, e in quel momento diede peso a quell'appellativo, poi posò lo sguardo su Helia. Il bach annuì e strinse le labbra: nessuno sapeva infondere coraggio nei momenti critici come lui. Allora lei avvicinò il corno alle labbra, inspirò gonfiando il petto, e suonò. Linphea fu pervasa da quel suono, una scia magica di colore verde fu emanata in un cerchio concentrico a partire da Martha allargandosi per tutto il pianeta. Nikolai sorrise, esaltato. Martha abbassò il corno, guardò gli altri in attesa. Loro si guardarono intorno, sembrava non accadere nulla e quegli sguardi di attesa divennero di preoccupazione. Flora sentì un'altra fitta al basso ventre, questa volta un po' più dolorosa e non riuscì a mascherarlo, ma fu fortunata perché in quell'istante tutti si voltarono dal lato opposto: era come un intero popolo, ma meglio: era un esercito. In prima fila c'erano i nani, armati fino ai denti, dietro di loro, in occasione straordinaria, gli elfi, e con loro i centauri; le driadi, naiadi e ariae camminavano accanto a loro, Flora sorrise quando vide sua madre. Uscirono dal bosco, arrivando alle sue soglie e fermandosi davanti ai giovani che mai avrebbero pensato di combattere una guerra tanto epica. Nikolai si fece spazio e si fermò davanti a quella folla ordinata.

"Mio adorato popolo!" Esclamò con un sorriso allargando le braccia, nessuno reagì, Alyssa scosse la testa portandosi una mano davanti al viso. "So che non vi aspettavate di rivedermi, è passato così tanto tempo e molti di voi non erano nati quando io..."

"... il mio popolo c'era, Nikolai." Lo interruppe un centauro, fece un passo avanti, il sorriso di Nikolai si spense. Il dio strinse i denti, in difficoltà, e accennò un sorriso di cortesia.

"Flavian, amico mio! Quanto tempo! Io..."

"Siamo stati chiamati dal Corno." Dichiarò il centauro, con aria severa e solenne, a nome di tutti. Sembrava che tutti nutrissero un profondo rispetto per lui, tutti lo osservavano mentre parlava. Il suo manto era nero e lucido, la sua pelle scura e i suoi lunghi capelli neri erano raccolti in trecce. "Sappiamo che Linphea è in pericolo, ma non possiamo combattere al tuo fianco e lo sai."

Nikolai assottigliò gli occhi, non gradendo quell'affronto.
"Non... dovete combattere al mio fianco. Guardatevi intorno! Jotun distruggerà Linphea, ucciderà Vymarna! È questo che volete?!"

"Beh, è anche colpa tua se sta accadendo questo, o vuoi negarlo?"

Nikolai a quel punto era furioso, posò lo sguardo sull'elfa che aveva pronunciato quelle parole. La sua pelle candida era quasi luminosa, i suoi capelli erano di un biondo molto chiaro e corti fino alle orecchie, che ovviamente erano a punta.

"Ora vogliamo tirare in ballo certe cose?!" Esclamò il dio, ma al suo fianco accorse Flora, che lo fermò.

"Nikolai, Nikolai, Nikolai, ora non è il momento." Lui la guardò male. "Lo sai anche tu, abbiamo bisogno di loro." Gli intimò, poi si rivolse a quella marea di creature. Sua madre posò lo sguardo su di lei e provò un intenso dolore nel vederla tanto provata, stanca, con gli occhi tristi e pieni di dolore. "Ascoltatemi," Disse la keimerina, prendendo coraggio ma con la voce tremante, Brandon si avvicinò restando qualche passo dietro di lei, tenne lo sguardo su di lei. "io lo so che l'Inverno vi spaventa, e avete le vostre ragioni..." Si alzò un mormorio, ma lei insisté: "... ma ora non è il momento per i vecchi rancori. Jotun sta per distruggere tutto e dobbiamo stare uniti, nonostante le nostre differenze!"

"Se non fosse per l'Inverno i giganti non si sarebbero svegliati!" Esclamò una driade, Flora strinse le labbra e incassò.

"Il punto è: vogliamo davvero discutere su di chi sia la colpa, e avrei un bel discorso preparato su come Vymarna abbia la sua buona parte di responsabilità in questa storia, oppure vogliamo combattere insieme per salvare Linphea?" Qualcuno si guardò, incerto. "Questa è la nostra casa, e non guardatemi così, è anche la mia casa! E come voi amo la brezza di primavera che arriva a marzo, e amo come il sole caldo si cala dietro le montagne alla fine dell'estate, e amo la Città degli Alberi, e il boschetto delle fragole, e amo le coccinelle giganti che si mettono gentilmente al nostro servizio e i magilupi che ci proteggono! Perché Linphea si prende cura di noi e noi ci prendiamo cura di Linphea!" Flora era stanca, molto stanca, e mentre aveva parlato un'altra fitta aveva rischiato di spezzarle la voce. Guardò quelle creature negli occhi, alcune di loro sembravano condividere il suo punto di vista. "Vogliamo davvero perdere tempo a litigare e lasciare che i giganti distruggano tutto? Jotun ha preso parte della natura! Vogliamo davvero lasciare che la controlli e che prenda il sopravvento?"

"Non possiamo fidarci di voi." Dichiarò la stessa elfa che aveva parlato prima.

"Non vi sto chiedendo di fidarvi di noi." Replicò Flora, quasi implorante. "Vi sto chiedendo di salvare Linphea."

A quel punto si alzò un mormorio, qualcuno annuiva, qualcuno alzava un po' la voce, Flora si voltò per guardare Brandon, lui accennò un sorriso, fiero di lei.

"E va bene." Disse Flavian, portavoce delle creature della natura, con il suo tono grave. "Lo faremo, combatteremo al fianco dell'Inverno, lo faremo per Linphea." Smosse il terreno di poco con lo zoccolo, fece un cenno con la testa. "Guidaci, madre dell'Inverno." Un tuono squarciò il cielo, qualcuno sussultò, ma i centauri per certo non si mossero.

"Grazie." Disse Flora, piena di riconoscenza sincera. Si schiarì la voce, poi però fece un passo indietro e disse: "Ma credo che questo sia il compito del padre dell'Inverno." Lui la guardò, poi fece un passo avanti e sguainò la spada, assumendo la sua aria autoritaria. Ora era lei che lo osservava fiera.

"Creature di Linphea, è un onore avervi al nostro fianco. Jotun è a pochi passi dalla Natura e noi dovremo proteggerla! Noi difenderemo la Madre Terra e lo faremo con coraggio e con onore perché non ne va soltanto di questo pianeta ma dell'intera Dimensione Magica. Quello che state facendo oggi sarà ricordato e raccontato, perché la Natura sarà salva grazie a voi e il caos messo a tacere!" Esclamò Brandon, le creature della natura alzarono le armi e gridarono esultanti. "Le driadi, le naiadi e le ariae saranno alle radici di Vymarna: voi dovrete impedire ad ogni costo che Jotun o qualunque altra creatura oscura le si avvicini! I nani con Timmy, con la melissa e con il bach," li indicò, il capomastro Hilvegg Tabbodd fece loro un cenno e loro lo ricambiarono. "e dovrete fermare le creature di cui Jotun ha preso possesso e che cercheranno di sostenere Ymir. Martha..." Le fece un cenno indicando il pugnale: sarebbe toccato a lei. "Gli elfi e i centauri con me, dovremo fermare le creature di Jotun e permettere alle fate di affondare quel pugnale nel suo petto. Logan, anche tu con me. La vittoria è nelle nostre mani! Per Linphea!" E un coro di voci agguerrite seguì: "Per Linphea!" Brandon trattenne un sorriso, sentì l'adrenalina scorrergli dentro. "E per nostro figlio." Intimò a Flora, lei sorrise. "Ce la faremo." Gli disse. Si voltarono di nuovo verso la folla e videro una mano alzata, Brandon sorrise divertito, un po' perplesso.

"Sì, Alyssa?"

"Oh, niente, volevo dirti che sei davvero un bravo comandante, sono certa che tua madre sarebbe orgogliosa di te. Io lo sono." Disse la driade, con un sorriso dolce. Brandon prese un respiro, sentendo dentro la malinconia, e le fece un cenno con dolcezza.

