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Capitolo 24

VECCHIE AMICIZIE E AMORI

Era legato con i polsi sopra la testa, ma era lasciato in piedi lungo la parete rocciosa anche se non riusciva ad avere pienamente il controllo sul suo corpo dato l'allungamento verso l'alto. Gli ci volle qualche momento per riprendere fiato, come se qualcuno gli avesse rimesso l'aria nei polmoni vuoti, ed effettivamente era così. Spaurito, si guardò intorno mentre si rendeva conto della sua posizione di prigioniero: la grotta era scura, la luce davvero fioca, i due giganti erano a qualche passo da lui, Riven era più lontano e lui non lo vide subito, ma Icy e Musa erano di fronte a lui.

"Che... che cosa...?" Biascicò confuso.

"Sei morto, Brandon." Lo informò Musa con aria seccata. "E ti abbiamo riportato in vita." Aggiunse, lui era sempre più confuso, poi i ricordi riaffiorarono come un fiume in piena: il combattimento, Riven, Flora, poi Beli. Cercò di liberarsi.

"Cosa volete da me?! Flora... che le avete fatto?!"
Musa alzò gli occhi al cielo, Icy disse con sufficienza:

"Oh, sei davvero smielato! La tua fatina sta bene, purtroppo, lei per ora ci serve viva."

"Cosa...? Ed io? Perché...?"

"Non hai bisogno di tante spiegazioni." Dichiarò Beli, il suo sguardo era crudele e Brandon lo incrociò solo per sentirsi un colpo al cuore: ricordò vivamente il momento in cui l'aveva trafitto. "E non preoccuparti, presto ti uccideremo di nuovo."
Brandon provò a divincolarsi da quelle catene ma fu inutile, i giganti si allontanarono e gli permisero di vederlo.

"Come sei potuto arrivare a tanto?!" Esclamò con rabbia, Javier si avvicinò a lui con calma. Brandon con un impeto fece per scagliarsi contro di lui ma poi fu tirato indietro dalle catene e sbatté contro la parete di pietra. Javier fece un passo indietro.

"Sta' buono o ti farai solo male." Disse l'uomo, osservandolo. Accigliato, Brandon strinse le catene tra le mani e si tirò su con le braccia, sferrando un calcio con entrambe le gambe. Javier si allontanò e sorrise. "Tu non ti arrendi mai. Sei sempre stato incredibilmente testardo."

"Hai ragione, non mi arrendo mai e non mi fermerò fino a quando non ti avrò ucciso!" Replicò il soldato, con rabbia. Javier sorrise. "Oh, ti farò male, ti farò soffrire e mi implorerai di lasciarti andare... ma ti ucciderò. Ricordatelo." Disse accigliato. Javier non sembrava troppo turbato.

"Allora in fondo non sei così diverso da me." Replicò suo padre. Brandon non aveva una risposta, anzi, quelle parole risuonarono dentro di lui come una conferma alle accuse della sua mente. Col viso duro, tenne lo sguardo su suo padre.

"Cosa mi avete fatto? Io sono morto, io... me lo ricordo." Javier ridacchiò.

"Già... è proprio vero che cadiamo sempre in piedi. Ma tu le hai superate tutte e questo devo ammetterlo. Un legame magico con la Natura di Linphea? Complimenti, e avresti potuto sfruttarlo meglio, sei stato stupido."
Brandon si accigliò, quell'atteggiamento di superiorità lo imbestialiva. Il rancore, la rabbia, la colpa ribollivano dentro di lui.

"L'ho sfruttato come dovevo, invece, l'ho fatto per la donna che amo, ma tu non puoi capirlo. Sai una cosa? Sei... sei persino peggio di come ricordavo mentre io sono riuscito a fare qualcosa di buono della mia vita. La donna che ho al mio fianco mi ama, e sono in grado di prendermi cura di lei anche se tu non mi hai insegnato niente."

"Non fare il saccente con me, non sei stato così bravo come dici."

"Ah no? E cosa ne sai tu?" Brandon quasi si sporse per l'impeto ma le catene lo tenevano legato alla roccia.

"Sei egoista, Brandon, e lo sei sempre stato, proprio come me. Almeno io l'ho ammesso e ho ammesso i miei limiti, mentre tu se fossi stato davvero migliore di me ti saresti preso cura di tuo fratello."

"Io mi sono preso cura di lui quando non c'eri!" Sbottò Brandon con rabbia, stringendo i denti.

"Per questo c'è un mandato di cattura contro di lui."

"Logan ha fatto le sue scelte e..."

"... sst!" Lo zittì Javier, scuotendo la testa. "L'hai cresciuto come avrei fatto io perché il risultato è lo stesso. Non sei diverso da me, Brandon, e magari a questo punto mi dispiace un po' per te."
Con un impeto di rabbia il soldato provò a fiondarsi su di lui, ma le catene lo riportarono con forza sulla parete di roccia. Stanco, abbassò la testa mentre la sua mente riprendeva a torturarlo. Poi però ancora la sua attenzione fu colta, incrociò lo sguardo di Riven, ma il suo amico rimase dov'era.

