Capitolo 27
AMARE È ANCHE SOFFRIRE (A VOLTE)
Martha era la melissa, e questa era cosa nota ormai per tutti su Linphea, e soprattutto per lei in prima persona. Martha non aveva un cognome: nel villaggio in cui era nata nessuno ce l'aveva; lì, ci si riconosceva col nome della madre dopo il proprio e Martha era semplicemente Martha la figlia di Willow. Quel suo titolo era durato ufficiosamente fino agli otto anni, quando poi era diventata la probabile futura melissa, dato che era stata scelta, e poi era ufficialmente decaduto al compiere dei suoi sedici, quando era diventata ancor più semplicemente: Martha, la melissa.
Non aveva mai vissuto un'avventura come quella, non aveva mai attraversato così speditamente le terre di Linphea guidata da un qualche istinto eroico che però sembrava muovere Stella e Timmy. Li aveva giudicati, e forse troppo presto. Non li aveva apprezzati, in primo luogo, perché aveva pensato che loro non erano linpheiani, loro non potevano capire cosa stava succedendo, quanto dolore quella situazione su Linphea stesse causando ai suoi abitanti. Per loro era solo un'altra delle mille imprese compiute. E si era sentita inadeguata insieme a loro, questo perché lei era Martha, la melissa, e basta. Martha si era resa conto di non avere un'identità. Si era resa conto di dipendere da ciò che faceva, ma non sapeva esattamente ciò che era. Non sapeva, oltre al dovere, che cos'era che doveva spingerla verso la vita. E l'aveva visto negli occhi di Timmy, invece, che aveva anticipato le mosse dei loro nemici con scaltrezza, e in quelli di Stella, che mai un solo momento aveva esitato sapendo che avrebbe dovuto combattere. E si sentiva in colpa per questo. Lei non aveva quel fervore, quel fuoco dentro: lei non era fatta per combattere.
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Vymarna era stremata. La Natura sentiva la magia oscura scorrere dentro di Lei, sentiva che stava perdendo vita. Per il pianeta, gli esseri viventi e gli spiriti erano suo frutto e sua fonte, e sentiva di perderli. Con Nikolai al suo fianco, Vymarna provava a proteggersi, mentre il bach teneva a bada la strega e la fata il cacciatore. La tempesta imperversava, le radici degli alberi si alzavano dalla terra e molti alberi caddero sotto la furia di quella natura impossessata. Helia lanciò un segnale a Flora, che afferrò subito e lo raggiunse. Il bach creò uno scudo utilizzando la pioggia che cadeva, dominando l'acqua, e le disse subito:
"Dobbiamo unire le forze. Sono entrambi forti, ma noi dobbiamo restare uniti."
Flora lo guardò negli occhi blu: sapeva di potersi fidare di lui. Helia aveva fede, ce l'avrebbero fatta, e Flora voleva crederci con tutta se stessa. Annuì, decisa, e lei e il suo amico, spalla contro spalla, furono pronti a combattere, scansandosi immediatamente non appena Icy congelò quello scudo.
"Oh, ma che carini che siete!" Esclamò la strega con un ghigno, noncurante di come la pioggia le cadeva addosso e per niente stanca, non avendo neanche le ali che, bagnate, diventavano più pesanti. "Credete di vincere? Cos'è, un ritorno di fiamma della coppia da fiaba?" Rise malignamente, e quella visione tra i lampi e la pioggia la fece apparire come fuori di sé. Flora creò tra le mani due sfere azzurre e le scagliò contro di lei, prendendola in pieno, ma fu grazie ad Helia che però non fu colpita dalla scia di fuoco emanata dalla spada di Javier. La terra continuava a tremare, Flora gettò un'occhiata a Vymarna, sapendo che il suo bambino era in pericolo. Ma quel cielo scuro e pesante per Flora ed Helia si rischiarò quando videro quella luce tanto forte, sapendo da dove provenisse.
"È qui la festa?!" Esclamò la principessa di Solaria. Aprì le braccia e con un "Esplosione Cosmica!" creò un'esplosione di luce che costrinse tutti a fermarsi. Raggiunsero subito i loro amici e per tutti loro fu come un immediato sollievo.
"Ragazzi, state bene!" Esclamò Flora felice, con un peso tolto dal cuore. Abbracciò subito Martha e Stella. E come poteva non essere loro tanto grata, e non essere così felice di vederli. Nikolai aveva ragione: quella non era la loro guerra, e la consapevolezza piena l'aveva avuta quando si era resa conto di lasciare che Aisha raggiungesse suo padre. Ma la sua amica aveva combattuto al suo fianco fino all'ultimo momento che aveva potuto, e così Stella, Martha e Timmy avevano rischiato la vita per lei e la sua famiglia. Era vero, quella non era la loro guerra, ma Flora sapeva che le sue amiche erano la sua famiglia e non si sarebbero tirate indietro per lei. A differenza di come era stato Nikolai, Flora non era sola.
"Flora, non mi piace come sta tremando la terra." La informò Martha, preoccupata. La keimerina annuì, anche lei col viso scuro.
"Lo so. Io raggiungo Vymarna, Stella, tu con me per favore. Martha, Timmy, voi aiutate Helia."
Quindi, le due amiche si precipitarono subito in aiuto della Natura.
Flora e Stella erano ai lati della quercia, i due giganti però non sembrarono affatto smossi. Beli accennò un sorriso, i suoi occhi dorati scintillavano, la sua espressione lasciava intendere che sentiva di avere il controllo. Stella e Flora crearono insieme uno scudo intorno a Vymarna, tentando vanamente di proteggerla, ma ormai anche la Natura sapeva di essere agli sgoccioli: le era stata rubata la sua vita. Nikolai e Flora si guardarono, capendo che era arrivato il momento di usare quei pugnali, ma prima di tutto dovevano essere in grado di dividere i due giganti per poter avere la meglio su di loro.