-

Aisha si stava preparando, le sue ancelle erano tutte intorno a lei sistemandole trucco e capelli, ma la principessa aveva la testa da un'altra parte. Si osservava nello specchio interrogandosi. Tutto le sembrava confuso, le risultava difficile avere una risposta certa. Aisha aveva paura. La discussione che aveva avuto con Nex l'aveva turbata. In quegli anni aveva provato a trasmettergli quello che il suo regno significava per lei, temendo a volte di non riuscirci, ma ora che Nex aveva come priorità il regno lei non sapeva più se era la sua priorità. Suo padre stava morendo e invece di andare da lui si preparava per diventare regina. E invece di sostenere le sue amiche, che erano famiglia per lei, lei ripeteva il discorso che avrebbe dovuto pronunciare di lì a poco. Cosa avrebbe pensato Rodols vedendola dal maxischermo davanti al palazzo mentre giurava al suo regno di non abbandonarlo in nessun momento, mentre ora stava abbandonando le sue amiche. Aisha si sentiva il corpo pesante e il tempo le sembrava diluito, come se il palazzo reale fosse diventata una realtà diversa e lontana dal resto. Stava calando la sera, le sistemavano gli ultimi dettagli, poi la sua governante, guardandola con orgoglio e con un sorriso, dichiarò:

"Siete meravigliosa, vostra maestà. Su, venite, sono tutti pronti."
Aisha, con un nodo in gola, annuì. Il suo vestito era verde tiffany, con un corpetto e le maniche a sbuffo, la gonna ampia. I suoi capelli erano raccolti, mentre qualche ricciolo era lasciato cadere. Indossava il suo diadema di diamanti preziosi. Si alzò, fece una riverenza, e uscì seguita dal corteo verso la sala del trono. Quella era la sua casa, ma camminare lungo quei corridoi silenziosi, ormai illuminati dalla luce artificiale, era come andare al patibolo. Si preparava da tutta la vita, ma Aisha non era pronta per essere regina. O almeno questo era ciò che credeva, in realtà Aisha non era pronta a non essere più figlia e si sentiva come se più che la morte, era quell'incoronazione che ormai le portava via suo padre. Arrivò davanti alla grande porta dove due guardie facevano da sentinelle, fecero un inchino e aprirono la porta per lei. Quando le porte furono aperte, tutti i membri del consiglio e della famiglia reale, seduti sui lati della grande sala, si alzarono. Aisha fece un passo avanti, lì Nex, vestito della sua uniforme militare, la attendeva. Quando la vide non poté fare a meno di accennare un sorriso per quanto fosse bella, ma quando incrociò i suoi occhi pieni di tristezza il suo sorriso si spense. Le porse il braccio e lei lo prese, quindi insieme percorsero la navata con alle spalle il corteo reale composto dalle dame di compagnia e dai principali membri del consiglio. Davanti ai due troni, ad attenderli, c'era la regina Niobe, composta e rigida, ma con aria serena, e accanto a lei il capitano della Guardia Reale. Aisha e Nex camminavano in sincronia, mentre l'unico suono che si sentiva era quello delle onde che si infrangevano contro la scogliera, un suono tanto forte a causa della violenza della tempesta che imperversava di fuori. Passo dopo passo, Aisha e Nex avanzavano verso la loro nuova vita da sovrani, ma Nex le sussurrò:

"Aisha, dobbiamo parlare."

"Adesso?" Chiese lei, retorica.

"Sì, perché prima che compiamo questo passo ho bisogno di sapere che siamo ancora ciò che eravamo una volta."

"Cosa intendi?" Chiese lei, voltandosi verso di lui istintivamente, ma poi si ricordò dell'etichetta e guardò di nuovo di fronte a lei, composta.

"Intendo che ho bisogno di sapere se sei sicura di diventare regina, ma anche che non appena questa cerimonia sarà finita andremo insieme su Linphea." Lei ancora lo guardò, non poteva farne a meno. Nex si voltò verso di lei, si guardarono negli occhi e si sorrisero. Quella conferma arrivò. Aisha strinse la mano che gli teneva intorno al braccio, l'unico cenno possibile in quel momento, poi però sentì sua madre schiarirsi piano la voce e allora entrambi guardarono di nuovo di fronte a loro. Arrivarono davanti a Niobe, la regina con un gesto fece cenno agli altri di sedersi.
La cerimonia iniziò, Niobe guardò di fronte a lei per rivolgersi ai milioni di abitanti di Andros che stavano guardando dalle loro case oppure dalla piazza.

"Regno di Andros, è un momento così importante questo per tutti noi. Il vostro amatissimo re, Terendor III, ha espresso la volontà di cedere anticipatamente la corona ai nostri prossimi sovrani: la principessa Aisha e suo marito." In quel momento, Nettuno alzò il suo tridente e intervenne:

"Perché mio fratello non è qui? Perché non è lui stesso ad incoronarli?"
Niobe lo fulminò con lo sguardo: sapeva che se fosse trapelata la notizia dell'imminente morte del re l'incoronazione sarebbe potuta saltare e sarebbe potuto iniziare un conflitto dinastico.

"Re Terendor ha dovuto raggiungere Linphea, capirete che lì la situazione è molto grave a causa dell'Inverno, come sappiamo, e lui ha voluto in prima linea occuparsene." Rispose la regina, Aisha assottigliò gli occhi, irritata da come sua madre ne venisse sempre fuori scansando ogni attacco. "Ma io sono qui, ed anche il capitano Halifax. Ora, iniziamo la cerimonia. Come consueto, il consiglio dovrà approvare l'incoronazione." Annunciò la regina, quindi si attese che ogni membro, seduto tra i banchi ai lati della sala, potesse alzare la propria mano. Niobe aveva un'espressione del tutto calma, ma dentro era trepidante: ad ogni mano alzata tirava un sospiro di sollievo. Il capitano, accanto a lei, si confrontò con i lord vicino a lui, poi fu lui che parlò:

"Con centoquarantasette voti contro centotrenta, l'incoronazione è approvata dal consiglio."
I presenti applaudirono, quindi si procedette con l'incoronazione. Niobe tenne un discorso, poi incoronò Aisha e Nex, inginocchiati davanti a lei. Per Nex poi la regina prese la spada del capitano e gli toccò con la punta le spalle e poi il cuore, nominandolo capo dell'esercito, come era ogni re di Andros. A quel punto, i due si alzarono, si voltarono verso la sala e si presero per mano, tutti applaudirono.

"Mio amato popolo," Esordì Aisha, con la bocca impastata. "vi prometto che ogni giorno della mia vita voi sarete sempre la mia priorità. Vi prometto che Andros vivrà in pace, e vi prometto che ogni richiesta sarà ascoltata e quando possibile accolta. Vi prometto che in ogni nostro potere Andros vivrà la stabilità, il benessere e la libertà che questo popolo merita." I presenti applaudirono. Nex allora fece un passo avanti e tenendo la mano sul cuore giurò fedeltà al regno. I presenti applaudirono ancora e allora si gridò:

"Lunga vita al re e alla regina di Andros! Viva!" Compostamente, tutti esultarono. Il collegamento con il resto del regno fu interrotto, fu allora che Aisha prese la mano di Nex per andare, ma Niobe la fermò:

"Cosa credi di fare?"

"Quello che a detta tua avrebbe fatto papà: andiamo su Linphea."
Senza che Niobe potesse replicare, Aisha e Nex corsero via e la regina madre si affrettò a giustificare la loro repentina uscita con gli altri lord, sostenendo che era sorto un piccolo inconveniente.
Aisha e Nex corsero lungo i corridoi del palazzo per poter arrivare in un posto dove lei potesse aprire un portale. Si fermarono, Aisha sorrise.

"Nex, ti amo."

"Ti amo anch'io." Replicò lui, la baciò prendendole il viso. Poi Aisha aprì il portale, si guardarono e allora lo attraversarono.