-
Nikolai fu subito attirato dalle conoscenze di Logan, lui anche ne sapeva molto e nella sua lunga vita era stato amico di qualche strega. Come Flora sapeva avendo letto i suoi appunti, Nikolai più volte si era cimentato con quel tipo di magia, anche se maneggiarla era pericoloso a volte. Helia, dopo la discussione avuta con la sua amica, aveva riflettuto, calmo come la tempesta all'orizzonte, e aveva deciso di assopire la sua irrequietezza per il bene di Flora: una sua buona attitudine gli avrebbe permesso di essere attento, e in quel modo avrebbe potuto proteggere Flora se ce ne fosse stato bisogno. Il bach li osservò attentamente mentre preparavano una pozione, contribuendo addirittura, e ascoltanto con attenzione ogni parola pronunciata da Logan Bravo. Flora aveva parlato di un cambiamento, di fiducia, ma per Helia di quel tipo non ci si poteva fidare: era doppio, era ambiguo. Dopo quei pochi minuti passati a parlare di Brandon, Logan si era ripreso, sembrava tranquillo come se niente fosse accaduto, e una persona così ad Helia faceva paura, una persona così poteva essere pericolosa.
Al contrario, Nikolai sembrava fidarsi: gli piacevano le persone sveglie, e ancora di più quelli che da un giorno all'altro mettevano da parte la loro vita per aiutare sua figlia.
Era calata la sera, ed Helia andò di fuori per poter interrogare la sua natura. Quella mattina i giganti non avevano combattuto ed era stata una sorpresa, anche se sapeva che anche quelle creature, seppure all'apparenza imbattibili, avevano delle debolezze. Era noto che i giganti di notte si nutrissero, ma qualcosa stava succedendo per impedire loro di combattere. Helia restò in piedi, con lo sguardo verso il bosco, mentre il vento appena freddo gli sferzava il viso. Chiuse gli occhi, si mise in contatto con la sua natura: venti, acque, terre, alberi, rocce. Tutto gli parlava. Ottenne la sua risposta, anche se lo lasciò perplesso. Fece per rientrare, ma sentì il bisogno di restare ancora per qualche attimo nel suo elemento, come per riprendere forze. Helia finalmente abbassò le spalle, sciolse i pugni e rilassò la mascella. Quanti pensieri occupavano la sua mente: la scena della morte del suo amico gli si riproponeva davanti agli occhi, e poi lo sguardo di Flora, e ancora la discussione avuta con lei quella sera. Il bach si sentiva sopraffatto, e solo lui poteva saperlo. Erano passati anni, ma ancora sentiva il dovere e il desiderio di esserle accanto, di sostenerla, di aiutarla. Voleva salvarla da tutto quel dolore, e voleva disfarsi del suo. Si sentiva come schiacciato sotto un peso troppo grande, la colpa di quei pensieri che solo lui conosceva. Prese un respiro e tornò dentro.
Era molto tardi quando chiusero il grimorio e spensero il fuoco sotto la pozione. Flora prese un respiro, strinse le labbra e alzò le spalle.
"Beh, mi sembra un buon inizio. Domattina voglio andare da Vymarna, capire cosa ne pensa, perché non hanno attaccato oggi e perché sembrano non averne intenzione. Sta succedendo qualcosa." Concluse guardando il bach.

"Sì, ma noi saremo pronti." La rassicurò Helia. "E sono certo che ai ragazzi manca poco per tornare con i pugnali."
La fata accennò un sorriso.

"Ma vado io da Vymarna, tu puoi restare qui, è meglio." Disse Nikolai, serio. Flora lo interrogò con lo sguardo, incerta. Qualcosa nel dio era cambiato, sembrava più anziano, come se il peso della sua immortalità si fosse posato sulle sue spalle.

"E puoi provare quegli incantesimi." Aggiunse Logan, la fata annuì.

"Va bene, allora..." Flora sospirò, come rimettendo ordine nella mente. "... Logan, di sopra avevamo preparato la stanza per Martha quindi puoi dormire lì se per te va bene." Il giovane annuì. "Non so voi, ma io vado a letto, è stata una giornata pesante." I tre uomini si limitarono a seguirla con lo sguardo mentre la fata andava di sopra, e una volta che la persero di vista, si gettarono tutti uno sguardo, come facendo i conti per davvero.

"Non so come abbiamo fatto a chiederglielo." Esordì Nikolai, sorprendendoli.

"Flora è molto più forte di quello che credi." Puntualizzò Helia, col viso duro. Nikolai alzò le spalle.

"Lo so, lo so, io non la conosco, avete ragione, ma so riconoscere lo sguardo di un'anima spezzata quando ne vedo uno. È potente, certo che lo è, è mia figlia, ma... ma le hanno fatto troppo male e l'unico che la teneva in piedi le è morto fra le braccia." Helia stava per replicare, ma fu sorpreso quando Logan chiese:

"Com'è stato? Come..." Gli si incrinò la voce, Helia posò lo sguardo su di lui cercando di capire. Logan era camaleontico, ora il suo sguardo era basso, acquoso, lacerato.

"Veloce." Rispose il bach, la cui empatia non mancava neanche con un tipo come quello. "Non credo abbia sofferto, lui... è stata una questione di attimi. Beli l'ha trafitto e poi... e poi in pochi secondi se n'è andato." Logan strinse le labbra e annuì, come cercando di metabolizzare. "... è stato fedele a se stesso fino all'ultimo momento. Lui... tutto ciò che ha fatto fino all'ultimo momento è stato lottare per proteggerli, Flora e il bambino. Tuo fratello era un uomo coraggioso."

"Lo so." Replicò Logan, incrociando gli occhi blu del bach. Helia, calmo ma con aria grave, disse:

"Ti chiedo solo di non mettere in pericolo Flora. Questa magia che tu... che tu maneggi, non è sicura per lei. Non ripetiamo ciò che è successo a Musa, o peggio."
Logan assottigliò gli occhi e scosse la testa.

"Come... credi davvero che dopo tutto quello che è successo la metterei in pericolo?"

"Voglio essere sincero con te, Logan: io di te non mi fido."

"Ma non sei tu che devi fidarti, è Flora."

"Beh, per ora ci sono anch'io, che ti piaccia oppure no."
Logan si accigliò.

"Vuoi prendere il posto di mio fratello?"

"Io non voglio prendere il posto di nessuno, ma non sei ricordato per la tua affidabilità e Flora è una mia amica."

"Già, già, hai ragione... ma, vedi, mio fratello è morto lasciando suo figlio nel cuore di un pianeta e sua moglie a combattere contro tre giganti quindi..." Stava per dire qualcosa, ma prese un respiro e rivolse lo sguardo a Helia. "... quindi io non sono mai stato bravo a gestire niente, figuriamoci una guerra e la totale perdita di tutta la mia famiglia, e allora me ne vado a dormire prima di litigare con te, altrimenti Flora penserà che ha sbagliato a fidarsi di me e io non me lo posso permettere dato che quella fata è l'unica famiglia che mi resta. Buonanotte, bach, e spera che domani abbia ancora voglia di mantenere la pace."
Helia non replicò, ma lasciò che il giovane andasse di sopra. Ci fu silenzio una volta che anche il rumore dei passi si fermò, ma Nikolai lo ruppe:
"È un umano, così come lo era suo fratello, loro non sono come noi, non lo capiscono."

