Capitolo 28
RITROVARSI
Quando Flora aprì la porta lo trovò seduto sul pavimento ai piedi del letto. Era sovrappensiero, ma non appena alzò lo sguardo e la vide si alzò di scatto e con due passi la raggiunse prendendola fra le sue braccia. La strinse forte, tanto da sollevarla da terra, Flora si strinse a lui con le braccia al collo. Quando la posò a terra, la tenne ancora stretta a sé e la guardò negli occhi, con un sorriso accennato. Flora lo baciò, cercandolo e desiderando di non lasciarlo mai. Quando alla fine si lasciarono andare per riprendere fiato, Flora sorrise, ma aveva gli occhi lucidi.
"Ti amo. E..." Lasciò cadere le lacrime.
"... lo so." Lui la abbracciò. "Mi dispiace se abbia fatto tanto male."
"Ha fatto male, e lo sai perché?" Disse lei guardandolo. "Perché sei l'uomo che amo, e che amerò sempre. E pensare di non averti più con me, sapere di averti perso, mi ha strappato via il cuore. Perché il mio cuore ti appartiene, Brandon, è tuo."
Lui le teneva il viso fra le mani, osservandola, passando lo sguardo su ogni particolare del sul viso.
"Devo... devo chiederti scusa." Dichiarò lui, lei scosse la testa ma Brandon insisté. "Sì invece. Ascolta, mi dispiace averti lasciata da sola, e ti ho lasciata da sola già tempo fa all'inizio di questa storia. Mi dispiace tanto. Ti meriti molto di più, tu che sei forte e coraggiosa e tanto buona, ti meriti che io mi impegni di più a fare le cose per bene. Mi dispiace per quello che ti ho detto e per come ho messo in dubbio tutto quello che abbiamo."
"Ehi, ehi, smettila con questi discorsi, devi smetterla." Lo fermò lei, gli prese le mani e tenne lo sguardo su di lui. "Parli come se io non ti conoscessi. Mi credi se ti dico che ti amo?" Lui, con un sorriso accennato, annuì. "Anche a me dispiace per quello che ti ho detto. Eravamo stanchi e sono successe troppe cose che hanno fatto male. Ma ora sei qui, Brandon, e non m'importa più di niente se non di te. Brandon, io non smetterò mai di amarti."
"Però devo parlarti di una cosa." Disse lui, serio. Flora si scurì in viso, incerta su cosa potesse trattarsi. "Meglio se ci sediamo." Sedettero insieme sul letto, Brandon le prese la mano intrecciando le dita con le sue.
"Dimmi che succede." Chiese Flora calma.
"Io... sai, il me di qualche anno fa non ne avrebbe prima parlato, eppure eccoci qui: a quanto pare è vero che un po' mi hai cambiato. Ma il punto è che... che le parti di me che volevo cambiare invece sono rimaste le stesse." Esordì lui, evitando prima il suo sguardo, poi si fermò sugli occhi verdi che aveva di fronte. "Sono così confuso, lo sai? Non so che cosa stia succendo dentro di me, ma una cosa la so: lo ucciderò, Flora. Questa storia non finirà senza che lui non muoia per mano mia."
L'espressione di Flora non cambiò. Lei restò in silenzio analizzando nella sua mente ciò che lui le aveva detto, sapeva che parlava di suo padre. Lui era angustiato, la investigò con lo sguardo.
"Di' qualcosa."
"Perché sei confuso?" Chiese allora lei, senza cambiare espressione. Il giudizio non attraversò mai né i suoi occhi né il suo cuore. Le importava solo di lui.
"Perché... perché c'è un dolore, una tristezza, che dopo che elenco dentro di me tutte le cause continua a far male da un posto sconosciuto. E mi sento tremare perché... perché quando ti guardo negli occhi e mi dici di amarmi ne sono certo, ma poi quando ritorna il dolore ho paura di perderti." Brandon non distolse lo sguardo pronunciando quelle parole, con lei non doveva.
"Io so da dove arriva quel dolore e lo sai anche tu. Perché quando metti da parte il dolore dell'uomo che ha perso suo figlio, e che non riesce a parlare più con sua moglie perché si è chiusa in un'alta torre, e mi dispiace per averlo fatto, quello che ti fa male è il dolore che angustia il cuore di un ragazzino spaventato, e solo, e con troppe responsabilità che non sa se ce la farà, e deluso da suo padre per l'ennesima volta." Gli posò una mano sul viso con dolcezza. "Ma togliergli la vita distruggerà te, non lui. Lo so che sei arrabbiato, e che fa male, e che vuoi vendicarti e ne hai tutto il diritto, ma non lasciarti consumare dall'odio. Tu non sei così. Da' retta a me e non a quei pensieri che vogliono farti credere il contrario."
"E se non ci riuscissi? È questo che ti chiedo: se non riuscissi ad essere come tu mi vedi, se non potessi fare a meno di farmi la mia giustizia, tu cosa faresti?"
Flora abbassò per un attimo lo sguardo, ma solo perché alcuni ricordi divennero troppo vividi e la turbarono. Lo guardò.
"Dovresti conoscere già la risposta." Rispose la fata, lui era scuro in viso.
"Sì, ma non dovrebbe essere così perché tu non sei così. Io non voglio che tu comprometta te stessa fino a questo punto!" Esclamò lui, amareggiato, alzandosi e coprendosi il viso con una mano. Flora, decisa, si alzò di scatto e gli prese le mani per lasciare che la guardasse.