Lo stato di Linphea fu sconvolgente: il pianeta della natura era devastato. Si guardarono intorno, i loro amici dovevano essere lì perché lì li aveva condotti il portale, ma erano fra gli alberi. Il vento era violento, il cielo minaccioso e gli alberi ondeggiavano violentemente, Aisha e Nex si tenevano la mano.

"Ma dove...?" Borbottò Nex, poi sentirono delle voci che in coro esclamarono: "Per Linphea!" E capirono che i buoni dovevano essere da quella parte. Corsero fra quegli alberi, il meraviglioso vestito di Aisha si inzuppò di fango e il vento forte e quei rami glielo strapparono. Quando le sue amiche la videro sorrisero rincuorate e corsero verso di lei, abbracciandola.

"State bene? Oh, ragazze, mi dispiace avervi lasciate da sole! Ma..."

"Aisha, sei stata incoronata?" Chiese Bloom, notando il suo abbigliamento.

"Io... sì, ma è una lunga storia. E tutte queste creature? Sono dalla nostra parte? Perché se è così..."

"Sì," Rispose Flora, guardandola con un sorriso, tenendole la mano. "Sono dalla nostra parte, possiamo farcela, ragazze."

"Ovvio che ce la faremo!" Esclamò Stella, "Non sono un genio della matematica, ma finalmente siamo tornate insieme!" Le quattro amiche si abbracciarono, capendo che ormai erano in quattro ma potevano considerarsi unite, meno sole di quello che erano state. E capendo che per quanto potessero aver camminato lontano, le Winx non si sarebbero divise.
I ragazzi si salutarono, felici di vedersi, poi però, tutti capirono che era arrivato il momento di combattere: il pianeta tremò, Jotun era vicino.

-

L'esercito della natura era schierato davanti alla quercia, pronto per ciò che stava per arrivare. I passi del padre dei giganti facevano tremare il pianeta e sembravano il suono di un tamburo da guerra. Quando lo videro, nessuno riuscì a mascherare il proprio stupore. Jotun era enorme, nerboruto. I suoi capelli erano biondi e lunghi, alcune ciocche raccolte in trecce. La sua barba era folta, i suoi occhi dorati. Con lui la sua schiera: al suo fianco c'erano Ymir, Icy e Javier, dietro di loro una natura oscura che sembrava non avere più niente in comune con le sue origini. Il cielo grigio e minaccioso sembrava aver fatto calare la notte, il vento era così forte che le fate abbassarono le ali. Il padre dei giganti sorrise, intorno a lui imperversava la tempesta ma lui non ci dava peso. Fece un passo avanti e parlò:

"Potete arrendervi adesso." Disse con voce profonda.

"Mai." Replicò Flora, sostenendo il suo sguardo.

"Bene, allora preparatevi per andare dall'altra parte." Dichiarò Jotun. Alzò un braccio, tutta la sua schiera era in attesa, lo abbassò di colpo e un fulmine cadde dal cielo: a quel punto, iniziò la battaglia.

Intorno a Vymarna, le sue ninfe erano come una schiera invalicabile. Le creature oscure vi si gettarono contro senza dare valore alla propria vita, pronte a dare anche il loro ultimo respiro al padre dei giganti. Le loro sorelle sapevano che non era colpa loro, e sapevano che non le avrebbero più riviste, ma non c'era altro modo. Alyssa era al fianco di Vymarna, la sua magia non era potente, come quella degli altri spiriti della Foresta dei Fuochi Fatui, ma messa insieme alle altre faceva la differenza. Nikolai guidava le ninfe, lo sguardo di Alyssa passava da lui a Flora a Brandon, le persone per cui aveva maggiore paura, ma quella per cui era più preoccupata era Vymarna, e per questo era accanto a Lei: Vymarna custodiva il bambino di Flora e lei l'avrebbe protetta ad ogni costo; solo una madre poteva sapere quanto dolore aveva provato nel vedere la sua bambina in quello stato, così sofferente, così stanca, così impaurita. Eppure la sua Flora stava combattendo, e solo una madre poteva capire da dove arrivava quella forza. Aveva visto negli occhi verdi di sua figlia quel coraggio che lei aveva avuto solo per le sue bambine, quello che le era servito per dare i suoi ultimi respiri a Vymarna. Quella era una madre, non la Natura. No, non l'aveva perdonata, e Alyssa sapeva molto bene che lei a sua figlia non somigliava molto, e sapeva che quel cuore tanto puro aperto al perdono l'aveva preso da suo padre, ma non l'Inverno.
E sua figlia era con le sue amiche fronteggiando Jotun. Il gigante sembrava invincibile, i loro colpi non lo scalfivano ed era inavvicinabile. Gli bastava aprire le mani e le nuvole turbinavano violentemente e con un gesto faceva cadere lampi. Le fate, dopo poco, furono costrette a scendere a terra o la corrente le avrebbe scaraventate via. Jotun sorrise.

"Siete degli esserini così indifesi."
Dichiarò soddisfatto, guardandole.
Le tre amiche si gettarono uno sguardo: erano nei guai.

Nel frattempo Martha, Nex, Timmy ed Helia, insieme con i nani, cercavano di arrivare a Ymir, che aveva con sé la schiera di creature oscure e in più aveva Icy al suo fianco. Il gigante e la strega avevano unito i loro poteri tanto simili ed erano un'accoppiata vincente. Helia, ancora mal messo per la ferita causatagli da Icy, combatteva come se non stesse sentendo alcun dolore. Tra tutta quella confusione, il bach si fermò per un attimo e si rivolse al suo migliore amico:

"Timmy, tu e Nex dovete occuparvi di Icy e di queste creature, io e Martha penseremo ad Ymir. Dobbiamo dividerli o non ce la faremo mai."
Timmy annuì, quindi si rivolse ai nani:

"Popolo dei nani, fermiamo quella strega!" Esclamò, loro gridarono esultanti e lo seguirono, qualcuno persino si lasciò scappare parole poco carine nei confronti di Icy che, durante la sua visita alla città dei nani, aveva distrutto molte case.
Quando Icy realizzò di essere il bersaglio, sorrise e, aprendo le braccia, ordinò a quella schiera di creature di camminare davanti a lei.
Timmy con il braccio indicò ai nani di attaccare e loro si fiondarono contro quelle ninfe dai capelli di rami secchi e gli occhi neri. Icy assottigliò gli occhi, piena di odio, li fissò su Timmy.

"Bene, bene, Timmy, direi che dobbiamo proprio finire quello che abbiamo iniziato parecchi anni fa. Spero tu sia tanto codardo quanto lo eri allora. In caso contrario, ti farò tornare la paura." Dichiarò la strega, con un ghigno, tenendo le mani appoggiate sui fianchi con fare spavaldo.

"Va' all'inferno, strega." Replicò Timmy e, senza esitare, la attaccò senza riserve.

Helia accennò un sorriso, gettando uno sguardo al suo migliore amico notando che, nonostante si sforzasse a puntualizzare che lui era uno scienziato, i panni del soldato gli stavano benissimo. Martha gli poggiò una mano sulla spalla, lui la guardò.

"Helia, sei pronto? Ce la fai?" Chiese lei, preoccupata, notando dai suoi movimenti che c'era qualcosa che non andava. Ma Helia le sorrise calmo e replicò:

"Melissa, come osi mettere in discussione le forze del bach?"
Lei sorrise e scosse la testa. "Il solito e poi vai col pugnale?"

"Ottima strategia." Confermò lei con un cenno.
Spalla contro spalla, il bach e la melissa combatterono contro Ymir. Tra il gigante e la strega, a pochi passi di distanza, si era creato un microclima ghiacciato, e Martha ed Helia dovettero ricorrere a tutte le loro forze per controllare una natura che, in preda al freddo, o quello che i linpheiani avrebbero chiamato "Inverno", era morta. Helia batté ripetutamente i piedi a terra e associando quel gesto a dei movimenti delle mano, controllò la terra che si alzò sotto i piedi del gigante gettandolo a terra. Creò delle mura di terra, ma Ymir le congelò con un gesto e stringendo i pugni le frantumò. Martha aprì le mani e un'aurea verde si creò fra esse, pronunciò delle parole in linpheiano antico e con le mani disegnò delle rune a mezz'aria. Come con un esplosione, quel colpo attraversò la terra arrivando fino al gigante e toccandolo per lui fu come acido sulla pelle. Ymir strinse i denti.