"Non ci si può fidare di lui."

"Lo so, si vede. Ma ho imparato una cosa nella mia lunga vita: non hai bisogno di fidarti di tutti, ma puoi usare a tuo beneficio chiunque, e quel ragazzo di magia ne capisce. La loro vita è breve, ed eventi come questo... li distruggono."
Helia notò lo sguardo del dio e allora aggiunse:

"Flora è forte, e ci siamo noi, può farcela"
Nikolai lo guardò, accennò un sorriso.

"Già... ma non immagini quanto faccia male per me vederla così. Voi mi dite che non la conosco, lei me lo dice, ma io lo sento che ci apparteniamo, io lo sento che lei è il frutto dell'amore che provavo per Alyssa. Non la conosco, ma la amo, e mi sento davvero morire nel guardarla." Ci fu un attimo di silenzio. "E puoi credermi, in fondo sono già morto."

E Nikolai non era l'unico tornato dal mondo dei morti. Brandon cercava di capire cosa stesse accadendo, cosa stessero facendo i giganti. Poteva vedere che in fondo alla grotta la luce diventava sempre più fioca, ma lì Icy e Musa stavano facendo qualcosa e Javier, dopo averlo lasciato, le aveva raggiunte. Gli era parso di sentire che di Javier avessero preso il sangue e non sembrava nulla di buono. Riven era rimasto in disparte, con la sua aria da reietto che lo accompagnava ovunque, ma cautamente si avvicinò al suo amico dopo un po'.

"Come hai potuto farmi questo? Eh?!" Ringhiò Brandon, a denti stretti, costantando con rabbia che non poteva muoversi in alcun modo. Riven lo guardò, poi gettò uno sguardo ai magici, e allora si rivolse di nuovo al suo amico.

"Devi calmarti, sei appena tornato in vita, potresti farti male." Gli disse grave. Brandon, accigliato, replicò:

"Ti interessa? Sei uno di quelli che mi ha ucciso! Ci eravamo fidati di te, anche dopo quello che è venuto fuori su Musa! Non si tratta di magia, di potere, come credono loro, si tratta di mio figlio ed io mi ero fidato di te, Riven!"

"Lo so." Dichiarò il giovane, gettò un'altro sguardo ai magici e poi si rivolse ancora a lui, sembrava teso ma non agitato. "Vi ho sentiti mentre tu e Flora litigavate."
Brandon, crucciato, sembrò confuso.
"Poi Aisha ci ha detto di andare fuori e non origliare, anche se c'era poco da origliare per quanto avete urlato. Ma comunque... mi hai dato una bella idea."

"Oh, quindi hai sentito la nostalgia dei tuoi litigi con Musa e per questo sei passato dal lato dei giganti? Ma cosa ti dice il cervello?!" Esclamò Brandon, pieno di rabbia. Riven ridacchiò e scosse la testa e poi Brandon si gelò quando lui disse:

"Meridian. Ti dice qualcosa?"

-

Il mattino dopo, su Eraklyon, Bloom si preparava per uscire, mentre il cielo era coperto da grossi nuvoloni che preannunciavano un temporale di fine estate. Ma non era il tempo che preoccupava Bloom, bensì suo marito, che sembrava distante e perplesso e che, nonostante non perdesse occasione per dirle che la amava, lo faceva distrattamente. Bloom cercava di mettere in un angolo quel pensiero che l'aveva tormentata e che, prepotentemente, spesso si rifaceva spazio. Il tempo che Sky passava con Tecna era molto, ma era per lavoro e Bloom lo sapeva perché il principe passava poi il tempo che restava con Adrian Carter, eppure Sky non era più quello di prima. Sembrava costantemente impensierito, ed anche se Bloom voleva giustificare il tutto con la faccenda di Brandon, le sembrava addirittura troppo per causare tanto turbamento che durava da settimane.
"Hai impegni particolari oggi?" Chiese la principessa. Lui, che era accanto alla finestra guardando di fuori, le rivolse appena lo sguardo.

"No, il solito."

"Che ne dici se oggi pomeriggio ci prendiamo un po' di tempo per noi? È un po' che non restiamo un po' da soli." Lei rimase in attesa, il principe Sky ci mise più di un secondo per rispondere. La guardò.

"Sì, certo, sì... amore, scusami, devo andare."

Sky stava per andare, ma Bloom lo fermò d'un tratto dicendo: "Sky, facciamo un bambino."

-

L'officina di Hilveg Tabbodd era molto più grande di quanto immaginassero. Stella e Timmy non erano particolarmente familiari con i nani, che erano di una specie che ormai viveva solo su alcuni pianeti, tra i quali Linphea, ed anche su quei pianeti i nani non avevano a che fare con le specie di alta statura, come elfi, fate o umani. Hilvegg Tabbodd era il capo mastro del villaggio dei nani, e la storia di come avesse conosciuto Martha era lunga e non proprio recente, risaliva a quando Martha era appena diventata la melissa. Stava di fatto che lei era una dei pochissimi di alta statura di cui quel nano si fidasse.

"Posso dire una cosa inappropriata?" Mormorò Stella, guardandosi intorno, mentre il nano era per un attimo scomparso in fondo alle scale.

"Non ha bisogno di un'officina in miniatura solo perché è un nano, Stella." Puntualizzò Martha, scuotendo la testa, anticipando la domanda della principessa.
Stella la guardò con la bocca semiaperta.

"Non... non era quello che volevo chiedere." Precisò alzando le spalle, ma gli altri sapevano che era così.

"Molto bene..." Borbottò il nano salendo le scale dal piano di sotto, che sembrava non molto illuminato. La stanza dove si trovavano invece, aveva una sola finestra e il tempo non era dei migliori, quindi la luce artificiale era accesa, una luce gialla e calda. Hilvegg Tabbodd si avvicinò a loro e si rivolse a Martha. Sospirò e strinse le labbra. "... sarò sincero con te, lavorerò giorno e notte ma devi darmi un po' di tempo."

"Ma noi non abbiamo tempo!" Replicò Martha, affranta.

"Dammi almeno due giorni, massimo tre." Insisté il nano.
Martha sospirò, passandosi una mano sulle labbra riflettendo e guardò gli altri due, quindi si rivolse al nano. "Beh, se non potete fare prima..."