"Ascoltami bene: se tu non fossi qui, se tu fossi ancora morto, Brandon, l'avrei ucciso io. Io l'avrei ucciso e avrebbe sofferto perché prima mi ha tolto nostro figlio e poi mi ha tolto te. L'avrei fatto io con le mie mani perché io lo avrei deciso e non avevo più nulla da perdere. Ma ora sei qui. Abbiamo avuto una seconda occasione, Brandon, e non si scherza con le seconde occasioni soprattutto se sono così incredibili. Sei qui. Non lasciamo che si prenda anche la nostra pace, le nostre coscienze." Con una mano gli prese il viso. "Tu non lo farai, non perché te lo dico io, ma perché sei un uomo buono e hai avuto una seconda occasione, e questa storia presto sarà finita e andrà tutto bene e ci meritiamo di essere felici. Ce lo meritiamo, non è vero?" Lui, con gli occhi lucidi, annuì. "E questi demoni che ti inseguono devono tacere, non puoi aggiungerne altri. Avrà quello che si merita, ma tu non ti macchierai le mani del sangue di tuo padre." Lo abbracciò, Brandon chiuse per un attimo gli occhi assaporando la sensazione di casa che sentiva con lei, poi incrociò di nuovo i suoi occhi. "Te l'ho già detto una volta e te lo ripeto: il modo in cui ti guardo non cambierà, qualsiasi cosa tu faccia. Io lo so chi sei, Brandon Bravo, e ti amo per questo. Niente più dubbi, va bene?"
"Va bene." Assicurò lui annuendo, tenendole il viso fra le mani. "E, Flora," Lei gli fece cenno di proseguire. "ce l'ho quasi fatta, ho vinto io contro quei demoni, mi manca poco. E tu hai fatto tanto, voglio che tu lo sappia."
Lei gli sorrise con dolcezza. Brandon teneva lo sguardo su di lei, e se qualcuno fosse stato lì avrebbe detto che Aisha aveva ragione: per come la guardava, non avrebbe mai amato un'altra donna che non fosse stata lei.
"Vuoi che ti lasci un po' da solo?"
Lui sorrise per quanto bene lo conoscesse, si sentì accolto da quell'intimità.
"Un minuto, devo solo mettere in ordine i pensieri."
"Va bene. Io vado di sotto: abbiamo il corpo di un gigante in salotto, vedo Nikolai che intenzioni abbia." Disse Flora facendo per andare.
"Amore?" La fermò prendendole la mano, lei lo guardò. "Mi sei mancata."
Lei sorrise, sapeva cosa intendesse. Quella storia li aveva allontanati così tanto, erano stati così distanti, mentre ora, nonostante tutto, sembrava essere tornati a casa. Ora finalmente si erano ritrovati. Si avvicinò a lui e lo baciò e lui, tenendola ancora stretta, disse: "Promettimi che non saremo mai più tanto lontani."
"Croce sul cuore." Promise lei, Brandon sorrise, avrebbe voluto tenerla stretta a sé non lasciarla più. Guardarla negli occhi in quel momento, sentirla pronunciare quelle parole, furono per lui la conferma che ce l'avrebbero fatta, che avrebbero vinto. La baciò ancora, poi lei lo lasciò per andare di sotto. Lui restò a guardare per qualche secondo la porta chiusa, poi osservò la stanza in cui si trovava. Era a casa, era vivo. Vedere l'altra parte era stato intenso, non aveva dimenticato niente quando poi era tornato in vita. A Logan non aveva detto nulla, a Flora non ancora: voleva aspettare di poter avere un momento con lei che non fosse interrotto da terremoti o giganti.
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"Vostra altezza!" Esclamò Antares quando la vide apparire tra le scintille. Stella era rimasta in cucina, non sarebbe stato carino avere in inquadratura un gigante impagliato
"Antares, so che mi hai cercato." Disse Stella con aria distaccata.
"S-sì," La divinatrice spense il suo entusiasmo e assunse compostezza. "vostra altezza, siete partita così all'improvviso e non ci avete dato più notizie, siamo stati tutti molto in pensiero. E Solaria ha bisogno di voi."
"Sì, questo lo so, ma anche la mia amica ha bisogno di me." Puntualizzò Stella. Rimasero in silenzio, si limitarono a guardarsi. "Se Linphea è in pericolo anche Solaria lo è, se sono qui è anche per il bene del nostro regno." Aggiunse quindi Stella, decisa a non abbassare il suo orgoglio. La divinatrice sembrava avere parole che le morivano in gola e nessuna di queste riusciva ad arrivare alle labbra. "Ecco, poi hai anche il coraggio di chiedermi perché io... ah, lascia perdere!" Stella stava per chiudere il collegamento, ma Antares la fermò.
"Stella, aspetta!" Era chiaro che ora non era più la divinatrice di corte a parlare, ma la donna. Stella le concesse la sua attenzione. "Il regno ha bisogno di te, è vero... ma... ma scomparire da un giorno all'altro come hai fatto..." Sospirò, si passò una mano fra i capelli lisci e lunghi. "... Solaria ha bisogno di te e anch'io." Ammise finalmente, Stella continuò a guardarla e trattenne un sorriso.
"Ma non mi dire, tu? Io credevo che ti non avessi bisogno di una principessa che vuole avere voce in capitolo sulla tua vita." Puntualizzò Stella, offesa. La giovane dagli occhi eterocromatici sapeva di aver sbagliato e annuì.
"Non avrei mai dovuto dirti quelle cose, ma... ma non credo che parlarne attraverso un collegamento interplanetario sia la miglior maniera."
"No, hai ragione." Disse Stella, dentro di sé compiaciuta per quell'ammissione di colpa per quelle parole che l'avevano profondamente ferita. "Quando tornerò su Solaria ne parleremo, tanto non c'è fretta: sei la divinatrice e io la tua principessa, il nostro rapporto non necessita di chiarimenti urgenti."
"G-giusto." Antares annuì. "E... quando credi di tornare?"
"Non lo so, dipende da come si metteranno le cose. Di' ai miei genitori di stare tranquilli."
"Va bene."
"Bene." Concluse Stella, la guardò in attesa. "E tu non devi dirmi altro?"
"Beh, i... i soli in orbita..."
"Ma sei seria?!" Sbottò Stella, accigliata. "Sai cosa? I miei amici ora hanno bisogno di me. Io so come ci si comporta con le persone che dico di essere importanti per me."
"Stella, aspetta!" La fermò ancora, la principessa era indispettita.
"Cosa c'è ancora?"
"Per favore, sta' attenta." Disse Antares, Stella restò a guardarla tenendo su un cipiglio.