"Piccole creature mortali, siete così irrispettose!" Borbottò il gigante, adirato. Batté i palmi delle mani e la terra si congelò, si alzarono da essa delle stalagmiti. Helia tirò a sé Martha giusto in tempo. Nonostante la situazione, trovarsi a pochi centimetri da Helia per lei fu quasi uno shock e le sue guance divennero rosse, mentre non riuscì a mettere insieme neanche due parole e si allontanò da lui. Lui per un attimo fu stranito, ma non ebbe il tempo di pensarci. Con dei gesti delle mani, Helia creò una spirale di fuoco, ma Ymir con un solo gesto la congelò.

"Devi avvicinarlo." Le disse lui, tenendo lo sguardo sul gigante.

"Non posso, lo vedi, è circondato dal freddo."

"Martha, Martha," La chiamò voltandola verso di lui. "ti fidi di me?" Lei lo guardò in quegli occhi blu tanto profondi e, con il cuore in gola, rispose:

"Sì, certo che mi fido."

Helia le sorrise.
"Affonda quel pugnale nel suo petto allora."

Nonostante fossero anni, troppi anni che Logan e Brandon non avessero un rapporto stabile, normale, i due fratelli combatterono insieme come se lo avessero fatto per tutta la vita. Forse era per la situazione apocalittica, e a mali estremi estremi rimedi, ma spalla contro spalla erano sincronizzati. Insieme a loro, i centauri e gli elfi combattevano senza riserve, e Brandon apprezzò particolarmente le loro doti. Flavian guidava il suo popolo che a colpi di spada cercava di fermare le creature oscure di Linphea, mentre gli elfi scagliavano frecce ferendo a morte i loro nemici. Era come uno stormo, una pioggia di frecce che non veniva neanche smossa dal forte vento perché gli abilissimi arcieri dalle orecchie a punta predicevano ogni movimento delle loro armi. Si chiese se quelle creature immortali potessero sentire la paura. Da parte sua, Brandon ne aveva, e molta. Aveva paura per suo figlio, che Jotun potesse arrivare al cuore di Vymarna e portarglielo via, e aveva paura per Flora. Quella paura lo faceva tremare dentro, non ne aveva mai avuta tanta, ed era perché non aveva mai avuto tanto da perdere, e proprio per questo niente poteva fermarlo. Aveva combattuto spesso e molto, ma probabilmente chi era stato con lui sul campo di battaglia in quel momento non lo avrebbe riconosciuto. La sua spada sembrava come una parte lui, la continuazione del suo braccio, mentre metteva fine all'esistenza di quelle creature. Non si fermava mentre il sangue colava da qualche ferita, i muscoli bruciavano. Si fermò soltanto quando incrociò il suo sguardo. Lo sostenne, senza esitare. Senza abbassare la spada, Brandon fece qualche passo verso di lui, Logan se ne accorse e si fermò anche lui, seguendo suo fratello. Anche il più piccolo era ferito, entrambi sporchi di terra, fango, sudore e sangue. Javier sorrise.

"Niente da fare, sempre appiccicati tutti e due." Dichiarò il cacciatore, poi alzò la spada mettendosi in guardia. "Avremmo potuto risolverla in un altro modo, lo sapete?"

Brandon lo guardò, pieno d'odio, col viso duro; in quel velocissimo istante davanti ai suoi occhi come in un flashback passarono tante scene, quella in quel palazzo nobiliare, quella sua Whisperia, quella del corpo di Flora martoriato. Stava per fare un passo ma si fermò quando suo fratello parlò.

"Come puoi guardarci negli occhi e non abbassare quella spada?!" Esclamò Logan, ma non sembrava arrabbiato, anzi, era dispiaciuto. Javier sospirò e alzò le spalle.

"Hai ragione, Logan. Tu hai gli occhi di tua madre... vorrà dire che ucciderò prima tuo fratello: i primi saranno i primi." Detto questo, il cacciatore si fiondò su di lui e Brandon non si scansò, ma parò quei colpi e attaccò. Quando le loro spade si toccavano facevano scintille: l'una veniva dall'Yggdrasil, l'altra aveva attinto al caos. Ma Logan non restò fuori da quel combattimento e aiutò suo fratello. Javier rise, era come non sentisse stanchezza, sebbene anche lui era stato ferito.

"Andiamo, ragazzi, entrambi contro di me? È una battaglia impari ed è esattamente quello che vi ho insegnato, non vorrete intenerirmi adesso!" Esclamò, e quell'atteggiamento fece ribollire il sangue nelle vene del soldato.

"Per te è tutto un gioco, non è vero?!" Sbottò Brandon, con rabbia, menando colpi con violenza. "Niente ha mai valore, niente è mai importante!"

"Ah no, ti sbagli, figliolo, sono importanti il potere," Menò un colpo, "il denaro." Ne parò un altro.

"... rovinare la vita ai tuoi figli. Questo non ce lo metti? Perché mi pare che tu ti sia dato un gran da fare!" Esclamò Brandon, colpendolo, Javier si scansò in tempo per non finire la sua esistenza in quel momento.

"Sempre melodrammatico tu, non c'è che dire!" poi parò un colpo di Logan. "E tu sempre debole." Disse poi al minore, guardandolo per un attimo negli occhi. A quell'affermazione Logan per un attimo tentennò, poi fu scosso quando Brandon colpì Javier.

"Non osare!" Dichiarò con rabbia il soldato, guardandolo, era minaccioso. Javier con il polso si asciugò il sangue sul mento e sorrise.

"Devi smettere di proteggerlo, ora è diventato grande." Replicò il cacciatore, con aria sfacciata, di sfida.

"Ma lui non deve proteggermi, posso farlo da solo." Disse Logan, Brandon si voltò per guardarlo e sgranò gli occhi. Suo fratello era avvolto da un'aurea nera che sembrava fumo viscoso, Logan fece il gesto con il braccio e la sua ombra scaraventò a terra Javier. Guardandolo, accigliato, i suoi occhi cambiarono colore.

"Logan, fermati." Gli disse subito Brandon, preoccupato per lui, era come se non fosse pienamente in sé.
Javier si rialzò e ridacchiò. "Ma allora ho due figli maschi!" Esclamò, poi però si concentrò su di loro, nonostante quel sorrisetto sfacciato non sparì totalmente dal suo volto. Poggiò a terra la spada e una scia di fuoco arrivò fino a loro, Brandon si scansò, Logan la spense con un gesto ma poi quella nube nera si dissolse, i suoi occhi tornarono chiari e lui riprese fiato. Brandon gli fece un cenno con la testa, per chiedergli se stesse bene, suo fratello annuì. Javier si accigliò, pareva offeso da quell'affronto, allora ripresero a combattere. Era come entrambi stessero finalmente, dopo tanto tempo, guardando in faccia qualcosa che aveva fatto male per troppo tempo, e realizzarono che era un qualcuno. Era lui quella porta aperta, quella sensazione di mancanza e delusione che si trascinavano dietro entrambi da sempre. E gli errori fatti per calmare quel dolore tornarono alla memoria, tornarono le persone ferite a causa di quel dolore, erano stati frutti avvelenati perché il veleno era stato messo nelle radici, ed ora lo stavano realizzando. Mentre lui parava quei colpi, li feriva, si resero conto che si avevano loro due, che l'uno c'era stato per l'altro e viceversa, nonostante tutto perché ora erano loro due contro di lui. E Brandon non amava perdonare, ma aveva capito che Logan l'aveva perdonato da sempre perché non era lui il veleno. Il veleno era Javier, che aveva preso la donna che amava e aveva provato a rubare la sua intimità, le aveva fatto del male, le aveva messo la paura negli occhi e sul corpo, e nel cuore. Aveva preso suo figlio. Javier lo aveva fatto sentire sporco, e non abbastanza, per tutto quel tempo. Brandon combatteva come se il tempo si fosse fermato, come se si stesse diluendo goccia a goccia, mentre in quegli istanti i ricordi riaffioravano e il suo cuore lottava per togliersi di dosso quella camicia di forza. Menò un colpo, Javier fu ferito e lui lanciò una scia di fuoco che lo prese lungo il fianco dell'addome. Bruciò terribilmente, Brandon sentì la sua pelle andare a fuoco, ma non si fermò. Non lo fece perché lui doveva chiudere quella porta. Perché lui si meritava di chiudere quella porta, si meritava la sua famiglia, si meritava l'amore di sua moglie, si meritava di essere il padre di quel bambino che amava più della sua vita. Lo disarmò, lo colpì e Javier cadde a terra, ormai provato. Gli puntò la spada alla gola. Suo padre sorrise.