“Stella, resta con Vymarna e occupati di Ymir.” Le disse la keimerina, decisa. La principessa annuì, ma vide la guerra negli occhi verdi della sua amica, quelli che una volta erano un prato calmo come le onde del mare fermo, e le fece male. Stella prese una manciata di polvere di fata, più di quanta forse avrebbe potuto senza fare male a se stessa, e con una mano disegnò un limite alle radici della quercia. Le sue dita emanarono un fascio di luce insieme con la polvere, quindi guardò il gigante di fronte a lei.
“Che cominci lo spettacolo!” Dichiarò lei, con un sorriso appena accennato e tanta autostima che poteva vincerla da sola quella guerra.
Flora invece si alzò in volo, lasciando le radici e raggiungendo velocemente la melissa, quindi dopo un breve scambio prese con sé il pugnale, legandolo alla cintura. Creò due sfere azzurre e colpì Beli, che però con la mano infuocata le parò. Flora poggiò i piedi a terra e si mise al fianco di suo padre. Nikolai però le intimò:
“Flora, non ho abbastanza magia per aiutarti.”
Lei lo guardò per un secondo, poi replicò:
“Basta che resti vicino a me, io posso cavarmela: dopotutto, sono tua figlia."
Le mani della keimerina si incendiarono di un fuoco azzurro, scagliò contro il gigante dardi ghiacciati. Beli provò a scansarsi, ma poi fu colpito e scaraventato a terra. Il gigante si stava rialzando, quando Flora volò dritta davanti a lui. Fece salire delle radici dalla terra tenendolo immobilizzato, ma si infuocarono sotto i suoi occhi diventando cenere quando il gigante le toccò. Beli si rialzò, ma Flora non fece un passo indietro. I suoi occhi si accesero e divennero argentei, mentre il vento le sferzava il viso, la keimerina sentì quell’energia fra le mani. Fece un passo avanti e la terra sotto i suoi piedi si congelò. In un attimo, dalle sue mani partì una scia di energia che il gigante non poté fermare in alcun modo. Beli si scontrò contro un albero e l’onda d’urto portò con sé interi strati di terra.
“Tu mi hai tolto tutto.” Dichiarò Flora, guardando il gigante negli occhi ma i suoi avevano perso il loro tipico colore verde ed erano come argento liquido. La tempesta imperversava intorno a loro, ma fu come se Flora stesse creando una personale tempesta intorno a sé.
“Tu sei solo una mortale.” Replicò Beli, rialzandosi anche se a fatica, ma fece di tutto per non mostrarlo. Fece un passo verso di lei. “Non avevi già niente.”
Creò intorno a lei un cerchio di fuoco, ma Flora congelò quelle fiamme. No, non erano sue capacità ed Helia, che le gettò uno sguardo, dovette ammetterlo: se Flora stava riuscendo a contrastare quel gigante era merito della magia di luce, quella mostratale da Logan. La keimerina era diventata una furia della natura, mentre sotto di lei la terra tremava e lei sapeva bene che suo figlio era in pericolo: non si fece fermare in alcun modo, fece scorrere quella magia dentro di sé non sapendo fino a che punto, non sapendo quali sarebbero mai state le conseguenze, ma lei doveva vincere, ed ora poteva. Con un gesto di entrambe le mani creò due fiamme azzurre. Sentiva la confusione intorno a lei, le voci, le urla delle ninfe che si ritrovavano ora a proteggersi dalle loro sorelle diventate oscure. Sentiva la voce di Martha, quella di Helia. I due magici provavano a tenere duro mentre il loro elemento li abbandonava. Poi sentì la voce di Nikolai, lì di fianco a lei: “Adesso.”
Usò la sua stessa mossa: circondò Beli con le fiamme che lucevano di un blu elettrico forte quanto poteva essere un fuoco. Nikolai le mise una mano sulla spalla, lei poté sentirlo: sentì la magia amplificarsi dentro di lei. Ormai si sentiva come un contenitore sul punto di esplodere: la sua magia, la seiðr, la magia di luce, erano tutte lì tra le sue mani. Con un gesto attizzò le fiamme, il gigante scagliò un colpo contro di lei ma questo la superò come spostato via da un’energia esterna a lei. Flora sorrise, vedendo il liquido dorato che colava dalla ferita del gigante. Con una sola mano diede ordine alla sua magia, Beli fu scaraventato via in un turbine di fuoco azzurro, Flora volò dritta al suo seguito e ordinò ai rami degli alberi di raccoglierlo e tenerlo fermo.
“Credi di potermi fermare?” Domandò il gigante, sicuro di sé, mentre creò il suo fuoco per liberarsi, ma Flora sorrise.
“Oh, credo proprio di sì.” I suoi occhi si posarono sul fuoco del gigante e quello si congelò all’istante, Beli sgranò gli occhi, impreparato davanti a quella mossa. Flora strinse un pugno e i rami dell’albero strinsero la presa sul gigante. Quindi la keimerina sfoderò il pugnale di Érauidd, che scintillava per la linfa del Coeden. Stava per conficcarlo nel petto del gigante quando una scia blu la fermò, gettandola a terra. Flora però si rialzò subito e capì che era stato Ymir. La keimerina assottigliò gli occhi, Ymir stava per avvicinarsi a lei ma poi passò veloce come una freccia: Flora poté intravedere la luce delle rune mentre la spada arrivò fino al gigante del gelo e lo attraversò.
“Tranquilla, fata della natura, ti copro io.”
Sentire la sua voce fu come rinascere. Flora si voltò subito e lo vide, Brandon le sorrise e le strizzò l’occhio. Avrebbe voluto correre da lui, ma c’era prima un lavoro da finire. La keimerina stese un braccio verso terra e delle stalagmiti di ghiaccio si alzarono dal terreno come per creare una via per lei e condurla fino al gigante intrappolato tra le braccia possenti degli alberi che ancora obbedivano alla Natura legittima. Strinse il pugnale fra le mani, guardò Beli dritto negli occhi, che ormai era stremato. Il gigante però sostenne il suo sguardo e le sorrise.