"Ciao, Antares." Salutò, quindi con una mano fece sparire quelle scintille chiudendo quel collegamento. Si coprì la faccia con le mani e gemette per la rabbia, e come il tumulto dentro di lei, di fuori la tempesta imperversava.
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Faragonda alzò lo sguardo da quei fogli quando sentì bussare alla porta. Diede il permesso di entrare e la figura snella di Griselda scivolò dentro con la sua solita compostezza.
"Direttrice Faragonda," Disse l'ispettrice, "c'è Saladin per lei."
"Fallo entrare, Griselda. Grazie." Replicò la preside. Dopo pochi istanti Saladin varcò la porta e, con un sorriso affettuoso, si avvicinò alla scrivania e sedette di fronte a lei.
"Non ti sembra di essere diventata troppo vecchia per fare tardi in ufficio?" Scherzò lui, Faragonda sorrise mettendo da parte i fogli. Lo guardò e poggiò i gomiti sulla scrivania, intrecciando le dita e poggiandovi sopra il mento.
"Hai notizie di Helia?" Chiese, Saladin sospirò e scosse la testa.
"No, ma mi fido di lui."
"Dopotutto è il bach." Puntualizzò Faragonda, Saladin alzò lo sguardo verso di lei.
"Già, ed è più simile a suo padre di quanto non creda. È solo che... sono un po' preoccupato: conosci la storia di Linphea, e mi hai detto che hanno chiesto aiuto proprio a te, ma... ma questa cosa si sta protraendo per troppo tempo e potrebbe avere effetti irreversibili sul pianeta. La primavera e l'estate non si sono manifestate, ed ora è entrato l'autunno, o almeno avrebbe dovuto."
"Cosa pensi?"
"Che forse ci vorrà più di una keimerina per rimettere a posto il pianeta se questa storia finirà bene."
Rimasero in silenzio, guardandosi e riflettendo. Poi Faragonda disse:
"Ne hanno fatta di strada i nostri ragazzi, non ci hanno mai deluso. Possiamo stare tranquilli."
"Credi che possiamo fare qualche cosa per loro?"
"Linphea stessa si è ritirata. Saladin, non è come le altre volte: gli altri pianeti non si metterebbero mai a rischio. I reali stessi non hanno rivelato il vero motivo ma hanno semplicemente incolpato l'Inverno. Loro ora sono le vittime, e non permetterebbero mai che il resto della Dimensione Magica conosca la verità." Saladin annuì, Faragonda accennò un sorriso di scherno. "Voi linpheiani siete persone particolari."
"Beh, rivelare che una fata che non dovrebbe esistere ha risvegliato i giganti potrebbe causare delle inimicizie nel resto della Dimensione Magica." Replicò lui, sorrisero.
"È per questo che non ho mai voluto avere niente a che fare con la politica. Saladin?" Lui annuì. "Voglio bene a quelle ragazze come se fossero mie nipoti, capisco come tu ti senta per Helia, ma puoi fidarti di lui."
"Lo so." Replicò il mago stringendo le labbra. "È solo che quando diventi vecchio e ti è rimasto solo un nipote hai paura di perderlo, soprattutto se è un eroe. Soprattutto se somiglia così tanto a Horace."
"Lo è, sii fiero di lui." Disse Faragonda annuendo, Saladin sorrise.
"Lo sono." Sospirò. "Ma ti sento troppo fiduciosa. Di solito tu sei quella che pensa a cosa possa andare storto."
"È vero, ma hanno un dio dalla loro parte. Cosa potremmo fare noi in più?" Saladin non replicò, Faragonda sistemò i fogli sulla scrivania. Certamente anche il cielo di Magix era più minaccioso del solito cielo autunnale, ma Faragonda si fidava ciecamente delle sue ragazze. Ormai non erano più sue studentesse, aveva insegnato loro tutto ciò che aveva potuto e sapeva che erano pronte ad affrontare qualunque cosa. Capiva il suo amico, la sua preoccupazione per suo nipote, ma Faragonda sapeva che Nikolai non avrebbe permesso che Linphea venisse distrutta. No, non lo conosceva, ma Faragonda era una fata anziana: certe cose le capiva.
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Quando Bloom irruppe nella stanza trovò Sky che parlava con Adrian Carter, sembravano nel pieno di una conversazione impegnativa e i due uomini fermarono lo sguardo su di lei, essendo stati interrotti, in attesa di spiegazioni. La rossa dovette trovare la forza, restò per un secondo con la bocca aperta alla ricerca delle parole e alla fine disse:
"Sky, posso parlarti un secondo?"
Lui guardò prima Adrian e poi lei, sospirò.
"Sì, certo. Adrian, puoi scusarci?"
L'agente segreto fece un cenno e poi un inchino, prima di lasciare la stanza si inchinò ancora per salutare Bloom. Quando furono finalmente soli, Bloom si avvicinò a suo marito che, cercando di mascherare il suo turbamento, chiese:
"Amore, che succede? Va tutto bene?"
Teneva lo sguardo su di lei, la conosceva e sapeva che qualcosa la preoccupava. Bloom fece un passo avanti e la luce debole del crepuscolo la illuminò e creò riflessi nei suoi capelli rossi. Sky pensò che era bella.
"No." Rispose seria, il principe si accigliò.
"Che succede? Spiegati." La incalzò allora lui, preoccupato, avvicinandosi a lei e posandole le mani sulle braccia, ma Bloom si sciolse da quel gesto e lui ne fu sorpreso.
"Dovresti saperlo. Sky, mi credevi davvero così stupida? Credevi che non l'avrei scoperto?!"
Lui sgranò gli occhi. Bloom aveva capito tutto, e sebbene Sky sapesse che aveva seguito semplicemente il protocollo e che lo aveva fatto per proteggerla, si sentì terribilmente in colpa. A causa sua Bloom si era allontanata dalle sue amiche, non aveva sostenuto Flora e l'aveva considerata una traditrice. Gli occhi azzurri del principe si abbassarono colpevoli, la rossa si accigliò. "Non hai niente da dire?! Sky, è una delle mie migliori amiche! Mi dici come hai potuto?!"