"Oh, scusami tanto..." Borbottò il capomastro, leggermente indispettito.

"Non intendevo questo." Si affrettò subito a giustificarsi la fata. "È che... la situazione è seria."

"Credi che non lo sappia?" Replicò il nano, e le sue folte sopracciglia si unirono a causa della sua espressione. "Di questi tempi ci dovrebbero essere i raccolti, ma a quanto pare non si capisce più nulla, gli gnefri non vendono più niente, gli elfi non ne parliamo proprio e da quel che so i limpheiani alti se ne sono praticamente andati! E noi qui non abbiamo di che mangiare, stiamo utilizzano le provviste per le emergenze, ma quest'emergenza sta durando da troppo tempo. Per non parlare delle miniere, ci sono terremoti in continuazione e..." Abbassò lo sguardo, placando la sua furia, poi guardò ancora Martha. "... e non sempre finisce bene."

"Lo so, mastro Tabbodd, e mi dispiace. Grazie per il vostro aiuto, potevo rivolgermi solo a voi per una cosa come questa."
Il nano annuì, come assicurandole che andava tutto bene, anche se la sua espressione non si rasserenò.

-

Nikolai andò da Vymarna quella mattina all'alba, dopotutto lui non aveva bisogno di dormire, e poi non riusciva più a stare in casa: a causa del silenzio notturno era riuscito a sentire i singhiozzi di Flora andare avanti per tutta la notte. Mentre il sole sorgeva, e poco se ne riusciva a vedere, le ninfe di Vymarna lavoravano senza sosta per tenere in salute la loro Natura. C'era silenzio, accompagnato solo dal dolce mormorio delle voci delle ninfe, Nikolai raggiunse la Natura indisturbato, ormai non era più lui il nemico. Si avvicinò alla quercia, poi sospirò.

"Andiamo, vieni fuori." Esordì, anche se con aria concessiva. Dopo pochi istanti la Natura lasciò il suo tronco, ma la sua espressione era poco lieta.

"Che cosa vuoi?"

"Voglio sapere come stai. Non che mi interessi, ma sei la portatrice dell'Inverno tanto quanto Flora. Mi interessa... di mio nipote." Concluse poi e sfoggiò un sorriso dei suoi. Vymarna scosse la testa.

"Non essere sciocco. Comunque, a me interessa che Flora combatta, non le sarà mica venuto in mente di ritirarsi?"
Nikolai spense il suo sorriso, incrociò le braccia.

"No, certo che no, ma potresti evitare di essere sempre così acida. Sta soffrendo."

"Come tutti. Mi hanno rovinato la primavera e l'estate, e siamo quasi in autunno." Dichiarò la Natura scuotendo la testa, i suoi orecchini di legno ondularono con lei.

"Perché credi che non abbiano attaccato?" Chiese Nikolai. "Il bach ha interrogato la natura, sembra che... sembra che non ci sarà una battaglia, sembra che siano a riposo. Com'è possibile? Loro erano quelli che stavano vincendo."

"O almeno così crediamo." Disse Vymarna, Nikolai incrociò il suo sguardo. "Se stessero davvero vincendo a quest'ora, dopo aver ucciso uno dei nostri, sarebbero andati avanti e mi avrebbero distrutta. C'è qualcosa che non va, hanno una strategia, stanno preparando qualcosa e noi non abbiamo idea di cosa." Borbottò con rabbia, battendo un pugno sulla mano.

"Cosa potrebbero mai avere?"

"Non dimenticare che hanno con loro una strega e una fata oscura. Ti sopravvaluti, Nikolai, come sempre."
Il dio sospirò e alzò gli occhi al cielo, spazientito.

"Beh, e per ora cosa suggerisci di fare?"

"Io di recuperare, sono distrutta e se voglio che esista ancora Linphea almeno per quando tornino i sovrani devo provare a riprendermi. E tu, rimetti in sesto tua figlia, ho bisogno che combatta al suo massimo senza perdersi dietro a nulla."

"Te l'ho detto, Flora combatterà. Ma..." Scosse la testa, sul suo viso c'era delusione. "... sai cosa? Credo farebbe bene anche a te un po' di tempo da mortale. Io ho capito un sacco di cose."
Vymarna accennò un sorriso.

"Sono felice di averti fatto un favore allora." Nikolai assottigliò gli occhi. "Io sono un pianeta, Nikolai, non puoi pretendere che provi compassione per ogni fata che perde il suo amore."

"Ti sta difendendo, ed è figlia mia."

"Hai avuto un sacco di figlie, non dirmi che fai preferenze."

"No, mai. Ma forse lei è quella che mi sta conoscendo di più, ed io lei, anche se ci siamo incontrati solo ora."
Vymarna sembrava indisturbata di fronte all'espressione invece abbattuta di suo fratello.

"Bene, allora sono certa che potrai convincerla di dare il meglio. Voglio liberarmi di quei giganti una volta per tutte."

"Se solo sapessimo cosa stanno macchinando..." Borbottò il dio, con un sospiro angosciato. Distolse lo sguardo da sua sorella per osservare quell'antro ormai distrutto.

-

Neanche Brandon aveva ben capito cosa stesse effettivamente succedendo intorno a lui. A quanto pareva Musa e Icy stavano compiendo un incantesimo in fondo alla grotta e lui da lì non poteva vedere molto. Riven si era allontanato subito dopo avergli rivelato la verità per non dare nell'occhio, anche se Brandon aveva una marea di domande. Ancora provò a sciogliersi da quelle catene, ma era tutto inutile, quindi restò fermo. Quei momenti gli servirono per fare mente locale, per cercare di comprendere, e una realtà schiacciante gli si fece chiara: non sentiva più Vymarna dentro di lui.
Non sapeva come fosse possibile, se era perché fosse morto, ma Vymarna non c'era più. Non sentiva più quel contorcersi nelle sue viscere, quel tremolio nelle vene, quella sensazione di guerra aperta dentro. Quella realizzazione però subito dopo lo impaurì, perché si chiese cosa stesse accadendo davvero intorno a lui, se i magici c'entrassero qualcosa... e come potevano non c'entrare.
Brandon non poteva vederlo, ma in fondo alla grotta c'era la fossa di Jotun. Lì, il padre dei giganti era ancora sotto l'incantesimo di Nikolai, nella sua forma gigantesca, in senso dimensionale, all'interno del fianco della montagna. E Icy e Musa avevano iniziato quell'incantesimo dopo aver preso il sangue di Brandon dal suo corpo esanime. Avevano preparato l'incantesimo con tutti gli altri ingredienti, ed avevano usato il sangue di Javier, che era il legame in vita di Brandon. A quel punto, Jotun l'aveva bevuto nel suo stato di semi incoscienza, e poi Musa aveva riportato Brandon in vita con l'incantesimi datole da Beli. Ma non lo avevano fatto per compassione, anzi: Brandon a loro serviva vivo, anche se lui ancora non sapeva il perché.