“Non è finita, keimerina, Jotun è sveglio.”
A quelle parole, Flora si accigliò e conficcò il pugnale dritto nel petto del gigante, che in un primo momento sgranò gli occhi e aprì la bocca, poi il suo corpo si irrigidì e la sua pelle divenne spessa come la corteccia di un albero. Beli rimase fermo, come congelato nel tempo, con ancora quell’espressione ferma sul volto.
“Di lui mi occupo io.” Le assicurò Nikolai.
Flora volò verso il suo soldato, che nel frattempo stava combattendo contro il gigante del gelo che a fatica aveva rimarginato parzialmente quella ferita tanto profonda causata da Knivblad, l'unica spada davvero in grado di fargli del male. La fata gettò un’occhiata a Stella e lei stava difendendo Vymarna, la sua amica incrociò il suo sguardo e Flora le fece un cenno di riconoscenza: proteggere Vymarna significava proteggere il suo bambino, e la sua amica lo sapeva bene. Quando mise i piedi a terra, creò due sfere verdi tra le mani che scagliò contro il gigante, la cui pelle fu come scalfita ma non abbastanza da essere ferito. Finalmente lei e Brandon si guardarono e, increduli, si sorrisero. Poi lui la tirò via, impedendole di venir colpita da un incantesimo lanciato dal gigante, la strinse a sé e poggiò a terra la punta della spada: come fosse stato un fulmine che percorreva la terra, quella scia arrivò fino a Ymir. Il soldato quindi ancora una volta la guardò: negli occhi, guardò le sue labbra, seguì i suoi capelli che, disordinati, le cadevano sulle spalle.
“Credevi davvero di liberarti di me così facilmente?”
Lei sorrise, sentendo come se dentro un vuoto si fosse riempito, ma prima di dire altro si rivolse al gigante e lanciò contro di lui una scia verde che era un Soffio di Primavera che ne aveva fatta di strada. Guardò lui.
“Non azzardarti a lasciarmi mai più.”
"Tranquilla, neanche la morte mi tiene lontano da te.” Replicò lui, sorridendo alzando un lato della bocca. Stava per baciarla ma un incantesimo lo fermò, si scansò e per un attimo allontanò Flora da lui tenendola ancora per la mano. “Andiamo, permetti?!” Esclamò Brandon, guardando Ymir che lanciava incantesimi contro di loro. Brandon li parò con la spada, poi Flora aprì le mani e un intensa aurea verde le circondò: ormai si erano ritrovati, ed erano pronti a combattere insieme come avevano sempre fatto.
"Non potete fermarmi, io sono il caos." Dichiarò Ymir. Flora e Brandon si gettarono un'occhiata.
"Noi due invece siamo un paradosso." Disse Flora con un sorrisetto. "Vediamo chi vince?"
Stella nel frattempo cercava di gestire l'oscurità della natura che tentava di prendere possesso di Vymarna. La principessa era l'unica persona che poteva davvero farlo: la sua magia poteva annientare l'oscurità, e con la seiðr che scorreva dentro di lei, Stella si sentiva come con la forza di dieci soli in più. Mentre combatteva, aveva incrociato lo sguardo dei suoi amici, e quando quello di Martha si fermò su di lei, Stella sorrise. La melissa tentennò, poi ricambiò quel sorriso. La terra continuava a tremare sotto i loro piedi, alzarsi in volo era impensabile dato il vento e la pioggia, l'unica luce paragonabile al sole erano quelle scintille incandescenti tra le mani di Stella.
"Sono le tue ninfe, come posso proteggerti?" Chiese la principessa a Vymarna, che era al suo fianco.
"Fermale ad ogni costo." Rispose la Natura, rigida e stanca.
"Ma..." Provò a dire Stella, ma Vymarna la guardò negli occhi e le fece un cenno con la testa.
"Tu sei davvero la sorpresa più grande!" Esclamò Javier, parando i colpi di Logan che, agguerrito, attaccava suo padre. Logan si aciugò gli occhi bagnati dalla pioggia mentre non si fermava e continuava ad attaccare suo padre.
"Addirittura? A me ha sorpreso che hai ucciso tuo figlio!"
"Oh, andiamo, quanto rancore! Tu piuttosto, come minimo dovresti stare dalla mia parte. Tu sei l'antieroe!" Ridacchiò quando Logan gli fece roteare la spada, ma Javier non perse la presa. "Accidenti, i miei complimenti, figliolo!"
"Hai ragione, non sono io l'eroe qui, ma Brandon, ed è sempre stato così. Ed è per questo che sono dalla sua parte!" Menò un fendente che ferì suo padre al braccio, ma Javier non si fermò.
"Insomma non è cambiato nulla: non puoi fare a meno di stargli appiccicato tutto il tempo." Javier menò un manverso. "Beh, mi dispiace, Logan, non puntavo molto su di te, ma ci speravo. Ora mi tocca liberarmi anche di te." Menò un fendente, fermò la spada di Logan e con un solo colpo gliela fece cadere di mano. Stava per colpirlo ma, inaspettatamente, si alzarono dei rampicanti che scaraventarono a terra Javier. Logan si voltò e incrociò lo sguardo di Flora, lei gli fece un cenno e allora continuò a combattere il gigante.
Timmy, al fianco del suo migliore amico, teneva testa alla natura, mentre Helia e Martha insieme erano complementari. Il loro elemento stava venendo meno, ma loro insieme riuscivano a darsi la forza per poter continuare a combattere. Icy aveva con sé una schiera di ninfe oscure e creature provenienti dal Bosco Oscuro che si erano piegate al volere di Jotun. Sincronizzati, si guardavano le spalle e attaccavano: entrambi sapevano che Vymarna non avrebbe risparmiato quelle ninfe.
"Sai, Timmy, mi hai umiliata, ed io non amo essere umiliata." Dichiarò Icy, mentre tra le mani le turbinava un incantesimo di ghiaccio. "Che ne dici, regoliamo i conti?"