"Lascia che ti spieghi." Si affrettò a dire il principe, agitato. "E, per favore, abbassa la voce, è importante che resti tra di noi."
Bloom era sconvolta, disgustata.
"Tra di noi?! Perché? Oh, non vuoi che si sappia che il nobile principe Sky è uno schifoso traditore?!" Gli occhi le si riempirono di lacrime che minacciarono di cadere, ma lei cercò di impedirlo.
"Lo so che è tua amica, lo so che le vuoi bene, ma era necessario che tu non sapessi nulla." Si affrettò a spiegare Sky, cercando di calmarla e soprattutto cercando di indurla ad abbasare i toni. Provò ancora a toccarla ma lei si scostò.
"Ma non mi dire! Credi che volessi essere messa al corrente ogni volta che avevi intenzione di incontrarla?!"
"No, io..." Ma Sky si fermò, confuso. Assottigliò gli occhi, cercando di capire. "Aspetta..."
"... mi hai deluso enormemente, Sky. Credevo tu non fossi come tuo padre, ma mi sbagliavo." Dichiarò lei, le lacrime caddero senza che potesse fermarle, se le asciugò in fretta. "È stato un modo per punirmi? Perché volevo partire? Perché non voglio bambini? Andare a letto con una delle mie amiche non è la soluzione."
Sky era sconvolto.
"Bloom, ma di cosa parli?"
"Di te e Tecna, ecco di cosa parlo! E smettila di fare il finto tonto! Ti ho sentito mentre ne parlavi con Adrian, di come pianificavi il tuo viaggetto romantico a Espero! Mi fai schifo, Sky!" Esclamò lei con dolore. Sky sentì il cuore frantumarsi in mille pezzi per più di una ragione.
"Bloom, ascoltami... ferma, aspetta, ascoltami..."
"... mi sono fidata di te! Ho voltato le spalle alle mie amiche per te! Ora come ora non so se ho fatto bene e sai cosa? Stella è su Linphea! La mia migliore amica è su Linphea e mi ha chiesto aiuto e io gliel'ho negato perché credevo di fare la cosa giusta! Credevo di dover stare dalla tua parte! Ma mi sbagliavo!" Esclamò ancora lei, puntandogli il dito contro e piena di rabbia, con i denti stretti. "Mi sbagliavo perché non sei altro che un essere meschino!" Aggiunse con la voce tremante. "Tra così tante donne a tua disposizione hai scelto una mia amica?" Prese un respiro. "Io stasera parto, e se tua madre ha qualcosa da ridire che lo dica a te, e che si renda conto che le cose non sono come lei crede, che..." Non riuscì a finire la frase, non sapeva cosa altro aggiungere, era solo ferita. Lo guardò, piena di rabbia e dolore, e lasciò la stanza a grandi passi.
"Bloom..."
"Va' al diavolo, Sky!" Esclamò la principessa uscendo e sbatté la porta.
No, Sky non le corse dietro. Un po' perché non avrebbe avuto senso dato che non poteva spiegarle cosa stava succedendo davvero, un po' perché si sentiva colpevole di quelle accuse. Aveva tagliato fuori sua moglie e aveva, lo ammetteva con gran vergogna, in alcune occasioni lasciato che il filo dei suoi pensieri portasse a Tecna in maniere in cui non doveva. Era successo pochissime volte, si potevano contare sulle dita di una mano, ma si era sentito vicino a lei e non si era saputo spiegare il motivo. Amava Bloom, non aveva mai smesso di amarla, non avrebbe mai smesso di amarla. Ma si sentiva colpevole, con lei ed anche con Tecna, e la sua integrità vacillò. Era un uomo, era un principe, e aveva, come tutti dicevano, degli standard morali molto alti, e si era tradito. Aveva tradito se stesso. Sky si passò una mano fra i capelli, appoggiato al tavolo. Sospirò, riflettendo. In un impeto di rabbia gettò a terra i documenti che erano sul tavolo e poi batté i pugni chiusi sopra esso. Ma la colpa era solo sua. Era confuso in modi in cui non doveva. Amava Bloom più della sua vita, stava facendo tutto quello per proteggerla. Ma a quanto pareva anche il principe Sky era caduto nella trappola di una matassa di pensieri che si scioglievano in un qualcosa di sbagliato.
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"Che intenzioni abbiamo esattamente?" Chiese Stella, alzando un sopracciglio, osservando il corpo del gigante steso sul tavolino del salotto. Erano tutti lì, osservando quel corpo con il grosso pugnale conficcato nel petto. Si voltarono solo sentendo i passi di Brandon che li raggiunse, lui tenne lo sguardo sul gigante arrivando vicino a loro, si fermò mettendo le mani sulle spalle di Flora e tenendola vicino a lui.
"Insomma... il primo è andato. Ma forse non è finita qui...?" Guardò Nikolai, lui sembrava sovrappensiero, con i suoi occhi grandi aperti come fari e puntati sul suo acerrimo nemico.
"No, certo che no... a parte il fatto che ci mancano Ymir e Jotun..." Continuò a riflettere, incrociò le braccia e strinse le labbra. "Io..." Posò lo sguardo su Flora. "... vieni con me." Le fece un cenno con la testa, lei sembrò sorpresa. Alzò lo sguardo per incrociare quello di Brandon, sorpreso quanto lei, e allora seguì suo padre in cucina, a quanto pareva voleva parlarle in privato. Brandon sospirò, Timmy, Stella e Logan spaesati quanto lui, curiosi tanto che non si accorsero dell'assenza di Martha.
"Mi dici che succede?" Chiese la fata, con un sopracciglio alzato e investigando suo padre, cercando di capire. Lo sguardo di Nikolai era acceso di euforia, Flora poté vedere come, chiaramente, la sua mente stesse lavorando velocemente pensando a qualcosa di importante. Nikolai, che stava camminando su e giù, si fermò e finalmente la guardò.
"Non ti metterei mai in pericolo, lo sai, vero?"