"Javier, tienila d'occhio." Brandon sentì che diceva Ymir, poi vide suo padre avviarsi verso l'uscita della grotta.

"Dove vai?" Chiese subito Brandon, tenendo lo sguardo su di lui.

"A controllare la tua fata." Rispose lui, accennando un sorriso. Sotto lo sguardo stupefatto di suo figlio, Javier si trasformò in un corvo e volò via.

-

Helia aveva riflettuto molto in quelle ore. I suoi occhi si erano aperti molto presto ed era rimasto a pensare, almeno in quel momento che ne aveva avuto il tempo. Aveva pensato a tutta quella storia e a come non aveva idea di come sarebbe finita. Brandon era morto e ancora non pareva reale, uno dei loro non c'era più. Non sapeva se sarebbe stata la loro unica perdita a quel punto. La vita ora era diventata così effimera, così fragile. E poi aveva iniziato a pensare alla discussione avuta con Flora il giorno prima. Lei sosteneva che lui ce l'avesse con Brandon, ma Helia non era certo di come rispondere a quella dichiarazione. Sì, forse un po' con Brandon ce l'aveva, soprattutto da quando era iniziata quella storia e non l'aveva mai nascosto. Sapeva che Brandon avrebbe potuto fare di più, sapeva che lui avrebbe potuto proteggerla, impedire tutto quel male, ma non lo aveva fatto. E ce l'aveva con lui perché faceva in modo che Flora scendesse a compromessi, ed Helia la conosceva troppo per credere che era un qualcosa che a Flora stesse bene. O almeno credeva. Erano passati un po' di anni e non lo sapeva più davvero se Flora era ancora quella che lui pensava, ma gli piaceva credere di sì. Gli piaceva credere che tra loro esistesse ancora una sorta di complicità. Era vero, e Brandon lo sapeva, che lui la amava ancora. Ma non era un amore di quelli che ti impediscono di essere felice, a lui bastava che lei ci fosse, che potesse ancora ascoltarlo ed essere con lui quando ne avesse bisogno, anche da amica, e si sentiva in dovere di fare lo stesso per lei. Era per questo che ora Helia doveva sostenerla quanto più possibile, aiutarla a recuperare suo figlio. Voleva prendere il posto di Brandon, come sosteneva Logan? No, certo che no.
Era Brandon che aveva preso il suo.

Era salito per vedere se Flora fosse sveglia, se avesse bisogno di qualcosa. Stava per bussare, ma si accorse che la porta era appena socchiusa. Fu uno di quei momenti in cui si sa esattamente cosa si dovrebbe fare, eppure si fa esattamente il contrario; infatti, invece che bussare e palesarsi alla sua amica, Helia restò in silenzio, appoggiato con la spalla allo stipite della porta e la osservò.
Flora non poteva saperlo, e allora non c'era ragione per sforzarsi e fingere di stare bene, fingere di essere una di quelle fate forti, di quelle donne in grado di alzare automobili per salvare i propri figli. Flora era distrutta, mesi prima era stata spezzata, a causa di Vymarna, poi frantumata dai cacciatori, e poi i suoi pezzi erano stati spazzati via uno ad uno, fino a che ormai non era rimasta che polvere. Era seduta sul letto, a gambe incrociate e piangeva cercando di restare in silenzio. Indossava una camicia bianca, ed Helia intuì che appartenesse al suo amico. Il silenzio della casa gli permise di sentire ciò che la fata disse con un filo di voce, tremante:

"Mi dispiace... mi..." Dovette prendere un respiro, il pianto le spezzava la voce. "... mi manchi. E lo so che non mi stai ascoltando, ma ho davvero bisogno di fingere che tu sia qui." Chiuse gli occhi e strinse le braccia. "Il tuo profumo lo riconoscerei fra mille..." Si asciugò le guance con la mano. "... ti prometto che ce la farò, te lo prometto. Ma avrei tanto bisogno di sentire la tua voce, quando mi dici 'sii coraggiosa, fata della natura'. Tu... tu ci credi davvero al mio coraggio, tu credi nella mia forza." Le si incrinò la voce. "Ti amo, e mi manchi, e ti amo perché... perché tu capisci, perché tu ci sei, e perché sei dolce, e buono, e coraggioso, e sei il mio migliore amico. E lo so che è tardi, ma se non te l'avevo fatto capire, ti voglio dire che non importa qualunque pensiero o cosa che tu credi sia troppo brutta, non ci sarà mai niente di troppo brutto, non smetterò di amarti. Io non voglio niente di perfetto, voglio solo che tu sia qui."

Helia sobbalzò quando Logan si schiarì la voce, il giovane scosse la testa. Dopo un istante Flora aprì la porta, avendo sentito che c'era qualcuno.

"Ragazzi, buongiorno, che succede?" Chiese la fata, scossa. Entrambi finsero di non notare i segni che il pianto aveva lasciato sul suo viso.

"N-niente, ero solo venuto a vedere se fossi sveglia, se... avessi bisogno di qualcosa." Disse Helia, interdetto dal dolore che provava in quel momento nel vederla in quello stato.

"Oh, grazie Helia, sei davvero... grazie." Replicò lei, sorridendo. "Comunque, vi raggiungo subito, abbiamo tanto da fare oggi. Perdonatemi, scendo fra un secondo." Fece un cenno ad entrambi, poi chiuse la porta.

-

"Complimenti." Disse Logan, con tono ironico, mentre era con Helia in salotto.