"È molto tempo che dobbiamo farlo, direi che è arrivato il momento." Replicò il giovane, e senza esitare attaccò la strega.
Helia dominava gli elementi, e come gli aveva insegnato il suo maestro, mentre intorno aveva tempesta dentro aveva calma. Sapeva che non ce l'avrebbero fatta, non in quel momento: la natura si stava ribellando a loro, stavano combattendo contro un pianeta intero e a meno che non avessero fermato Jotun, dubitava che potevano fermare quegli attacchi. Guardò Martha, stanca e provata, i suoi capelli biondi sembravano più scuri zuppi di pioggia, i suoi occhi erano così pieni di lontananza. Il vento, il fuoco, l'acqua e la terra si univano contrastando i loro nemici, ma Icy non amava non avere l'ultima parola.
La strega ordinò alle ninfe di unirsi contro Martha, Helia lo capì immediatamente e fece per correre in suo aiuto, ma si sentì bloccato. Si guardò e vide che il suo corpo era immobilizzato nel ghiaccio dalla vita in giù, alzò lo sguardo verso la strega che, con un sorriso, scosse la testa.
"Vuoi sempre essere il cavaliere bianco, Helia... ma credo che sia ora di tingerti di rosso." Aprì le mani e dei dardi di ghiaccio si formarono sui suoi palmi. Helia però si liberò da quell'incantesimo e dominando il vento si alzò da terra. I suoi occhi blu sembravano un mare agitato in profondità, il bach aprì le braccia e dominò quella tempesta. Per i nemici non si stava mettendo bene, ma per gli eroi non andò poi così meglio. Quando i loro nemici si ritirarono, sopraffatti, dovettero fare i conti con il sangue che macchiò la terra.
"Helia!" Esclamò allarmata Martha correndo da lui. Timmy andò subito da lui. Così come loro, quando tutti videro quel ghiaccio attraversare da una parte all'altra la spalla del bach, corsero da lui.
"S-sto bene." Disse lui a fatica. Martha, preoccupata, lo sostenne. Helia le sorrise, felice finalmente si fermarsi e guardarla, e fu felice di vedere anche il resto dei suoi amici, sapere che stessero bene. Spense il suo sorriso, un po' per il dolore, un po' per altre ragioni. Guardò Brandon, gli fece un semplice cenno, il suo amico fece lo stesso e poi disse:
"Portiamolo a casa."
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Su Andros Aisha non poteva immaginare cosa stessero passando i suoi amici, ma quel giorno per lei fu altrettanto devastante. Era seduta con sua madre nelle sue stanze, Nex accanto a lei le teneva la mano. La principessa alzò lo sguardo acquoso. C'era silenzio, rotto solo dal picchiettare insistente della pioggia contro i vetri.
"Posso andare da lui?" Chiese con voce tremula Aisha, ma non lasciò cadere le lacrime. Sua madre, dandole le spalle e guardando di fuori, forse per non mostrare debolezza, replicò:
"No, non ora. Non oggi. E voglio che sia chiaro che non puoi avere nulla da obiettare. È tutta la vita che ti prepari per questo."
A quelle parole, sentite così tante volte, Aisha si sentì come trafitta per l'ennesima volta. Chiuse per un secondo gli occhi annuendo come se la testa le fosse stata pesante.
"Lo so, mamma."
"Bene." Niobe si voltò verso di lei, sembrava tranquilla. "Tutto ciò che i nostri sudditi devono vedere e sentire è sicurezza, controllo."
"Come ti ho detto, per averli dovremmo essere su Linphea." Dichiarò Aisha, assottigliando gli occhi con un po' di rabbia. Nex rimase in silenzio. Niobe non vacillò davanti a quella provocazione e disse:
"Ma siete qui, come è giusto che sia. La mareggiata di stanotte ha causato ingenti danni persino qui a palazzo, non avete idea in che condizioni riversa la città. È importante che i sudditi accolgano la notizia con serenità, non possiamo permetterci alcun tipo di incertezza in loro."
Aisha stava per replicare, ma Nex la fermò con un tocco sulla mano che le teneva. La principessa sospirò, poi annuì e replicò:
"Va bene."
La regina Niobe fece un cenno con la testa e lasciò la stanza, e non appena fu fuori Aisha poggiò i gomiti sul tavolo tenendosi la testa.
"Ehi." Le disse Nex, che con una mano le spostò i capelli dal viso. "Mi dispiace tanto."
"Nex, io..." Ma non continuò la frase, solo sospirò. Pazientemente, suo marito le prese la mano lasciando che lei riposasse contro lo schienale della sedia e gli rivolgesse lo sguardo. "È che non sono pronta a perderlo."
"Sappi che lui è fiero di te, e sa di poter contare su di te." Aggiunse lui, Aisha alzò per un attimo gli occhi al cielo per non lasciar cadere le lacrime.
"E come dovrei sentirmi? Il dottor Fayum è il medico di corte da quando ero piccola, sa ciò che dice, e se a mio padre restano al massimo poche settimane io ho solo queste per..." Si interruppe e prese un respiro, poi disse: "Anticipare l'incoronazione è una follia."
"Invece io credo di essere d'accordo con tua madre." Aisha si mostrò sorpresa, Nex insisté. "Aisha, l'ho imparato da te che il regno viene prima di ogni cosa. Lo so che fa male, ma non potete... non possiamo permetterci un'incoronazione..."
"... non dirlo."
"... e invece devo. Non possiamo permetterci un'incoronazione per successione proprio ora. Sai che i tuoi zii mirano ad infiltrarsi nella linea di successione, la corona deve passare a te mentre tuo padre è ancora in vita." Nex pronunciò con dolore quelle parole, ma non bastò. Aisha si alzò nervosa.
"Sembra di sentir parlare mia madre."
Dichiarò, fermandosi accanto alla finestra dalla quale poteva vedere le grandi onde agitate infrangersi contro la scogliera.