"S-sì, lo so." Rispose lei, perplessa. Nikolai la guardava sempre con quello sguardo carico di aspettativa. Tenendo le mani unite sotto il mento sembrava fare il punto della situazione.
"E quello che hai fatto lì fuori è stato... straordinario! E straordinario è dir poco!" Aggiunse, Flora sorrise ma ancora non aveva capito dove lui volesse arrivare. Si appoggiò al tavolo e continuò ad osservarlo.
"Nikolai, arriva al punto."
"Ti rendi conto a cosa stai arrivando, vero?"
"Quando questa storia finirà io non userò mai più la magia di luce, non farti strane idee."
"No, no, certo, certo. Ma..." Si posò le dita sulle labbra, con le sopracciglia alzate e i suoi grandi occhi spalancati, mentre pensava. "... ma hai dimostrato di essere in grado di gestire magia che non ti appartiene. A proposito..." Si avvicinò a lei e la prese per le braccia. "... promettimi che non rinnegherai la seiðr quando avremo sconfitto i giganti!"
"Io spero di non aver più bisogno di utilizzare magia di questo calibro dopo che avremo sconfitto i giganti..." Notò lo sguardo del dio e concesse: "... ma ti prometto che non la rinnegherò."
"Bene, ne sono felice! Ma ora ascoltami: Jotun è potente, bocciolo, lo è davvero, ma potresti... potresti acquisire il caos." Propose il dio, Flora si accigliò.
"Sei impazzito?"
"No, bocciolo, ascoltami: useremo Beli, sarebbe una magia così semplice!"
"Nikolai," Lo fermò subito Flora, decisa, ma sussultò quando un ramo di un albero colpì il vetro della finestra a causa della tempesta che imperversava di fuori; si ricompose prendendo un respiro e continuò: "non acquisirò il caos, non... so come potrebbe finire."
"Ti fidi di me?" Chiese lui prendendole le mani, lei lo guardò, era scossa.
"Sì che mi fido, ma..." Abbassò lo sguardo, accennando un sorriso, sconvolta. "... ho praticamente appena finito di dirlo: ho avuto una seconda occasione, non posso sprecarla così. Il caos..." Gli lasciò le mani e cercò di mantenere la calma, si passò una mano fra i capelli e lo guardò. "... e se prendesse il sopravvento su di me?"
"Non lo permetterò." Assicurò il dio, deciso. Flora stava per dire qualcosa, ma si fermò e tenne lo sguardo su di lui.
"Credi che possa fermare Jotun?" Chiese infine lei, lui sorrise.
"Sì." Rispose il dio.
"Lo sai, vero, io cosa devo fare prima?" Chiese ancora lei, Nikolai alzò gli occhi al cielo con fare annoiato e recitò come una poesia imparata a memoria:
"Devi parlarne con il tuo umano..."
"Esatto!" Replicò lei, con un sorriso, un po' divertita da lui. "Vedo che stai imparando come funzionano le cose qui." Ma il dio incrociò le braccia e le mostrò un'espressione molto poco soddisfatta. Sentirono le voci dall'altra stanza, quindi si precipitarono.
"Bloom." Disse Flora vedendola, la sua amica la guardò. Stella era ancora accanto a lei dopo averla abbracciata stretta non appena era arrivata.
"Flora..." Poi Bloom guardò Brandon e la keimerina fece lo stesso. Il giovane non sapeva cosa aveva di fronte, quindi disse:
"Perché sei qui?"
"Per darvi una mano." Rispose la fata, era seria ma anche chiaramente dispiaciuta. Passò lo sguardo su di loro, poi si fermò su Timmy e le salirono le lacrime agli occhi. La principessa le ricacciò dentro e allora si rivolse di nuovo alle sue amiche: "Noi combattiamo insieme qualunque cosa accada, giusto?"
"Giusto!" Esclamo Stella con un sorriso, Bloom fu sollevata, e allora guardò Flora in attesa. Lei era titubante, ma alla fine annuì.
"Giusto." Gettò un'occhiata a Brandon, poi si avvicinò alla sua amica. "Grazie per essere qui." Le disse poi e finalmente sorrise, quindi la abbracciò. Poi Bloom notò la presenza di Logan, la sua espressione si rabbuiò. Il giovane la salutò con un gesto della mano e un sorriso forzato, non nutrendo una particolare simpatia per la principessa. Bloom allora guardò Brandon, che con espressione seria cercava di capire esattamente cosa fosse successo su Eraklyon.
"Logan è qui per darci una mano." Spiegò subito Flora, Bloom distolse lo sguardo da Brandon e si rivolse alla sua amica, le sorrise appena. Vedere Logan lì la riportò alla conversazione avuta tempo prima con Sky, aumentò la confusione dentro di lei.
"E Tecna?" Chiese Stella, il sorriso di Bloom si spense immediatamente mentre anche Timmy era impaziente di conoscere la risposta.
"B-beh, lei... ehm... mi ha detto che non sarebbe stata d'aiuto non avendo magia e ha preferito non venire. Timmy, mi dispiace." Disse poi guardando il suo amico, lui sembrava addolorato.
"La comprendo." Dichiarò Timmy, mettendosi le mani in tasca. "Vorrei solo sentirla e ormai qui sembra essere fuori dal mondo." Concluse. I loro dispositivi elettronici ormai non funzionavano più a causa dei disastri di Linphea, le fonti di energia disponibili normalmente erano fuori uso. "Io... vado a vedere Helia come sta." Disse poi, quindi lasciò i suoi amici.
"Perché, cosa gli è successo?" Chiese allarmata Bloom, le sue amiche le spiegarono tutto ed anche del corpo steso sul tavolino. Mentre loro parlavano, Brandon osservava la sua amica chiedendosi cosa sapesse, perché fosse lì, quali fossero le novità. Poi Nikolai prese la scena, non riuscendo più a restare in silenzio.