"Non ho intenzione di discutere con te, non ti devo alcuna spiegazione. Logan... tu non sei nessuno." Sbottò Helia, distogliendo lo sguardo per cercare di calmarsi, fermandosi accanto alla finestra tenendo le braccia incrociate.
Logan ridacchiò e scosse la testa.

"Certo, certo, hai ragione. Io sono quello cattivo," Recitò alzando gli occhi al cielo. "ma voglio concederti una cosa: le vuoi bene." Helia gli rivolse lo sguardo, ma era come se tenesse alta la guardia. "Mi sembri un brav'uomo, Helia; non mi stai simpatico, lo ammetto, ma credo che Flora abbia bisogno di te."

"Ah sì?" Fece eco Helia, spazientito.

"Sì." Replicò Logan, serio. "Ci tiene a te, sei suo amico e sei uno di quelli che non scappa quando le cose si fanno difficili. Quindi... scusami per ciò che ho detto ieri sera, sul prendere il posto di Brandon. Non dovevo. Siamo tutti scossi."

"Va... va bene." Helia annuì, perplesso ma stupito, guardandolo.

-

"Sei seriamente andato via senza dirle niente?" Chiese Tecna stupita, alzando un sopracciglio. Camminavano verso la sala del consiglio, dove Sky avrebbe dovuto incontrare Adrian e suo padre.

"Ti prego, non farmi sentire peggio. Non so perché me l'abbia detto così, all'improvviso. Ed io sono felice se abbia cambiato idea, ma non... non lo so, forse sono solo troppo stressato. Hai notizie di Brandon?" Chiese poi in un mormorio.

"No, ti ho detto che non mi ha più risposto ai messaggi." Rispose la giovane, stringendo le labbra. "Credi che le cose su Linphea si siano messe male?"
Sky stava per rispondere ma poi incrociò lo sguardo della sua amica e si fermò, come rielaborando quella risposta. Accennò un sorriso.

"Tranquilla, certo è che forse non può permettersi di comunicare con noi, ma sono certo che stanno tutti bene." Le disse e le poggiò una mano sulla spalla. Lei si scostò leggermente senza dare peso a quel gesto e disse:

"Bene, io vado allora, do un'occhiata a tutto quel materiale. Sky, sta' attento, ora più che mai."

"Sta' tranquilla."

"No." Ribetté lei, severa. "Continuo a pensare che dovresti portare con te un soldato."

"Non posso." Replicò lui, contrariato. "Cos'è, non ti fidi delle mie abilità da spadaccino?" Chiese poi sdrammatizzando, ma Tecna scosse la testa e lo lasciò allontanandosi.

"Ciao, Sky..."

Il principe la seguì con lo sguardo, poi quando la perse di vista si rese conto di ciò che stava accadendo e scosse la testa. Quella situazione lo stava davvero mettendo a dura prova, era per questo che la sua mente vagava così lontano, e soprattutto verso luoghi che normalmente non avrebbe mai neanche immaginato. Si confortò dando la colpa a quelle preoccupazioni, mettendo da parte le ansie dovute alla conversazione che lo aspettava con Bloom, e soprattutto quella confusione che provava, quindi prese un respiro ed entrò.
Suo padre era già lì, parlava con Carter che, a quanto pareva, era arrivato anche prima. Sky ripensò a come Brandon aveva parlato della sua inumana tempistica. Con ciò che aveva scoperto Tecna, Sky aveva ormai messo a tacere ogni dubbio sul suo migliore amico, almeno in merito a quella questione. Dentro di sé però sentiva che a Brandon mancasse quell'integrità che lui tanto cercava, anche se negli ultimi tempi, Sky aveva iniziato a mettere in dubbio la sua stessa integrità, e probabilmente poteva capire il suo amico, o almeno la keimerina.

"Sky, stavo appunto parlando con tuo padre... la prossima settimana ti accompagnerò io così possiamo stare più tranquilli. È un viaggio importante." Dichiarò Adrian, in merito a quel viaggio su Espero che Sky avrebbe dovuto compiere. Il principe restò interdetto, borbottò qualcosa di poco chiaro, poi finalmente disse:

"Ehm... non ne sono sicuro. In realtà, padre, volevo parlarvene, credo di dover rimandare quel viaggio."
Re Eredor alzò un sopracciglio.

"Non puoi rimandarlo, i sovrani si aspettano che tu presenzi al loro incontro. Sky, la situazione di Linphea ci ha distrutto, dobbiamo stringere accordi che ci tengano in piedi almeno fino alla prossima primavera."

"Sì, padre, lo so, ma..."

"... ma avevi detto che ti saresti preso le responsabilità delle tue scelte. Ti ho dato retta, abbiamo accolto i linpheiani, ora tu compi il tuo dovere."

"Ma... certo, padre." Concluse il principe, poi incrociò lo sguardo di Carter: quel viaggio non era una buona idea.

Quello stesso pomeriggio, quando si liberò dai suoi impegni, Sky andò a cercare Bloom, ignaro che quella mattina sua moglie aveva fatto visita alla regina. Dopo che aveva detto ciò che aveva detto a Sky, il principe era sembrato buggare, avrebbe detto Tecna. Ecco, Tecna era proprio il problema. Bloom non riusciva a credere a lei stessa, come poteva davvero essere gelosa della sua amica? Eppure, Sky sembrava essere più impaziente di incontrare lei piuttosto che Bloom, sembrava più tranquillo con lei e invece, quando ritornava nelle loro camere la sera o semplicemente a cena, Sky si impensieriva e diventava di poche parole. Avrebbe voluto parlarne con Stella, o magari con Flora, le due sue amiche che avrebbero capito: Stella perché di affari di cuore se ne intendeva, Flora perché l'avrebbe calmata e placato in lei qualsiasi dubbio o intenzione di qualche colpo di testa. Ma le sue due amiche non erano lì per lei, o lei non era lì per loro, quella era una questione aperta, ma stava di fatto che Bloom non aveva nessuno che la fermasse dal suo colpo di testa e allora era andata dalla regina. Le aveva esposto i suoi dubbi e Samara, piuttosto che magari dirle che era una sciocca al solo pensiero di dubitare di Sky, o almeno difendere suo figlio, aveva sorriso e le aveva detto, mentre passava tra le mani le stoffe da scegliere ora che erano iniziati i preparativi per la cerimonia che si sarebbe tenuta quell'inverno: "Finalmente. Ti dirò ciò che devi fare, Bloom."
Samara la aveva istruita, e forse non proprio nel migliore dei modi. Era cosa nota per tutti quelli che la conoscevano che la regina era un tipo scaltro, ma soltanto chi frequentava le sue stanze poteva sapere fino a che punto potesse arrivare. Suo marito il re, ad esempio, non ne aveva idea.