"Beh, tua madre ha ragione."
"Mai una volta che tu stia dalla mia parte." Borbottò la principessa, Nex sospirò scuotendo la testa e si avvicinò a lei.
"Non ho intenzione di discutere con te perché so che hai il cuore spezzato, ma sappi che ho dovuto rinunciare anch'io ad alcuni miei desideri per adeguarmi a questa vita. Io ti amo, e lo sai, e se per te il regno è una priorità allora lo diventa anche per me. Ma non mettere alla prova la mia pazienza più del dovuto, perché io non sono un tipo paziente, Aisha, e lo sai bene."
Detto questo, Nex lasciò la stanza sbattendo la porta, ma la principessa non si voltò e tenne lo sguardo sull'oceano.
Su Eraklyon, invece, Bloom era nelle stanze della regina Samara. Non aveva affrontato Sky, non gli aveva detto che sapeva e aveva continuato a far finta di niente mentre il cuore le faceva male. Di contro, alla regina aveva raccontato tutto per filo e per segno. Mentre Bloom camminava su e giù, agitata, Samara era seduta tranquillamente e la seguiva con lo sguardo. Quando la giovane finalmente si fermò, guardò la regina in attesa di una risposta, in attesa di qualsiasi cosa che potesse fermare quel dolore e quella confusione.
"Bloom, cara, io..." Esordì la regina, si schiarì piano la voce. "... il punto è che tu sostieni di non capire, ma in realtà è molto semplice: Sky è un uomo ed è come tutti gli altri. E mentre tu pianificavi i tuoi viaggi e i tuoi studi lui ha cercato altro. E poi, tra soli due mesi ci sarà l'incoronazione, è ovvio che abbia cominciato a pensare alle sue favorite."
"Vostra maestà, voi non capite!" Esclamò Bloom, ma per lo sguardo che le rivolse Samara capì di dover abbassare immediatamente i toni. Si avvicinò e sedette di fronte a lei. "Sky mi amava davvero, e sono certa che mi ami ancora nonostante tutto. Noi siamo legati, siamo... siamo una sola cosa e... la verità è che non mi aspettavo che Tecna..." Abbassò lo sguardo, lasciò cadere sommessamente le lacrime.
"Bloom, io non posso aiutarti a recuperare le tue amiche. Perché è anche questo il punto, giusto?" La giovane alzò lo sguardo. "Per me Brandon è stato... altre persone direbbero 'come un figlio', ma ti pare che possa considerare un soldato così vicino? Devo ammettere però che Sky è sempre stato la sua priorità e questo gli ha fatto onore, e ammetto che mi è dispiaciuto molto sapere che neanche di lui ci si possa fidare. Ma per questa storia hai praticamente perso tutte le tue amiche, quindi mi chiedo: sono tutte prive di giudizio queste ragazze oppure forse qualcosa di giusto ce l'hanno visto?"
"Cosa intendete?" Chiese Bloom, cercando di capire. La regina alzò entrambe le sopracciglia e fece spallucce.
"Niente, solo che... fidarsi è sempre un salto nel vuoto. Quando scegli di farlo non potrai mai sapere al cento per cento che stai facendo la scelta giusta, non saprai mai quali sono i veri pensieri della persona che hai di fronte, è un rischio. So che sei una ragazza molto forte, Bloom, ma sono certa anche che il tuo istinto possa rivelarti più di quanto non credi. Ti sei solo... offuscata."
"Perché mi chiedete di accettare il tradimento di Sky?" Chiese allora Bloom, col viso scuro, riferendosi all'ultima affermazione della regina.
"Perché ci sono già passata, e lo sai che in fondo ti voglio bene. Sei giovane, voglio solo risparmiarti di doverlo capire da sola."
"Quindi voi... mi consigliate di far finta di nulla? Come se niente fosse?"
"Esatto. E poi, ovviamente, di restare incinta il prima possibile fingendo di non averlo per nulla programmato e che è semplicemente frutto del vostro amore e della vostra passione."
Bloom si alzò, strinse le labbra.
"Beh, io ora devo proprio andare, ho una conferenza per la questione dei linpheiani."
"Oh, ancora?" Chiese annoiata la regina. Bloom annuì, poco soddisfatta.
"Già, ancora." Fece un riverenza. "Grazie, vostra maestà. E, sapete, anch'io in fondo vi voglio bene."
Bloom lasciò la stanza, contrariata. I suoi passi rimbombavano nel corridoio e sentire quei tuoni che preannunciavano il temporale portò ancora più velocemente i suoi pensieri su Linphea. La fiducia era un salto nel vuoto, diceva la regina. E lei che credeva di potersi fidare ciecamente di Sky ora era stata tradita, mentre tutte le sue amiche erano dalla parte di Brandon e Flora. E se il suo posto in quel momento fosse stato su Linphea? Loro erano le Winx, e tra di loro la fiducia non era mai stata un rischio ma una certezza. Ma Tecna l'aveva tradita, Tecna le aveva rubato ciò che aveva di più caro. Bloom fu costretta a fermarsi, respirare era diventato faticoso tanta era forte la sua agitazione. Alzò lo sguardo verso il cielo minaccioso, capì cosa doveva fare.
Purtroppo, Sky non aveva idea che Bloom aveva sentito quella conversazione, e purtroppo non poteva rimediare e rivelare a sua moglie che niente di ciò che aveva ascoltato era vero. Ma, allo stesso tempo, Sky era effettivamente nelle sue stanze con Tecna. La sua amica parlava e lui teneva lo sguardo su di lei, stavano capendo come agire su Espero per poter sapere di più, per poter confermare le loro supposizioni e, nel caso avessero avuto ragione, trovare delle prove per incastrare Carter.
"Hai almeno notizie di Timmy?" Chiese quindi Sky, dopo che Tecna aveva finito di parlare ed erano restati in silenzio. La giovane sembrava stanca, gli rivolse lo sguardo.
"No." Rispose allora, sospirò e scosse la testa.