"Sì, perfetto! Fata della Fiamma del Drago, sono davvero felice di averti qui, sei molto potente! Ma ora non perdiamo altro tempo," Guardò Flora. "faccio io da intermediario e ci mettiamo un minuto. Ascolta," Disse quindi a Brandon, lui incrociò le braccia pronto ad ascoltare il dio che chissà ora cosa si era messo in testa. "ho un'idea brillante, ma mia figlia è convinta di aver bisogno della tua approvazione."
Brandon sembrò stupito, Flora alzò gli occhi al cielo.
"Nikolai, non si tratta di approvazione, ma..." Il dio la fermò con un gesto della mano e si rivolse ancora a Brandon:
"... tranquilla, bocciolo, vediamo l'umano che ne pensa."
"Beh, che ne penso di cosa?" Chiese Brandon spazientito.
"Ho proposto a Flora di acquisire la magia del caos." Rivelò Nikolai eccitato, soddisfatto. Brandon era scioccato, fu Logan il primo che parlò:
"Ma è geniale!"
Nikolai sorrise soddisfatto, Brandon guardò male entrambi. Col viso duro, si rivolse a Nikolai:
"Mi dici cosa ti salta in mente?!"
Il dio alzò gli occhi al cielo.
"Sai, tuo fratello è di gran lunga più simpatico di te!" Dichiarò infastidito, poi tornò a spiegare: "Sarebbe il nostro asso nella manica, fermeremmo Jotun anche prima che si svegli!" Spiegò Nikolai eccitato, Brandon si passò una mano sul viso come per sopportare e portare pazienza davanti a quel progetto tanto folle. Guardò Flora, che intervenne:
"Io non so se sia una buona idea."
"Oh, ti ringrazio!" Esclamò Brandon, felice che almeno lei fermasse l'entusiasmo del dio.
"Sì, però..." Logan s'intromise, Nikolai sorrise. "... la magia di luce la gestisci bene, ti abbiamo visto tutti. Io credo che tu possa gestire il caos, e scommetto che lo spiritello intenda usare il corpo del gigante, non è vero?" Chiese a Nikolai.
"Anzitutto, per te è Maestoso Inverno quando ti riferisci a me, ma sì, possiamo usare Beli."
"Io credo che sia pericoloso." Dichiarò Stella, Brandon le fu riconoscente.
"A me sembra di aver già vissuto una situazione simile." Disse invece Bloom, loro la guardarono e pensarono a quel giorno nell'ufficio di Faragonda. "Non mi è piaciuto come è finita. Flora, non dovresti farlo. Sarebbe davvero stupido da parte nostra ripetere ciò che è successo con Musa."
"Ma lei non è Musa!" Puntualizzò Nikolai. "Lei è mia figlia, la custode dell'Inverno, lei possiede la seiðr! Flora," Si avvicinò a lei e le prese le mani. "mi hai detto che ti fidi di me. Beh, io ti assicuro che non ti accadrà niente di male!"
Flora lo guardò negli occhi, poi guardò suo marito.
"Nikolai..." Ma fu l'unica parola che riuscì a pronunciare, poi ci fu l'esplosione.
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"Cosa credi di dire a tutta quella gente? Possibile che i sovrani non ci diano altre informazioni?" Chiese ancora sul padre, Sky però non aveva risposte per lui. Erano nella sala del trono, era appena terminato un incontro con i vertici di Linphea: i linpheiani avevano bisogno di un posto dove stare e, soprattutto, di lavorare dato che la loro permanenza si protraeva più del previsto.
"Non so cosa stia succedendo lì, padre. Vi assicuro che vorrei delle risposte anch'io."
"Beh, tu hai deciso di accogliere i linpheiani e tu trovi una soluzione, figliolo. A me bastavano le lamentele dei miei di sudditi!" Esclamò il re, stanco. Si alzò e si avvicinò a suo figlio: "So che non mi deluderai." Concluse, quindi lasciò la stanza. Sky sospirò, sembrava che nulla andasse come doveva. Comunicò a Carter di essere costretto a rimandare la partenza per Espero, e chiamò anche Tecna, alla quale chiese di incontrarlo quella sera stessa. Bloom non era lì, aveva mantenuto la parola data ed era andata via, Sky non sapeva se su Domino o sulla Terra. Il principe era nelle sue stanze e ormai si era fatta sera. Si sbottonò la giubba, si fermò accanto alla finestra godendosi la migliore vista sul regno. I pensieri si rincorrevano senza sosta, sussultò quando sentì bussare. Si voltò allora verso la porta e una ragazza della servitù annunciò l'arrivo della sua amica, Sky chiese di farla entrare.
"Allora, che è successo? Ho fatto il prima possibile." Disse Tecna una volta che la porta fu chiusa, raggiungendolo. Sky aveva gli occhi lucidi e quando Tecna si avvicinò a lui lo notò. Si rabbuiò e, preoccupata, chiese: "Sky, va tutto bene?"
"Sì, sì, tranquilla." Disse lui accennando un sorriso. "Solo che oggi sono successe un paio di cose e... ascolta, ho bisogno che chiudiamo in fretta questa storia."
"Lo dici a me? Mi sto scervellando per trovare delle prove che incastrino Carter o almeno trovare altre piste, ma sembra impossibile! Se Brandon era alle prese con questo lavoro non mi sorprende che Carter abbia avuto la meglio."
"Sì, beh, come ti accennavo per telefono ho rimandato la partenza per Espero. E Bloom oggi mi ha lasciato."
"Cosa?! Ma..."
"... crede che abbiamo una storia." Spiegò lui, scuro in viso e abbattuto, tenendo le mani in tasca.
"Ma... non ha senso! Come le è venuto in mente?!"
"Perché gliel'ho detto io." Disse ancora Sky, Tecna era a dir poco scioccata. "Non direttamente: mi ha sentito mentre lo dicevo a Carter. L'ho fatto per giustificare la tua presenza su Espero, e dei possibili momenti in cui avessimo avuto bisogno di parlare in privato."
Tecna batté le palpebre più di una volta come per realizzare ciò che aveba appena sentito.
"Tu sei matto." Concluse poi la giovane, si passò una mano fra i capelli corti. "Sky, Bloom è mia amica, cosa penserà ora di me?!"