"È il tuo momento di fare l'uomo, Brandon, va' avanti. Uccidimi."

Col viso duro, il soldato sostenne il suo sguardo tenendo la punta della spada contro la sua pelle.
"Sono davvero queste le tue ultime parole?" Chiese. Logan era a un passo da lui.

"Forse." Rispose il cacciatore. Brandon teneva lo sguardo su di lui, mentre poteva sentire il ronzio del sangue nelle orecchie.

"Brandon," Disse Logan, guardando anche lui suo padre a terra. "se non lo fai tu lo faccio io." Ma il soldato con un braccio teso impedì a suo fratello di avanzare.

"No. Noi non siamo come lui." Dichiarò Brandon, sentendo dentro la stessa pace che sentiva quando Flora lo guardava. Abbassò la spada.

"Esatto," Disse Javier, Brandon assottigliò gli occhi. "perché quello che io volevo dire è che... cado sempre in piedi." Il cacciatore chiamò a sé la spada con un gesto della mano, questa fu attirata da lui come una calamita. Javier si mise in piedi e stava per affondare un fendente, ma si bloccò, sgranando gli occhi e con la bocca aperta. Brandon e Logan non capirono, poi la videro materializzarsi, o meglio, rendersi visibile. Musa era alle spalle del cacciatore con una mano affondata tra le sue scapole, mentre stringeva il suo cuore.

"Ora, dicci: le tue ultime parole?" Disse la fata, al suo orecchio, stringendo di più il suo cuore. Con la voce spezzata mentre la vita scivolava via dal suo corpo, Javier disse:

"Ci vediamo nei vostri incubi." E tutti e tre, a quelle parole, sentirono un brivido, perché tutti e tre avevano motivo di rincontrarlo lì. Musa si accigliò, strinse forte tra le mani quel cuore a cui restavano pochi battiti, mentre Javier guardava negli occhi i suoi figli. La fata sentì il dolore invaderla e la vendetta soddisfarla, strinse ancora e lo frantumò. Tirò via il braccio e Javier cadde a terra senza vita.

Martha si sentì come se la sua magia fosse stata risucchiata via una volta che si avvicinò al gigante. Intorno a Ymir era come se la natura non avesse vita, e la magia della melissa era nulla, per questa ragione tutto ciò che poteva fare era fidarsi di Helia, e lasciare che lui le permettesse di arrivare fino al petto del gigante. Il bach dominò l'aria, creando un vortice intorno al gigante, ma lui lo congelò e lo frantumò. Ymir ridacchiò.

"Questi sono trucchetti da bambini, dominatore della natura." Con un gesto, ordinò al vento gelido di vorticare intorno a Martha e la melissa si ritrovò sospesa da terra, con l'aria che le mancava. Helia, adirato, unì i palmi delle mani e ordinò alla pioggerella leggera che aveva iniziato a cadere di obbedirgli. Si creò una massa d'acqua pronta ad eseguire, ma Helia con un gesto chiamò a sé un fulmine e allora indirizzò entrambi gli elementi contro il gigante, colpendolo in pieno. Ymir fece qualche passo indietro, senza cadere, ma bastò per fargli lasciare la presa su Martha. La melissa tremava, le sue labbra erano diventate quasi violette e sulle sue ciglia si era formata della brina.

"Che ne dite, abbiamo intenzione di fare sul serio o no?" Sia Helia che Martha si voltarono al sentire quella voce, Riven si mescolò subito alla battaglia e arrivò al fianco della melissa, lei lo guardò sconvolta. "Il vantaggio di essere un inutile umano è che funzioni anche quando la natura è congelata." Spiegò lui con un sorrisetto e le strinse l'occhio, Martha sorrise. Ymir aprì le braccia e una massa d'aria piena di cristalli di ghiaccio fu emanata dai palmi delle sue mani. "Oh-oh..." Riven sgranò gli occhi e nemmeno la sua spada avrebbe potuto coprirli, ma il bach provvide: con uno sforzo immane che accentuò il dolore di quelle ferite, Helia fece alzare una lastra di terra che li coprì da quel ghiaccio. Poi, unì le mani e le fiamme si fecero strada: dai suoi piedi, il fuoco mangiò la terra davanti a lui fino ad arrivare al gigante, circondandolo. Il dolore per Helia era straziante, ma non si fermò. Controllò i venti, le fiamme divamparono. Il gigante le ghiacciò, ma Helia, soffocando un gemito di dolore per la forza impiegata, fece esplodere quel ghiaccio dando nuova vita a quelle fiamme. Riven allora avanzò, menando fendenti contro il gigante che era ora attaccato da due fronti.

"Martha, adesso!" Gridò Helia, la melissa corse. Mentre Riven lo attaccava, le fiamme lo circondavano e la terra si alzava sotto ai suoi piedi, mentre i fulmini cadevano contro di lui e la pioggia era come un esercito di frecce che gli si scagliava contro, Ymir non poté difendersi dalla melissa, la quale fece ricorso a tutte le sue forze e chiese aiuto alla natura: da quel terreno bruciato dal freddo vennero fuori dei rampicanti che la avvolsero spingendola in un solo salto verso il gigante, Riven la vide e si spostò immediatamente, coordinandosi con lei, e allora la melissa affondò il pugnale di Érauidd nel petto di Ymir, il gigante del freddo. Come era successo per suo fratello, Ymir rimase immobile e la sua pelle si ispessì diventando come corteccia, le vene si ingrossarono e i suoi occhi restarono aperti, congelati nel tempo. Il ghiaccio creato divenne cenere, e fu allora che, stremato, il bach cadde con le ginocchia a terra riprendendo fiato.

Negli stessi istanti, Bloom, Stella, Aisha e Flora combattevano contro Jotun. Aisha e Stella erano trasformate attingendo alla seiðr, mentre Flora aveva fatto ricorso alla magia di luce. Contro Jotun, le quattro amiche avevano unito le loro forze, anche se il padre dei giganti sembrava resistere. Le ragazze sentirono l'aurea di Flora cambiare quando attinse alla magia di luce, ma sapevano, e speravano, che la loro amica era in grado di gestirla e che non avrebbero dovuto preoccuparsi. I suoi occhi erano diventati argentei, sembrava poter vedere le vene sul suo corpo mentre la magia la percorreva e la invadeva, ma Flora era lucidissima. Sentiva la terra tremare sotto i suoi piedi in preda alla furia del gigante, ma lei sentiva anche un tremore diverso, un tremore ritmico e meno intenso ed aveva paura. Mentre combatteva, ignorava quel dolore intenso che insistentemente si stava presentando. Gettò uno sguardo alla quercia, chiedendosi come e quanto Vymarna stesse resistendo perché, lo sentiva, c'era qualcosa che non andava. Era un dolore che veniva da dentro, proprio come quando aveva sentito il suo bambino muoversi, ma ora era violento, era scalpitante. Le ragazze si unirono per una convergenza e Jotun fu scaraventato a terra, dando loro il tempo di riprendere fiato, ma durò soltanto un secondo perché il gigante si rialzò. Tenendo lo sguardo su di lui, Flora sentiva sotto i suoi piedi la terra tremare, un tremore ritmico ma anche debole. Istintivamente, la fata mise mano al pugnale che aveva legato alla cintura, strinse i denti quando arrivò un'altra fitta. Intorno a lei si creò un'aurea rosa, le sue amiche lo notarono.

"Flora, che intenzioni hai?" Chiese Aisha, preoccupata.