"Sei preoccupata?"
"Molto." Disse lei, gettò uno sguardo alla finestra alle spalle del principe: quel cielo scuro era riflesso di Linphea. "I linpheiani chiedono risposte, Sky, tu cosa credi di dire loro?"
"Non lo so," Dichiarò il biondo, riposò contro lo schienale della sedia. "ma Bloom è molto più brava di me a rispondere alle domande che non hanno risposta, e per fortuna oggi se ne occupa lei."
"Sì, okay, ma c'è qualcosa che non mi stai dicendo." Affermò lei, incrociò le braccia tenendo lo sguardo su di lui. Sky sorrise, alzò un sopracciglio.
"Addirittura empatica? Ora mi spaventi."
"No, semplicemente perspicace. Allora?"
"Niente di che, sono solo sovrappensiero, ma non c'è niente che tu non sappia relativo al piano."
Tecna assottigliò per un secondo gli occhi, ma quella risposta la soddisfece.
"Va bene." Si alzò. "Allora io vado, ho delle cose in sospeso su Zenith. Per qualunque cosa tienimi aggiornata."
Sky annuì, quindi la sua amica andò facendogli solo un cenno di saluto.
Il principe la seguì con lo sguardo e poi restò a guardare la porta chiusa dopo che lei fu andata via. Si sentiva come perso in mezzo al mare, si sentiva senza punti fermi. Bloom era distante, ma la colpa era sua perché i segreti non portano mai a niente di buono. E Tecna era sua amica, forse ora più di quanto non lo fosse mai stata, e Sky non era come suo padre.
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"Tranquillo, andrà tutto bene." Gli assicurò Flora aiutandolo a sedersi. La keimerina, preoccupata, poteva vedere il sudore freddo sulla fronte di Helia, il colore chiaro delle sue labbra e i suoi occhi che faticavano a restare focalizzati. Nessuno disse nulla, sapevano di dover lasciare spazio a Flora e alla sua magia curativa. Helia aveva perso molto sangue e quella ferita sembrava avvelenata.
"Lo so che andrà bene," Replicò lui a fatica, "sono nelle tue mani." Flora gli sorrise, ma il suo cuore non la smetteva di contorcersi dal dolore.
Lasciandoli, gli altri andarono nell'altra stanza, e piuttisto che essere sorpresi di vedere Brandon, non avendo idea di cosa fosse accaduto, furono piuttosto scioccati di avere Logan lì con loro.
"Ve la faccio davvero breve, ragazzi," Disse Brandon, stanco, guardando i suoi amici ma con la testa da un'altra parte; in quel momento, notò anche l'espressione di Martha, che non era tanto interessata a Logan ma teneva lo sguardo basso e le braccia incrociate. "Beli mi ha ucciso," Non si lasciò interrompere dalle espressioni perplesse e sconcertate dei suoi amici, "il legame che avevo con Vymarna è passato a Jotun e mi hanno riportato in vita per darmi in sacrificio a lui e sigillare quel legame. Come vedete, sono qui, quindi spero che papà gigante non sia sveglio, ancora, e magari abbiamo il tempo di riaddormentarlo per sempre." Concluse, poi ricordò. "Oh, e Logan è qui perché è venuto a dare una mano. E sono quasi certo c'entri lui con quello che è successo a Flora lì fuori. Spaventoso? Sicuramente. Sexy? Anche. C'entri tu, vero?" Suo fratello annuì, soddisfatto delle sue doti magiche e di come la keimerina avesse acquisito quella magia. "Ora... scusatemi, credo di aver bisogno di un secondo." Detto questo, sotto i loro sguardi, andò di sopra, muovendosi nella sua casa come se fuori la natura non stesse sul punto di capovolgersi. Stella e Timmy si guardarono, poi guardarono Logan, lui sorrise con la sua solita aria un po' beffarda e andò verso la finestra per guardare di fuori, restando in silenzio.
"Martha, stai bene?"
La melissa sobbalzò quando sentì la mano di Stella sulla sua spalla. La guardò quasi spaurita. Annuì incerta.
"S-sì, certo."
Stella capì di dover lasciar perdere, ma poi Martha la fermò. "Stella, aspetta." La principessa le diede di nuovo la sua attenzione. "Io ti devo delle scuse."
Stella alzò entrambe le sopracciglia, stupita, e inarcò le labbra, ma la lasciò continuare. "Sì, cioè, io... la verità è che..." Martha prese un respiro mentre Stella teneva lo sguardo su di lei, cercando di capire. "... ti ringrazio per quello che stai facendo per questo pianeta. Non è il tuo, non è il tuo regno, ma stai rischiando la vita e... e la verità è che io non ci so fare con le persone, e da che sono stata sola tutta la vita ora devo imparare tutto insieme. Ma sono stata egocentrica, ho pensato solo a Vymarna e alla mia carica, senza capire che tu non ti saresti tirata indietro, e lo hai dimostrato."
Stella accennò un sorriso, toccata, ma poi assunse subito un'aria compiaciuta.
"Beh, vedi, io sono una fata prima di essere l'erede al trono del regno più ricco e potente della Dimensione Magica, ed è mio preciso dovere proteggere coloro che sono in difficoltà!" Spiegò con finta umiltà. "E poi," La guardò negli occhi e strinse le labbra, cambiando ancora espressione, stavolta senza alcuna facciata. "i miei amici sono la mia famiglia, e hanno bisogno di me. In tutto questo tempo, però, quello che speravo tu capissi era che... se vuoi possiamo essere amiche."
Martha era impreparata. Non le era mai capitato che qualcuno, con sincerità, le chiedesse di essere sua amica. Non aveva amiche, lei. Certo, negli ultimi tre anni aveva conosciuto Flora e amava sostenere di essere amica della keimerina, ma aveva sempre tenuto un certo distacco, forse per la faccenda di Helia, o forse perché non sapeva come si diventasse amiche. Ma ora Stella glielo aveva chiesto esplicitamente. Martha accennò un sorriso e annuì debolmente.