"Beh, se è per questo è mia moglie e pensa che io sia un essere ignobile. Ma il punto ora non è questo, il punto è che dobbiamo incastrare Carter ed ora che Brandon non c'è e non è reperibile e chissà cosa diavolo succede su Linphea, Meridian passa a te."
"Che intendi?"
"Lascia che ti spieghi."
Tecna era intelligente, scaltra, furba, perspicace, ed anche se non puntasse sul fattore estetico particolarmente, era innegabile che era davvero bella. Imparò subito le istruzioni datele da Sky, assimilò immediatamente il piano ed essendo la donna della sua età con il più alto quozionte intellettivo della Dimensione Magica, Sky sapeva che se la sarebbe cavata in qualunque situazione si fosse trovata di fronte. Si era fatto tardi, erano seduti entrambi l'uno di fronte all'altra. La luce gialla del lampadario di cristallo inondava la stanza, la pelle chiara di Tecna si sposava perfettamente con quel tono. Sky la guardò.
"Allora, te la senti?"
"Beh, certo, altrimenti tutto questo fino ad ora sarebbe stato inutile." Rispose lei alzando le spalle e con un sorriso accennato, guardandolo.
"Credo tu debba prendere in considerazione la carriera militare, lo sai?" Disse il principe, lei alzò un sopracciglio.
"E stare tutto il giorno dietro a te e Brandon? No, ti prego, avrei fatto la maestra altrimenti e tutti sanno che non è per me."
"Che cattiva che sei."
"Andiamo, sto scherzando!" Si giustificò lei ridendo, poi però disse: "Comunque mi dispiace per Bloom. Risolveremo tutto presto e potrete tornare a dirvi la verità su tutto."
"Già..." Sky prese un respiro e distolse lo sguardo. Tecna quindi si alzò, pronta per andare, ma lui la fermò prendendola per il polso. "Ehi, si è fatto tardi, non è il caso che tu torni a casa da sola." Tecna posò lo sguardo sulla sua mano, che Sky subito ritirò, quindi incontrò i suoi occhi azzurri.
"Beh, devo."
"Perché non resti qui?" Propose lui, era serio. Tecna era sorpresa, tenne lo sguardo su di lui.
"Non... non credo sia il caso." Si schiarì la voce. "A domani, Sky."
"A domani." Salutò lui, quindi la sua amica andò via.
Tecna attraversò i corridoi del palazzo reale ormai in penombra, c'era silenzio e poca luce. Non sapeva esattamente cosa stesse succedendo, ma qualcosa tra lei e il suo amico sembrava cambiato e lei si sentiva a disagio e confusa allo stesso tempo. Timmy le mancava, lui era l'unico che metteva ordine nelle emozioni che lei non sapeva gestire. Aveva provato a contattarlo ma era stato tutto intuile, sembrava che ormai Linphea fosse su un'altra dimensione. Tecna si fermò immediatamente quando sentì le voci, appoggiò le spalle alla parete per non essere vista.
"Torna al tuo posto," Era Carter, parlava con qualcuno. "è stata un'idiozia farmi venire fin qui, è rischioso. Tienimi aggiornato." Tecna si sporse di poco e poté vedere che parlava con un soldato, ma il giovane era di spalle e non poté vedere il suo viso. Quando il soldato lo superò, Carter prese un respiro tenendo il controllo e si guardò intorno, fu allora che Tecna capì che poteva iniziare subito il suo lavoro. Uscì allo scoperto e camminò verso di lui fingendo di non averlo notato, quindi alzò lo sguardo per incrociare il suo fingendosi sorpresa.
"Oh, perdonatemi, non vi avevo..." Si schiarì la voce, cercando di sembrare imbarazzata. "... voi siete Adrian, vero? Ci siamo incrociati un paio di volte."
"Sì, non vi sbagliate." Replicò Carter sorridendole. Tecna notò come lui fosse capace di cambiare attitudine da un secondo all'altro. "E voi siete Tecna, impossibile dimenticare il vostro nome." Lei sorrise.
"Confido nella vostra discrezione, io sto tornando a casa mia."
"Oh, certo... certo... potete stare tranquilla, io non vi ho visto." Assicurò Carter, credendo di essere testimone della prova dell'incontro tra il principe e la sua nuova fiamma. Tecna sorrise educatamente.
"Bene, allora io non ho visto voi." Replicò lei e fece per superarlo, ma si fermò. "Oh, e, Adrian..." Si voltò, lui la guardò. "... sapete, il palazzo reale non è un buon posto per parlare di certe cose. Se avete bisogno di qualche consiglio non esitate a chiedere." Fece per andare quindi, ma Carter la fermò, perplesso.
"Che cosa intendente?"
Tecna si voltò ancora verso di lui, con aria disinvolta ed innocente. "Intendo..." Ridacchiò. "Ma come, vi ho appena detto che questo non è il posto per parlarne e voi me lo chiedete?" Carter tenne lo sguardo si di lei, serio. Tecna non lasciò trasparire la minima agitazione.
"Perdonatemi, credo che forse ci sia stata un'incomprensione." Disse Carter. "Sapete, io faccio parte dei Servizi Segreti, credo stiamo parlando di due cose diverse."
"Davvero?" Chiese Tecna, alzando entrambe le sopracciglia. Si avvicinò a lui, alzò il viso per guardarlo negli occhi e le sue labbra sfiorarono quelle di Carter, che rimase fermo. Tecna, sfiorandolo, avvicinò le labbra al suo orecchio e allora sussurrò: "Perché io credevo parlassimo di affari dell'Hempusa." Si allontanò di poco e lo guardò negli occhi, Carter era ancora serio, la guardò con attenzione.
"Chi siete voi davvero?" Chiese lui, forse anche un po' stregato dal modo di fare della giovane donna, complice forse l'atmosfera del palazzo, illuminato solo da poche luci fioche.
"Potrei farvi la stessa domanda." Rispose Tecna, accennò un sorriso alzando un lato della bocca.