"Di farla finita. Deve... deve finire adesso o..." Rispose lei, con voce tremante, senza distogliere lo sguardo dal gigante.

"Non puoi avvicinarlo, non ancora." Disse Stella, lei la guardò.

"E cosa facciamo?! Non possiamo batterlo, Stella!" Esclamò con rabbia la keimerina, la sua amica fu stupita.

"Ma la sua aurea ti distruggerebbe senza neanche toccarti." Provò a farla ragionare Bloom.

"Ah sì?! E voi cosa consigliate?!"

"Flora..." Aisha le mise una mano sulla spalla, la sua amica aveva un'aria spaventosa, come crudele nei suoi occhi, puntati sul gigante. "... ce la faremo, te lo prometto. Ma dobbiamo fare le cose per bene o tutto questo sarebbe inutile." La keimerina, tremante, finalmente guardò la sua amica.

"Aisha, c'è qualcosa che non va. Io... lo sento." Dichiarò terrorizzata.

"Non permetteremo che gli accada nulla. Ma fidati di noi." Disse la fata dei fluidi e Flora, titubante, annuì.

Le quattro amiche erano di fronte al gigante, che aveva chiamato a sé le sue forze e la tempesta stava diventando via via più violenta. Pioveva leggermente, la stessa pioggia che stava dominando il bach poco distante da loro, mentre il vento era sempre più violento. I lampi rompevano il cielo e i fulmini incenerivano la terra. Fu allora che le quattro amiche capirono a cosa dover ricorrere. Ognuna di loro si prese un secondo per richiamare quella magia, poi quando furono pronte cambiò tutto: le ali di Stella si illuminarono di una luce abbagliante, nelle sue mani creò delle sfere che sembravano incandescenti come soli, intorno ad Aisha dalla terra salì l'acqua, avvolgendola, e la fata stringendo i pugni controllò quei liquidi come due corpi vivi, Bloom chiamò a sé la fiamma del drago e mentre intorno a Flora salirono dei rampicanti, ma nelle sue mani creò dei dardi di ghiaccio blu. I loro elementi primari erano pronti a combattere contro il caos primario. Si scagliarono contro Jotun diventando un tutt'uno con i loro elementi. Uno dopo l'altro, quei colpi ferirono il padre dei giganti e il liquido dorato colava da quelle ferite. Ma Jotun resisteva. Come un'esplosione circoscritta, gli elementi si scontravano contro il caos. In quegli stessi istanti, Musa aveva appena messo fine alla vita di Javier e gettò uno sguardo a Riven, che insieme con Martha aveva fermato Ymir. Tutti in quel momento si erano dovuti fermare per un attimo mentre la natura si ribaltava, ma Riven e Musa si allontanarono dagli altri raggiungendosi.

"Guarda!" Le disse lui, "Hanno perso, Musa. I giganti hanno perso. Se sei furba, aiuta le ragazze." Glielo disse implorante, tenendo lo sguardo su di lei. Musa tremava, i suoi occhi erano lucidi: aveva paura.

"Ho giurato per loro, Riven." Disse con voce tremula, mostrandogli l'avambraccio.

"Ma Javier è morto e Ymir e Beli li hanno già fermati, a Jotun non resta molto. Musa," la prese per le braccia guardandola negli occhi. "ti prego, Musa, aiuta le ragazze."

"Io... non posso..." Insisté lei, con un nodo in gola.

"Musa..." Erano loro due, mentre tutti intorno a loro sembravano far parte di un altro mondo; mentre per tutti c'era una battaglia epica, per loro due, circondati ma lontani da tutti, c'era la battaglia più importante e quella più difficile. Si guardarono, come per trovare forza l'una nell'altro, riconoscendosi l'una nell'altro come in uno specchio. Poi si voltarono per guardare quando sentirono l'eplosione.
I fulmini caddero violenti, Jotun scaraventò via Stella e la principessa tra le macerie di quelle rocce crollate non riuscì ad alzarsi subito. Mentre Nex e Timmy combattevano contro le creature della natura, il paladino non poté fare a meno di gettare uno sguardo per accertarsi che sua moglie stesse bene. Aisha, Flora e Bloom continuarono a combattere: il fuoco della Fiamma del Drago circondò il gigante, ma il sorriso delle fate fu subito spento quando videro Jotun assorbire quel fuoco.

"Come...?!" Mormorò Bloom sconvolta.

"Piccola, insignificante fata." Disse Jotun, con un sorriso, facendo un passo avanti mentre lei ne fece uno indietro. "Io c'ero quando il Drago ha volava nell'universo subito dopo averlo creato, credi davvero che mi spaventi?" Con un gesto creò una scia di fuoco blu che scaraventò Bloom a terra. Per la principessa fu un duro colpo, si alzò a fatica. Jotun guardò Flora e Aisha, sorrise. Gli altri intorno a loro restarono in attesa, non tutti, perché Brandon fece per andare da loro, ma Riven lo fermò, facendogli un cenno. Brandon capì e, contro ogni suo naturale istinto, si fidò.

"Piccola, insignificante fata lo dici a qualcun altro: le mie ali ti hanno risvegliato." Disse Musa, arrivando al fianco delle sue amiche. Jotun sembrava divertito, come incuriosito da quelle creature che erano le fate. Flora e Aisha si guardarono, incerte. Musa si rivolse a loro: "Se ve lo state chiedendo: non sto dalla vostra parte, sareste davvero patetiche a crederlo, ma non sto neanche dalla loro." Con un gesto aprì le mani e queste furono avvolte da una nebbia viola, Stella e Bloom, a fatica, le raggiunsero.

"Allora, la finiamo qui?" Disse la fata della musica, le altre si tennero pronte. Riprovarono con la loro magia, ma questa volta avevano una in più e un altro tassello sembrava essersi rimesso a posto: Musa scagliò contro Jotun un incantesimo oscuro, il padre dei giganti urlò dal dolore. Stella allora si unì a lei, con una magia totalmente opposta, creando un microscontro in quel fascio di magia, Jotun si piegò dal dolore. Aisha e Bloom fecero lo stesso: i fluidi e il fuoco si unirono contro il gigante, Jotun urlò ma resisteva.

"Insignificanti fate, voi siete mortali!" Esclamò con rabbia. Flora strinse le mani, fu circondata da quell'aurea rosa che tanto caratterizzava quella magia: con un gesto circondò Jotun di stalagmiti di ghiaccio, queste crearono un campo magico intorno a lui, come se la magia passasse dall'una all'altra. "È finita, keimerina." Dichiarò Jotun, col fiato corto mentre subiva l'ira delle Winx, ma con un sorriso accennato. "Il caos è nel cuore del pianeta. Non puoi più fermarmi." A quelle parole, Flora sentì come qualcosa ribollirle dentro. Il ventre le faceva male, male da morire e quel dolore la terrorizzava. Creò due sfere rosa fra le mani, improvvisamente la tempesta cessò di colpo, il silenzio divenne assordante. I massi si alzarono da terra, i suoi capelli fluttuavano nell'aria come se stessero galleggiando. I suoi occhi argentei erano fissi sul gigante, il cui sangue dorato colava dalle ferite inferte dalle fate, la sua pelle sembrava essere diventata sottile mentre la magia la percorreva fin dentro le ali. Con un gesto Flora diede comando alla sua magia e un fascio di energia si unì a quello delle sue amiche scaraventando via il gigante. Jotun portò con sé intere zolle di terra e sradicò gli alberi per la forza di quell'urto. La tempesta riprese, fu come se il tempo avesse ripreso a scorrere. Il gigante provò a rialzarsi, ma non appena mise i piedi a terra si bloccò. Abbassò lo sguardo e vide la keimerina, che teneva il pugnale affondato nel suo petto.