"Non lo so, mi rendo conto che i miei sono pensieri irrazionali." Aveva ammesso Bloom, quasi facendo un passo indietro nelle sue intenzioni. La regina aveva scosso la testa.

"Pensieri irrazionali? Bloom, siamo donne, noi ce ne accorgiamo se i nostri mariti hanno la testa da un'altra parte, noi non siamo come loro. E il fatto che Sky passi tanto tempo con lei è un fatto, non puoi negarlo."

"No, ma andiamo, Tecna è nostra amica da sempre, Sky non la guarderebbe mai in quel modo."

"Eppure se sei qui vuol dire che sei gelosa." Aveva puntualizzato la regina, con un sorriso appena accennato. "E se sei gelosa c'è qualcosa. Fidati del tuo istinto."

"L'incoronazione è vicina, forse dovrei cercare di passare del tempo con lui e cercare di parlare, riuscire a fargli gettare quei pesi. La questione di Brandon l'ha distrutto, è come se avesse perso un fratello."

"Già..." La regina aveva alzato gli occhi al cielo: quelle non erano le questioni che le interessavano realmente. "... devi restare incinta, Bloom." Aveva poi tagliato corto, con fare svelto. Bloom era rimasta per più di un secondo a guardarla, interdetta. "Lui è il re, o almeno lo sarà fra poco più di due mesi, e il vostro non è un matrimonio come quello di tutti gli altri." Aveva spiegato la regina, come se tutto quello fosse stato ovvio. "Lui avrà il diritto di avere delle favorite, e prima che tu te ne accorga non ti ricorderai neanche di cosa sa il suo profumo perché... beh, perché non verrà neanche più a coricarsi con te la notte."

"Sky non mi farebbe mai questo."

"Già, per questo ora le sue confidenze le fa a Tecna..." Aveva insinuato sottilmente la regina.
Bloom avrebbe potuto evitare di affidarsi a Samara, chiamare Daphne, o Marion, o ancora meglio Vanessa, ma era la prima volta dopo tanto, troppo tempo, che non era con le sue amiche ed ora l'unica che sembrava disposta ad aiutarla era la regina. La rossa era nota per i suoi colpi di testa, quindi presa dall'impeto aveva accettato le indicazioni della regina Samara.
Sky incontrò sua moglie nei giardini, il posto ideale per stare un po' più appartati e poi, con l'autunno alle porte, a quell'ora il cielo era di un arancio caldo che rendeva piacevole una passeggiata.

"Ciao, amore." La salutò il principe, dandole un bacio sulla guancia. Lei gli sorrise e iniziarono a passeggiare lentamente.

"Com'è andata oggi?" Chiese lei, gettandogli uno sguardo.

"Bene, insomma, per quanto possa andare bene. La sistemazione che abbiamo trovato ai linpheiani è solo provvisoria, e questa settimana ricomincia la scuola quindi la maggior parte dei fondi vanno lì. Ma è andata bene." Rispose lui, terminò con un sospiro e si infilò le mani in tasca. Ci fu silenzio e allora il principe aggiunse: "Per quello che mi hai detto stamattina..."

"... già, forse è meglio se ne parliamo." Replicò lei annuendo. L'aria era ancora calda ma c'era un leggero vento che fece ondeggiare i capelli rossi di Bloom. "Ho riflettuto molto in queste settimane." Dichiarò lei, ed era vero, anche se non nel modo in cui poteva pensare Sky. Lui le rivolse lo sguardo. "Mi sono resa conto di tante cose e... e credo di essere pronta." Aggiunse, e allora si aspettava un sorriso almeno da parte del principe. Al contrario, lui si crucciò.

"Io invece non credo, Bloom."
Lei fu sorpresa.

"Cosa intendi?"

"Intendo che tu non vuoi un bambino, e lo so perché ti conosco."

"Io..."

"... lo so che sono stato distante, e molto, in questi ultimi tempi, ma tu non c'entri nulla, credimi. Io ti amo, e non sarà un bambino a salvare il nostro matrimonio, ma più impegno."
Bloom accennò un sorriso, stupita e leggermente infastidita.

"Impegno? Davvero, Sky? Io mi impegno molto per il nostro matrimonio e non credo di poter fare altro."

"Lo so, e infatti parlavo di me." Ammise Sky, più calmo di lei. "So di avere la testa da un'altra parte e mi dispiace molto."

"Io capisco che hai tante preoccupazioni, ma se basta così poco per allontanarti da me..."

"... così poco? No, Bloom, non capisci. Ehi, amore, fermati." La prese per il polso e la voltò verso di lui, incrociando i loro occhi cristallini. "Io ti amo. Ti amo, sei la donna della mia vita e se ti perdessi non me lo perdonerei mai. Puoi credermi, dammi solo un po' di... tempo."
Bloom non era convinta, non sapeva cosa pensare, ma mascherò la sua perplessità annuendo e accennando un sorriso.

-

Gli incantesimi proposti da Logan erano piuttosto potenti. Lasciarono Flora leggermente scossa, facendo ancora un passo nella sua magia, dopo essere passata alla seiðr aveva ora aperto un'altra porta, dedicandosi alla magia di luce mortale. Helia non era troppo convinto, ma lo diede a vedere in maniera molto matura e severa, come era di suo solito, e in più non aveva lasciato Flora da sola: la keimerina aveva preso una decisione e lui non era riuscito a farle cambiare idea, quindi tutto ciò che poteva fare era aiutarla. Utilizzò gli elementi mettendola alla prova, la fata sembrava rinata. Una nuova scia di magia la percorreva dopo aver bevuto quella pozione preparata il giorno prima, ma era chiaro che fosse un qualcosa che non aveva mai maneggiato prima. Era una magia diversa, una magia che comprendeva le realtà che non toccavano con mano. Le si manifestò ancor prima di trasformarsi nella sua forma fatata, poté sentirla tra le mani mentre si formavano scintille e cristalli verdi e azzurri. Si trasformò, sotto lo sguardo dei tre, e poi provò ad utilizzare la magia. Essendo tutti e tre intenditori di magia, né Nikolai, né Helia, né Logan furono sorpresi quando la fata prese il controllo della magia e le sue iridi cambiarono colore diventando di un argento vivo, i cristalli nelle sue mani presero forma e intorno a lei la natura oscillò con i sassi che si alzarono levitando così come i capelli della fata, come se un campo magnetico si stesse formando intorno a lei.
Logan sorrise soddisfatto, Helia gli gettò uno sguardo.