"Voi donne vi portate il veleno dentro quando volete." Dichiarò Carter, continuando ad osservarla.
"È divertente che lo diciate, perché non sempre si tratta di una semplice metafora." Disse lei, Carter sorrise e allora le mise una mano dietro la schiena, Tecna non si oppose.
"Ora capisco cosa ci abbia visto in voi il principe." Affermò Carter, quindi avvicinò a lei e, con le labbra che sfioravano quelle di Tecna, aggiunse: "Ma io non sono così ingenuo." Si allontanò di poco. "Io non ho visto voi e voi non avete visto me."
"Forse un po' ingenuo lo siete, ma spiegarvi il perché significherebbe usare il mio tempo per voi ed io non posso." Replicò Tecna, si allontanò da lui. "Arrivederci." Gli diede le spalle e si allontanò, lasciandolo lì in mezzo al corridoio ed esultando dentro di sé: potevano farcela, quella storia sarebbe finita bene; e Tecna capì anche che era finita, si era ritrovata e non aveva intenzione di lasciarsi andare mai più.
-
Fu tanto forte che per alcuni secondi sentirono solo un fischio nelle orecchie. La parete era completamente sfondata, e loro presi di sorpresa non avevano potuto proteggersi. Brandon si liberò subito da quelle macerie e, allarmato, cercò Flora.
"Stai bene?!" Le chiese subito, aiutandola.
"Sì, ma cosa...?" Cercò di capire, ma poi fu loro chiaro perché i due si palesarono. Stella e Bloom si misero al fianco dei loro amici, Nikolai pensò bene di smaterializzarsi e con lui il corpo di Beli. Le tre fate si trasformarono subito, Brandon e Logan sfoderarono la spada.
"Andiamo, avete persino il coraggio di combattere contro i vostri cari amici?" Disse Musa, con un sorriso dipinto in volto. "Oh, ma guarda, Bloom ci ha fatto l'onore di unirsi a noi!" In quel momento anche Martha e Timmy li raggiunsero, e appena scesero le scale furono sconvolti. "Oh, ecco Timny e la bambolina hippie. Riven, sei contento?" Musa rise, Riven le gettò uno sguardo, poi lo fermò sui suoi amici di fronte a lui. La fata allora cambiò espressione, diventando agguerrita, e creò tra le mani due sfere viola che scagliò immediatamente contro di loro, ma le ragazze crearono uno scudo.
"Che hai fatto, Musa? Perché non riesci a trasformarti?" Chiese Flora osservandola. La fata della musica fu stupita e turbata da quella domanda, ma poi sorrise.
"Vuoi entrarmi nella testa con la tua cara dolce empatia, Flora?" Le chiese facendole il verso. "Guarda che con me non funziona... o almeno avresti dovuto provarci prima, sai, quando hai semplicemente preferito ignorare la mia esistenza e quella di tutti quelli che hanno fatto qualcosa per te." La disinvoltura di Musa era inquietante. Creò un altro incantesimo fra le mani. "E se ve lo state chiedendo, ora è vero che Riven sta dalla mia parte. Cioè, prima era per finta, vero, Brandon?" Guardò il soldato con dipinta in viso un'aria colma d'odio. "Santo cielo, quanto somigli a tuo padre." Constatò con aria disgustata. "Ma ora Riven sta con me. E non si scherza con la morte, non te l'ha detto nessuno?" Sorrise, guardò Flora. "Tira fuori di nuovo i vestiti della vedova, Flora, perché tra un po' lo sarai di nuovo."
"Musa, non provocarmi." Disse la keimerina, col viso duro, minacciosa, mentre intorno alle sue mani si formava un'aurea azzurra.
"Ma non mi dire, hai spina dorsale allora? Ed io che credevo che ti nascondessi soltanto dietro al tuo bel maritino dalle spalle larghe! Sono stupita, dico sul serio."
"Musa, non voglio ferirti, ma non ti avvicinare." Disse Flora, guardandola, purtroppo, con odio.
"È una minaccia?" Chiese Musa, inclinando di poco la testa e con un sorrisetto.
"Sì." Rispose Flora e tra le sue mani creò un incantesimo.
"Oh, allora sì che ci sarà da divertirci!" Esclamò Musa, pronta a colpire. Ma non poté. Il ruggito squarciò l'aria, tutti si fermarono: Jotun si era svegliato.
Rieccociiii dolci germogli!! Ahhh ecco perché erano capitoli di trasizione: avevamo bisogno di far venire tutti i nodi al pettine perché JOTUN SI È SVEGLIATO.
Cari miei germogli, Flora e Brandon si sono ritrovati e il mio cuore è più in pace. Lo so, volete lo spin-off su Stella e Antares, ma per ora non posso accontentarvi. Sta di fatto che la nostra Antares non è un granché ad esprimere i suoi sentimenti e la povera Stella ne soffre.
SKY. BLOOM. TECNA. Ah, io non parlo, ditemi voi.
Ps. Su quest'argomento: ho voluto dare un po' di più a Tecna, quel tocco un po' da femme fatale perché lei è intelligente e sa come adattarsi alle situazioni. Nella serie lei non viene mai elogiata per la sua bellezza e credo che invece se lo meriti, perché sì, è intelligente e la amiamo, ma c'è qualcosa di male ad essere anche bella? Quindi eccola qui, pronta ad andare sotto copertura con Meridian ora che ce n'è bisogno.
Nikolai ha sempre piani assurdi, ma nel frattempo Musa arriva a creare scompiglio? Si salverà Musa? Mi chiedete, io non posso spoilerarvi nulla, e per quanto mi dispiaccia sia in questo stato, scrivere di lei come villain è meraviglioso perché è un personaggio fantastico.
Vi lascio per ora, sento che mi sto dilungando troppo e aspetto invece di sapere da voi pareri, impressioni, opinioni! Vi amo alla follia e spero vi siano piaciuti questi capitoli e questa pubblicazione extra per recuperare le settimane perse. Vi adoro, siete dolcissimi e vi voglio un gran bene!!❤❤❤ al prossimo capitolo!
xoxo Florafairy7
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