"Ne sarei davvero felice."
Stella le sorrise e la abbracciò. Poi, tenendole ancora le mani sulle spalle, la guardò e le disse:
"Tranquilla per Helia, se la caverà."
Ed Helia cercava di tenere duro, Flora gli aveva detto di restare sveglio e per aiutarlo cercava di farlo parlare. La fata aveva sciolto quel dardo di ghiaccio, ma sanando la ferita si era accorta che era come se avesse lasciato con sé una scheggia dentro di lui, un freddo che non voleva abbandonarlo.
Flora cercava di restare calma mentre provava a capire come far funzionare la sua magia su di lui. Helia, seduto, tentava di sopportare il dolore.
"Poi dovrai far tornare le stagioni alla normalità o incolperò te per la rovina della mia serra."
Helia sorrise, col respiro pesante, cercando di tenere duro. La sua pelle era diventata ancora più chiara.
"So cosa cerchi di fare." La guardò alzando lo sguardo verso di lei. "Quanto male siamo messi?"
"Se sai cosa cerco di fare allora non farmi questa domanda." Replicò lei, concentrata ma anche preoccupata. Lo guardò negli occhi per un secondo, poi tornò a quella ferita. "E comunque sappi che ho comprato un vestito appositamente per la tua esposizione, spero sia tutto al sicuro a Fonterossa."
Helia sorrise per un attimo, poi gemette per il dolore. L'aria sembrava mancargli.
"Tutto nel mio studio, e forse aggiungerò qualche opera." Gemette ancora, strinse i denti.
"Scommetto che inizierà il tuo periodo blu ora."
Helia rise, ma gli provocò dolore, la voce di Flora iniziava a farsi lontana.
"È una battuta orribile, lo sai, vero?"
"Ehi, ti ho paragonato a Picasso, direi che è un complimento." Replicò lei con un sorriso, ma preoccupata. Le sue mani erano avvolte da un'aurea rosa, Helia batteva le palpebre più lentamente. "Helia, non ti azzardare." Gli disse seria. Lui aprì gli occhi. "È tornata Martha, almeno provi a chiederle di uscire quando torniamo alla normalità?"
"Non posso uscire con Martha..." Disse lui, affaticato, con i pensieri annebbiati e la voglia di chiudere gli occhi, con una stanchezza che gli implorava di lasciar andare.
"Helia..." Flora si allarmò, continuò il suo incantesimo. "... Helia! Helia, perché non puoi chiederle di uscire? Apri gli occhi e rispondimi, io ho quasi finito qui, te lo assicuro, starai bene." Gli disse. Lui aprì gli occhi e mise insieme qualche parola, Flora cercava di incalzarlo e tenerlo sveglio.
"Oh, andiamo, non è che perché sono il bach devo uscire con la melissa... sarebbe scontato, no?" Prese un respiro, la bocca era secca. "Hai finito? Sono stanco, Flora... io... sono molto stanco."
Fuori il vento faceva agitare gli alberi, Flora lo notò con la coda dell'occhio. Sradicare ciò che Icy gli aveva lasciato dentro era più difficile del previsto, ma ce l'aveva quasi fatta.
"Lo so, mi dispiace, ho finito tra un secondo. E... dimmi, Poppelwell se la starà cavando bene da solo a Fonterossa? Ti fidi di lui, non è vero?"
"Sì, certo..." Rispose lui, ma le parole ormai venivano fuori a fatica, come se fosse stato preda di un incantesimo del sonno. "È un brav'uomo. Anch'io sono un brav'uomo."
"Lo so, lo so che sei un brav'uomo. Lo so bene." Dichiarò lei annuendo, concentrata e sentendo come se il tempo le stesse sfuggendo via dalle mani.
"Certo, è per questo che non posso uscire con Martha."
"Ah no? E questo cosa c'entra ora?" Chiese ancora lei. "Helia?"
"Beh, c'entra. Non posso uscire con lei se ti amo ancora, no?"
Flora lo guardò per un secondo, stupita, ma non si lasciò distrarre e completò il suo incantesimo.
"N-no, certo, hai... hai ragione." Disse lei, sgomentata ma ignorando quella sorpresa perché aveva altro di più importante su cui concentrarsi: Flora arricciò le dita con forza e le vene delle sue mani fino ai suoi avambracci si inspessirono e sottopelle sembrarono diventare verdi. Helia urlò per l'intenso ed improvviso dolore, sgranando gli occhi, e allora dalla sua carne venne fuori una scheggia di ghiaccio stregato. Flora prese un respiro, sollevata, mentre Helia lasciò andare il suo peso sulla sedia. Flora lo tenne per impedirgli di cadere e lo aiutò a sistemarsi, con poca fatica rimarginò la ferita. "Ora puoi riposare." Lo prese con sé e chiamò i suoi amici, Timmy la raggiunse subito per aiutare il suo amico a sostenersi.
"Portalo di sopra, deve riposare." Gli disse Flora, Timmy annuì. Stella e Martha la raggiunsero.
"Come sta?" Chiese Martha di getto, Flora strinse le labbra in un sorriso.
"Sta bene. Ha perso molto sangue e Icy ha usato un incantesimo davvero crudele... ma ora deve solo riposare." Assicurò la fata, ma abbassò lo sguardo perché non era serena. "Stella, posso parlarti un secondo?" La principessa annuì, Martha si scusò e lasciò la stanza e le due amiche rimasero sole.
"Che succede? Oh, e Logan ci ha detto della magia di luce! Sei stata grande, ma vuoi una mia opinione? Forse è pericoloso, insomma, lui ha che fare con streghe... cioè, voglio dire, vuoi davvero fidarti di lui? A me non piace per niente! In realtà mi è sempre stato un po' antipatico, ma insomma..."
"... Stella." La fermò la sua amica, la principessa zittì. "Lo so, è complicato, ma... mi fido di Logan. Ma non è questo quello di cui voglio parlarti." Si schiarì la voce. "Credo che tu debba tornare su Solaria."