"Questo è per esserti messo contro la mia famiglia." Disse lei e lo spinse più in fondo. Jotun si irrigidì, e con un ultimo filo di voce disse:

"Non è finita, keimerina. Fino... a quando esisterete voi... esisteremo anche noi..." Ma a quelle parole Flora si accigliò e girò il pugnale per farlo arrivare più in fondo. La pelle del padre dei giganti divenne come la corteccia, i suoi occhi rimasero aperti. In quel momento, tutte le creature che erano diventate oscure sotto il suo comando divennero cenere sotto lo sguardo stupefatto di tutti. Icy, ormai in minoranza, si vide ormai persa contro Nex e Timmy che l'avevano praticamente sconfitta, Timmy la scaraventò a terra, ma prima che potesse ammanettarla, la strega esclamò:

"Ehi, Musa! Alla fine resti una Winx, ho un regalino per te a tal proposito!" Con un gesto scagliò l'incantesimo e la fate, presa completamente alla sprovvista, non poté difendersi. L'incantesimo la colse in pieno, Nex e Timmy bloccarono Icy. Musa barcollò, le sue amiche la sostennero ma lei si sciolse dalla loro presa.

"Sto bene, non toccatemi! Non dovete toccarmi!" Sbottò Musa, accigliata. Poi però con un gesto si smaterializzò. Tutti rimasero per un secondo sbigottiti, Riven abbassò lo sguardo, poi Stella disse:

"Ragazze, la troveremo. Musa ha combattuto con noi, ormai non può essere lontana." E le altre capirono perfettamente cosa voleva dire Stella. Nex raggiunse subito Aisha, i due si abbracciarono: era successo troppo in troppo poco tempo. Dopo un ultima occhiata al corpo esanime di suo padre, accanto al quale restò Logan, Brandon mise una mano sulla spalla di suo fratello e poi raggiunse Flora. Si abbracciarono stretti, Brandon affondò le dita tra i suoi capelli e la teneva stretta a sé come se si fossero incatenati l'uno all'altra. Nikolai sorrise al vederli, ed anche Alyssa. Ma poi Flora sentì un'altra fitta e gemette per il dolore.

"Ehi, che succede?!" Chiese Brandon, preoccupato.

"Niente," Rispose lei con ancora una smorfia di dolore dipinta in viso. "Solo una..." Gemette ancora. Martha ed Helia, preoccupati, anche loro si avvicinarono. Le sue amiche cercarono di capire, Alyssa corse da lei, ma Flora alzò lo sguardo per incrociare quello di Vymarna. La Natura era accanto al suo albero, senza forze.

"Flora?!" Chiese ancora Brandon, allarmato.

"Io..." Si interruppe per sopportare il dolore. "... credo che il bambino stia arrivando."

"Cosa?! Ma... ma è troppo presto! È... non è..." Brandon andò totalmente nel panico, Flora invece cercò di sopportare il dolore e gli strinse tanto la mano che gli teneva che le nocche diventarono bianche. "Okay, okay..." Provò a calmarsi lui e cercando di confortare lei per quel dolore. "... stiamo calmi. Stiamo tutti calmi. Tu sei sicura? Sei davvero sicura?"

"Secondo te non sono sicura?!" Replicò lei gemendo per il dolore, guardandolo male. Tutte le ninfe si raccolsero intorno a Vymarna, era chiaro che c'era qualcosa che non andava nella natura: il cielo non si era rischiarato, Vymarna era senza forze.

"Okay, va bene, organizziamoci!" Esclamò Alyssa, prendendo in mano la situazione. "Jovia, Astrea, prepariamo un luogo adatto. Martha, tesoro, c'è bisogno di te." La melissa accennò un sorriso e annuì.

"C'è qualcosa che non va." Disse però Flora, guardò Vymarna in cerca di spiegazioni, la Natura scosse la testa e Flora guardò Brandon. "Ho paura. Brandon, ho paura, c'è qualcosa che non va, lo sento, io..." Sopportò il dolore a denti stretti, Brandon le strinse le mani quasi come se stesse sentendo quel dolore anche lui.

"Ehi, tranquilla, abbiamo tua madre, abbiamo Martha, andrà... andrà tutto bene. Hai appena fermato il padre del caos, sono certo che questo sarà una passeggiata." Le sorrise, ma era agitatissimo. Fu Helia che allora disse:

"Ragazzi, andiamo, lasciamo che la Natura si occupi di questo." I suoi amici sentirono un certo tono di severità in quelle parole, e forse era la prova che Helia stava diventando sempre di più quello che un bach di Linphea doveva essere, e fecero come aveva detto il loro amico. Lui gettò uno sguardo a Flora e le sorrise, lei ricambiò quel sorriso di incoraggiamento, grata, mentre sopportava il dolore. Le sue amiche la abbbracciarono e le dissero che l'avrebbero aspettata, i ragazzi fecero un cenno a Brandon notando quanto fosse in preda al panico il loro amico. Logan gli fece segno che lo avrebbe aspettato, forse per salutarlo: entrambi sapevano che non poteva restare, e purtroppo a lui toccò il compito di spostare suo padre. Gli elfi, i nani, i centauri e le ninfe, provati dalla battaglia, lasciarono l'antro rincongiungendosi fra loro e rimettendosi in sesto, mentre Timmy e Nex si occuparono anche di tenere a bada Icy. Le ninfe di Vymarna prepararono l'erba intorno alla quercia, creando un piccolo spazio intorno alle radici che non fosse di erba bruciata, terra fangosa oppure ricoperto della cenere delle creature appena svanite. Era uno scenario angosciante, ma era ciò che ormai Linphea era. Brandon aiutò Flora a raggiungere la quercia, ripetendole che sarebbe andato tutto bene ma forse dicendolo anche a se stesso. Nikolai camminava su e giù davanti a loro, agitato, mentre Alyssa cercava di mantenere la calma per tutti. Martha si inginocchiò accanto a Flora, Alyssa fece lo stesso, Brandon restò accanto a lei ed ora era lui quello che stringeva troppo la mano.

"Ora spiegatemi." Disse Flora, col fiato corto, cercando di prendere dei respiri profondi per sopportare il tutto. "Da dove verrà fuori?! Perché a me fa molto male, ma effettivamente non c'è assolutamente nulla!" Esclamò nervosa.

"Verrà fuori dal mio cuore, se farà in tempo." Rispose Vymarna, che finalmente parlò. Tutti la guardarono.

"Che intendi?!" Chiese Flora impaurita, accigliandosi. Vymarna strinse le labbra.

"Lo sai cosa intendo. Il caos ha raggiunto il mio cuore." Disse la Natura, e sembrava l'unica serena perché tutti furono angosciati da quella notizia.

"Beh, noi faremo in tempo." Ribattè Flora. "Faremo in tempo, non è vero?" Chiese poi a Brandon, lui le sorrise mentre l'ansia lo consumava.

"Sì, certo."

"Okay, Flora, ascoltami." Disse Martha, lei e Brandon la guardarono, pronti per farlo insieme. La keimerina però notò suo padre fermarsi e mettersi fermo, con le braccia incrociate e una mano che gli copriva le labbra: un atteggiamento che conosceva ormai, ma un dolore lancinante la costrinse a non darci peso. "Il bambino dovrà farsi strada dal cuore di Linphea e sono certa di non doverti fare nessuna spiegazione dettagliata che metta a paragone il pianeta e il tuo corpo. Quindi quando senti di dover spingere, spingi." Lei annuì, con il cuore che le batteva a mille. Martha quindi affondò le mani nel terreno e pronunciò delle parole in Linpheiano antico.

"Va tutto bene, tesoro, puoi farcela." Le disse Alyssa, standole accanto e spostandole i capelli dal viso. "Pochi istanti di dolore per avere in cambio un amore infinito."

"Mamma, ho una paura tremenda." Le disse Flora, Alyssa sorrise.

"Lo so, è così che funziona."
E allora accompagnata da un dolore che la costrinse ad urlare e tra respiri profondi, l'Inverno cominciò la sua nascita verso la vita. Flora urlò, e tanto, e strinse tanto la mano di Brandon, e anche lui forse urlò insieme a lei, impanicato. Faceva davvero male, un dolore fisico che Flora non aveva mai conosciuto in vita sua, che non aveva mai provato per alcuna ferita avuta in battaglia.

"Bravissima, tesoro." Le disse Alyssa, con un sorriso e le lacrime agli occhi. "Continua così, brava."