"Se le succede qualcosa sei morto." Gli disse il bach, tenendo le braccia incrociate.

"Se non le succede qualcosa siamo morti tutti." Replicò il giovane, guardandolo, con un sorrisetto stampato in volto e l'aria beffarda. "Oh, andiamo, in senso buono."

La natura di Linphea si agitò, Helia poté sentirlo, e la sua attenzione in quel silenzio di un pianeta deserto fu attirata dal battito di ali di un corvo che attraversò il cielo. Il bach lo seguì con lo sguardo, e poi si rivolse di nuovo alla sua amica.
Flora scaricò la magia verso il bosco, facendo aprire una strada tra gli alberi con una potenza che neanche lei stessa si aspettava. Il campo magnetico si fermò, i sassi caddero a terra con un tonfo e i capelli di Flora si abbassarono. Riprendendo fiato, rivolse lo sguardo ai tre uomini a pochi passi da lei.

"Mi sembra un buon inizio." Dichiarò la fata, accennando un sorriso.

-

Brandon aveva cercato di attirare l'attenzione di Riven, ma il suo amico gli aveva fatto capire che non poteva andare da lui. Dopo aver compiuto l'incantesimo nel fondo della grotta, i due giganti erano andati a riposare, attingendo alla magia che stavano prendendo dal pianeta stesso, mentre sapevano che Icy e Musa avrebbero svolto il lavoro che avevano loro affidato. Brandon restava legato a quella roccia, ormai gli faceva male tutto, anche se non si sentiva in diritto di ammetterlo dato che almeno era vivo. Quella grotta era umida e scura, e il rumore delle goccioline d'acqua che picchiettavano verso terra erano come un ticchettio che non gli dava pace. Pensava a Flora, a come potesse stare, a come stesse reagendo e se se la stesse cavando. Ripensò a quella discussione, così violenta poco prima che si scatenasse tutto quello, e sapeva già che la sua fata non si stava dando pace. Neanche lui si dava pace: come aveva potuto dubitare di se stesso al punto di dubitare di lei? Alzò lo sguardo quando vide arrivare Javier, che si trasformò di nuovo in essere umano non appena mise piede a terra.

"Novità importanti?" Chiese Musa, interessata non appena lo vide.

"Che ti conviene ripassare i tuoi incantesimi..." Replicò Javier, poco soddisfatto. "... credo stia imparando una nuova magia, Logan è qui su Linphea." Spiegò l'uomo. Musa si passò una mano tra i capelli e digrignò i denti stizzita.

"È snervante come trovi sempre una soluzione a tutto!" Esclamò infastidita la fata. "Beh, non per molto ed io mi sono già stufata di combatterla. Icy, andiamo, questa storia deve finire e in fretta."

"Tu non mi dai ordini, ricordatelo." Puntualizzò la strega, con un'espressione tra l'irritazione e il disgusto. Musa alzò gli occhi al cielo, poi le due si smaterializzarono.
Sparite, Javier poté vedere di fronte a lui l'espressione di Brandon, che sembrava quasi vittoriosa. Il giovane incrociò il suo sguardo e sorrise.

"Non potete farcela contro di lei."

Javier scosse la testa e stava per andare, poi si fermò come se avesse dimenticato qualcosa e aggiunse:
"Oh, Brandon, a proposito: se nel caso tuo fratello muore, o il cuore della tua fata si oscura, è colpa tua. Lo sai, vero?"
Brandon si accigliò, lo guardò come se avesse voluto prendergli a pugni la faccia, ma Javier sorrise soddisfatto e si allontanò.
In quel tempo apparentemente tranquillo Riven si avvicinò al suo amico e gli diede da bere, giustificando il tempo speso con lui.

"Devo andarmene di qui." Dichiarò Brandon, risoluto, cercando lo sguardo del suo amico che invece sembrava evasivo.

"Lo so, ma non puoi, non adesso. Ci serve un piano."

"Tu sai perché sono vivo?" Chiese il soldato, Riven lo guardò, serio. "Allora?"

"Hanno usato il sangue di tuo padre per trasferire il legame che hai con Vymarna direttamente a Jotun. È quasi al pieno dei suoi poteri, manca solo una cosa."

"Beh? Cosa?" Lo incalzò ancora il soldato.

"Sigillare quel trasferimento. Ti sacrificheranno, Brandon, ti daranno in pasto a Jotun." Svelò Riven, col viso duro. Il soldato ci mise un secondo per mettere ordine in tutto quello che aveva appena ascoltato, rimase con la bocca semiaperta per qualche istante, poi però di scosse e chiese:

"Tu cosa hai detto a loro perché si fidassero tanto di te per metterti al corrente di tutto questo?"
Il piano era suo, sapeva come funzionava.

"Ho detto loro che avevamo un piano. Non ho parlato dei pugnali, ma ho detto loro di Timmy, Stella e Martha. È lì che sono andate Icy e Musa." Confessò il suo amico. Per Brandon fu un duro colpo, ma sapeva che Riven aveva fatto il necessario. Sperò solo che i suoi amici se la sarebbero cavata.

Ehilà dolci germogli di lullabea!
Buon Natale!!❤❤❤❤🌲🌲🌲🌲
Ecco il mio regalino per voi! Che ne pensate? Come si metteranno le cose?
Grazie per esserci❤
Aspetto di sapere da voi e nel frattempo vi mando un forte abbraccio!!
Tanti auguri❤❤💗💗
Vi voglio bene,

xoxo Florafairy7

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