"Cosa?! E perché?!" Esclamò la sua amica, col viso scuro. "Io non ti lascio da sola, mi hai capito?!" Flora sorrise davanti a tanto affetto, ma la sua espressione era coperta da un velo di tristezza.
"Lo so che mi vuoi bene, e hai fatto così tanto. Te ne sarò grata per tutta la vita perché mi hai dato un'occasione per riavere mio figlio e hai protetto Vymarna... ma il tuo posto non è qui ora. Solaria ha bisogno di te. Mentre non c'eri ho sentito Antares..."
"... si è messa in contatto con te?!" Chiese di getto Stella, stupita e interessata, le parole vennero fuori da sole. Flora annuì.
"Ciò che sta succedendo qui si sta ripercuotendo sugli altri pianeti, lo sai, Linphea è il pianeta naturale che tiene in equilibrio gli altri. È preoccupata per il regno, ed è preoccupata anche per te. Dovresti tornare lì, sei la reggente."
"Io..." Stella abbassò lo sguardo, quello della sua amica era troppo penetrante e arrivava troppo dentro, anche dove lei non voleva mostrarsi. "... amo il mio regno, ed è la mia priorità, ma anche tu sei la mia priorità." Prese le mani della sua amica. "Io non so come sia possibile che siamo rimaste solo noi due, ma siamo sempre le Winx, sei la mia famiglia, Flora, e il mio posto è qui con te."
Flora sorrise con gli occhi che le divennero lucidi e abbracciò la sua amica.
"Tu sei una persona speciale, principessa Stella." Le disse tenendola stretta.
"Oh, lo so bene!" Replicò l'altra ed entrambe risero. Poi Flora la lasciò andare ma la tenne per le braccia e la guardò negli occhi.
"Però chiama Antares e informala. È preoccupata per te, e fa male quando qualcuno che ami è in pericolo."
Stella assottigliò gli occhi e alzò un sopracciglio.
"Ma dico, non ti si può nascondere niente?"
"No, quasi niente." Rispose Flora con un sorriso, le strizzò l'occhio. "Ma se senti qualcosa non respingerla solo perché è più complicato del solito."
"No, tu non capisci: è lei che è complicata. In ogni senso possibile, mi fa impazzire!"
"Beh..."
"... e poi..." Stella sospirò, affranta. "... sono la reggente, lei è la divinatrice, non è nobile, e... e c'è Francis che tutti i nobili cercando di farmelo sposare e io e mia madre proviamo a distoglierli."
"Mi sembra esattamente una situazione che sei perfettamente in grado di gestire. Non mi aspetterei di meno da te." Le disse la sua amica con un sorriso dolce, le diede un bacio sulla guancia. "Ora scusami, credo davvero di dover parlare con Brandon."
"Oh, sì, giusto, ci ha aggiornato su... insomma, su quello che è successo." Borbottò Stella, Flora fece per andare ma la sua amica la fermò: "Flora?" La keimerina si voltò. "Ti voglio bene, e ce la faremo: non esisterebbe una mamma migliore di te."
"Ti voglio bene anch'io, e di certo non esisterebbe un'amica migliore di te." Replicò la fata della natura dolcemente.
-
"Musa, tutto questo è una pazzia." Disse Riven. Lui e Musa si erano rifugiati in una casa di Linphea, la fata ormai sembrava alternare momenti di lucidità, cioè quando sembrava ancora lei, ad altri in cui sembrava totalmente fuori di sé. Riven l'aveva seguita, soprattutto per proteggerla e per impedirle di fare una qualche follia. "Siamo in tempo per fermarci."
"Ah davvero? Perché per quanto ne so la terra trema e la natura è in delirio. A me sembra che non possiamo tornare indietro."
"Musa." Lui le poggiò le mani sulle spalle e la guardò negli occhi. "Non distruggerti con le tue mani. Ti prego."
"Invece tu tieniti pronto, Riven: andiamo a riportare Brandon nel mondo dei morti." Replicò lei con un sorriso appena accennato.
Ehilà miei dolci germogli di lullabea e ben ritrovati!!!
Questi capitoli dovevano arrivare stasera, ma erano importanti e lavora lavora si sono fatte le 4 del mattino... ma comunque, io pubblico sperando vi faccia piacere❤
Sono stata assente causa studio, e allora ho pensato di farmi pubblicare con due capitoli consecutivi, che ne dite? Sono assolta? Sappiate che per me è sempre una profonda tristezza non avere tempo per scrivere e ritardare le pubblicazioni. Comunque eccovi due capitoli freschi freschi, finita questa nota potete girare la pagina che ce n'è un altro.
Duuuunque... Martha impara ad avere a che fare con persone, cosa per lei sconosciuta dato che è in quella torre da che aveva otto anni, e Stella... beh, ho voluto approfondire un po' il suo personaggio, perché è sì egocentrica e vanitosa, ma ha anche un cuore d'oro. Poi volevo chiedervi in particolare di cosa ne pensate del combattimento: sono sempre insicura su questo tipo di scene e vorrei sinceramente sapere se vi è piaciuto o se avete delle critiche. A parte questo, Flora e Brandon si sono ritrovatiiiiiiii❤❤❤ e poi... e poi lo so che sembra un po' un capitolo di transizione, perché lo è e nel prossimo capirete il perché, ma abbiamo avuto anche qualche colpo di scena *coff coff* Helia che dissanguato e non lucido dice a Flora che la ama ancora *coff coff*
La regina Samara ha preconcetti medievali, lo so, ma credete che possa avere un minimo di ragione sul conto di Sky?
Io non dico altro (ma perché volevi parlare ancora? Mi direte) ci vediamo sul prossimo capitolo e continuiamo lì se volete❤❤❤ ps. Grazie per tutto, siete meravigliosi e spero con tutto il cuore che questo capitolo non vi abbia deluso!!
xoxo Florafairy7
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