Nikolai teneva lo sguardo su di lei, i suoi piedi erano sulla cenere. Guardò Vymarna, lei scosse la testa e Nikolai affondò le spalle, affranto. Quella giovane fata mortale gli aveva dato più vita di quanto non ne avesse provata in millenni. Per lei era tornato nel mondo dei vivi senza cercare di trovare un modo per restarci. In lei aveva visto il coraggio, la fierezza, la forza, la determinazione. L'aveva vista combattere senza fermarsi, l'aveva vista affrontare la morte ed ora la vita. L'aveva vista trovare un modo, perché un modo c'era sempre.

"Ehi, ehi, che cos'hai? Cosa...?" Si allarmò Brandon, quando notò che lei stava lasciando la presa sulla sua mano, come se stesse perdendo le forze.

"Io... c'è... c'è qualcosa che non va... io..." Disse lei con un filo di voce.

"Flora!" Esclamò lui, poi si rivolse alla melissa. "Martha, che succede? Cosa le succede?!"

"Io..." Balbettò la melissa, Flora appoggiò la testa alla quercia. "... io credo che..." Abbassò per un attimo lo sguardo, per concentrarsi, poi sgranò gli occhi e guardò Brandon. "Brandon, la magia del caos è..."

"... è nelle viscere del pianeta, non è vero?" Continuò per lei Flora, stancamente. "Martha, fa' qualcosa, ti prego. Non possiamo perderlo adesso." La implorò la keimerina, con le lacrime agli occhi.

"Io..." Provò a dire Martha, ma Nikolai la fermò.

"Andrà tutto bene, bocciolo, tranquilla, non lo perderai." Le disse dolcemente, con un sorriso. Alyssa lo guardò, capì. Nikolai si rivolse a Brandon, mettendogli una mano sulla spalla. "Umano, lo ammetto: sono contento che Knivblad ti abbia scelto, credo che tu ne sia davvero degno alla fine, in fondo in fondo. Prenditi cura di lei." Brandon restò perplesso davanti a quelle parole, capendo che Nikolai non si stesse riferendo affatto alla spada. Poi Alyssa si schiarì la voce e disse:

"Martha." Le fece un gesto con la mano. La melissa, incerta, si alzò e chiese conferma con un cenno, Alyssa annuì. Martha allora prese il braccio di Brandon e si rivolse a lui:

"Andiamo."

"Cosa? No, io..." Provò ad opporsi il soldato, ma Alyssa insisté:

"Brandon, va' con Martha."

"Ma..."

"Ehi, ehi..." Flora con poca forza lo tirò per la mano che lui ancora le teneva. "Andrà tutto bene. Io starò bene, ed anche lui... sta' tranquillo." Gli assicurò, ma non ne era certa perché si sentiva così distante da quel luogo. La testa le era diventata leggera, le voci un po' lontane. Brandon, titubante, annuì. Le diede un bacio sulla fronte e seguì la melissa, mentre Alyssa restava accanto a lei. Quando i rampicanti divennero di nuovo coperta di un muro di pietra, Nikolai si chinò accanto a sua figlia, Alyssa sorrise emozionata vedendoli vicini.

"Ehi, bocciolo, ascoltami per favore." Flora lo guardò, impaurita, stanca. Nikolai le posò una mano sul viso, guardandola come se fosse stata la cosa più bella mai vista in millenni. Le sorrise. "Tu sei mia figlia ed io sono così fiero di te. Ce l'hai fatta, Flora, hai sconfitto i giganti, i nostri nemici, ed è stato un onore combattere al tuo fianco, figlia mia."

"Perché mi stai dicendo questo? Perché suona come un addio?" Chiese lei, con un nodo in gola, guardandolo.

"Perché lo è. Il nuovo Inverno deve venire alla luce e a quanto pare ha bisogno di un po' d'aiuto, ma non è colpa sua. Vedi, almeno avremo la soddisfazione di dire che senza di noi Vymarna non ce l'avrebbe mai fatta." Entrambi ridacchiarono, commossi, e Alyssa, che li osservava, notò finalmente che avevano lo stesso sorriso. "Ricordati chi sei, keimerina, e non dubitare mai del tuo valore. Hai sangue divino che ti scorre nelle vene, sii orgogliosa dell'Inverno. Sei straordinaria, e non solo perché sei mia figlia. Immagino che il merito sia anche di tua madre." Gettò uno sguardo ad Alyssa, lei gli sorrise. "Promettimi che sarai felice, e che farai sempre la scelta che il tuo cuore ti indicherà anche se farà paura."
Flora sorrise, non era la prima volta che sentiva quelle parole. Quando anni prima Nikolai, tra le sue righe, gliel'aveva chiesto, lei non ne aveva avuto il coraggio, ma ora erano cambiate così tante cose. Lei ormai era cambiata. Annuì.

"Te lo prometto."

"Ti voglio bene, bocciolo." Dichiarò lui. Non c'era niente sul suo viso che ricordasse quel dio sfacciato e pieno di sé, ma i suoi occhi acquosi erano pieni di malinconia e orgoglio, e tanto amore.

"Te ne voglio anch'io, papà."
Lui rise trattenendo le lacrime e la baciò sulla tempia, abbracciandola.
Fu come se un'onda d'urto attraversasse l'intero pianeta, le radici di Vymarna, ormai nere, si rinvigorirono e quella luce azzurra attraversò il tronco facendo rinascere le foglie. A partire dalle radici, il terreno di Linphea rinacque: la cenere scomparve sotto l'erba verde che rigliosa si alzò, facendo ritornare il verde padrone di Linphea. Il cielo si rischiarò, il sole caldo dell'alba d'autunno era all'orizzonte pronto per salire piano. L'aria non sapeva più di bruciato, non pizzicava più la gola, ma tornò fresca e profumata. Tutti gli alberi bruciati si ripresero, vestendosi di foglie colorate marroni, verdi, gialle e arancio, e i fiori come ciclamini, viole, zinnie, ortensie e dalie vestirono i prati e i cespugli. Il dio dell'Inverno si era dissolto, il suo spirito aveva nutrito la Natura, e la porta del mondo degli spiriti si chiuse di nuovo, ma senza che lui la attraversasse: Nikolai non esisteva più.

Miei cari, dolci e meravigliosi germogli di lullabea, eccoci qui!! Grazie per essere arrivati alla fine di questo capitolo, grazie per esserci 💘
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, che la battaglia vi abbia emozionato, che abbiate sentito la pioggia sferzarvi il viso e il rumore delle spade che si scontravano! Spero davvero di non avervi deluso, che le aspetattive create con i capitoli che ci hanno condotto fino a qui siano state soddisfatte! Vi prego fatemi sapere nei commenti!!
Come abbiamo visto, anche se poco a poco, piccoli tasselli sono tornati al loro posto: primo fra tutte, le ragazze. Da che erano partite insieme e divisesi durante la strada, alla fine dei giochi le Winx hanno combattuto tutte insieme, Musa compresa (Tecna non ha la magia al momento e questioni urgentissime la tengono su Eraklyon)!
Abbiamo visto Riven e Musa, e sicuramente dobbiamo capire come si evolverà la cosa, e credo che Musa sia stata la persona che doveva davvero uccidere Javier. Siete d'accordo?
I giganti sono stati sconfitti, mentre la Natura ne è rimasta provata, fin troppo, tanto che il piccolo Inverno ha deciso di venire fuori prima. Purtroppo, le perdite che ha subito la Natura (le creature prese da Jotun sono poi diventate cenere) l'hanno praticamente distrutta, ed è stato necessario un sacrificio. Ciao Nikolai 💔
Ora, per Flora io ho cercato di tenerla InCharacter, però credo che in situazioni come questa, chiunque avrebbe un'espressione crudele verso il nemico che vuole uccidere tuo figlio, oppure perda la pazienza mentre è in travaglio... voi che ne dite?
Bene, io ora vi lascio, sperando che il capitolo vi abbia emozionato, e se avete altri dubbi sappiate che nei prossimi capitoli avremo altre risposte man mano, ma di certo non esistate a scrivere nei commenti ogni vostra impressione! Vi ringrazio tantissimo!! Ci vediamo sul prossimo capitolo, abbiamo ancora molto da rimettere a posto!!💕💕💕

Vi adoro,
xoxo Florafairy7

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro